Mario Missiroli (giornalista) e Assedio di Gaeta (1806): differenze tra le pagine

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{{Infobox conflitto
{{Bio
|Tipo=Battaglia
|Nome = Mario
|Nome del conflitto=Assedio di Gaeta
|Cognome = Missiroli
|Parte_di=della [[Terza coalizione|guerra della Terza Coalizione]]
|Sesso = M
|Immagine=GaetaCastello.jpg
|LuogoNascita = Bologna
|Didascalia=Il [[castello di Gaeta]]
|GiornoMeseNascita = 25 novembre
|Luogo=[[Gaeta]], [[Regno di Napoli]]
|AnnoNascita = 1886
|Data=26 febbraio – 18 luglio [[1806]]
|LuogoMorte = Roma
|Esito=Vittoria francese
|GiornoMeseMorte = 29 novembre
|Schieramento1={{FRA 1IMPERO}}<br>{{ITA 1805-1814}}<br>[[File:Flag of the Kingdom of Etruria.svg|20px|border]] [[Regno di Etruria]]<br>[[File:Flag of Poland.svg|20px|border]] [[Legione polacca]]<br>[[File:Flag of Switzerland.svg|20px|border]] [[Svizzera]]
|AnnoMorte = 1974
|Schieramento2=[[File:Flag of the United Kingdom.svg|20px|border]] [[Regno Unito]]<br>[[File:Flag of the Kingdom of Naples.svg|20px|border]] [[Regno di Napoli]]
|Epoca = 1900
|Comandante1= [[Andrea Massena]]
|Attività = scrittore
|Comandante2= [[Luigi d'Assia-Philippsthal]]
|Attività2 = giornalista
|Effettivi1=12.000
|Nazionalità = italiano
|Effettivi2=7.000
|Perdite1=1.000
|Perdite2=1.000 morti <br /> 6.000 prigionieri
}}
{{Campagnabox Guerra della terza coalizione}}
Fu direttore di quattro quotidiani: ''[[il Resto del Carlino]]'', ''[[Il Secolo (quotidiano)|Il Secolo]]'', ''[[Il Messaggero]]'' e il ''[[Corriere della Sera]]''.
 
L''''assedio di Gaeta''' del 1806 fu un assedio effettuato alla fortezza di [[Gaeta]] dall'armata francese, al cui comando vi era [[Andrea Massena]], che iniziò alla fine di febbraio durante le guerre della [[terza coalizione]].
==Biografia==
Nato a [[Bologna]] da una famiglia della piccola borghesia romagnola, rimase orfano di padre all'età di tre anni. Fu allevato, insieme alla sorella Tina, dallo zio che riuscì a mandarlo avanti negli studi fino alle scuole superiori.
 
===L''Enfant prodige''=assedio==
Anche se dopo la fuga del re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] il principe ereditario [[Francesco I delle Due Sicilie|Francesco]], cui era stata data la reggenza, si accordò con i francesi per la cessione delle piazzaforte di Gaeta, insieme a quelle di [[Napoli]] e [[Pescara]], il governatore principe di [[Luigi d'Assia-Philippsthal]] rifiutò di consegnare la fortezza; egli fece rispondere a Massena che: «Gaeta non è [[Battaglia di Ulma|Ulm]] e il principe di Assia non è il [[Karl Mack von Leiberich|generale Mack]]»<ref>''The Life of Napoleon Buonaparte'', pag. 230</ref> Ebbe quindi inizio un lungo assedio durante il quale la guarnigione dimostrò una fiera resistenza e Massena ebbe gran parte della responsabilità se il suo ''esercito napoletano'' restò impegnato in questo assedio per i successivi cinque mesi. Questo impedì a Massena di spedire rinforzi per reprimere la sollevazione scoppiata in [[Calabria]] il che permise agli inglesi di sbarcare nella [[piana di Sant'Eufemia]] e di ottenere la vittoria nella [[battaglia di Maida]]. Comunque i britannici non riuscirono a mettere a frutto questa vittoria o a inviare rinforzi agli assediati e di conseguenza, dopo che Philippsthal (gravemente ferito mentre sulle mura incoraggiava i suoi soldati) il 10 luglio fu evacuato da una fregata inglese e il comando passò al colonnello Holtz,<ref>''The History of Modern Europe'', pag. 412</ref><ref>''France, dictionnaire encyclopédique'', pagg. 559-560</ref> la città venne catturata il 18 luglio [[1806]] quando l'artiglieria francese riuscì ad aprire una breccia nelle sue difese.
''[[Enfant prodige]]'', Missiroli cominciò la carriera giornalistica a soli 15 anni, nel [[1901]], mentre era ancora uno studente del [[liceo classico]]. Cominciò a scrivere su due settimanali politici e letterari di Bologna, ''Don Chisciotte'' e ''Rinascenza''. Nel [[1904]], fu presentato a [[Giosuè Carducci]] nella libreria di [[Cesare Zanichelli]], luogo d'incontro per gli intellettuali bolognesi. Nel [[1906]] diventò redattore del ''Corriere dell'Emilia'', organo dei conservatori emiliani. In seguito collaborò a ''[[Leonardo (rivista)|Leonardo]]'' e a ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]'', prestigiose riviste letterarie, luogo di dibattito per gli intellettuali socialisti, liberali e [[nazionalismo italiano|nazionalisti]]. Il 1º agosto [[1909]], a 23 anni, entrò nel maggiore quotidiano bolognese, il ''[[Resto del Carlino]]'', dove si occupò dei rapporti economici tra proprietari terrieri e braccianti nel territorio emiliano.
 
