Umberto Galimberti: differenze tra le versioni
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|Attività3 = psicoanalista
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , nonché [[giornalista]]
|Immagine = Umberto galimberti.jpg
}}
Esponente della [[psichiatria fenomenologica]], iscritto all'[[Ordine degli psicologi]] con specializzazione in psicoterapia<ref>{{Cita web|url=https://www.opl.it/psicologi/1787/Galimberti-Umberto|titolo=Galimberti Umberto}}</ref>
==Biografia==
Di umili origini, nasce a [[Monza]] nel 1942, da una famiglia di
Nel 1965, si laurea con lode, con il professor [[Emanuele Severino]], una tesi dal titolo Nel 1967, vinto il ruolo, diventa professore di storia e filosofia al [[liceo ginnasio statale Bartolomeo Zucchi]] di Monza, dove insegnerà fino al 1979, quando vince un concorso universitario nazionale per professore associato di [[filosofia morale]]. Su proposta di [[Emanuele Severino]], nel 1976 è nominato professore incaricato di [[antropologia culturale]] presso la neonata facoltà di [[lettere e filosofia]] dell'[[Università Ca' Foscari Venezia]], quindi professore associato di [[filosofia della storia]] nel 1983, assumendone la titolarità di cattedra nel 1999, dopo aver conseguito l'ordinariato in questa disciplina. Dal 2002, ha tenuto anche gli incarichi di insegnamento di [[psicologia generale]] e di [[psicologia dinamica]], affiancando altresì l'incarico di insegnamento di [[filosofia morale]]. Dal 2015, è professore emerito dell'Università Ca' Foscari di Venezia.
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==Pensiero: alcune linee generali==
{{Citazione|E se "filo-sofia" non volesse dire "amore della saggezza" ma "saggezza dell'amore", così come "teologia" vuol dire discorso su Dio e non parola di Dio, o come "metrologia" vuol dire scienza delle misure e non misura della scienza? Perché per filosofia questa inversione nella successione delle parole? Perché in Occidente la filosofia si è strutturata come una logica che formalizza il reale, sottraendosi al mondo della vita, per rinchiudersi nelle università dove, tra iniziati si trasmette da maestro a discepolo un sapere che non ha nessun impatto sull'esistenza e sul modo di condurla? Sarà per questo che da [[Platone]], che indica come condotta filosofica "l'esercizio di morte", ad Heidegger, che tanto insiste sull'essere-per-la-morte, i filosofi si sono innamorati più del saper morire che del saper vivere?|Umberto Galimberti, ''[[La Repubblica (quotidiano)|
Nonostante la vastità e la profondità della sua opera,<ref>{{cita|Sozi|}}.</ref> come testimoniano le sue pubblicazioni, al centro della sua riflessione sta l'[[Natura umana|uomo]], che, in un [[mondo]] sempre più dominato dalla [[tecnica]], si sente un "mezzo nell'universo dei mezzi", riuscendogli sempre più difficile trovare e dare un senso alla sua vita, alla sua [[esistenza]]. Attraverso un esame critico, poi, dei limiti della [[psicoanalisi]] di fronte alla "insensatezza" che caratterizza l'odierna "età della tecnica", perviene alla conclusione che, forse, solo una "pratica filosofica" può aiutare a comprendere criticamente il "mondo della tecnica" in cui l'uomo si trova inserito, gettato, sì da orientarlo per poter trovare un senso al suo radicale disagio, alla tragicità del suo esistere, anche attraverso il recupero dell'
Da una rivisitazione interdisciplinare delle opere di molti autori del [[Storia della filosofia|pensiero filosofico]] e della [[cultura]] in generale, il suo maggior contributo consiste nel porre la [[Simbolo|dimensione simbolica]] alla base primordiale del successivo pensiero [[Metafisica|logico-metafisico]] e [[Logica|razionale]], che ha inteso ordinare la precedente dimensione simbolica del [[sacro]] e della [[mitologia]] in cui prevaleva, come aspetto saliente e veramente autentico, "l'ambivalenza delle cose" piuttosto che "l'equivalenza generale di significati", come avverrà successivamente.<ref name="GalimbertieGrecchi" /><ref name="Grecchi" /> Difatti, come lui stesso afferma:
