Governo Netanyahu VI
Il governo Netanyahu VI è il 37º ed attuale governo d'Israele, il sesto sotto la guida di Benjamin Netanyahu.
Governo Netanyahu VI | |
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Stato | ![]() |
Capo del governo | Benjamin Netanyahu (Likud) |
Coalizione | Likud Shas (2022-lug. 2025) Ebraismo della Torah Unito (2022-lug. 2025) Partito Sionista Religioso Otzma Yehudit (2022-feb. 2025; mar. 2025-) Noam (2022-feb. 2023; mag. 2023-mar. 2025) Partecipazione aggiunta per il periodo bellico: |
Giuramento | 29 dicembre 2022[2] |
Definito da molti, a livello politico, come "l'esecutivo più a destra della storia del paese"[3], esso è nato come regolare governo civile di coalizione dopo le elezioni del novembre 2022, sebbene sia successivamente mutato, in seguito allo scoppio nell'ottobre del 2023 di un pesante conflitto armato contro Hamas presso la Striscia di Gaza (poi allargatosi successivamente anche ad una generale guerra per procura contro Hezbollah, Huthi e a una riemersione in chiave di guerra regionale del Conflitto israelo-palestinese, nonché della guerra con l'Iran, anche questa prima per procura e successivamente trasformatasi in una vera e propria guerra), in un governo di guerra, al fine di gestire al meglio la grave situazione in condizioni sopraelevate dalla partigianeria politica, fino a tornare, nel 2024, un governo civile con deroghe e prerogative esecutive di emergenza (con il continuo rinnovo dello Stato di emergenza) all'ordinaria gestione degli affari riguardanti la tematica bellica.
Composto da 31 ministri (nella sua formazione iniziale), è stato ab origine sostenuto da una coalizione formata da Likud, Shas (in appoggio esterno dal 16 luglio 2025), Ebraismo della Torah Unito (uscito il 17 luglio 2025), Partito Sionista Religioso, Otzma Yehudit (in appoggio esterno dal 19 gennaio al 19 marzo 2025 per alcuni disaccordi) e Noam (uscito brevemente dal 28 febbraio al 25 maggio 2023 e poi definitivamente, per disaccordi, il 24 marzo 2025), cui si è aggiunto, fino al 9 giugno 2024 e nel contesto bellico, il Partito di Unità Nazionale (compresa la sua fazione Nuova Speranza, rientrata il 29 settembre 2024 come partito autonomo dopo essere inizialmente uscita il precedente 25 marzo), portando il governo ad un totale massimo di 36 ministri, di cui 5 nominati in stato d'assedio.
Storia
Formazione
In seguito alle elezioni del novembre 2022, vinte dalla coalizione di destra a guida Likud con una solida maggioranza (64 seggi su 120)[4], il presidente d'Israele Isaac Herzog ha conferito, il 13 dello stesso mese, l'incarico di formare un nuovo governo al suo leader, Benjamin Netanyahu[5], il quale, nonostante ciò, dovette affrontare lunghe settimane di trattative fra i partiti della futura maggioranza, che, in stata 21 dicembre, sono infine culminate nell'annuncio di riuscita dell'incarico.[6]
Di conseguenza, dopo aver ricevuto la fiducia dell'Assemblea il 29 dicembre[7], il governo ha potuto prestare giuramento lo stesso giorno nell'aula della Knesset, entrando così in carica con pieni poteri[8][9].
Conflitto in Medioriente e gestione generale
Il 7 ottobre 2023, intorno alle prime ore del mattino, dopo anni di consolidate tensioni con l'organizzazione paramilitare islamista, sunnita e radicale "Hamas" controllante la Striscia di Gaza[10], un consistente gruppo di miliziani ha attaccato lo Stato di Israele per via terrestre su più punti, sfondando la barriera di confine e travolgendo l'impreparata Polizia frontaliera, così come i reparti dell'esercito posti a pattuglia della zona. Dopo essere penetrati, i miliziani hanno condotto azioni di guerriglia urbana, assediando le città e le strutture al confine e violentando la popolazione, tra omicidi, prese in ostaggio e violenze di altra natura[11][12].
In reazione a ciò, Israele ha dispiegato immediatamente le proprie forze di difesa, tra cui la propria difesa aerea Cupola di Ferro. Tuttavia, il fatto che l'attacco fosse stato perpetrato durante la festa ebraica della Simchat Torah e lo Shabbat, e un giorno dopo il cinquantesimo anniversario della guerra dello Yom Kippur, anch'essa iniziata con un attacco a sorpresa, ha fatto sì che, insieme a fattori d'altra natura[13], la risposta iniziale procedesse molto più lentamente del previsto[14].
In seguito al deteriorarsi della situazione, e nel mentre che le città venivano liberate, il governo ha dichiarato ufficialmente lo stato d'assedio, ponendo il paese in una situazione diplomatico-istituzionale, sociale ed economica di guerra[15], ordinando, contestualmente, il richiamo dei riservisti[16] e un assedio totale sulla Striscia di Gaza, da attuarsi tramite bombardamenti, embarghi (già attuati da tempo, e dunque divenuti rafforzati) e accerchiamenti militari[17], in preparazione a una possibile invasione[18], poi avvenuta il 26 ottobre[19]. Nel mentre, è stata altresì avviata un'importante attività di eliminazione sistematica dei leader e delle figure di spicco dell'organizzazione.[20]
In questa situazione, dunque, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha avviato il processo di formazione di un governo di guerra basato su circostanze di unità nazionale con le fazioni di opposizione della Knesset, la quale ha presto accolto una mozione di deroga allo scrutinio ordinario degli atti governativi e sospendendo gli affari legislativi ordinari. Alla fine, il 12 ottobre, con l'adesione del Partito di Unità Nazionale guidato da Benny Gantz, il governo è mutato in assetto di guerra, ricevendo supporto straordinario fino alla fine del conflitto[21].
