Apollo

dio greco e romano del sole, della profezia, della guarigione, della medicina, della musica e del tiro con l'arco
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Apollo (in greco antico: Ἀπόλλων?, Apóllōn; in latino Apollo) è, nella religione greca e romana, il dio della musica, delle arti mediche, delle scienze, dell'intelletto e della profezia[1], ma anche degli amori sfortunati.

Apollo
Apollo del Belvedere, copia romana di età ellenistica (350 a.C.), Musei Vaticani
Nome orig.Ἀπόλλων (Apóllōn)
Lingua orig.greco antico
Caratteristiche immaginarie
EpitetoPitico o Pizio,
Akesios o Iatros
Luogo di nascitaDelo

Il suo simbolo principale è la lira. In quanto dio delle arti, Apollo è la guida delle Muse[2].

Viene anche descritto come un provetto arciere in grado di infliggere, con la sua arma, terribili pestilenze ai popoli che lo osteggiavano, e dava una morte leggera a chi lo meritava. In quanto protettore della città e del tempio di Delfi, Apollo è anche venerato come dio oracolare capace di svelare, tramite la sacerdotessa, detta Pizia, il futuro agli esseri umani; anche per questo era adorato nell'antichità come uno dei più importanti Olimpi.

Culto di Apollo

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Apollo in Grecia

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Apollo del Tevere, copia romana, Palazzo Massimo alle Terme

Apollo era uno degli dei più celebri e influenti nell'antica Grecia[3]; ed erano due le città che si contendevano il titolo di luoghi di culto principali del dio: Delfi, sede del già citato oracolo, e Delo, dove è nato con la gemella Artemide. L'importanza attribuita al dio è testimoniata anche da nomi teoforici come Apollonio o Apollodoro, comuni nell'antica Grecia, dalle molte città che portavano il nome di Apollonia, dall'ideale del koûros (κόρος, "giovane"), che gli appartiene e dà il "suo carattere peculiare alla cultura greca nel suo complesso"[4]. Il dio delle arti veniva inoltre adorato in numerosi siti di culto sparsi, oltre che sul territorio greco, anche nelle colonie disseminate sulle rive africane del Mediterraneo, nell'esapoli dorica in Caria, in Sicilia e in Magna Grecia.

Come divinità greca, Apollo è figlio di Zeus e di Leto (Latona per i Romani) e fratello gemello di Artemide (per i Romani Diana), dea della caccia e più tardi una delle tre personificazioni della Luna (Luna crescente), insieme con Selene (Luna piena) ed Ecate (Luna calante).

Nell'antichità greca Apollo venne anche identificato come dio del Sole e messo in relazione con Elio, quale portatore di luce e auriga del cocchio solare[5]. Nella Religione romana, non aveva nessuna controparte, e il suo culto venne introdotto a Roma circa nel 421 a.C. In ogni caso, presso i Greci Apollo ed Elio rimasero entità separate e distinte nei testi letterari e mitologici dell'epoca, ma non nel culto, dove Apollo era ormai stato assimilato con Elio[6]. In Grecia e nel mondo ellenistico il culto del dio è attestato dalla diffusione dei nomi Apollodoro (dono di Apollo) ed Eliodoro (dono di Helios).

Apollo a Roma

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Apollo-Elio in un mosaico romano del II secolo, cinto da un'aureola rappresentante il sole

