Funny Games (film 1997)

film del 1997 diretto da Michael Haneke

Funny Games è un film del 1997 diretto da Michael Haneke.

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Durata103 min
Regia{{{regista}}}

Il film, vagamente ispirato al caso di cronaca del 1924 di Leopold e Loeb[1], è stato presentato in concorso al 50° Festival di Cannes, senza ottenere riconoscimenti. Nel 2007 Michael Haneke ha realizzato un remake statunitense del film, intitolato nuovamente Funny Games - Possiamo iniziare? che vede come interpreti Naomi Watts, Tim Roth e Michael Pitt. Fa parte della colonna sonora il brano Bonehead, caratterizzato da sonorità particolarmente violente, del gruppo americano Naked City.

Trama

«Vogliamo scommettere che voi in, diciamo dodici ore, sarete tutti e tre morti?»

La storia è incentrata sui cruenti "giochi" (i funny games del titolo) che due adolescenti qualsiasi si divertono a realizzare a danno di vittime scelte a caso senza alcuna motivazione apparente.

Dopo una breve introduzione, di cui sarà possibile capire solo successivamente il significato, si viene catapultati nella dimora vacanziera di una tipica famiglia borghese - padre, madre, e figlio - la quale si troverà a fare i conti con il duetto di malsani protagonisti. Questi ultimi avranno modo nel corso del film di "dilettarsi" con le proprie vittime in un crescendo "rossiniano", per arrivare ad un finale subitaneo e assolutamente privo di spunti rassicuranti.

Commento

Girato con attori professionisti e non, può essere ritenuta indubbiamente come un'opera originale, sia per i contenuti espressi sia per il modo in vengono rappresentati.

Infatti, se da una parte il soggetto dell'opera risulta violento ed efferato, dall'altra tali gesti vengono per lo più lasciati a intendere, più che mostrati, ottenendo in tal maniera un effetto ancora più incisivo. Le azioni più crude, infatti, non sono rappresentate direttamente, bensì riprese attraverso inquadrature fuori campo e con l'utilizzo di un sonoro iperrealista. Del resto tale è l'obiettivo del regista, proporre senza transizione alcuna scene cruente, accompagnate da visioni di enorme sofferenza dove è di fondamentale rilevanza l'intervento degli attori, al fine di rendere pienamente il terrore e il dolore all'interno delle proprie opere, svelando uno stile caustico e cinico sia per i contenuti proposti e sia per il modo nel quale vengono rappresentati. Come da lui stesso dichiarato, l'intenzione stessa riposta nelle sue rappresentazioni è quella di esprimere e trasmettere "la cosmogonia della sofferenza umana".

A questa scelta di regia si unisce una sceneggiatura che, mancando volutamente di una linea narrativa logica e razionale, spiazza lo spettatore privandolo di ogni "giustificazione" per le atrocità compiute dai protagonisti. Dal punto di vista degli assassini la violenza è invece più che giustificata dalla finzione cinematografica ostentata continuamente all'interno del film, dinamica suggellata dalla serenità e tranquillità degli assassini durante tutto il film. Viene istituita con ciò una dimensione meta-testuale nella quale i due assassini, veri e propri narratori onniscienti, parlano fra di loro delle sorti del film e si rivolgono a viso aperto al pubblico interrogandolo, o provocandolo con una strizzata di occhi, e per di più scioccandolo dimostrandosi capaci di modificare il corso della trama tornando indietro nel tempo con il telecomando di un televisore, come farebbe un qualsiasi spettatore intento a visionare una videocassetta. Tali figure a metà tra narratori e personaggi narrati accompagnano lo spettatore in un viaggio ricco di sadismi, in una escalation di crudeltà che non riescono minimamente a trovare alcuna giustificazione, almeno all'interno del contesto della finzione narrativa. L'unica motivazione, con la quale i molestatori giustificano le loro azioni, è il fatto che non possano essere definiti colpevoli delle proprie azioni poiché le scene di violenza che lo spettatore suppone di vedere all'interno del film non dovrebbero essere mai accadute, così lo spettatore non ha mai la possibilità di vederle realmente dando la possibilità ai protagonisti di appropriarsi del ruolo di "semplici attori", e non di carnefici. In questo modo però, i due personaggi vengono posti al di fuori della mera dimensione fittizia del film, dimostrando l'ovvia consapevolezza che il film è solo un'opera di finzione, e con ciò essi sono investiti della più totale facoltà di condurre a loro piacimento i "cruenti giochi" poiché nulla di quello che vedrà lo spettatore, per ovvietà non sarà mai accaduto realmente.


Influenze televisive

  • In una puntata di Criminal Minds (Children of the Dark, stagione 3 episodio 4) i profiler dell'F.B.I. sono impegnati contro due serial killer ciascuno proveniente da famiglia benestante. Tali serial killer sembra che adottino lo stesso modus operandi del malefico duo di Funny Games, con un rimando esplicito al film di Haneke come la scena in cui uno dei ragazzi ferisce il capo famiglia azzoppandolo con una mazza da golf.

Note

  1. ^ Funny Games, regia di Michael Haneke, su martelive.it. URL consultato il 30-07-2009.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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