Orestea: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|l'opera perduta di Stesicoro|[[Orestea (Stesicoro)]]}}
[[Immagine:Sarcophagus Orestes Vatican Inv2513.jpg|thumb|center|Scene dal mito di Oreste ([[Musei Vaticani]])|529x529px]]
{{Avvisounicode}}
{{Citazione|Sotto i veli, piango per le sorti vane dei miei signori, raggelata da occulto dolore.|''Le Coefore'', vv. 81-83}}
L{{'}}'''Orestea''' ({{lang-grc|Ὀρέστεια|Orésteia}}) è una [[trilogia]] formata dalle tragedie ''[[#Agamennone|Agamennone]]'', ''[[#Le Coefore|Coefore]]'', ''[[#Le Eumenidi|Eumenidi]]'' e seguita dal [[dramma satiresco]] ''[[Proteo (Eschilo)|Proteo]]'', andato perduto, con cui [[Eschilo]] vinse nel [[458 a.C.]] le [[Dionisie|Grandi Dionisie]]. Delle trilogie di tutto il [[teatro greco]] classico, è l'unica che sia sopravvissuta per intero.
[[immagine:Sarcophagus Orestes Vatican Inv2513.jpg|thumb|upright=3.4|center|Scene dal mito di Oreste ([[Musei Vaticani]]).]]
L’'''Orestea''' (Ὀρέστεια) è una [[trilogia]] formata dalle tragedie ''[[Orestea#Agamennone|Agamennone]]'', ''[[Orestea#Le Coefore|Le Coefore]]'', ''[[Orestea#Le Eumenidi|Le Eumenidi]]'' e seguita dal [[dramma satiresco]] ''[[Orestea#Proteo|Proteo]]'', andato perduto, con cui [[Eschilo]] vinse nel [[458 a.C.]] le [[Dionisie|Grandi Dionisie]]. Delle trilogie di tutto il [[teatro greco]] classico, è l'unica che sia sopravvissuta per intero.
 
Le tragedie che la compongono rappresentano un’unicaun'unica storia suddivisa in tre episodi, le cui radici affondano nella tradizione mitica dell’dell'[[antica Grecia]]: l’assassiniol'assassinio di [[Agamennone]] da parte della moglie [[Clitennestra]], la vendetta del loro figlio [[Oreste (figlio di Agamennone)|Oreste]] che uccide la madre, la persecuzione del matricida da parte delle [[Erinni]] e la sua assoluzione finale ad opera del tribunale dell’dell'[[Areopago]].
 
== Agamennone ==
{{Vedi anche|Agamennone (Eschilo)}}
{{Dramma
La prima tragedia narra l'omicidio di Agamennone ordito dalla moglie [[Clitennestra]] per vendicare il sacrificio della figlia [[Ifigenia (mitologia)|Ifigenia]], compiuto dallo stesso Agamennone per placare l'ostilità di Artemide e partire per Troia con i venti favorevoli. Al ritorno dalla [[Guerra di Troia]], Agamennone viene ucciso da suo cugino [[Egisto]], complice e amante di [[Clitennestra]].
|Titoloitaliano=Agamennone
|Nome=
|Cognome=Eschilo
|Dramma=Tragedia
|PostDramma=
|Titolooriginale={{Polytonic|Αγαμέμνων}}
|Linguaoriginale=Greco antico
|Soggetto=''[[Orestea (Stesicoro)|Orestea]]'' di [[Stesicoro]]
|Immagine=Gérin Clytemnestre hésitant avant de frapper Agamemnon endormi Louvre 5185.jpg
|Didascalia=Clitennestra esitante prima di colpire Agamennone, incitata da Egisto (dipinto di P.N.Guérin, 1819)
|Genere=
|Scena=[[Argo (Grecia)|Argo]], [[Grecia]]
|Epocacomposizione=
|Primarappresentazione=[[458 a.C.]]
|Teatro=[[Teatro di Dioniso]], [[Atene]]
|Primaitaliana=
|Teatroprimaitaliana=
|Premi=Vittoria alle [[Dionisie|Grandi Dionisie]] del 458 a.C.
|Versionisuccessive=
|Personaggi=
* [[Agamennone]], re di Argo
* [[Clitennestra]], regina di Argo
* [[Egisto]], amante di Clitennestra
* [[Cassandra (mitologia)|Cassandra]], schiava troiana
* [[Araldo]]
* Vedetta
* [[Coro greco|Coro]] di anziani notabili di Argo
|Opera=
|Cinema=
}}
Agamennone, sovrano della [[polis]] di [[Argo (città)|Argo]], alla partenza per la [[guerra di Troia]], non aveva venti favorevoli, così per propiziarsi gli dei (in particolare [[Artemide]] che gli era ostile), su consiglio dell’indovino [[Calcante]] aveva sacrificato la figlia [[Ifigenia (mitologia)|Ifigenia]], di bellezza eccezionale. I venti allora avevano cominciato ad essere propizi, sicché la flotta aveva potuto alzare le vele. Clitennestra aveva però deciso di vendicare il sacrificio della figlia, convincendo Egisto, cugino del marito e suo amante, ad aiutarla in tale impresa.
 