A differenza di altri dei, Apollo non aveva un equivalente romano diretto: il suo culto venne importato a Roma dal mondo greco, ma fu mediato anche dalla presenza nel pantheon etrusco di un dio analogo, Apulu. Nel 431 a.C. ad Apollo Medicus fu intitolato un tempio in una zona dove già sorgeva un sacello o un'area sacra di nome Apollinar[7], in occasione di una pestilenza avvenuta nella città due anni prima. Durante la seconda guerra punica, invece, vennero istituiti i Ludi Apollinari, giochi in onore del dio[8]. Il culto venne incentivato poi, in epoca imperiale, dall'imperatore Augusto, che per consolidare la propria autorità asserì di essere un protetto del dio, che avrebbe anche lanciato un fulmine nell'atrio della sua casa come presagio fausto per la sua lotta contro Antonio; tramite la sua influenza Apollo divenne uno degli dei romani più importanti. Dopo la battaglia di Azio l'imperatore fece rinnovare e ingrandire l'antico tempio di Apollo Sosiano, istituì dei giochi quinquennali in suo onore e finanziò anche la costruzione del tempio di Apollo Palatino sull'omonimo colle dove fu conservata la raccolta di oracoli detta Libri sibillini[9]. In onore del dio, e per compiacere il suo imperatore, il poeta romano Orazio compose inoltre il celebre carmen saeculare.

Con il tempo il culto di Apollo si fuse con quello di Elio o Sole[10], per poi essere associato al Sol Invictus, appellativo religioso usato per diverse divinità che finirono per essere fra loro assimilate all'interno di un monoteismo "solare"[11][12].

Apollo presso gli Etruschi

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L'Apollo di Veio, particolare con la testa

Nella religione etrusca è possibile trovare un corrispettivo di Apollo nel dio dei tuoni Aplu o Apulu. Tuttavia non è ancora chiaro se l'immagine del dio etrusco sia derivata dal dio greco[13]. Quale dio della profezia presso gli Etruschi però trovava un corrispettivo anche in Suri.

Attributi ed epiteti

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Apollo con in mano una lira, uno dei suoi simboli tipici, in una statua del I secolo
 
Scultura manierista di Apollo nel cortile di Palazzo Giusti a Verona, con la tipica posa a chiasmo
 
Paolo Farinati, Apollo con la lira, 1590 circa, affresco, Villa Nichesola-Conforti, Ponton di Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona)

Apollo è normalmente raffigurato coronato di alloro, pianta simbolo di vittoria, sotto la quale alcune leggende volevano che il dio fosse nato e anche in virtù dell'epilogo del suo infatuamento per Dafne (che in greco significa lauro, alloro)[14]. Suoi attributi tipici sono l'arco, con le sue portentose frecce, e la cetra. Altro suo emblema caratteristico è il tripode sacrificale, simbolo dei suoi poteri profetici. Animali sacri al dio sono i cigni (simbolo di bellezza), le cicale (a simboleggiare la musica e il canto), e ancora i falchi, i corvi, i delfini, in cui spesso il dio amava trasformarsi. Altro simbolo di Apollo è il grifone, animale mitologico di lontana origine orientale[15].

Come molti altri dei greci, Apollo ha numerosi epiteti, atti a riflettere i diversi ruoli, poteri e aspetti della personalità del dio stesso. Il titolo di gran lunga maggiormente attribuito ad Apollo (e spesso condiviso dalla sorella Artemide) era quello di Febo, letteralmente "splendente" o "lucente", riferito sia alla sua bellezza sia al suo legame con il sole (o con la luna nel caso di Artemide). Quest'appellativo venne mutuato e utilizzato anche dai Romani[16].

Altri epiteti del dio sono:

  • Akesios o Akestor, dal comune significato di guaritore, simile a Alexikakos ("colui che scaccia - o tiene lontano - il male")[17].
  • Argurotoxos (dall'arco d'argento)[18]
  • Boedromios, "colui che viene in aiuto", festeggiato in Atene durante le Boedromie nel mese di Boedromione in ringraziamento al dio per l'aiuto nelle imprese militari[19].
  • Lykeios e Lykegenes (nativo della Licia)[20].
  • Musagete (guida delle Muse)[21].
  • Thargelios in quanto apportatore del fecondo calore che matura i prodotti della terra. Il settimo giorno dell'undicesimo mese (Targelione) era festeggiato nelle Targelie e consacrato al dio[22].

