Utente:BlackPanther2013/Sandbox/1.0: differenze tra le versioni

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{{Tassobox
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|statocons_ref=<ref name=IUCN>{{Cita web | url=https://www.iucnredlist.org/species/22692167/93339099 | titolo=Grus japonensis | sito=The IUCN Red List of Threatened Species | autore=BirdLife International 2016 | versione=vers.2019-1 | lingua=en | accesso=3 giugno 2019}}</ref>
|immagine=[[File:MandschurenkranichKherson 716tarpan.JPGjpg|230px]]
|didascalia=<small>Il tarpan di Cherson, l'unico esemplare mai fotografato, che tuttavia potrebbe non essere stato geneticamente puro (immagine pubblicata nel 1884)</small>
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<!-- CLASSIFICAZIONE: -->
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Il '''tarpan''' ('''''Equus ferus''''') era una specie del genere dei [[Equus|cavalli]], ormai estinta tra il XVIII e il XIX secolo. Considerato a lungo una forma occidentale dei [[Equus ferus|cavalli selvatici]] un tempo diffusi in [[Eurasia]], studi [[Genetica|genetici]] più recenti hanno invece rivelato che si trattava di un incrocio tra cavalli selvatici dell'Eurasia occidentale e antenati degli attuali [[Equus ferus caballus|cavalli domestici]]. Sebbene alcune testimonianze sul tarpan possano risalire all'[[Antichità classica|antichità]], esso divenne noto soprattutto nel XVIII secolo, grazie ai resoconti di esploratori come [[Samuel Gottlieb Gmelin]] e [[Peter Simon Pallas]], che osservarono questi animali durante spedizioni nell'[[Europa orientale]]. Tra le caratteristiche fisiche comunemente attribuite al tarpan figuravano una testa grande, orecchie appuntite, un mantello grigiastro e una criniera dall'aspetto arruffato o ispido, il cui aspetto esatto resta oggetto di dibattito: non è chiaro, infatti, se fosse più simile a una criniera pendente o eretta. La statura relativamente ridotta era un altro tratto distintivo. L'areale di distribuzione del tarpan si estendeva dagli [[Urali]] verso ovest, attraversando le [[Steppa|steppe]] russe fino all'[[Europa centrale]] e [[Europa occidentale|occidentale]], dove abitava sia le aree aperte sia quelle boschive. Questa duplice presenza ha spinto alcuni studiosi a distinguere tra un «tarpan delle steppe» e un «tarpan dei boschi», ipotizzando differenze [[Anatomia|anatomiche]] e morfologiche tra le due varianti. Tuttavia, tale suddivisione non gode di un consenso unanime.
La '''gru della Manciuria''' ('''''Grus japonensis''''' <span style="font-variant: small-caps">[[Philipp Ludwig Statius Müller|P. L. Statius Müller]], [[1776]]</span>) è una delle [[specie]] più a rischio della famiglia dei [[Gruidae|Gruidi]]. Il numero di esemplari di questa specie originaria dell'Asia orientale toccò probabilmente il minimo storico negli anni immediatamente successivi alla [[seconda guerra mondiale]]. Da allora, comunque, la popolazione è nuovamente aumentata in alcune aree. Negli ultimi sessanta anni, tuttavia, vaste parti dell<nowiki>'</nowiki>''habitat'' di questa specie sono state convertite in terreni agricoli. Verso la fine del XX secolo, vivevano in natura tra le 1700 e le 2000 gru. Pertanto, la [[IUCN]] classifica questa specie come «in pericolo»<ref>Ellis ''et al.'', p. 285.</ref>. In [[Cina]] è ora una delle «specie protette di primo grado» insieme al [[Ailuropoda melanoleuca|panda gigante]] e al [[Rhinopithecus roxellana|rinopiteco dorato]]<ref>Matthiessen, p. 23.</ref>.
 
Anche il comportamento del tarpan è noto principalmente grazie a resoconti storici. Viveva in branchi simili a quelli dei [[Equus ferus caballus|cavalli domestici]], composti da femmine con i loro piccoli e guidati da uno stallone, il quale proteggeva il gruppo allontanando i maschi [[Competizione|rivali]]. Questi branchi probabilmente si spostavano su ampie aree alla ricerca di cibo. Alcune testimonianze riportano che il tarpan si nutrisse talvolta di balle di fieno appartenenti ai contadini locali e che, occasionalmente, integrasse nelle sue mandrie le giumente domestiche. Tali comportamenti, uniti alla caccia per scopi alimentari, potrebbero aver contribuito ai conflitti con le comunità umane e accelerato il processo di estinzione. Se in Europa occidentale e centrale il tarpan scomparve già nel [[Medioevo]] o nella prima [[età moderna]], in Europa orientale sopravvisse più a lungo: l'ultimo esemplare selvatico di tarpan dei boschi fu abbattuto intorno al 1814, mentre l'ultimo tarpan delle steppe venne ucciso nel 1879. Alcuni esemplari in cattività sopravvissero ancora per qualche tempo, ma la specie era ormai destinata all'estinzione.
La gru della Manciuria è una specie molto acquatica che durante la stagione riproduttiva ha bisogno di un fitto mosaico di canneti e di zone di acqua libera poco profonda. Non forma stormi numerosi durante le migrazioni. Le popolazioni dell'Asia orientale svernano nelle aree costiere, mentre quelle che nidificano nell'isola giapponese di [[Hokkaidō]] sono in gran parte [[Uccelli stanziali|stanziali]].
 
La prima descrizione scientifica del tarpan risale al 1785, basandosi su osservazioni raccolte in Europa orientale. Si ritiene che almeno gli ultimi esemplari fossero fortemente incrociati con cavalli domestici, anche se il grado di questa commistione resta incerto. Alcune testimonianze storiche e caratteristiche scheletriche hanno portato alcuni studiosi a ipotizzare che razze come il [[Konik|Konik]] o il [[pony Exmoor]] possano essere discendenti diretti del tarpan, un'idea che però non ha trovato conferme definitive. Inoltre, il possibile ruolo del tarpan nel processo di [[domesticazione]] dei cavalli, avvenuto tra 6000 e 5000 anni fa, rimane ambiguo e non supportato da prove genetiche. Sebbene nel XX secolo si sia spesso ritenuto che il tarpan fosse un parente stretto del [[Equus ferus przewalskii|cavallo di Pržewalski]], studi genetici più recenti hanno smentito questa ipotesi, escludendo una relazione diretta tra le due specie.
== Descrizione ==
=== Adulto ===
La gru della Manciuria raggiunge un'altezza di 1,5 metri e può pesare fino a dieci chilogrammi. Presenta pertanto dimensioni maggiori rispetto alle [[Grus grus|gru cenerine]] che vivono nell'[[Europa centrale]]. La sua apertura alare varia dai 2,2 ai 2,5 metri. Le femmine sono generalmente un po' più piccole dei maschi. Non esiste [[dimorfismo sessuale]] o stagionale. L'aspettativa di vita è di circa 30 anni.
 
== Etimologia ==
L'intero piumaggio del corpo, le remiganti primarie, le piccole copritrici, le penne ascellari e le timoniere sono di colore bianco puro. Il mento, la gola e la parte superiore del collo sono neri. Su ogni lato della testa, da dietro agli occhi, si dipartono due ampie fasce bianche che si uniscono sulla nuca per poi scendere giù lungo il collo. Sulla pelle nuda nera della fronte si trovano sparse alcune piume nere; le stesse piume si trovano sulla zona di pelle ruvida e verrucosa color cremisi sulla sommità della testa.
Il termine «tarpan» ha origine nel linguaggio popolare [[Tatari|tartaro]] e, tra il XVIII e il XX secolo, veniva utilizzato per designare non solo i [[Equus ferus|cavalli selvatici]] presumibilmente tali, ma anche [[Equus ferus caballus|cavalli domestici]] inselvatichiti, i loro [[Ibrido|ibridi]] e persino gli [[Equus hemionus|asini selvatici]] presenti nella steppa della Russia meridionale.<ref name="Jezierski et al. 2008"/> La prima menzione documentata di questa parola risale al 1762 ed è attribuita al geografo russo [[Pëtr Ivanovič Ryčkov]]. Nel suo studio sull'area di [[Orenburg]], nel sud della Russia, Ryčkov descrisse il tarpan (''тарпан'') distinguendolo dal [[Equus hemionus#Kulan|kulan]] (''кулан''), un altro abitante delle steppe, e lo classificò tra i cavalli (''koni'', ''кони'').<ref name="Rytschkow 1762"/> Nonostante queste osservazioni, rimane incerto se i cavalli liberi delle steppe meridionali russe indicati con il nome tarpan fossero autentici cavalli selvatici, cavalli domestici inselvatichiti o ibridi tra le due tipologie.<ref name="Vuure 2014"/> In seguito, il termine «tarpan» venne applicato anche a popolazioni equine che non erano mai state chiamate così durante la loro esistenza, come ad esempio i cavalli del parco naturale presso [[Zamość]].<ref name="Vetulani 1927"/><ref name="Vetulani 1936"/> Oggi, il termine è spesso usato per riferirsi alla forma del cavallo selvatico dell'Eurasia occidentale. Già nella seconda metà del XVIII secolo, però, autori contemporanei come [[Peter Simon Pallas]] avevano sollevato dubbi sulla natura autenticamente selvatica del tarpan.<ref name="Pallas 1771"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/> Secondo le interpretazioni più recenti, questa forma equina è con ogni probabilità il risultato di un’ibridazione tra cavalli domestici e selvatici, riflettendo la complessità delle popolazioni equine storiche delle steppe eurasiatiche.<ref name="Librado et al. 2021"/>
 
== Descrizione ==
Questa macchia cremisi, presente anche nelle gru cenerina, [[Grus monacha|monaca]], [[Grus nigricollis|collonero]] e [[Grus americana|americana]], è enfatizzata dalla colorazione bianca e nera delle piume della testa. Durante la stagione fredda o quando l'animale è in volo, la macchia può apparire più scura in quanto l'afflusso di sangue è inferiore<ref>Matthiessen, pgg. 216 e 232.</ref>. In alcuni casi può anche essere nascosta sotto le piume bianche del collo, che possono essere piegate in avanti come un cappuccio. Le zampe molto lunghe consentono all'animale di guadare attraverso le acque poco profonde e i banchi di sabbia. Il becco affusolato si adatta perfettamente alle sue tecniche di caccia.
=== Aspetto ===
[[File:Tarpan - Gmelin 1770.tif|thumb|Il tarpan di [[Samuel Gottlieb Gmelin]] (1770)]]
[[File:Tarpan - Pallas 1771.tif|thumb|Il tarpan di [[Peter Simon Pallas]] (1776)]]
[[File:The natural history of horses (Plate III) (6441423819).jpg|thumb|Il tarpan di [[Charles Hamilton Smith]] (1841)]]
Le dimensioni e l'aspetto del tarpan possono essere ricostruiti con una certa accuratezza grazie ai resoconti storici, anche se le misurazioni documentate sono poche e provengono principalmente da esemplari vissuti tra il XIX e l'inizio del XX secolo. Un esempio significativo è rappresentato dall'ultimo tarpan, morto nel 1918 a Dubrovka, vicino [[Poltava]], che presentava un'altezza al garrese compresa tra 140 e 145 cm.<ref name="Heptner 1955"/> Per confronto, il [[Konik (zoologia)|Konik]], considerato da alcuni un potenziale discendente diretto del tarpan, raggiunge un'altezza media al garrese di 129,4 cm nei maschi e 128 cm nelle femmine, sulla base di un campione di 119 individui analizzati. Questi dati suggeriscono che il tarpan fosse un cavallo di taglia medio-piccola, una caratteristica confermata da numerosi resoconti storici. Le prime descrizioni dettagliate del tarpan risalgono alla seconda metà del XVIII secolo. [[Samuel Gottlieb Gmelin]], che li osservò nel 1770 a [[Voronež]], li descrisse come simili ai piccoli cavalli domestici russi, ma con tratti distintivi: testa grande, orecchie lunghe e appuntite (simili a quelle di un asino), criniera corta e arruffata, mantello grigio sul dorso che diventava più chiaro sul ventre, e zampe scure nella parte inferiore.<ref name="Gmelin 1770"/> Poco dopo, [[Peter Simon Pallas]], basandosi su osservazioni effettuate lungo il fiume [[Volga]] nel 1771 e nel 1776, confermò molte di queste caratteristiche. Tuttavia, secondo Pallas, la maggior parte degli individui osservati era di colore marrone pallido, con arti più chiari rispetto alla descrizione di Gmelin, e raramente erano presenti esemplari di colore marrone scuro, nero o grigio. Esemplari pezzati, invece, non furono mai osservati.<ref name="Pallas 1771"/> Ulteriori descrizioni provengono da [[Belsazar Hacquet]], che intorno al 1760 notò cavalli simili nel parco naturale di [[Zamość]]. Questi animali erano piccoli, di colore nero-brunastro, con testa grande, criniera e coda scure e a pelo corto. Inoltre, Hacquet osservò una caratteristica peculiare nei maschi: una sorta di «barba».<ref name="Hacquet 1794"/> [[Charles Hamilton Smith]], nel 1841, aggiunse che il tarpan non fosse più grande di un [[Equus africanus asinus|asino domestico]] e descrisse una variabilità nel colore del mantello, che includeva tonalità grigie, marrone chiaro e [[Isabella (cavallo)|isabella]]. Hamilton Smith notò anche che il tarpan subiva un cambio stagionale del mantello: corto e liscio in estate, lungo e folto in inverno.<ref name="Smith 1841"/><ref name="Groves 1986"/><ref name="Heptner 1988"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
Le descrizioni storiche suggeriscono possibili variazioni regionali nel colore del mantello del tarpan. Ad ovest del [[Volga]], il tarpan era prevalentemente di un grigio topo, mentre più a est, fino agli [[Urali]], si riscontravano mantelli misti tra grigio e marrone giallastro. Oltre gli Urali, erano frequenti colorazioni giallastre o marrone rossiccio. Tuttavia, non è sempre chiaro se i resoconti riguardanti i cavalli selvatici di queste aree si riferissero effettivamente al tarpan o se includessero altre specie, come il [[Equus ferus przewalskii|cavallo di Pržewalski]]. Ad esempio, Hamilton Smith suggerì nel 1841 una possibile sovrapposizione, considerando il tarpan una versione più primitiva di queste specie equine.<ref name="Smith 1841"/> Nel caso del tarpan europeo, come quello presente nella [[foresta di Białowieża]], si evidenzia una predominanza di mantelli grigi e la presenza di una striscia dorsale scura, come riportato da Julius von den Brinken.<ref name="Brincken 1828"/> Questa caratteristica era già descritta nel [[Medioevo]], con riferimenti di autori come [[Alberto Magno]] e Anton Schneeberger, che menzionavano cavalli selvatici con mantelli simili, sebbene non sia chiaro se si trattasse effettivamente di tarpan. Un aspetto ancora dibattuto è la tipologia della criniera del tarpan: alcuni resoconti indicano che fosse eretta, simile a quella delle [[Zebra|zebre]] e del cavallo di Pržewalski, mentre altri suggeriscono una criniera pendente, osservata, ad esempio, in un esemplare catturato nel 1866 nelle steppe di Zagradov, in [[Crimea]], noto come tarpan di [[Cherson]]. Una criniera parzialmente pendente fu osservata anche nell'ultimo esemplare di Dubrovka.<ref name="Groves 1986"/><ref name="Heptner 1988"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
=== Giovane ===
[[File:Grus japonensis and chick -San Diego Zoo-8a.jpg|thumb|Coppia con pulcino allo zoo di [[San Diego]] (Stati Uniti).]]
Inizialmente il pulcino è ricoperto da un corto piumino molto fitto, di colore bruno-rossastro giallastro sulla parte superiore del corpo, più scuro sulle parti anteriori e posteriori.; alla base delle ali vi sono zone più chiare. La parte inferiore del corpo è di colore giallo-rossastro brillante. Il secondo piumino assomiglia al primo, ma è più chiaro e più grigiastro. Le zone chiare alla base dell'ala si distinguono meno dal resto dell'abito.
 