== Le Coefore ==
La prima tragedia narra quindi come Agamennone, di ritorno dalla guerra, venga ucciso a colpi di scure dalla moglie Clitennestra, con l'aiuto di Egisto.
{{Vedi anche|Le Coefore}}
 
Le Coefore è la seconda tragedia dell'Orestea. Narra come Oreste, figlio di Agamennone, tornato dieci anni dopo l'omicidio di Agamennone dall'esilio, su ordine del dio [[Apollo]] vendica il padre uccidendo Egisto e la propria madre Clitennestra.
===Trama===
'''[[Struttura della tragedia greca|Prologo]]''' (vv. 1-39): [[Monologo]] della vedetta appostata sul tetto della casa degli [[Atridi]], che veglia nella notte aspettando di vedere all’orizzonte il segnale luminoso che annunci la caduta di [[Troia]] e quindi il ritorno di Agamennone. Si lamenta delle fatiche che sopporta ormai da molto tempo, quando avvista il segnale e, raggiante, esce per avvisare la regina.
 
'''[[Struttura della tragedia greca|Parodo]]''' (vv. 40-257): Entra il coro, formato da anziani notabili di Argo, che si chiede se Agamennone stia davvero tornando e rievoca gli antefatti della spedizione. Viene narrato il presagio favorevole di due aquile (gli [[Atride|atridi]]) che avevano ucciso una lepre pregna ([[Troia]]). L’indovino Calcante aveva però avvisato dell’odio di Artemide contro Agamennone, capo della spedizione. La flotta achea era dunque rimasta bloccata in [[Aulide]], e solo dopo il sacrificio di Ifigenia era potuta ripartire.
 
'''Primo [[Struttura della tragedia greca|episodio]]''' (vv. 258-354): Clitennestra informa il coro che Troia è caduta quella notte stessa, ma non viene creduta, poiché non pare possibile che la notizia possa essere giunta in città così in fretta. Clitennestra spiega che, grazie ad una serie di segnali luminosi tra Troia ed Argo, ha potuto avere la notizia in brevissimo tempo.
 
'''Primo [[Struttura della tragedia greca|stasimo]]''' (vv. 355-488): Inno a [[Zeus]], lodato come colui che punisce chi infrange la giustizia. Vengono rievocati il ratto di [[Elena (mitologia)|Elena]] ed i morti nella guerra di Troia. Tuttavia il coro dubita ancora che la notizia dell’imminente ritorno della spedizione vittoriosa sia vera.
 
'''Secondo episodio''' (vv. 503-680): Entra in scena l'araldo, che annuncia che Troia è caduta e che Agamennone sta tornando. È interrogato dal coro e racconta i disagi e le sofferenze della guerra, conclusasi però con la vittoria achea. Clitennestra afferma di aspettare con ansia il marito. Il coro chiede infine notizie di [[Menelao]], di cui si sono perse le tracce.
 
'''Secondo stasimo''' (vv. 681-782): Il coro fa una riflessione su Elena, paragonandola ad un leoncino allevato in casa, che, una volta cresciuto, è causa di rovina per coloro che l’hanno ospitato. Il coro ragiona infine a proposito della [[dike]], ossia la giustizia, che non onora i potenti ma i puri.
 
'''Terzo episodio''' (vv. 783-974): Arrivano su un carro Agamennone e Cassandra, principessa troiana portata in Grecia come schiava. Il primo ringrazia gli dei per l’impresa riuscita ed il ritorno a casa. Clitennestra fa un discorso da sposa fedele, che ha duramente sofferto per l’assenza del marito, e convince Agamennone ad entrare a casa calpestando tappeti di porpora (che stanno in realtà a significare lo scorrere del suo sangue, ovvero il suo imminente omicidio).
 
'''Terzo stasimo''' (vv. 975-1034): Nonostante la conclusione vittoriosa della guerra ed il ritorno del sovrano, il coro ha un terribile sentore di morte imminente.
 
'''Quarto episodio''' (vv. 1035-1330): Cassandra scende dal carro e comincia a lanciare oscuri lamenti ad [[Apollo]]. La donna rivede le disgrazie subite in passato dalla casa reale di Argo e prevede che tanto Agamennone quanto lei stessa saranno uccisi.
 
'''Quinto episodio''' (vv. 1331-1576): Il coro sente provenire da dentro la casa le grida di Agamennone colpito a morte e, sconvolto, s'interroga su cosa fare. Esce Clitennestra, mostrando i cadaveri del marito e di Cassandra, e dichiara trionfalmente di aver portato giustizia, vendicando la morte di Ifigenia e l’oltraggio che Agamennone aveva compiuto portando in casa Cassandra come amante. Il coro maledice Elena e Clitennestra, e si lamenta per la sorte toccata al re.
 
'''[[Struttura della tragedia greca|Esodo]]''' (vv. 1577-1664): Entra Egisto che esulta per il piano perfettamente riuscito e per aver finalmente vendicato gli oltraggi subiti dal padre [[Tieste]]. Il coro lo maledice, temendo che si stia per instaurare un regime tirannico, e si allontana invocando il ritorno di Oreste.
 
==Le Coefore==
{{Dramma
|Titoloitaliano=Le Coefore
|Nome=
|Cognome=Eschilo
|Dramma=Tragedia
|PostDramma=
|Titolooriginale={{Polytonic|Χοηφόροι}}
|Linguaoriginale=Greco antico
|Soggetto=''[[Orestea (Stesicoro)|Orestea]]'' di [[Stesicoro]]
|Immagine=Pylades_orestes.jpg
|Didascalia=Pilade e Oreste (dipinto di François Bouchot)
|Genere=
|Scena=[[Argo (città)|Argo]], [[Grecia]]
|Epocacomposizione=
|Primarappresentazione=[[458 a.C.]]
|Teatro=[[Teatro di Dioniso]], [[Atene]]
|Primaitaliana=
|Teatroprimaitaliana=
|Premi=Vittoria alle [[Dionisie|Grandi Dionisie]] del 458 a.C.
|Versionisuccessive=
|Personaggi=
* [[Oreste (Agamennone)|Oreste]], figlio di Agamennone e Clitennestra
* [[Clitennestra]]
* [[Egisto]]
* [[Elettra (Agamennone)|Elettra]], sorella di Oreste
* Nutrice di Oreste
* [[Pilade]], cugino di Oreste
* Servo
* [[Coro greco|Coro]] di coefore
|Opera=
|Cinema=
}}
La seconda tragedia prende il nome dalle coefore, le portatrici di libagioni per i morti, che si recano sulla tomba di Agamennone. È il racconto di come Oreste, dieci anni dopo l’omicidio del padre Agamennone, torni ad Argo e, su ordine di Apollo, porti a compimento la propria vendetta dando la morte alla propria madre ed al suo amante.
 