Nascita

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Marcantonio Franceschini, Nascita di Apollo e Artemide, Liechtenstein Palace Vienna

Apollo nacque, come sua sorella gemella Artemide, dall'unione extraconiugale di Zeus con Leto[23]. Quando Era seppe di questa relazione, desiderosa di vendetta, proibì alla partoriente di dare alla luce suo figlio su qualsiasi terra, fosse essa un continente o un'isola. Disperata, Leto vagò fino a giungere sull'isola di Delo, appena sorta dalle acque e, stando al mito, ancora galleggiante sulle onde e non ancorata al suolo. Essendo, perciò, Delo non ancora una vera isola, Leto poté darvi alla luce Apollo e Artemide, precisamente ai piedi del Monte Cinto[24].

Secondo l'Inno omerico ad Apollo Delio la vendicativa Era, pur di impedirne la nascita, giunse a rapire Ilizia, la dea del parto. Solo l'intervento degli altri dei, che offrirono alla regina dell'Olimpo una collana di ambra lunga nove metri, riuscì a convincere Era a desistere dal suo intento[25]. I miti riportano che Artemide fu la prima dei gemelli a nascere, e che abbia in seguito aiutato la madre nel parto di Apollo. Questi nacque in una notte di plenilunio, che fu da allora il giorno del mese a lui consacrato: nel momento in cui nacque il dio, cigni sacri vennero a volare sopra l'isola, facendone sette volte il giro[26].

Sempre secondo Igino Era aveva inviato il serpente Pitone a inseguire Leto tutta la vita, impedendo, così, a chiunque di ospitarla e darle un rifugio.

Genealogia (Esiodo)

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Giovinezza: l'uccisione di Pitone e istituzione dell'Oracolo di Delfi

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Contesa del Tripode.

Poco più che bambino, Apollo si cimentò nell'impresa di uccidere il serpente gigante Pitone, colpevole di aver tentato di stuprare Leto mentre questa era incinta del dio. Partito da Delo, Apollo subito si diresse verso il monte Parnaso, dove si celava il serpente Pitone, nemico di sua madre[32], e lo ferì gravemente con le sue frecce forgiate da Efesto. Pitone si rifugiò presso l'oracolo della Madre Terra a Delfi, città così chiamata in onore del mostro Delfine, compagna di Pitone; ma Apollo osò inseguirlo anche nel tempio e lo finì dinanzi al sacro crepaccio. La Madre Terra, oltraggiata, ricorse a Zeus che non soltanto ordinò ad Apollo di farsi purificare a Tempe, ma istituì i giochi pitici in onore di Pitone, e costrinse Apollo a presiederli per penitenza. Apollo, invece di recarsi a Tempe, andò a Egialia in compagnia della sorella Artemide, per purificarsi; e poiché il luogo non gli piacque, salpò per Tarra a Creta, dove re Carmanore eseguì la cerimonia di purificazione. Al suo ritorno in Grecia, Apollo andò a cercare Pan, il dio arcade dalle gambe di capra e dalla dubbia reputazione, e dopo avergli strappato con blandizie i segreti dell'arte divinatoria, si impadronì dell'oracolo delfico e ne costrinse la sacerdotessa, detta pitonessa o la Pizia, a servirlo[33].

Apollo e Tizio

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Leto si era recata con Artemide a Delfi, dove si appartò in un sacro boschetto per adempiere a certi riti. Era, per vendicarsi di Leto suscitò un forte desiderio al gigante Tizio, che stava tentando di violentarla, quando Apollo e Artemide, udite le grida della madre, accorsero e uccisero Tizio con nugolo di frecce: una vendetta che Zeus, padre di Tizio, giudicò atto di giustizia. Nel Tartaro Tizio fu condannato alla tortura con le braccia e le gambe solidamente fissate al suolo e due avvoltoi gli mangiavano il fegato[33].

Apollo, Marsia e i figli di Niobe

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Altre azioni che gli sono state attribuite dai miti durante la giovinezza, non furono così nobili: il dio sfidò il satiro Marsia (o, secondo altre fonti, venne da questi sfidato) in una gara musicale di flauto; in seguito alla vittoria, per punire l'ardire del satiro, che si era impudentemente vantato di essere più bravo di lui, lo fece legare a un albero e scorticare vivo[34].

