Utente:Filippo Banchini/Sandbox

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Le colline delle Cerbaie sono un sistema di basse alture situato tra il Padule di Bientina e il Padule di Fucecchio che si estende in direzione nord-est/sud-ovest tra i comuni di Fucecchio, Castelfranco di Sotto, Santa Croce sull'Arno, Santa Maria a Monte, Calcinaia, Bientina e Altopascio. Questo vasta area di oltre 120 km² è divisa tra i territori provinciali di Firenze, Pisa e Lucca. Le Cerbaie sono un divisorio naturale tra i bacini d'affluenza del fiume Serchio a nord e del fiume Arno a sud. Data la presenza di piante e animali rari, nonché di un microclima particolare, oltre 6500 ettari di territorio sono stati inclusi nel SIC delle Cerbaie - sito di interesse comunitario.[1]

Nel 2001 la Sezione Valdarno dell'Istituto Storico Lucchese individua nell'area delle Cerbaie in Toscana un ambiente di notevole interesse per le sue vicende storico-ambientali, per le profonde trasformazioni e per gli attuali equilibri ecologici del Valdarno inferiore. È a partire dal progetto "Le Cerbaie, la natura e la storia" e dalla relativa pubblicazione di un volume dal titolo del progetto stesso che l'interesse per l'area delle Cerbaie vede un importante sviluppo da parte di appassionati studiosi. Le colline delle Cerbaie conservano la caratteristica di territorio a vocazione verde e naturalistica riconosciuto da tutti come il "polmone verde del Comprensorio del Cuoio". Numerose sono state le trasformazioni dovute alla continua espansione degli insediamenti abitativi e delle attività agronomiche a discapito della copertura forestale.

Storia

Gli insediamenti umani nella zona risalgono ad epoche antichissime. Nel corso degli anni sono state rinvenute frecce di pietra ed altri manufatti che possono essere fatti risalire al Pleistocene medio e al paleolitico[2]. A partire dal VI secolo a.C. l'area fu abitata prima dagli Etruschi e poi dai Romani, come testimoniano i ritrovamenti archeologici nella zona di Orentano[2]. Nel corso del Medioevo tutta la zona fu teatro di aspre contese tra i Comuni emergenti e la pressione demografica aumentò per poi crollare con la peste del 1348, anno in cui buona parte della popolazione morì[2]. Nel corso del Rinascimento i Medici utilizzarono il legname proveniente dalle Cerbaie per costruire la propria flotta navale, in particolar modo in seguito alla conquista di Pisa del 1406[2]. Fu proprio a partire da questo periodo che si verificò la graduale sostituzione delle querce con alberi di pino marittimo e domestico, più adatti alla costruzione di navi.

Morfologia

Il sistema delle Cerbaie è formato da una massa di depositi alluvionali terrazzati di età pleistocenica attribuiti all'attività di trasporto del fiume Serchio. Sul lato settentrionale digradano dolcemente da Altopascio verso la Piana di Lucca, mentre sul versante meridionale costeggiano il letto del fiume Arno con pendenze più accentuate. Il punto più elevato si trova in località Montefalcone, dove si raggiungono i 100m slm.

L' area comprende:

  • la parte a nord-ovest del bacino tettonico di distensione che da Lucca e da Montecatini Terme si estende verso sud-est
  • la zona del Valdarno inferiore
  • la Valdelsa fino a Siena
  • la parte a sud di Radicofani, con una forte presenza di tufi e di lave degli apparati vulcanici dei dintorni di Bolsena.

Quest'area è delimitata da alcune alture tra cui dei Monti oltre il Serchio, Altopiano delle Pizzorne e dei Monti di Pescia; il fianco orientale confina con il Montalbano, i Monti del Chianti, il Monte San Savino e il Monte Cetona per la sua lunghezza; il fianco occidentale è invece confinante con il Monte Pisano, i Monti di San Gimignano, la Montagna Senese, i rilievi di Montalcino e Castell'Azzara, inoltre anche il Lago di Sibolla ed il Pollino di Orentano limitano il fianco occidentale. I rilievi - relativi a questo bacino di sprofondamento tettonico - sono formati a partire da delle rocce più antiche del Burdigaliano. Nell'Oligocene è iniziata la collisione tettonica tra la Placca adriatica e il Blocco sardo-corso nelle zone dell'Appennino, ma solo successivamente, nel periodo d'inizio dell'apertura del Mar Tirreno, si sono formate delle fosse tettoniche a partire dal Burdigaliano per effetto del collasso della crosta terrestre, la quale era stata precedentemente inspessita dall'attività tettonica. Nelle successioni sedimentarie - ottenute dallo sprofondamento tettonico graduale – hanno interagito le variazioni del livello marino e quelle clima, evidenti nei depositi lungo la costa e in quelli fluviali del Pleistocene superiore.