In seguito, dopo ben un mese e mezzo di intense negoziazioni supportate da mediatori internazionali, le parti hanno temporaneamente aderito, nonostante le pressioni delle frange più radicali dei rispettivi schieramenti, ad un breve e svincolato cessate il fuoco di quattro giorni complessivi, con il solo fine di scambiarsi parte degli ostaggi e dei prigionieri[22]. Questo, pur avendo avuto un discreto successo[23] e pur essendo stato anche parzialmente prorogato di due giorni[24] (con un’apertura alla possibilità di poterlo essere ancora)[25], è infine cessato, insieme alle speranze per una breve soluzione del conflitto, il successivo 1º dicembre, non essendo stato accordata una nuova proroga a causa di disaccordi bilaterali.[26]
Il 9 giugno 2024, poi, dopo mesi di divergenze e discussioni sul futuro bellico, operativo e logistico[27], il Partito di Unità Nazionale di Benny Gantz, seguendo una delle sue fazioni già distanziatasi nel marzo dello stesso anno (Nuova Speranza), ha lasciato l'esecutivo, passando a una forma di astensione tecnica, senza tuttavia alterare l'assetto di guerra dell'esecutivo[28], il quale è ciononostante ritornato successivamente civile (sebbene con alcune deroghe e prerogative esecutive di emergenza a causa del conflitto in corso) poco tempo dopo, il 17 giugno, con lo scioglimento della sezione dirigenziale militare e la redistribuzione delle competenze belliche in un comitato interministeriale più ristretto e informale (il c.d. Gabinetto di sicurezza), su volere dello stesso Primo ministro Benjamin Netanyahu.[29]
Il 17 settembre, al culmine di un pericoloso aumento di tensioni e rappresaglie esplicite tra Israele e “Hezbollah”[30][31], un'altra organizzazione paramilitare islamista (ma sciita) operante principalmente nel Libano del Sud[32], il conflitto si è successivamente esteso, seppur relativamente in minore scala e intensità (ma anche in modo più implicito[33]), anche nel paese arabo confinante, principalmente con bombardamenti[34] ed esplosioni mirate[35] (addirittura anche contro la missione UNIFIL)[36], nonché con uccisioni di importanti figure direttive[37], limitati sconfinamenti[38][39] e persino attacchi aerei diretti di rappresaglia da parte dello stesso Iran contro Israele[40] e viceversa[41]. In seguito, nonostante sia stato conseguito un accordo per un cessate il fuoco in data 26 novembre, consistente nel ritiro delle truppe israeliane dal territorio libanese e delle truppe di Hezbollah (sostituite da quelle dell'Esercito libanese in funzione di solo controllo dei confini) al di là del fiume Leonte, dunque al di fuori del Libano del Sud[42], ulteriori violazioni (principalmente bombardamenti mirati), seppur minori, si sono comunque verificate.[43]
Il 29 settembre, in seguito a un accordo tra le parti, Nuova Speranza rientra ufficialmente nella coalizione governativa, ma senza alterare lo status dell'esecutivo.[44]
Il 19 gennaio 2025, in seguito alla travagliata approvazione (dopo molti tentativi precedenti falliti[45]) da parte prima della missione diplomatica israeliana[46], poi del Gabinetto di Sicurezza[47] e infine dell'intero governo civile di un accordo di cessate il fuoco con Hamas nella Striscia di Gaza (nonostante i numerosi rinvii, lungaggini, dibattiti e ostruzionismi)[48], Itamar Ben-Gvir, leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit, ha annunciato le dimissioni di tutti i suoi ministri (compreso se stesso) dall'esecutivo e la sua fuoriuscita dalla coalizione governativa. Tale atto, per quando abbia effettivamente indebolito l'esecutivo, non ha comunque impattato eccessivamente su di esso, non solo perché il partito politico ha esplicitamente dichiarato di voler comunque sostenere, seppur scontento, il governo in appoggio esterno, ma anche perché la coalizione è comunque riuscita a conservare autonomamente una risicatissima maggioranza di manovra (61 seggi su 120) per restare in carica.[49][50]
In virtù di tale evoluzione, dunque, sono iniziati in data 19 gennaio i primi scambi reciproci di ostaggi e prigionieri[51][52], i quali, nonostante alcuni iniziali dubbi[53], e qualche momentanea frizione a causa di alcuni incidenti[54][55][56][57], sono risultati proseguire abbastanza pacificamente per tutta la prima fase del cessate il fuoco, permettendo così a Israele di riorientarsi temporaneamente verso altre aree, tra cui la Cisgiordania[58] (in cui le operazioni si sono presto intensificate nei mesi successivi)[59][60], il Libano (con cui, nonostante il cessate il fuoco precedentemente concordato, dopo varie colluttazioni[61] e successive proroghe unilaterali[62], l'accordo è stato ufficialmente violato, seppur con meno intensità)[63][64][65][66] e la Siria, tornata nel mentre abbastanza instabile, allarmando contestualmente i vertici israeliani, dopo la caduta del regime di al-Asad[67]; in tutti e tre i casi manifestando successivamente in modo esplicito la volontà di mantenere le posizioni ottenute in precedenza per andare così oltre l'ambito strettamente difensivo.[68]
In seguito, tuttavia, nel contesto di una crescente mutua reticenza delle parti e della conseguente incapacità di far avanzare le trattative[69], il cessate il fuoco è ufficialmente tramontato, scaduti i 42 giorni prestabiliti come parte della prima fase del piano (e nonostante vi fosse stata un'iniziale proroga unilaterale israeliana, attuata in data 2 marzo con varie azioni di pressione)[70], facendo così ripartire per l'ennesima volta i combattimenti[71] (dopo una serie di interventi di isolamento[72] e bombardamenti precedenti)[73] in ottica, anche qui, di un'occupazione di lungo periodo[74]. In aggiunta, politicamente parlando[75], tale mossa ha permesso, tra le altre cose, anche la ricompattazione della maggioranza, portando così al rientro nella coalizione di governo di Otzma Yehudit, in data 19 marzo.[76]
Il successivo 24 marzo tuttavia, Noam annuncia ufficialmente la sua dipartita dal governo, dopo essere già precedentemente uscito e rientrato tra il 28 febbraio ed il 25 maggio 2023[77][78], citando disaccordi tra l'ideologia del suo fondatore e la politica generale perseguita, senza tuttavia alterare gli equilibri dell'esecutivo.[79]
Successivamente, nell'ambito di quadro geopolitico progressivamente sempre più critico per l'andamento (con numerose accuse di genocidio mosse verso Israele) e la durata del conflitto[80], e nonostante gli Stati Uniti avessero già intavolato da tempo dei colloqui bilaterali volti a risolvere la questione dell'energia nucleare dopo il ritiro americano dall'accordo precedentemente stipulato nel 2015[81], in data 12 giugno Benjamin Netanyahu annuncia ufficialmente, giustificando l'azione ed il relativo riconfermato stato di emergenza con il potenziale rischio, seppur criticamente ridimensionato dagli osservatori internazionali, che la produzione di uranio arricchito avrebbe permesso all'Iran di ottenere in breve tempo un'arma nucleare per minacciare lo Stato ebraico[82], l'estensione su più ampia scala della guerra per procura contro quest’ultimo (già in corso da tempo e riaccesasi dal 2024), attuata tramite una massiccia e profonda campagna di bombardamenti verso le principali città, infrastrutture e siti nucleari del paese persiano[83][84]. Ciò, inevitabilmente, causa dunque una dura risposta iraniana[85] che, sfociata in una definitiva escalation in una vera e propria guerra aperta[83], presto divenuta di logoramento[86] (ma non regionale, per via del rifiuto sul momento degli altri Paesi arabi di intervenire)[87], vede continui lanci reciproci di droni e missili balistici e ingenti danni, morti e feriti, nonostante l'utilizzo di contraeree da entrambe le parti, sia in Israele[88] che in Iran[89] (il quale, in aggiunta, subisce anche una forte decapitazione del vertice all'interno delle sue forze armate)[90], con l'obiettivo neanche troppo velato di un vicendevole indebolimento sul lungo periodo.[91][92]
Continuati dunque gli attacchi reciproci per alcuni giorni, in data 21 giugno, nonostante numerosi dubbi[93] e reticenze iniziali (principalmente politiche)[94][95], gli Stati Uniti decidono di intervenire su spinta israeliana nel conflitto, bombardando con anche delle cosiddette Bombe anti-bunker (ufficialmente Massive Ordnance Penetrator)[96] i siti nucleari di Natanz, Isfahan ed il più fortificato Fordo[97] (già colpiti da precedenti attacchi israeliani)[98], ottenendo un esito variamente disputato sul programma nucleare del paese[99].