Un altro mito racconta invece come si vendicò terribilmente di Niobe, regina di Tebe, la quale, eccessivamente fiera dei suoi quattordici figli (sette maschi e sette femmine), aveva deriso Leto per averne avuti solo due. Per salvare l'onore della madre, Apollo, insieme con sua sorella Artemide, utilizzò il suo terribile arco per uccidere la donna e i suoi figli, risparmiandone solo due, Amicla e Clori, i quali riuscirono a ottenere la pietà dei fratelli divini[35].

Apollo e Admeto

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Quando Zeus uccise Asclepio, figlio di Apollo, come punizione per aver osato resuscitare i morti con il suo talento medico, il dio per vendetta massacrò i ciclopi, che avevano forgiato i fulmini di Zeus. Stando alla tragedia di Euripide Alcesti, come punizione per questo suo gesto Apollo venne costretto dal padre a servire Admeto, re di Fere, per nove anni. Apollo lavorò dunque presso il re come pastore, e venne da costui trattato in modo tanto gentile che, allo scadere dei nove anni, gli concesse un dono: fece sì che le sue mucche partorissero solo vitelli gemelli. In seguito, il dio aiutò Admeto a ottenere la mano di Alcesti, che per volere del padre sarebbe potuta andare in sposa solo a chi fosse riuscito a mettere il giogo a due bestie feroci: Apollo gli regalò dunque un carro trainato da un leone e un cinghiale[36].

Apollo ed Ermes

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Il giovane Ermes, appena nato, sfuggì alla custodia della madre Maia e incominciò a vagabondare per la Tessaglia, fino a imbattersi nel gregge di Admeto, custodito da Apollo. Ermes riuscì con uno stratagemma a rubare gli animali e, dopo essersi nascosto in una grotta, usò gli intestini di alcuni di essi per confezionarsi una lira; un'altra leggenda a questo proposito parla invece di un guscio di tartaruga. Quando Apollo, infuriato, riuscì a rintracciare Ermes e a pretendere, con l'appoggio di Zeus, la restituzione del bestiame, non poté fare a meno di innamorarsi dello strumento e del suo suono, e accettò infine di lasciare a Ermes il maltolto, in cambio della lira, che sarebbe diventata da allora uno dei suoi simboli sacri[37]. La lira poi passò a Orfeo e quando questi morì lo strumento fu tramutato in cielo nell'omonima costellazione[38].

Apollo durante la guerra di Troia

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Apollo scaglia le frecce mortali contro l'accampamento acheo, disegno di Stanisław Wyspiański (c. 1897).

L'inizio dell'Iliade di Omero vede Apollo schierato a fianco dei Troiani, durante la guerra di Troia. Il dio era infatti infuriato con i Greci, e in particolare con il loro capo Agamennone, per il rapimento da questi perpetrato di Criseide, giovane figlia di Crise, sacerdote di Apollo. Per vendicare l'affronto, il dio decimò le schiere achee con le sue terribili frecce, fino a che il capo dei Greci non acconsentì a rilasciare la prigioniera, pretendendo in cambio Briseide, schiava di Achille. Questo fatto provocò l'ira dell'eroe Mirmidone, che è uno dei temi centrali del poema[39].

Apollo continuò comunque a parteggiare per i Troiani durante la guerra: in un'occasione salvò la vita a Enea, ingaggiato in duello da Diomede. Da non dimenticare, infine, l'importantissimo aiuto che il dio offrì a Ettore e a Euforbo nel combattimento che li vedeva avversari del potente Patroclo, amante e allievo del valoroso Achille; il dio infatti, oltre ad aver stordito il giovane, che i Troiani avevano scambiato per il re mirmidone, vista l'armatura che indossava, lo privò di quest'ultima sciogliendola come neve al sole. Distrusse perfino la punta della lancia con cui Patroclo stava mietendo vittime tra le file troiane[40].