Riguardo al mantello, le rappresentazioni figurative e i ritrovamenti [[Genetica|genetici]] suggeriscono una grande varietà cromatica nei cavalli selvatici preistorici, con il [[Baio (cavallo)|marrone]] come colore predominante, affiancato da [[Morello (cavallo)|nero]], grigio e varianti «leopardate» o [[Mantello (cavallo)#Macchiati|maculate]].<ref name="Ludwig et al. 2009"/><ref name="Pruvost et al. 2011"/><ref name="Ludwig et al. 2015"/> Questi stessi colori caratterizzavano anche i primi cavalli domestici, con l'apparizione relativamente precoce di tonalità [[Sauro (cavallo)|fulve]].<ref name="Ludwig et al. 2009"/><ref name="Wutke et al. 2016"/> La distribuzione dei colori sembra rispecchiare adattamenti ambientali: tonalità chiare erano più comuni in habitat di steppa, mentre quelle scure offrivano un vantaggio nelle foreste.<ref name="Baker 2008"/><ref name="Pruvost et al. 2011"/>
L'abito giovanile si sviluppa alla fine di agosto, quando il piccolo ha l'età di circa tre mesi<ref>Potapov e Flint, 1989, p. 216.</ref>. I giovani hanno il collo e la testa di colore bruno-rossastro. Le piume bianche del corpo, specialmente quelle del dorso e del groppone, presentano ampi bordi marroni rossicci. Quelle della parte inferiore del corpo, invece, sono di colore bianco puro. Le remiganti secondarie e terziarie sono di colore marrone scuro, quelle primarie sono bianche con le estremità marroni. Nel piumaggio del primo autunno-inverno, il numero di piume bianche è significativamente maggiore, specialmente nella parte inferiore del corpo<ref name="pf_215">Potapov e Flint, 1989, p. 215.</ref>. Sulla testa, la fascia bianca inizia ad apparire come un leggero schiarimento; il collo e la gola sono di colore marrone scuro. Nel primo piumaggio primaverile, i giovani hanno già l'addome completamente bianco e la macchia bianca sui lati della testa e del collo diventa più evidente.
 
=== Caratteristiche del cranio e della dentatura ===
Nel piumaggio del secondo autunno-inverno, i giovani sono già in gran parte simili agli adulti, ma soprattutto sulla parte superiore del corpo ci sono ancora alcune piume del piumaggio precedente. Le remiganti primarie sono bianche con appena una stretta banda marrone alle estremità. La macchia nuda cremisi è più piccola di quella degli uccelli adulti<ref name="pf_215"/>.
Secondo [[Vladimir Georgievič Geptner]], nonostante l'ampia distribuzione storica del tarpan, i reperti [[Osteologia|osteologici]] disponibili sono estremamente limitati. Negli anni '60, infatti, erano conservati solo due scheletri completi nei musei di Europa e Asia occidentale. Tuttavia, lo studio dei crani preservati ha permesso di ottenere alcune informazioni sulle proporzioni del tarpan. La lunghezza media del cranio era di 47,9 cm, con una larghezza di 20,6 cm a livello dell'[[Orbita oculare|orbita]]. Il [[Muso|rostro]], nella zona dei [[Incisivo|denti incisivi]], misurava circa 7 cm in larghezza, mentre il [[diastema]], lo spazio tra la parte anteriore e quella posteriore della dentatura, si estendeva per circa 9,2 cm. Questi dati, sebbene frammentari, forniscono importanti indizi sulle caratteristiche anatomiche di questa specie.<ref name="Groves 1986"/><ref name="Heptner 1988"/>
 
== Distribuzione e habitat ==
L'area di distribuzione esatta del tarpan non è completamente nota, ma le testimonianze storiche suggeriscono che questo cavallo abitasse sia le [[Steppa|steppe]] sia le foreste dell'[[Eurasia]]. Una possibile linea di confine settentrionale potrebbe essere tracciata intorno alla [[Lituania]] e alla regione di [[Kaliningrad]], poiché non esistono prove della sua presenza più a nord. Verso sud, la specie potrebbe aver occupato il territorio dei [[Carpazi]], estendendosi fino all'attuale [[Moldavia|Repubblica di Moldavia]]. Ad est, l'areale del tarpan si estendeva attraverso la regione del [[Mar Nero]], comprendendo la penisola di [[Crimea]] e le principali vallate fluviali del [[Dnestr]], del [[Don (fiume Russia)|Don]] e del [[Kuban']], fino ad arrivare al [[Volga]]. È plausibile che il suo limite orientale fosse rappresentato dagli [[Urali]], anche se non si hanno informazioni precise sulla sua estensione oltre questa catena montuosa. L'estensione meridionale rimane incerta a causa della mancanza di dati storici. Anche definire l'esatta estensione occidentale del tarpan è complesso. Fonti [[Medioevo|medievali]] suggeriscono che la sua presenza potesse superare l'attuale [[Polonia]], arrivando in [[Germania]], [[Danimarca]], [[Francia]] e forse spingendosi fino alla [[penisola iberica]]. Tuttavia, queste indicazioni non sono confermate da prove concrete e rimangono quindi oggetto di dibattito tra gli studiosi.<ref name="Heptner 1988"/>
[[File:Grus japonensis-Zhalong.jpg|thumb|Gru della Manciuria nell'area di conservazione di Zhalong.]]
La gru della Manciuria è diffusa nell'[[Asia orientale]], specialmente in [[Manciuria]] e ad Hokkaidō. Sul continente asiatico nidifica quasi esclusivamente nel bacino idrografico dell'[[Amur]]. Il suo areale si estende qui dal [[lago Hulun]] nella Mongolia Interna e dalla Provincia di [[Jilin (provincia)|Jilin]], attraverso l'[[Heilongjiang]], al [[lago Chanka]] e all'[[Ussuri]] ad est. Il nucleo centrale dell'areale di nidificazione si trova nell'Heilongjiang, in particolare intorno al [[Songhua]] e alle vaste [[Riserva naturale di Zhalong|paludi di Zhalong]] vicino alla città di [[Qiqihar]]. Lungo il medio corso dell'Amur, dove vi sono vaste pianure alluvionali, la gru della Manciuria condivide i terreni di nidificazione con la [[Grus vipio|gru nucabianca]]<ref>Matthiessen, pgg. 20-21.</ref>.
 
== Biologia ==
Per quanto riguarda la popolazione di Hokkaidō, fino agli anni '70 si sospettava che si trattasse di esemplari prevalentemente svernanti, ma l'[[Ornitologia|ornitologo]] George Archibald scoprì che questi uccelli si riproducono nelle inaccessibili paludi di [[Sottoprefettura di Kushiro|Kushiro]]. Nella primavera del 1972, contò, durante un sopralluogo aereo delle paludi di Hokkaido, non meno di 53 nidi. Nel frattempo, i ricercatori scoprirono che le gru di Hokkaidō si erano separate dalla popolazione continentale millenni fa, come evidenziato dal diverso tipo di richiamo emesso durante i duetti nuziali<ref>Matthiessen, p. 201.</ref>. All'inizio degli anni 2000, Hokkaidō contava circa 160 coppie riproduttive. 53 coppie riproduttive hanno i loro terreni di nidificazione nella palude di 260 chilometri quadrati nel cuore del santuario delle gru di Kushiro. Un altro gruppo numeroso nidifica nella laguna di [[Akkeshi]] e nella zona costiera di [[Nemuro]]<ref>Matthiessen, p. 205.</ref>.
Le abitudini di vita del tarpan possono essere ricostruite principalmente attraverso resoconti storici, che suggeriscono comportamenti simili a quelli dei [[Equus ferus caballus|cavalli domestici]] moderni e del [[Equus ferus przewalskii|cavallo di Pržewalski]]. Secondo [[Samuel Gottlieb Gmelin]], i tarpan vivevano in gruppi sociali guidati da un maschio dominante, ruolo che il maschio conquistava presumibilmente attraverso lotte.<ref name="Gmelin 1770"/> Le dimensioni di questi gruppi variavano tra cinque e venti individui, come riportato da [[Peter Simon Pallas]], ma [[Charles Hamilton Smith]] descrive anche raduni più numerosi, che potevano contare diverse centinaia di esemplari.<ref name="Smith 1841"/> I giovani maschi, una volta raggiunta la maturità, venivano scacciati dal gruppo principale e conducevano inizialmente una vita solitaria, fino a formare un proprio branco,<ref name="Pallas 1771"/> un comportamento osservato anche da Hamilton Smith. Dal punto di vista comportamentale, i tarpan erano noti per la loro velocità e per la loro estrema timidezza, fuggendo al minimo rumore, come riportato da Gmelin.<ref name="Gmelin 1770"/> Secondo [[Belsazar Hacquet]], erano animali difficili da addomesticare, coraggiosi e pronti a difendersi dai predatori.<ref name="Hacquet 1794"/> Hamilton Smith osservò che le vocalizzazioni del tarpan erano più acute e intense rispetto a quelle dei cavalli domestici e descrisse le mandrie in fuga come particolarmente rapide, con il maschio dominante a chiudere il gruppo per proteggerlo da predatori come [[Ursidae|orsi]] e [[Canis lupus|lupi]], che affrontava con potenti calci. Hamilton Smith documentò anche migrazioni stagionali: in estate i tarpan si spostavano a nord, mentre in autunno tornavano verso sud.<ref name="Smith 1841"/> Pallas sottolineò la preferenza del tarpan per aree montuose ricche di sorgenti d'acqua, mentre in inverno si dirigevano verso alture spazzate dai venti, dove il terreno libero dalla neve permetteva loro di trovare cibo.<ref name="Pallas 1771"/> Gmelin aggiunse che i tarpan razziavano spesso i depositi di fieno dei contadini e si accoppiavano frequentemente con cavalle domestiche,<ref name="Gmelin 1770"/> un comportamento osservato anche da Pallas.<ref name="Pallas 1771"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
== Tassonomia ==
La gru della Manciuria non intraprende grandi movimenti migratori. Gli uccelli che si riproducono nella regione dell'Amur e nella riserva di Zhalong migrano verso le regioni costiere a nord di [[Shanghai]]. Le popolazioni dell'Ussuri e del lago Chanka svernano nella penisola coreana. La popolazione di Hokkaidō è costituita da uccelli stanziali<ref>Matthiessen, pgg. 217 e 222.</ref>.
=== Classificazione generale ===
 