Flora

La flora attualmente conosciuta nel Comprensorio raggiunge circa 600 entità,di cui fanno parte specie arboree presenti nei boschi dei territori limitrofi e specie erbacee significative dal punto di vista fitogeografico, epiontologico, ecologico e storico. Fino alla diffusione del parassita Matsucoccus[3], avvenuta a cavallo tra la fine degli anni '90 e inizio duemila, la vegetazione arborea era rappresentata prevalentemente da pino domestico e marittimo. Successivamente si è tornati ad una presenza maggiore di varie specie di querce, tra cui il cerro, la cerrosughera e il leccio. Presente nella zona delle Vedute una sfagneta in cui trova l'habitat ideale la rarissima Drosera rotundifolia, pianta carnivora[4].

Per quanto riguarda le specie arboree presenti alle Cerbaie, citeremo quelle di maggior interesse naturalistico.

  • Abies alba (abete bianco) presente alle Forre con annosi esemplari, ma anche un abbondante novellame. Alcune fonti riferiscono che tale l'abete bianco possa essere stato introdotto dai Medici come specie forestale, ma i dati relativi allo studio dei pollini fossili delle vicine paludi di Fucecchio e di Sibolla ne dimostrano la presenza nel tardo pleistocene .
  • Alnus glutinosa (ontano nero) si trova nei vallini più ricchi d'acqua, l'ontano nero forma ampi gruppi caratteristici, ma a causa delle coltivazioni intensive alcune importanti ontanete sono state in gran parte distrutte.
  • Castanea sativa (castagno) era coltivato in ampie zone, mentre attualmente lo troviamo associato ad altre caducifoglie e con il pino marittimo; la sua coltivazione è ormai completamente abbandonata.
  • Pinus pinaster (pino marittimo). Esso risulta anche autoctono, ma attualmente la sua presenza è legata all'attività dell'uomo, poiché era utilizzato per la realizzazione degli alberi maestri delle navi e per la produzione di gomma dalla sua resina. Recentemente è stato attaccato da coleotteri parassiti – la Cocciniglia che ne hanno ridotto la presenza o causato - in alcune zone - la scomparsa.
  • Pinus sylvestris (pino silvestre). La presenza dei pochi pini silvestri in quest'area è in parte dovuta a rimboschimenti medicei - come nel caso dell'abete bianco - mentre altri come relitti di antiche popolazioni autoctone documentate dal ritrovamento di pollini fossili.
  • Populus nigra (pioppo nero). La sua presenza è legata agli ambienti umidi, ma è poco frequente; questa specie è in netto regresso a causa della forte erosione genetica legata alla diffusione delle cultivar e degli ibridi con Populus deltoides.
  • Quercus petraea (rovere). È fra le querce maggiormente rappresentate alle Cerbaie e costituisce uno dei principali elementi della copertura arborea. Sono presenti anche ibridi fra cui rovere e roverella.
  • Ulmus minor (olmo). Oggi questa specie è poco frequente a causa di una malattia crittogamica, la Grafiosi, che ha depauperato le sue popolazioni.
  • Viburnum tinus (lentaggine). Nelle zone caldo-aride e con clima tropicale queste fanerofite sono censite in 52 esemplari, mostrando la notevole biodiversità floristica di queste colline. La loro presenza è giustificata dal fatto che, nelle Cerbaie, gli ambienti sono ecologicamente ben differenziati: vi si trovano sia ambienti termofili, sia freschi e ricchi d'acqua.

Per quanto riguarda le piante presenti alle Cerbaie, citeremo quelle di maggior interesse.

