21-24 maggio maggio: il presidente della repubblica avvia le consultazioni in un clima politico infuocato. Socialdemocratici, repubblicani e liberali indicano in Craxi il responsabile di una crisi dall'esito ben più che incerto, sovrapposta alla campagna elettorale per le elezioni europee e al rischio che non si risolva entro il voto. Qualsiasi accordo per un nuovo esecutivo deve risolvere il contrasto tra la repubblica presidenziale perseguita dai socialisti e la riforma della legge elettorale sostenuta dai democristiani. Repubblicani e liberali propongono a Cossiga l'affidamento di un mandato esplorativo a Giovanni Spadolini, la DC chiede il reincarico per De Mita. I socialisti non esprimono una preferenza e preferiscono mantenersi in una posizione di attesa. Si fa largo l'ipotesi di "congelare" la crisi fino all'esito del voto europeo.[1]
26 maggio: dopo due giorni di silenzio, minati dalle polemiche incrociate tra DC e PSI, Cossiga affida un mandato esplorativo al presidente del senato. La scelta viene da più parti definita inopportuna. èMino Martinazzoli e Roberto Formigoni lo definiscono un regalo propagandistico alla liste uniche tra liberali e repubblicani. Forlani difende la scelta del presidente e l'avello della segreteria democristiana con la correttezza e l'imparzialità che l'esponente repubblicano ha sempre dimostrato nella guida delle sedute del senato. Consiglio dei ministri: con una decisione a sorpresa il governo uscente non concede una proroga al termine per la dichiarazione dei redditi, che rimane fissata fissata al 31 maggio. Il rinvio era stato chiesto da più parti, e votato dalle aule parlamentari con due ordini del giorno, per il ritardo nella stampa dei nuovi modelli 740, modificati dal decreto fiscale di fine anno e da alcune successive modificazioni.[2]
29-29 maggio: elezioni amministrative: il test coinvolge 166 località e 1.300.000 elettori. I risultati premiano i cinque partiti della maggioranza. Calano PCI e MSI.[3]
2-3 giugno: Spadolini conclude il primo giro dI consultazioni senza risultati. Le posizioni dei partiti sono oltremodo distanti. Il PSI insiste nella richiesta di congelare la crisi fino all'esito del voto delle europee e si schiera contro il reincarico a De Mita, il PCI - appoggiato da repubblicani e liberali - sostiene un incarico effettivo per il presidente del senato. Dopo due colloqui con il presidente della repubblica inizia a farsi strada l'ipotesi di rinviare il governo uscente alle camere. Quest'ultimo,. intanto, ha accordato una proroga di cinque giorni per la presentazione della dichiarazione dei redditi.[4]
12 giugno: dopo alcuni giorni di incertezza Cossiga, con una mossa a sorpresa, conferisce a De Mita un nuovo incarico. Il presidente uscente lo accetta solo dopo un incontro con Arnaldo Forlani, che gli assicura il pieno e incondizionato appoggio della DC. Craxi si dichiara pronto a sostenerlo a condizione che il nuovo esecutivo porti a compimento l'elezione diretta del capo dello stato, carica cui si ha intenzione di candidarsi. Allo stesso tempo, con l'appoggio dei liberali, polemizza sulla scelta di De Mita, che a suo dire si pone come una interferenza nella campagna elettorale.[5]
18-19 giugno: elezioni europee: rispetto alle politiche del 1987 le forze del pentapartito escono dal voto ridimensionate con l'eccezione del PSI, che sale quasi di un punto percentuale. Deludente il risultato di repubblicani, liberali e radicali, che ottengono complessivamente il 4,4%% contro l'8,7 delle tre forze separate. Lievi cali anche per MSI e demproletari. I soli aumenti consistenti sono quelli del PCI (+1%) e dei verdi sole che ride (da 2,5 a 3,8%, con un 2,4 ottenuto dai dissidenti della lista verdi arcobaleno). Mentre i partiti sono alle prese con l'analisi del voto De Mita annuncia l'immediato avvio di un primo giro di consultazioni, in modo da poter riferire al capo dello stato entro sabato 27.[6]
26 giugno: dopo la delusione elettorale e l'incrinarsi dell'accordo con Marco Pannella, Giorgio La Malfa si dichiara disponibile ad un patto d'azione col PCI. Se De Mita fallisce si dovrà tentare con un laico o un socialista prima di rassegnarsi alle elezioni anticipate.[7]
5-8 luglio: dopo tre giri di consultazioni e numerosi colloqui con le parti sociali De Mita non può sciogliere la riserva. La causa risiede nelle difficoltà frapposte da Craxi a liberali e repubblicani. Il polo laico, sebbene uscito male dalle elezioni, ha aperto un dialogo col PCI che non piace al Pai socialisti. Quest'ultimo chiede un chiarimento ufficiale ma Giorgio La Malfa e Renato Altissimo non sono disponibili ad andare oltre una generica dichiarazione di fedeltà al pentapartito. Nella risoluzione della crisi si frappongono inoltre due problemi. Il direttore generale della Banca d'Italia, Lamberto Dini, sostiene alla commissione bilancio della camera la necessità di immediati tagli alle spese e nuovi provvedimenti fiscali per contenere il deficit del 1989 a 130.000 miliardi. Alla camera la maggioranza uscente viene ripetutamente sconfitta al termine del dibattito sull'andamento economico della Rai, il cui bilancio non è stato approvato dall'IRI. Dopo un mese di polemiche, veti incrociati ed incertezze De Mita è costretto a rinunciare all'incarico. Mentre infuriano polemiche a non finire su un non meglio precisato complotto ordino da Craxi e Forlani la DC, riunita d'urgenza la direzione nazionale, indica i nomi di Giulio Andreotti, Mino Martinazzoli e Antonio Gava. Cossiga conferisce l'incarico ad Andreotti e al contempo dichiara che i cinquanacinque giorni trascorsi dalle dimissioni di De Mita sono il frutto di meccanismi costituzionali non più all'altezza dei tempi.[8]