Il tarpan appartiene alla [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] degli equidi ([[Equidae]]) ed è una [[specie]] del [[Genere (tassonomia)|genere]] ''[[Equus]]'', rendendolo uno dei rappresentanti moderni di questa famiglia. All'interno del genere, il tarpan è strettamente imparentato con il cavallo domestico (''[[Equus caballus]]'') e il cavallo di Pržewalski (''[[Equus przewalskii]]''), con i quali forma il gruppo definito «caballoide». Questo gruppo si distingue dalle [[Zebra|zebre]] e dagli asini, che appartengono invece al gruppo «stenonoide» o «non-caballoide». Una delle principali differenze tra queste due linee evolutive risiede nella struttura caratteristica dei molari inferiori. Secondo i dati [[Biologia molecolare|molecolari genetici]], la separazione tra il gruppo caballoide e quello stenonoide risale a circa 3,4-4,4 milioni di anni fa, durante il [[Pliocene]].<ref name="Steiner et al. 2012"/><ref name="Vilstrup et al. 2013"/><ref name="Jonsson et al. 2014"/> Tuttavia, le relazioni precise tra le specie appartenenti al gruppo caballoide non sono ancora del tutto chiare. Dal punto di vista genetico, il tarpan rappresenta un ibrido tra cavalli selvatici originari dell'Eurasia occidentale e cavalli domestici, con una possibile origine nell'area dell'attuale [[Ucraina]].<ref name="Librado et al. 2021"/> Per quanto riguarda la linea evolutiva, la separazione tra la linea ancestrale del cavallo domestico e quella del cavallo di Pržewalski è avvenuta durante il [[Pleistocene superiore|tardo Pleistocene]], circa {{M|117000}} anni fa, anche se alcune stime variano tra {{M|45000}} e {{M|364000}} anni a seconda dello studio preso in esame.<ref name="Wallner et al. 2003"/><ref name="Goto et al. 2011"/><ref name="Vilstrup et al. 2013"/><ref name="Sarkissian et al. 2015"/>
[[File:Grus japonensis in flight at Akan International Crane Center.jpg|thumb|Gru della Manciuria in volo in Giappone.]]
La gru della Manciuria predilige le zone umide d'acqua dolce, le paludi e altri ''habitat'' umidi. Essendo una specie particolarmente acquatica, vive principalmente nei fitti canneti e nelle paludi profonde. Durante la stagione riproduttiva popola soprattutto biotopi costituiti da paludi e torbiere di carici ed eriofori e da prati paludosi di carici e ''Calamagrostis'', zone relativamente aperte che consentono una buona visuale dei dintorni. Questi biotopi vengono allagati ogni anno in primavera e spesso sono ricoperti da 30-40 centimetri d'acqua<ref name="pf_215"/>. In piena estate, tuttavia, sono in gran parte asciutti.
 
Nel bacino idrografico dell'Amur la gru della Manciuria è la prima specie di gru a fare ritorno in primavera. Sceglie i propri terreni di nidificazione - per quanto possibile - in paludi lontane dalle attività umane. Al contrario, la gru nucabianca tende a rimanere ai margini degli stessi ''habitat'' riproduttivi e nidifica anche nei canneti e nei prati umidi vicini ai terreni agricoli<ref>Matthiessen, p. 44.</ref>.
 
== Biologia ==
=== Alimentazione ===
La gru della Manciuria ha una dieta molto varia, ma si nutre principalmente di sostanze di origine animale; solo nelle zone di svernamento e durante certi periodi dell'anno le sostanze vegetali costituiscono la maggior parte del suo apporto alimentare. Tra i componenti animali della dieta si contano insetti, vermi, molluschi, pesci, anfibi, uccelli e loro uova e piccoli roditori. Per quanto riguarda le sostanze vegetali, la gru mangia chicchi di riso e miglio. Quando vanno in cerca di cibo, questi animali camminano lentamente con la testa china, mantenendosi sempre più a lungo in un unico punto e afferrano la preda con un rapido colpo di becco.
 
=== RiproduzioneNome scientifico ===
La classificazione [[sistematica]] del tarpan è stata oggetto di dibattito nel corso del tempo. Durante il XX secolo, il tarpan è stato variamente classificato come parte della specie ''Equus caballus'' (il cavallo domestico) o come ''Equus ferus'' (spesso indicato come «cavallo selvatico»). Inoltre, alcuni autori hanno occasionalmente utilizzato il nome ''Equus przewalskii'' per riferirsi al tarpan.<ref name="Heptner 1955"/><ref name="Heptner 1988"/> Generalmente, il tarpan è stato trattato come una sottospecie, con denominazioni come ''Equus caballus ferus'' o ''Equus ferus ferus'', ma la distinzione tra questi nomi è rimasta ambigua, poiché talvolta sono stati utilizzati come [[Sinonimo (tassonomia)|sinonimi]]. La denominazione ''Equus caballus'' risale a [[Linneo]], che nel 1758, nel suo ''[[Systema Naturae]]'', la utilizzò per riferirsi al cavallo domestico (dal [[Lingua latina|latino]] ''caballus'', «cavallo da sella»).<ref name="Linne 1758"/> Nello stesso anno, [[Pieter Boddaert]] introdusse il nome ''Equus ferus'' per descrivere un cavallo selvatico delle steppe russe, identificato in vari resoconti storici come tarpan.<ref name="Boddaert 1785"/> Più tardi, nel 1881, il nome ''Equus przewalskii'' venne proposto dallo zoologo [[Ivan Semenovič Poljakov]] per identificare una nuova forma di cavallo selvatico scoperta in Asia centrale.<ref name="Poljakov 1881"/> A causa delle ambiguità nella classificazione, l'ICZN ([[Commissione internazionale di nomenclatura zoologica]]) stabilì nel 1954 che la [[specie tipo]] per il genere ''Equus'' fosse ''Equus caballus'', basandosi sulla regola di priorità e confermando la denominazione originale di Linneo.<ref name="ICZN 1954"/> Per affrontare le difficoltà di classificazione tra forme domestiche e selvatiche, un gruppo di scienziati propose nel 2003 un'integrazione delle norme per le denominazioni scientifiche degli animali domestici. Questa proposta, nota come ''Opinion 2027'' (Case 3010), consentì di mantenere i nomi linneani per le forme domestiche, estendendoli anche alle corrispondenti forme selvatiche.<ref name="ICZN 2003"/><ref name="Gentry et al. 2003"/> Pertanto, ''Equus caballus ferus'' implica che il cavallo domestico e il tarpan appartengano alla stessa specie, mentre ''Equus ferus'' suggerirebbe che il tarpan fosse indipendente dal cavallo domestico. Tuttavia, per via della regola di priorità, non è consentito utilizzare denominazioni come ''Equus ferus caballus'' per il cavallo domestico o ''Equus przewalskii ferus'' per altre forme selvatiche.<ref name="Zessin et al. 2009"/>
Mandschurenkraniche erreichen die Geschlechtsreife in einem Alter von drei bis vier Jahren. Es sind monogame Vögel, die Paarbindung ist beständig. An ihre Brutplätze kehren sie zu einem Zeitpunkt zurück, an dem die Erde noch nicht aufgetaut ist und es noch regelmäßig zu Frösten und Schneestürmen kommt. In der Regel beginnen sie in der zweiten Aprilhälfte mit dem Nestbau.
 
Nel XX secolo, il tarpan, il cavallo domestico e il cavallo di Pržewalski sono stati talvolta considerati [[Specificità biologica#Conspecificità|conspecifici]], in parte a causa della capacità di interfecondità osservata tra il cavallo domestico e quello di Pržewalski, e probabilmente anche tra il tarpan e il cavallo domestico, come suggerito dai resoconti storici. Tuttavia, non sono disponibili dati genetici sul tarpan per confermare queste supposizioni. È noto, invece, che il cavallo domestico e il cavallo di Pržewalski costituiscono linee distinte fin dal tardo Pleistocene, presentando differenze [[Anatomia|anatomiche]] e [[Citogenetica|citogenetiche]]: il cavallo di Pržewalski possiede infatti 66 [[Cromosoma|cromosomi]], rispetto ai 64 del cavallo domestico.<ref name="Benirschke et al. 1965"/> Nel 1986, [[Colin Groves|Colin P. Groves]] ipotizzò una stretta relazione tra il cavallo di Pržewalski e il tarpan, basandosi sull'analisi di cavalli con caratteristiche intermedie trovati a est degli [[Urali]]. Groves propose che il cavallo di Pržewalski rappresentasse il ramo orientale e il tarpan quello occidentale del «cavallo selvatico». Tuttavia, egli notò alcune differenze anatomiche significative, come il cranio più corto del cavallo di Pržewalski, con una [[Osso occipitale|cresta occipitale]] più pronunciata, un [[diastema]] più breve e denti molari più grandi rispetto al tarpan.<ref name="Groves 1986"/><ref name="Groves 1994"/> Studi successivi lo portarono a rivalutare questa ipotesi: Groves concluse infine che il tarpan e il cavallo di Pržewalski fossero specie separate, posizione confermata nella revisione della sistematica degli ungulati del 2011, realizzata insieme a [[Peter Grubb]]. Tale revisione consolidò quindi il cavallo domestico, il cavallo di Pržewalski e il tarpan come specie separate.<ref name="Groves et al. 2011"/>
Die Größe eines einzelnen Brutreviers beträgt zwischen 4,2 und 12,3 Quadratkilometer. Die Entfernung zwischen benachbarten Nestern beträgt zwischen 2,7 und 4 Kilometern.<ref name="pf_218">Potapov & Flint, 1989, S. 218</ref>
 
== Forschungsgeschichte und Etymologie ==
==== Danza di accoppiamento ====
=== Storia ===
[[File:Grus japonensis Qiqihar.jpg|thumb|Gru della Manciuria vicino alla città cinese di Qiqihar.]]
[[File:Petr Ivanovich Rychkov by Franz Krüger.jpg|thumb|[[Pëtr Ivanovič Ryčkov]] utilizzò per la prima volta nel 1762 il termine ''tarpan'' in un contesto scientifico.]]
Der Balztanz der Mandschurenkraniche ist einer der komplexesten unter den Kranichen. Er wird vorzugsweise in den Überwinterungsgebieten ausgeführt und an den "Tänzen" nehmen sowohl adulte als auch junge, noch nicht geschlechtsreife Vögel teil. Die Tänze ereignen sich meist nach Nahrungsaufnahme. Einer der Vögel beginnt mit ausgebreiteten Flügeln zu springen, das Verhalten springt auf andere Vögel über und bald kommt es zu einem kollektiven Tanz, der die ganze Schar erfasst. Wie bei den meisten Kranicharten sind die Balztänze polyfunktional.<ref>Potapov & Flint, 1989, S. 221</ref> So verstärkt der Balztanz die Paarbindung, die Bindung zwischen Elternvögeln und halbwüchsigen Jungen und baut aggressive Stimmungen innerhalb der Kranich-Schar ab.
Uno dei primi riferimenti ai cavalli selvatici nell'Europa orientale risale al V secolo a.C., quando [[Erodoto]], nel quarto libro delle sue ''[[Storie (Erodoto)|Storie]]'', menziona cavalli selvatici «bianchi» che pascolavano lungo il fiume Hypanis, oggi identificato con il [[Bug Orientale|Bug Meridionale]], nella regione della [[Podolia]], in [[Ucraina]].<ref name="Herodot"/> Tuttavia, è controverso se questi animali fossero effettivamente «bianchi», poiché il termine [[Lingua greca|greco]] ''λευκός'' (''leukos'') può anche significare «chiaro», riferendosi forse a una colorazione grigia. Nel 732, [[Papa Gregorio III]] inviò il missionario [[Bonifacio (arcivescovo di Magonza)|Bonifacio]] nell'odierna Germania per scoraggiare il consumo di carne di cavallo, sia domestico sia selvatico, tra i Turingi e i Sassoni. Successivamente, riferimenti a cavalli selvatici comparvero nei documenti medievali. [[Alberto Magno]], nel XII secolo, menzionò la presenza di cavalli selvatici in Europa centrale, mentre i registri dell'[[Ordine teutonico|Ordine Teutonico]] dei secoli XV e XVI documentano la presenza di questi animali in aree che oggi appartengono alla Polonia, come [[Ełk]] o [[Węgorzewo]].<ref name="Smith 1841"/><ref name="Lydekker 1912"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/> Nel XVII e XVIII secolo, con l'aumento delle esplorazioni naturalistiche, le testimonianze sui cavalli selvatici dell'Europa orientale divennero più frequenti. [[Guillaume le Vasseur de Beauplan]], un ingegnere e architetto francese che lavorò in Polonia e Ucraina negli anni 1630-1640, descrisse nel 1650 l'indomabilità dei cavalli selvatici, notando anche quelli che considerava difetti nei loro zoccoli.<ref name="Beauplan 1650"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
Informazioni più dettagliate sul tarpan emersero durante le spedizioni di [[Samuel Gottlieb Gmelin]] e [[Peter Simon Pallas]], due naturalisti tedeschi che viaggiarono in Russia negli anni 1770. Gmelin osservò i cavalli selvatici vicino a [[Voronež]], lungo il fiume [[Don (fiume Russia)|Don]], mentre Pallas li studiò lungo il corso della [[Samara (fiume)|Samara]], un affluente del [[Volga]], entrambe località situate nella Russia meridionale. Nei loro resoconti di viaggio, ''Reise durch Rußland'' di Gmelin e ''Reise durch verschiedene Provinzen des Rußischen Reichs'' di Pallas, dedicano lunghe sezioni al tarpan, fornendo descrizioni fisiche e dettagli sul comportamento di questi animali. Tuttavia, Pallas era convinto che i cavalli da lui osservati non fossero autentici cavalli selvatici, ma piuttosto cavalli domestici inselvatichiti, pur continuando a utilizzare il termine «tarpan» per riferirsi a loro.<ref name="Gmelin 1770"/><ref name="Pallas 1771"/> Ulteriori informazioni vennero raccolte da [[Belsazar Hacquet]], medico dell'esercito [[Monarchia asburgica|austriaco]], che intorno al 1760, durante la [[Guerra dei sette anni|Guerra dei Sette Anni]], si trovò nella regione di [[Zamość]], nella [[Polonia]] meridionale.<ref name="Hacquet 1794"/> Circa venticinque anni dopo, lo scrittore polacco [[Kajetan Kozmian]] visitò la stessa zona, riportando ulteriori osservazioni sul tarpan. Infine, [[Charles Hamilton Smith]], nel suo libro del 1841, ''The Natural History of the Horse'', offrì un'ampia trattazione sul tarpan, includendo anche alcune delle prime informazioni sul [[Equus ferus przewalskii|cavallo di Pržewalski]].<ref name="Smith 1841"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
Tanzende Mandschurenkraniche erheben sich wie die meisten ''[[Grus (Gattung)|Grus]]''-Arten auf die Zehen, spreizen die Deckfedern auf dem Rücken und breiten die Flügel zur sogenannten „Schmetterlingspose“ aus. Dadurch wirkt das Erscheinungsbild größer und imposanter. Anders als bei den anderen Kranicharten setzt sich der Tanz des Mandschurenkranichs fort, indem die ausgebreiteten Schwingen hoch über den Rücken gehoben werden und der Hals so gekrümmt wird, dass die rote Krone vor den schwarzen Schirmfedern zu liegen kommt. Dabei weist der lange, scharfe Schnabel zum Himmel.<ref>Matthiessen, S. 206 und S. 207</ref>
 