==In seguito==
La sua posizione pragmatica e scevra da influenze ideologiche gli accreditò la simpatia di [[Giovanni Giolitti]], che lo tenne sempre in forte considerazione. Conobbe [[Benedetto Croce]], che lo aiutò a pubblicare presso l'editore [[Laterza Editore|Laterza]] il suo primo libro, ''Monarchia socialista'', uscito nel [[1913]]. Nel [[1914]], dopo i tragici fatti di [[Molinella]]<ref>A Molinella avviene un gravissimo fatto di sangue a conclusione delle violente lotte agrarie che si erano protratte per tutta l'estate. Un gruppo di "[[crumiri]]" provenienti dal Veneto e dal modenese viene assalito da centinaia di braccianti e mezzadri in sciopero: sul terreno restarono 5 morti e diversi feriti.</ref> pubblicò ''[[Satrapia (saggio)|Satrapia]]'' in cui denunciava la tirannide delle organizzazioni sindacali socialiste sul bracciantato bolognese. Negli anni precedenti la [[prima guerra mondiale]] chiamò a collaborare alle pagine culturali del ''Carlino'' scrittori di diversi orientamenti storici, politici e letterari. La sua [[Terza pagina]] si caratterizzava per l'apertura al confronto di idee. Tra i collaboratori vi era anche [[Georges Eugène Sorel]], pensatore francese con cui da alcuni anni Missiroli intrecciava una fitta corrispondenza.
Gaeta fu trasformata in un [[Ducato (feudo)|ducato]] del [[Regno di Napoli#Il periodo napoleonico|Regno napoleonico di Napoli]], con il nome francese di ''Gaete'', di cui fu investito nel 1809 il ministro delle finanze [[Martin-Michel-Charles Gaudin]]. Gaeta fu l'ultima città in Italia a rimanere fedele a Napoleone; fu solo con il successivo [[Assedio di Gaeta (1815)|assedio]] operato da una forza anglo-austriaca, ultima azione della [[guerra austro-napoletana]], che la città fu infine riconquistata.
 
Nel [[1918]] Missiroli si trasferì da Bologna a [[Roma]] per lavorare in un nuovo quotidiano, ''Il Tempo''<ref>Solo omonimo dell'attuale quotidiano ''[[Il Tempo]]'', che è nato nel 1944.</ref> nelle funzioni di condirettore: per la prima volta assumeva un incarico dirigenziale. Il giornale veniva lanciato con un progetto ambizioso: fare da contraltare al ''[[Corriere della Sera]]''. Ma le cose non andarono come sperato, per cui, dopo una breve esperienza Missiroli ritornò a Bologna, dove assunse la direzione del ''[[Resto del Carlino]]'' ([[1919]]). Adottò una linea di dissenso verso il nascente [[fascismo|movimento mussoliniano]], e di appoggio al [[Governo Nitti I|primo governo]] di [[Francesco Saverio Nitti]] e ai socialisti. Per tutta risposta, [[Mussolini]] lo prese di mira: dopo nemmeno due anni Missiroli fu costretto a lasciare la direzione del Carlino.
 
