Trinità
La dottrina della trinità e unicità di Dio fa riferimento alle tre persone dell'unico Dio.
Questa dottrina si è sviluppata nell'ambito del cristianesimo antico e venne definita come dogma nel 325 d.C. col primo concilio di Nicea, a seguito della controversia suscitata da Ario, che negava la divinità di Gesù, ed è condivisa da cattolici, ortodossi e dalla maggior parte delle chiese protestanti.
Le tre persone (o, secondo il linguaggio mutuato dalla tradizione greca, ipostasi), sono distinte come:
- Dio Padre: il creatore dell'universo.
- il Figlio: generato dal Padre prima della creazione del mondo, fatto uomo nella persona di Gesù Cristo nel seno della Vergine Maria, il redentore.
- lo Spirito Santo che il Padre manda nel nome di Cristo a insegnare e comprendere le verità rivelate.

Significato cristiano
Come è possibile affermare che Dio è "uno e trino"? Secondo la fede cristiana la natura divina è al di là della conoscenza scientifica, ed è incomprensibile e non conoscibile se non fosse per quanto è dato sapere attraverso la rivelazione divina. Quindi la dottrina trinitaria non è una dottrina, come quella della esistenza di Dio, conoscibile attraverso la ragione umana o la speculazione filosofica.
Ragione e rivelazione
L'unità di Dio la si conosce attraverso la ragione, poiché il principio di tutte le cose deve essere uno solo, e anche dalla Sacra Scrittura, dove si afferma ad esempio:
Tuttavia, anche nelle primissime parole della Bibbia, si è vista una moltiplicità in Dio:
I sostenitori della dottrina della trinità si basano anche su alcuni passi tratti dal Nuovo Testamento, tra cui i più significativi sono:
Unicità di Dio
Dio è uno solo, e la divinità unica. La bibbia ebraica pone questo articolo di fede sopra tutti gli altri, e lo circonda di numerosi ammonimenti a non abbandonare questo fondamento della fede, mantendo la fedeltà al patto che Dio ha fatto con gli ebrei: "Ascolta Israele, il Signore nostro Dio è uno solo", "tu non avrai altri dei di fronte a me" e anche "Questo ha detto il Signore re d'Israele e suo redentore, il Signore delle schiere: io sono il primo e l'ultimo, e oltre a me non c'è alcun dio". Ogni formula di fede che non insista sull'unicità di Dio, o che associ nell'adorazione un altro essere diverso da Dio, oppure che ritenga che Dio possa venire all'esistenza nel tempo anziché essere Dio dall'eternità, è contraria alla conoscenza di Dio, secondo la comprensione trinitaria dell'Antico Testamento. Lo stesso tipo di comprensione è presente nel Nuovo Testamento: Non c'è altro Dio se non uno. Gli "altri dei" di cui parla San Paolo non sono affatto dèi, ma sostituti di dio, cioè esseri mitologici o demoni.
Secondo la visione trinitaria, è scorretto dire che il Padre o il Figlio, in quanto alla divinità, siano due esseri. L'affermazione centrale e cruciale della fede cristiana è che esiste un solo salvatore, Dio, e la salvezza è manifestata in Gesù Cristo, attraverso lo Spirito Santo. Lo stesso concetto può essere espresso in quest'altra forma:
- Soltanto Dio può salvare
- Gesù Cristo salva
- Gesù Cristo è Dio
Natura e ruolo di Gesù
In ambito teologico trinitario viene fatta una distinzione fra la trinità da un punto di vista "ontologico" (cio che Dio è) e da un punto di vista "economico" (ciò che Dio fa). Secondo il primo punto di vista le persone della trinità sono uguali, mentre non lo sono dall'altro punto di vista, cioè hanno ruoli e funzioni differenti.
L'affermazione "figlio di", "Padre di" e anche "spirito di" implica una dipendenza, cioè una subordinazione delle persone. Il trinitarismo ortodosso rifiuta il "subordinazionismo ontologico", esso afferma che il Padre, essendo la fonte di tutto, ha una relazione monarchica con il Figlio e lo Spirito. Ireneo di Lione, il più importante teologo del secondo secolo, scrive: "Il Padre è Dio, e il figlio è Dio, poiché tutto ciò che è nato da Dio è Dio."
Simili affermazioni sono presenti in altri scrittori preniceni, cioè prima dello scoppio della controversia ariana:
Immagine ripresa anche da scrittori successivi:
Se Gesù Cristo nel vangelo di Giovanni viene chiamato l'unigenito Figlio di Dio, evidenziando con questa affermazione il suo essere ontologicamente in Dio, secondo la dottrina ortodossa Gesù è anche diventato una creatura con l'incarnazione, svolgendo un ruolo "ministeriale", e in un certo senso subordinato in relazione a Dio, nei confronti dell'umanità. Viene pertanto chiamato "primogenito" in altri passi, in riferimento alla creazione e redenzione, ad esempio è detto "immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione... egli è principio, primogenito dei risuscitati". La distinzione è ripresa nell'affermazione che Gesù fa quando dice che dovrà "ascendere al Padre mio e Padre vostro, Iddio mio e Iddio vostro", distinguendo così fra l'essere figlio di Dio in senso proprio (caratteristico di Gesù) e in senso figurato (caratteristico degli uomini).