==== NidoErstbeschreibung ====
[[File:Pieter Boddaert.jpg|thumb|[[Pieter Boddaert]] introdusse nel 1785 la denominazione scientifica ''Equus ferus'']]
[[File:Grus japonensis2.JPG|thumb]]
La prima descrizione scientifica del tarpan come ''Equus ferus'' fu realizzata dallo zoologo olandese [[Pieter Boddaert]] nel 1785, all'interno del suo lavoro ''Elenchus Animalium''. Tra le caratteristiche distintive della specie, Boddaert sottolineò il manto grigio scuro, la criniera corta e riccia, la coda corta e le lunghe orecchie. Per la sua descrizione si basò principalmente sugli scritti di Samuel Gottlieb Gmelin e Peter Simon Pallas. Oltre a indicare Voronež, in Russia, come uno dei luoghi di presenza del tarpan, Boddaert menzionò anche l'[[Penisola arabica|Arabia]], la [[Tartaria]] e la [[Cina continentale]] come parte del suo areale di distribuzione. Tuttavia, oggi si ritiene che la regione di Voronež rappresenti l'effettiva ''[[Locus typicus (biologia)|terra typica]]'' del tarpan.<ref name="Boddaert 1785"/><ref name="Groves et al. 2011"/> Un [[Sinonimo (tassonomia)|sinonimo]] parzialmente utilizzato per il tarpan è ''Equus gmelini'', introdotto nel 1912 da [[Otto Antonius]] in onore di Gmelin. Antonius giustificò questa denominazione notando che l'aspetto del tarpan ricordava quello di un asino, a causa della testa grande e degli arti lunghi e sottili. Anche in questo caso, le descrizioni di Gmelin costituirono la base per la classificazione, arricchite dai dati ricavati dall'osservazione di alcuni esemplari catturati nella seconda metà del XIX secolo e dai due scheletri conosciuti.<ref name="Antonius 1912"/>
Sein Nest baut der Mandschurenkranich in verhältnismäßig tiefem Wasser inmitten von [[Schilfrohr|Schilf]]. Die Wassertiefe am Nest beträgt in der Regel zwischen 10 und 50 Zentimeter.<ref name="pf_218"/> Das Nest besteht aus [[Gras]], Schilf und anderen Pflanzenteilen. Es ist eine flache ovale Plattform, die etwa 90 bis 120 Zentimeter lang und 74 bis 100 Zentimeter breit ist. Die Dicke der Unterlage schwankt zwischen 5 und 20 Zentimeter
.<ref name="pf_218"/> Die eigentliche Nestmulde ist mit 35 × 50 Zentimeter im Verhältnis zur Größe der Plattform klein.
 
=== Tarpan delle steppe e tarpan dei boschi ===
Das Weibchen legt zwei Eier, der Abstand zwischen der Ablage der Eier beträgt zwei bis vier Tage. Die Eier des Mandschurenkranichs sind sehr glatt. Ungewöhnlich ist die variable Färbung der Eischale. Mandschurenkraniche legen gelegentlich rein weiße Eier, wie es bei den subtropischen Kranicharten vorkommt. Es wird deshalb vermutet, dass der Mandschurenkranich ursprünglich auch in weiter südlich gelegenen Regionen Ostasiens brütete, da die weiße Schale gewöhnlich die Funktion hat, die Sonnenhitze zu reflektieren. Die übrigen Eier sind manchmal bläulich oder gefleckt wie bei den meisten nördlich vorkommenden Kranicharten.<ref name="Matthiessen_45">Matthiessen, S. 45</ref>
La questione dell'eventuale attribuzione di sottospecie distinte al tarpan è stata oggetto di un lungo dibattito. Oltre all'occasionale inclusione del cavallo di Pržewalski nella stessa specie, si è discusso della possibile distinzione tra un «tarpan delle steppe» e un «tarpan dei boschi». La descrizione originale di ''Equus ferus'' fornita da Pieter Boddaert nel 1785 si basava su esemplari delle steppe dell'Europa orientale. Successivamente, nel 1828, [[Julius von den Brinken]], capo forestale del [[Corona del Regno di Polonia|Regno di Polonia]], propose il nome ''Equus sylvestris'' per identificare i cavalli selvatici della [[foresta di Białowieża]],<ref name="Brincken 1828"/> un termine che divenne comunemente utilizzato per il cosiddetto «tarpan dei boschi». Al «tarpan dei boschi» vengono attribuite alcune caratteristiche distintive rispetto al «tarpan delle steppe»: un corpo più piccolo e leggero, una faccia più corta, arti più corti e una maggiore decolorazione del manto invernale.<ref name="Groves 1986"/><ref name="Heptner 1988"/> L'areale di questa forma sarebbe stato limitato alle foreste dell'Europa orientale e centrale, anche se non è chiaro quanto si estendesse verso ovest. Resoconti storici, come quelli citati da Hamilton Smith nel 1841,<ref name="Smith 1841"/> parlano di cavalli selvatici massicci con crani larghi e mandibole robuste presenti in Europa occidentale e centrale, ma non è certo che si riferissero al «tarpan dei boschi». Uno dei principali sostenitori della distinzione tra «tarpan dei boschi» e «tarpan delle steppe» fu il ricercatore polacco [[Tadeusz Vetulani]]. Nel 1927, Vetulani propose il nome scientifico ''Equus gmelini silvaticus'' per il tarpan della foresta di Białowieża, basandosi su fonti storiche e analisi di materiali cranici. Egli ipotizzò che l'aumento delle foreste in Europa centrale dopo l'[[Glaciazione weichseliana|ultima era glaciale]] avesse favorito l'adattamento del tarpan a un ambiente boschivo.<ref name="Vetulani 1927"/><ref name="Vetulani 1933"/><ref name="Vetulani 1933b"/><ref name="Vetulani 1933c"/> Tuttavia, non tutti i reperti cranici analizzati da Vetulani sono oggi attribuiti con certezza al tarpan.<ref name="Vuure 2014"/> Dopo la [[Seconda Guerra Mondiale]], la distinzione tra «tarpan dei boschi» e «tarpan delle steppe» venne ripresa da studiosi come [[Vladimir Georgievič Geptner]] negli anni '50 e '60<ref name="Heptner 1955"/><ref name="Heptner 1988"/> e, in parte, da [[Colin Groves|Colin P. Groves]] negli anni '80.<ref name="Groves 1986"/> Tuttavia, Groves successivamente abbandonò questa suddivisione, affermando che non esistessero prove sufficienti per giustificare la separazione in due sottospecie distinte.<ref name="Groves 1994"/><ref name="Groves et al. 2011"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
== Rapporti con l'uomo ==
Das Brüten beginnt bereits ab dem ersten Ei und beide Elternvögel sind an der Bebrütung beteiligt. Während der Nacht sitzt in der Regel das Weibchen auf dem Nest, im Laufe des Tages wird es vom Männchen zwei bis drei Mal abgelöst. Die Ablösung erfolgt schweigend. Der ablösende Elternvogel kommt zum Nest, der gerade brütende steht auf, putzt sich, wendet gelegentlich noch einmal die Eier und verlässt dann den Nestbereich.<ref name="pf_219">Potapov & Flint, 1989, S. 219</ref> Die Inkubationsdauer beträgt zwischen 29 und 31 Tagen.<ref name="pf_218"/> Der jeweils brütende Vogel sichert regelmäßig, indem er den Kopf schnell hochreckt. Regelmäßig steht er auch auf, um die Eier zu wenden. Insgesamt werden die Eier am Tag mindestens 20 mal gewendet. Am häufigsten passiert dies während der Mittags- und Abendstunden.<ref>Potapov & Flint, 1989, S. 218 und S. 219</ref>
=== Estinzione ===
Il declino del tarpan dal suo vasto areale di distribuzione iniziò molto presto. In [[Danimarca]], dove veniva intensamente cacciato, pare fosse presente in grande numero fino al XII secolo. Durante il [[Medioevo]] o all'inizio dell'[[era moderna]], il tarpan scomparve dall'Europa occidentale e centrale, sopravvivendo più a lungo nelle aree boschive e steppiche dell'Europa orientale. Tuttavia, anche in [[Polonia]] e [[Lituania]], la specie divenne sempre più rara. Nel 1783, [[Kajetan Kozmian]], durante una visita al parco naturale di [[Zamość]], nel sud della Polonia, scrisse che il tarpan era stato recentemente estirpato in natura in Polonia. Poco prima, secondo alcuni resoconti, gli ultimi esemplari che vivevano intorno alla [[foresta di Białowieża]] furono catturati e trasferiti nel parco di Zamość, suggerendo che il tarpan fosse già assente a Białowieża prima del 1800.<ref name="Pasicka 2013"/><ref name="Vuure 2014"/> Similmente, [[Julius von den Brinken]] riportò che il tarpan era ancora abbastanza comune in Polonia un secolo prima e che, quaranta anni prima, poteva essere avvistato occasionalmente in Lituania.<ref name="Brincken 1828"/> L'ultimo tarpan selvatico noto dei boschi fu probabilmente abbattuto intorno al 1814 nei pressi di [[Kaliningrad]].<ref name="Heptner 1955"/><ref name="Heptner 1988"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
Nelle steppe dell'Europa orientale, il tarpan si estinse qualche decennio più tardi, probabilmente intorno al 1880. Uno degli ultimi esemplari selvatici noti fu una femmina uccisa nel 1879 ad [[Askanija-Nova (città)|Askanija-Nova]], in Ucraina. Dalla fase finale della sua esistenza sono noti quattro esemplari significativi. Il primo fu catturato come puledro nel 1853 vicino a [[Melitopol']] e allevato in una tenuta, ma il suo destino rimane incerto a causa dello scoppio della [[guerra di Crimea]]. Il secondo, catturato negli anni 1850 da una mandria vicina alla penisola di [[Crimea]], fu soprannominato «tarpan della Crimea» o «della Tauride». Questo esemplare, donato allo [[zoo di Mosca]], fu successivamente trasferito all'[[Accademia russa delle scienze|Accademia delle Scienze Russa]], dove morì intorno agli otto anni. Il suo scheletro è oggi conservato presso l'Accademia. Il terzo esemplare, noto come «tarpan di Cherson» o «di Šatilov», fu catturato a metà degli anni 1860 nei pressi di [[Cherson]] e allevato in una tenuta. Nel 1884 fu trasferito allo zoo di Mosca, dove visse ancora per alcuni anni. Di questo esemplare esiste una fotografia, e il suo scheletro è conservato presso l'[[Università Lomonosov]] di Mosca. L'ultimo esemplare noto, il «tarpan di Dubrovka», morì in cattività intorno al 1918.<ref name="Antonius 1912"/><ref name="Heptner 1955"/><ref name="Heptner 1988"/>
Wildlebende Mandschurenkraniche verlassen ihr Nest, wenn sich ein Mensch auf etwa 200 Meter annähert. Der bis dahin brütende Vogel steht auf, entfernt sich dann 10 bis 30 Meter, fliegt auf und landet in einer Entfernung von etwa 600 bis 800 Meter wieder. Er geht dann langsam mit leichthängenden Flügeln im Kreis um den Nestbezirk.<ref name="pf_219"/>
 
