Raccolta aragonese: differenze tra le versioni

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{{F|opere letterarie|gennaio 2015|mancano riferimenti bibliografici, le segnature dei tre manoscritti citati sono incomplete e non permettono di identificare i codici a cui si fa riferimento}}
{{Libro
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|titolo = Raccolta aragonese
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}}
La '''''Raccolta aragonese''''' è una celebre [[antologia]] di [[rima (linguistica)|rime]] [[lingua toscana|toscane]] composta a [[Firenze]] nel [[1476]]-[[1477]]<ref>La corretta datazione della ''Raccolta Aragonese'' si deve a Bianca Maria Scanferla, che, sulla base di una lettera di [[Luigi Pulci]] a Lorenzo de' Medici del 20 settembre 1476, ha fissato in quel mese l'incontro a Pisa tra questi e il principe Federico che originò la raccolta e di cui si parla nell'epistola dedicatoria della stessa. «Onde la Raccolta Aragonese sarà stata compilata tra il 1476 e il 77 e in quest'ultimo anno inviata "all'illustrissimo signor Federigo"» ({{Cita|Scanferla|pp. 249-250}}). Vedi anche {{Cita|Barbi|pp. 223-225}}, dove cita Scanferla in nota. Ulteriori prove a sostegno di tale datazione, ormai unanimemente accettata, apporta {{Cita|Ferguson|pp. 44-45}}. In precedenza essa era datata al 1465.</ref> per volontà di [[Lorenzo de' Medici]] ed inviata come omaggio a [[Federico d'Aragona]], figlio del [[re di Napoli]] [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]]. La raccolta è preceduta da una [[epistola]] accompagnatoria, attribuita ad [[Angelo Poliziano]], nella quale si espongono le finalità [[cultura]]li dell'operazione, ovvero dimostrare, attraverso una vasta scelta di rime, la nobiltà e la continuità della [[tradizione]] [[poesia|poetica]] [[toscana]] nonché la ricchezza e la piena dignità letteraria della lingua [[volgare]].
 
== I più grandi nomi dell'Umanesimodella toscanotradizione poetica volgare ==
La raccolta comprende 499 componimenti ed in essa vengono inserite le rime dei più illustri [[poeta|poeti]] toscani, dal [[Duecento]] fino all'epoca laurenziana. Tra i rimatori inclusi spiccano [[Dante]], [[Guittone d'Arezzo]], [[Guido Cavalcanti]], [[Cino da Pistoia]], [[Cino Rinuccini]], [[Giovanni Boccaccio]], [[Luigi Pulci]], [[Matteo Maria Boiardo]], fino a giungere allo stesso Lorenzo (vi sono anche due grandi eccezioni: il siciliano [[Giacomo da Lentini]] e il bolognese [[Guido Guinizelli|Guido Guinizzelli]], eletti entrambi "toscani", sinonimo di qualità e prestigio artistico e intellettuale).
 
L'originale della ''Raccolta'' è andato perduto, ma il suo contenuto è stato ricostruito da [[Michele Barbi]], sulla base di tre manoscritti: il [[codice Laurenziano 90]]XC inf. 37 della [[Biblioteca Medicea Laurenziana]], il ''codice Parigino it. 554''<ref>{{Cita web|url=https://www.mirabileweb.it/manuscript-rom/paris-biblioth%C3%A8que-nationale-de-france-it-554-(776-manoscript/TRALIRO_42279|titolo=Paris, Bibliothèque Nationale de France, it. 554 (7767)}}</ref> della [[Biblioteca Nazionale di Parigi]] ed il [[codice Palatino 204]] della [[Biblioteca Nazionale di Firenze]].
 
Collocandosi in un periodo fondamentale della [[Storia della letteratura italiana|nostra storia letteraria]], questa raccolta è, insieme al [[certame coronario]] del [[1441]], l'[[emblema]] della rivalutazione e del recupero di interesse intorno alla [[lingua volgare]], messa in crisi tra il finire del [[XIV secolo|'300]] e l'inizio del [[XV secolo|'400]] dalla nascente cultura umanistica. LaL'influenza carismaticadel figura dimodello [[Francesco Petrarca|petrarchesco]] aveva infatti favorito (in anticipo rispetto all'[[Umanesimo]] vero e proprio) l'affermarsi dellodi studiouna vera e dellapropria venerazione per la cultura classica, verticeconsiderata diil tuttovertice ildel sapere umano, mai più raggiungibile ma solo imitabile, e di conseguenza aveva indotto gli intellettuali dell'epoca alla letturasvalutazione deidella testicultura del passato direttamente nella lingua originalevolgare. La dimostrazione''Raccolta'' voleva mostrare che la supremazia del [[Lingualingua latina|latino]], tantoconsiderata invocatasuperiore dagli umanisti più ortodossi, poteva invece essere uguagliata e anzi superata dal prestigio del fiorentino.
 
Come ebbe a dire [[Cristoforo Landino]] nel [[1474]], nella dedica del suo [[volgarizzamento]] della ''[[Naturalis Historia]]'' di [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]], la parlata di Firenze e dintorni era infatti