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In secondo luogo, Galimberti riconosce la [[cristianità]] come il carattere di una scansione temporale che identifica il passato come spazio del peccato, il presente dell'espiazione, il futuro della redenzione e salvezza. Questo semplice modello triadico ha una ricorrenza quasi ossessiva nelle forme occidentali, fra le quali la [[medicina]] (malattia, diagnosi, cura), la [[psicoanalisi]] (disturbo, terapia, guarigione), la scienza (ignoranza, sperimentazione, scoperta). La triade è il "coefficiente a-storico" necessario a profilare la possibilità di un progresso, che si esercita eminentemente nello scenario tecnico; qui, l'uomo che soccombe alle fatiche naturali della sopravvivenza, del parto e del lavoro (così come minacciato nella [[Bibbia]]) ha modo di riscattare la propria difficoltà attraverso mezzi che ne purificano endemicamente l'opera, al costo di un esaurimento delle risorse naturali; ma, in fondo, la sua esistenza è preposta a questo.<ref>{{Cita web|url=http://www.umbertogalimberti.it/la-scienza-fra-tecnologia-e-religione/|titolo=La scienza fra tecnologia e religione (Tratto da “la Repubblica”, 9 maggio 2007)|autore=Umberto Galimberti |accesso=21 giugno 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150522223430/http://www.umbertogalimberti.it/la-scienza-fra-tecnologia-e-religione/|urlmorto=no}}</ref>
Egli tuttavia non si definisce né "credente" (in senso [[cattolico]]) né "[[noncredenza|non-credente]]", ma "[[filosofia greca|greco]]", nel senso di colui che vuole recuperare la [[weltanschauung|visione del mondo]] della [[Antica Grecia|civiltà ellenica]], in modo nietzschiano e heideggeriano (si veda anche ''Il detto di [[Anassimandro]]'', un noto saggio di Heidegger sul [[filosofia greca#Pensiero greco arcaico|pensiero greco arcaico]]), fondendola però con la pur antitetica visione [[cristianesimo|cristiana]]: la morte e la vita vanno pertanto prese sul serio, e non minimizzate pensando a un'altra vita ultraterrena. La [[ragione]] è importante perché, come nel detto "[[
===Il tempo ciclico nell'età dei greci, e la sua caduta nell'età della tecnica===
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Tutto ha avuto inizio quando, in seguito a un articolo de ''[[il Giornale]]'' dell'aprile 2008, è emerso che il professor Galimberti aveva copiato "una decina di brani" dell'autrice [[Giulia Sissa]] per il suo ''L'ospite inquietante''<ref>[http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_18/platone_Galimberti_brani_fotocopia_33ce23a8-0d0f-11dd-9f4c-00144f486ba6.shtml Platone, Galimberti e i brani-fotocopia] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080527110447/http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_18/platone_Galimberti_brani_fotocopia_33ce23a8-0d0f-11dd-9f4c-00144f486ba6.shtml |data=27 maggio 2008 }}. Articolo di Cristina Taglietti sul "Corriere della Sera" del 18 aprile 2008.</ref>. Galimberti ha ammesso di aver violato il [[diritto d'autore]] riservandosi di riparare al danno<ref>{{Cita web|url=http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=255983|titolo=Galimberti: "Ho sbagliato a copiare"|data=2008-04-20|accesso=2022-06-29|dataarchivio=26 maggio 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080526181721/http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=255983|urlmorto=sì}}</ref>. Ciò non ha comunque soddisfatto la Sissa perché «quello di Galimberti non è stato un chiedere scusa, piuttosto un cercare delle scuse, un patetico [[arrampicarsi sugli specchi]]»<ref>[https://spogli.blogspot.com/search?q=Giulia+Sissa+Galimberti+scusi+davvero La studiosa dell'Ucla «copiata» dal filosofo italiano: «Non è la prima volta che plagia testi altrui». Giulia Sissa: Galimberti si scusi davvero, non cerchi scuse]. Articolo di Stefano Bucci sul quotidiano "Corriere della Sera", 21 aprile 2008.</ref>.