===Direttore de ''Il Secolo''===
Nel settembre [[1921]] accettò la direzione del ''[[Il Secolo (quotidiano)|Secolo]]'' di [[Milano]]. Continuò la sua linea anti-mussoliniana: fece pubblicare una serie di articoli che indagavano a fondo sul [[fascismo|movimento fascista]] e sulle sue le radici profonde. In un suo articolo, Missiroli definì i fascisti «schiavisti agrari», provocando una vasta eco sulla stampa nazionale e causando la reazione risentita di [[Benito Mussolini]], che lo apostrofò sul ''Popolo d'Italia'': «Perfido gesuita e solennissimo vigliacco»<ref>Luciano Simonelli, ''Dieci giornalisti e un editore'', Milano: Simonelli, 1997, pag. 238.</ref>. Per lavare l'offesa, Missiroli sfidò il fondatore del fascismo a duello. In un prato dalle parti di San Siro, il 13 maggio [[1922]] i due si affrontarono a colpi di spada. Dopo ben sei assalti non risolutivi, al settimo Missiroli fu ferito ad una mano e lo scontro fu sospeso, senza che i due contendenti si riappacificassero.
 
In ottobre i fascisti presero il potere a Roma. La direzione di Missiroli al ''Secolo'' ebbe i giorni contati. Infatti, nel luglio [[1923]] fu cacciato dalla corrente filo-fascista in seno al giornale. Nello stesso anno conobbe Regina Avanzini, di dieci anni più giovane. Si innamorò di lei e la sposò. Dall'unione nacque una figlia, Giuseppina. Sulla prima pagina del «Corriere dell'Irpinia» vengono pubblicati capitoli e brani di suoi libri. Nel [[1924]] Missiroli fu chiamato da [[Alfredo Frassati]] a dirigere la redazione romana de ''[[La Stampa]]''. Qui ebbe la sua rivincita su Mussolini. In pieno scandalo [[Giacomo Matteotti|Matteotti]] pubblicò due articoli rimasti famosi: ''Atto di accusa'' (apparso sul quotidiano torinese il 28 dicembre [[1924]]) e ''Chiamata di correo'' (apparso sul quotidiano ''[[Il Mondo (quotidiano)|Il Mondo]]'' di [[Giovanni Amendola]] il 30 dicembre) in cui attaccò senza mezze misure [[Benito Mussolini|Mussolini]], definendolo responsabile dell'assassinio.
 
La reazione di Mussolini non tardò. Ne ottenne il licenziamento da ''La Stampa'', poi l'espulsione dal sindacato dei giornalisti. Missiroli, tagliato fuori dal suo ambiente, trovò molta difficoltà nel continuare a lavorare. Passò dure stagioni collaborando saltuariamente in varie sedi giornalistiche, traendo però inaspettatamente giovamento da una vecchia amicizia con [[Leandro Arpinati]], federale di [[Bologna]], che lo protesse riconciliandolo col fascismo. Nel [[1926]] Arpinati fece sì che Missiroli ottenesse la tessera del [[Partito Nazionale Fascista]]. Tornò così a fare il giornalista senza, tuttavia, poter firmare i suoi articoli e utilizzando lo pseudonimo di "''Spectator''"<ref>L'illustrazione italiana, le pagine più belle, N°4 Anno 3, 2012. pag. 37</ref>. Grazie ai rapporti instaurati all'epoca della direzione del «Secolo XIX» con l'industriale Pio Perrone, proprietario della testata genovese e del «Messaggero» di Roma, esercitò di fatto la direzione del quotidiano romano, nominalmente diretto da [[Francesco Malgeri]].
 
Si deve anche a Missiroli se durante il regime la linea del quotidiano romano non raggiunse mai gli eccessi di filofascismo di altre testate. Nel [[1930]] si fece il suo nome per la nuova direzione del ''Resto del Carlino'', ma Mussolini in persona bloccò la nomina. Nel [[1938]] firmò il ''[[Manifesto della razza]]'', prodromo delle [[leggi razziali fasciste]], ma l'impegno con la Resistenza romana riscattò gli anni della collaborazione col regime.
 
