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== Cronologia ==
=== 19871988 ===
==== Aprile ====
[[File:Rosa Russo Jervolino 1994.jpg|thumb|150px|Rosa Russo Jervolino]]
*30 aprile consiglio dei ministri: con le camere in regime di proroga l'esecutivo si occupa del disbrigo degli affari correnti mediante l'approvazione o la riproposizione dei decreti legge in scadenza, gli unici provvedimenti che il parlamento può discutere. Viene varato un provvedimento per l'ampliamento della rete di distribuzione del metano nel meridione e sono riproposti due decreti sulla finanzia locale e lo smaltimento dei rifiuti urbani.</br>La presidente della [[Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi]], [[Rosa Russo Jervolino]], chiede alla Rai di escludere dai programmi contenitore gli esponenti politici,. Allo scopo di garantire pari opportunità a tutti i partiti fino ad avvenute elezioni candidati ed esponenti di partito potranno essere presenti solo nelle tribune elettorali moderate. La decisione è stata dettata dalla mancanza di tempo per l'usuale discussione del documento con le disposizioni per la campagna elettorale ma esplode una feroce polemica per la piena libertà di cui godono i network privati: [[Giovanni Minoli]], che avrebbe dovuto ospitare [[Giorgio Napolitano]] in una trasmissione sull'[[antisemitismo]], ritiene incostituzionale che la Rai debba subire limitazioni mentre le reti nazionali private hanno già disposto la distribuzione dei contenuti.<ref>Il messaggero, 1 maggio 1987</ref>
 
==== Maggio ====
[[File:Giovanni Spadolini presidente del Senato.jpg|thumb|150px|Giovanni Spadolini]]
*2 maggio: la Federazione nazionale delle liste verdi, riunita a Mantova, decide a larga maggioranza la partecipazione alle elezioni politiche col simbolo del sole che ride. Il documento finale esclude liste comuni con socialisti e socialdemocratici e collaborazioni col partito radicale.<ref>Il messaggero, 3 maggio 1987</ref>
*21-24 maggio maggio: il presidente della repubblica avvia le consultazioni in un clima politico infuocato. Socialdemocratici, repubblicani e liberali indicano in Craxi il responsabile di una crisi dall'esito ben più che incerto, sovrapposta alla campagna elettorale per le elezioni europee e al rischio che non si risolva entro il voto. Qualsiasi accordo per un nuovo esecutivo deve risolvere il contrasto tra la repubblica presidenziale perseguita dai socialisti e la riforma della legge elettorale sostenuta dai democristiani. Repubblicani e liberali propongono a Cossiga l'affidamento di un mandato esplorativo a [[Giovanni Spadolini]], la DC chiede il reincarico per De Mita. I socialisti non esprimono una preferenza e preferiscono mantenersi in una posizione di attesa. Si fa largo l'ipotesi di "congelare" la crisi fino all'esito del voto europeo.<ref>Il messaggero, 22-25 maggio 1989</ref>
*5 maggio: rispondendo a due interviste di Fanfani e De Mita i[[Giovanni Spadolini]], rieletto segretario del PRI, risponde che la terza via laica al dualismo tra DC e PCI è una caratteristica della vita politica italiana, che perfino [[Alcide De Gasperi]] e [[Aldo Moro]] non hanno mai intaccato. Negli anni del centrismo e del centro-sinistra il ruolo dei laici è stato fondamentale e non subordinato agli interessi del partito di maggioranza relativa.<ref>Il messaggero, 6 maggio 1987</ref>
*26 maggio: dopo due giorni di silenzio, minati dalle polemiche incrociate tra DC e PSI, Cossiga affida un mandato esplorativo al presidente del senato. La scelta viene da più parti definita inopportuna. [[èMino Martinazzoli]] e [[Roberto Formigoni]] lo definiscono un regalo propagandistico alla liste uniche tra liberali e repubblicani. Forlani difende la scelta del presidente e l'avello della segreteria democristiana con la correttezza e l'imparzialità che l'esponente repubblicano ha sempre dimostrato nella guida delle sedute del senato.</br>Consiglio dei ministri: con una decisione a sorpresa il governo uscente non concede una proroga al termine per la dichiarazione dei redditi, che rimane fissata fissata al 31 maggio. Il rinvio era stato chiesto da più parti, e votato dalle aule parlamentari con due ordini del giorno, per il ritardo nella stampa dei nuovi [[Modello 740|modelli 740]], modificati dal decreto fiscale di fine anno e da alcune successive modificazioni.<ref>Il Messaggero, 27 maggio 1989</ref>
*8 maggio: assemblea nazionale PSI: Craxi denuncia un ritorno al compromesso storico. Il segretario socialista accusa la DC di contrapporsi ai comunisti in campagna elettorale per poi corrergli incontro a elezioni effettuate. I soocialisti si presentano alle elezioni rivendicando i meriti di quattro anni di governo, ottenuti nonostante il continuo boicottaggio da parte di De Mita, e invitano gli elettori a preferire i partiti di area laico-socialista.</br>La [[Banca d'Italia]], alle prese con forti difficoltà della lira sui mercati valutari, presenta un rapporto sull'inefficienza del sistema dei pagamenti italiano, oltremodo arretrato rispetto a quello degli altri paesi industriali. [[Tommaso Padoa Schioppa]] esclude un tornaconto e parla di arretratezza culturale del nostro sistema, che obbliga i cittadini a spostarsi con troppe banconote nel portafogli, sobbarcarsi pratiche più lunghe ed affrontare spese che strumenti più moderni (primo fra tutti il [[Bancomat][) potrebbero evitare.<ref>Il messaggero, 9 maggio 1987</ref>
*29-29 maggio: elezioni amministrative: il test coinvolge 166 località e 1.300.000 elettori. I risultati premiano i cinque partiti della maggioranza. Calano PCI e MSI.<ref>Il messaggero, 30 maggio aprile 1989</ref>
[[File:Felice Ippolito 1984.jpg|thumb|150px|Felice Ippolito]]
*9 maggio: la [[Conferenza episcopale italiana]] invita gli elettori credenti a votare per la DC e adombra il peccato di omissione per chi non si recherà alle urne. La nota pastorale sottolinea la qualifica di credenti per smorzare le inevitabili polemiche e non nomina direttamente la [[Democrazia cristiana]], limitandosi a indicare chi rispetta i valori della vita, la dignità e la libertà della persona e della famiglia, la pace e lo sviluppo. Una nota de [[l'Avanti]] definisce l'intervento anacronistico e accusa i vescovi di essersi lasciati prendere la mano, perdendo di autorevolezza tra i cattolici ed anche tra i non credenti.</br>Nella campagna elettorale si inserisce prepotentemente il tema dell'energia nucleare. I verdi del sole che ride sostengono che i loro voti per ora sostituiranno quelli del referendum rinviato e schierano due noti fisici anti-nuclearisti, [[Massimo Scalia]] e [[Gianni Mattioli]]. I repubblicani, sostenitori dell'energia nucleare, vantano il passaggio nelle loro file del professor [[Felice Ippolito]], già presidente del [[CNEN]], trasmigrato dal PCI all'unico partito che sostiene apertamente la necessità delle centrali.<ref>Il messaggero, 10 maggio 1987</ref>
*10-11 maggio: socialisti, socialdemocratici, repubblicani, liberali e radicali protestano per la presa di posizione della CEI sul voto del 14 giugno. Il coro unanime delle segreterie è la parola "intromissione" negli affari interni italiani. Viene contestata alla chiesa una posizione incompatibile col rinnovamento introdotto dal [[Concilio Vaticano II]] che, tra gli altri, ha introdotto profondi cambiamenti sul tema della libertà di pensiero dei cattolici nel rispetto della dottrina fondamentale. Monsignor [[Camillo Ruini]] fornisce una diversa interpretazione della nota pastorale affermando che vuole dare una mano al paese e non a un singolo partito, che non viene nemmeno nominato. I vescovi chiedono di votare per chi sostiene alcuni valori ritenuti fondamentali.<ref>Il messaggero, 11-12 maggio 1987</ref>
*14 maggio: la celebre pornostar [[Cicciolina]], candidata col parito radicale alla camera, risponde alle critiche sostenendo che non esiste incompatibilità tra il suo lavoro e l'impegno politico.
