Nectabebo II giunse al trono usurpando i diritti dello zio, Teos.
Ad ordire il complotto fu il padre di Nectanebo , Tjahapimu, che il fratello aveva lasciato come reggente in Egitto essendosi il sovrano posto alla guida dell'esercito inviato a conquistare la Palestina.
Alla congiura non furono estranei i collegi sacerdotali di varie località che male avevano sopportato di vedersi privati dei tributi e dei redditi in favore dello sforzo bellico.
Nectanebo , che al momento della rivolta si trovava con l'esercito in Palestina, ebbe subito l'appoggio del re di SpartaAgesilao che comandava i mercenari greci che costituivano il nerbo dell'esercito egizio.
Il suo regno fu, in realtà, una lenta agonia dell'Egitto e tutti gli sforzi profusi servirono solamente a ritardare di qualche anno la resa dei conti con l'Impero Persiano.
Dopo due falliti tentativi, messi in atto tra il 351 a.C. ed il 344 a.C., che fallirono per casualità o scarsa preparazione, il re persiano Artaserse III, dopo aver riportato l'ordine nel suo impero, poté riunire un esercito forte di 300000 soldati che guidò personalmente contro l'Egitto.<
Per contrastare il sovrano persiano Nectanebo poteva contare su circa 60000 egizi e 40000 mercenari libici e greci.
Dopo 18 mesi di disperata resistenza, e dopo aver perso il Basso e Medio Egitto Senedjemimbra dovette riconoscere l'impossibilità di continuare la guerra e fuggì a Napata presso il regno di Nubia.
In Nubia si perdono le tracce dell'ultimo sovrano di origine egizia che abbia regnato sulle Due Terre.