Amori di Apollo

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Apollo e Dafne

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Apollo insegue Dafne, opera di Giambattista Tiepolo

Un giorno Eros, stanco delle continue derisioni di Apollo, che vantava di essere il più bello tra gli dei, di essere il dio della poesia nonché un arciere migliore di lui, lo colpì con una delle sue frecce d'oro, facendolo innamorare perdutamente della ninfa Dafne. Allo stesso tempo però, colpì anche la ninfa con una freccia di piombo arrugginita e spuntata in modo che rifiutasse l'amore di Apollo e addirittura rabbrividisse per l'orrore alla sua vista. Perseguitata dal dio innamorato, la ninfa, piangendo e gridando, chiese aiuto al padre Peneo[41], dio del fiume omonimo, che la tramutò in una pianta di lauro (alloro). Apollo pianse abbracciando il tronco di Daphne, che ormai era un albero. Per questo il lauro divenne la pianta prediletta da Apollo, con la quale era solito far ornare i suoi templi e anche i suoi capelli.

Apollo e Giacinto

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La morte di Giacinto, dipinto di Jean Broc

Uno dei miti più conosciuti riferiti al dio è quello della sua triste storia d'amore con il principe spartano Giacinto, mito narrato, fra gli altri, da Ovidio[42].

I due si amavano profondamente, quando un giorno, mentre si stavano allenando nel lancio del disco, il giovane venne colpito alla testa dal disco lanciato da Apollo; responsabile della tragedia fu Zefiro, geloso dell'amore fra i due, che un soffio spinse il disco contro il principe[43]. Ferito a morte, Giacinto non poté che accasciarsi tra le braccia del compagno che, impotente, lo trasformò nel rosso fiore che porta il suo nome, e con le sue lacrime tracciò sui suoi petali le lettere άί (ai), che in greco è un'esclamazione di dolore[44].

Apollo e Cassandra

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Per sedurre Cassandra, figlia del re di Troia Priamo, Apollo le promise il dono della profezia. Tuttavia, dopo aver accettato il patto, la donna si tirò indietro, rimangiandosi la parola data. Il dio allora, sputandole sulle labbra, le diede sì il dono di vedere il futuro, ma la condannò a non venir mai creduta per le sue previsioni. La previsione più tragica e inascoltata di Cassandra fu la caduta di Troia[45].

Apollo e Marpessa

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Apollo amò anche una donna chiamata Marpessa, che era contesa fra il dio e l'umano chiamato Ida. Per dirimere la contesa tra i due intervenne addirittura Zeus che decise di lasciare la donna libera di decidere; questa scelse Ida, perché consapevole del fatto che Apollo, essendo immortale, si sarebbe stancato di lei quando l'avesse vista invecchiare[46][47].

Apollo e Cirene

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Cirene era una principessa della Tessaglia e custodiva le mandrie del padre sul Monte Pelio. Era una cacciatrice abile con giavellotto e spada[48].
Un giorno fu notata da Apollo mentre difendeva un gregge da un leone e lui se ne innamorò, così la rapì con il suo carro d'oro[49] e la portò su una collina di mirti in Libia. Ebbero lì i loro figli (Aristeo e Idmone) e più tardi in quel luogo Apollo fondò la colonia greca di Cirene in suo onore[50].

Figli di Apollo

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Apollo istruisce le Muse Euterpe e Urania, olio su tela di Pompeo Batoni, ca. 1741, Varsavia, Museo nazionale

Come tutti gli Dèi greci, le leggende riportano come Apollo ebbe molti figli, da unioni con donne mortali e non.