  • Drosera rotundifolia. È una pianta insettivora di piccole dimensioni e la sua presenza sulle Cerbaie, come nel resto della Toscana, è sempre in relazione allo Sphagnum (Sfagno), un muschio che costituisce il substrato acido indispensabile per la sua sopravvivenza. In questa zona, la Drosera rotundifolia è da considerarsi un relitto microtermo glaciale, arrivato durante periodi freddi e sopravvissuto in piccole stazioni con microclima ancora adatto alle sue esigenze vitali. È segnalata sulle Cerbaie e menzionata per gli aggallati del laghetto di Sibolla, ma è presente anche nel vallino di Rio San Martino, dove cresce nelle torbiere a sfagno. Gli individui ritrovati non sono la sottospecie tipica ma riconducibili alla D. rotundifolia subsp. corsica Maire, descritta per il Lago di Creno in Corsica, in cui è estinta; le Cerbaie rimangono ad oggi l'unico luogo noto dove è presente questa sottospecie.
  • Potamogeton polygonifolius. Le stazioni toscane sono le uniche pianure note in Italia dove esso è presente. Questa specie trova il suo habitat nelle piccole pozze d'acqua nelle torbiere a sfagno ed è un relitto atlantico, giunto a noi durante i periodi interglaciali o postglaciali a clima oceanico.
  • Gentiana pneumonanthe. Attualmente presente nelle regioni fredde dell'Eurasia, in Toscana è segnalata sulle colline di Montecarlo di Lucca, sui Monti Pisani con pochissimi esemplari e in alcuni vallini delle Cerbaie.
  • Osmunda regalis. È una specie rara distribuita su due zone non contigue: atlantica e oceanica. Sulle Cerbaie è presente in abbondanza nelle sfagnete e sono relitti del periodo termofilo terziario, scesi durante periodi di clima più caldo e più umido. Durante le glaciazioni la loro presenza si è ridotta notevolmente, localizzandosi unicamente nelle zone umide di pianura o di bassa collina.

La presenza congiunta sulle sfagnete delle Cerbaie di Osmunda regalis, Drosera rotundifolia e Potamogeton polygonifolius costituisce un fatto insolito di grande interesse, poiché essi hanno esigenze climatiche diverse: i muschi - presenti nelle sfagnete dove le specie sopracitate crescono - riescono a creare microclimi particolari, adatti alla loro sopravvivenza. Sulla superficie dello sfagno, infatti, si registrano modeste escursioni termiche, alta umidità e temperature estive non molto elevate e ciò giustifica la presenza di un relitto microtermo come la Drosera rotundifolia; contemporaneamente si registrano temperatura e umidità superiori al di sopra del livello della sfagneta e queste condizioni permettono la vita ad un relitto termofilo terziario come l'Osmunda regalis; invece nell'acqua si registra una stabilità termica superiore e questo permette la vita di Potamogeton polygonifolius.

Fauna

Nel territorio delle Colline delle Cerbaie si hanno vari tipi di vegetazione e molteplicità di ambienti che permettono una grande biodiversità zoologica, grazie all'alternarsi di aree collinari di latifoglie e aghifoglie, prati e pascoli, vallini umidi ed ombrosi con zone antropizzate, biotopi ed ecosistemi ben definiti, contigui e in relazione tra loro. Gli assetti e la composizione dei boschi hanno subito modificazioni, soprattutto con l'introduzione di nuove specie arboree quali la robinia. Benché tali trasformazioni a carico degli ecosistemi naturali siano avvenuti nel corso di secoli, esse hanno influito sulla composizione della popolazione animale. La documentazione relativa a questo territorio (gli Statuti comunali di Santa Maria a Monte e Fucecchio) ne fornisce alcune evidenze, come la maggiore presenza della selvaggina stanziale ( il cervo e il capriolo, attualmente quasi scomparsi allo stato libero) e quella di mammiferi predatori come i lupi. Essi erano considerati nocivi per il bestiame allevato e quindi ne era incoraggiata la caccia. Numerosi toponimi ancora oggi ricordano qui la presenza del lupo, rimasto sulle Cerbaie sino al 1651, quando risulta sia stato catturato l'ultimo esemplare presso la cosiddetta "Fonte del Lupo".