*18 maggio: dopo una proposta a sorpresa per la riforma della legge elettorale avanzata da De Mita i segretari dei partiti della ex maggioranza si sfidano a colpi di ipotesi.Il segretario democristiano, pur osteggiato da Forlani e Andreotti, propone un sistema simile al doppio turno francese, dove al primo turno si votano i partiti e al secondo la maggioranza di governo secondo le liste apparentate attraverso un premio di maggioranza. L'idea è quella di togliere ai partiti minori un potere contrattuale che si traduce spesso in diritto di veto.Il PCI (Zangheri) propone il sistema uninominale del senato con eliminazione delle preferenze e una sola camera con metà dei componenti. Il PSI, preoccupato per la dispersione del voto nelle liste minori e civiche, propone lo sbarramento del 5% per l'ottenimento dei seggi. I repubblicani sono divisi tra sistema francese e tedesco. Il PLI non si pronuncia. Il MSI sostiene l'elezione diretta del capo dello stato.<ref>Il messaggero, 19 maggio 1987</ref>
*21 maggio: assemblea nazionale della [[Confindustria]]: il presidente, [[Luigi Lucchini]], chiede ai partiti di unirsi in uno schieramento dedicato alle riforme istituzionali che vada oltre maggioranza e opposizioni. L'industria ha vissuto segnali di ripresa ma non riesce a crescere a causa del fisco, della pubblica amministrazione poco trasparente e di una burocrazia ancora ottocentesca. Gli industriali italiani chiedono a grande maggioranza (con la voce autorevole di [[Gianni Agnelli]]) la riconferma del [[pentapartito]].<ref>Il messaggero, 22 maggio 1987</ref>
*22-26 maggio: si infiamma la polemica sulle ingerenze ecclesiastiche nella campagna elettorale. A scaldare il dibattito una frase del cardinale [[Giuseppe Siri]] ("''ha sbagliato la DC nel 63 quando ha portato i socialisti al governo''"), il tentativo del presidente della [[CEI]], cardinale [[Ugo Poletti]], di minimizzare il favore della gerarchia ecclesiastica per la DC (smentito dalle dichiarazioni di mons.[[Luigi Bettazzi]]) e l'intervento diretto del pontefice che, a conclusione dei lavori dell'assemblea generale dei vescovi, sostiene che si devono rilanciare i valori cristiani dell'Italia. Ricevuto in udienza da [[Giovanni Paolo II]] [[Ciriaco De Mita]] afferma che il papa vuole tornare ad esercitare il ruolo di primate d'Italia e fare della DC lo strumento delle sfide moderne della chiesa. Il fronte laico-socialista parla apertamente di crociata e si appella al presidente della repubblica nel suo ruolo di garante della costituzione.</br>Sulle ingerenze ecclesiastiche fanno sentire la loro voce anche le [[Comunità cristiana di base|comunità di base]]. L'associazione che riunisce il dissenso dalla chiesa istituzionale respinge l'idea ventilata dal papa che i cattolici sono persone immature e non autonome nelle loro scelte, che devono essere docili ai pastori della chiesa. I credenti, proseguono, devono essere docili al messaggio evangelico nel pluralismo delle idee garantito dalla costituzione.</br>Dopo lo scandalo dei brogli elettorali del 1983 il servizio elettorale del ministero degli interni comunica che i seggi saranno dotati di nuove tabelle per il conteggio dei voti di lista e di preferenza. Il nuovo sistema divide le schede a seconda che contengano o meno i nomi dei candidati, e le somme dovranno essere trascritte nel verbale solo a conti terminati e verificati. L'idea è quella di aggirare la manipolazione delle cifre nel verbale stesso, dove uno 0 trasforma facilmente un 10 in un 100, e stabilire in anticipo il massimo numero di voti di lista e preferenze esprimibili.<ref>Il messaggero, 23 maggio 1987</ref>
*26 maggio: il segretario comunista, [[Alessandro Natta]], ufficializza il programma del partito per la nuova legislatura. Il PCI contesta l'affermazione democristiana che l'alternativa sarebbe un salto nel buio; l'alternanza alla guida del governo è un fatto del tutto normale in una democrazia compiuta, e il collocamento della DC all'opposizione non aprirebbe una crisi della democrazia.</br>Il presidente del consiglio, [[Amintore Fanfani]], smentisce in modo seccato di aver offerto posti da ministro ad esponenti del partito comunista. La notizia, riferita dal parlamentare repubblicano [[Adolfo Battaglia]], è definita totalmente falsa anche dal segretario comunista [[Alessandro Natta]]. L'uso anti-democristiano che se ne sta facendo porta alla precisazione che in sede di consultazioni lo statista aretino ha fatto delle proposte ad alcuni indipendenti di sinistra come [[Franco Bassanini]], e [[Stefano Rodotà]], non iscritti a nessun partito e interpellati per le loro competenze prima che per la vicinanza al partito.<ref>Il messaggero, 27 maggio 1987</ref>
*30 maggio: all'assemblea annuale della [[Banca d'Italia]] il governatore, [[Carlo Azeglio Ciampi]], sostiene la necessità di aumentare le entrate dello stato attraverso una maggiore imposizione indiretta e un prelievo sulle utili di borsa. Ritiene inoltre che nella prossima legislatura si deve risolvere una volta per tutte la questione dell'autonomia impositiva dei comuni. L'approssimarsi della scadenza di entrate straordinarie, come quelle legate al condono edilizio, impone l'individuazione di nuove entrate per contenere l'aumento di spesa entro il tasso di [[inflazione]]. Il governatore chiede inoltre che si faccia al più presto una scelta sulla politica energetica tra nucleare ed altre fonti, in modo da indirizzare con maggiore precisione i fondi da destinare a progettazioni e costruzioni.Al nuovo governo viene inoltre chiesto di mettere mano ad una riforma del sistema bancario che superi la legge del 1936 ed elimini le limitazioni tra banca di depositi e banca d'affari.<ref>Il messaggero, 1 giugno 1987</ref>
 
==== Giugno ====
*2-3 giugno: Spadolini conclude il primo giro dI consultazioni senza risultati. Le posizioni dei partiti sono oltremodo distanti. Il PSI insiste nella richiesta di congelare la crisi fino all'esito del voto delle europee e si schiera contro il reincarico a De Mita, il PCI - appoggiato da repubblicani e liberali - sostiene un incarico effettivo per il presidente del senato. Dopo due colloqui con il presidente della repubblica inizia a farsi strada l'ipotesi di rinviare il governo uscente alle camere. Quest'ultimo,. intanto, ha accordato una proroga di cinque giorni per la presentazione della dichiarazione dei redditi.<ref>Il messaggero, 3-4 giugno 1989</ref>
*5 giugno: a pochi giorni dal voto fa scalpore l'arresto dell'avvocato [[Rocco Trane]], collaboratore dell'ex ministro [[Claudio Signorile]] e candidato nel collegio Lecce-Brindisi. L'esponente socialista è coinvolto in un'inchiesta della procura di Genova relativa a tangenti su appalti del ministero dei trasporti in tutta Italia per una mazzaetta imposta ad un imprenditore in corsa per un appalto all'aeroporto di Venezia. Signorile accusa il capo della procura di aver agito appositamente dopo un comizio in cui De Mita ha lanciato accuse sulla gestione clientelare dei ministeri da parte dei socialisti. Craxi definisce l'operazione una carognata e solidarizza senza condizioni con Trane e Signorile.<ref>Il messaggero, 6 giugno 1987</ref>
*12 giugno: dopo alcuni giorni di incertezza Cossiga, con una mossa a sorpresa, conferisce a De Mita un nuovo incarico. Il presidente uscente lo accetta solo dopo un incontro con [[Arnaldo Forlani]], che gli assicura il pieno e incondizionato appoggio della DC. Craxi si dichiara pronto a sostenerlo a condizione che il nuovo esecutivo porti a compimento l'[[Presidenzialismo|elezione diretta del capo dello stato]], carica cui si ha intenzione di candidarsi. Allo stesso tempo, con l'appoggio dei liberali, polemizza sulla scelta di De Mita, che a suo dire si pone come una interferenza nella campagna elettorale.<ref>Il messaggero, 13 giugno 1988</ref>
*11 giugno: nella penultima [[tribuna elettorale]], dedicata al governo, il presidente del consiglio invita a sorpresa a votare per la DC. Dopo aver dichiarato di voler tenere l'esecutivo al di fuori della contesa ed essere rimasto in silenzio [[Amintore Fanfani]] chiede la parola al termine della trasmissione per rivendicare i meriti del partito al servizio della libertà, dello sviluppo e della pace.Nel corso dell'appello ammette di aver consultato la [[Sinistra indipendente]] nel corso delle consultazioni e respinge l'accusa dei liberali di aver promosso numerosi decreti legge a scopo clientelare ed elettoralistico.<ref>Il messaggero, 12 giugno 1987</ref>
*18-19 giugno: elezioni europee: rispetto alle politiche del 1987 le forze del pentapartito escono dal voto ridimensionate con l'eccezione del PSI, che sale quasi di un punto percentuale. Deludente il risultato di repubblicani, liberali e radicali, che ottengono complessivamente il 4,4%% contro l'8,7 delle tre forze separate. Lievi cali anche per MSI e demproletari. I soli aumenti consistenti sono quelli del PCI (+1%) e dei verdi sole che ride (da 2,5 a 3,8%, con un 2,4 ottenuto dai dissidenti della lista verdi arcobaleno).</br>Mentre i partiti sono alle prese con l'analisi del voto De Mita annuncia l'immediato avvio di un primo giro di consultazioni, in modo da poter riferire al capo dello stato entro sabato 27.<ref>Il messaggero, 20-21 giugno 1989</ref>
*14-15 giugno: elezioni politiche: il dato più significativo è il successo dei Verdi, che alla prima apparizione conquistano poco meno di un milione di voti (2,5%) e conquistano 13 seggi alla camera. Tra i partiti di governo crescono la DC (da 32,9 a 34,3%) e il PSI (da 11,4 a 14,3%, suo massimo storico). In declino IL PSDI col 3,1 %, il PRI scende al 3,7 %, il PLI si ferma al 2,1%. Nelle file dell'opposizione si registra una lieve crescita di DP (da 1,5 a 1,7%) e un forte calo del PCI (da 29,9 a 26,6%) e del MSI (da 6,8 a 5,9%). Coi Verdi debutta in parlamento la [[Lega lombarda]], cui al momento nessuno da importanza. Sono eletti [[Luigi Leoni]] alla camera e [[Umberto Bossi]] al senato con l'1,8% nelle sole regioni del nord (186.255 voti, pari allo 0,5% a livello nazionale), presentando proprie liste solamente nelle circoscrizioni di Milano - Pavia (1,6%), Como-Sondrio-Varese (6,7%) e Bergamo - Brescia (3,8%); al Senato 137.276 voti, pari al 2,5%). </br>[[Ciriaco De Mita]] avanza subito la proposta di ricostituire il [[pentapartito]] con un esecutivo a guida democristiana. Craxi propone a sua volta un governo balneare che traghetti il nuovo parlamento agli adempimenti costituzionali di autunno. Gli alleati minori, alle prese con le polemiche interne per il calo dei voti, non prendono posizione. Nel PCI [[Alessandro Natta]] deve affrontare numerose contestazioni sulla scelta di aprire le liste a un gran numero di indipendenti e alla fuga di voti verso le liste verdi. Nel MSI [[Giorgio Almirante]] si attribuisce la colpa del calo e non esclude che dopo 19 anni la segreteria nazionale del partito possa passare di mano.<ref>Il messaggero, 15-18 giugno 1987</ref>
*26 giugno: dopo la delusione elettorale e l'incrinarsi dell'accordo con [[Marco Pannella]], [[Giorgio La Malfa]] si dichiara disponibile ad un patto d'azione col PCI. Se De Mita fallisce si dovrà tentare con un laico o un socialista prima di rassegnarsi alle elezioni anticipate.<ref>Il messaggero, 27 giugno 1989</ref>
*18 giugno: la [[Corte costituzionale]] emette una sentenza in cui sostiene che l'ordinamento della [[Corte dei conti]] non rispetta l'articolo 100 della Costituzione che ne sancisce la piena indipendenza. Secondo la Consulta, che non abroga le norme per non creare un vuoto legislativo, deve essere superata la dipendenza della magistratura contabile dal governo. Quest'ultimo, imponendo il presidente, fa la parte del controllato che si sceglie il controllore.<ref>Il messaggero, 19 giugno 1987</ref>
*19 giugno: a [[Viareggio]] esplode una protesta per il primo spettacolo di [[Cicciolina]] dopo l'elezione nelle file del partito radicale. Fa scalpore l'affermazione della pornostar sulla libertà di cui può ora godere grazie all'immunità parlamentare, che ufficialmente il suo partito chiede di abolire, e le risposte date ai giornalisti presenti sul programma che intende portare avanti alla camera in materia di educazione sessuale e oltraggio al pudore.<ref>Il messaggero, 20 giugno 1987</ref>
*20 giugno: con un articolo su [[l'Avanti]] [[Craxi]] illustra la linea politica del PSI per l'avvio della legislatura escludendo patti con la DC e l'immediato conferimento di un incarico a prescindere dalle pretese sulla guida del governo. Contro la scelta democristiana di non tenere i referendum su giustizia e nucleare il PSI - preso atto di una maggioranza interpatitica di 322 voti alla camera a 159 al senato - propone l'istituzione di un gruppo verde formato da comunisti, socialisti, socialdemocratici, verdi, radicali e demoproletari per la presentazione e l'approvazione di un disegno di legge che consenta di convocare i comizi in autunno.</br>Comitato centrale MSI: dopo un rincorrersi di voci durato alcuni giorni [[Giorgio Almirante]] conferma che si presenterà dimissionario al congresso del partito previsto per novembre,.<ref>Il messaggero, 21 giugno 1987</ref>
*25-29 giugno: comitato centrale PCI: [[Alessandro Natta]] analizza la sconfitta elettorale giustificandola da una parte con la presenza di numerose liste minori, dall'altra dal venir meno dell'insediamento sociale comunista nelle grandi città. L'opposizione al [[pentapartito]], specie sul fronte dell'economia, ha appiattito il partito sulle questioni di governo distaccandolo dalla sua base sociale, dal suo ruolo politico nella società. La relazione è contestata da [[Giorgio Napolitano]], che nella direzione nazionale che ha preceduto l'assise ha contestato l'elezione di [[Achille Occhetto]] alla vice-segreteria,. L'esponente migliorista contesta la scelta di rimettere mano ai quadri dirigenti senza porre le basi di una precisa strategia politica.<ref>Il messaggero, 26-30 giugno 1987</ref>
*26 giugno: consiglio dei ministri: sono approvati i decreti delegati sulla liberalizzazione dei mercati valutari richiesti dal ministro per il commercio con l'estero, [[Mario Sarcinelli]], basati su una legge delega prossima alla scadenza. I provvedimenti mirano a facilitare gli scambi commerciali senza abolire del tutto il monopolio dei cambi, che andrà a cadere nel 1992.</br>A quattro settimane dall'assemblea annuale della [[Banca d'Italia]] il governatore, [[Carlo Azeglio Ciampi]], contraddice in parte la sua relazione sostenendo che lo squilibrio della finanza pubblica richiede il varo di nuove tasse. Parlando all'assemblea dell'[[Associazione bancaria italiana]] lancia un monito al futuro governo sull'eccesso dei consumi italiani, che hanno raggiunto il 51% del [[prodotto interno lordo]], e sul continuo aumento di una spesa pubblica improduttiva e clientelare. Ala richiesta di non colpire chi è già pesantemente tassato e di correggere la sperequazione verso chi beneficia di spazi di evasione ed elusione, il ministro del tesoro e del bilancio, [[Giovanni Goria]], risponde con la più volte reiterata proposta di aumentare le imposte locali, regolarizzando una volta per tutte l'autonomia impositiva dei comuni. L'idea, bocciata dall'ex ministro delle finanze [[Bruno Visentini]], prevede che gli enti locali finanzino in proprio i servizi o li riducano fino anche all'abolizione.<ref>Il messaggero, 27 maggio 1987</ref>
 
==== Luglio ====
[[File:Lamberto dini pl.jpg|thumb|150px|Lamberto Dini]]
*2 luglio: viene inaugurata la X legislatura.[[Nilde Jotti]] è riconfermata per la terza volta presidente della camera, [[Giovanni Spadolini]] è il nuovo presidente del senato. Fanfani dichiara che confermerà le dimissioni dell'esecutivo al capo dello stato solo quando saranno definiti tutti i gruppi parlamentari. La presidente della camera fa intanto sapere che tra le prime priorità del parlamento ci sarà l'approvazione della legge che deve consentire lo svolgimento dei referendum (tecnicamente rinviati al 1989) entro la fine dell'anno.