===Trama===
'''[[Prologo]]''' (vv. 1-21): Oreste, tornato ad Argo, giunge presso la tomba di Agamennone, accompagnato da Pilade, e lì deposita in omaggio al padre una ciocca dei propri capelli. Vedendo arrivare Elettra e le donne del coro, però, i due si nascondono.
 
'''Parodo''' (vv. 22-83): Entrano in scena Elettra e le coefore. Queste ultime cantano delle violenze che subiscono, e dell’orrore che attanaglia Argo da quando Agamennone è stato ucciso. Anche la venerazione che il popolo aveva per la casa reale è ormai cosa lontana.
 
'''Primo episodio''' (vv. 84-584): Il motivo dell’arrivo di Elettra con le coefore è che la madre ha ordinato di offrire libagioni al marito ucciso. Clitennestra è infatti rimasta sconvolta da un orribile incubo: partoriva un serpente e gli offriva il proprio seno, ma da esso il serpente succhiava latte e sangue. La donna ha paura che il sogno sia un presagio della collera degli dei nei suoi confronti, e pensa che le libagioni potrebbero forse placarla. Elettra non se la sente di fare al padre offerte che provengono dalla sua assassina, ma le coefore la invitano invece a compiere il rito, pregando che venga un dio o un uomo capace di vendicare Agamennone dando la morte ai suoi assassini. Poi la ragazza nota, davanti alla tomba, un’impronta di piedi e la ciocca di capelli che Oreste aveva lasciato. Nessuno, ragiona Elettra, a parte lei stessa o suo fratello, avrebbe mai offerto questo dono ad Agamennone. A quel punto Oreste si palesa ed i due fratelli, dopo qualche esitazione, si riconoscono. L’uomo informa la sorella di essere tornato su ordine di Apollo, che gli ha raccomandato di vendicare il padre uccidendo i suoi assassini. Il coro allora racconta il sogno di Clitennestra, ed Oreste lo interpreta riconoscendo in sé stesso il serpente che morderà la madre. Per far ciò, l’uomo s'introdurrà sotto mentite spoglie nella reggia e compirà la vendetta.
 
'''Primo stasimo''' (vv. 585-651): L’omicidio di Agamennone, ragiona il coro, fu l’atto più audace che la passione abbia mai ispirato ad una donna. Fu Clitennestra, infatti, la vera responsabile del delitto, ma la giustizia è ormai prossima ad abbattersi sui colpevoli.
 
'''Secondo episodio''' (vv. 652-782): Oreste si presenta alla madre, che non lo riconosce, portando la notizia della propria morte. Clitennestra appare triste (difficile dire se è tristezza vera o simulata), e manda l'anziana nutrice di Oreste a chiamare Egisto, raccomandando che egli venga scortato da gente armata. Però le ancelle della casa (ossia le coefore che accompagnavano Elettra) fermano la nutrice e la convincono a dire ad Egisto di venire solo e senz'armi.
 
'''Secondo stasimo''' (vv.783-837): Secondo il coro, il momento della vendetta si avvicina, ed è ora di pregare Zeus perché tutto vada nel modo sperato. Se così sarà, ne beneficerà la città di Argo, ed anche i parenti di Oreste, i morti ed i vivi.
 
'''Terzo episodio''' (vv. 838-934): Quando Egisto sopraggiunge, Oreste lo uccide, rivolgendosi subito dopo alla madre. Questa, dopo aver invano tentato di difendersi, tenta di muovere Oreste a pietà, mostrandogli il seno per ricordargli di quando ella si prendeva cura di lui da bambino. Il figlio esita ad agire, così Pilade (che qui parla per la prima e ultima volta) gli ricorda l’ordine del dio, di fronte al quale Oreste vince le esitazioni e trascina la madre fuori scena, dove la giustizia accanto al cadavere di Egisto.
 
'''Terzo stasimo''' (vv. 935-971): Il coro esulta, poiché la giustizia ha trionfato. Argo e la casa reale di Agamennone sono ora libere, ed è ormai tempo che ogni traccia delle atrocità avvenute venga cancellata.
 
'''Esodo''' (vv. 972-1076): La tremenda vendetta è compiuta, ma subito appaiono le Erinni, dee vendicatrici dei delitti, in specie quelli tra consanguinei. Inseguito da loro, Oreste fugge, sotto gli sguardi stupiti del coro, che non vede le terribili dee.
 
