L'abbaglio: differenze tra le versioni
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Dopo la [[battaglia di Calatafimi]], Garibaldi studia un piano: mandare un drappello di soldati verso [[Corleone]] così da farlo seguire dall'esercito borbonico mentre lui e il resto delle camicie rosse marcia indisturbato su [[Palermo]]. Orsini viene messo a capo di questa spedizione-diversivo giusto in tempo per riammettere ai suoi ordini Tricò e Spitale, trovati lungo la strada. Il colonnello è un forte [[Idealismo|idealista]], che auspica per l'[[Italia]] un futuro da nazione onesta e unita di fronte alle difficoltà, tanto che rifiuta l'aiuto di alcuni [[Mafia|mafiosi]] alleatisi con vari benestanti siciliani; arrivato a Corleone per una breve sosta, nonostante la netta inferiorità numerica, le camicie rosse riescono a fermare l'assalto borbonico con astute manovre strategiche, grazie anche al maldestro ma funzionale aiuto di Tricò e Spitale, ma quando lasciano la città essa viene messa a ferro e a fuoco dai soldati inseguitori guidati dal generale von Mechel.
Orsini e i suoi uomini giungono infine a [[Sambuca di Sicilia|Sambuca]], ove si nascondono nell'attesa di una nuova battaglia con i borbonici, non volendo lasciare il paese per paura che venga raso al suolo come accaduto a Corleone. Tricò e Spitale si ricongiungono intanto con Assuntina, che nel frattempo è stata
[[1880|Vent'anni dopo]], Orsini continua a cercare Tricò e Spitale per capire se siano ancora vivi. Li trova, infine, in una [[bisca]], intenti a barare al giuoco delle carte ripulendo ignari sfidanti. L'ex colonnello, intuendo la complicità di Assuntina nel loro infido successo, la fa allontanare dalla stanza e comincia inesorabilmente a spennare i suoi ex soldati mentre riflette sul fatto che l'impresa di Garibaldi ha parzialmente costituito un abbaglio in quanto incapace di portare tutto il popolo italiano a lottare onestamente per il proprio futuro.
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