14 luglio: mentre Forlani si pone come mediatore tra i socialisti e il polo liberale-repubblicano Mario Segni - figlio dell'ex presidente Antonio, annuncia la costituzione del movimento per la riforma elettorale e l'intenzione di promuovere dei referendum per l'introduzione del sistema elettorale maggioritario, dei collegi uninominali e del doppio turno. Andreotti consegna ai segretari dei cinque partiti della maggioranza un programma in 20 punti. Quelli più discussi sono la nuova legge sull'emittenza radio-televisiva (di cui manca la proposta esecutiva) e la finanziaria per il 1990 che - sulla base del documento di programmazione economica presentato dal governo uscente - dovrà prevedere nuove entrate e tagli alla spesa pubblica per 17-18.000 miliardi. [9]
19 luglio: nella definizione dell'accordo di maggioranza Andreotti incontra ulteriori difficoltà con il commissariamento del comune di Roma. Il sindaco Pietro Giubilo è stato destituito per illeciti amministrativi, al ministro degli interni spetta di fissare la data delle elezioni anticipate, che devono svolgersi entro 90 giorni, e inizia a porsi una trattativa per la futura giunta. Mancando qualsiasi possibilità di accordo al breve termine Andreotti ripropone agli alleati il progetto di legge sull'emittenza radio-televisiva elaborato dal ministro Oscar Mammì. Dopo un ennesimo giro di consultazioni la strada per il nuovo governo appare spianata con l'accordo per il conferimento degli incarichi.[10]
22 luglio: Andreotti presenta la lista dei ministri. Vice-presidente è Claudio Martelli. La triade economica è formata da Guido Carli (tesoro) Paolo Cirino Pomicino (bilancio) e Rino Formica (finanze). Alle poste, su richiesta dei socialisti, è confermato Oscar Mammì, il ministro che sta seguendo fin dai tempi del governo Goria la gestazione della nuova legge sull'emittenza radiotelevisiva.[11]
Francesco De Lorenzo
24 luglio: Carlo Donat Cattin, nominato ministro del lavoro, polemizza contro un ipotetico accordo tra il nuovo esecutivo e il PCI per la nomina di Francesco De Lorenzo al ministero della sanità. Intervistato dal quotidiano l'Avvenire rivela che era in corso la preparazione di un regolamento attuativo della legge 194 che avrebbe dovuto regolamentare il ricorso all'aborto terapeutico oltre il terzo mese, sostituendo il libero arbitrio del medico. La nomina di un laico, secondo l'esponente democristiano, è un cedimento della DC su principi e valori che dovrebbero esserle cari.
26-30 luglio: Andreotti presenta il governo alle camere. L'agenda del nuovo esecutivo prevede prioritariamente una correzione del bicameralismo (laddove le procedure sono ripetitive), una drastica riduzione della decretazione d'urgenza e la riforma degli enti locali. Per informazione ed emittenza radio-televisiva il progetto di legge del ministro Mammì dovrà essere riconsiderato e corretto laddove necessario. Sull'economia viene ricordato l'appuntamento del 1993 col mercato comune europeo. La fiducia passa al senato con 187 voti a favore e 117 contrari, alla camera con 371 a favore e 200 contrari.[12]
28 luglio: consiglio dei ministri: sono apportate delle modifiche al documento di programmazione economica. Rimane invariato l'obiettivo di contenere il deficit a 133.000 miliardi. Contro le previsioni del governo De Mita, che quantificava la necessità di nuove entrate a 15.700 miliardi, vengono previste delle misure che - in previsione della legge finanziaria - dovranno consentire di rastrellare 22.000 miliardi, da elevare a 30.000 con nuovi tagli alla spesa pubblica. Viene inoltre deciso di non rinnovare il decreto sui ticket sanitari, in modo da far decadere la tassa sui ricoveri ospedalieri. In attesa di nuove misure, rinviate a settembre, si torna alla situazione ante-decreto.[13]
Antonio Maccanico
31 luglio: il ministro per gli Affari regionali e i problemi istituzionali, Antonio Maccanico, sostiene in una intervista che occorre rafforzare la figura del presidente del consiglio prendendo esempio dal cancellierato tedesco, dove il capo del governo si presenta subito in parlamento per ricevere un voto di investitura della maggioranza e sceglie in autonomia i ministri. Con questo sistema si introduce la cosiddetta fiducia costruttiva, che non consente le dimissioni del governo se non è pronto quello chiamato a sostituirlo.[14]
1 agosto: Nino Andreatta, ex ministro del tesoro e presidente della commissione bilancio della camera, critica la decisione del governo di rinviare a settembre la manovra di bilancio. L'economista democristiano sostiene la necessità di una più equa tassazione dei redditi da lavoro autonomo, equiparando la quota imponibile a quella dei dipendenti impegnati nello stesso settore, un forte aumento delle tasse sulla casa (dal momento che i coefficienti catastali non seguono da anni l'aumento del valore degli immobili), un aumento con riordino delle imposte sui prodotti energetici e la privatizzazione dei soggetti economici pubblici a partire dalle banche. In una successiva intervista precisa che lo stato si indebita per ridurre il pesante deficit delle banche pubbliche aumentando inutilmente il fabbisogno dell'erario. L'ISTAT diffonde i dati relativi ai prezzi e all'inflazione del mese di luglio. L'aumento è quantificato in un +7,5% per beni e servizi, +6,5 per l'alimentazione, +6,28 per elettricità e combustibili. Il tasso di inflazione è al 7%.[15]