==Le Eumenidi==
{{Vedi anche|Le Eumenidi}}
{{Dramma
La terza tragedia della trilogia prende il nome dalle Erinni, dee che impersonano la vendetta, le quali erano chiamate anche Eumenidi (ossia “le benevole”) quando erano in atteggiamento positivo. In questa terza parte dell’''Orestea'' viene narrata la persecuzione delle Erinni nei confronti di Oreste, che culmina nella celebrazione di un processo presso il tribunale dell'Areopago.<ref name=areo>L'Areopago era, ai tempi di Eschilo, il tribunale ateniese competente a giudicare i crimini di sangue.</ref> Tale giudizio, che vede le Erinni stesse come accusatrici, Apollo come difensore e Atena a presiedere la giuria, termina con l'assoluzione di Oreste, grazie al voto favorevole di Atena.
|Titoloitaliano=Le Eumenidi
|Nome=
|Cognome=Eschilo
|Dramma=Tragedia
|PostDramma=
|Titolooriginale={{Polytonic|Ευμενίδες}}
|Linguaoriginale=Greco antico
|Soggetto=
|Immagine=William-Adolphe Bouguereau (1825-1905) - The Remorse of Orestes (1862).jpg
|Didascalia=Oreste inseguito dalle Erinni<br>(''Il rimorso di Oreste'', di W.Bouguereau, [[1862]])
|Genere=
|Scena=Tempio di Apollo ([[Delfi]]), poi tempio di Atena e [[Areopago]] ([[Atene]]), [[Grecia]]
|Epocacomposizione=
|Primarappresentazione=[[458 a.C.]]
|Teatro=[[Teatro di Dioniso]], Atene
|Primaitaliana=
|Teatroprimaitaliana=
|Premi=Vittoria alle [[Dionisie|Grandi Dionisie]] del 458 a.C.
|Versionisuccessive=
|Personaggi=
* [[Oreste (Agamennone)|Oreste]]
* [[Apollo]]
* [[Atena]]
* Fantasma di [[Clitennestra]]
* [[Pizia]]
* [[Coro greco|Coro]] delle [[Erinni]]
|Opera=
|Cinema=
}}
La terza tragedia della trilogia prende il nome dalle Erinni, dee che impersonano la vendetta, le quali erano chiamate anche Eumenidi (ossia “le benevole”) quando erano in atteggiamento positivo. In questa terza parte dell’''Orestea'' viene narrata la persecuzione delle Erinni nei confronti di Oreste, che culmina nella celebrazione di un processo presso il tribunale dell’Areopago.<ref name=areo>L'Areopago era, ai tempi di Eschilo, il tribunale ateniese competente a giudicare i crimini di sangue.</ref> Tale giudizio, che vede le Erinni stesse come accusatrici, Apollo come difensore e Atena a presiedere la giuria, termina con l’assoluzione di Oreste, grazie al voto di Atena, che vota a suo favore perché non ha madre.
 
===Trama= Proteo ==
{{Vedi anche|Proteo (Eschilo)}}
'''Prologo''' (vv. 1-142): Braccato dalle Erinni per il matricidio, Oreste è nel tempio di Apollo, dove chiede aiuto al dio. Quest’ultimo, promettendogli la sua protezione, lo invia ad Atene, presso il tempio della dea Atena, dove forse troverà la soluzione ai suoi problemi. Appare poi il fantasma di Clitennestra, che aizza le Erinni a perseguitare il figlio per il suo orribile delitto, lamentandosi del fatto che nessun altro dio si levi in sua difesa.
Il Proteo era un [[dramma satiresco]] posto a conclusione della tetralogia dell{{'}}''Orestea''. Era di argomento comico e il suo scopo era di risollevare l'animo degli spettatori, incupito dagli eventi tragici.
 
'''Parodo''' (vv. 143-178): Le Erinni si accingono a dare la caccia ad Oreste.
 
'''Primo episodio''' (vv. 179-306): Apollo caccia le dee infernali dal proprio tempio, ed esse vanno in cerca di Oreste, raggiungendolo quando egli è ormai nel tempio di Atena e ne sta invocando l’intervento. Lì le dee infernali lo minacciano di infliggergli la meritata punizione.
 
'''Primo stasimo''' (vv. 307-396): Le Erinni cominciano un terribile canto di morte danzando attorno ad Oreste.
 
'''Secondo episodio''' (vv. 397-489): Appare Atena, la quale, dopo essersi informata presso Oreste e le Erinni su ciò che è accaduto, si offre come giudice in un regolare processo. Il caso verrà sottoposto ad una giuria ateniese di dodici membri (ricalcata sul tribunale ateniese dell’[[Areopago]], attivo ai tempi di Eschilo), presieduta dalla stessa Atena. Le Erinni saranno l’accusa, Apollo la difesa.
 
'''Secondo stasimo''' (vv. 490-565): Prima dell’inizio del processo, le Erinni riflettono preoccupate sulle conseguenze di una possibile assoluzione di Oreste: questo fatto potrebbe indurre alla licenza tutti i mortali, e causare un forte aumento degli omicidi tra consanguinei.
 
'''Terzo episodio''' (vv. 566-777): Inizia dunque il processo. Le Erinni interrogano Oreste sul modo in cui ha ucciso sua madre. Oreste si difende spiegando di aver agito per una vendetta legittima, e su ordine di Apollo. Quest’ultimo poi interviene spiegando che Clitennestra per prima aveva compiuto un’atrocità, uccidendo il marito (ma questo per le Erinni è un delitto meno grave in quanto marito e moglie non sono consanguinei), e che in ogni caso l’omicidio del marito è un crimine peggiore, poiché quando si genera un figlio, è il marito a dare il germe, che la moglie poi si limita a nutrire durante la gestazione.<ref>Non sappiamo se questa fosse la convinzione degli ateniesi del [[V secolo a.C.]], l’opinione personale di Eschilo o un semplice artificio letterario.</ref> Il figlio insomma ha lo stesso sangue del padre e quindi ha il diritto di vendicarlo. La giuria infine vota. L’ultima a votare è Atena, la quale dichiara il proprio voto favorevole ad Oreste, perché la dea, non avendo una madre, considera più importante la figura paterna. Alla fine il conteggio dei voti è pari: sei per la condanna e sei per l’assoluzione. Oreste viene dunque assolto, poiché il presidente della giuria, Atena, è a lui favorevole.
 