L’intervento, senza precedenti fino a quel momento, ha fatto sorgere numerosi interrogativi, già da tempo discussi, sulla futura evoluzione del conflitto[100], ma alla fine, anche grazie ad un forte ritegno bilaterale dovuto ai danni subìti, la crisi è rientrata con una velata minaccia iraniana di chiusura del cruciale Stretto di Hormuz[101], con una preannunciata e simbolica risposta verso la base militare statunitense di Al-Udeid, in Qatar (che, pur non avendo causato né danni considerevoli né feriti né vittime, ha particolarmente infastidito il governo dell’emirato)[102], e con un successivo cessate il fuoco[103], cominciato per fasi a partire dal 24 giugno su persuasione e mediazione degli stessi Stati Uniti[104] e raggiunto in poco più di due giorni[105], cosa che ha così permesso ad Israele di concentrarsi nuovamente sugli Huthi[106], sulla Siria[107] e soprattutto sulla Striscia di Gaza[108], ottenendo il raggiungimento di 4/5 della sua superficie occupata[109] (grazie ad una nuova occupazione già iniziata in precedenza[110] e subito molto discussa, sia per l’inedito accentramento della gestione umanitaria verso un’unica organizzazione non governativa indirettamente supervisionata dalle autorità israeliane, la Gaza Humanitarian Foundation[111] — presto dimostratasi abbastanza inadeguata[112] e fonte per numerosi gravi incidenti[113][114] — sia per gli imponenti piani di spostamento della popolazione richiesti dalle Forze di difesa israeliane)[115], ed all’Iran di ricompattarsi per evitare crisi interne, sebbene abbastanza improbabili a causa di uno stretto controllo statale esacerbatosi già dall’inizio del conflitto[116]. Politicamente parlando infine, è stato altresì riscontrato che la guerra sia stata per Benjamin Netanyahu un grande propulsore di consensi, portando nuovamente lui ed il suo partito politico in testa alle preferenze elettorali dopo un periodo di declino continuo.[117]
Poche settimane dopo, in data 15 luglio, Ebraismo della Torah Unito annuncia ufficialmente la sua dipartita dall’esecutivo (divenuta effettiva due giorni dopo), in seguito a dei disaccordi già da tempo latenti (ma sospesi a causa dell’improvviso conflitto con l’Iran), durante la discussione di un disegno di legge riguardante il servizio militare per gli ebrei ultraortodossi, resasi necessaria dopo una sentenza della Corte suprema di Israele, assai contestata dai membri di tali comunità[118][119], contro l’esenzione che fino a quel momento era stata prevista per quest’ultimi[120]. Tale atto, per quando abbia effettivamente indebolito l'esecutivo, non ha comunque impattato eccessivamente su di esso, poiché la coalizione, seppur con fatica, è comunque riuscita a conservare autonomamente una risicatissima maggioranza di manovra (61 seggi su 120) per restare in carica sia grazie alla volontà dei partiti politici di non giungere ad una piena crisi di governo ed al fatto che la pausa estiva della Knesset abbia permesso al governo di guadagnare tempo per giungere ad un accordo, sia grazie all’appoggio esterno determinante dell’unico parlamentare di Noam.[121]
Nonostante dunque un contesto più favorevole al dialogo, il giorno successivo, a causa della perdurante discordanza di opinioni sul disegno di legge, anche Shas annuncia (come anche precedentemente ipotizzato[122]) la sua dipartita dal governo per le medesime ragioni, causando così, a differenza del primo caso, un effettivo e grave indebolimento dell'esecutivo, messo ufficialmente in minoranza, ed un grave avvicinamento verso la crisi di governo che, nonostante l’appoggio esterno garantito dal partito politico, costringe quest’ultimo ad avviare rapidamente un esteso tavolo negoziale per restare in carica.[123]
Compagine di governo
Appartenenza politica
L'appartenenza politica dei membri del governo, al momento del giuramento, era la seguente:
Partito | Presidente | Ministri | Totale | |
---|---|---|---|---|
Likud | 1 | 19 | 20 | |
Partito Sionista Religioso | - | 3 | 3 | |
Shas | - | 3 | 3 | |
Otzma Yehudit | - | 3 | 3 | |
Ebraismo della Torah Unito | - | 2 | 2 | |
Totale | 1 | 30 | 31 |
L'appartenenza politica dei membri del governo, al momento della formazione del governo di guerra, era la seguente:
Partito | Presidente | Ministri | Totale | |
---|---|---|---|---|
Likud | 1 | 18 | 19 | |
Partito di Unità Nazionale (Israele) | - | 5 | 5 | |
Shas | - | 4 | 4 | |
Partito Sionista Religioso | - | 3 | 3 | |
Otzma Yehudit | - | 3 | 3 | |
Ebraismo della Torah Unito | - | 2 | 2 | |
Totale | 1 | 35 | 36 |
L'appartenenza politica dei membri del governo, al momento dello scioglimento del governo di guerra, era la seguente:
Partito | Presidente | Ministri | Totale | |
---|---|---|---|---|
Likud | 1 | 17 | 18 | |
Shas | - | 4 | 4 | |
Partito Sionista Religioso | - | 3 | 3 | |
Otzma Yehudit | - | 3 | 3 | |
Ebraismo della Torah Unito | - | 2 | 2 | |
Totale | 1 | 29 | 30 |
L'appartenenza politica dei membri del governo, al momento dell'allargamento a Nuova Speranza, era la seguente:
Partito | Presidente | Ministri | Totale | |
---|---|---|---|---|
Likud | 1 | 16 | 17 | |
Shas | - | 4 | 4 | |
Partito Sionista Religioso | - | 3 | 3 | |
Otzma Yehudit | - | 3 | 3 | |
Ebraismo della Torah Unito | - | 2 | 2 | |
Nuova Speranza | - | 1 | 1 | |
Totale | 1 | 29 | 30 |
Situazione parlamentare
In seguito all’entrata in carica del governo, il 29 dicembre 2022:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Maggioranza | Likud (31)[124], Shas (11), Ebraismo della Torah Unito (7), Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6), Noam (1) | 63 / 120
|
Astensione | Indipendenti (2) | 2 / 120
| |
Opposizione | Yesh Atid (24), Partito di Unità Nazionale (10), Yisrael Beiteinu (6), Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5), Partito Laburista (4) | 54 / 120
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In seguito all’uscita di Noam dal governo, il 28 febbraio 2023:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Maggioranza | Likud (31)[124], Shas (11), Ebraismo della Torah Unito (7), Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6) | 62 / 120
|
Astensione | Indipendenti (2), Noam (1) | 3 / 120
| |
Opposizione | Yesh Atid (24), Partito di Unità Nazionale (10), Yisrael Beiteinu (6), Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5), Partito Laburista (4) | 54 / 120
|