2 agosto: il ministro della sanità, Francesco De Lorenzo, dispone una ispezione da parte dei NAS nelle cucine di 224 ospedali pubblici e 136 case di cura private. Nel'attesa degli esami di laboratorio sui campioni sequestrati sono accertate 776 violazioni di natura penale ed amministrativa e sono denunciate 190 persone. Disposto il sequestro di alimenti adulterati o scaduti per un valore di oltre 700 milioni di lire. Col voto finale della camera è convertito in legge il decreto del ministro dell'ambiente, Giorgio Ruffolo, che stanzia 1.300 miliardi per il disinquinamento del fiume Po e il risanamento del mare Adriatico, afflitto dal fenomeno delle alghe.[16]
Massimo Teodori
3 agosto: il governo viene battuto alla camera su una risoluzione delle opposizioni di sinistra che lo impegna ad abolire l'ergastolo e la pena di morte nel codice militare di guerra. Basandosi sui risultati della seconda relazione trimestrale di cassa per il 1989 la commissione bilancio della camera predispone un documento in cui si rassicura il governo che il fabbisogno dello stato per l'anno in corso rimane fissato nei 130.000 miliardi della finanziaria in vigore. Il deputato federalista Massimo Teodori scrive una lettera aperta alla presidente della camera, Nilde Jotti, sull'aumento delle spese di missione dei parlamentari. Alla camera tale voce di bilancio è passata dai 300 milioni del 1981 ai 4,7 miliardi del 1989. Secondo Teodori gran parte dei viaggi all'estero non hanno una effettiva utilitià ed è sempre più radicato il malcostume di portare al seguito familiari e amici.[17]
7-8 agosto: il quotidiano Il Sole 24 ore pubblica una inchiesta sull'evasione dell'IVA da parte dei lavoratori autonomi (liberi professionisti e commercianti). Secondo il quotidiano economico la voragine dell'imposta inevasa tra il 1983 e il 1985 ammonta a oltre 200.000 miliardi. L'ammanco è considerato di particolare gravità per il condono fiscale deciso dal precedente esecutivo. Dal governo non ci sono commenti, salvo la conferma che per il consiglio dei ministri del 25 agosto si prenderanno decisioni sui fronti della spesa pubblica, della sanità, dell'evasione fiscale e dellindebitamento dello stato. Nel pieno delle polemiche sull'andamento dell'economia la Corte dei conti presenta la relazione sul rendiconto generale dello stato per il 1988. La magistratura contabile contesta al governo l'inefficienza dei controlli sulle dichiarazioni dei redditi, scese a -10.000 rispetto al 1987 a fronte di un aumento della spesa da 7.600 a 9.500 miliardi per l'esercizio delle veritiche. Al governo è inoltre contestato l'eccessivo ricorso all'emissione dei titoli di stato a breve termine (passati da 70.000 a 78.000 miliardi), il mancato contenimento della spesa sanitaria (55.500 miliardi) e un eccessivo ricorso alla decretazione d'urgenza.[18]
10 agosto: riuniti in vista della presentazione della legge finanziaria per il 1990 i ministri economici non ritengono necessaria una manovra aggiustativa per settembre. Il governo confida nel condono fiscale per le dichiarazioni infedeli presentate tra il 1983 e il 1987. L'esame dei possibili aumenti della tassa di circolazione, precisa il ministro delle finanze Rino Formica, non implica nessun automatismo, è funzionale al possibile aumento delle tariffe dei trasporti passeggeri e merci messo a punto dal ministero dei trasporti, In vista del consiglio dei ministri del 25 agosto si stanno mettendo a punto numerosi tagli alla spesa pubblica.[19]
16 agosto: il ministro della sanità, Francesco De Lorenzo, fa effettuare controlli in oltre 400 strutture tra case di riposo per anziani e di cura e assistenza per disabili. Sono accertate 268 infrazioni penali e 461 di natura amministrativa per la somministrazione di farmaci e cibo scaduti, o comunque conservati in pessime condizioni igieniche. Viene anche avviata una indagine per truffa ai danni del servizio sanitario nazionale, attuata mediante il riciclaggio delle fustelle dei farmaci su ricette compilate da medici compiacenti, e per l'effettiva destinazione dei cospicui contributi erogati dalle regioni per ogni ricoverato. Tre strutture sono chiuse sul momento, per altre 12 (tutte abusive) viene richiesto il sequestro. Dal parlamento si chiede che il ministro vada a riferire sulla gravità del problema. Il ministro delle poste, Oscar Mammì, fa sapere che entro la fine del mese si riunirà con i colleghi del tesoro e del bilancio per studiare un generalizzato aumento delle tariffe postali, finalizzato a riordinare i conti di un servizio che ha un rosso di 1.945 miliardi (+209 rispetto al 1987) a causa di incassi che non coprono nemmeno il 10% dei costi di gestione. Gli aumenti, precisa Mammì, dovranno tenere conto del contenimento al 6% del tasso di inflazione.[20]
22 agosto: mentre viene annunciata la convocazione del consiglio dei ministri per il 30 ottobre i ministri del tesoro e del bilancio tornano a incontrarsi per studiare misure atte a ridurre da 152.000 a 133.000 miliardi il fabbisogno dello stato per il 1989. In vista della presentazione della legge finanziaria tutti i ministri sono invitati a presentare misure per ridurre il fabbisogno dei singoli ministeri alla luce degli ultimi dati relativi al debito estero, che ad agosto ha raggiunto la cifra di 70.000 miliardi e dalla necessità di reperire 17.000 miliardi per l'esercizio in corso. Una sentenza del tribunale di Gorizia pone una pesante ipoteca sul condono fiscale, dal quale si prevedere di ricavare 11.500 miliardi in tre anni. In un processo per mancato versamento di ritenute d'acconto il giudice sostiene che la riapertura dei termini non ha rilevanza agli effetti penali, ciò che potrebbe spingere molti lavoratori autonomi a non presentare la domanda.[21]