*5-8 luglio: dopo tre giri di consultazioni e numerosi colloqui con le parti sociali De Mita non può sciogliere la riserva. La causa risiede nelle difficoltà frapposte da Craxi a liberali e repubblicani. Il polo laico, sebbene uscito male dalle elezioni, ha aperto un dialogo col PCI che non piace al Pai socialisti. Quest'ultimo chiede un chiarimento ufficiale ma [[Giorgio La Malfa]] e [[Renato Altissimo]] non sono disponibili ad andare oltre una generica dichiarazione di fedeltà al [[pentapartito]]. Nella risoluzione della crisi si frappongono inoltre due problemi. Il direttore generale della [[Banca d'Italia]], [[Lamberto Dini]], sostiene alla commissione bilancio della camera la necessità di immediati tagli alle spese e nuovi provvedimenti fiscali per contenere il deficit del 1989 a 130.000 miliardi. Alla camera la maggioranza uscente viene ripetutamente sconfitta al termine del dibattito sull'andamento economico della Rai, il cui bilancio non è stato approvato dall'[[IRI]]. Dopo un mese di polemiche, veti incrociati ed incertezze De Mita è costretto a rinunciare all'incarico. Mentre infuriano polemiche a non finire su un non meglio precisato complotto ordino da Craxi e Forlani la DC, riunita d'urgenza la direzione nazionale, indica i nomi di [[Giulio Andreotti]], [[Mino Martinazzoli]] e [[Antonio Gava]]. Cossiga conferisce l'incarico ad Andreotti e al contempo dichiara che i cinquanacinque giorni trascorsi dalle dimissioni di De Mita sono il frutto di meccanismi costituzionali non più all'altezza dei tempi.<ref>Il messaggero, 6-9 luglio 1989</ref>
*4 luglio: riunita in assemblea a [[Bologna]] la [[Federazione delle Liste Verdi]] si trova alle prese con le regole del parlamento e la necessità di un'azione al contempo politica ed attivistica. La base è in proposito divisa tra chi approva e chi ritiene controproducente la scelta di scendere in campo. I militanti si divono tra una corrente autonomista e pragmatica ([[Alfonso Pecoraro Scanio]], [[Pier Vito Antoniazzi]], [[Rosa Filippini]]) una corrente legata alla sinistra e a [[Legambiente]] ([[Gianni Francesco Mattioli|Gianni Mattioli]], [[Massimo Scalia]], [[Enrico Falqui (politico)|Enrico Falqui]]) e una corrente integralista ([[Giannozzo Pucci (attivista)|Giannozzo Pucci]] e [[Pino Polistena]]). Puto delicato è il finanziamento pubblico (2,5 miliardi di lire) che si pensa di far gestire ad un comitato di saggi soprannominato "banca verde" per i finanziamenti che accorderà alle iniziative ecologiste.</br>Il ministero dell'interno pubblica un rapporto sulla situazione di indebitamento dei comuni, con un particolare riguardo al debito sommerso fuori bilancio, che si somma a quello dichiarato ma che non può essere coperto allo stesso modo. Secondo i dati raccolti 1.251 comuni sommano un disavanzo di 1.295 miliardi, in gran parte verso l'[[ENEL]] e le [[USL]] ma anche per interessi sui mancati pagamenti.<ref>Il messaggero, 5 luglio 1987</ref>
*14 luglio: mentre Forlani si pone come mediatore tra i socialisti e il polo liberale-repubblicano [[Mario Segni]] - figlio dell'ex presidente [[Antonio Segni|Antonio]], annuncia la costituzione del movimento per la riforma elettorale e l'intenzione di promuovere dei referendum per l'introduzione del sistema elettorale maggioritario, dei collegi uninominali e del doppio turno.</br>Andreotti consegna ai segretari dei cinque partiti della maggioranza un programma in 20 punti. Quelli più discussi sono la nuova legge sull'emittenza radio-televisiva (di cui manca la proposta esecutiva) e la finanziaria per il 1990 che - sulla base del documento di programmazione economica presentato dal governo uscente - dovrà prevedere nuove entrate e tagli alla [[spesa pubblica]] per 17-18.000 miliardi. <ref>Il messaggero, 15 luglio 1988</ref>
*10 luglio: il capo dello stato inizia le consultazioni. De Mita e Craxi espongono a Cossiga la necessità di dare la precedenza al programma e alla maggioranza, decidendo in un secondo tempo il nome dell'incaricato, ma il segretario socialista pone un veto sul leader democristiano. I comunisti chiedono una rapida soluzione della crisi ma si dichiarano dubbiosi circa la costituzione di un governo all'altezza della situazione. Socialdemocratici, liberali e repubblicani chiedono che incarico e nomina siano preceduti da una forte convergenza tra i partiti della maggioranza. Tra le opposizioni il MSI chiede una legislatura costituente per la riforma [[Presidenzialismo|presidenziale]], la [[Sinistra indipendente]] si oppone a qualsiasi soluzione che escluda il PCI dalla maggioranza, i verdi daranno il loro appoggio a tutte le iniziative in materia di salvaguardia ambientale.
*19 luglio: nella definizione dell'accordo di maggioranza Andreotti incontra ulteriori difficoltà con il commissariamento del comune di Roma. Il sindaco [[Pietro Giubilo]] è stato destituito per illeciti amministrativi, al ministro degli interni spetta di fissare la data delle elezioni anticipate, che devono svolgersi entro 90 giorni, e inizia a porsi una trattativa per la futura giunta.</br>Mancando qualsiasi possibilità di accordo al breve termine Andreotti ripropone agli alleati il progetto di legge sull'emittenza radio-televisiva elaborato dal ministro [[Oscar Mammì]]. Dopo un ennesimo giro di consultazioni la strada per il nuovo governo appare spianata con l'accordo per il conferimento degli incarichi.<ref>Il messaggero, 20 luglio 1989</ref>
*13-16 luglio: Cossiga conferisce l'incarico di formare il nuovo governo a [[Giovanni Goria]]. La scelta è il frutto del veto di Craxi contro la nomina di De Mita. Cossiga risolve il problema con un fedelissimo del segretario democristiano gradito ai socialisti. Il presidente incaricato inizia subito le consultazioni e l'elaborazione dell'agenda di governo, che per l'economia attinge alla legge finanziaria per il 1988 in corso di elaborazione e ai cinque anni di esperienza al ministero del tesoro. Goria non esclude di coinvolgere i verdi nel suo più volte proposto piano di dismissione dei beni [[demanio|demaniali] in favore di parchi pubblici ma sulla sua strada c'è l'incognita del ruolo balneare dell'esecutivo, che per molti dovrà traghettare il parlamento agli adempimenti di bilancio di fine anno per poi lasciare.</br>A nome dei Verdi [[Gianni Mattioli]], capogruppo alla camera, dichiara che gli ecologisti sono pronti a entrare nella maggioranza se saranno accettati i punti del loro programma, a partire dalla rinuncia all'energia nucleare e la convocazione entro l'anno dei referendum.<ref>Il Messaggero, 14-17 luglio 1987</ref>
*22 luglio: Andreotti presenta la lista dei ministri. Vice-presidente è [[Claudio Martelli]]. La triade economica è formata da [[Guido Carli]] (tesoro) [[Paolo Cirino Pomicino]] (bilancio) e [[Rino Formica]] (finanze). Alle poste, su richiesta dei socialisti, è confermato [[Oscar Mammì]], il ministro che sta seguendo fin dai tempi del [[governo Goria]] la gestazione della nuova legge sull'emittenza radiotelevisiva.<ref>Il messaggero, 1989</ref>
*16 luglio: mentre è impegnato a definire l'agenda dell'esecutivo tra le mani di Goria arriva il rapporto [[ISTAT]] sul tasso annuo d'[[inflazione], che nel mese di maggio è aumentato dello 0,4% portando il tasso tendenziale al 2,7% contro l'1,6% del mese precedente. A causa di aumenti nel prezzo del petrolio aumenta intanto la benzina super (+5 lre), il gasolio per autotrazione (+13 lire) e per riscaldamento (+9 lire).<ref>Il messaggero, 17 luglio 1987</ref>
[[File:Francesco De Lorenzo.jpg|thumb|150px|Francesco De Lorenzo]]
*18 luglio: Goria consegna ai segretari dei partiti della ex maggioranza una bozza del programma di governo incentrata particolarmente sull'economia. Il presidente incaricato propone una manovra economica che comporterà dei sacrifici per i contribuenti; al centro dell'attenzioneil tasso d'inflazione (che potrebbe tornare ad aumentare oltre il 5%) e la spesa pubblica senza freni (servono tagli per almeno 20.000 miliardi per mantenere il disavanzo entro i 100.000) ma anche i conti con l'estero e i bisogni sociali. All'idea di nuove tasse si contrappongono le proposte delle opposizioni, in parte condivise dai repubblicani, di tassare i guadagni di borsa ed arrivare all'autonomia impositiva dei comuni per ridurre i trasferimenti del tesoro agli enti locali.