In seguito al rientro di Noam nel governo, il 25 maggio 2023:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Maggioranza | Likud (31)[124], Shas (11), Ebraismo della Torah Unito (7), Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6), Noam (1) | 63 / 120
|
Astensione | Indipendenti (2) | 2 / 120
| |
Opposizione | Yesh Atid (24), Partito di Unità Nazionale (10), Yisrael Beiteinu (6), Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5), Partito Laburista (4) | 54 / 120
|
In seguito all'autorizzazione da parte della Knesset, il 12 ottobre 2023, della dichiarazione di stato d'assedio, che ha determinato la formazione di un governo di guerra e la deroga, per gli atti del governo, di dover essere scrutinati e votati dal parlamento per tutto il periodo bellico, de facto istituendo una situazione di unità nazionale:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Governo di guerra | Likud (31)[124], Shas (11), Partito di Unità Nazionale (12), Ebraismo della Torah Unito (7), Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6), Noam (1) | 75 / 120
|
Astensione di guerra[125] | Yesh Atid (24), Yisrael Beiteinu (6), Partito Laburista (4) | 34 / 120
| |
Opposizione | Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5) | 10 / 120
|
In seguito all'uscita dal governo della fazione del Partito di Unità Nazionale, Nuova Speranza, il 25 marzo 2024:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Governo di guerra | Likud (31)[124], Shas (11), Partito di Unità Nazionale (8), Ebraismo della Torah Unito (7), Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6), Noam (1) | 71 / 120
|
Astensione di guerra[125] | Yesh Atid (24), Yisrael Beiteinu (6), Partito Laburista (4), Destra di Unità Nazionale (4)[126] | 38 / 120
| |
Opposizione | Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5) | 10 / 120
|
In seguito all'uscita dal governo del Partito di Unità Nazionale, il 9 giugno 2024, e allo scioglimento del formale gabinetto di guerra, il 17 giugno 2024:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Governo di emergenza | Likud (31)[124], Shas (11), Ebraismo della Torah Unito (7), Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6), Noam (1) | 63 / 120
|
Astensione di emergenza[125] | Yesh Atid (24), Partito di Unità Nazionale (8), Yisrael Beiteinu (6), Partito Laburista (4), Destra di Unità Nazionale (4)[126] | 46 / 120
| |
Opposizione | Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5) | 10 / 120
|
In seguito al rientro nel governo di Nuova Speranza, il 29 settembre 2024:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Governo di emergenza | Likud (31)[124], Shas (11), Ebraismo della Torah Unito (7), Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6), Destra di Unità Nazionale (4)[126], Noam (1) | 67 / 120
|
Astensione di emergenza[125] | Yesh Atid (23), Partito di Unità Nazionale (8), Yisrael Beiteinu (6), I Democratici (4), Indipendente (1) | 42 / 120
| |
Opposizione | Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5) | 10 / 120
|
In seguito all'uscita dal governo di Otzma Yehudit, il 19 gennaio 2025, e al suo passaggio in appoggio esterno:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Governo di emergenza | Likud (31)[124], Shas (11), Ebraismo della Torah Unito (7), Partito Sionista Religioso (7), Destra di Unità Nazionale (4)[126], Noam (1) | 61 / 120
|
Appoggio esterno | Otzma Yehudit (6) | 6 / 120
| |
Astensione di emergenza[125] | Yesh Atid (23), Partito di Unità Nazionale (8), Yisrael Beiteinu (6), I Democratici (4), Indipendente (1) | 42 / 120
| |
Opposizione | Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5) | 10 / 120
|
In seguito al rientro nel governo di Otzma Yehudit, il 19 marzo 2025:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Governo di emergenza | Likud (31)[124], Shas (11), Ebraismo della Torah Unito (7), Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6), Destra di Unità Nazionale (4)[126], Noam (1) | 67 / 120
|
Astensione di emergenza[125] | Yesh Atid (23), Partito di Unità Nazionale (8), Yisrael Beiteinu (6), I Democratici (4), Indipendente (1) | 42 / 120
| |
Opposizione | Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5) | 10 / 120
|
In seguito all'uscita dal governo di Noam, il 24 marzo 2025:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Governo di emergenza | Likud (31)[124], Shas (11), Ebraismo della Torah Unito (7), Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6), Destra di Unità Nazionale (4)[126] | 66 / 120
|
Astensione di emergenza[125] | Yesh Atid (23), Partito di Unità Nazionale (8), Yisrael Beiteinu (6), I Democratici (4), Noam (1), Indipendente (1) | 43 / 120
| |
Opposizione | Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5) | 10 / 120
|
In seguito all'uscita dal governo di Ebraismo della Torah Unito ed al passaggio di Noam in appoggio esterno, il 15 luglio 2025:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Governo di emergenza | Likud (31)[124], Shas (11), Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6), Destra di Unità Nazionale (4)[126] | 59 / 120
|
Appoggio esterno | Noam (1) | 1 / 120
| |
Astensione di emergenza[125] | Yesh Atid (23), Partito di Unità Nazionale (8), Ebraismo della Torah Unito (7), Yisrael Beiteinu (6), I Democratici (4), Indipendente (1) | 49 / 120
| |
Opposizione | Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5) | 10 / 120
|
In seguito all'uscita dal governo di Shas, il 16 luglio 2025, ed al suo passaggio in appoggio esterno:
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Knesset | Governo di emergenza | Likud (31)[124], Partito Sionista Religioso (7), Otzma Yehudit (6), Destra di Unità Nazionale (4)[126] | 48 / 120
|
Appoggio esterno | Shas (11), Noam (1) | 12 / 120
| |
Astensione di emergenza[125] | Yesh Atid (23), Partito di Unità Nazionale (8), Ebraismo della Torah Unito (7), Yisrael Beiteinu (6), I Democratici (4), Indipendente (1) | 49 / 120
| |
Opposizione | Ra’am (5), Hadash-Ta'al (5) | 10 / 120
|
Composizione
Composizione civile
Ebraismo della Torah Unito[128]
Partito di Unità Nazionale[131]
Destra di Unità Nazionale[126]
Indipendenti (di area Likud)
Ufficio del Primo ministro | ||||
---|---|---|---|---|
Carica | Titolare | Partito | ||
Primo ministro | Benjamin Netanyahu[132] | Likud | ||
Primo Vice Primo ministro[133] | Yariv Levin | Likud | ||
Secondo Vice Primo ministro (soppresso)[134] |
Aryeh Deri (fino al 23 gennaio 2023) |
Shas | ||
Ministeri | ||||
Ministri | Partito | |||
Giustizia | Yariv Levin[132] | Likud | ||