27 agosto: l'ex presidente delle ferrovie, Lodovico Ligato, sotto indagine per lo scandalo delle lenzuola d'oro, viene ucciso da un commando armato di fronte alla sua villa di Reggio Calabria.[22]
31 agosto: consiglio dei ministri: a dispetto di ogni previsione l'esecutivo non discute di temi economici. Il ministro della pubblica istruzione, Sergio Mattarella, reitera un decreto del governo precedente per l'immissione in ruolo di 50.000 docenti precari. Sono inoltre approvati un decreto per la riforma dell'ISTAT e un disegno di legge per l'istituzione dell'anagrafe e il censimento degli italiani residenti all'estero. Respinta la proposta del ministro delle partecipazioni statali, Carlo Fracanzani, per uno stanziamento complessivo di 460 miliardi a IRI, ENI e Efim. Andreotti sostiene che l'approvazione di spese è condizionata alla messa a punto della legge finanziaria per il 1990. Il prefetto di Roma fissa la data delle elezioni comunali anticipate al 29 marzo. La decisione apre un fronte polemico tra i partiti della maggioranza per un presunto accordo tra Craxi e Andreotti che assegna a Franco Carraro la carica di sindaco della futura giunta pentapartito. Una parte del PSI romano si dichiara contrario ed oppone la candidatura di Giuliano Vassalli provocando problemi alla direzione nazionale, che deve mediare coi repubblicani la rinuncia a indicare come sindaco Oscar Mammì.[23]
1 settembre: il ministro del bilancio, Paolo Cirino Pomicino, conferma in una intervista che nonostante il problema del reperimento dei 17.000 miliardi la legge finanziaria sarà regolarmente presentata entro la fine del mese. Assicura inoltre che al momento non si prevede una manovra concentrata su aumenti e nuove tasse, anche se i singoli ministeri sono restii a diminuire il fondo spese annuale per il 1990.[24]
2 settembre: a nome della direzione nazionale comunista Antonio Bassolino chiede le dimissioni del ministro del mezzogiorno. Riccardo Misasi viene accusato di reticenza sul caso dell'omicidio di Lodivoc Ligato e viene additato come complice di un sistema di potere in cui è pienamente invischiato. A tre settimane dalla scandenza per la presentazione della finanziaria l'economista Silvano Andriani, deputato comunista, sostiene in una intervista che il ministro del tesoro, Guido Carli, si sta preoccupando della tenuta della lira, del tasso di sconto e dei tassi di interesse e delle garanzie per i risparmiatori. Il ministro, aggiunge, non fa alcun cenno al problema della spesa pubblica e alla riduzione del deficit di bilancio. Un risparmio di 17.000 miliardi al momento non comporta alcuna differenza.[25]
Giorgio Covi
2 settembre: parlando alla festa dell'amicizia di Palermo il ministro Carlo Donat Cattin sostiene che non è accettabile che tutti i magistrati attivi in Sicilia siano originari dell'isola. L'idea che qualcuno tra questi ultimi sia stato indirizzato agli studi giuridici da una famiglia mafiosa scatena un putiferio di polemiche. Il PRI, per voce del senatore Giorgio Covi chiede le dimissioni dell'esponente democristiano. La DC non prende posizione. Tutte le opposizioni si associano alla richiesta di dimissioni e chiedono a Andreotti di intervenire e di riferire in parlamento sull'accaduto.[26]
4-6 settembre: dopo alcuni giorni di voci non confermate esplode uno scandalo che coinvolge la filiale di Atlanta della Banca Nazionale del Lavoro e il presidente e il direttore generale dell'istituto, Nerio Nesi (PSI) e Giacomo Pedde (DC). Secondo una indagine condotta dall'FBI il direttore della filiale d'oltreoceano ha favorito centinaia di operazioni di finanziamento verso imprese americane e italiane che volevano esportare in Iraq, per un totale che si aggira intorno a 2,9 miliardi di dollari (3.700 miliardi di lire). Tutte queste operazioni sono state svolte senza le necessarie autorizzazioni delle direzione generale statunitense, senza l'esercizio del controllo da parte della sede centrale e non risultano coperte dalle necessarie garanzie. Tutte le opposizioni, imitate da socialdemocratici e repubblicani, presentano centinaia di interrogazioni e chiedono al governo di riferire in parlamento. Nesi e Pedde si dimettono e si apre uno scontro nella maggioranza per la nomina di Giampiero Cantoni e Paolo Savona.[27]
8 settembre: parlando all'inaugurazione della Fiera del Levante il ministro dell'industria, Adolfo Battaglia anticipa l'intenzione del governo di aumentare varie tariffe con un rincario medio del 3,5%. I ritocchi riguarderanno in primis i biglietti aerei e i pedaggi autostradali - che dovrebbero essere formalizzati entro pochi giorni - ma ulteriori aumenti saranno varati quanto prima per le tariffe elettriche e telefoniche per il metano destinato al riscaldamento e per le imposte indirette.[28]
11 settembre: una nota ufficiale del governo irakeno smentisce che dietro le operazioni compiute con la filiale di Atlanta della BNL ci sia un traffico di armi legato al conflitto con l'Iran, ed aggiunge che i rapporti sono iniziati nel 1982, quando la sede non era guidata da un altro direttore. Il comunicato non offre alcuna assicurazione sul debito di 3.700 miliardi. I giudici romani continuano intanto a procedere per il solo reato di falso in bilancio mentre si acutizzano le polemiche e i distinguo tra i partiti della maggioranza, Il ministro del tesoro, Guido Carli, e il governatore della Banca d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi, annunciano un iniezione di liquidita all'istituto attraverso l'emissione di obbligazioni che verrebbero sottoscritte dall'IMI. I comunisti, intanto, si dichirano pronti a chiedere l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta.[29]
