Aleksandr Pičuškin

serial killer russo (1974)

Aleksandr Jur'evič Pičuškin, meglio noto come Alexander Pichushkin (in russo Алекса́ндр Ю́рьевич Пичу́шкин?; Mosca, 9 aprile 1974), è un assassino seriale russo, uno dei più efferati dopo Andrej Čikatilo; ha compiuto almeno 48 omicidi, fino a circa 61 o 62[1].

Origini

Della sua infanzia e adolescenza si sa ben poco, anche perché ne trascorse buona parte in un centro per la salute mentale. Le notizie riprendono quando, nel 1992, conobbe a scuola un ragazzo, Michail Odijčuk, che presto diventò suo grande amico. I due un giorno progettarono un omicidio, ma il giorno prestabilito Michail ebbe delle remore si rifiutò di compierlo. Aleksandr, per paura che potesse confessare il progetto a qualcuno, lo uccise: fu il suo primo omicidio[1]. Dopo trovò lavoro come magazziniere presso un supermercato e la sua vita tornò a scorrere normalmente; nessuno lo accusò dell'omicidio.

Il Serial Killer della Scacchiera

10 anni dopo, nel 2002, Pičuškin tornò a uccidere. Secondo la sua futura deposizione, uccideva per un progetto che definiva “grandioso”: uccidere e segnare per ogni vittima una croce sulle caselle di una scacchiera che possedeva; una volta segnate tutte le 64 caselle, avrebbe portato a termine il progetto. Il luogo dove tutti gli omicidi si consumarono fu il parco di Biza a Bitcevskij, località situata vicinissimo a Mosca. Le vittime venivano avvicinate con una scusa (un sorso di vodka o la richiesta di una spalla amica su cui piangere la morte dell'amato cane). Dopo aver conquistato la loro fiducia, ed eventualmente brindato, uccideva la vittima colpendola in testa con la bottiglia stessa o con un martello. I corpi venivano gettati nelle fogne del parco, dove non vennero mai rinvenuti[1]. Aleksandr iniziò così una lunga serie di violenze che lo portò a uccidere alcune decine di persone; curiosamente, non venne mai arrestato nè sospettato di niente, nonostante frequentasse il parco abitualmente.

La fine

Nel 2006 venne arrestato un transessuale accusato di alcune sparizioni nel parco di Biza: trovarono un martello nella sua borsetta. Adirato nel vedere la sua opera attribuita ad un transessuale e spinto dall'egocentrismo, Pičuškin mise a punto un piano per farsi arrestare, rinunciando all'idea di uccidere le 64 persone. Invitò fuori a cena una collega, chiamata Marina Moskalëva; prima si accertò che avesse avvertito il figlio della sua uscita; poi la uccise a martellate nel parco di Biza, senza occultare il corpo in modo che venisse subito rinvenuto. Il figlio infatti denunciò la scomparsa della madre alla polizia il giorno successivo. Poco dopo gli agenti trovarono il cadavere sfigurato e quasi irriconoscibile nel parco. Pičuškin, trovato dai poliziotti, minacciò di suicidarsi, cosa che rese il suo arresto molto più difficoltoso[1]. Catturato, venne fatto confessare dall'ispettore Isakandar Glimov.

Confessione

Nella lunga confessione, che venne anche trasmessa in televisione, Aleksandr Pičuškin affermò davanti ad un investigatore di essere l'assassino del parco di Biza, rivelò il proprio modus operandi, il proprio movente, il luogo dove i corpi erano stati nascosti e il suo primo omicidio. La polizia controllò il parco di Biza e trovò nelle fognature 48 cadaveri, uccisi allo stesso modo; insieme a Michail, la vittima del 1992, le vittime accertate sono quindi 49, ma Pičuškin confessò 61 o 62 omicidi in totale. Si aprì così il processo.

Il processo

il 16 giugno 2006 viene riconosciuto in grado di intendere e di volere; il suo avvocato, Pavel Pichiushkin, chiede una pena a 25 anni di carcere, per controbattere all'accusa che chiedeva invece l'ergastolo: essendo in quel momento in corso in Russia una moratoria sulle esecuzioni, non era possibile condannarlo alla pena capitale. Il 29 ottobre 2007 si conclude il processo giuridico: in meno di 3 ore viene giudicato colpevole di 48 omicidi (una delle vittime trovate nelle fogne era rimasta viva[senza fonte]) e condannato all'ergastolo, nonostante i parenti delle vittime continuino a battersi per la pena capitale.

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni

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