Vittorio Cini: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Aggiungo fonte |
rimossi wl secondo linee guida vedi Wikipedia:Wikilink#Wikilink nei titoli di sezioni e sottosezioni |
||
(15 versioni intermedie di 10 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{Carica pubblica
|nome = Vittorio Cini
|immagine = Vittorio Cini
|didascalia = Il conte Vittorio Cini nel 1934
|carica = [[Ministri delle poste del Regno d'Italia|Ministro delle comunicazioni]]
Riga 60:
Figlio di Giorgio Cini, un farmacista ferrarese, e di Eugenia Berti, ereditò dal padre alcune cave di [[Trachite euganea|trachite]] nel [[Veneto]] e alcuni terreni nel [[Provincia di Ferrara|Ferrarese]]. Studiò economia e commercio in [[Svizzera]], in [[Italia]] fu il primo a intraprendere importanti [[Bonifiche agrarie in Italia|opere di bonifica]] (Pineta di Destra e [[Giussago (Portogruaro)|Giussago]]) per strappare le terre all'erosione del mare. Compì lavori di canalizzazione e progettò una rete per la [[navigazione]] interna della [[Pianura Padana|Valle Padana]].
Partecipò alla [[prima guerra mondiale]], poi si dedicò a valorizzare la sua città d'adozione, [[Venezia]], che volle non fosse più considerata unicamente un grande [[museo]], ma anche un centro di nuovo [[benessere]]: fu così che gettò le basi per la costruzione del [[porto
Gli venne affidata, più tardi, la gestione delle acciaierie [[ArcelorMittal Italia|Ilva]], in pessime condizioni economiche. Dal 1936 al 1943 fu Commissario Generale dell'[[EUR|Esposizione Universale di Roma]]: E42. Venne insignito il 16 maggio 1940 del titolo di Conte di Monselice.<ref>{{Cita libro|autore=[[Tina Merlin]]|titolo=Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso del Vajont|anno=2001|editore=Cierre Edizioni|ed=4|p=62}}</ref> Fece parte del [[consiglio di amministrazione]] della [[Società Adriatica di Elettricità|Sade]] dal 1924 al 1943.
Riga 66:
[[Ministri delle poste del Regno d'Italia|Ministro delle comunicazioni]] nel febbraio 1943 (ultimo [[Governo Mussolini|gabinetto Mussolini]]), lasciò la carica dopo sei mesi per profonde divergenze con il [[Benito Mussolini|capo del governo]]. Dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre]] venne catturato dai tedeschi e internato a [[Campo di concentramento di Dachau|Dachau]],<ref>{{Cita web|url=http://www.marinaretti-venezia.it/pagine/pagine%20storia/Vittorio%20Cini.htm|titolo=La storia del conte Vittorio Cini|sito=www.marinaretti-venezia.it|accesso=2023-10-23}}</ref> da dove il figlio [[Giorgio Cini (imprenditore)|Giorgio]] (che aveva ricavato del denaro vendendo tutti i gioielli della madre, l'attrice [[Lyda Borelli]]) riuscì a farlo evadere, corrompendo i guardiani delle [[Schutzstaffel|SS]]. Si ritrovò con Volpi in [[Svizzera]] e nel loro esilio strinsero amicizia con personaggi della futura [[Democrazia Cristiana]].
Nel 1949 [[Giorgio Cini (imprenditore)|Giorgio Cini]], suo unico figlio maschio, morì in un incidente di volo e, per alcuni anni, Vittorio Cini si ritirò completamente dagli affari e dalla politica, dedicando la sua vita a opere di [[filantropia]]. Domandò e ricevette in concessione dallo Stato un'intera [[isola]], quella di [[San Giorgio Maggiore (isola)|San Giorgio]], davanti alla riva di [[piazza San Marco]]. Dopo aver finanziato gli importanti lavori di restauro necessari, istituì la [[Fondazione Giorgio Cini]], centro d'[[arte]] e di [[cultura]], sede di istituti di preparazione professionale e di addestramento dei giovani alla vita sul mare. In seguito alla profonda crisi spirituale per la morte del figlio, si allontanò dalla [[Massoneria]] ferrarese, da lui a lungo frequentata, per avvicinarsi all'[[Compagnia di Gesù|ordine dei Gesuiti]].<ref>Antonio Giangrande, ''Bologna e l'Emilia Romagna: Quello che non si osa dire'', p. 419.</ref>
Nel 1953, alla morte del presidente della società, [[Achille Gaggia]], stretto e fedele collaboratore di Volpi e del "gruppo veneziano", assunse la presidenza della società elettrica, nazionalizzata nella sua branca idroelettrica formalmente nel dicembre 1962 e concretamente nel giugno 1963, e che mantenne fino all'incorporamento della Sade (Finanziaria/Gruppo) nella [[Montecatini (azienda)|Montecatini]], decisa nell'agosto 1964 e avvenuta nel 1966.