12 settembre: il ministro del bilancio, Paolo Cirino Pomicino, anticipa in grandi linee la manovra economica che dovrà accompagnare la legge finanziaria di prossima presentazione. Il fabbisogno è ora indicato in 20.000 miliardi, necessari per un piano di investimenti già messo a punto dal precedente governo.[30]
14 settembre: le commissioni giustizia e affari sociali del senato iniziano la discussione sul disegno di legge per la prevenzione della tossicodipendenza. Per Craxi, sostenitore della linea dura anche contro il consumo, è un banco di prova per il governo ma l'approvazione a breve termine è messa in dubbio dal ministro degli affari sociali, Rosa Russo Jervolino, dal momento che per le camere incombono gli adempimenti costituzionali del bilancio. Il ministro del tesoro, ascoltato dalla commissione finanze del senato, sostiene che sul caso della sede BNL di Atlanta le colpe vanno ricercate nell'atteggiamento della sede centrale, che non ha esercitato dei veri controlli nonostante le tracce che ogni operazione lasciava nella contabilità generale. Guido Carli sostiene che l'esposizione creditizia dell'istituto è di 4.200 miliardi di lire e che l'operazione di salvataggio sarà affidata ad un finanziamento da 1.400 miliardi affidato a INA e INPS. La ricostruzione è contestata dalle opposizioni e accolta con alcune riserve da repubblicani e liberali; a Carli viene contestato di non aver sottolineato l'inerzia del governo ai rapporti presentati dalla Banca d'Italia.[31]
16-18 settembre: consiglio nazionale PRI: la linea politica della segreteria è contestata da una minoranza guidata da Aristide Gunnella. Secondo quest'ultimo Giorgio La Malfa ha subordinato il partito agli interessi della DC trascurando il dialogo con i socialisti per la costruzione di un'alternanza alla guida del governo. Il segretario, forte di una maggioranza del 97%, sostiene che il partito è impegnato nel governo ma al contempo non esclude che possano aprirsi altre vie per la formazione di future maggioranze. Le conclusioni dell'assise repubblicana sono ben accolte dalla sinistra socialista, riunita nel convegno "I tempi dell'alternativa". Claudio Signorile sostiene la necessità di comprendere i repubblicani in uno schieramento aperto anche a comunisti, radicali e verdi, che dispone sulla carta del 55% delle aule parlamentari. I tempi, aggiunge, sono maturi per le forti divisioni interne emerse nella DC a seguito delle elezioni anticipate a Roma, dove Franco Carraro potrebbe presiedere una giunta di sinistra in luogo della prevista alleanza di pentapartito.[32]
18 settembre: parlando alla Fiera del LevanteAndreotti esce da un riserbo durato oltre un mese e sostiene che nella situazione presente l'appuntamento col mercato europeo nel 1992 richiede misure e sacrifici da parte di tutti. L'esecutivo non proseguirà sulla strada dei provvedimenti tampone perché l'economia italiana ha bisogno di un rinnovamento strutturale. La finanziaria per il 1990, aggiunge il presidente del consiglio, non cercherà coperture temporanee per il fabbisogno ma sarà indirizzata ad una revisione della spesa che riduca al minimo l'imposizione fiscale.[33]
20 settembre: un editoriale de La voce repubblicana riapre lo scontro nella maggioranza sulla legge per la regolamentazione dell'emittenza radiotelevisiva. I repubblicani sconfessano di fatto la proposta elaborata dal ministro Oscar Mammì e chiedono il rispetto della sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibile il duopolio chiuso RAI-Fininvest. I ministri economici e i responsabili di settore dei partiti della maggioranza annunciano un accordo di massima per la legge finanziaria, che sarà accompagnata da otto leggi collegate. La manovrà definisce tagli e tasse per 20.000 miliardi e si pone l'obiettivo di contenere il deficit di bilancio a 133.000 miliardi. La spesa dei ministeri sarà ridotta di 2.500 miliardi, mentre altri 4.000 saranno recuperati da tagli verso gli enti locali, cui sarà concessa una maggiore autonomia impositiva.[34]
22 novembre: consiglio dei ministri: viene approvato il decreto legge per l'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, fissata al 25 ottobre. Il ministro della giustizia ufficializza inoltre la decisione di varare un amnistia finalizzata a smaltire gli arretrati degli uffici giudiziari in vista dell'importante appuntamento. La sua approvazione parlamentare entro un mese è tuttavia messa in dubbio da richieste incrociate relative alle esclusioni (reati contro la pubblica amministrazione, mafia e terrorismo). Viene prorogato al 15 ottobre il termine per la presentazione delle domande di condono per le imposte inevase dai lavoratori autonomi. Tra gli altri provvedimenti è approvato un decreto legge per il risanamento del settore sanitario, che prevede l'istituzione di tesorerie provinciali per le Usl e nuove modalità di verifica delle esenzioni dai ticket sanitari, e la definitiva proroga per le domande del condono fiscale al 15 ottobre.[35]
Giovanni Prandini
