Unità di Ariano
L'unità di Ariano (detta anche Ariano unit nelle pubblicazioni in lingua inglese) è un'unità stratigrafica dell'Appennino meridionale. Essa trae il proprio nome dalla città di Ariano (l'attuale Ariano Irpino) ove fu inizialmente osservata nei burroni a pareti verticali che circondano il centro abitato, ma è diffusa a macchia di leopardo in un'area assai più vasta compresa approssimativamente tra Benevento e Potenza[1].
| Unità di Ariano | |
|---|---|
| Sigla | AR | 
| Rango | unità o supersintema | 
| Caratteristiche litologiche | |
| Litologia | argille/peliti (strati inferiori), sabbie (strati intermedi), conglomerati (strati superiori) | 
| Spessore e variazioni | ~500 (0-1000) metri | 
| Età | Pliocene | 
| Fossili | frequenti (soprattutto organismi marini) | 
| Ambiente di formazione | alluvionale/deltizio, fondale marino | 
| Rapporti stratigrafici | |
| Formazione sovrastante | depositi pleistocenici (a volte) | 
| Formazione sottostante | unità molisano-lagonegrese | 
| Localizzazione unità | |
| Autore | Ippolito et alii, Ortolano & Pescatore, D'Argenio et alii, 1973 | 
| Affioramento tipico | settori nord-orientali di Appennino campano e Appennino lucano | 
Descrizione
modificaL'unità di Ariano è una formazione sedimentaria alquanto superficiale (il suo spessore è nell'ordine delle centinaia di metri), piuttosto recente (non antecedente al Pliocene medio) e ad andamento sub-orizzontale. Essa poggia su formazioni assai più possenti e relativamente più antiche, appartenenti in prevalenza all'unità molisano-lagonegrese (arenarie, molasse e argille varicolori risalenti almeno al Miocene, se non prima), le quali affiorano in superficie su vasti tratti (solitamente sotto forma di altipiani ondulati e scarsamente incisi dall'erosione), interrompendo così la continuità dell'unità di Ariano. In qualche area di pianoro o di fondovalle l'unità di Ariano è a sua volta sovrastata da depositi alluvionali o piroclastici del Pleistocene[2].
Originariamente il cosiddetto bacino di Ariano costituiva esso stesso un ambiente di tipo alluvionale, oppure di delta fluviale; in seguito fu sommerso, trasformandosi così in un fondale marino scarsamente profondo (di cui si conservano i resti fossili), prima di riemergere e risollevarsi senza subire sostanziali deformazioni[3]. L'unità di Ariano ha una struttura stratificata piuttosto uniforme, con argille in basso, sabbie nel mezzo e conglomerati in alto; la matrice è comunque calcarea. In generale le rocce, avendo una composizione alquanto eterogenea e un'origine relativamente recente, sono poco coerenti e pertanto assai soggette all'erosione. Ciò fa sì che le sue alture si presentino piuttosto arrotondate, tanto che la stessa linea spartiacque è poco evidente; di contro, le valli sono assai profonde e spesso scoscese: frequenti sono dunque le frane, talvolta innescate dai terremoti[2]. Dal 2012 una stazione sismica dell'INGV è ubicata sulla stessa sella di Ariano, presso l'istituto di ricerche Biogem, laddove l'unità di Ariano (caratterizzata localmente da argille grigio-brune) entra in contatto tanto con le più antiche argille varicolori, quanto con i più recenti depositi continentali del Quaternario[4].
L'unità di Ariano è stata definita per la prima volta all'inizio degli anni '70 del XX secolo; secondo le parole dei suoi stessi autori essa "è costituita dalle successioni plio-pleistoceniche dei bacini intra-appenninici, individuatisi dopo la fase tettonica del Pliocene medio; si tratta di depositi prevalentemente clastici di ambiente generalmente neritico"[5]. Altri autori parlano invece di due cicli sedimentari distinti (uno del Pliocene medio e un altro, più tardivo, del Pliocene superiore-Pleistocene inferiore)[1]. Secondo alcuni studi condotti nei primi decenni del XXI secolo l'unità di Ariano può essere anche interpretata come una serie complessa di unità sintemiche, per la quale è stata proposta la denominazione di supersintema di Ariano[6] o anche supersintema di Ariano Irpino[7].
Note
modifica- ^ a b Bollettino della Società geologica italiana, vol. 117, 1ª ed., 1998, pp. 358 e 455, ISSN 0037-8763.
 - ^ a b Filippo Russo, Un esempio di produzione di cartografia tematica in ambiente GIS per la pianificazione del rischio geomorfologico (PDF) (archiviato il 27 maggio 2023).
 - ^ (EN) Sabatino Ciarcia e Stefano Vitale, Sedimentology, stratigraphy and tectonics of evolving wedge-top depozone: Ariano Basin, southern Apennines, Italy (archiviato il 26 maggio 2023).
 - ^ Geological report at the seismic station IV.BIOG – Ariano Irpino (AV) (PDF), su Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (archiviato il 27 maggio 2023).
 - ^ Istituto di geologia e geofisica dell'università di Napoli, Unità stratigrafico-strutturali e schema tettonico dell'Appennino meridionale (PDF), a cura di F. Ippolito, B. D'Argenio, T. Pescatore, P. Scandone, 1973, p. 14 (archiviato il 2 giugno 2023).
 - ^ Paola Cipollari e Domenico Cosentino, Evoluzione cinematica del sistema orogenico dell'Appennino centro-meridionale: caratterizzazione stratigrafico-strutturale dei bacini sintettonici, Convegno-escursione COFIN '99, Roma, 17-20 aprile 2002, Studi geologici Camerti, Edimond, 2003, p. 8, ISSN 0392-0631.
 - ^ (EN) Computational Science and Its Applications, ICCSA 2016: 16th International Conference, Pechino, Cina, 4-7 luglio 2016, Springer, 2016, p. 115, ISBN 9783319421117.
 
Altri progetti
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