'''Esodo''' (vv. 778-1045): Le Erinni reagiscono con rabbia alla sentenza, minacciando a più riprese morte e distruzione. Atena tuttavia riesce a calmarle e, garantendo loro venerazione eterna, le convince a diventare Eumenidi, ovvero divinità della giustizia anziché della vendetta. Inizia così un canto di benedizione in cui le dee invocano ricchezza, fecondità e concordia per Atene, mentre Atena prefigura un lungo periodo di giustizia, che nella città sarà assicurata dal timore per le dee ora venerande. In un corteo di sacerdotesse guidato da Atena, le Eumenidi vengono infine accompagnate verso la loro nuova sede.
 
==Commento==
L’''Orestea'' costituisce il momento di massima maturità di Eschilo (almeno per le opere note), nonché l’ultimal'ultima rappresentazione che egli fece ad Atene, prima di trasferirsi a [[Gela (città antica)|Gela]], dove morì due anni dopo. Le tre tragedie costituiscono una trilogia legata, in cui viene raccontata un’unicaun'unica lunga vicenda. Eschilo era solito mettere in scena trilogie legate, e lo stesso probabilmente facevano i drammaturghi suoi contemporanei. In seguito tale uso verrà abbandonato, tanto che già le trilogie di Sofocle ed Euripide saranno formate da tragedie fra loro indipendenti.
 
Vi è una forte contrapposizione tra le prime due tragedie e la terza: l’''Agamennone'' e ''Le Coefore'' simboleggiano l'irrazionalità del mondo antico ed arcaico, contro, nelle ''Eumenidi'', la razionalità delle istituzioni della polis, in cui Oreste stesso si rifugia.
 
===Le fonti===
A quanto ci è dato sapere, Eschilo fu il primo a scrivere un’operaun'opera teatrale sul mito di Oreste, e per farlo poté ispirarsi ad alcune opere non teatrali già scritte sull’argomentosull'argomento. La prima di esse è l’''[[Odissea]]'', che accenna alla vicenda in numerosi brevi passi,<ref>Ecco i più importanti. Omero, ''Odissea'': I, 28-43; III, 193-198; III, 247-268; III, 303-310; IV, 512-537; XI, 397-434.</ref> non sempre tra loro concordanti. Riunendoli, si ottiene un riassunto più o meno coerente dei fatti raccontati nell’''Agamennone'' e nelle ''Coefore'', senza però che siano nominati Pilade, Elettra e le Erinni. Altri autori che fanno brevi riferimenti alla vicenda sono [[Esiodo]]<ref>Esiodo, ''[[Il catalogo delle donne|Catalogo delle donne]]'' (fr. 19, 28-30).</ref> e [[Pindaro]],<ref>Pindaro, ''Pitica XI'', vv. 15-25.</ref> e sappiamo che un poema oggi perduto, i ''[[Nostoi]]'', raccontava in modo esteso la storia narrata nelle prime due tragedie eschilee, introducendo per la prima volta il personaggio di Pilade.
 
Tuttavia l’operal'opera che sicuramente influenzò maggiormente Eschilo fu l’''[[Orestea (Stesicoro)|Orestea]]'' di [[Stesicoro]], un lungo poema lirico-narrativo di cui oggi non restano che una manciata di versi. In quest’operaquest'opera venivano introdotti personaggi e fatti che Eschilo fece propri: la nutrice di Oreste, il sogno di Clitennestra, il riconoscimento di Oreste tramite una ciocca di capelli. Inoltre in quest’operaquest'opera Apollo dava ad Oreste il proprio arco per difendersi dalle Erinni, che appaiono per la prima volta. Eschilo s'ispirò al poema di Stesicoro per le prime due tragedie, mentre la terza, ''Le Eumenidi'', fu interamente da lui ideata.
 
===La vendetta===
{{nota
{{Approfondimento
|titolo=La catena di omicidi nella saga degli Atridi
|titolo=La catena di omicidi nella [[saga degli Atridi]]
|contenuto=[[Atreo]] e [[Tieste]] erano due fratelli che si odiavano a morte, poiché il secondo aveva ottenuto il trono di Micene (o di Argo)<ref>Il mito è incerto riguardo all'ambientazione della vicenda a Micene o ad Argo. L'''Odissea'' stessa dà informazioni contraddittorie in merito.</ref> con l’inganno, togliendolo al primo cui spettava di diritto. Per questo motivo, Atreo ideò una vendetta terribile: invitò Tieste ad un banchetto, poi di nascosto uccise i tre figli di lui, li cucinò e li diede in pasto al fratello.<br> Egisto era un altro figlio di Tieste, mentre Agamennone era figlio di Atreo: questo spiega perché il primo volesse la morte del secondo. D’altro canto anche Clitennestra aveva motivo di desiderare la morte di Agamennone, poiché il marito aveva ucciso e sacrificato agli dei la loro figlia [[Ifigenia (mitologia)|Ifigenia]], per avere condizioni propizie di navigazione verso Troia.<br>In seguito Oreste, per vendicare la morte del padre, uccide Egisto e Clitennestra, e la catena di sangue potrebbe proseguire all’infinito, generazione dopo generazione, se non intervenisse la giustizia a fermarla.
|contenuto=[[Atreo]] e [[Tieste]] erano due fratelli che si odiavano a morte, poiché avevano avuto una disputa su chi dei due dovesse diventare re di Micene (o di Argo).<ref>Il mito è incerto riguardo all'ambientazione della vicenda a Micene o ad Argo. I poemi omerici stessi danno informazioni contraddittorie in merito.</ref> Inoltre il secondo aveva avuto una relazione con la moglie del primo, sicché Atreo ideò una vendetta terribile: invitò Tieste ad un banchetto, poi di nascosto uccise i tre figli di lui, li cucinò e li diede in pasto al fratello.
 