===Dal ''Messaggero'' al ''Corriere della Sera''===
Passata la guerra, nel [[1946]] Missiroli guidò il maggiore quotidiano romano, «[[Il Messaggero]]» (questa volta ufficialmente), diventando uno dei più ascoltati consiglieri degli uomini di governo. Frequentò a Napoli, fino alla fine degli anni '50, il Presidente emerito della Repubblica [[Enrico De Nicola]], di cui fu amico. Dal [[1952]] al [[1961]] fu chiamato a dirigere il «[[Corriere della Sera]]». La famiglia Crespi, proprietaria del maggiore quotidiano italiano, gli chiese di portare il giornale su una linea il più equidistante possibile dai partiti politici. Cosa che Missiroli fece. Quando la moglie di Aldo Crespi, Giuseppina, inconsapevole che la linea del «Corriere» era improntata alla cautela spinta fino all'eccesso, gli suggerì discretamente di apporre dei correttivi, anche nella linea politica, Missiroli, che era dotato di uno humor fine, rispose: "Certo, sarebbe bello. Ma per scrivere certe cose mi ci vorrebbe un giornale…"<ref>Missiroli intendeva dire: "Per scrivere degli articoli coraggiosi mi ci vorrebbe un giornale". Cfr. [[Franco Di Bella]], ''Corriere segreto'', Rizzoli, 1982.</ref>.
 
Sul fronte interno, consapevole di disporre di un organico di giornalisti di altissimo livello, adottò una strategia equanime, tesa a valorizzare ciascuno. In questo si avvalse della stretta collaborazione del caporedattore centrale [[Gaetano Afeltra]], che durante la direzione missiroliana fu - nei fatti - il vero motore del Corriere<ref>Gaetano Afeltra, ''Corriere primo amore'', 1984; ''Missiroli e i suoi tempi'', 1985.</ref>. Nel [[1961]] Missiroli apprese della sua imminente sostituzione al «Corriere» direttamente dal senatore Mario Crespi che, indebolito dalla malattia, si lasciò sfuggire una gaffe («Mi hanno detto che verrà un nuovo direttore...»)<ref>Luciano Simonelli, ''op. cit.'', pag. 266.</ref> ad una festa di ricevimento cui lo stesso Missiroli era stato invitato. Venne licenziato a poche settimane dalla scadenza del contratto, prevista per il 15 settembre [[1961]]. Il rapporto tra Missiroli e [[Milano]] fu difficile: nei dieci anni passati nella capitale lombarda, infatti, non comprò mai casa, preferendo alloggiare sempre in albergo (il «[[Grand Hotel et de Milan]]»). Nel [[1962]] fu eletto presidente della [[FNSI]], il sindacato dei giornalisti italiani. Lasciò la carica nel [[1970]]. Anche durante il mandato continuò l'attività di scrittore.
 
==Dissero di lui==
Secondo [[Giuseppe Prezzolini]], Missiroli ebbe due maestri: [[Alfredo Oriani]] e [[Georges Sorel]]<ref>Franco Di Bella, ''Corriere segreto'', Rizzoli, 1982.</ref>.
 
==Opere==
Missiroli scriveva sempre a mano, usando la penna a cannuccia e il calamaio. Soltanto negli ultimi anni iniziò ad usare la penna a sfera (biro)<ref>Luciano Simonelli, ''op. cit.'', pag. 227.</ref>.
 