La fauna delle Colline delle Cerbaie ha caratteristiche di notevole interesse e complessità. La parte boschiva offre rifugio ad un'ampia varietà di specie di invertebrati, sia nella lettiera di foglie morte del sottobosco sia sugli alberi. Tra i Molluschi ben note sono le chiocciole dei boschi (Cepaea nemoralis) e le lumache rosse o "limacce" (Arion rufus) che si nutrono di funghi, vegetali e di resti di piccoli animali. Nella lettiera di foglie e nel sottostante strato di humus vive un gran numero di piccoli organismi decompositori e detritivori: lombrichi, vermi nematodi, onischi (Oniscus asellus) e piccoli predatori quali opilioni o illitobio (Lithobius forflcatus). Al di sopra della lettiera di foglie morte si trovano gli insetti fitofagi e xilofagi. Tra questi gli scolitidi (Scolytus sp., Tomicus destruens) e i cerambici (Cerambix cerdo).

Per quanto riguarda la fauna vertebrata delle zone umide ed ombrose del bosco sono presenti anfibi come la rana agile (Rana dalmatina) e il rospo comune (Bufo bufo). Nelle zone più asciutte ed assolate delle pinete sono troviamo i Sauri come il ramarro (Lacerta viridis) e gli Ofidi come la vipera (Vipera aspis). Tra gli anfibi tipici delle zone umide dei fondovalle sono da ricordare il tritone punteggiato (Triturus vulgaris) e quello crestato italiano (Triturus carnifex).

Negli ultimi anni, sulle Cerbaie, ha fatto la sua comparsa il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), volgarmente detto " gambero killer", originario degli Stati Uniti centro-meridionali che in breve tempo ha portato alla totale scomparsa del più delicato gambero di fiume (Austropotamobius pallipes),al la rarefazione di numerosi invertebrati acquatici (es. ditischi ed idrofili) e di pesci e anfibi le cui uova ed i cui piccoli sono spesso prede di tale crostaceo. Procambarus clarkii ha sconvolto gli ecosistemi palustri causando anche la scomparsa di alcune piante idrofile.

Numerosi sono anche gli uccelli che abitano nel bosco: la ghiandaia (Garrulus glandarius), il picchio verde (Picus viridis) ed il picchio rosso maggiore (Picoides major), l'upupa (Upupa epops), il cuculo (Cuculus canorus) e alcuni rapaci diurni quali il nibbio bruno (Milvus migrans), la poiana (Buteo buteo), il lodolaio (Falco subbuteo), lo sparviero (Accipiter nisus) e rapaci notturni come l'allocco (Strix aluco), il barbagianni (Tyto alba), la civetta (Athene noctua) ed il gufo comune (Asio otus), assai diffuso in passato tanto da ricorrere nei toponimi (ad es. Bosco dei Gufi). Da segnalare numerose specie di passo: tordi bottaccio e sassello (Turdus philomelos e Turdus iliacus), i colombacci (Columba palumbus), la beccaccia (Scolopax rusticola), la tortora (Streptopelia turtur) e la tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto), di origine asiatica, largamente diffusa ed oggi nidificante. Numerosi uccelli popolano i fondovalle: limicoli di passo come il beccaccino (Gallinago gallinago), il martin pescatore (Alcedo atthis) e il rigogolo (Oriolus oriolus). Nei chiari si trovano varie specie di Anatidi come l'alzavola (Anas crecca) o il germano reale (Anas plathyrhynchos) spesso di transito verso le limitrofe zone umide del Padule di Fucecchio e del Padule di Bientina, il falco di palude (Circus aeruginosus) e le gallinelle d'acqua (Gallinula chloropus). Sulle Cerbaie sono stati più volte avvistati uccelli appartenenti alla famiglia degli Ardeidi come l'airone cenerino (Ardea cinerea), la garzetta (Egretta garzetta), la sgarza ciuffetto (Ardea ralloides) e la nitticora (Nycticorax nycticorax); pochi anni fa, in una zona boscosa nei pressi del Padule di Fucecchio si è insediata una colonia di Ardeidi (cioè una "garzaia") con la contemporanea presenza nidificante di garzetta, sgarza ciuffetto, nitticora e dell'airone guardabuoi (Bubulcus ibis) . Sebbene tutte queste specie di uccelli siano protette, il sito di nidificazione delle Cerbaie ha subìto più volte azioni di disturbo tali da indurli ad abbandonare la parte collinare per insediarsi definitivamente nella Riserva naturale del Padule di Fucecchio.