23 novembre: il ministro dei lavori pubblici, Giovanni Prandini, sostiene in una intervista la necessità di riformare il mercato degli affitti immobiliari mediante l'abolizione dell'equo canone nelle città fino a 200.000 abitanti e una migliore regolamentazione nei rapporti tra proprietari e inquilini nelle altre. Annuncia inoltre un piano straordinario di costruzione di 50.000 nuove case, che verrà discusso al prossimo consiglio dei ministri come una delle leggi di accompagnamento della finanziaria.[36]
27 novembre: il governo viene sconfitto alla camera sul decreto che introduce sgravi fiscali tra i 1.000 e i 2.000 miliardi per il gruppo Enimont in vista dell'avvio della quotazione del titolo in Borsa. Decade anche la depenalizzazione per gli autonomi che decidono di avvalersi del condono fiscale, inserita nella terza reiterazione del provvedimento. Con 192 voti contrari (tra i quali quelli di numerosi membri della maggioranza) 176 a favore e 6 astensioni passa l'eccezione di costituzionalità presentata dal PCI, secondo il quale l'estensione degli sgravi ad altri gruppi apre le porte ad una possibile impunità per i grandi evasori. Il ministro delle finanze dichiara che il governo non andrà contro la volontà del parlamento e rinuncia alla depenalizzazione.[37]
29 novembre-1 ottobre: consiglio dei ministri: il governo vara la legge finanziaria, gli otto disegni di legge collegati e un decreto che anticipa circa 1.200 miliardi sulla manovra per il 1990. Quest'ultimo aumenta con effetto immediato la benzina (tranne la verde) e il gasolio (+50 lire) le tariffe elettriche (+7 lire), l'imposta di registro (raddoppiata) e l'imposta sui premi delle lotterie, portata al 20%. La finanziaria, che prevede un tetto di 133.000 miliardi al disavanzo per il 1990, aumenta dal 1 gennaio il bollo auto (+50%) e le concessioni governative (+20%) e prevede un riassetto di vari tributi a partire da INVIM e ILOR, che verranno sostituite dall'ICI. Per il piano casa del ministro Prandini sono stanziati 8.000 miliardi in tre anni. Andreotti dichiara ai telegiorali che i sacrifici sono necessari per evitare una bancarotta dello stato, che onora 109.000 miliardi all'anno di interessi sul debito pubblico. Tutte le opposizioni accusano il governo di non aver intrapreso una nuova strada ma di continuare a mettere toppe sui debiti senza incidere sul contenimento della spesa pubblica. Rispondendo ad una intervista televisiva Andreotti sostiene che la finanziaria per il 1990 (12.500 miliardi) impone sacrifici necessari. Il governo deve onorare il peso degli interessi sul debito pubblico (300 miliardi al giorno) e al contempo preparare l'economia all'appuntamento con la libera circolazione dei capitali (dal 1 luglio 1990), ed assicura che la legge di bilancio non prevede soltanto tagli ma anche forti investimenti sulle infrastrutture e l'edilizia.[38]
1-4 ottobre: comitato centrale PCI: l'assise si rivela particolarmente animata per il contrasto tra i favorevoli (Napolitano) e i contrari (Cossutta) ad una rinnovata collaborazione coi socialisti. La contesa è legata alle imminenti elezioni comunali anticipate di Roma, alla presa di posizione dei vescovi a favore della DC e alle manovre dei partiti per intercettare il voto cattolico. L'ordine del giorno della segreteria, per un alleanza di governo alternativa, è approvato a larghissima maggioranza, coi soli voti contrari di Armando Cossutta, Gian Mario Cazzaniga e Giovanni Bacciardi. Nelle stesse ore Giorgio La Malfa e Oscar Mammì sostengono la necessità di una grande coalizione per Roma che lasci fuori soltanto i missini e l'estrema sinistra. I repubblicani, sostiene un corsivo de la Voce repubblicana, potrebbero altrimenti non entrare nell'ipotizzata giunta pentapartito capeggiata da Franco Carraro. [39]
5 ottobre: le commissioni sanità e giustizia del senato approvano l'art. 12 della legge Jervolino-Vassalli sulla droga, che prevede la punibilità dei consumatori. L'approvazione apre un fronte polemico tra il governo e gran parte dell'associazionismo cattolico quando manca un mese alle elezioni di Roma. I contrari sostengono che a dover essere punita è la carenza istituzionale sui fronti della prevenzione e del recupero. I socialisti mettono subito le mani avanti a difesa della norma, alla quale condizionano il buon esito della prossima formazione della giunta romana.[40]
6 ottobre: emergono malumori nella maggioranza per la proposta di Craxi, appoggiata da Forlani, per l'introduzione di uno sbarramento al 5% nella legge elettorale per i comuni superiori ai 15.000 abitanti. La proposta è stata rilanciata dopo il record delle 23 liste presentate per le elezioni romane e trova l'immediata opposizione dei partiti minori della maggioranza e di tutte le opposizioni. Repubblicani e liberali sostengono che tale modifica sarebbe inutile per le divisioni interne dei partiti, che si ripercuoterebbero comunque sulle assemblee elette. Il Censis rende intanto noti i risultati di un sondaggio tra i sindaci italiani, che a maggioranza sostengono la necessità di introdurre l'elezione diretta dei primi cittadini.[41]
10 ottobre: il cardinale Ugo Poletti, vicario della diocesi di Roma, invita i cattolici ad andare alle urne. L'alto prelato non nomina nessun partito ma i suoi riferimenti a vincere il risentimento e la ripugnanza per il malcostume politico sono associati alla caduta del sindaco Pietro Giubilo, che potrebbe indirizzare il voto dei fedeli ad altre autorevoli figure presenti in altre liste a partire dal principe Sforza Ruspoli, capolista del MSI. Quella di Poletti è inoltre vista come una presa di posizione contro la Comunità di S. Egidio, che ha dichiarato come proprio punto di riferimento i cattolici progressisti presenti nella lista del PCI. Achille Occhetto, da parte sua, ribatte in un comizio che il problema della DC romana e la possibile perdita di voti va individuata nel dominio degli andreottiani, in particolare di Vittorio Sbardella, che hanno ignorato tutte le istanze provenienti dall'associazionismo cattolico e riempito di propri fedellisimi le liste per il comune e le circoscrizioni.[42]