Salute, Interni e Periferia (scorporato)[135] |
Aryeh Deri (fino al 23 gennaio 2023)[136] |
Shas | ||
Salute (temporaneamente istituito[135], poi soppresso[137] e re-istituito[138]) |
Yoav Ben-Tzur (ad interim) (dal 23 gennaio al 19 aprile 2023) |
Shas | ||
Uriel Buso (dal 12 ottobre 2023) |
Shas | |||
Interno e Periferia (temporaneamente istituito[135], poi soppresso[137] e re-istituito[138]) |
Michael Malchieli (ad interim) (dal 23 gennaio al 19 aprile 2023) |
Shas | ||
Moshe Arbel (dal 12 ottobre 2023) |
Shas | |||
Salute | Moshe Arbel (dal 19 aprile al 12 ottobre 2023) |
Shas | ||
Agricoltura e Sviluppo Rurale | Avi Dichter[140] | Likud | ||
Immigrazione (Aliyah) e Assorbimento | Ofir Sofer | Partito Sionista Religioso | ||
Comunicazioni | Shlomo Karhi | Likud | ||
Alloggi e Costruzioni | Yitzhak Goldknopf[141] (fino al 12 giugno 2025) |
Ebraismo della Torah Unito | ||
Haim Katz (ad interim) (dal 12 giugno 2025) |
Likud | |||
Cultura e Sport | Miki Zohar | Likud | ||
Difesa | Yoav Galant[142] (fino al 5 novembre 2024) |
Likud | ||
Israel Katz[132] (dal 5 novembre 2024) |
Likud | |||
Sviluppo del Negev e della Galilea e Resilienza Nazionale | Yitzhak Wasserlauf[143] (fino al 19 gennaio 2025) |
Otzma Yehudit | ||
Haim Katz[143] (ad interim) (dal 23 gennaio al 19 marzo 2025) |
Likud | |||
Yitzhak Wasserlauf[144] (dal 19 marzo 2025) |
Otzma Yehudit | |||
Affari della diaspora Uguaglianza sociale e Pensionati (soppresso)[145] |
Amichai Chikli (fino al 24 gennaio 2024) |
Likud | ||
Ministero dell'emancipazione femminile[146]
(istituito e soppresso)[147] |
May Golan (dal 1º maggio 2023 al 24 gennaio 2024) |
Likud | ||
Affari della diaspora
(istituito)[148] |
Amichai Chikli (dal 24 gennaio 2024) |
Likud | ||
Ministero dell'Uguaglianza sociale[146]
(istituito)[149] |
May Golan (dal 24 gennaio 2024) |
Likud | ||
Economia | Nir Barkat | Likud | ||
Istruzione | Yoav Kish | Likud | ||
Cooperazione regionale | Yoav Kish (fino al 28 marzo 2023) |
Likud | ||
Dudi Amsalem[144] (dal 28 marzo 2023) |
Likud | |||
Protezione ambientale | Idit Silman | Likud | ||
Finanze | Bezalel Smotrich[132] | Partito Sionista Religioso | ||
Affari esteri | Eli Cohen (fino al 1º gennaio 2024) |
Likud | ||
Israel Katz[142] (dal 1º gennaio al 5 novembre 2024) |
Likud | |||
Gideon Sa'ar[132] (dal 5 novembre 2024) |
Nuova Speranza | |||
Patrimonio | Amihai Eliyahu (fino al 19 gennaio 2025)[150] |
Otzma Yehudit | ||
Haim Katz (ad interim) (dal 23 gennaio al 19 marzo 2025) |
Likud | |||
Amihai Eliyahu (dal 19 marzo 2025) |
Otzma Yehudit | |||
Intelligence (soppresso) |
Gila Gamliel (fino al 13 marzo 2024) |
Likud | ||
Affari di Gerusalemme e Tradizione Ebraica | Meir Porush | Ebraismo della Torah Unito | ||
Lavoro, Affari sociali e Servizi sociali | Ya'akov Margi | Shas | ||
Infrastruttura nazionale, Energia, Risorse idriche | Israel Katz (fino al 1º gennaio 2024) |
Likud | ||
Eli Cohen[140] (dal 1º gennaio 2024) |
Likud | |||
Insediamenti e Missioni nazionali | Orit Strook[144] | Partito Sionista Religioso | ||
Sicurezza nazionale | Itamar Ben-Gvir[142] (fino al 19 gennaio 2025) |
Otzma Yehudit | ||
Haim Katz[142] (ad interim) (dal 23 gennaio al 19 marzo 2025) |
Likud | |||
Itamar Ben-Gvir[132] (dal 19 marzo 2025) |
Otzma Yehudit | |||
Affari religiosi | Michael Malchieli | Shas | ||
Innovazione, Scienza e Tecnologia | Ofir Akunis (fino al 18 marzo 2024) |
Likud | ||
Gila Gamliel[144] (dal 18 marzo 2024) |
Likud | |||
Affari strategici | Ron Dermer[140] | Indipendente[151] | ||
Turismo | Haim Katz | Likud | ||
Trasporti e Sicurezza stradale | Miri Regev[140] | Likud | ||
Informazione[152] (soppresso) |
Galit Distal Atberian (fino al 12 ottobre 2023) |
Likud | ||
Ministeri senza portafoglio | ||||
Ministri | Partito | |||
Ministra senza portafoglio (istituito e soppresso) |
Yifat Shasha-Biton (dal 12 ottobre 2023 al 9 giugno 2024) |
Partito di Unità Nazionale[153] | ||
Ministro senza portafoglio (istituito e soppresso) |
Hili Tropper (dal 12 ottobre 2023 al 9 giugno 2024) |
Partito di Unità Nazionale[153] | ||
Ministro senza portafoglio (istituito e soppresso, poi re-istituito e nuovamente soppresso) |
Gideon Sa'ar (dal 12 ottobre 2023 al 25 marzo 2024; dal 29 settembre al 5 novembre 2024) |
Partito di Unità Nazionale[126] | ||
Nuova Speranza |
Fonte:[154]
Gabinetto di guerra (2023-2024)
Oltre agli stessi ministri civili, mantenuti nelle proprie posizioni regolari, il governo è stato riassettato, dal 12 ottobre 2023 al 17 giugno 2024, in una formale modalità “proto-parallela”, secondo cui solo una ristretta cerchia di individui (per l'appunto, il Consiglio di Guerra) facevano parte di questo gabinetto speciale, prendendo tutte quelle decisioni ritenute fondamentali per lo sforzo bellico e la salvaguardia del Paese, in deroga alle norme consuetudinarie. Essi erano:
Indipendenti (di area Likud)
Carica | Titolare | Partito | ||
---|---|---|---|---|
Primo ministro | Benjamin Netanyahu (fino al 17 giugno 2024) |
Likud | ||
Difesa | Yoav Galant (fino al 17 giugno 2024) |
Likud | ||
Ministro senza portafoglio | Benny Gantz (dal 12 ottobre 2023 al 9 giugno 2024) |
Partito di Unità Nazionale[153] | ||
Ministro senza portafoglio (osservatore) |
Gadi Eizenkot (dal 12 ottobre 2023 al 9 giugno 2024) |
Partito di Unità Nazionale[153] | ||
Affari Strategici (osservatore) |
Ron Dermer (dal 12 ottobre 2023 al 17 giugno 2024) |
Indipendente[151] | ||
Ministro senza portafoglio (osservatore) |
Aryeh Deri (dal 12 ottobre 2023 al 17 giugno 2024) |
Shas |
Sciolto quest'ultimo, il 17 giugno 2024, le competenze sono state ripartite in un comitato ministeriale più ridotto e informale all'interno del regolare governo civile.
Note
- ^ All’interno del Partito di Unità Nazionale fino al 25 marzo 2024.
- ^ Data di formazione iniziale civile del governo; Dal 12 ottobre 2023 al 17 giugno 2024, infatti, l’esecutivo civile è stato integrato da un governo di guerra e di unità nazionale (limitatamente all'ambito bellico), istituito come entità proto-parallela con la dichiarazione dello stato d'assedio, mentre da quella data, pur rimanendo in uno stato emergenziale, esso è tornato ad essere civile, sebbene con alcune deroghe e prerogative esecutive di emergenza sulla gestione degli affari nazionali.
- ^ (EN) Benjamin Netanyahu sworn in as leader of Israel's likely most right-wing government ever, CNN, 29 dicembre 2022 (archiviato il 28 febbraio 2023).