Riga 72:
Fu presidente della [[Società Adriatica di Elettricità|SADE]] dal 1953 al 1964, quindi dal periodo della progettazione e costruzione della [[diga del Vajont]] e anche oltre il [[disastro del Vajont]], e come tale fu chiamato a deporre in tre circostanze. Nella prima, il 5 giugno 1967, dal giudice istruttore di Belluno, [[Mario Fabbri (magistrato)|Mario Fabbri]], nel corso dell'istruttoria formale che si era aperta nel febbraio 1964. Una seconda volta, il 20 luglio 1968, dal sostituto procuratore della Repubblica di Venezia Ennio Fortuna, in occasione del procedimento penale apertosi a carico del suo dipendente [[Alberico Biadene]] e altri, con un esposto presentato dall'avvocato Alberto Scanferla al procuratore generale della Corte d'appello di Venezia per "truffa" concernente il passaggio dell'impianto del Vajont dalla Sade all'[[Enel]]. Un terzo interrogatorio avvenne il 14 maggio 1969 durante il dibattimento nel processo di primo grado all'[[L'Aquila|Aquila]]. In sede processuale, gli venne riconosciuta l'assenza di ogni responsabilità per il suo compito di conduzione puramente finanziaria della SADE.
Dalla prima moglie, oltre all'erede [[Giorgio Cini (imprenditore)|Giorgio]] (1918-1949), ebbe anche
== Archivi ==
Riga 82:
Un'altra parte è depositata nell'''Archivio privato di Vittorio Cini'' e di altri suoi familiari, del quale si sta procedendo a produrne una pubblicazione. Si sono inoltre svolti svariati ''virtual tour'' inerenti alla sua vita. Dal 2017<ref>In collaborazione con la start-up ''Museyoum'' Srl</ref> si è inoltre avviato un progetto pilota riguardante le opere artistiche ferraresi del periodo [[Rinascimento|rinascimentale]] appartenute a Cini, comprendenti sia quelle ereditate che quelle collezionate durante la sua vita. Curatore di questo ''Archivio'' è il nipote Giovanni Alliata di Montereale.<ref name="ReferenceA">Dépliant ''Vittorio Cini 1885-1977 - Imprenditore Mecenate Collezionista'', in distribuzione da ''Fondazione Cini'', Venezia.</ref>
== Cini e l'
=== La Galleria a Palazzo Cini (Venezia) ===
=== ''Casa Cini'' (Ferrara) ===
Acquistata dall'avo Luigi, Vittorio, che lì nacque, la donò poi a Ferrara.
La casa è anche legata ad episodi riguardanti il Ventennio, in quanto sede di riunioni che avrebbero appoggiato la caduta di [[Benito Mussolini|Mussolini]]. A seguito della morte del figlio [[Giorgio Cini (imprenditore)|Giorgio]], Vittorio decise nel 1950 di donare la casa natale ad un'opera di beneficenza per onorare la memoria del figlio Giorgio, destinandola alla ''Provincia Romana della Compagnia di Gesù'' (grazie anche all'interessamento degli allora arcivescovo [[Ruggero Bovelli]] e del rettore dell'Università prof. [[Felice Gioelli]]) con lo scopo di farne un centro di formazione giovanile nonché culturale, come recita l'epigrafe posta sulla facciata:
{{Citazione|Questa Casa Giorgio Cini / dedicata alla cultura / e alla gioventù ferrarese / è vivente e operante testimonianza / di paterno e filiale amore.<ref>{{Cita web|url=http://www.casacini.altervista.org/storia.htm|autore=Istituto di Cultura Casa Giorgio Cini
''Casa Cini'' è ora sede di eventi culturali ed esposizioni a carattere artistico.<ref name="casacini.altervista.org">{{Cita web|url=http://www.casacini.altervista.org/storia.htm|autore=Istituto di Cultura Casa Giorgio Cini|titolo=La storia|accesso=28 dicembre 2022|dataarchivio=28 dicembre 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20221228224240/http://www.casacini.altervista.org/storia.htm|urlmorto=sì}}</ref>
=== Donazioni ===
Inoltre, a Ferrara Vittorio Cini donò il [[palazzo di Renata di Francia]]
=== ''Bottega Cini'' (Venezia) ===
|