*24 luglio: [[Carlo Donat Cattin]], nominato ministro del lavoro, polemizza contro un ipotetico accordo tra il nuovo esecutivo e il PCI per la nomina di [[Francesco De Lorenzo]] al ministero della sanità. Intervistato dal quotidiano [[l'Avvenire]] rivela che era in corso la preparazione di un regolamento attuativo della [[legge 194]] che avrebbe dovuto regolamentare il ricorso all'aborto terapeutico oltre il terzo mese, sostituendo il libero arbitrio del medico. La nomina di un laico, secondo l'esponente democristiano, è un cedimento della DC su principi e valori che dovrebbero esserle cari.
*20 luglio: Goria conclude il secondo giro delle consultazioni. Alle delegazioni dei partiti della ex maggioranza si sono aggiunte quelle di Verdi, radicali e SVP ma il presidente incaricato fa sapere che al momento non ci sono progressi sulla convergenza programmatica dei potenziali alleati. Mentre [[Franco Evangelisti]] fa sapere che la DC non siederà mai nella stessa maggioranza col partito di [[Pannella]] e [[Cicciolina]] viene annunciata una riunione collegiale dei potenziali alleati non appena il programma sarà emendato con le proposte di integrazione e modifica fromulate nei singoli incontri.<ref>Il messaggero, 21 luglio 1987</ref>
*26-30 luglio: Andreotti presenta il governo alle camere. L'agenda del nuovo esecutivo prevede prioritariamente una correzione del bicameralismo (laddove le procedure sono ripetitive), una drastica riduzione della decretazione d'urgenza e la riforma degli enti locali. Per informazione ed emittenza radio-televisiva il progetto di legge del ministro Mammì dovrà essere riconsiderato e corretto laddove necessario. Sull'economia viene ricordato l'appuntamento del 1993 col mercato comune europeo. La fiducia passa al senato con 187 voti a favore e 117 contrari, alla camera con 371 a favore e 200 contrari.<ref>Il messaggero, 27-31 1989</ref>
*22 luglio: Goria raddoppia da 18 a 36 cartelle il programma di governo ma l'elaborato continua a non soddisfare gli alleati del probabile [[pentapartito]]. L'ampliamento viene giudicato una diluzione degli argomenti già trattati, tra i quali sono stati inseriti diversi sospesi della precedente legislatura. Le proposte sul nucleare, che prevedono la piena attivazione delle centrali di [[Montalto di Castro]] e [[Caorso]], porta alla rinuncia dei verdi ad ulteriori trattative. Intanto salta l'annunciata riunione collegiale che deve decidere i termini definitivi dell'accordo; alla disponibilità di repubblicani e liberali si contrappone la posizione di attesa di socialisti e socialdemocratici, che sponsorizzano la partecipazione dei radicali nella maggioranza e prenderanno una posizione dopo una riunione dei tre partiti e gli esiti dei rispettivi organi statutari.<ref>Il messaggero, 23 luglio 1987</ref>
*28 luglio: consiglio dei ministri: sono apportate delle modifiche al documento di programmazione economica. Rimane invariato l'obiettivo di contenere il deficit a 133.000 miliardi. Contro le previsioni del governo De Mita, che quantificava la necessità di nuove entrate a 15.700 miliardi, vengono previste delle misure che - in previsione della legge finanziaria - dovranno consentire di rastrellare 22.000 miliardi, da elevare a 30.000 con nuovi tagli alla [[spesa pubblica]]. Viene inoltre deciso di non rinnovare il decreto sui ticket sanitari, in modo da far decadere la tassa sui ricoveri ospedalieri. In attesa di nuove misure, rinviate a settembre, si torna alla situazione ante-decreto.<ref>Il messaggero, 29 luglio 1989</ref>
*23 luglio: su ricorso della [[Tavola Valdese]] il [[Tribunale amministrativo del Lazio]] annulla la circolare del ministro della pubblica istruzione, [[Franca Falcucci]] sull'ora di religione. Secondo la sentenza la religione non è una materia alternativa ad atre ma solo aggiuntiva per chi la sceglie. Di conseguenza, non essendo parte integrante dell'orario scolastico, non comporta l'obbligo della presenza degli studenti negli istituti durante lo svolgimento di tale corso; questi ultimi non devono essere obbligati a scegliere una materia alternativa e l'ora di insegnamento deve essere collocata in modo da non arrecare intralcio agli orari di lezione. La sentenza è ben accolta da tutte le parti politiche (tranne la DC) e da vari settori del mondo cattolico.<ref>Il messaggero, 24 La Falcucci annuncia un ricorso al [[Consiglio di stato]] luglio 1987</ref>
[[File:Antonio Maccanico.jpg|thumb|150px|Antonio Maccanico]]
*25 luglio: Goria riunisce le delegazioni dei cinque partiti della maggioranza uscente. Dall'incontro viene siglato l'accordo sul programma e sui posti dell'esecutivo (15 alla DC, 9 al PSI, 3 al PRI, 2 al PSDI e uno al PLI), per il quale ognuno ha accettato delle rinuncie (i repubblicani sul nucleare, i liberali sul numero dei ministeri, i socialisti sulla partecipazione dei radicali). L'agenda che Goria dovrebbe presentare al parlamento per la fiducia prevede sul fronte economico di mantenere per la finanziaria del 1988 l'obiettivo di 89.000 miliardi per il deficit pubblico e del 3% nel tasso di [[inflazione]]. La mancanza di tempo rinvia al 1988 (obiettivo 1989) le decisioni al lungo periodo in materia economica, al punto che saranno prorogati gli effetti del pacchetto [[Visentini]] e rinviate la riforma della [[cassa integrazione]] e la riduzione degli oneri sociali per le imprese. L'esecutivo prenderà inoltre impegno di promuovere la legge quadro sulle autonomie locali, la riforma del sistema radio-televisivo e il swostegno alle iniziative del parlamento in tema di riforma dei regolamenti.<ref>Il messaggero, 26 luglio 1987</ref>
*31 luglio: il ministro per gli Affari regionali e i problemi istituzionali, [[Antonio Maccanico]], sostiene in una intervista che occorre rafforzare la figura del presidente del consiglio prendendo esempio dal cancellierato tedesco, dove il capo del governo si presenta subito in parlamento per ricevere un voto di investitura della maggioranza e sceglie in autonomia i ministri. Con questo sistema si introduce la cosiddetta fiducia costruttiva, che non consente le dimissioni del governo se non è pronto quello chiamato a sostituirlo.<ref>Il messaggero, 1 agosto 1989</ref>
*27 luglio: Goria scioglie la riserva e presenta la lista dei ministri del nuiovo governo con sedici volti nuovi e diverse riconferme. Agli interni [[Fanfani]] sostituisce [[Scalfaro]], [[Andreotti]] resta agli esteri; la triade economica è formata da [[Emilio Colombo]] al bilancio, [[Antonio Gava]] alle finanze e [[Giuliano Amato]] al tesoro. Col ministero della ricerca scientifica è istituito quello degli affari speciali, affidato a [[Rosa Russo Jervolino]], un dicastero senza portafogli che nelle intenzioni dovrebbe segnalare all'esecutivo i problemi sociali più urgenti e sollecitare possibili soluzioni.</br>Riferendo alla direzione nazionale della DC Goria afferma che il nuovo governo nasce con limiti politici prima che temporali, dovuti al fatto che la maggioranza si è unita in un programma prima che su una intesa. Sul problema delicato dei referendum assicura che l'esecutivo sosterrà la legge che deve consentire la convocazione dei comizi entro l'anno ma rimette al parlamento la decisione sui dettagli del provvedimento, in particolare se estenderlo o meno a tutti i casi di rinvio per elezioni.<ref>Il messaggero, 28 luglio 1987</ref>
*30 luglio: consiglio dei ministri: viene varato il disegno di legge per consentire lo svolgimento dei referendum tra il 15 ottobre e il 15 dicembre. Il provvedimento prolunga da 60 a 180 giorni il limite temporale per la promulgazione dell'effetto abrogativo da parte del capo dello stato. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, [[Giuliano Amato]], fa presente che le deroghe valgono soltanto per le consultazioni rinviate a causa delle elezioni.
*31 luglio-3 agosto: il governo si presenta alle camere per la fiducia. Goria ribadisce che non si sono verificate le condizioni per un'alleanza organica e che l'esecutivo conta solo sulla volontà dei cinque partiti della maggioranza di garantire la continuità nell'azione di governo. Del programma concordato con gli alleati da la precedenza alla legge finanziaria, che non comporterà stangate o tagli indiscriminati, la politica per lo sviluppo del meridione e una forte attenzione al bilancio dello stato. L'esposizione lascia delusi sia gli alleati che le opposizioni. La fiducia è comunque approvata con 183 voti a favore e 123 contrari al senato, con 371 voti a favore e 237 contrari alla camera.