Con il passare del tempo sono emersi altri precedenti analoghi. Infatti anche per ''Invito al pensiero di Martin Heidegger'' (1986) Galimberti copiò parti significative di un libro del collega [[Guido Zingari]]<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/galimberti-vent-anni-copia-e-incolla.html|titolo=GALIMBERTI Vent'anni di copia e incolla|sito=il Giornale.it|data=6 giugno 2008|accesso=2 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180709160650/https://www.ilgiornale.it/news/galimberti-vent-anni-copia-e-incolla.html|dataarchivio=9 luglio 2018|urlmorto=no}}</ref>. I due arrivarono a un accordo che prevedeva l'ammissione da parte di Galimberti dell'indebita appropriazione intellettuale nelle successive edizioni del libro e, da parte di Zingari, l'impegno "a non tornare più sulla questione". Oltre a quelli di Sissa e Zingari sono stati copiati testi di Alida Cresti, [[Salvatore Natoli]] e [[Costica Bradatan]], professore della [[Texas Tech University]]<ref>{{Cita web |url=http://archiviostorico.corriere.it/2008/giugno/09/Caro_Galimberti_qual_suo_segreto_co_9_080609067.shtml |titolo=Lettera apparsa sul Corriere della Sera di Pierluigi Battista rivolta al prof. Umberto Galimberti |accesso=12 giugno 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150224104552/http://archiviostorico.corriere.it/2008/giugno/09/Caro_Galimberti_qual_suo_segreto_co_9_080609067.shtml |dataarchivio=24 febbraio 2015 |urlmorto=no }}</ref><ref>[http://www.lettera43.it/cultura/10234/prof-ma-allora-e-un-vizio.htm Ma allora è un vizio! Galimberti copia intere frasi da un filosofo rumeno.] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110912012310/http://www.lettera43.it/cultura/10234/prof-ma-allora-e-un-vizio.htm |data=12 settembre 2011 }} Articolo del quotidiano online ''Lettera 43'' del 7 marzo 2011.</ref>. Per difendersi, a [[Sassuolo]], al [[Festivalfilosofia]] 2008 sulla [[Immaginazione|
L'inchiesta giornalistica
Nel giugno 2010 la rivista ''L'indice dei libri del mese'' ha pubblicato nel proprio sito un lungo articolo su altri ''copia-incolla'' di Galimberti. In particolare il saggio ''I miti del nostro tempo'' è stato indicato come costituito al 75% da un "riciclaggio" di suoi scritti precedenti, alcuni dei quali risalenti persino agli [[anni ottanta]]; per il restante ''25%'', una ristesura di intere frasi e paragrafi, presi da altri autori, quasi identici agli originali.<ref>{{Cita web |url=http://www.lindiceonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=332:galimbertibucci&catid=39:segnali&Itemid=56 |titolo=''Umberto Galimberti e il mito dell'industria culturale'', di Francesco Bucci |accesso=4 luglio 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101201043449/http://www.lindiceonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=332:galimbertibucci&catid=39:segnali&Itemid=56 |dataarchivio=1 dicembre 2010 |urlmorto=no }}</ref> Le accuse mosse a Galimberti sono poi diventate un libro, intitolato ''Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale'', in cui l’autore, Francesco Bucci, elenca i nomi dei pensatori da cui il docente ha tratto parti di opere senza citare la fonte.<ref name=universita /><ref>[http://temi.repubblica.it/micromega-online/in-difesa-di-umberto-galimberti/?refresh_ce In difesa di Umberto Galimberti] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20180709094542/http://temi.repubblica.it/micromega-online/in-difesa-di-umberto-galimberti/?refresh_ce |data=9 luglio 2018 }}. Articolo di Marco Alloni. Micromega, ''la Repubblica'', 22 aprile 2011.</ref>
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* ''Il libro delle emozioni'', Milano, Feltrinelli, 2021. ISBN 978-88-07-17400-1.
* ''Che tempesta! 50 emozioni raccontate ai ragazzi'', con Anna Vivarelli, Milano, Feltrinelli, 2021. ISBN 978-88-07-92351-7.
* ''
* ''Le parole di Gesù'', con Ludwig Monti, Milano, Feltrinelli, 2023. ISBN 978-88-07-92400-2.
=== Opere complete ===
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