- ^ La destra di Netanyahu ha vinto le elezioni israeliane, in Il Post, 2 novembre 2022.
- ^ Israele, Netanyahu ha ricevuto l'incarico per formare il nuovo governo: "Sarò il premier di tutti", in Rai News, 13 novembre 2022.
- ^ Israele, Netanyahu ha formato un nuovo governo di destra, in Rai News, 22 dicembre 2022.
- ^ Israele: governo Netanyahu ottiene fiducia Knesset, in ANSA, 29 dicembre 2022.
- ^ Israele, ok al sesto governo Netanyahu: esecutivo più a destra della storia, prima volta di un presidente gay alla Knesset, in La Stampa, 29 dicembre 2022.
- ^ Si è insediato il governo più di destra della storia di Israele, in Il Post, 30 dicembre 2022.
- ^ Che cos'è Hamas, in Il Post, 7 ottobre 2023.
- ^ Le cose da sapere sull'attacco di Hamas contro Israele, in breve, in Il Post, 7 ottobre 2023.
- ^ Le cose da sapere sull’attacco di Hamas e sulla risposta di Israele, in Il Post, 9 ottobre 2023.
- ^ Israele era distratto, in Il Post, 10 ottobre 2023.
- ^ L'esercito israeliano ci ha messo ore prima di raggiungere le comunità attaccate, in Il Post, 12 ottobre 2023.
- ^ «Siamo in guerra» (F4V), in Il Post, 7 ottobre 2023.
- ^ Il sistema dei riservisti in Israele, spiegato, in Il Post, 11 ottobre 2023.
- ^ Come è fatto l’assedio israeliano a Gaza, in Il Post, 10 ottobre 2023.
- ^ Come potrebbe essere l’invasione israeliana della Striscia di Gaza, in Il Post, 13 ottobre 2023.
- ^ È un'invasione?, in Il Post, 29 ottobre 2023.
- ^ I molti omicidi mirati di Israele dopo il 7 ottobre, in Il Post, 31 luglio 2024.
- ^ Israele avrà un governo di unità nazionale, in Il Post, 12 ottobre 2023.
- ^ Come si è arrivati alla tregua tra Israele e Hamas, Il Post, 24 novembre 2023.
- ^ Come è avvenuto lo scambio di ostaggi e detenuti fra Israele e Hamas, Il Post, 25 novembre 2023.
- ^ La tregua fra Hamas e Israele sarà prolungata di due giorni, Il Post, 27 novembre 2023.
- ^ Israele dice di essere disposto a prolungare la tregua, Il Post, 28 novembre 2023.
- ^ Sono ricominciati i combattimenti tra Israele ed Hamas, Il Post, 1º dicembre 2023.
- ^ Le più grosse divisioni nel governo israeliano dall'inizio della guerra, in Il Post, 20 maggio 2024.
- ^ Benny Gantz ha lasciato il governo di unità nazionale in Israele, in Il Post, 9 giugno 2024.
- ^ Benjamin Netanyahu ha sciolto il gabinetto di guerra israeliano, Il Post, 17 giugno 2024.
- ^ La situazione al confine tra Israele e Libano è sempre più complicata, in Il Post, 19 giugno 2024.
- ^ Cosa dobbiamo aspettarci dalla crisi tra Israele e Hezbollah, in Il Post, 29 luglio 2024.
- ^ Che cos’è Hezbollah, in Il Post, 19 settembre 2024.
- ^ Perché Israele ed Hezbollah non vogliono ancora chiamarla «guerra», in Il Post, 24 settembre 2024.
- ^ Tra i più ampi e distruttivi bombardamenti della storia recente, in Il Post, 25 settembre 2024.
- ^ Cosa vuole ottenere Israele con gli attacchi esplosivi in Libano?, in Il Post, 19 settembre 2024.
- ^ Gli attacchi dell’esercito israeliano contro l'UNIFIL in Libano, spiegati, in Il Post, 11 ottobre 2024.
- ^ Israele continua ad attaccare i leader di Hezbollah, in Il Post, 4 ottobre 2024.
- ^ Israele ed Hezbollah stanno combattendo nel sud del Libano, in Il Post, 1º ottobre 2024.
- ^ Che cosa sappiamo dei combattimenti tra Israele e Hezbollah in Libano, in Il Post, 9 ottobre 2024.
- ^ L'attacco iraniano contro Israele con i video e le mappe, in Il Post, 2 ottobre 2024.
- ^ Israele ha attaccato alcune basi militari in Iran, in Il Post, 26 ottobre 2024.
- ^ C’è un accordo per il cessate il fuoco fra Israele e Hezbollah, in Il Post, 26 novembre 2024.
- ^ Israele ha attaccato diverse postazioni di Hezbollah in Libano, in Il Post, 3 dicembre 2024.
- ^ In Israele Gideon Sa’ar, il leader del partito di opposizione Nuova Speranza, ha detto che si unirà alla coalizione del governo Netanyahu, in Il Post, 29 settembre 2024.
- ^ Com'è che Israele e Hamas alla fine si sono accordati, in Il Post, 18 gennaio 2025.
- ^ C'è un accordo per il cessate il fuoco a Gaza, in Il Post, 15 gennaio 2025.
- ^ Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato l'accordo sul cessate il fuoco a Gaza, in Il Post, 17 gennaio 2025.
- ^ Anche Israele ha approvato il cessate il fuoco a Gaza, infine, in Il Post, 18 gennaio 2025.
- ^ Il ministro israeliano Itamar Ben-Gvir si è dimesso per protestare contro l'accordo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, in Il Post, 19 gennaio 2025.
- ^ (EN) With Otzma Yehudit out of government, Netanyahu set to appoint replacement ministers, in The Times of Israel, 19 gennaio 2025.
- ^ Hamas ha liberato tre ostaggi israeliani, in Il Post, 19 gennaio 2025.
- ^ Israele ha liberato 90 prigionieri palestinesi, in Il Post, 20 gennaio 2025.
- ^ Le cose da sapere sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, in Il Post, 20 gennaio 2025.
- ^ L'ultimo rilascio di ostaggi non è stato come gli altri, in Il Post, 10 febbraio 2025.
- ^ Hamas ha detto che rispetterà l'accordo sulla consegna degli ostaggi, in Il Post, 13 febbraio 2025.
- ^ Hamas dice di aver infine riconsegnato il corpo di Shiri Bibas, in Il Post, 21 febbraio 2025.
- ^ Ci sarà un altro scambio tra Hamas e Israele, in Il Post, 26 febbraio 2025.
- ^ Centinaia di civili palestinesi stanno scappando da Jenin a causa dell'offensiva israeliana, in Il Post, 24 gennaio 2025.
- ^ Israele ha inviato i carri armati a Jenin, in Cisgiordania, in Il Post, 24 febbraio 2025.
- ^ Coltivare, lavorare e sopravvivere in Cisgiordania, in Il Post, 16 marzo 2025.
- ^ L'esercito israeliano ha attaccato il sud del Libano, in Il Post, 26 gennaio 2025.
- ^ Gli Stati Uniti hanno detto che il cessate il fuoco in Libano è stato esteso, in Il Post, 27 gennaio 2025.