 
==== Agosto ====
*1 agosto: [[Nino Andreatta]], ex ministro del tesoro e presidente della commissione bilancio della camera, critica la decisione del governo di rinviare a settembre la manovra di bilancio. L'economista democristiano sostiene la necessità di una più equa tassazione dei redditi da lavoro autonomo, equiparando la quota imponibile a quella dei dipendenti impegnati nello stesso settore, un forte aumento delle tasse sulla casa (dal momento che i coefficienti catastali non seguono da anni l'aumento del valore degli immobili), un aumento con riordino delle imposte sui prodotti energetici e la privatizzazione dei soggetti economici pubblici a partire dalle banche. In una successiva intervista precisa che lo stato si indebita per ridurre il pesante deficit delle [[Banche di interesse nazionale|banche pubbliche]] aumentando inutilmente il fabbisogno dell'[[erario]].</br>L'[[ISTAT]] diffonde i dati relativi ai prezzi e all'inflazione del mese di luglio. L'aumento è quantificato in un +7,5% per beni e servizi, +6,5 per l'alimentazione, +6,28 per elettricità e combustibili. Il tasso di inflazione è al 7%.<ref>Il messaggero, 2 agosto 1989</ref>
*5-6 agosto: senato e camera approvano in via definitiva la legge che consente la convocazione dei referendum in autunno. Nella formulazione definitiva viene ridotta da 180 a 120 giorni la sospensione degli effetti abrogativi del risultato contro i 60 normalmente previsti dalla legge del 1970, che non viene toccata. Nel corso delle due discussioni viene respinto un ordine del giorno che chiede la sospensione dei lavori nelle centrali in corso di costruzione, presentato da comunisti, indipendenti di sinistra, verdi, radicali, demoproletari e parte di socialisti e socialdemocratici. Per il voto sono indicate le date dell'8 e del 15 novembre.<ref>Il messaggero, 6-7 agosto 1987</ref>
*2 agosto: il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], dispone una ispezione da parte dei [[NAS]] nelle cucine di 224 ospedali pubblici e 136 case di cura private. Nel'attesa degli esami di laboratorio sui campioni sequestrati sono accertate 776 violazioni di natura penale ed amministrativa e sono denunciate 190 persone. Disposto il sequestro di alimenti adulterati o scaduti per un valore di oltre 700 milioni di lire.</br>Col voto finale della camera è convertito in legge il decreto del ministro dell'ambiente, [[Giorgio Ruffolo]], che stanzia 1.300 miliardi per il disinquinamento del fiume [[Po]] e il risanamento del [[mare Adriatico]], afflitto dal fenomeno delle alghe.<ref>Il messaggero, 3 agosto 1989</ref>
*7 agosto: il neo-ministro della pubblica istruzione, [[Giovanni Galloni]], da mandato all'avvocatura dello stato per il ricorso contro la decisione del TAR del lazio che ha annullato la circolare Falcucci sull'ora di religione. Nell'attesa che il parlamento discuta e decida in materia si chiede una sospensiva della sentenza per non provocare il caos alla ripresa delle attività scolastiche. Interpellato in proposito il ministro si giustifica con la determinazione di quasi tutte le forze politiche a superare l'intesa raggiunta tra il ministro Falcucci e il cardinale [[Ugo Poletti]].<ref>Il messaggero, 8 agosto 1987</ref>
[[File:Massimo Teodori 1989.jpg|thumb|150px|Massimo Teodori]]
*8 agosto: [[Beniamino Andreatta]], presidente della commissione bilancio della camera, sostiene in una intervista a Panorama che per rimettere in sesto i conti pubblici serve una stangata fiscale di almeno 7.000 miliardi, da prelevare dalle tasche dei contribuenti attraverso un accorpamento ed un aumento delle aliquote [[IVA]]. Secondo l'ex ministro del tesoro va compresso il tasso di sviluppo dell'economia con una cura recessiva perché, sostiene, si sta correndo troppo. Un generalizzato aumento dell'IVA raffredderebbe la domanda e indurrebbe i cittadini a consumare di meno.</br>A vent'anni dallo scandalo del [[Sifar]] una intervista di [[Oscar Luigi Scalfaro]] al [[Corriere della Sera]] fa scoppiare una nuova bufera sui servizi segreti italiani. L'ex ministro degli interni dei governi Craxi sostiene che nel suo periodo di permanenza al Viminale sarebbero state richieste informazioni riservate su uomini politici dei vari partiti, alludendo con ciò che dopo la distruzione dei fascicoli voluti dal generale De Lorenzo, e nonostante il divieto imposto dalla riforma del 1978, i servizi abbiano continuato a creare fascicoli riservati. Mentre il ministro degli interni [[Fanfani]] è chiamato a riferire in parlamento da decine di interrogazioni l'ex capo del [[controspionaggio]] [[Ambrogio Viviani]], sostiene che la schedatura non è in se illeggittima se riguarda persone che possono essere obiettivo di un nemico interno o esterno; i fascicoli sono un'arma difensiva finché delle informazioni non se ne fa un uso ricattatorio.<ref>Il messaggero, 9 agosto 1987</ref>
*3 agosto: il governo viene battuto alla camera su una risoluzione delle opposizioni di sinistra che lo impegna ad abolire l'[[ergastolo]] e la pena di morte nel codice militare di guerra.</br>Basandosi sui risultati della seconda relazione trimestrale di cassa per il 1989 la commissione bilancio della camera predispone un documento in cui si rassicura il governo che il fabbisogno dello stato per l'anno in corso rimane fissato nei 130.000 miliardi della finanziaria in vigore.</br>Il deputato federalista [[Massimo Teodori]] scrive una lettera aperta alla presidente della camera, [[Nilde Jotti]], sull'aumento delle spese di missione dei parlamentari. Alla camera tale voce di bilancio è passata dai 300 milioni del 1981 ai 4,7 miliardi del 1989. Secondo Teodori gran parte dei viaggi all'estero non hanno una effettiva utilitià ed è sempre più radicato il malcostume di portare al seguito familiari e amici.<ref>Il messaggero, 4 agosto 1989</ref>
*9 agosto: il ministro degli interni, [[Amintore Fanfani]], apre un'inchiesta ministeriale per stabilire chi sono gli uomini politici che nel corso della campagna elettorale avrebbero chiesto informazioni riservate sugli avversari.Viene anche avviata un'inchiesta della procura di Roma. Davanti al magistrato [[Domenico Sica]] Scalfaro nega di aver lanciato precise accuse di pressioni sui servizi segreti, ma l'ex ministro è smentito dalla redazione del [[Corriere della Sera]]. Il giornalista [[Paolo Graldi]] consegna infatti al magistrato la bobina con la registrazione dell'intervista che, a suo dire, conferma il testo dell'intervista. Il presidente del consiglio, consultatosi col ministro degli interni, scrive ai presidenti delle camere che il governo è disponibile a qualsiasi chiarimento ma esclude che presso i servizi di sicurezza esistano fascicoli conteneti informazioni non consentite.</br>La [[Corte dei conti]] presenta al parlamento una relazione sull'andamento economico di comuni e province. Secondo la magistratura contabile negli enti locali sono diffusi irregolarità di bilancio, incapacità di riscossione e personale tanto numeroso quanto impreparato, che fornisce servizi a costi molto elevati.<ref>Il messaggero, 10 agosto 1987</ref>
*7-8 agosto: il quotidiano [[Il Sole 24 ore]] pubblica una inchiesta sull'evasione dell'[[IVA]] da parte dei lavoratori autonomi (liberi professionisti e commercianti). Secondo il quotidiano economico la voragine dell'imposta inevasa tra il 1983 e il 1985 ammonta a oltre 200.000 miliardi. L'ammanco è considerato di particolare gravità per il condono fiscale deciso dal precedente esecutivo. Dal governo non ci sono commenti, salvo la conferma che per il consiglio dei ministri del 25 agosto si prenderanno decisioni sui fronti della spesa pubblica, della sanità, dell'evasione fiscale e dell''indebitamento dello stato.</br>Nel pieno delle polemiche sull'andamento dell'economia la [[Corte dei conti]] presenta la relazione sul rendiconto generale dello stato per il 1988. La magistratura contabile contesta al governo l'inefficienza dei controlli sulle dichiarazioni dei redditi, scese a -10.000 rispetto al 1987 a fronte di un aumento della spesa da 7.600 a 9.500 miliardi per l'esercizio delle veritiche. Al governo è inoltre contestato l'eccessivo ricorso all'emissione dei titoli di stato a breve termine (passati da 70.000 a 78.000 miliardi), il mancato contenimento della spesa sanitaria (55.500 miliardi) e un eccessivo ricorso alla decretazione d'urgenza.<ref>Il messaggero, 8-9 agosto 1989</ref>
*17 agosto: la [[Gazzetta Ufficiale]] pubblica il testo del programma di insegnamento della religione cattolica nelle scuole sottoscritto dall'ex ministro [[Franca Falcucci]] e dal cardinale [[Ugo Poletti]]. L'ufficializzazione arriva a dieci giorni dalla data prevista per la decisione del [[Consiglio di Stato]] sulla sentenza del [[TAR]] del Lazio che ha annullato l'intesa. L'avvocato della [[Tavola Valdese]], [[Paolo Barile]], annuncia il deposito di una memoria che chiede la conferma della sentenza di annullamento nel nome del principio di uguaglianza di tutti i cittadini a prescindere dal culto professato.<ref>Il messaggero, 18 agosto 1987</ref>
*10 agosto: riuniti in vista della presentazione della legge finanziaria per il 1990 i ministri economici non ritengono necessaria una manovra aggiustativa per settembre. Il governo confida nel condono fiscale per le dichiarazioni infedeli presentate tra il 1983 e il 1987. L'esame dei possibili aumenti della tassa di circolazione, precisa il ministro delle finanze [[Rino Formica]], non implica nessun automatismo, è funzionale al possibile aumento delle tariffe dei trasporti passeggeri e merci messo a punto dal ministero dei trasporti, In vista del consiglio dei ministri del 25 agosto si stanno mettendo a punto numerosi tagli alla spesa pubblica.<ref>Il messaggero, 11 agosto 1989</ref>
*19 agosto: i presidenti delle camere lanciano un allarme sul cammino della legge finanziaria. Il regolare svolgimento dell'attività parlamentare sarà infatti rallentato da 45 decreti legge lasciati in eredità dal governo Fanfani (gran parte dei quali rinnovi di provvedimenti presi dal secondo governo Craxi) per un costo di circa 40.000 miliardi. Le competenti commissioni del bilacio e del tesoro dovranno infatti occuparsi di reperirne buona parte della copertura finanziaria.</br>Dopo una sentenza della [[Corte di Cassazione]] che stabilisce il pagamento dell'indenità di accompagnamento agli invalidi a prescindere dalle condizioni economiche, e a seguito di una protesta degli albergatori di [[Bellaria]] per problemi relativi alla ricezione di clienti disabili, il ministro per gli affari speciali, [[Rosa Russo Jervolino]], annuncia il recupero della legge quadro sulla disabilità e le barriere architettoniche in corso di elaborazione nella precedente legislatura. Nonostante non le sia stata ancora conferita una precisa delega la senatrice democristiana esprime solidarietà verso i disabili respinti da un albergo non attrezzato (cui è stata sospesa la licenza provocando proteste del settore); la nuova legge impartirà precise direttive per l'accessibilità anche di uffici pubblici, scuole, ambulatori, etc.<ref>Il messaggero, 20 agosto 1987</ref>