12-16 ottobre: assemblea nazionale PSI: nella relazione di apertura Craxi boccia il corso riformista di Achille Occhetto, giudicandolo un mero adattamento al progressivo crollo dei regimi dell'est europeo, e attacca il cardinale Ugo Poletti, che coi suoi interventi nega la libertà politica dei cattolici. Relazione e dibattito sono incentrati sulle elezioni comunali di Roma, per le quali il PSI punta tutto sulla figura di Franco Carraro. Il segretaruio socialista chiude ad ogni ipotesi di riconoscimento di correnti interne ma il partito è comunque diviso.[43]
12 ottobre: ascoltato dalla commissione finanze della camera il governatore della Banca d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi, ribadisce la linea dell'istituto sul disegno di legge per l'apertura ai privati delle banche pubbliche. Per Ciampi è fondamentale recepire la proposta democristiana di inserire nel provvedimento una norma che limiti la partecipazione dei gruppi privati ad un massimo del 49% dei capitali. La Banca d'Italia - aggiunge - è da anni favorevole ad una diversificazione degli assetti societari tenendo conto che la privatizzazione non è un bene in sé. Armando Cossutta rilascia una intervista al settimanale l'Espresso nella quale sostiene che la segreteria vuole escludere dal PCI chi vuole essere e rimanere comunista. Nel partito, aggiunge, le correnti si rendono ora necessarie affinché le minoranze possano aspirare alla sua guida. I dissidenti del nuovo corso non escludono di uscire dal partito per confluire in Democrazia proletaria o, addirittura, fondare un nuovo soggetto politico.[44]
15 ottobre: La prima sezione della corte d'appello civile di Roma emette una sentenza che riconosce il danno artistico prodotto dall'eccessivo affolamento di interruzioni pubblicitarie nei film. La causa è stata promossa dal figlio di Pietro Germi nei confronti di Reteitalia (gruppo Fininvest) dopo una trasmissione del film Serafino eccessivamente frammentata da spot pubblicitari. La sentenza ribalta quella di primo grado, che ha sostenuto che le interruzioni devono essere stabilite caso per caso, valutando la qualità artistica delle pellicole, ed è favorevolmente accolta da [[Citto Maselli], presidente dell'associazione autori cinematografici. Walter Veltroni e Lina Wertmuller avvertono tuttavia che è tardiva, che sono dieci anni che le reti private si arricchiscono alle spalle di autori e registi e che le produzioni sono monopolizzate dallo strapotere della casa di produzione di Silvio Berlusconi.[45]
Carmelo Conte
17 ottobre: Guido Bodrato, esponente della sinistra democristiana, rilascia un'intervista al settimanale di Comunione e liberazione dove attacca quattro ministri, due dei quali del suo stesso partito. Secondo il vice-segretario, fedelissimo di De Mita, Gianni Prandini (forlaniano) e Paolo Cirino Pomicino (andreottiano), assieme a Carmelo Conte e Francesco De Lorenzo agiscono indipendentemente dalle decisioni del governo stanziando forti somme per garantire gli interessi clientelari dell'esecutivo. Ai quattro ministri sono contestati diversi provvedimenti che conferiscono un forte potere discrezionale nella gestione della spesa; Cirino Pomicino per una sene di progetti nel Mezzogiorno, Prandini per la costruzione di 50.000 alloggi riciclando fondi Gescal, Conte per gli interventi speciali nelle grandi città, De Lorenzo per favorire gli operatori privati della sanità. Gli interessati non commentano. Democristiani, socialisti e liberali si dichiarano sorpresi, repubblicani e socialdemocratici concordano coi toni dell'intervista. Forlani e Craxi sostengono che il problema non esiste. In un'assemblea comune i cattolici di S. Egidio, della comunità di Capodarco, delle Acli e dell'Agesci respingono l'invito del cardinale Ugo Poletti a votare la DC alle elezioni comunali di Roma a prescindere dal malcostume che impera nel partito romano. Andrea Ricciardi, presidente della Comunità di sant'Egidio dichiara che il voto dei cattolici sarà espresso liberamente e non è da escludersi che al turno amministrativo del 1990 possa essere presentata una seconda lista cattolica.[46]
21 ottobre: parlando ad un incontro pubblico Andreotti risponde al cardinale Ugo Poletti che a Roma manca una vera spinta religiosa. Secondo il presidente del consiglio le difficoltà non nascono dal malcostume politica ma dal venir meno dell'attività pastorale della chiesa. L'assunto è pienamente condiviso da Forlani, che però non minimizza la portata degli scandali che hanno costretto Pietro Giubilo alle dimissioni e al non ripresentarsi alle elezioni. Le dichiarazioni sono accolte con disappunto nell'ambiente ecclesiastico. Mons. Luigi Di Liegro, direttore della Caritas, accusa Andreotti di voler distogliere l'attenzione sul malcostume della DC romana, guidata da un suo fedelissimo, e che la fede non si misura in voti elettorali.[47]