Atanasio di Alessandria sviluppa questa distinzione commentando il passo evangelico in cui Gesù dichiara di non conoscere il giorno e l'ora della fine del mondo:
Origine e sviluppo della dottrina
La nozione di trinità è stata per la prima volta definita come articolo di fede al primo concilio di Nicea (325) e sviluppata nei successivi concili ecumenici, sebbene il termine fosse precedente e rintracciabile già in scrittori ecclesiastici come Tertulliano.
Nel Nuovo Testamento il termine non compare, tuttavia la cristologia di Giovanni, che presenta Cristo come Logos di Dio, (cioè verbo e ragione), assieme ad alcune affermazioni di Paolo di Tarso, sono stati considerate dai cattolici (per cattolici si intende la Chiesa antica nel suo complesso, oriente e occidente) come le basi per lo sviluppo della dottrina trinitaria. Per la Chiesa in più punti del Nuovo Testamento si ravviserebbe il carattere trinitario di Dio, ad esempio quando Gesù dice: "Il Padre ed io siamo una cosa sola".
In un saggio sulla divinità di Gesù nel Nuovo Testamento il biblista americano Raymond E. Brown ipotizza che Gesù è chiamato Dio nel Nuovo Testamento, ma lo sviluppo è stato graduale e non è emerso fino a un'epoca tarda nella tradizione neotestamentaria:
Lo sviluppo completo della dottrina si ebbe in seguito, anche in reazione alle dottrine di Ario che introdusse le sue interpretazioni subordinazioniste di Gesù come essere semidivino (vedi eresia ariana). Molti termini che si impiegano per esplicitare questo insegnamento sono stati mutuati dalla filosofia greca e ulteriormente approfonditi per evitare di esprimere concetti erronei. Tra questi si possono citare: sostanza, ipostasi e relazione.
La dottrina trinitaria è stata accolta dalla maggior parte dei Protestanti, particolarmente dal protestantesimo storico (di cui fa parte fra gli altri il luteranesimo e calvinismo).
La controversia ariana
La causa che portò alla convocazione del primo concilio di Nicea fu la disputa ariana, che giunse a una svolta all’inizio del IV secolo dc. I principali protagonisti furono tre teologi-filosofi provenienti da Alessandria d'Egitto. Da una parte c’era Ario, e dall’altra gli ortodossi Alessandro e Atanasio. Ario affermava che il Figlio non fosse della stessa essenza, o sostanza, del Padre e che lo Spirito Santo fosse una persona ma inferiore a entrambi. Parlava di una “triade” o “trinità”, pur considerandola formata di persone ineguali, delle quali solo il Padre non era stato creato.
D’altra parte Alessandro e Atanasio sostenevano che le tre persone della Divinità fossero della stessa sostanza e che pertanto non fossero tre Dèi, ma uno solo, sebbene il Padre fosse il "primo" e la causa delle altre due.
Accanto a Dio, Ario poneva infatti una creatura "che può essere chiamata dio in modo improprio" "Dizionario Mondadori di Storia Universale"), considerato il Figlio di Dio ma ritenuto da egli semplicemente "la prima creatura di cui il Padre si era servito per compiere la creazione", incarnatosi in Gesù, simile ma non uguale a Dio, che avrebbe avuto esistenza dal nulla, affermando che "generare" e "creare" fossero sinonimi. Gli ortodossi invece ribadivano l'assoluta unità di Dio, e se il Logos era divino, (come era affermato nel prologo di Giovanni "il Logos era Dio"), ciò non comportava una suddivisione o una moltiplicazione di dei, ma Dio era sempre uno solo. In questo senso il termine "generazione" indicava l'unità della natura e non andava inteso in senso temporale e umano, con un prima e un dopo, ma il Figlio era eternamente generato, cioè era sempre stato insito in Dio. Al tempo opportuno il Verbo si sarebbe incarnato in Gesù, in un processo di abbassamento e annichilimento, e l'unione della natura divina e di quella umana nella persona di Gesù diede origine ad un'altra serie di controversie nei secoli successivi.
La controversia ariana non terminò a Nicea. L'arianesimo ebbe grande fortuna nell'Impero romano e in certi momenti presso la corte imperiale. Molte tribù germaniche che invasero l’impero romano professavano un cristianesimo ariano e lo diffusero in gran parte dell’Europa e dell’Africa settentrionale, dove continuò a prosperare fino a gran parte del VI secolo, e in alcune zone anche più a lungo.