Le cause dell'estinzione del tarpan sono attribuibili principalmente all'attività umana. La caccia fu un fattore determinante, inizialmente riservata alla [[nobiltà]] nell'Europa centrale medievale. Inoltre, numerosi resoconti storici indicano che, soprattutto nelle steppe, le popolazioni locali come i [[Tatari]] e i [[Cosacchi]] utilizzavano il tarpan come risorsa alimentare. Il tarpan era noto per razziare i depositi di fieno, attaccare cavalli domestici o attrarli nel proprio gruppo. Condivideva inoltre con i cavalli domestici le fonti d'acqua, una risorsa particolarmente scarsa nelle regioni steppiche. Questi conflitti, uniti alla pressione della caccia, portarono alla progressiva scomparsa del tarpan.<ref name="Heptner 1988"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
==== Allevamento dei piccoli ====
Das Schlüpfen der Jungen fällt hauptsächlich in die zweite Mai- bis erste Junidekade. Es gibt zwischen den beiden Jungvögeln keine Nestlingskonkurrenz und in der Regel überleben beide Jungen.<ref name="pf_219"/> Die [[Küken]] sind [[Nestflüchter]] und folgen kurz nach dem Schlupf den Altvögeln. In den ersten Lebenstagen werden die Dunenjungen von jeweils einem der Elternvögel gehudert. Bei Beunruhigung führen die Elternvögel ihre Jungen in tiefere Abschnitte des Sumpfes. Trocknen die Sümpfe im Verlauf der Sommermonate aus, übersiedeln die Vögel in feuchtere Gebiete.
 
=== Domesticazione ===
Die Jungen wachsen sehr schnell heran mit einem Wachstumshöhepunkt zwischen dem 10. und 40. Lebenstag.<ref>Ellis et al., S. 82</ref> Sie sind nach rund drei Monaten flügge und erreichen die Geschlechtsreife mit drei bis vier Jahren. Abweichend von vielen anderen Kranicharten ziehen Mandschurenkraniche häufig beide Küken groß.<ref name="Matthiessen_45"/>
[[File:Oostvaardersplassen2a.jpg|thumb|Il [[Konik (zoologia)|konik]], una razza di cavalli domestici a cui si attribuisce una somiglianza con il tarpan]]
La [[domesticazione]] dei cavalli dai loro antenati selvatici risale a un periodo compreso tra il 4000 e il 3000 a.C. Uno dei principali centri di questa pratica fu l'[[Asia centrale]], dove, intorno al 3500 a.C., si sviluppò la [[cultura di Botai]], situata nell'attuale [[Kazakistan]] settentrionale. Questa cultura, collocata tra il [[Neolitico]] e l'[[età del rame]], utilizzava i cavalli come fonte di cibo e materie prime. L'usura caratteristica dei [[premolari]] dei cavalli rinvenuti nei siti di Botai suggerisce l'uso di [[Morso (equitazione)|morsi]], indicando che gli animali potrebbero essere già stati utilizzati per cavalcare. Per questa popolazione delle steppe, priva di mezzi di trasporto su ruote e, a parte i cani, di altri animali domestici, l'uso del cavallo rappresentò probabilmente un significativo incremento della mobilità.<ref name="Brown et al. 1998"/><ref name="Anthony et al. 2000"/><ref name="Anthony 2007"/><ref name="Outram et al. 2009"/> Analisi [[Genetica|genetiche]] condotte nel 2018 hanno rivelato che i cavalli della cultura di Botai costituiscono un gruppo fratello del [[Equus ferus przewalskii|cavallo di Pržewalski]], suggerendo che quest'ultimo discenda dai cavalli dei Botai, i quali si sarebbero inselvatichiti dopo la scomparsa della cultura. Questo risultato implica che il cavallo di Pržewalski non possa più essere considerato l'antenato dei cavalli domestici moderni.<ref name="Gaunitz et al. 2018"/><ref name="Fages et al. 2019"/> Tuttavia, alcuni studiosi continuano a dubitare che i cavalli della cultura di Botai fossero realmente addomesticati.<ref name="Taylor et al. 2021"/>
 
La stessa analisi del 2018 ha stabilito che i cavalli di Botai non sono gli antenati dei cavalli domestici attuali, suggerendo che la domesticazione del cavallo abbia avuto origine altrove. Per lungo tempo, né i dati genetici né le evidenze archeologiche sono riusciti a individuare con precisione il luogo e il tempo di questa seconda domesticazione. Tra le possibili aree di origine sono state proposte le steppe [[Mar Nero|pontico]]-[[Mar Caspio|caspiche]], l'[[Anatolia]] orientale, la [[penisola iberica]], il [[Levante (regione storica)|Levante]] e l'[[Iran]] occidentale.<ref name="Gaunitz et al. 2018"/><ref name="Benecke 2018"/> Il ruolo del tarpan in questo processo è stato ampiamente dibattuto.<ref name="Rubenstein 2011"/> Uno studio genetico del 2021 ha identificato una popolazione ancestrale di cavalli domestici risalente a circa il 3000 a.C. in Eurasia occidentale, probabilmente associata alle culture tardo-neolitiche di [[Cultura Majkop|Majkop]] o di [[Cultura di Jamna|Jamna]] nell'area del [[Mar Nero]]. Intorno al 2200 a.C., i cavalli domestici si diffusero oltre le steppe, forse in relazione alla [[cultura della ceramica cordata]] in Europa.<ref name="Librado et al. 2021"/><ref name="Librado et al. 2024"/> I cavalli domestici moderni mostrano un'elevata diversità nel [[DNA mitocondriale]] ma una scarsa variabilità nel [[cromosoma Y]], suggerendo che nel processo di domesticazione sia stato utilizzato un numero relativamente ridotto di stalloni, mentre le fattrici selvatiche locali contribuirono significativamente alla diversità mitocondriale. Inoltre, episodi di domesticazione indipendente e [[introgressione|introgressioni]] di femmine selvatiche potrebbero aver ulteriormente arricchito questa diversità.<ref name="Vila et al. 2001"/><ref name="Jansen et al. 2002"/><ref name="Lindgren et al. 2004"/><ref name="Warmuth et al. 2012"/>
== Bestand und Gefährdung ==
[[Datei:Grus japonensis -Hokkaido, Japan -several-8 (1).jpg|thumb|Mandschurenkraniche auf Hokkaido]]
Die Bestände des Mandschurenkranichs sind stark zurückgegangen. Die [[IUCN]] schätzt die Gesamtpopulation auf etwa 2.400 Tiere und stuft die Art als "stark gefährdet" ein.
 
Alcune razze di cavalli domestici, come il [[Konik (zoologia)|Konik]] e forse anche il [[pony Exmoor]] e il [[Dülmen (zoologia)|Dülmen]], sono state proposte come possibili discendenti dirette del tarpan. Questa ipotesi si basa su caratteristiche craniche e scheletriche, oltre che su resoconti storici. Per quanto riguarda il Konik, si narra che discenda dalla popolazione di tarpan ospitata nella riserva di caccia principesca di Zamość. Questi cavalli, distribuiti nel 1806 ai contadini della regione di [[Biłgoraj]] per aiutarli durante una crisi economica, si sarebbero incrociati con i cavalli domestici locali.<ref name="Pasicka 2013"/> Tuttavia, questa interpretazione è controversa.<ref name="Vuure 2014"/> Studi genetici sui cavalli domestici non hanno rilevato particolarità genetiche nel Konik o in altre razze primitive che possano confermare una diretta discendenza dal tarpan.<ref name="Jordana et al. 1995"/><ref name="Jansen et al. 2002"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
Hauptgefahr für den Kranich sind anthropogene Einflüsse, die zu einem Verlust von Lebensräumen für diese Kranichart führen. Trockenlegung von Sumpfgebieten, Viehaustrieb, Heumahd, Ausbringen von chemischen Stoffen in Boden und Wasser und damit Beeinträchtigung der Ernährungsgrundlage haben in weiten Teilen seines Verbreitungsgebietes zur Zerstörung von Brutplätzen geführt. Sehr negative Folgen haben auch eine Beunruhigung der brütenden Kraniche. Sie verlassen dann ihre Brutplätze und die offen liegenden Gelege sind daraufhin dem Risiko einer Zerstörung durch Krähen ausgesetzt.
 
=== Incrocio con i cavalli domestici ===
Der Schutz des Mandschurenkranichs ist zum Teil sehr konfliktreich. Am Chankasee, dessen Uferregion sowohl in China als auch in Sibirien liegt, zählt das Ufergebiet jeweils zu wirtschaftlich wertvollem Agrarland. Auf sibirischer Seite ist es sogar der fruchtbarste Boden, in dem lange Zeit der einzige Reis der [[UdSSR]] und daneben auch Getreide, Sojabohnen und Tomaten angebaut werden konnten. Auch auf chinesischer Seite stellt das Gebiet wertvolles Ackerland dar.<ref>Matthiessen, S. 51</ref> Im [[Zhalong-Naturreservat]] könnte der Mandschurenkranich, der einen Flickenteppich von Schilfinseln und freiem Wasser bevorzugt, davon profitieren, dass die im angrenzenden Gebiet wohnende Bevölkerung nur bis zur Hälfte des Schilfs entfernt. Für diese Menschen macht die Schilfernte jedoch zwischen 70 und 80 Prozent ihres Einkommens aus. Die Einwohner sind daher gezwungen, mehr Schilf zu ernten als mit dem Schutz der Vögel vereinbar ist.<ref>Matthiessen, S. 180</ref>
È probabile che non tutti i cavalli selvatici descritti nelle regioni dell'Europa orientale fossero autentici cavalli selvatici; alcuni potrebbero essere stati cavalli domestici inselvatichiti o [[Ibrido|ibridi]]. Ad esempio, autori polacchi del XVIII secolo notarono che i cavalli selvatici locali soffrivano spesso di problemi agli zoccoli, che causavano deformità alle zampe. Questo particolare suggerisce che si trattasse di cavalli domestici tornati allo stato selvatico. Analogamente, [[Peter Simon Pallas]] sosteneva che tutti i cavalli selvatici tra il [[Volga]] e gli Urali fossero in realtà esemplari domestici inselvatichiti.<ref name="Pallas 1771"/><ref name="Pallas 1831"/> Al contrario, [[Charles Hamilton Smith]] respingeva questa ipotesi come troppo speculativa e riteneva che nel XIX secolo esistessero ancora veri cavalli selvatici non addomesticati.<ref name="Smith 1841"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
Il grado di incrocio tra il tarpan e i cavalli domestici è stato oggetto di dibattito. Dopo i conflitti bellici, i cavalli dei soldati venivano spesso abbandonati e si integravano nei branchi di tarpan. Inoltre, i maschi di tarpan erano noti per rapire femmine domestiche e talvolta uccidere i maschi concorrenti. Nei secoli XVIII e XIX, erano frequenti i resoconti di cavalli selvatici con colorazioni insolite o branchi che includevano esemplari chiaramente appartenenti a razze domestiche. Pallas descrisse cavalli con caratteristiche tipiche dei selvatici, come testa grande, orecchie appuntite, criniera e coda corte e ricce, ma osservò anche esemplari con mantelli grigi o bianchi e arti chiari, tratti spesso associati alla domesticazione.<ref name="Pallas 1771"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
== Erhaltungsmaßnahmen ==
Mandschurenkraniche werden in einer Reihe von Zoos und Reservaten nachgezogen. Die in Gefangenschaft gehaltene Population ist immerhin so groß, dass es kein globales Zuchtbuch gibt, sondern regionale, meist auf den jeweiligen Kontinent bezogene Zuchtbücher.<ref>Ellis et al., S. 179</ref> In Japan hat man die Erfahrung gemacht, dass flugunfähige Männchen Weibchen in ihre Gehege locken und mit ihnen Nachwuchs groß ziehen, der sich den wilden Kranichscharen anschließt, sobald er flugfähig ist.
 