25 ottobre: la commissione affari sociali della camera approva con i voti della maggioranza e del MSI il decreto legge sui ticket che consente al governo di modificarli senza passare per l'approvazione parlamentare di un disegno di legge. La modifica arriva nello stesso giorno in cui a Catania si conclude l'assemblea annuale dell'ANCI, che contesta al ministro della sanità l'accusa rivolta a comuni e regioni di male amministrare i fondi della sanità. La stessa assemblea chiede al governo di introdurre una riforma nel sistema elettorale che introduca uno sbarramento o l'elezione diretta dei sindaci.[48]
26 ottobre: il ministro della sanità, Francesco De Lorenzo, illustra in una conferenza stampa i risultati delle 1.774 ispezioni che i carabinieri dei NAS hanno condotto in ospedali, cliniche, stabilimenti di produzione e distribuzione di alimentari e residenze per anziani e disabili. L'operazione ha portato all'accertamento di 3.633 infrazioni amministrative e 1.457 di natura penale, con denuncia di 2.039 persone. Il ministro dichiara che tali risultati, ed altri che verranno col proseguimento delle ispezioni, saranno alla base di una modifica delle normative. Dopo una giornata di attesa Andreotti annuncia che le nomine degli enti pubblici sono rinviate di almeno una settimana. Alla base di questo inaspettato annuncio è la ripartizione delle presidenze tra i partiti della maggioranza e tra le correnti al loro interno.[49]
27 ottobre: consiglio dei ministri: viene approvato un disegno di legge che introduce l'amnistia per i reati punibili fino a quattro anni di reclusione compiuti fino al 28 luglio. Il provvedimento, che esclude reati finanziari e politici, è giustificato dalla necessità di smaltire gli arretrati della giustizia con l'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale. E' approvata una modifica costituzionale che toglie al presidente della repubblica la delega in materia. Sono inoltre approvati una riforma del ministero degli esteri, degli espropri per pubblica utilità e lo stanziamento dei 30 miliardi previsti in finanziaria per la produzione della benzina verde.[50]
29-30 ottobre: elezioni comunali anticipate a Roma: la DC si conferma primo partito della capitale pur calando dal 33 al 31,9% con la perdita di due seggi. Il PCI aumenta dello 0,5% e recupera un seggio. Nella maggioranza avanzano soltanto i socialisti, mentre perdono voti socialdemocratici, repubblicani e liberali. Crollano MSI, radicali e demoproletari. Craxi, vincitore della consultazione, mette subito le mani avanti e dichiara che la maggioranza di pentapartito si ricostituirà solo con l'elezione a sindaco di Franco Carraro. Il ministro Oscar Mammì fa a sua volta presente che il PRI darà solo un appoggio esterno. Comunisti, liberali e verdi presentano degli esposti per presunti brogli a favore dei candidati DC in oltre mille sezioni.[51]
3 novembre: il governo annuncia le nomine dei nuovi presidenti degli enti pubblici, frutto di un accordo tra DC e PSI. L'andreottiano Franco Nobili sostituisce Romano Prodi all'IRI; Gabriele Cagliari prende il posto di Franco Reviglio all'ENI; Franco Viezzoli viene confermato al vertice dell'ENEL. Le nomine creano forti malumori all'interno della DC tra segreteria e andreottiani da una parte e sinistra interna dall'altra.[52]
3-8 novembre: a Roma viene effettuato un riesame dei verbali di tutte le sezioni elettorali. I risultati sono incrociati con quelli inizialmente immessi nel calcolatore dell'ufficio elettorale del comune. Secondo il riconteggio risultano 33.000 voti di preferenza in più rispetto al numero effettivo dei votanti, quasi tutti espressi per candidati democristiani. Dai voti di lista emerge inoltre che la DC potrebbe perdere un seggio a favore dei comunisti e un posto assegnato al MSI è al momento in bilico tra DC e PSI. Dalle prime dichiarazioni della commissione incaricata del riesame emerge che in molte sezioni sono state deposte più schede del numero degli aventi diritto e che in 126 seggi erano presenti sei scrutatori invece dei cinque previsti, tra i quali un minorenne. I primi dati sono conferiti dal commissario Angelo Barbato alla procura della repubblica, che apre un'indagine inizialmente contro ignoti, in seguito nei confronti dell'operatore che ha digitato i dati nell'elaboratore. Lo stesso commissario difende il dipendente comunale sostenendo che c'è stato un errore che ha immesso i numeri degli uffici nella colonna dei voti validi attribuiti alla DC. Rispondendo a decine di interrogazioni urgenti il governo fa presente di non avere alcuna autorità di intervento e che la competenza è unicamente della magistratura.[53]
Luca Formenton, Silvio Berlusconi e Leonardo Mondadori
1-4 dicembre: dopo mesi di polemiche e colpi di scena Andreotti viene chiamato dal PCI e dalla Sinistra indipendente a riferire alla camera sulla cosiddetta guerra di Segrate tra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti per il controllo della Mondadori. La notizia che Berlusconi ha comprato dalla famiglia Formenton il 25,74% della casa editrice provoca agitazioni e assembleee nelle redazioni de la Repubblica, l'Espresso e Panorama. Mentre De Benedetti annuncia di rivalersi legalmente per la violazione di patti già stretti al presidente del consiglio viene chiesto di chiarire l'atteggiamento del governo quando è ormai prossima la discussione della legge Mammì che, in mancanza di modifiche, prevede la ratifica del monopolio della Fininvest nel mercato televisivo privato. Il sottosegretario Nino Cristofori dichiara che il governo non ha potere di intervento nella vicenda ma la polemica si estende ai partiti della maggioranza per la mancata approvazione della legge anti-trust.[54]