*16 agosto: il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], fa effettuare controlli in oltre 400 strutture tra case di riposo per anziani e di cura e assistenza per disabili. Sono accertate 268 infrazioni penali e 461 di natura amministrativa per la somministrazione di farmaci e cibo scaduti, o comunque conservati in pessime condizioni igieniche. Viene anche avviata una indagine per truffa ai danni del [[servizio sanitario nazionale]], attuata mediante il riciclaggio delle fustelle dei farmaci su ricette compilate da medici compiacenti, e per l'effettiva destinazione dei cospicui contributi erogati dalle regioni per ogni ricoverato. Tre strutture sono chiuse sul momento, per altre 12 (tutte abusive) viene richiesto il sequestro. Dal parlamento si chiede che il ministro vada a riferire sulla gravità del problema.</br>Il ministro delle poste, [[Oscar Mammì]], fa sapere che entro la fine del mese si riunirà con i colleghi del tesoro e del bilancio per studiare un generalizzato aumento delle tariffe postali, finalizzato a riordinare i conti di un servizio che ha un rosso di 1.945 miliardi (+209 rispetto al 1987) a causa di incassi che non coprono nemmeno il 10% dei costi di gestione. Gli aumenti, precisa Mammì, dovranno tenere conto del contenimento al 6% del tasso di [[inflazione]].<ref>Il messaggero,17 agosto 1989</ref>
*21 agosto: la [[Banca d'Italia]] lancia un allarme sulla situazione dei conti italiani con l'estero. Secondo dati raccolti dal centro studi dell'[[IMI]] la [[bilancia dei pagamenti]] ha accusato a luglio 1987 un passivo di 553 miliardi contro l'attivo di 1.456 miliardi dell'anno precedente, con un saldo negativo di 1.852 miliardi e un disavanzo mensile di 731 miliardi. La causa sarebbe la deregolamentazione valutaria varata dal governo Fanfani a maggio, che ha riaperto il mercato degli investimenti esteri e - non si esclude - una nuova fuga di capitali all'estero. Alla stessa causa viene attribuito il calo della borsa valori, dove molti operatori hanno abbandonato le piazze italiane investendo circa 2.150 miliardi in fondi esteri.</br>Il ministro della sanità, [[Carlo Donat Cattin]], annuncia che dal 1 settembre torneranno in vigore i ticket su radiografie ed analisi di laboratorio aboliti a gennaio. La causa è una crescita del 3.000% nelle richieste diagnostiche, per oltre 2.000 miliardi di lire di esborso a carico dell'erario. Il nuovo decreto, che sostituisce quello sulla gratuità in scadenza il 31 agosto, comporterà una riduzione degli sprechi e un gettito non ancora quantificato.<ref>Il messaggero, 22 agosto 1987</ref>
*22 agosto: mentre viene annunciata la convocazione del consiglio dei ministri per il 30 ottobre i ministri del tesoro e del bilancio tornano a incontrarsi per studiare misure atte a ridurre da 152.000 a 133.000 miliardi il fabbisogno dello stato per il 1989. In vista della presentazione della legge finanziaria tutti i ministri sono invitati a presentare misure per ridurre il fabbisogno dei singoli ministeri alla luce degli ultimi dati relativi al debito estero, che ad agosto ha raggiunto la cifra di 70.000 miliardi e dalla necessità di reperire 17.000 miliardi per l'esercizio in corso.</br>Una sentenza del tribunale di Gorizia pone una pesante ipoteca sul condono fiscale, dal quale si prevedere di ricavare 11.500 miliardi in tre anni. In un processo per mancato versamento di ritenute d'acconto il giudice sostiene che la riapertura dei termini non ha rilevanza agli effetti penali, ciò che potrebbe spingere molti lavoratori autonomi a non presentare la domanda.<ref>Il messaggero, 23 agosto 1989</ref>
*27 agosto: consiglio dei ministri: nell'attesa che si definisca la legge finanziaria per il 1988 il governo vara una manovra del valore di 3.300 miliardi. Aumentano con effetto immediato la benzina super (+60 lire), la normale e la senza piombo (+5 lire), il gasolio per autotrazione (+20 lire) e per riscaldamento (+20 lire). Aumenta del 4% l'[[IVA]] sui ben durevoli con aliquota pari o superiore al 18%. Gli acconti di novembre di [[IRPEF]] e [[ILOR]] dovranno essere versati per intero ed aumenta dello 0,5% il [[tasso di sconto]].</br>Le misure del governo scatenano un putiferio di polemiche anche tra le file della maggioranza. Repubblicani e liberali non condividono lo stato di necessità invocato da [[Giuliano Amato]]. Il vice-presidente del consiglio e ministro del tesoro ha infatti giustificato i provvedimenti con reiterati attacchi di due partiti che definisce della svalutazione e della stretta creditizia.</br>La prima sezione del [[Consiglio di Stato]], presieduta da [[Tullio Ancora]], accoglie in parte la richiesta di sospensiva della sentenza del [[TAR]] del Lazio sull'ora di religione. Con riserva di esprimersi sull'intero ricorso il consesso, per l'approssimarsi dell'inizio dell'anno scolastico, stabilisce in via d'urgenza che gli studenti non sono obbligati ad avvalersi dell'insegnamento religioso o dell'ora alternativa; l'alunno che non esprime una scelta non può tuttavia abbandonare l'istituto per evitare la riduzione dell'orario.<ref>Il messaggero, 28 agosto 1987</ref>
*27 agosto: l'ex presidente delle ferrovie, [[Lodovico Ligato]], sotto indagine per lo scandalo delle lenzuola d'oro, viene ucciso da un commando armato di fronte alla sua villa di Reggio Calabria.<ref>Il messaggero, 28 agosto 1989</ref>
*31 agosto: consiglio dei ministri: a dispetto di ogni previsione l'esecutivo non discute di temi economici. Il ministro della pubblica istruzione, [[Sergio Mattarella]], reitera un decreto del governo precedente per l'immissione in ruolo di 50.000 docenti precari. Sono inoltre approvati un decreto per la riforma dell'[[ISTAT]] e un disegno di legge per l'istituzione dell'anagrafe e il censimento degli italiani residenti all'estero. Respinta la proposta del ministro delle partecipazioni statali, [[Carlo Fracanzani]], per uno stanziamento complessivo di 460 miliardi a [[IRI]], [[ENI]] e [[Efim]]. [[Andreotti]] sostiene che l'approvazione di spese è condizionata alla messa a punto della legge finanziaria per il 1990.</br>Il prefetto di Roma fissa la data delle elezioni comunali anticipate al 29 marzo. La decisione apre un fronte polemico tra i partiti della maggioranza per un presunto accordo tra [[Craxi]] e [[Andreotti]] che assegna a [[Franco Carraro]] la carica di sindaco della futura giunta [[pentapartito]]. Una parte del PSI romano si dichiara contrario ed oppone la candidatura di [[Giuliano Vassalli]] provocando problemi alla direzione nazionale, che deve mediare coi repubblicani la rinuncia a indicare come sindaco [[Oscar Mammì]].<ref>Il messaggero, 30 agosto 1989</ref>
 
==== Settembre ====
*1 settembre: il ministro del bilancio, [[Paolo Cirino Pomicino]], conferma in una intervista che nonostante il problema del reperimento dei 17.000 miliardi la legge finanziaria sarà regolarmente presentata entro la fine del mese. Assicura inoltre che al momento non si prevede una manovra concentrata su aumenti e nuove tasse, anche se i singoli ministeri sono restii a diminuire il fondo spese annuale per il 1990.<ref>Il messaggero, 2 settembre 1989</ref>
*2 settembre: a nome della direzione nazionale comunista [[Antonio Bassolino]] chiede le dimissioni del ministro del mezzogiorno. [[Riccardo Misasi]] viene accusato di [[reticenza]] sul caso dell'omicidio di [[Lodivoc Ligato]] e viene additato come complice di un sistema di potere in cui è pienamente invischiato.</br>A tre settimane dalla scandenza per la presentazione della finanziaria l'economista [[Antonio Silvano Andriani|Silvano Andriani]], deputato comunista, sostiene in una intervista che il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], si sta preoccupando della tenuta della lira, del [[tasso di sconto]] e dei tassi di interesse e delle garanzie per i risparmiatori. Il ministro, aggiunge, non fa alcun cenno al problema della [[spesa pubblica]] e alla riduzione del deficit di bilancio. Un risparmio di 17.000 miliardi al momento non comporta alcuna differenza.<ref>Il messaggero, 3 settembre 1989</ref>
[[File:Giorgio Covi.jpg|thumb|150px|Giorgio Covi]]
*2 settembre: parlando alla festa dell'amicizia di Palermo il ministro [[Carlo Donat Cattin]] sostiene che non è accettabile che tutti i magistrati attivi in Sicilia siano originari dell'isola. L'idea che qualcuno tra questi ultimi sia stato indirizzato agli studi giuridici da una famiglia mafiosa scatena un putiferio di polemiche. Il PRI, per voce del senatore [[Giorgio Covi]] chiede le dimissioni dell'esponente democristiano. La DC non prende posizione. Tutte le opposizioni si associano alla richiesta di dimissioni e chiedono a [[Andreotti]] di intervenire e di riferire in parlamento sull'accaduto.<ref>Il messaggero, 3 settembre 1989</ref>
*4-6 settembre: dopo alcuni giorni di voci non confermate esplode uno scandalo che coinvolge la filiale di [[Atlanta]] della [[Banca Nazionale del Lavoro]] e il presidente e il direttore generale dell'istituto, [[Nerio Nesi]] (PSI) e [[Giacomo Pedde]] (DC). Secondo una indagine condotta dall'[[FBI]] il direttore della filiale d'oltreoceano ha favorito centinaia di operazioni di finanziamento verso imprese americane e italiane che volevano esportare in [[Iraq]], per un totale che si aggira intorno a 2,9 miliardi di dollari (3.700 miliardi di lire). Tutte queste operazioni sono state svolte senza le necessarie autorizzazioni delle direzione generale statunitense, senza l'esercizio del controllo da parte della sede centrale e non risultano coperte dalle necessarie garanzie. Tutte le opposizioni, imitate da socialdemocratici e repubblicani, presentano centinaia di interrogazioni e chiedono al governo di riferire in parlamento. Nesi e Pedde si dimettono e si apre uno scontro nella maggioranza per la nomina di [[Giampiero Cantoni]] e [[Paolo Savona]].<ref>Il messaggero, 5-7 settembre 1989</ref>
*8 settembre: parlando all'inaugurazione della [[Fiera del Levante]] il ministro dell'industria, [[Adolfo Battaglia]] anticipa l'intenzione del governo di aumentare varie tariffe con un rincario medio del 3,5%. I ritocchi riguarderanno in primis i biglietti aerei e i pedaggi autostradali - che dovrebbero essere formalizzati entro pochi giorni - ma ulteriori aumenti saranno varati quanto prima per le tariffe elettriche e telefoniche per il metano destinato al riscaldamento e per le imposte indirette.<ref>Il messaggero, 9 settembre 1989</ref>
*11 settembre: una nota ufficiale del governo [[Iraq|irakeno]] smentisce che dietro le operazioni compiute con la filiale di Atlanta della BNL ci sia un traffico di armi legato al [[Guerra Iran-Iraq|conflitto]] con l'Iran, ed aggiunge che i rapporti sono iniziati nel 1982, quando la sede non era guidata da un altro direttore. Il comunicato non offre alcuna assicurazione sul debito di 3.700 miliardi. I giudici romani continuano intanto a procedere per il solo reato di falso in bilancio mentre si acutizzano le polemiche e i distinguo tra i partiti della maggioranza, Il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], e il governatore della Banca d'Italia, [[Carlo Azeglio Ciampi]], annunciano un iniezione di liquidita all'istituto attraverso l'emissione di obbligazioni che verrebbero sottoscritte dall'[[IMI]]. I comunisti, intanto, si dichirano pronti a chiedere l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta.<ref>Il messaggero, 12 settembre 1989</ref>
*12 settembre: il ministro del bilancio, [[Paolo Cirino Pomicino]], anticipa in grandi linee la manovra economica che dovrà accompagnare la legge finanziaria di prossima presentazione. Il fabbisogno è ora indicato in 20.000 miliardi, necessari per un piano di investimenti già messo a punto dal [[Governo De Mita|precedente governo.]]<ref>Il messaggero, 13 settembre 1989</ref>
