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=== Magna Grecia ===
[[File:Bust of Pyrrhus of Epirus (Villa of the Papyri, Herculaneum).jpg|thumb|Busto di Pirro di epoca romana, dal [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]].]]
{{Vedi anche|Magna Grecia}}
[[File:Bust of Pyrrhus of Epirus (Villa of the Papyri, Herculaneum).jpg|thumb|Busto di Pirro di epoca romana, dal [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]].]]
A partire dalla seconda metà del [[IV secolo a.C.]], le città della [[Magna Grecia]] cominciarono lentamente a tramontare sotto i continui attacchi delle [[Popoli sabellici|popolazioni sabelliche]] di [[Bruzi]] e [[Lucani]].<ref>H.H.Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol. I, p.175.</ref> Le città più meridionali, tra cui [[Taranto]] era la più importante grazie al commercio con le popolazioni dell'entroterra e la [[Grecia]] stessa, furono più volte costrette a chiedere soccorso a condottieri provenienti dalla madrepatria greca, come [[Archidamo III]] di [[Sparta]] negli anni [[342 a.C.|342]]-[[338 a.C.]] o [[Alessandro il Molosso]] negli anni [[335 a.C.|335]]-[[330 a.C.]], per difendersi dagli attacchi dalle popolazioni italiche<ref name="Scullard176">H.H.Scullard, ''Storia del mondo romano'', vol.I, p.176.</ref> che, con la nuova federazione dei [[Lucani]], alla fine del [[V secolo a.C.]] si erano espanse fino alle coste del [[Mar Ionio]].<ref>Giacomo Devoto, ''Gli antichi Italici'', p. 147.</ref> Nel corso di queste guerre i [[Taranto|Tarantini]], nel tentativo di far valere i propri diritti sull'[[Apulia]], stipularono un trattato con Roma, di consueto collocato nell'anno [[303 a.C.]] ma forse risalente già al [[325 a.C.]],<ref>[[Mario Attilio Levi]], ''L'Italia nell'Evo antico'', p.191.</ref> secondo il quale alle navi romane non era concesso di superare ad Oriente il [[promontorio Lacinio]] (oggi [[capo Colonna]], presso [[Crotone]]). La successiva alleanza di Roma con [[Napoli]] nel [[327 a.C.]] e la fondazione della [[colonia romana]] di ''Luceria'' nel [[314 a.C.]]<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', IX, 26.</ref><ref>[[Diodoro Siculo]], XIX, 72.</ref> preoccuparano non poco i Tarantini che temevano di dover rinunciare alle loro ambizioni di conquista sui territori dell'Apulia settentrionale a causa dell'avanzata romana.<ref name="Scullard176"/>
 
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=== Soldati al seguito di Pirro ===
==== Gli alleati di Pirro ====
Considerando i rinforzi che Pirro ottenne<ref>Non considerando la cifra spropositata di {{formatnum:350000}} armati e {{formatnum:20000}} cavalieri attestata da Plutarco.</ref>, egli si pose a capo di un esercito di {{formatnum:31500}} soldati e {{#expr:20+2}} [[Elefante da guerra|elefanti]]. {{formatnum:3000}} uomini furono lasciati a presidio di Taranto: quindi le unità effettive che si scontrarono coi Romani nella [[battaglia di Eraclea]], stando a [[Plutarco]], furono {{formatnum:28500}} uomini e 22 elefanti.
Dopo aver lasciatoaccettato lla richiesta d'Epiroaiuto di Taranto, Pirro avanzò richieste di aiuti militari a vari sovrani [[Ellenismo|ellenistici]], in quanto l'Epiro era un regno montanaro e da solo non aveva sufficienti mezzi per condurre una lunga e dispendiosa campagna contro Roma. Chiese aiuti ad [[Antioco I]] (re del [[Dinastia seleucide|regno seleucide]]) e ad [[Antigono II Gonata]] (figlio di [[Demetrio I Poliorcete]]), nonché al [[re di Macedonia]], [[Tolomeo Cerauno]], alai qualequali chiese sostegno militare, finanziario e marittimo. [[Pirro]] aveva trascorso alcuni anni ad [[Alessandria d'Egitto]] con il cognato [[Tolomeo II]], che gli promise aiuti militari. Analogamente, Pirro reclutò anche altre forze mercenarie, tra cui i cavalieri di [[Tessaglia]]<ref>{{cita|Orosio|IV, 1}}.</ref> e i [[frombolieri]] di [[Rodi]]<ref name="ReferenceA">I democratici di molte città greche non erano favorevoli a dichiarare guerra a Roma e per questo decisero di non aiutarlo.</ref>. In Italia godette anche del supporto di Lucani, MessapiBruzi, Sanniti,<ref name="PLU" /><ref name="FLO" /> Apuli e CampaniApuli .<ref name="FLO">{{cita|Floro|I, 18}}.</ref>
 
==== Macedonia e Grecia ====
Il re d'Egittodi Macedonia, [[Tolomeo II|Tolomeo Cerauno]], inviò nel maggio del 280 a.C., inviò in Epiro, secondo Giustino:<ref>{{cita|Giustino|XVII, 2}}.</ref> {{formatnum:5000}} uomini, 4004000 cavalieri e 50 elefanti. Alcuni storici vedonorivedono la cifra al ribasso e credono che le reali proporzioni del contingente si limitarono a 205000 elefantifanti, di400 sostegno.<ref>{{citacavalieri libro|autore=Luigie Pareti|titolo=Storia20 dellaelefanti. regioneQuesti Lucano-Bruzziaerano nell'antichitàprobabilmente: opera2500 inedita|p=341}}</ref>falangiti InMacedoni, 2000 arcieri e ogni500 casofrombolieri Pirrobarbari, durante300 lacavalieri suaTessali spedizione,e non100 potéMacedoni usufruirnecon perché20 questielefanti rinforziindiani, restaronocomponenti inla Epiroscorta perdi tenereSeleuco sottoI, controlloucciso lal'anno precedente dal regioneCerauno.
 