- ^ Israele ha detto che non si ritirerà da cinque postazioni nel sud del Libano, come invece previsto dal cessate il fuoco con Hezbollah, in Il Post, 17 febbraio 2025.
- ^ Israele ha attaccato il Libano per la prima volta dopo il cessate il fuoco, in Il Post, 22 marzo 2025.
- ^ Israele ha bombardato Beirut per la seconda volta in pochi giorni, in Il Post, 1º maggio 2025.
- ^ L'esercito israeliano ha sparato contro una base UNIFIL in Libano, per la prima volta dall’inizio del cessate il fuoco, in Il Post, 15 maggio 2025.
- ^ Israele resterà a tempo indeterminato nella zona cuscinetto al confine con la Siria, in Il Post, 29 gennaio 2025.
- ^ Israele è lì per restare, in Il Post, 17 gennaio 2025.
- ^ I negoziati sulla seconda fase del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza sono bloccati, in Il Post, 1º marzo 2025.
- ^ Israele ha bloccato gli aiuti a Gaza, in Il Post, 2 marzo 2025.
- ^ Israele sta espandendo le operazioni nella Striscia di Gaza, in Il Post, 20 marzo 2025.
- ^ Il governo israeliano ha ordinato di tagliare del tutto l'elettricità alla Striscia di Gaza, in Il Post, 9 marzo 2025.
- ^ I devastanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, in Il Post, 18 marzo 2025.
- ^ Il piano di Israele per occupare militarmente la Striscia di Gaza, in Il Post, 25 marzo 2025.
- ^ Perché Netanyahu ha ripreso a bombardare Gaza, in Il Post, 19 marzo 2025.
- ^ In Israele il partito di estrema destra di Itamar Ben-Gvir rientrerà nella maggioranza di governo, in Il Post, 18 marzo 2025.
- ^ (EN) Carrie Keller-Lynn, Far-right anti-LGBTQ Avi Maoz quits government, says his coalition deal was ignored, in Times of Israel, 28 febbraio 2023.
- ^ (EN) Toi Staff, Anti-LGBTQ MK Maoz set to rejoin government, resume role as Jewish identity czar, in Times of Israel, 25 maggio 2023.
- ^ (EN) Sam Sokol, Deputy Minister Avi Maoz quits government, railing against pressure of ‘deep state’, in Times of Israel, 24 marzo 2025.
- ^ È cambiata l'aria attorno a Israele, in Il Post, 23 maggio 2025.
- ^ Perché l'Iran e gli Stati Uniti sono tornati a parlarsi, Il Post, 7 giugno 2025.
- ^ Quanto è davvero avanzato il programma nucleare iraniano, in Il Post, 13 giugno 2025.
- ^ a b Cosa sappiamo del bombardamento di Israele ai leader militari e ai siti nucleari iraniani, in Il Post, 13 giugno 2025.
- ^ Gli attacchi di Israele ai siti energetici iraniani, in Il Post, 15 giugno 2025.
- ^ L'Iran ha risposto agli attacchi israeliani con più lanci di missili, in Il Post, 14 giugno 2025.
- ^ Quella tra Iran ed Israele è una guerra di logoramento, in Il Post, 17 giugno 2025.
- ^ Tra Israele e Iran, i paesi arabi non vogliono stare con nessuno, in Il Post, 19 giugno 2025.
- ^ I danni dei bombardamenti iraniani in Israele, in Il Post, 20 giugno 2025.
- ^ Gli attacchi israeliani in Iran stanno uccidendo centinaia di civili, in Il Post, 20 giugno 2025.
- ^ Israele ha distrutto la catena di comando militare in Iran, in Il Post, 13 giugno 2025.
- ^ Nove risposte sui bombardamenti tra Israele e Iran, in Il Post, 16 giugno 2025.
- ^ Daniele Raineri, Cosa vuole fare Israele, in Il Post, 17 giugno 2025.
- ^ Gli Stati Uniti attaccheranno l’Iran, Il Post, 18 giugno 2025.
- ^ I trumpiani più trumpiani non vogliono attaccare l’Iran, Il Post, 19 giugno 2025.
- ^ Perché Trump ha rimandato la decisione sull’Iran, Il Post, 20 giugno 2025.
- ^ Come è avvenuto il bombardamento statunitense in Iran, Il Post, 22 giugno 2025.
- ^ Com’è fatto il sito nucleare di Fordo, Il Post, 22 giugno 2025.
- ^ Il bombardamento degli Stati Uniti in Iran: cosa sappiamo, Il Post, 22 giugno 2025.
- ^ Cosa è rimasto della capacità dell’Iran di costruire la bomba atomica, Il Post, 27 giugno 2025.
- ^ Cosa potrebbe succedere ora, Il Post, 22 giugno 2025.
- ^ L’importante stretto commerciale che l’Iran minaccia di chiudere, Il Post, 23 giugno 2025.
- ^ L’attacco dell’Iran a una importante base statunitense in Qatar, Il Post, 23 giugno 2025.
- ^ Dopo dodici giorni è finita la guerra tra Israele e Iran, Il Post, 25 giugno 2025.
- ^ Cosa sappiamo sul cessate il fuoco fra Iran e Israele, fin qui, Il Post, 24 giugno 2025.
- ^ Dai bombardamenti al cessate il fuoco, in 48 ore, Il Post, 25 giugno 2025.
- ^ Israele ha bombardato diverse zone dello Yemen per colpire gli Houthi, Il Post, 7 luglio 2025.
- ^ Israele ha bombardato Damasco, in Siria, Il Post, 16 luglio 2025.
- ^ Israele sta costringendo ancora i palestinesi a lasciare il nord della Striscia, Il Post, 30 giugno 2025.
- ^ Israele occupa più dell’80% della Striscia di Gaza, Il Post, 26 giugno 2025.
- ^ Israele ha iniziato un’altra grossa offensiva a Gaza, Il Post, 16 maggio 2025.
- ^ La ong inventata da Israele per controllare la distribuzione del cibo a Gaza, Il Post, 23 maggio 2025.
- ^ Tutti i problemi della Gaza Humanitarian Foundation, Il Post, 27 maggio 2025.
- ^ Daniele Raineri, Perché la distribuzione del cibo nella Striscia di Gaza è diventata così pericolosa, Il Post, 24 giugno 2025.
- ^ Ancora palestinesi uccisi in coda per prendere cibo e acqua nella Striscia di Gaza, Il Post, 13 luglio 2025.
- ^ Un altro piano di Israele per trasferire forzatamente la popolazione di Gaza, Il Post, 9 luglio 2025.
- ^ In Iran l’opposizione al regime è molto frammentata, Il Post, 23 giugno 2025.
- ^ Bombardare l’Iran ha aiutato Netanyahu, Il Post, 25 giugno 2025.
- ^ La grossa protesta degli ebrei ultraortodossi contro la leva militare, a Gerusalemme, Il Post, 1º luglio 2024.
- ^ Perché per gli ebrei ultraortodossi è così importante evitare il servizio militare, Il Post, 10 giugno 2025.
- ^ La Corte Suprema israeliana ha stabilito che gli ultraortodossi dovranno arruolarsi nell’esercito, Il Post, 25 giugno 2024.
- ^ Un partito israeliano punto di riferimento della comunità ultraortodossa è uscito dalla coalizione di governo di Benjamin Netanyahu, Il Post, 15 luglio 2025.