*14 settembre: le commissioni giustizia e affari sociali del senato iniziano la discussione sul disegno di legge per la prevenzione della tossicodipendenza. Per [[Craxi]], sostenitore della linea dura anche contro il consumo, è un banco di prova per il governo ma l'approvazione a breve termine è messa in dubbio dal ministro degli affari sociali, [[Rosa Russo Jervolino]], dal momento che per le camere incombono gli adempimenti costituzionali del bilancio.</br>Il ministro del tesoro, ascoltato dalla commissione finanze del senato, sostiene che sul caso della sede BNL di Atlanta le colpe vanno ricercate nell'atteggiamento della sede centrale, che non ha esercitato dei veri controlli nonostante le tracce che ogni operazione lasciava nella contabilità generale. [[Guido Carli]] sostiene che l'esposizione creditizia dell'istituto è di 4.200 miliardi di lire e che l'operazione di salvataggio sarà affidata ad un finanziamento da 1.400 miliardi affidato a [[INA]] e [[INPS]]. La ricostruzione è contestata dalle opposizioni e accolta con alcune riserve da repubblicani e liberali; a Carli viene contestato di non aver sottolineato l'inerzia del governo ai rapporti presentati dalla [[Banca d'Italia]].<ref>Il messaggero, 15 settembre 1989</ref>
*16-18 settembre: consiglio nazionale PRI: la linea politica della segreteria è contestata da una minoranza guidata da [[Aristide Gunnella]]. Secondo quest'ultimo [[Giorgio La Malfa]] ha subordinato il partito agli interessi della DC trascurando il dialogo con i socialisti per la costruzione di un'alternanza alla guida del governo. Il segretario, forte di una maggioranza del 97%, sostiene che il partito è impegnato nel governo ma al contempo non esclude che possano aprirsi altre vie per la formazione di future maggioranze.</br>Le conclusioni dell'assise repubblicana sono ben accolte dalla sinistra socialista, riunita nel convegno "I tempi dell'alternativa". [[Claudio Signorile]] sostiene la necessità di comprendere i repubblicani in uno schieramento aperto anche a comunisti, radicali e verdi, che dispone sulla carta del 55% delle aule parlamentari. I tempi, aggiunge, sono maturi per le forti divisioni interne emerse nella DC a seguito delle elezioni anticipate a Roma, dove [[Franco Carraro]] potrebbe presiedere una giunta di sinistra in luogo della prevista alleanza di [[pentapartito]].<ref>Il messaggero, 17-19 settembre 1989</ref>
*18 settembre: parlando alla [[Fiera del Levante]] [[Andreotti]] esce da un riserbo durato oltre un mese e sostiene che nella situazione presente l'appuntamento col mercato europeo nel 1992 richiede misure e sacrifici da parte di tutti. L'esecutivo non proseguirà sulla strada dei provvedimenti tampone perché l'economia italiana ha bisogno di un rinnovamento strutturale. La finanziaria per il 1990, aggiunge il presidente del consiglio, non cercherà coperture temporanee per il fabbisogno ma sarà indirizzata ad una revisione della spesa che riduca al minimo l'imposizione fiscale.<ref>Il messaggero, 19 settembre 1989</ref>
*20 settembre: un editoriale de [[La voce repubblicana]] riapre lo scontro nella maggioranza sulla legge per la regolamentazione dell'emittenza radiotelevisiva. I repubblicani sconfessano di fatto la proposta elaborata dal ministro [[Oscar Mammì]] e chiedono il rispetto della sentenza della [[Corte costituzionale]] che ha dichiarato inammissibile il duopolio chiuso [[RAI]]-[[Fininvest]].</br>I ministri economici e i responsabili di settore dei partiti della maggioranza annunciano un accordo di massima per la legge finanziaria, che sarà accompagnata da otto leggi collegate. La manovrà definisce tagli e tasse per 20.000 miliardi e si pone l'obiettivo di contenere il deficit di bilancio a 133.000 miliardi. La spesa dei ministeri sarà ridotta di 2.500 miliardi, mentre altri 4.000 saranno recuperati da tagli verso gli enti locali, cui sarà concessa una maggiore autonomia impositiva.<ref>Il messaggero, 19 settembre 1989</ref>
*22 novembre: consiglio dei ministri: viene approvato il decreto legge per l'entrata in vigore del nuovo [[codice di procedura penale]], fissata al 25 ottobre. Il ministro della giustizia ufficializza inoltre la decisione di varare un [[amnistia]] finalizzata a smaltire gli arretrati degli uffici giudiziari in vista dell'importante appuntamento. La sua approvazione parlamentare entro un mese è tuttavia messa in dubbio da richieste incrociate relative alle esclusioni (reati contro la pubblica amministrazione, mafia e terrorismo). Viene prorogato al 15 ottobre il termine per la presentazione delle domande di condono per le imposte inevase dai lavoratori autonomi. Tra gli altri provvedimenti è approvato un decreto legge per il risanamento del settore sanitario, che prevede l'istituzione di tesorerie provinciali per le Usl e nuove modalità di verifica delle esenzioni dai ticket sanitari, e la definitiva proroga per le domande del condono fiscale al 15 ottobre.<ref>Il messaggero, 22 novembre 1989</ref>
[[File:Giovanni Prandini.jpg|thumb|150px|Giovanni Prandini]]
*23 novembre: il ministro dei lavori pubblici, [[Giovanni Prandini]], sostiene in una intervista la necessità di riformare il mercato degli affitti immobiliari mediante l'abolizione dell'[[equo canone]] nelle città fino a 200.000 abitanti e una migliore regolamentazione nei rapporti tra proprietari e inquilini nelle altre. Annuncia inoltre un piano straordinario di costruzione di 50.000 nuove case, che verrà discusso al prossimo consiglio dei ministri come una delle leggi di accompagnamento della finanziaria.<ref>Il messaggero, 24 novembre 1989</ref>
*27 novembre: il governo viene sconfitto alla camera sul decreto che introduce sgravi fiscali tra i 1.000 e i 2.000 miliardi per il gruppo [[Enimont]] in vista dell'avvio della quotazione del titolo in Borsa. Decade anche la depenalizzazione per gli autonomi che decidono di avvalersi del condono fiscale, inserita nella terza reiterazione del provvedimento. Con 192 voti contrari (tra i quali quelli di numerosi membri della maggioranza) 176 a favore e 6 astensioni passa l'eccezione di costituzionalità presentata dal PCI, secondo il quale l'estensione degli sgravi ad altri gruppi apre le porte ad una possibile impunità per i grandi evasori. Il ministro delle finanze dichiara che il governo non andrà contro la volontà del parlamento e rinuncia alla depenalizzazione.<ref>Il messaggero, 28 novembre 1989</ref>
*29 novembre-1 ottobre: consiglio dei ministri: il governo vara la legge finanziaria, gli otto disegni di legge collegati e un decreto che anticipa circa 1.200 miliardi sulla manovra per il 1990. Quest'ultimo aumenta con effetto immediato la benzina (tranne la verde) e il gasolio (+50 lire) le tariffe elettriche (+7 lire), l'imposta di registro (raddoppiata) e l'imposta sui premi delle lotterie, portata al 20%. La finanziaria, che prevede un tetto di 133.000 miliardi al disavanzo per il 1990, aumenta dal 1 gennaio il bollo auto (+50%) e le concessioni governative (+20%) e prevede un riassetto di vari tributi a partire da [[INVIM]] e [[ILOR]], che verranno sostituite dall'[[ICI]]. Per il piano casa del ministro Prandini sono stanziati 8.000 miliardi in tre anni. [[Andreotti]] dichiara ai telegiorali che i sacrifici sono necessari per evitare una [[bancarotta]] dello stato, che onora 109.000 miliardi all'anno di interessi sul [[debito pubblico]]. Tutte le opposizioni accusano il governo di non aver intrapreso una nuova strada ma di continuare a mettere toppe sui debiti senza incidere sul contenimento della [[spesa pubblica]].</br>Rispondendo ad una intervista televisiva [[Andreotti]] sostiene che la finanziaria per il 1990 (12.500 miliardi) impone sacrifici necessari. Il governo deve onorare il peso degli interessi sul debito pubblico (300 miliardi al giorno) e al contempo preparare l'economia all'appuntamento con la libera circolazione dei capitali (dal 1 luglio 1990), ed assicura che la legge di bilancio non prevede soltanto tagli ma anche forti investimenti sulle infrastrutture e l'edilizia.<ref>Il messaggero, 30 novembre-2 dicembre 1989</ref>
 
==== Ottobre ====
*1-4 ottobre: comitato centrale PCI: l'assise si rivela particolarmente animata per il contrasto tra i favorevoli (Napolitano) e i contrari (Cossutta) ad una rinnovata collaborazione coi socialisti. La contesa è legata alle imminenti elezioni comunali anticipate di Roma, alla presa di posizione dei vescovi a favore della DC e alle manovre dei partiti per intercettare il voto cattolico. L'ordine del giorno della segreteria, per un alleanza di governo alternativa, è approvato a larghissima maggioranza, coi soli voti contrari di [[Armando Cossutta]], [[Gian Mario Cazzaniga]] e [[Giovanni Bacciardi]].</br>Nelle stesse ore [[Giorgio La Malfa]] e [[Oscar Mammì]] sostengono la necessità di una grande coalizione per Roma che lasci fuori soltanto i missini e l'estrema sinistra. I repubblicani, sostiene un corsivo de [[la Voce repubblicana]], potrebbero altrimenti non entrare nell'ipotizzata giunta [[pentapartito]] capeggiata da [[Franco Carraro]]. <ref>Il messaggero, 2-4 ottobre 1989</ref>
*5 ottobre: le commissioni sanità e giustizia del senato approvano l'art. 12 della legge Jervolino-Vassalli sulla droga, che prevede la punibilità dei consumatori. L'approvazione apre un fronte polemico tra il governo e gran parte dell'associazionismo cattolico quando manca un mese alle elezioni di Roma. I contrari sostengono che a dover essere punita è la carenza istituzionale sui fronti della prevenzione e del recupero. I socialisti mettono subito le mani avanti a difesa della norma, alla quale condizionano il buon esito della prossima formazione della giunta romana.<ref>Il messaggero, 6 ottobre 1989</ref>
*6 ottobre: emergono malumori nella maggioranza per la proposta di [[Craxi]], appoggiata da [[Forlani]], per l'introduzione di uno sbarramento al 5% nella legge elettorale per i comuni superiori ai 15.000 abitanti. La proposta è stata rilanciata dopo il record delle 23 liste presentate per le elezioni romane e trova l'immediata opposizione dei partiti minori della maggioranza e di tutte le opposizioni. Repubblicani e liberali sostengono che tale modifica sarebbe inutile per le divisioni interne dei partiti, che si ripercuoterebbero comunque sulle assemblee elette. Il [[Censis]] rende intanto noti i risultati di un sondaggio tra i sindaci italiani, che a maggioranza sostengono la necessità di introdurre l'elezione diretta dei primi cittadini.<ref>Il messaggero, 7 ottobre 1989</ref>
*10 ottobre: il cardinale [[Ugo Poletti]], vicario della diocesi di Roma, invita i cattolici ad andare alle urne. L'alto prelato non nomina nessun partito ma i suoi riferimenti a vincere il risentimento e la ripugnanza per il malcostume politico sono associati alla caduta del sindaco [[Pietro Giubilo]], che potrebbe indirizzare il voto dei fedeli ad altre autorevoli figure presenti in altre liste a partire dal principe [[Sforza Ruspoli]], capolista del MSI. Quella di Poletti è inoltre vista come una presa di posizione contro la Comunità di S. Egidio, che ha dichiarato come proprio punto di riferimento i cattolici progressisti presenti nella lista del PCI. [[Achille Occhetto]], da parte sua, ribatte in un comizio che il problema della DC romana e la possibile perdita di voti va individuata nel dominio degli andreottiani, in particolare di [[Vittorio Sbardella]], che hanno ignorato tutte le istanze provenienti dall'associazionismo cattolico e riempito di propri fedellisimi le liste per il comune e le circoscrizioni.<ref>Il messaggero, 11 ottobre 1989</ref>