Per queste ragioni, molti autori ritengono che i tarpan osservati negli ultimi due secoli fossero in realtà una popolazione di ibridi selvatici o, in alcuni casi, cavalli domestici inselvatichiti. Questo potrebbe valere anche per il tarpan di Cherson, noto per la sua criniera pendente, che poteva raggiungere una lunghezza di 48 cm. Tuttavia, alcuni studiosi preferiscono un approccio più cauto, sottolineando che anche nel cavallo di Pržewalski la criniera può pendere durante il passaggio dal manto estivo a quello invernale.<ref name="Antonius 1912"/> Vladimir Georgievič Geptner, tra gli altri, ha osservato che nel XIX secolo i tarpan nella Russia meridionale presentavano caratteristiche abbastanza uniformi, suggerendo una mescolanza limitata con i cavalli domestici. Inoltre, non ci sono segnalazioni di stalloni domestici che abbiano preso il controllo di branchi di tarpan, il che potrebbe indicare una relativa purezza genetica. Tuttavia, Geptner riconosce che il grado di ibridazione potrebbe essere stato più elevato in alcune regioni. Attualmente, solo pochi studiosi considerano i tarpan storici come veri cavalli selvatici puri, lasciando aperta la questione sulla natura e sull'identità del tarpan.<ref name="Heptner 1988"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
Im Zhalong-Naturschutzgebiet wurden Mandschurenkraniche mit der Hand aufgezogen und in die [[Marsch (Schwemmland)|Marschen]] entlassen. Während des Winterhalbjahres wurden sie wieder eingefangen, um Verluste über den Winter zu verhindern. In den nachfolgenden Jahren verpaarten sich diese Vögel entweder miteinander oder mit wilden Mandschurenkranichen und zogen unweit ihres Aufzuchtsortes Nachwuchs auf. Auch dieser wurde während des ersten Winterhalbjahrs gemeinsam mit den Eltern in Gefangenschaft gehalten. Diese halbwilden Kraniche tolerieren in größerem Maße als ihre wilden Artgenossen die Anwesenheit von Menschen, was das Ziel dieser Maßnahme ist.<ref>Ellis et al., S. 233</ref>
 
=== Progetti di ricostruzione ===
== Kulturelle Bedeutung ==
[[File:Hinweisschild Tarpane Neandertal.jpg|thumb|Im [[Eiszeitliches Wildgehege Neandertal|Wildgehege Neandertal]] (sowie etlichen anderen Tierparks in Deutschland) wird der Eindruck vermittelt, der Tarpan würde noch existieren. Die dortigen Tiere sind jedoch Heckpferde]]
[[Datei:Pine, Plum and Cranes.jpg|thumb|Drei [[chinesische Symbole]]: Kiefer, Pflaume und Kranich; von Shen Quan (1759)]]
Nel corso del XX secolo, sono stati intrapresi diversi tentativi per ricostruire il tarpan attraverso processi di [[Breeding back|riproduzione selettiva]], spesso definiti «retrodomesticazione». Tra questi, il più noto è il progetto del «[[cavallo di Heck]]», avviato negli anni '30 dai fratelli [[Heinz Heck|Heinz]] e [[Lutz Heck]]. L'obiettivo era ricreare un cavallo simile al tarpan utilizzando l'incrocio tra il cavallo di Pržewalski e varie razze di pony, selezionando caratteristiche fisiche che si ritenevano vicine a quelle del tarpan. Nel 1933 nacque il primo puledro grigio di questa linea, e i cavalli ottenuti sono talvolta chiamati «tarpan» ancora oggi. Tuttavia, non rappresentano una ricostruzione scientificamente fedele, ma piuttosto un tentativo di ottenere un animale dall'aspetto simile.<ref name="Nature"/><ref name="Hellabrunn"/> Un altro progetto di ricostruzione fu avviato negli stessi anni da [[Tadeusz Vetulani]], con l'obiettivo specifico di reintrodurre il «tarpan dei boschi» nella foresta di Białowieża. Vetulani utilizzò esemplari di Konik, una razza considerata vicina al tarpan, catturando diversi animali nella regione di Biłgoraj e trasferendoli in una riserva di 4 ettari vicino alla foresta primaria.<ref name="Vetulani 1936"/><ref name="Pasicka 2013"/> Questo progetto, tuttavia, subì un'interruzione durante la [[Seconda Guerra Mondiale]]. Durante il conflitto, il lavoro fu parzialmente continuato dai sovietici e, in alcuni casi, dai tedeschi. Negli anni '50, dopo la morte di Vetulani nel 1952, il governo polacco decise di trasferire il progetto a [[Popielno]], nel nord-est della Polonia. Qui, il gruppo di cavalli fu suddiviso e il focus si spostò gradualmente dalla «retrodomesticazione» alla conservazione della razza Konik. Il progetto originale di ricostruzione del tarpan cessò definitivamente negli anni '70, e i cavalli risultanti furono utilizzati principalmente per preservare e diffondere il Konik come razza indipendente.<ref name="Vuure 2014" />
Der Mandschurenkranich gilt als die Kranichart, die in der ostasiatischen Kunst am häufigsten wiedergegeben ist.<ref>Matthiessen, S. 195 und S. 196</ref> Die chinesischen Philosophen sahen in dem Schwarzmuster, das sich zeigt, wenn der Mandschurenkranich die Schwingen spreizt, eine Manifestation des [[Yin und Yang|Yin-und-Yang-Prinzips]].<ref>Matthiessen, S. 217</ref> Abbildungen finden sich auf Kimonos gestickt, als Holzschnitt wiedergegeben, auf Wandschirmen gemalt und auf Schriftrollen gezeichnet. Bei den [[Ainu]], der Urbevölkerung Japans, ist der Mandschurenkranich Todesbote und zugleich Symbol des ewigen Lebens.<ref>Matthiessen, S. 196</ref> Die Kraniche wurden in Japan auch gejagt, wobei die Jagd, die mit Falken ausgeführt wurde, über lange Zeit nur dem japanischen Hochadel vorbehalten war. Erst nach 1867, dem Jahr der [[Meiji-Restauration]], war es in Japan erlaubt, dass auch die ländliche Bevölkerung Kraniche jagen durfte. Es bildete sich die Sitte heraus, Kraniche zu Neujahr zu verspeisen. Bereits 1889 waren die Bestände so dezimiert, dass man der Überzeugung war, dass der Mandschurenkranich in Japan weitgehend ausgerottet sei.<ref>Matthiessen, S. 197</ref>
 
== Literatur ==
Zu Beginn des 20. Jahrhunderts waren die Mandschurenkraniche auch auf Hokkaidō verschwunden. 1910 wurden vereinzelt wieder Mandschurenkraniche gesichtet, 1924 wurde erstmals wieder eine kleine Schar in den Kushiro-Sümpfen beobachtet. Die Kranichjagd wurde daraufhin verboten und das japanische Kulturministerium erklärte den Mandschurenkranich zum Nationaldenkmal. Bereits in den 1930er Jahren wurden 2.700 Hektar in diesen Sümpfen als besonderes Rückzugsgebiet ausgewiesen. Während einer schweren Frostperiode im Jahre 1952 retteten örtliche Bauern eine verbliebene Schar von 30 Mandschurenkranichen, die sich um eine heiße Quelle versammelt hatten, indem sie Getreide auslegten.<ref>Matthiessen, S. 199</ref> Diese Tradition wird bis heute fortgesetzt.
* V. G. Heptner: ''Tarpan.'' In: V. G. Heptner, A. A. Nasimovich, Andreĭ Grigorévich Bannikov und Robert S. Hoffmann (Hrsg.): ''Mammals of the Soviet Union.'' Vol. I: ''Ungulates''. Leiden, New York, 1988, S. 1037–1057, ISBN 90-04-08874-1
* Tadeusz Jezierski und Zbigniew Jaworski: ''Das Polnische Konik.'' Die Neue Brehm-Bücherei 658, Westarp Wissenschaften, Hohenwarsleben 2008, S. 1–260 (Kapitel 1: ''Herkunft und Zuchtgeschichte.'', S. 9–20)
* Ronald M. Nowak: ''Walker’s mammals of the world.'' 6. Auflage. Johns Hopkins University Press, Baltimore 1999, ISBN 0-8018-5789-9
 