Egisto era un altro figlio di Tieste, mentre Agamennone era figlio di Atreo: questo spiega perché il primo volesse la morte del secondo. D’altro canto anche Clitennestra aveva motivo di desiderare la morte di Agamennone, poiché il marito aveva ucciso e sacrificato agli dei la loro figlia [[Ifigenia (mitologia)|Ifigenia]], per avere condizioni propizie di navigazione verso Troia.
 
In seguito Oreste, per vendicare la morte del padre, uccide Egisto e Clitennestra, e la catena di sangue potrebbe proseguire all’infinito, generazione dopo generazione, se non intervenisse la giustizia a fermarla.
}}
Il motivo fondamentale della trilogia è la vendetta (ossia la [[legge del taglione]]) come forma arcaica di risoluzione delle controversie, contrapposta nella terza tragedia al mondo moderno, capace invece di organizzare processi che possano fare giustizia. Utilizzando la legge del taglione, infatti, un omicidio non può che portare ad un nuovo omicidio, il quale a sua volta dovrà essere vendicato tramite un terzo omicidio. Viene insomma generata una catena potenzialmente infinita di crimini, lutti e sofferenze (e la [[saga degli Atridi]] lo testimonia con molta chiarezza: vedi riquadro). Il meccanismo della vendetta non è dunque più idoneo, ed è necessario che intervenga la comunità a punire i colpevoli. Solo tramite questo intervento, infatti, un crimine potrà essere sanzionato senza generare una nuova vendetta. Nasce quindi la ''δίκη'', la giustizia.
 
===La vendetta===
Il motivo fondamentale della trilogia è la vendetta (ossia la [[legge del taglione]]) come forma arcaica di risoluzione delle controversie, contrapposta nella terza tragedia al mondo moderno, capace invece di organizzare processi che possano fare giustizia. Utilizzando la legge del taglione, infatti, un omicidio non può che portare ad un nuovo omicidio, il quale a sua volta dovrà essere vendicato tramite un terzo omicidio. Viene insomma generata una catena potenzialmente infinita di crimini, lutti e sofferenze (e la saga degli Atridi lo testimonia con molta chiarezza: vedi riquadro). Il meccanismo della vendetta si è dunque inceppato, ed è necessario che intervenga la comunità a punire i colpevoli. Solo tramite questo intervento, infatti, un crimine potrà essere sanzionato senza generare una nuova vendetta. Nasce quindi la ''dike'', la giustizia.
 
===La giustizia===
Ma cos’ècos'è la giustizia nell<nowiki>{{'</nowiki>}}''Orestea''? Nella prima tragedia essa coincide con le azioni di Clitennestra, che si fa giustizia da sola per i torti subiti. L'astuzia, la ferocia e l'odio della moglie di Agamennone dominano la prima tragedia al punto che anche Egisto non è che un burattino nelle sue mani. Nella seconda opera ad Oreste si pongono due alternative, entrambe dolorose e sconvolgenti: uccidere la propria madre, oppure non farlo, macchiandosi così di grave mancanza verso il padre e verso il dio Apollo che gli ha dato l’ordinel'ordine. Oreste qui fatica ad individuare cosa sia giusto, e infatti la sua vendetta non è priva di esitazioni e rimorsi. Infine nella terza tragedia, grazie all’interventoall'intervento degli dei s'instaura un processo, che rappresenta il modo corretto e moderno di affrontare le controversie.
 
Eschilo unisce la giustizia umana e quella divina, infatti il processo ad Oreste è celebrato da divinità, ma nell'ambito di un'istituzione, il tribunale ateniese dell'Areopago,<ref name=areo /> che è umana. Gli dei, insomma, intervenendo in quel tribunale danno il loro avallo al moderno senso di giustizia degli uomini (e soprattutto degli ateniesi). E tuttavia è da notare come la votazione finale della giuria (formata non da divinità ma da uomini) sia di parità, e solo grazie al voto favorevole di Atena Oreste venga assolto. Eschilo sembra qui voler rimarcare come gli umani siano comunque inadatti a giudicare le questioni divine: se un dio, Apollo, ha convinto Oreste a compiere un'azione sacrilega, solo un altro dio, Atena, può redimerlo.
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===Innovazioni===
====Gli spazi interni====
Nelle ''Eumenidi'' Eschilo introdusse alcune innovazioni di grande importanza per la [[tragedia greca]] (o quantomeno questa è l’operal'opera più antica oggi nota in cui tali innovazioni appaiono). La prima è la valorizzazione degli spazi interni. Le tragedie sono generalmente ambientate in luoghi all’apertoall'aperto, come del resto all’apertoall'aperto si svolgeva gran parte della vita sociale dei greci, ma le ''Eumenidi'' sono quasi interamente ambientate in spazi chiusi (il tempio di Apollo a Delfi e quello di Atena ad Atene). Viene insomma introdotta l’ideal'idea che il teatro, che era un luogo all’apertoall'aperto, fosse in realtà adatto anche a simulare ambienti interni. Questa idea, che presuppone una maggiore astrazione nella messa in scena, sarà destinata a rivoluzionare la [[storia del teatro]].
 