Il figlio più noto di Apollo è però certamente Asclepio, dio della medicina presso i Greci. Asclepio nacque dall'unione fra il dio e Coronide; quest'ultima però, mentre portava in grembo il bambino, si innamorò di Ischi e fuggì con lui[51]. Quando un corvo andò a riferire l'accaduto ad Apollo, questi dapprima pensò a una menzogna, e fece diventare il corvo nero come la pece, da bianco che era[52]. Scoperta poi la verità, il dio chiese a sua sorella Artemide di uccidere la donna. Apollo salvò comunque il bambino, e lo affidò al centauro Chirone, perché lo istruisse alle arti mediche[53].

Amanti e figli di Apollo

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Apollo e la Musa Urania, opera di Charles Meynier
  1. Acacallide - Figlia di Minosse
    1. Nasso - Insediato nell'isola
    2. Mileto - Fondatore della città
    3. Anfitemi - Pastore libico
  2. Calliope - Musa della Poesia epica
    1. Orfeo - Celebre musico
    2. Ialemo - Dio del canto nuziale
    3. Imeneo - Dio del matrimonio
  3. Chione - Principessa della Focide
    1. Filammone - Poeta e musico
  4. Cirene[54] - Ninfa tessala
    1. Aristeo[54] - Dio del miele, del formaggio e dell'olio
    2. Idmone - Veggente e Argonauta
  5. Coricia - Ninfa del Parnaso
    1. Licoreo - Re di Licorea
  6. Coronide[54] - Ninfa Lapita
    1. Asclepio[54] - Dio della medicina
  7. Creusa - Violentata dal dio
    1. Ione - Sacerdote di Delfi
  8. Danaide - Ninfa
    1. Cureti - Popolo Etolo
  9. Dia - Figlia di Licaone
    1. Driope - Re dei Driopi
  10. Driope - Amadriade
    1. Anfisso - Fondatore di Eta
  11. Ecuba - Regina troiana
    1. Troilo[55] - ucciso da Achille
  12. Eubea
    1. Agreo
  13. Evadne - Figlia di Poseidone
    1. Iamo - Indovino di Olimpia
  14. Ftia - Eponima della regione
    1. Doro
    2. Laodoco
    3. Polipete - Ucciso da Etolo
  15. Manto - Indovina, figlia di Tiresia
    1. Mopso - Celebre indovino
  16. Melaina - Ninfa (o Tia o Celeno)
    1. Delfo - fondatore di Delfi
  17. Procleia - Troiana
    1. Tenete - Eroe di Tenedo
    2. Emitea - Principessa di Tenedo
  18. Psamate - Principessa di Argo
    1. Lino - Sbranato da cani
  19. Reo - Discendente di Dioniso
    1. Anio - Sovrano di Delfi
  20. Rodope - Ninfa
    1. Cicone - Capostipite dei Ciconi
  21. Talia - Musa della Commedia
    1. Coribanti - Seguaci di Dioniso
  22. Tiria - Figlia di Anfinomo
    1. Cicno - Abitante dell'Etolia
  23. Urania[54] - Musa dell'Astronomia e della geometria
    1. Lino[54] - Notevole musico
  24. Da madre ignota
    1. Erimanto
    2. Melaneo
    3. Cariclo
  25. Giacinto - Principe spartano

Apollo nell'arte

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo nelle arti.