*12-16 ottobre: assemblea nazionale PSI: nella relazione di apertura [[Craxi]] boccia il corso riformista di [[Achille Occhetto]], giudicandolo un mero adattamento al progressivo crollo dei regimi dell'est europeo, e attacca il cardinale [[Ugo Poletti]], che coi suoi interventi nega la libertà politica dei cattolici. Relazione e dibattito sono incentrati sulle elezioni comunali di Roma, per le quali il PSI punta tutto sulla figura di [[Franco Carraro]]. Il segretaruio socialista chiude ad ogni ipotesi di riconoscimento di correnti interne ma il partito è comunque diviso.<ref>Il messaggero, 13-17 ottobre 1989</ref>
*12 ottobre: ascoltato dalla commissione finanze della camera il governatore della [[Banca d'Italia]], [[Carlo Azeglio Ciampi]], ribadisce la linea dell'istituto sul disegno di legge per l'apertura ai privati delle banche pubbliche. Per Ciampi è fondamentale recepire la proposta democristiana di inserire nel provvedimento una norma che limiti la partecipazione dei gruppi privati ad un massimo del 49% dei capitali. La Banca d'Italia - aggiunge - è da anni favorevole ad una [[diversificazione]] degli assetti societari tenendo conto che la privatizzazione non è un bene in sé.</br>[[Armando Cossutta]] rilascia una intervista al settimanale [[l'Espresso]] nella quale sostiene che la segreteria vuole escludere dal PCI chi vuole essere e rimanere comunista. Nel partito, aggiunge, le correnti si rendono ora necessarie affinché le minoranze possano aspirare alla sua guida. I dissidenti del nuovo corso non escludono di uscire dal partito per confluire in [[Democrazia proletaria]] o, addirittura, fondare un nuovo soggetto politico.<ref>Il messaggero, 13 ottobre 1989</ref>
*15 ottobre: La prima sezione della corte d'appello civile di Roma emette una sentenza che riconosce il danno artistico prodotto dall'eccessivo affolamento di interruzioni pubblicitarie nei film. La causa è stata promossa dal figlio di [[Pietro Germi]] nei confronti di [[Reteitalia]] (gruppo [[Fininvest]]) dopo una trasmissione del film [[Serafino (film)|Serafino]] eccessivamente frammentata da spot pubblicitari. La sentenza ribalta quella di primo grado, che ha sostenuto che le interruzioni devono essere stabilite caso per caso, valutando la qualità artistica delle pellicole, ed è favorevolmente accolta da [[Citto Maselli], presidente dell'associazione autori cinematografici. [[Walter Veltroni]] e [[Lina Wertmuller]] avvertono tuttavia che è tardiva, che sono dieci anni che le reti private si arricchiscono alle spalle di autori e registi e che le produzioni sono monopolizzate dallo strapotere della casa di produzione di [[Silvio Berlusconi]].<ref>Il messaggero, 16 ottobre 1989</ref>
[[File:Carmelo Conte.jpg|thumb|150px|Carmelo Conte]]
*17 ottobre: [[Guido Bodrato]], esponente della sinistra democristiana, rilascia un'intervista al settimanale di [[Comunione e liberazione]] dove attacca quattro ministri, due dei quali del suo stesso partito. Secondo il vice-segretario, fedelissimo di [[De Mita]], [[Gianni Prandini]] (forlaniano) e [[Paolo Cirino Pomicino]] (andreottiano), assieme a [[Carmelo Conte]] e [[Francesco De Lorenzo]] agiscono indipendentemente dalle decisioni del governo stanziando forti somme per garantire gli interessi clientelari dell'esecutivo. Ai quattro ministri sono contestati diversi provvedimenti che conferiscono un forte potere discrezionale nella gestione della spesa; Cirino Pomicino per una sene di progetti nel Mezzogiorno, Prandini per la costruzione di 50.000 alloggi riciclando fondi [[Gescal]], Conte per gli interventi speciali nelle grandi città, De Lorenzo per favorire gli operatori privati della sanità. Gli interessati non commentano. Democristiani, socialisti e liberali si dichiarano sorpresi, repubblicani e socialdemocratici concordano coi toni dell'intervista. [[Forlani]] e [[Craxi]] sostengono che il problema non esiste.</br>In un'assemblea comune i cattolici di S. Egidio, della comunità di Capodarco, delle Acli e dell'Agesci respingono l'invito del cardinale [[Ugo Poletti]] a votare la DC alle elezioni comunali di Roma a prescindere dal malcostume che impera nel partito romano. [[Andrea Ricciardi]], presidente della [[Comunità di sant'Egidio]] dichiara che il voto dei cattolici sarà espresso liberamente e non è da escludersi che al turno amministrativo del 1990 possa essere presentata una seconda lista cattolica.<ref>Il messaggero, 18 ottobre 1989</ref>
*21 ottobre: parlando ad un incontro pubblico [[Andreotti]] risponde al cardinale [[Ugo Poletti]] che a Roma manca una vera spinta religiosa. Secondo il presidente del consiglio le difficoltà non nascono dal malcostume politica ma dal venir meno dell'attività pastorale della chiesa. L'assunto è pienamente condiviso da Forlani, che però non minimizza la portata degli scandali che hanno costretto [[Pietro Giubilo]] alle dimissioni e al non ripresentarsi alle elezioni. Le dichiarazioni sono accolte con disappunto nell'ambiente ecclesiastico. Mons. [[Luigi Di Liegro]], direttore della [[Caritas]], accusa Andreotti di voler distogliere l'attenzione sul malcostume della DC romana, guidata da un suo fedelissimo, e che la fede non si misura in voti elettorali.<ref>Il messaggero, 22 ottobre 1989</ref>
*25 ottobre: la commissione affari sociali della camera approva con i voti della maggioranza e del MSI il decreto legge sui ticket che consente al governo di modificarli senza passare per l'approvazione parlamentare di un disegno di legge. La modifica arriva nello stesso giorno in cui a Catania si conclude l'assemblea annuale dell'[[ANCI]], che contesta al ministro della sanità l'accusa rivolta a comuni e regioni di male amministrare i fondi della sanità. La stessa assemblea chiede al governo di introdurre una riforma nel sistema elettorale che introduca uno sbarramento o l'elezione diretta dei sindaci.<ref>Il messaggero, 26 ottobre 1989</ref>
*26 ottobre: il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], illustra in una conferenza stampa i risultati delle 1.774 ispezioni che i carabinieri dei [[NAS]] hanno condotto in ospedali, cliniche, stabilimenti di produzione e distribuzione di alimentari e residenze per anziani e disabili. L'operazione ha portato all'accertamento di 3.633 infrazioni amministrative e 1.457 di natura penale, con denuncia di 2.039 persone. Il ministro dichiara che tali risultati, ed altri che verranno col proseguimento delle ispezioni, saranno alla base di una modifica delle normative.</br>Dopo una giornata di attesa [[Andreotti]] annuncia che le nomine degli enti pubblici sono rinviate di almeno una settimana. Alla base di questo inaspettato annuncio è la ripartizione delle presidenze tra i partiti della maggioranza e tra le correnti al loro interno.<ref>Il messaggero, 27 ottobre 1989</ref>
*27 ottobre: consiglio dei ministri: viene approvato un disegno di legge che introduce l'[[amnistia]] per i reati punibili fino a quattro anni di reclusione compiuti fino al 28 luglio. Il provvedimento, che esclude reati finanziari e politici, è giustificato dalla necessità di smaltire gli arretrati della giustizia con l'entrata in vigore del nuovo [[codice di procedura penale]]. E' approvata una modifica costituzionale che toglie al presidente della repubblica la delega in materia. Sono inoltre approvati una riforma del ministero degli esteri, degli espropri per pubblica utilità e lo stanziamento dei 30 miliardi previsti in finanziaria per la produzione della [[benzina]] verde.<ref>Il messaggero, 28 ottobre 1989</ref>
*29-30 ottobre: elezioni comunali anticipate a Roma: la DC si conferma primo partito della capitale pur calando dal 33 al 31,9% con la perdita di due seggi. Il PCI aumenta dello 0,5% e recupera un seggio. Nella maggioranza avanzano soltanto i socialisti, mentre perdono voti socialdemocratici, repubblicani e liberali. Crollano MSI, radicali e demoproletari. [[Craxi]], vincitore della consultazione, mette subito le mani avanti e dichiara che la maggioranza di [[pentapartito]] si ricostituirà solo con l'elezione a sindaco di [[Franco Carraro]]. Il ministro [[Oscar Mammì]] fa a sua volta presente che il PRI darà solo un appoggio esterno. Comunisti, liberali e verdi presentano degli esposti per presunti brogli a favore dei candidati DC in oltre mille sezioni.<ref>Il messaggero, 31 ottobre-1 novembre 1989</ref>
 
==== Novembre ====
*3 novembre: il governo annuncia le nomine dei nuovi presidenti degli enti pubblici, frutto di un accordo tra DC e PSI. L'andreottiano [[Franco Nobili]] sostituisce [[Romano Prodi]] all'[[IRI]]; [[Gabriele Cagliari]] prende il posto di [[Franco Reviglio]] all'[[ENI]]; [[Franco Viezzoli]] viene confermato al vertice dell'[[ENEL]]. Le nomine creano forti malumori all'interno della DC tra segreteria e andreottiani da una parte e sinistra interna dall'altra.<ref>Il messaggero, 4 novembre1989</ref>
*3-8 novembre: a Roma viene effettuato un riesame dei verbali di tutte le sezioni elettorali. I risultati sono incrociati con quelli inizialmente immessi nel calcolatore dell'ufficio elettorale del comune. Secondo il riconteggio risultano 33.000 voti di preferenza in più rispetto al numero effettivo dei votanti, quasi tutti espressi per candidati democristiani. Dai voti di lista emerge inoltre che la DC potrebbe perdere un seggio a favore dei comunisti e un posto assegnato al MSI è al momento in bilico tra DC e PSI.</br>Dalle prime dichiarazioni della commissione incaricata del riesame emerge che in molte sezioni sono state deposte più schede del numero degli aventi diritto e che in 126 seggi erano presenti sei scrutatori invece dei cinque previsti, tra i quali un minorenne. I primi dati sono conferiti dal commissario [[Angelo Barbato]] alla procura della repubblica, che apre un'indagine inizialmente contro ignoti, in seguito nei confronti dell'operatore che ha digitato i dati nell'elaboratore. Lo stesso commissario difende il dipendente comunale sostenendo che c'è stato un errore che ha immesso i numeri degli uffici nella colonna dei voti validi attribuiti alla DC.</br>Rispondendo a decine di interrogazioni urgenti il governo fa presente di non avere alcuna autorità di intervento e che la competenza è unicamente della magistratura.<ref>Il messaggero, 4-9 novembre 1989</ref>
 
==== Dicembre ====
[[File:Formenton-Berlusconi-Leonardo Mondadori.jpg|thumb|150px|Luca Formenton, Silvio Berlusconi e Leonardo Mondadori]]
*1-4 dicembre: dopo mesi di polemiche e colpi di scena [[Andreotti]] viene chiamato dal PCI e dalla Sinistra indipendente a riferire alla camera sulla cosiddetta [[Lodo Mondadori|guerra di Segrate]] tra [[Silvio Berlusconi]] e [[Carlo De Benedetti]] per il controllo della [[Mondadori]]. La notizia che Berlusconi ha comprato dalla famiglia [[Luca Formenton|Formenton]] il 25,74% della casa editrice provoca agitazioni e assembleee nelle redazioni de [[la Repubblica]], [[l'Espresso]] e [[Panorama (rivista)|Panorama]]. Mentre De Benedetti annuncia di rivalersi legalmente per la violazione di patti già stretti al presidente del consiglio viene chiesto di chiarire l'atteggiamento del governo quando è ormai prossima la discussione della [[legge Mammì]] che, in mancanza di modifiche, prevede la ratifica del monopolio della [[Fininvest]] nel mercato televisivo privato. Il sottosegretario [[Nino Cristofori]] dichiara che il governo non ha potere di intervento nella vicenda ma la polemica si estende ai partiti della maggioranza per la mancata approvazione della legge anti-trust.<ref>Il messaggero, 2-5 dicembre 1989</ref>
 
== Note ==
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