====Le unità aristoteliche====
Un'altra innovazione riguarda le convenzioni spazio-temporali delle tragedie. Esse infatti generalmente si attenevano a quelle che in seguito verranno chiamate [[unità aristoteliche]] di tempo,<ref>La vicenda deve svolgersi nell’arconell'arco di una sola giornata.</ref> luogo<ref>La vicenda deve svolgersi in un unico luogo, senza cambi di scena.</ref> e azione.<ref>La trama deve essere unica, senza sottotrame o sviluppi secondari della vicenda.</ref> Ciò avveniva probabilmente per necessità tecnico-sceniche (i cambi di scena erano complessi da realizzare, così come era difficile dare agli spettatori l’ideal'idea dello scorrere dei giorni), ma Eschilo nelle ''Eumenidi'' rompe due delle tre unità, in quanto la vicenda si svolge in un arco di tempo assai più lungo delle 24 ore, ed in ben tre luoghi diversi. Il drammaturgo risolse il problema dei cambi di scena riducendo al minimo le modifiche tra un’ambientazioneun'ambientazione e l’altral'altra. Nell’''Agamennone'' si ha invece una rottura implicita dell’unitàdell'unità di tempo, poiché, sebbene la vicenda avvenga formalmente in un solo giorno, Eschilo comprime in quel giorno tutta una serie di avvenimenti che nella realtà richiederebbero molto più tempo: la caduta di Troia, la partenza della flotta greca verso casa, l'arrivo ad Argo (oltretutto dopo aver incontrato una tempesta), l'uccisione di Agamennone.
 
==Proteo==
{{Dramma
|Titoloitaliano=Proteo
|Nome=
|Cognome=Eschilo
|Dramma=Dramma satiresco
|PostDramma=perduto
|Titolooriginale={{Polytonic|Πρωτεύς}}
|Linguaoriginale=Greco antico
|Soggetto=''[[Odissea]]'' di [[Omero]]
|Immagine=Menelaos.jpg
|Didascalia=Menelao
|Genere=
|Scena=[[Alessandria d'Egitto|Isola di Faro]], [[Egitto]]
|Epocacomposizione=
|Primarappresentazione=[[458 a.C.]]
|Teatro=[[Teatro di Dioniso]], [[Atene]]
|Primaitaliana=
|Teatroprimaitaliana=
|Premi=Vittoria alle [[Dionisie|Grandi Dionisie]] del 458 a.C.
|Versionisuccessive=
|Personaggi=
|Opera=
|Cinema=
}}
Il ''Proteo'' era il [[dramma satiresco]] che seguiva alla trilogia dell’''Orestea'', con la funzione di risollevare l’animo degli spettatori, incupito dagli eventi tragici, con una storia più leggera e comica. Quest’opera è andata interamente perduta, eccezion fatta per un breve frammento di due versi, ma si ritiene che essa s'ispirasse alla storia raccontata nel Libro IV dell’''Odissea''.
 
===Trama omerica===
Secondo il poema omerico, Menelao, fratello di Agamennone, si ritrova nell’[[Alessandria d'Egitto|isola di Faro]], fermato da una bonaccia di vento. Si reca allora da [[Proteo (mitologia)|Proteo]], il Vecchio del mare, che vive sull’isola, per sapere se la bonaccia stessa sia causata dalla collera di un dio e per conoscere il proprio futuro. Per parlargli è però necessario catturarlo in un agguato. Menelao riesce nel suo intento e per divincolarsi Proteo si trasforma in tutta una serie di animali e vegetali. Alla fine però, esausto, accetta di parlare col greco. Il Vecchio afferma che Menelao, per poter tornare a casa, dovrà andare in [[Egitto]] e lì offrire agli dei [[ecatombe|ecatombi]] perfette. Infine Proteo racconta quale destino hanno avuto gli altri eroi di ritorno dalla guerra di Troia (ed un lungo passo è dedicato ad Agamennone ed alle vicende trattate nell’''Orestea'').<ref>Omero, ''Odissea'': IV, 512-537.</ref> Ottenute queste informazioni, in ottemperanza alle parole di Proteo, Menelao parte per l’Egitto.
 
===Ipotesi sulla trama di Eschilo===
Sono state fatte, anche per analogia con i drammi satireschi noti, alcune ipotesi su quale potesse essere esattamente la trama dell’opera di Eschilo. Qualcuno ipotizza che i [[Satiro (mitologia)|satiri]] si trovassero sull’isola per colpa di un naufragio, forse ridotti a servitori di Proteo, e che dessero aiuto a Menelao, scappando infine con lui (e a quel punto l’eroe greco avrà probabilmente avuto qualche difficoltà nell'impedire loro di mettere le mani addosso ad [[Elena (mitologia)|Elena]]).<ref>Eschilo, ''Fragments'' (Loeb Classical Library), a cura di Alan H. Sommerstein, Harvard University Press, 2008.</ref> Altri pensano invece che Eschilo potesse essersi rifatto alla versione del mito di Elena raccontata nella ''[[Palinodia]]'' di Stesicoro (e poi utilizzata anche da [[Euripide]] nella sua ''[[Elena (Euripide)|Elena]]''), secondo la quale la vera Elena non era mai andata a Troia, ma era stata nascosta sull’isola di Faro. In questo caso, è possibile che i satiri fossero i pretendenti alla mano di Elena.<ref>M. Cunningham, ''Thoughts on Aeschylus: the satyr play Proteus – the ending of the Oresteia'', «Liverpool Classical Monthly» 19, 1994, pagg. 67-68.</ref> È inoltre probabile che le numerose trasformazioni di Proteo venissero raccontate da un messaggero, vista la palese impossibilità di metterle in scena.
 
