Conoscenza: differenze tra le versioni

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== La conoscenza in filosofia e il problema della giustificazione ==
[[File:Museos Vaticanos, Ciudad del Vaticano, 2022-09-14, DD 82-84 HDR.jpg|thumb|upright=1.3|Allegoria dei quattro rami del sapere secondo [[Raffaello]]: dall'alto in senso orario, [[Filosofia]], [[Poesia]], [[Teologia]] e [[Giurisprudenza]] (affreschi sulla volta della [[Stanza della Segnatura]] ai [[Musei Vaticani]])]]
{{vedi anche|Gnoseologia|Epistemologia}}
[[File:Museos Vaticanos, Ciudad del Vaticano, 2022-09-14, DD 82-84 HDR.jpg|thumb|upright=1.3|Allegoria dei quattro rami del sapere secondo [[Raffaello]]: dall'alto in senso orario, [[Filosofia]], [[Poesia]], [[Teologia]] e [[Giurisprudenza]] (affreschi sulla volta della [[Stanza della Segnatura]] ai [[Musei Vaticani]])]]
 
Una diffusa definizione di conoscenza la vuole come "teoria della giustificazione" della [[verità]] delle convinzioni. Questa definizione, che deriva dal dialogo [[Platone|platonico]] ''[[Teeteto]]'', pone in primo piano l'importanza delle condizioni necessarie, anche se non sufficienti, affinché un'affermazione possa rientrare nella conoscenza.
 
Non esiste un accordo universale su ciò che costituisce la conoscenza, la certezza e la verità. Si tratta di questioni ancora dibattute dai filosofi, dagli studiosi di [[scienza sociale|scienze sociali]] e dagli [[Storia|storici]].<ref>[http://www.ub.edu/histofilosofia/gmayos/5presentacio.htm Conoscenza culturale e storica] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120104175223/http://www.ub.edu/histofilosofia/gmayos/5presentacio.htm |data=4 gennaio 2012 }} di G. Mayos.</ref> [[Ludwig Wittgenstein]] ha scritto un trattato (''Della certezza'') che indaga appunto le relazioni tra la conoscenza e la certezza. Un ramo di questa indagine è successivamente diventato un'intera branca, la "filosofia dell'azione".
 
[[File:Salvator_Rosa_-_Démocrite_et_Protagoras.jpg|thumb|upright=0.5|left|[[Democrito]] e [[Protagora]]]]
Il problema principale indagato dai filosofi è il seguente: come avere la certezza che le nostre convinzioni costituiscono effettivamente una "conoscenza"? Quand'è che si ha vera conoscenza? <br />
 
Il problema principale indagato dai filosofi è il seguente: come avere la certezza che le nostre convinzioni costituiscono effettivamente una "conoscenza"? Quand'è che si ha vera conoscenza? <br />
 
Sia la certezza che l'evidenza sono caratteristiche ''epistemiche'' appartenenti nient'altro che alla convinzione stessa. In altre parole, esse non affermano altro che la convinzione è vera. È dunque necessario ricorrere ad altre caratteristiche ''epistemiche'', come la razionalità o il criterio logico, per avere garanzia che una certa conoscenza sia giustificata, cioè corrisponda al [[verità|vero]]: questa non dev'essere arbitraria, né casuale né irrazionale. [[Aristotele]], ad esempio, giudicava erroneo il detto di [[Protagora]] secondo cui «l'uomo è misura di tutte le cose», proprio perché contraddittorio:<ref>Aristotele, ''Metafisica'', 1062 b 14</ref> se fosse vero ciò che ad ogni uomo appare certo, la conoscenza verrebbe svuotata del suo significato razionale; conoscere significherebbe soltanto "percepire" o "sentire", indipendentemente da ogni criterio oggettivo.