La trinità nei primi scritti cristiani
Tratti da [1]
Oriente e Occidente
L'interpretazione trinitaria nella chiesa latina si differenzia da quella greca. Se entrambe le Chiese, infatti, riconoscono l'unità delle tre Persone divine nell'unica natura indivisa, per cui ciascuna di esse è pienamente Dio secondo gli attributi (eternità, onnipotenza, onniscienza ecc...), ma ciascuna è a sua volta distinta e inconfondibile rispetto alle altre due, è altresì vero che nasce il problema di comprendere le relazioni che intercorrono fra di esse.
Con il simbolo niceno-costantinopolitano, approvato nel primo concilio di Costantinopoli (381 d.C.), si afferma che il Figlio è generato dal Padre, mentre lo Spirito Santo procede dal Padre. Il Padre è dunque l'unica causa della Trinità. Col Concilio di Toledo, però, e con i suoi successivi sviluppi, la Chiesa latina stabiliva unilateralmente che lo Spirito Santo procede anche dal Figlio (la questione del cosiddetto Filioque), il che lo renderebbe concausa dello Spirito Santo. Gli ortodossi rifiutano tuttora tale sviluppo, preferendo parlare, secondo la teologia greca, di "processione dal Padre attraverso il Figlio" (proposta da grandi teologi come san Gregorio di Nissa, san Massimo il Confessore e san Giovanni Damasceno), pur non introducendolo nel Credo. La Chiesa cattolica ritiene valide entrambe le versioni, infatti le chiese cattoliche orientali utilizzano nella liturgia la versione priva del filioque.
Anche altri gruppi cristiani hanno rifiutato il Filioque; in particolare bisogna citare il caso dei vetero-cattolici, che accettano la validità dei primi sette concili ecumenici, rifiutando le dottrine cattoliche successive. Le Chiese nate dalla riforma hanno accettato generalmmente questo dogma nella versione occidentale (comprensivo, cioè, del Filioque).
Simboli di fede
La dottrina della trinità è espressa in alcuni Simboli di fede, cioè proposizioni il più possibile chiare e prive di ambiguità che si riferiscono a punti controversi della dottrina. Ad esempio al primo concilio di Nicea venne approvato il seguente paragrafo (dal cosiddetto credo di Nicea) relativo al significato di Figlio di Dio riferito a Gesù Cristo:
Tale proposizione deriva dal passo del primo capitolo della lettera agli Ebrei:
Il Simbolo Atanasiano (detto anche Quicunque vult dalle parole iniziali) è invece un'esposizione sintetica della dottrina della trinità secondo la tradizione latina, probabilmente composto in Gallia verso la fine del V secolo, ed usato nelle chiese occidentali:
Poiché come la verità cristiana ci obbliga a confessare che ciascuna persona è singolarmente Dio e Signore, così pure la religione cattolica ci proibisce di parlare di tre Dei o Signori. ... E in questa Trinità non v'è nulla che sia prima o poi, nulla di maggiore o di minore: ma tutte e tre le persone sono l'una all'altra coeterne e coeguali. (...) Il Padre non è stato fatto da alcuno: né creato, né generato. Il Figlio è dal solo Padre: non fatto, né creato, ma generato. Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio: non fatto, né creato, né generato, ma da essi procedente.(...) ... il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, è Dio e uomo. È Dio, perché generato dalla sostanza del Padre fin dall'eternità; è uomo, perché nato nel tempo dalla sostanza della madre. Perfetto Dio, perfetto uomo: sussistente dall'anima razionale e dalla carne umana. Uguale al Padre nella divinità, inferiore al Padre nell'umanità.»
In seguito vennero elaborati altri simboli di fede in cui si riassumenvano le dottrine precedenti e si trattavano altri punti controversi, ad esempio al XI Sinodo di Toledo (675) venne elaborata un'altra "confessione" attribuita in passato ad Eusebio di Vercelli, di cui si riporta solo l'inizio:
E professiamo che il Padre non (è) generato, non creato, ma ingenerato. Egli infatti non prende origine da nessuno, egli dal quale ebbe sia il Figlio la nascita, come lo Spirito Santo il procedere. Egli è dunque la fonte e l'origine dell'intera divinità.»
Posizioni antitrinitarie
La dottrina della unità e trinità non è ovviamente accettata fuori dal cristianesimo, dato che deriva dalla dottrina della divinità di Gesù, che è caratteristica di questa religione. Ebraismo ed Islam rifiutano questo sviluppo, e nel Corano in particolare la dottrina è esplicitamente negata.
Anche nell'ambito di religioni legate al cristianesimo vi sono gruppi antitrinitari, fra questi i più noti fra quelli moderni vi sono i Testimoni di Geova e i Mormoni, mentre in ambito protestante vi furono il teologo Michele Serveto, e poi i Sociniani, con Lelio e Fausto Socini.
Riferimenti
- ^ J H Newman: Gli Ariani del IV secolo, Jaka Book Morcelliana
Altri progetti
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Collegamenti esterni
punti di vista trinitari
- Catechesi di Papa Giovanni II sulla Trinità
- La Trinità secondo le Sacre Scritture, sito evangelico pentecostale