* ''Monarchia socialista'', Bari: Laterza, 1913 (fu [[Benedetto Croce]] a presentare Missiroli all'editore barese)
* ''[[Satrapia (saggio)|Satrapia]]'', Bologna: Zanichelli, 1914
* ''Critica negativa'', Bologna: Stabilimento Poligrafico Emiliano, 1914
* ''Il Papa in guerra'', prefazione di [[Georges Eugène Sorel]], Bologna: Zanichelli, 1915
* ''La Repubblica degli accattoni'', Bologna: Zanichelli, 1916
* ''Polemica liberale'', Bologna: Zanichelli, 1919
* ''Opinioni'', Firenze: La Voce, 1921
* ''Il fascismo e la crisi italiana'', Bologna: Cappelli, 1921
* ''Una battaglia perduta'', Milano: Corbaccio, 1924
* ''Il colpo di Stato'', Torino: P. Gobetti, 1924
* ''La giustizia sociale nella politica monetaria di Mussolini'', Bologna: Apollo, 1928
* ''Amore e fame'', Roma: La voce, 1928
* ''Date a Cesare: la politica religiosa di Mussolini con documenti inediti'', Roma: Libreria del littorio, 1929
* ''L'Italia d'oggi'', Bologna: Zanichelli, 1932
* ''Studi sul fascismo'', Bologna: Zanichelli, 1934
* ''Cosa deve l'Italia a Mussolini'', Roma: Edizioni di Novissima, 1936-1937 ([https://books.google.it/books?id=uyEeBQAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false versione digitalizzata])
* ''Italia e Africa: la gravitazione dell'Italia nel Mediterraneo'', Roma: Istituto fascista dell'Africa italiana, (dopo il 1936)
* ''Mussolini: una visione della vita'', Roma: Società editrice di Novissima, 1937
* ''Da Tunisi a Versailles'', Roma: Edizioni di Novissima, 1937-1938
* ''La politica estera di Mussolini dalla marcia su Roma al convegno di Monaco 1922-1938'', Milano: ISPI, 1939
* ''Italia e Germania nelle relazioni culturali'', Roma: Stab. Tip. F. Canella, 1941
* ''Cosa deve l'Italia a Mussolini'', Roma: Soc. Editrice di Novissima, 1941
* ''Una leggenda. L'amicizia inglese'', Roma: Documento editore, 1942
* ''Il fascismo e il colpo di stato dell'ottobre 1922'', Bologna: Cappelli, 1966
* ''Giustizia e carità nell'enciclica di Paolo VI'', Roma: Libreria Frattina editrice, 1967
* ''Il Concordato visto da un liberale'', Roma: Frattina, 1968
* ''Come si distrugge una borghesia: salviamo le classi medie'', Roma: Libreria Frattina, 1968
* ''Gente di conoscenza'', Milano-Napoli: R. Ricciardi, 1972
* ''Romanità e Germanesimo,'' Stabilimento Grafico Tiberino S.A.Roma, senza data
 
==Onorificenze==
Motivazione dell'encomio solenne per la sua attività antifascista: nel [[1943]], dopo l'8 settembre, aiutò a far evadere alcuni detenuti dal carcere romano del Celio.
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
* {{en}} Walter Scott, ''The Life of Napoleon Buonaparte, Emperor of the French: With a Preliminary View of the French Revolution'', Volume V, Ballantyne and co. per Longman, Rees, Orme, Brown, & Green, 1827
* Giuseppe Prezzolini - Mario Missiroli, ''Carteggio (1906-1974)'', a cura e con introduzione di Alfonso Botti, Roma-Lugano, Edizioni di Storia e Letteratura - Dipartimento dell'Istruzione e cultura del Cantone Ticino, 1992, pp. XL-472.
* {{en}} Thomas Henry Dyer, ''The History of Modern Europe: from the Fall of Constantinople in 1453 to the War in the Crimea in 1857'', Volume IV, J. Murray, 1864
* Luciano Simonelli, ''Dieci giornalisti e un editore'', Milano: Simonelli, 1997.
* {{fr}} Philippe Le Bas, ''France, dictionnaire encyclopédique'', Volume VIII (Fet-God), Fratelli Firmin Didot, 1842
* Roberto Pertici, «[http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-missiroli_(Dizionario-Biografico)/ MISSIROLI, Mario]», in ''Dizionario Biografico degli Italiani'', Volume 75, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011.
 
== Altri progetti ==
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==Collegamenti esterni==
* [http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-missiroli/ Missiròli, Mario] la voce in ''Enciclopedie on line'', sito "Treccani.it L'Enciclopedia italiana". <small>URL visitato il 12 maggio 2013.</small>
 
{{Box successione
|carica= Direttore del [[Resto del Carlino]]
|periodo= 6 maggio [[1919]] - 5 aprile [[1921]]
|precedente = [[Lino Carrara]] e [[Filippo Naldi]]
|successivo = [[Nello Quilici]]
}}
{{Box successione
|carica= Direttore del [[Il Secolo (quotidiano)|Secolo]]
|periodo= dall'aprile [[1921]] al 31 luglio [[1923]]
|precedente = [[Edoardo Pantano]]
|successivo = [[Giuseppe Bevione]]
}}
{{Box successione
|carica = Direttore del [[Il Messaggero|Messaggero]]
|immagine =
|periodo = settembre [[1946]] - settembre [[1952]]
|precedente = [[Arrigo Jacchia]]
|successivo = [[Alessandro Perrone]]
}}
{{Box successione
|carica = Direttore del [[Corriere della Sera]]
|immagine =
|periodo = 15 settembre [[1952]] - 14 ottobre [[1961]]
|precedente = [[Guglielmo Emanuel]]
|successivo = [[Alfio Russo]]
}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografieguerra|letteraturaguerre napoleoniche}}
 
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