- ^ Israele: dopo Ebraismo della Torah unito anche il partito Shas potrebbe lasciare la coalizione di governo, Agenzia Nova, 15 luglio 2025.
- ^ Un altro partito abbandona la maggioranza in Israele: lo Shas mette in crisi il governo Netanyahu, euronews, 16 luglio 2025.
- ^ a b c d e f g h i j k l In realtà, Likud alle elezioni generali vinse 32 seggi, ma poiché il deputato Amir Ohana è stato eletto presidente della Knesset, egli si è astenuto dall’esercitare, per prassi, il suo diritto di voto.
- ^ a b c d e f g h i In questa sezione sono contenuti tutti quei partiti che, precedentemente parte formale dell'opposizione, all'inizio non hanno aderito al governo di guerra, né però l’hanno materialmente o indirettamente ostacolato, in virtù della necessità di unità nazionale. In seguito, dunque, alla formazione dello stesso, hanno alla fine deciso, caso per caso, di posizionarsi nei confronti dell’esecutivo, per vari motivi, in una sorta di area grigia tra supporto, effettivo dissenso ed astensione, al fine di agevolarne l'effettivo operato complessivo in ottica di efficienza e praticità (ma non aprendo comunque a scelte più strettamente politiche e divisive). Per questo motivo, e anche per il fatto che le sessioni della Knesset sono state temporaneamente limitate e parzialmente sospese, sono politicamente considerati “tacitamente concedenti” rispetto alle scelte generali di guerra del governo.
- ^ a b c d e f g h i j Fazione Nuova Speranza.
- ^ Fino al 16 luglio 2025.
- ^ Fino al 17 luglio 2025.
- ^ Fino al 19 gennaio 2025 e dal 19 marzo 2025.
- ^ Fino al 24 marzo 2025, dopo un breve periodo in appoggio esterno tra il 28 febbraio e il 25 maggio 2023, ha partecipato con un solo viceministro, non mostrato tuttavia nel prospetto, in quanto quest'ultimo indica solo i ministri e il capo del governo.
- ^ Fino al 9 giugno 2024, eccetto per la fazione Nuova Speranza, uscita già il 25 marzo e successivamente rientrata come partito autonomo.
- ^ a b c d e f Altresì membro ex-officio del Gabinetto di sicurezza, organo interministeriale istituito nel 2001 (Legge sul Governo del 2001, sez. 6) per la gestione più diretta di politiche estere, diplomatiche, tattiche e difensive prima dell'esame dinnanzi al governo. Attualmente, esso è attivo sin dallo scoppio della Guerra Israele-Hamas (sebbene sia nei fatti coinciso con l'equivalente Gabinetto di guerra, nato in seguito alla concessione deroga di emergenza al governo dalla Knesset), ma solo a partire dal 17 giugno 2024, sciolto il vincolato e formale Governo di guerra, ad esso sono stati conferiti i medesimi compiti, ma in forma più generale, per permettere il coordinamento bellico.
- ^ Con delega all'Intelligence fino alla formazione del ministero dedicato, il 2 gennaio 2023.
- ^ In seguito alla rimozione del ministro per via di una decisione giudiziaria della Corte suprema di Israele, le competenze di vice primo ministro sono state soppresse.
- ^ a b c In seguito alla rimozione del ministro Aryeh Deri per via di una decisione giudiziaria della Corte suprema di Israele, i dicasteri da lui gestiti sono stati scorporati e così le relative competenze sono state suddivise.
- ^ Il ministro dell’Interno e della Salute israeliano Arye Dery è stato infine rimosso dal suo incarico, come aveva chiesto la Corte suprema di Israele, Il Post (Bits), 23 gennaio 2023.
- ^ a b Con la nomina di Moshe Arbel il 19 aprile 2023.
- ^ a b Re-istituzione con voto del 12 ottobre 2023.
- ^ Riscorporato con voto del 12 ottobre 2023.
- ^ a b c d Altresì membro aggiunto del Gabinetto di sicurezza, organo interministeriale istituito nel 2001 (Legge sul Governo del 2001, sez. 6) per la gestione più diretta di politiche estere, diplomatiche, tattiche e difensive prima dell'esame dinnanzi al governo.
- ^ Con altresì il contemporaneo ruolo di Ministro nell'Ufficio del Primo Ministro fino al 19 marzo 2025.
- ^ a b c d Altresì ex-membro ex-officio del Gabinetto di sicurezza.
- ^ a b Altresì ex-osservatore del Gabinetto di sicurezza.
- ^ a b c d Altresì osservatore del Gabinetto di sicurezza, organo interministeriale istituito nel 2001 (Legge sul Governo del 2001, sez. 6) per la gestione più diretta di politiche estere, diplomatiche, tattiche e difensive prima dell'esame dinnanzi al governo.
- ^ In seguito allo scorporamento nei due nuovi ministeri degli Affari della Diaspora e dell'Uguaglianza Sociale.
- ^ a b Con altresì il contemporaneo ruolo di Ministro nell'Ufficio del Primo Ministro dal 1º gennaio al 1º maggio 2023, data in cui ha assunto questa carica.
- ^ Soppresso seguito allo scorporamento del Ministero degli Affari della Diaspora e dell'Uguaglianza Sociale e dei Pensionati, con la creazione di un Ministero dell'Uguaglianza Sociale.
- ^ In seguito allo scorporamento del Ministero degli Affari della Diaspora e dell'Uguaglianza Sociale e dei Pensionati.
- ^ Istituito seguito allo scorporamento del Ministero degli Affari della Diaspora e dell'Uguaglianza Sociale e dei Pensionati e la soppressione del Ministero dell'Emancipazione Femminile.
- ^ Altresì sospeso dal 5 al 14 novembre 2023 (Fonti: Ministro Israele evoca bomba atomica su Gaza, sospeso, su ANSA, 5 novembre 2023. e (EN) Rabbi backs remark by his son, a far-right minister, that nuking Gaza is an option, su Times of Israel, 14 novembre 2023.
- ^ a b Vicino al partito Likud.
- ^ Con delega alla Pubblica diplomazia e il ruolo di Ministro nell'Ufficio del Primo Ministro fino al 12 ottobre 2023.
- ^ a b c d Fazione Blu e Bianco.
- ^ Governo Netanyahu VI
- ^ (EN) Carrie Keller-Lynn, Knesset okays war cabinet; PM: Saturday ‘most horrible day for Jews since Holocaust’, in The Times of Israel, 12 ottobre 2023.
- ^ (EN) Sam Sokol, Gideon Sa'ar quits coalition after Netanyahu fails to appoint him to war cabinet, in The Times of Israel, 25 marzo 2024.
- ^ (EN) Sam Sokol, Gantz quits war government, says PM preventing ‘true victory’ over Hamas, urges elections, in The Times of Israel, 9 giugno 2024.
- ^ (EN) Lazar Berman, Netanyahu officially disbands war cabinet after Gantz's departure from government, in The Times of Israel, 17 giugno 2024.
Voci correlate
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Collegamenti esterni
- (HE) Sito ufficiale, su main.knesset.gov.il.
- (AR) Sito ufficiale, su main.knesset.gov.il.
- (EN) Sito ufficiale, su main.knesset.gov.il.