Nella cultura di massa

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  • Il celebre progetto spaziale Apollo della NASA, che negli anni sessanta portò l'uomo sulla luna, deve il suo nome proprio al dio greco, in quanto protettore delle colonie e dei pionieri.
  • Famosa è la filastrocca popolare dedicata ad Apollo e al suo fantomatico "figlio" Apelle (tra l'altro, un pittore realmente esistito):
Apelle, figlio di Apollo,
fece una palla di pelle di pollo,
tutti i pesci vennero a galla
per vedere la palla di pelle di pollo
5fatta da Apelle, figlio di Apollo.
  1. ^ Apollo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ "Le Muse naturalmente sono per i greci le figlie di Zeus e Mnemosýne, "la Memoria", ma è Apollo la loro guida". Walter Burkert. Griechische Religion der archaischen und klassischen Epoche, Stuttgart 1977 in italiano La religione greca di epoca arcaica e classica, Milano, Jaca Book, 2003, p. 295
  3. ^ Otto 2005, p. 68.
  4. ^ Burkert 2003, p. 289.
  5. ^ Herbert Jennings Rose, Elio in "Oxford Classical Dictionary" 1970; trad. it. Dizionario di antichità classiche. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, p. 1084-5
  6. ^ Curiosa è la vicenda del figlio Fetonte, il quale fu fulminato da Zeus poiché aveva rubato di nascosto il cocchio del sole del padre che glielo aveva negato. H. Hoffmann, 1963. "Elio," nel Journal of the American Research Center in Egypt 2, pp. 117-23; cf. Yalouris, no. 42.
  7. ^ Tito Livio, Ab urbe condita III, 63, 7
  8. ^ Come ci dice lo storico Livio vennero istituiti sotto il consolato di Quinto Fulvio Flacco e Appio Claudio Pulcro (212 a.C. (Periochae 25.3), e organizzati da Publio Cornelio Silla (Ab Urbe condita XXV, 2, 3, 12, 15, 32, 41)
  9. ^ Augusto "radunò tutte le profezie greche e latine che [...] erano tramandate tra il popolo, circa duemila, e le fece bruciare. Conservò solo i libri sibillini e, dopo un'attenta selezione, li pose in due armadi dorati ai piedi della statua di Apollo Palatino" Svetonio, Augustus, 31
  10. ^ "[...] le diverse proprietà del Sole diedero origine a nomi degli dèi. Di qui i primi sapienti proclamarono il principio hèn tò pan (il tutto è unico). Dunque chiamarono Apollo la proprietà divinatrice e curatrice del Sole" (Macrobio. Saturnali I, 17, 4-5. Traduzione di Nino Marinone; Torino, Utet, 1987)
  11. ^ Cfr. a titolo esemplificativo Giovanni Filoramo, Che cos'è la religione, Torino, Einaudi, 2004, p.190.
  12. ^ Per una disamina più approfondita sul "monoteismo solare" cfr., ad esempio, il capitolo VIII, Monoteismo solare, in Storia della religiosità greca di Wilhelm Nestle tradotto in lingua italiana dalla Nuova Italia di Firenze nel 1973.
  13. ^ Il nome di Aplu o Apulu non arrivò direttamente dalla Grecia ma attraverso la mediazione di un centro latino, probabilmente Preneste. Cfr. Mauro Cristofani (a cura di), Aplu, in Dizionario illustrato della civiltà Etrusca, Firenze, Giunti Editore, 1985, pp. 12-13, ISBN 978-88-09-21728-7. URL consultato il 2 gennaio 2019.
  14. ^ Robert Graves, The Greek Myths. Part 1. Penguin Books, 1955. pp. 21.K – 21.L.
  15. ^ John Henry Freese, "Apollo". In Chisholm, Hugh (ed.). Encyclopædia Britannica. Vol. 2 (11. ed.). Cambridge University Press, 1911 p. 185
  16. ^ Febo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  17. ^ Leonhard Schmitz, sub voce in William Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, Boston 1867
  18. ^ Omero, Iliade I 37
  19. ^ Boedromie, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  20. ^ Robert Graves, The Greek Myths 1955, p. 36