== Einzelnachweise ==
==Note==
<references/>
<ref name="Heptner 1988">{{cita libro | autore=V. G. Heptner | capitolo=Tarpan | curatore=V. G. Heptner, A. A. Nasimovich, Andreĭ Grigorévich Bannikov e Robert S. Hoffmann | titolo=Mammals of the Soviet Union | Volume=Vol. I: ''Ungulates'' | città=Leida, New York | anno=1988 | pp=1037-1057 | url=https://library.si.edu/digital-library/book/mammalsofsovietu11988gept}}</ref>
<ref name="Heptner 1955">{{cita pubblicazione | lingua=ru | autore=Владимир Георгиевич Гептнер | titolo=Заметки о Тарпанах | rivista=Зоологический Журнал | volume=34 | numero=6 | anno=1955 | pp=1404-1423}}</ref>
<ref name="Jezierski et al. 2008">{{cita libro | lingua=de | autore=Tadeusz Jezierski e Zbigniew Jaworski | titolo=Das Polnische Konik | collama=Die Neue Brehm-Bücherei 658 | editore=Westarp Wissenschaften | città=Hohenwarsleben | anno=2008 | capitolo=Herkunft und Zuchtgeschichte | pp=9-20}}</ref>
<ref name="Groves 1986">{{cita libro | autore=Colin P. Groves | capitolo=The taxonomy, distribution, and adaptions of recent equids | curatore=R. H. Meadows e H. P. Uerpmann | titolo=Equids in the ancient world | città=Wiesbaden | anno=1986 | pp=11-65}}</ref>
<ref name="Groves 1994">{{cita libro | autore=Colin P. Groves | capitolo=Morphology, Habitat and Taxonomy | curatore=Lee Boyd e Katherine A. Houpt | titolo=Przewalski’s Horse – The History and Biology of an Endangered Species | editore=State University of New York | città=Albany | anno=1994 | pp=39-59 | isbn=0-7914-1890-1}}</ref>
<ref name="Ludwig et al. 2009">{{cita pubblicazione | autore=Arne Ludwig, Melanie Pruvost, Monika Reissmann, Norbert Benecke, Gudrun A. Brockmann, Pedro Castaños, Michael Cieslak, Sebastian Lippold, Laura Llorente, Anna-Sapfo Malaspinas, Montgomery Slatkin e Michael Hofreiter | titolo=Coat color variation at the beginning of horse domestication | rivista=Science | volume=324 | anno=2009 | p=485}}
</ref>
<ref name="Pruvost et al. 2011">{{cita pubblicazione | autore=Melanie Pruvost, Rebecca Bellone, Norbert Benecke, Edson Sandoval-Castellanos, Michael Cieslak, Tatyana Kuznetsova, Arturo Morales-Muñiz, Terry O’Connor, Monika Reissmann, Michael Hofreiter e Arne Ludwig | titolo=Genotypes of predomestic horses match phenotypes painted in Paleolithic works of cave art | rivista=PNAS | volume=108 | numero=46 | pp=18626-18630 | doi=10.1073/pnas.1108982108}}</ref>
<ref name="Ludwig et al. 2015">{{cita pubblicazione | autore=Arne Ludwig, Monika Reissmann, Norbert Benecke, Rebecca Bellone, Edson Sandoval-Castellanos, Michael Cieslak, Gloria G. Fortes, Arturo Morales-Muñiz, Michael Hofreiter e Melanie Pruvost | titolo=Twenty-five thousand years of fluctuating selection on leopard complex spotting and congenital night blindness in horses | rivista=Philosophical Transactions of the Royal Society B | volume=370 | anno=2015 | p=20130386 | doi=10.1098/rstb.2013.0386}}</ref>
<ref name="Wutke et al. 2016">{{cita pubblicazione | autore=Saskia Wutke, Norbert Benecke, Edson Sandoval-Castellanos, Hans-Jürgen Döhle, Susanne Friederich, Javier Gonzalez, Jón Hallsteinn Hallsson, Michael Hofreiter, Lembi Lõugas, Ola Magnell, Arturo Morales-Muniz, Ludovic Orlando, Albína Hulda Pálsdóttir, Monika Reissmann, Matej Ruttkay, Alexandra Trinks e Arne Ludwig | titolo=Spotted phenotypes in horses lost attractiveness in the Middle Ages | rivista=Scientific Reports | volume=6 | anno=2016 | P=38548 | doi=10.1038/srep38548}}</ref>
<ref name="Baker 2008">{{cita libro | autore=Sue Baker | titolo=Exmoor Ponies: Survival of the Fittest – A natural history | editore=Somerset Archaeological & Natural History Society | anno=2008 | pp=1-256}}</ref>
<ref name="Groves et al. 2011">{{cita libro | autore=Colin Groves e Peter Grubb | titolo=Ungulate Taxonomy | editore=Johns Hopkins University Press | anno=2011 | pp=13-17}}</ref>
<ref name="Vetulani 1927">{{cita pubblicazione | lingua=de | autore=T. Vetulani | titolo=Weitere Studien über den polnischen Konik (polnisches Landpferd) | rivista=Bulletin de l'Academie Polonaise des Sciences | volume=Séries B | anno=1927 | pp=835-949}}</ref>
<ref name="Vetulani 1933">{{cita pubblicazione | lingua=pl | autore=T. Vetulani | titolo=Dwa dalsze źródła do problemu europejskiego tarpana leśnego | rivista=Roczniki Nauk Rolniczych i Leśnych | volume=30 | anno=1933 | pp=206-212}}</ref>
<ref name="Vetulani 1933b">{{cita pubblicazione | lingua=pl | autore=T. Vetulani | titolo=Komentarze do dwóch prac o pochodzeniu koni | rivista=Roczniki Nauk Rolniczych i Leśnych | volume=30 | anno=1933 | pp=163-188}}</ref>
<ref name="Vetulani 1933c">{{cita pubblicazione | lingua=pl | autore=T. Vetulani | titolo=Wyiaśnienia z popwpdu „Poprawek hipologicznych“ Edwarda Skorkowskiego | rivista=Roczniki Nauk Rolniczych i Leśnych | volume=30 | anno=1933 | pp=371-382}}</ref>
<ref name="Linne 1758">{{cita libro | autore=Carl von Linné | lingua=lt | titolo=Systema naturae | edizione=10 | anno=1758 | volume=1 | pp=73-74 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/10277#page/87/mode/1up}}</ref>
<ref name="Boddaert 1785">{{cita libro | autore=Pieter Boddaert | lingua=lt | titolo=Elenchus animalium | volume=Volume I | città=Rotterdam | anno=1785 | pp=159-161 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/89677#page/205/mode/1up}}</ref>
<ref name="Poljakov 1881">{{cita pubblicazione | lingua=ru | autore=Иван Семёнович Поляков | titolo=Лошадь Пржевальского (Equus Przewalskii n. sp.) | rivista=Известия Императорского Русского Географического общества | volume=16 | anno=1881 | pp=1-20 | url=https://books.google.de/books?id=xj0FAAAAYAAJ&printsec=frontcover&hl=de#v=onepage&q&f=false}}</ref>
<ref name="Lydekker 1912">{{cita pubblicazione | autore=Richard Lydekker | titolo=The horse and its relatives | città=New York, Londra | anno=1912 | pp=71-116 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/37962#page/101/mode/1up}}</ref>
<ref name="Gaunitz et al. 2018">{{cita pubblicazione | autore=Charleen Gaunitz, Antoine Fages, Kristian Hanghøj, Anders Albrechtsen, Naveed Khan, Mikkel Schubert, Andaine Seguin-Orlando, Ivy J. Owens, Sabine Felkel, Olivier Bignon-Lau, Peter de Barros Damgaard, Alissa Mittnik, Azadeh F. Mohaseb, Hossein Davoudi, Saleh Alquraishi, Ahmed H. Alfarhan, Khaled A. S. Al-Rasheid, Eric Crubézy, Norbert Benecke, Sandra Olsen, Dorcas Brown, David Anthony, Ken Massy, Vladimir Pitulko, Aleksei Kasparov, Gottfried Brem, Michael Hofreiter, Gulmira Mukhtarova, Nurbol Baimukhanov, Lembi Lõugas, Vedat Onar, Philipp W. Stockhammer, Johannes Krause, Bazartseren Boldgiv, Sainbileg Undrakhbold, Diimaajav Erdenebaatar, Sébastien Lepetz, Marjan Mashkour, Arne Ludwig, Barbara Wallner, Victor Merz, Ilja Merz, Viktor Zaibert, Eske Willerslev, Pablo Librado, Alan K. Outram e Ludovic Orlando | titolo=Ancient genomes revisit the ancestry of domestic and Przewalski’s horses | rivista=Science | volume=360 | numero=6384 | anno=2018 | pp=111-114 | doi=10.1126/science.aao3297}}</ref>
<ref name="Fages et al. 2019">{{cita pubblicazione | autore=Antoine Fages, Kristian Hanghøj, Naveed Khan, Charleen Gaunitz, Andaine Seguin-Orlando, Michela Leonardi, Christian McCrory Constantz, Cristina Gamba, Khaled A. S. Al-Rasheid, Silvia Albizuri, Ahmed H. Alfarhan, Morten Allentoft, Saleh Alquraishi, David Anthony, Nurbol Baimukhanov, James H. Barrett, Jamsranjav Bayarsaikhan, Norbert Benecke, Eloísa Bernáldez-Sánchez, Luis Berrocal-Rangel, Fereidoun Biglari, Sanne Boessenkool, Bazartseren Boldgiv, Gottfried Brem, Dorcas Brown, Joachim Burger, Eric Crubézy, Linas Daugnora, Hossein Davoudi, Peter de Barros Damgaard, María de los Ángeles de Chorro y de Villa-Ceballos, Sabine Deschler-Erb, Cleia Detry, Nadine Dill, Maria do Mar Oom, Anna Dohr, Sturla Ellingvåg, Diimaajav Erdenebaatar, Homa Fathi, Sabine Felkel, Carlos Fernández-Rodríguez, Esteban García-Viñas, Mietje Germonpré, José D. Granado, Jón H. Hallsson, Helmut Hemmer, Michael Hofreiter, Aleksei Kasparov, Mutalib Khasanov, Roya Khazaeli, Pavel Kosintsev, Kristian Kristiansen, Tabaldiev Kubatbek, Lukas Kuderna, Pavel Kuznetsov, Haeedeh Laleh, Jennifer A. Leonard, Johanna Lhuillier, Corina Liesau von Lettow-Vorbeck, Andrey Logvin, Lembi Lõugas, Arne Ludwig, Cristina Luis, Ana Margarida Arruda, Tomas Marques-Bonet, Raquel Matoso Silva, Victor Merz, Enkhbayar Mijiddorj, Bryan K. Miller, Oleg Monchalov, Fatemeh A. Mohaseb, Arturo Morales, Ariadna Nieto-Espinet, Heidi Nistelberger, Vedat Onar, Albína H. Pálsdóttir, Vladimir Pitulko, Konstantin Pitskhelauri, Mélanie Pruvost, Petra Rajic Sikanjic, Anita Rapan Papěsa, Natalia Roslyakova, Alireza Sardari, Eberhard Sauer, Renate Schafberg, Amelie Scheu, Jörg Schibler, Angela Schlumbaum, Nathalie Serrand, Aitor Serres-Armero, Beth Shapiro, Shiva Sheikhi Seno, Irina Shevnina, Sonia Shidrang, John Southon, Bastiaan Star, Naomi Sykes, Kamal Taheri, William Taylor, Wolf-Rüdiger Teegen, Tajana Trbojević Vukičević, Simon Trixl, Dashzeveg Tumen, Sainbileg Undrakhbold, Emma Usmanova, Ali Vahdati, Silvia Valenzuela-Lamas, Catarina Viegas, Barbara Wallner, Jaco Weinstock, Victor Zaibert, Benoit Clavel, Sébastien Lepetz, Marjan Mashkour, Agnar Helgason, Kári Stefánsson, Eric Barrey, Eske Willerslev, Alan K. Outram, Pablo Librado e Ludovic Orlando | titolo=Tracking Five Millennia of Horse Management with Extensive Ancient Genome Time Series | rivista=Cell | volume=177 | anno=2019 | pp=1419-1435 | doi=10.1016/j.cell.2019.03.049}}</ref>
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<ref name="Sarkissian et al. 2015">{{cita pubblicazione | autore=Clio Der Sarkissian, Luca Ermini, Mikkel Schubert, Melinda A. Yang, Pablo Librado, Matteo Fumagalli, Hákon Jónsson, Gila Kahila Bar-Gal, Anders Albrechtsen, Filipe G. Vieira, Bent Petersen, Aurélien Ginolhac, Andaine Seguin-Orlando, Kim Magnussen, Antoine Fages, Cristina Gamba, Belen Lorente-Galdos, Sagi Polani, Cynthia Steiner, Markus Neuditschko, Vidhya Jagannathan, Claudia Feh, Charles L. Greenblatt, Arne Ludwig, Natalia I. Abramson, Waltraut Zimmermann, Renate Schafberg, Alexei Tikhonov, Thomas Sicheritz-Ponten, Eske Willerslev, Tomas Marques-Bonet, Oliver A. Ryder, Molly McCue, Stefan Rieder, Tosso Leeb, Montgomery Slatkin e Ludovic Orlando | titolo=Evolutionary Genomics and Conservation of the Endangered Przewalski’s Horse | rivista=Current Biology | volume=25 | numero=19 | anno=2015 | pp=2577-2583 | doi=10.1016/j.cub.2015.08.032}}</ref>
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<ref name="Gentry et al. 2003">{{cita pubblicazione | autore=Anthea Gentry, Juliet Clutton-Brock e Colin P. Groves | titolo=The naming of wild animal species and their domestic derivatives | rivista=Journal of Archaeological Science | volume=31 | anno=2004 | pp=645-651}}</ref>
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<ref name="Pallas 1771">{{cita libro | autore=Peter Simon Pallas | lingua=de | titolo=Reise durch verschiedene Provinzen des Rußischen Reichs | città=San Pietroburgo | anno=1771 | volume=Volume I | pp=210-211 | url=https://gdz.sub.uni-goettingen.de/id/PPN329913735?tify}}; {{cita libro | autore=Peter Simon Pallas | lingua=de | titolo=Reise durch verschiedene Provinzen des Rußischen Reichs | città=San Pietroburgo | volume=Volume II | anno=1776 | pp=510-512 | url=https://gdz.sub.uni-goettingen.de/id/PPN33004978X?tify}}</ref>
<ref name="Pallas 1831">{{cita libro | autore=Peter Simon Pallas | lingua=lt | titolo=Zoographia Rosso-Asiatica, sistens omnium animalium in extenso Imperio Rossico et adiacentibus maribus observatorum recensionem, domicilia, mores et descriptiones anatomen atque icones plurimorum | città=San Pietroburgo | anno=1831 | pp=255-262 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/92513#page/285/mode/1up}}</ref>
<ref name="Gmelin 1770">{{cita libro | autore=Samuel Gottlieb Gmelin | lingua=de | titolo=Reise durch Rußland zur Untersuchung der drey Natur-Reiche | volume=Volume I | città=San Pietroburgo | anno=1770-1784 | pp=45-48 | url=https://reader.digitale-sammlungen.de/de/fs1/object/display/bsb11062277_00078.html}}</ref>
<ref name="Hacquet 1794">{{cita libro | autore=Balthasar Hacquet | lingua=de | titolo=Hacquets Neueste physikalisch-politische Reise durch die Dacischen und Sarmatischen oder nördlichen Karpathen | volume=Volume II | città=Normberga | anno=1794 | p=239 | url=https://www.e-rara.ch/zuz/content/zoom/12451098}}</ref>