==Note==
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==Bibliografia==
* Eschilo, ''Agamennone&nbsp;– Coefore&nbsp;– Eumenidi'', a cura di [[Dario Del Corno]], Oscar Mondadori, 2005, ISBN 978-88-04-40047-9.
===Orestea===
* {{cita libro|autore=Giulio Guidorizzi|wkautore=Giulio Guidorizzi|titolo=Letteratura greca, da Omero al secolo VI d.C.|editore=Mondadori|anno=2002|isbn=978-88-882-4210-1}}
* Eschilo, ''Agamennone – Coefore – Eumenidi'', a cura di [[Dario Del Corno]], Oscar Mondadori, 2005. ISBN 978-88-04-40047-9
* {{cita libro|autore1=Vincenzo Di Benedetto|autore2=Enrico Medda|wkautore=Vincenzo Di Benedetto|titolo=La tragedia sulla scena|editore=Einaudi|anno=2002|isbn=978-88-06-16379-2}}
* Giulio Guidorizzi, ''Letteratura greca, da Omero al secolo VI d.C.'', Mondadori, 2002. ISBN 978-88-88242-10-1
* Vincenzo[[Pierre Di Benedetto ed Enrico MeddaGrimal]], ''La tragedia sulla scenaMitologia'', EinaudiGarzanti, 2002.2005, ISBN 978-88-0611-1637950482-25.
* [[PierreH.C. Grimal]]Baldry, ''MitologiaI greci a teatro'', GarzantiLaterza, 2005.2007, ISBN 978-88-11420-504820448-56.
* H.C.Umberto BaldryAlbini, ''INel grecinome adi teatroDioniso'', LaterzaGarzanti, 2007.2002, ISBN 978-88-42011-044867420-67.
* Umberto AlbiniOmero, ''NelOdissea'', nometraduzione di Dioniso''G. Aurelio Privitera, GarzantiMondadori, 2002.2010, ISBN 978-88-1104-6742034740-78.
* Omero, ''Odissea'', traduzione di G. Aurelio Privitera, Mondadori, 2010. ISBN 978-88-04-34740-8
===Proteo===
* Eschilo Sofocle Euripide, ''Drammi satireschi'', a cura di Orietta Pozzoli, BUR, 2004. ISBN 978-88-17-00267-7
* Omero, ''Odissea'', traduzione di G. Aurelio Privitera, Mondadori, 2010. ISBN 978-88-04-34740-8
 
==Voci correlate==
*[[Agamennone (Eschilo)|Agamannone (Eschilo)]]
===Opere greche e romane sul mito di Oreste===
*[[Le Coefore]]
* ''[[Nostoi]]'', poema epico perduto, di attribuzione incerta
*[[Le Eumenidi]]
* ''[[Orestea (Stesicoro)|Orestea]]'', poema perduto di [[Stesicoro]]
*[[Proteo (Eschilo)]]
* ''[[Elettra (Sofocle)|Elettra]]'', tragedia di [[Sofocle]]
*[[Nostoi]]
* ''[[Elettra (Euripide)|Elettra]]'', tragedia di [[Euripide]]
*[[Orestea (Stesicoro)]]
* ''[[Oreste (Euripide)|Oreste]]'', tragedia di Euripide
*[[Elettra (Sofocle)]]
* ''[[Agamemnon|Agamennone]]'', tragedia di [[Lucio Anneo Seneca]]
*[[Elettra (Euripide)]]
 
*[[Oreste (Euripide)]]
===Trasposizioni musicali===
*[[Agamennone (Seneca)]]
* ''[[The House of Atreus Act I]]'' ([[1999]]) e ''[[The House of Atreus Act II]]'' ([[2000]]), del gruppo [[epic metal]] statunitense [[Virgin Steele]]. I due album ripropongono l'intera trilogia eschilea sotto forma di [[musical]].
 
==Altri progetti==
{{Interprogetto|q=Eschilo|testo=el:Αγαμέμνων|testo_preposizione=in greco antico della tragedia |testo_etichetta=Agamennone}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
* Il testo dell'[http://www.filosofico.net/eschilagamennone42.htm Agamennone], delle [http://www.filosofico.net/eschilocoefore42.htm Coefore] e delle [http://www.filosofico.net/eumenidieschilo42.htm Eumenidi] nella traduzione in versi di Ettore Romagnoli.
* {{cita web|url=http://www.filosofico.net/eschilagamennone42.htm|titolo=Il testo dell'Agamennone (nella traduzione in versi di Ettore Romagnoli)|accesso=28 aprile 2019}}
* {{cita web|url=http://www.filosofico.net/eschilocoefore42.htm|titolo=Il testo delle Coefore (nella traduzione in versi di Ettore Romagnoli)|accesso=28 aprile 2019}}
* {{cita web|url=http://www.filosofico.net/eumenidieschilo42.htm|titolo=Il testo delle Eumenidi (nella traduzione in versi di Ettore Romagnoli)|accesso=28 aprile 2019}}
 
{{Tragedie greche}}
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{{portale|antica Grecia|letteratura|teatro}}
 
[[Categoria:Opere teatrali greche]]
[[Categoria:Opere teatrali in greco antico]]
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