  21. ^ Daniela Castaldo, La musica greca tra mito e culto: strumenti musicali e attributi divini, in Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2014.
  22. ^ Apollo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  23. ^ Luke e Monica Roman, Encyclopedia of Greek and Roman Mythology. Infobase Publishing, 2010, p. 85. ISBN 9781438126395
  24. ^ Igino, Fabulae, 140
  25. ^ Inno ad Apollo Delio
  26. ^ Callimaco, Inno a Delo
  27. ^ Secondo Omero, Iliade 1.570–579, 14.338(EN) , Odissea 8.312(EN) , Efesto era evidentemente il figlio di Era e Zeus, vedi Gantz, p. 74.
  28. ^ Secondo Esiodo, Teogonia 927–929(EN) , Efesto è stato generato solamente da Era, senza padre, vedi Gantz, p. 74.
  29. ^ Secondo Esiodo, Teogonia 886–890(EN) , figlia di Zeus dalle sue sette mogli, Atena è stata la prima a essere concepita, ma ultima a nascere; Zeus ingravidò Meti, poi la ingerì, in seguito lui stesso fece nascere Atena "dalla sua testa", vedi Gantz, pp. 51–52, 83–84.
  30. ^ Secondo Esiodo, Teogonia 183–200(EN) , Afrodite è nata dai genitali recisi di Urano gettati nel mare, vedi Gantz, pp. 99–100.
  31. ^ Secondo Omero, Afrodite era la figlia di Zeus (Iliade 3.374, 20.105(EN) ; Odissea 8.308, 320(EN) ) e Dione (Iliade 5.370–71(EN) ), vedi Gantz, pp. 99–100.
  32. ^ Karoly Kerenyi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore, 2002, p. 118, ISBN 88-428-1095-9.
    «Egli voleva impedire la nascita del bambino.»
  33. ^ a b Apollo, su mitologia.dossier.net.
  34. ^ Ovidio, Metamorfosi, Libro VI, vv. 385-391
  35. ^ Pseudo-Apollodoro, Biblioteca III, 5.6
  36. ^ Apollodoro, Biblioteca I, 9, 15
  37. ^ Apollodoro, Biblioteca III 113
  38. ^ Igino, Astronomia II, 7
  39. ^ Omero, Iliade, I 370 sgg.
  40. ^ Omero, Iliade XVI, 700 sgg.
  41. ^ Igino, Fabulae 203. Secondo la versione arcadica del mito Dafne è figlia di Ladone. Cfr. Stazio, Tebaide IV 289; Nonno di Panopoli, Dionysiaca XLII 386
  42. ^ Le Metamorfosi X 162
  43. ^ Apollodoro, Biblioteca I 3.3
  44. ^ Giacinto, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  45. ^ Cassandra, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  46. ^ (EN) Plutarco, Vite Parallele, 40, su theoi.com. URL consultato il 20 giugno 2019.
  47. ^ (EN) Omero, Iliade, IX 550, su theoi.com. URL consultato il 20 giugno 2019.
  48. ^ Pindaro, Pitiche 9.6 ff
  49. ^ Nonno di Panopoli, Dionisiache 13.300
  50. ^ Diodoro Siculo, Bibliotheca historica IV 81.1
  51. ^ (EN) Igino, Fabulae, CCII, su theoi.com. URL consultato il 28 giugno 2019.
  52. ^ Ovidio, Metamorfosi II 536 e 596
  53. ^ (EN) Ovidio, Metamorfosi II, 532, su theoi.com. URL consultato il 25 giugno 2019.
  54. ^ a b c d e f Igino, Fabulae, 161: Figli di Apollo
  55. ^ Apollodoro, Biblioteca III 12.5

Bibliografia

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  • (EN) Walter Burkert, The Orientalizing Revolution: Near Eastern Influence on Greek Culture in the Early Archaic Age, Cambridge (Massachusetts), Harvard University Press, 1992, ISBN 0-674-64364-X.
  • Walter Burkert, La religione greca, Milano, Jaca Book, 2003.
  • Anna Maria Carassiti, Dizionario di mitologia greca e romana, Roma, Newton & Compton, 1996, ISBN 88-8183-262-3.
  • Marcel Detienne, Apollo con il coltello in mano. Un approccio sperimentale al politeismo greco, Milano, Adelphi, 2002.
  • Robert Graves e Elisa Morpurgo, I miti greci, Milano, Longanesi, 1995, ISBN 88-304-0923-5.
  • Károly Kerényi, The Gods of the Greeks, 1951.
  • Walter Friedrich Otto, Gli dèi della Grecia, Milano, Adelphi, 2005.

Voci correlate

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