<ref name="Smith 1841">{{cita libro | autore=Charles Hamilton Smith | titolo=The Natural History of the Horse | città=Edimburgo, Londra, Dublino | anno=1841 | pp=146-173 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/61546#page/156/mode/1up}}</ref>
<ref name="Brincken 1828">{{cita libro | autore=Julius von den Brinken | lingua=fr | titolo=Mémoire descriptif sur la forêt impériale de Białowieza, en Lithuanie | città=Varsavia | anno=1828 | p=49 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/141469#page/69/mode/1up}}</ref>
<ref name="Antonius 1912">{{cita pubblicazione | autore=Otto Antonius | lingua=de | titolo=Was ist der „Tarpan“? | rivista=Naturwissenschaftliche Wochenschrift NF | volume=11 | anno=1912 | pp=513-517 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/17809#page/529/mode/1up}}</ref>
<ref name="Herodot">{{cita libro = autore=Erodoto | titolo=Storie | volume=Libro IV | capitolo=52 | url=https://www.mauronovelli.it/Erodoto%20Storie.htm#_Toc177376638}}</ref>
<ref name="Beauplan 1650">{{cita libro | autore=Guillaume le Vasseur de Beauplan | lingua=fr | titolo=Description d'Ukraine, qui sont plusieurs provinces du Royaume de Pologne | città=Rouen | anno=1650 | pp=116-117 | url=https://reader.digitale-sammlungen.de/de/fs1/object/display/bsb10782002_00132.html}}</ref>
<ref name="Rytschkow 1762">
Пётр Ива́нович Рычко́в: ''Топография Оренбургская, то есть обстоятельное описание Оренбургской губернии.'' St. Petersburg, 1762, S. 1–331 (S. 290) ([https://books.google.de/books?id=1HppAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=de#v=onepage&q&f=false])
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<ref name="Outram et al. 2009">
Alan K. Outram, Natalie A. Stear, Robin Bendrey, Sandra Olsen, Alexei Kasparov, Victor Zaibert, Nick Thorpe und Richard P. Evershed: ''The Earliest Horse Harnessing and Milking.'' Science 323 (5919), 2009, S. 1332–1335, [[doi:10.1126/science.1168594]]
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<ref name="Warmuth et al. 2012">
Vera Warmuth, Anders Eriksson, Mim Ann Bower, Graeme Barker, Elizabeth Barrett, Bryan Kent Hanks, Shuicheng Li, David Lomitashvili, Maria Ochir-Goryaeva, Grigory V. Sizonov, Vasiliy Soyonov und Andrea Manica: ''Reconstructing the origin and spread of horse domestication in the Eurasian steppe.'' PNAS 109 (21), 2012, S. 8202–8206, [[doi:10.1073/pnas.1111122109]]
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<ref name="Brown et al. 1998">
Dorcas Brown und David Anthony: ''Bit wear, horseback riding and the Botai site in Kazakstan.'' Journal of Archaeological Science 25, 1998, S. 331–347
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<ref name="Anthony et al. 2000">
David W. Anthony und Dorcas R. Brown: ''Eneolithic horse exploitation in the Eurasian steppes: diet, ritual and riding.'' Antiquity 74, 2000, S. 75–387
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<ref name="Anthony 2007">
David W. Anthony: ''The Horse, the Wheel, and Language.'' Princeton University Press, 2007, S. 1–553 (S. 193–224)
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<ref name="Benecke 2018">
Norbert Benecke: ''10 Jahre archäogenetische Forschungen zur Domestikation des Pferdes. Die Arbeiten der Jahre bis 2018.'' e-Forschungsberichte des DAI 2, 2018, S. 62–70 ([https://publications.dainst.org/journals/efb/2153/6555])
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<ref name="Rubenstein 2011">
Dan I. Rubenstein: ''Family Equidae (Horses and relatives).'' In: Don E. Wilson und Russell A. Mittermeier (Hrsg.): ''Handbook of the Mammals of the World.'' Volume 2: ''Hooved Mammals.'' Lynx Edicions, Barcelona 2011, ISBN 978-84-96553-77-4, S. 106–143
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<ref name="Lindgren et al. 2004">
Gabriella Lindgren, Niclas Backström, June Swinburne, Linda Hellborg, Annika Einarsson, Kaj Sandberg, Gus Cothran,
Carles Vilà, Matthew Binns und Hans Ellegren: ''Limited number of patrilines in horse domestication.'' Nature Genetics 36 (4), 2004, S. 335–336, [[doi:10.1038/ng1326]]
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<ref name="Jansen et al. 2002">
Thomas Jansen, Peter Forster, Marsha A. Levine, Hardy Oelke, Matthew Hurles, Colin Renfrew, Jürgen Weber und Klaus Olek: ''Mitochondrial DNA and the origins of the domestic horse.'' PNAS 99 (16), 2002, S. 10905–10910, [[doi:10.1073pnas.152330099]]
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<ref name="Vila et al. 2001">
Carles Vilà, Jennifer A. Leonard, Anders Götherström, Stefan Marklund, Kaj Sandberg, Kerstin Lidén, Robert K. Wayne und Hans Ellegren: ''Widespread Origins of Domestic Horse Lineages.'' Science 291, 2001, S. 474–477
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<ref name="Jordana et al. 1995">
J. Jordana, P. M. Pares und A. Sanchez: ''Analysis of genetic relationships in horse breeds.'' Journal of Equine Veterinary Science 15 (7), 1995, S. 320–328
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<ref name="Pasicka 2013">
Edyta Pasicka: ''Polish Konik horse – characteristics and historical background of native descendants of Tarpan.'' Acta Scientiarum Polonorum, Medicina Veterinaria 12 (2–4) 2013, S. 25–38
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<ref name="Vetulani 1936">
T. Vetulani: ''Die Wiedereinführung des Waldtarpans in den Urwald von Białowieża (Bialowies).'' Bulletin de l'Academie Polonaise des Sciences Séries B II, 1936, S. 205–215
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<ref name="Vuure 2014">
Cis Van Vuure: ''On the origin of the Polish konik and its relation to Dutch nature management.'' Lutra 57 (2), 2014, S. 111–130
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<ref name="Nature">
Anonym: ''Breeding-back of the Tarpan.'' Nature 171, 1953, S. 1008
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<ref name="Hellabrunn">
Hellabrunn. Der Münchner Tierpark: ''Tarpan.'' ([https://www.hellabrunn.de/hellabrunner-tierwelt/europa/tarpan/hellabrunner-tierlexikon/])
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<ref name="Taylor et al. 2021">
William Timothy Treal Taylor und Christina Isabelle Barrón‑Ortiz: ''Rethinking the evidence for early horse domestication at Botai.'' Scientific Reports 11, 2021, S. 7440, [[doi:10.1038/s41598-021-86832-9]]
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<ref name="Librado et al. 2021">
Pablo Librado, Naveed Khan, Antoine Fages, Mariya A. Kusliy, Tomasz Suchan, Laure Tonasso-Calvière, Stéphanie Schiavinato, Duha Alioglu, Aurore Fromentier, Aude Perdereau, Jean-Marc Aury, Charleen Gaunitz, Lorelei Chauvey, Andaine Seguin-Orlando, Clio Der Sarkissian, John Southon, Beth Shapiro, Alexey A. Tishkin, Alexey A. Kovalev, Saleh Alquraishi, Ahmed H. Alfarhan, Khaled A. S. Al-Rasheid, Timo Seregély, Lutz Klassen, Rune Iversen, Olivier Bignon-Lau, Pierre Bodu, Monique Olive, Jean-Christophe Castel, Myriam Boudadi-Maligne, Nadir Alvarez, Mietje Germonpré, Magdalena Moskal-del Hoyo, Jarosław Wilczyński, Sylwia Pospuła, Anna Lasota-Kuś, Krzysztof Tunia, Marek Nowak, Eve Rannamäe, Urmas Saarma, Gennady Boeskorov, Lembi Lōugas, René Kyselý, Lubomír Peške, Adrian Bălășescu, Valentin Dumitrașcu, Roxana Dobrescu, Daniel Gerber, Viktória Kiss, Anna Szécsényi-Nagy, Balázs G. Mende, Zsolt Gallina, Krisztina Somogyi, Gabriella Kulcsár, Erika Gál, Robin Bendrey, Morten E. Allentoft, Ghenadie Sirbu, Valentin Dergachev, Henry Shephard, Noémie Tomadini, Sandrine Grouard, Aleksei Kasparov, Alexander E. Basilyan, Mikhail A. Anisimov, Pavel A. Nikolskiy, Elena Y. Pavlova, Vladimir Pitulko, Gottfried Brem, Barbara Wallner, Christoph Schwall, Marcel Keller, Keiko Kitagawa, Alexander N. Bessudnov, Alexander Bessudnov, William Taylor, Jérome Magail, Jamiyan-Ombo Gantulga, Jamsranjav Bayarsaikhan, Diimaajav Erdenebaatar, Kubatbeek Tabaldiev, Enkhbayar Mijiddorj, Bazartseren Boldgiv, Turbat Tsagaan, Mélanie Pruvost, Sandra Olsen, Cheryl A. Makarewicz, Silvia Valenzuela Lamas, Silvia Albizuri Canadell, Ariadna Nieto Espinet, Ma Pilar Iborra, Jaime Lira Garrido, Esther Rodríguez González, Sebastián Celestino, Carmen Olària, Juan Luis Arsuaga, Nadiia Kotova, Alexander Pryor, Pam Crabtree, Rinat Zhumatayev, Abdesh Toleubaev, Nina L. Morgunova, Tatiana Kuznetsova, David Lordkipanidze, Matilde Marzullo, Ornella Prato, Giovanna Bagnasco Gianni, Umberto Tecchiati, Benoit Clavel, Sébastien Lepetz, Hossein Davoudi, Marjan Mashkour, Natalia Ya. Berezina, Philipp W. Stockhammer, Johannes Krause, Wolfgang Haak, Arturo Morales-Muñiz, Norbert Benecke, Michael Hofreiter, Arne Ludwig, Alexander S. Graphodatsky, Joris Peters, Kirill Yu. Kiryushin, Tumur-Ochir Iderkhangai, Nikolay A. Bokovenko, Sergey K. Vasiliev, Nikolai N. Seregin, Konstantin V. Chugunov, Natalya A. Plasteeva, Gennady F. Baryshnikov, Ekaterina Petrova, Mikhail Sablin, Elina Ananyevskaya, Andrey Logvin, Irina Shevnina, Victor Logvin, Saule Kalieva, Valeriy Loman, Igor Kukushkin, Ilya Merz, Victor Merz, Sergazy Sakenov, Victor Varfolomeyev, Emma Usmanova, Viktor Zaibert, Benjamin Arbuckle, Andrey B. Belinskiy, Alexej Kalmykov, Sabine Reinhold, Svend Hansen, Aleksandr I. Yudin, Aleksandr A. Vybornov, Andrey Epimakhov, Natalia S. Berezina, Natalia Roslyakova, Pavel A. Kosintsev, Pavel F. Kuznetsov, David Anthony, Guus J. Kroonen, Kristian Kristiansen, Patrick Wincker, Alan Outram und Ludovic Orlando: ''The origins and spread of domestic horses from the Western Eurasian steppes.'' Nature, 2021, [[doi:10.1038/s41586-021-04018-9]]
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<ref name="Librado et al. 2024">
Pablo Librado, Gaetan Tressières, Lorelei Chauvey, Antoine Fages, Naveed Khan, Stéphanie Schiavinato, Laure Calvière-Tonasso, Mariya A. Kusliy, Charleen Gaunitz, Xuexue Liu, Stefanie Wagner, Clio Der Sarkissian, Andaine Seguin-Orlando, Aude Perdereau, Jean-Marc Aury, John Southon, Beth Shapiro, Olivier Bouchez, Cécile Donnadieu, Yvette Running Horse Collin, Kristian M. Gregersen, Mads Dengsø Jessen, Kirsten Christensen, Lone Claudi-Hansen, Mélanie Pruvost, Erich Pucher, Hrvoje Vulic, Mario Novak, Andrea Rimpf, Peter Turk, Simone Reiter, Gottfried Brem, Christoph Schwall, Éric Barrey, Céline Robert, Christophe Degueurce, Liora Kolska Horwitz, Lutz Klassen, Uffe Rasmussen, Jacob Kveiborg, Niels Nørkjær Johannsen, Daniel Makowiecki, Przemysław Makarowicz, Marcin Szeliga, Vasyl Ilchyshyn, Vitalii Rud, Jan Romaniszyn, Victoria E. Mullin, Marta Verdugo, Daniel G. Bradley, João L. Cardoso, Maria J. Valente, Miguel Telles Antunes, Carly Ameen, Richard Thomas, Arne Ludwig, Matilde Marzullo, Ornella Prato, Giovanna Bagnasco Gianni, Umberto Tecchiati, José Granado, Angela Schlumbaum, Sabine Deschler-Erb, Monika Schernig Mráz, Nicolas Boulbes, Armelle Gardeisen, Christian Mayer, Hans-Jürgen Döhle, Magdolna Vicze, Pavel A. Kosintsev, René Kyselý, Lubomír Peške, Terry O’Connor, Elina Ananyevskaya, Irina Shevnina, Andrey Logvin, Alexey A. Kovalev, Tumur-Ochir Iderkhangai, Mikhail V. Sablin, Petr K. Dashkovskiy, Alexander S. Graphodatsky, Ilia Merts, Viktor Merts, Aleksei K. Kasparov, Vladimir V. Pitulko, Vedat Onar, Aliye Öztan, Benjamin S. Arbuckle, Hugh McColl, Gabriel Renaud, Ruslan Khaskhanov, Sergey Demidenko, Anna Kadieva, Biyaslan Atabiev, Marie Sundqvist, Gabriella Lindgren, F. Javier López-Cachero, Silvia Albizuri, Tajana Trbojević Vukičević, Anita Rapan Papeša, Marcel Burić, Petra Rajić Šikanjić, Jaco Weinstock, David Asensio Vilaró, Ferran Codina, Cristina García Dalmau, Jordi Morer de Llorens, Josep Pou, Gabriel de Prado, Joan Sanmartí, Nabil Kallala, Joan Ramon Torres, Bouthéina Maraoui-Telmini, Maria-Carme Belarte Franco, Silvia Valenzuela-Lamas, Antoine Zazzo, Sébastien Lepetz, Sylvie Duchesne, Anatoly Alexeev, Jamsranjav Bayarsaikhan, Jean-Luc Houle, Noost Bayarkhuu, Tsagaan Turbat, Éric Crubézy, Irina Shingiray, Marjan Mashkour, Natalia Ya. Berezina, Dmitriy S. Korobov, Andrey Belinskiy, Alexey Kalmykov, Jean-Paul Demoule, Sabine Reinhold, Svend Hansen, Barbara Wallner, Natalia Roslyakova, Pavel F. Kuznetsov, Alexey A. Tishkin, Patrick Wincker, Katherine Kanne, Alan Outram und Ludovic Orlando: ''Widespread horse-based mobility arose around 2,200 BCE in Eurasia.'' Nature, 2024, [[doi:10.1038/s41586-024-07597-5]]
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