Ricca la fauna presente, con numerosi esemplari di volpe, istrice, tasso e cinghiale. Vivono nei boschi anche alcune specie di serpenti tra cui l'innocua natrice dal collare e la velenosa vipera. Presente una popolazione piuttosto numerosa di upupe e gruccioni[2]. Tra i piccoli mammiferi è da segnalare la presenza di numerosi roditori e mammiferi alloctoni come la nutria (Myocastor coypus), la minilepre (Sylvilagus floridanus) introdotta a scopo venatorio. Tra gli Insettivori troviamo il toporagno (Sorex araneus), il mustiolo (Suncus etruscus) e il riccio (Erinaceus europaeus). Tra i mammiferi di maggiori dimensioni non mancano i Carnivori predatori quali la volpe (Vulpes vulpes), la faina (Martes foina), la donnola (Mustela nivalis) e il tasso (Meles meles). Sono presenti i grandi ungulati: i cinghiali (Sus scrofa), i caprioli (Capreolus capreolus), i daini (Dama dama) e i cervi (Cervus elaphus). Non sono invece più da tempo riscontrati predatori di maggiori dimensioni come il lupo (Canis lupus) e l'orso bruno (Ursus arctos) riferito come mercanzia nello Statuto del Comune di Santa Maria a Monte del 1391 e sul quale era applicata una gabella.

La fauna che vive nei punti più bassi dei vallini è maggiormente legata agli ambienti acquatici e palustri, poiché qui troviamo brevi corsi d'acqua che solcano i terreni delle Colline delle Cerbaie e i chiari, ovvero dei temporanei specchi d'acqua. La fauna invertebrata di questi luoghi è simile a quella delle zone umide di Fucecchio e di Bientina vicine ad essa, essa presenta insetti tipici delle zone ricche di acqua dolce come le libellule (Aeshna sp.), i ragni acquatici (Dolomedes fimbriatus) e quelli che vivono tra la vegetazione delle rive (Argiope bruennichi).

Nel corso dei secoli, il disboscamento delle Cerbaie ad opera dell'uomo ha determinato l'apertura di ampie zone pianeggianti, in parte coltivate ed in parte mantenute a pascolo o lasciate incolte. Questi luoghi aperti sono perfetti per la vita delle farfalle Vanessa (Aglais io, Vanessa cardui, Vanessa atalanta), il podalirio (Iphiclides podalirius), le zigene (Zygaena sp.), ma anche alcune farfalle notturne comuni quali la sfinge del convolvolo (Agrius convolvuli) apprezzano questo ambiente. In mezzo ai prati e agli incolti è frequente osservare le caratteristiche montagnole di terra sollevate dalle talpe (Talpa sp.). Sebbene impoverita rispetto al passato, la fauna delle Cerbaie, è ancora di grande interesse ed è caratterizzata da un elevato numero di specie, grazie soprattutto alla varietà di habitat del comprensorio collinare. È quindi un compito importante per tutti - in particolare di chi è incaricato di amministrare questo territorio - fare in modo di non perdere ulteriormente la così alta biodiversità che contraddistingue questo luogo, gestendo rispettosamente l'ambiente e tutte le sue specificità naturalistiche, e lavorando per poter prevenire tutti quegli elementi che potrebbero portare ad ulteriori sottrazioni di territorio naturale, quali incendi, disboscamenti non regolamentati e proliferazione di specie non originarie di questi luoghi.

Centri abitati

Tra i principali centri abitati delle colline delle Cerbaie ci sono Galleno - diviso a metà tra i Comuni di Castelfranco di Sotto e Fucecchio, Santa Maria a Monte, unico centro sulle colline ad essere sede comunale, Staffoli e Orentano. Da ricordare anche la località di Tavolaia, dove si trova un piccolo osservatorio astronomico.

Note

  1. ^ Il SIC Cerbaie, su consorzioforestalecerbaie.it. URL consultato il 31 luglio 2019.
  2. ^ a b c d e AA.VV, Le Cerbaie - La natura e la storia, Ospedaletto, Pacini Editore, 2004, p. 41.
  3. ^ Antonio Pompa, Cocciniglia del pino marittimo (Matsucoccus feytaudi), su technogreen.it. URL consultato il 31 luglio 2019..
  4. ^ Consorzio Forestale delle Cerbaie, su consorzioforestalecerbaie.it. URL consultato il 31 luglio 2019.
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