==== Epiro ====
Il re epirota sbarcò in [[Italia antica|Italia]] nel [[280 a.C.]] con circa {{formatnum:25500}}22400 uomini e 20 elefanti<ref name="Brizzi127"/><ref name="Piganiol182"/><ref name=PLU>{{cita|Plutarco|''Vita di Pirro'', 15}}.</ref>:
* {{formatnum:20000}}14500 [[opliti|fanti]] addestrati alla formazione a [[Falange (militare)|falange]]
* {{formatnum:3000}}2400 cavalieri (comprendenti truppe500 provenientiuomini dalladello [[Tessaglia]]Squadrone Reale)
* {{formatnum:2000}} [[arcieri]] greci(Cilici e Misi)
* 500 [[frombolieri]] rodensi(Cyrti)
* 20 [[elefanti da guerra]] indiani
Tra i rinforzi già inviati dall'Epiro al servizio di PirroTaranto, secondo Plutarco ci furono:<ref name=PLU/>
* {{formatnum:3000}} uominipeltasti eranomercenari Etoli, Atamani e Acarnani, giunti al comando di Cinea in aiuto a Taranto.<ref name=PLU/><ref>Alcuni storici credono che Plutarco conti già questi {{formatnum:3000}} in quei {{formatnum:25500}} e che, quindi, i soldati effettivi risultino {{formatnum:25500}} e non {{formatnum:28500}}.</ref><ref name="ParetiRussi340"/>
 
In totale le truppe al seguito di Pirro, giunte dall'Epiro, furono {{formatnum:28500}} uomini e 20 elefanti.
 
==== Italioti ====
Sappiamo che gli [[Italioti]] (ovvero i Greci della [[Magna Grecia]], da non confondere con la [[Sicilia greca]]) conferirono a Pirro il comando supremo. Tra le promesse che adularono e convinsero il re d'Epiro a giungere in soccorso degli Italioti, fu l'offerta di porsi generale di {{formatnum:350000}} armati e {{formatnum:20000}} cavalieri.<ref>{{cita|Plutarco|''Vita di Pirro'', 13}}.</ref><ref>{{cita libro|autore=Luigi Pareti|titolo=Storia della regione Lucano-Bruzzia nell'antichità: opera inedita|p=341}} dove si afferma esplicitamente l'impossibilità quelle regioni potessero arruolare un esercito tanto numeroso. La cifra si riduce a {{formatnum:250000}} ipotizzando un errore di trascrizione.</ref> I rinforzi effettivamente giuntiaggregati sonofurono:
* 3000 opliti ("Scudi Bianchi") e 300 cavalieri di Taranto, {{formatnum:3000}} uominipeltasti e 2300 elefanticavalieri (conmercenari pochiarruolati cavalieri)tra daii [[Messapi]].<ref name=PLU/>
Dopo aver atteso l'arrivo delle restanti navi, Pirro lasciòlasciato a Taranto unil presidio di {{formatnum:3000}} uomini con il suo fidato ambasciatore Cinea<ref name="ParetiRussi340" />, ePirro si spostò verso sudovest, accampandosi nei pressi di ''Heraclea'' con un esercito forte di circa {{formatnum:25500}} uomini.<ref name="Plutarco15" />.
 
==== Macedonia e Grecia ====
Il re d'Egitto, [[Tolomeo II]], inviò nel maggio del 280 a.C., in Epiro, secondo Giustino:<ref>{{cita|Giustino|XVII, 2}}.</ref> {{formatnum:5000}} uomini, 400 cavalieri e 50 elefanti. Alcuni storici vedono la cifra al ribasso e credono che le reali proporzioni del contingente si limitarono a 20 elefanti di sostegno.<ref>{{cita libro|autore=Luigi Pareti|titolo=Storia della regione Lucano-Bruzzia nell'antichità: opera inedita|p=341}}</ref> In ogni caso Pirro, durante la sua spedizione, non poté usufruirne perché questi rinforzi restarono in Epiro per tenere sotto controllo la regione.
 
==== Gli alleati di Pirro ====
Dopo aver lasciato l'Epiro, Pirro avanzò richieste di aiuti militari a vari sovrani [[Ellenismo|ellenistici]], in quanto l'Epiro era un regno montanaro e da solo non aveva sufficienti mezzi per condurre una lunga e dispendiosa campagna contro Roma. Chiese aiuti ad [[Antioco I]] (re del [[Dinastia seleucide|regno seleucide]]) e ad [[Antigono II Gonata]] (figlio di [[Demetrio I Poliorcete]]), nonché al [[re di Macedonia]], [[Tolomeo Cerauno]], al quale chiese sostegno finanziario e marittimo. [[Pirro]] aveva trascorso alcuni anni ad [[Alessandria d'Egitto]] con il cognato [[Tolomeo II]], che gli promise aiuti militari. Analogamente, Pirro reclutò anche altre forze mercenarie, tra cui i cavalieri di [[Tessaglia]]<ref>{{cita|Orosio|IV, 1}}.</ref> e i [[frombolieri]] di [[Rodi]]<ref name="ReferenceA">I democratici di molte città greche non erano favorevoli a dichiarare guerra a Roma e per questo decisero di non aiutarlo.</ref>. In Italia godette del supporto di Lucani, Messapi, Sanniti,<ref name=PLU/><ref name=FLO/> Apuli e Campani.<ref name=FLO>{{cita|Floro|I, 18}}.</ref>
 
Dopo aver atteso l'arrivo delle restanti navi, Pirro lasciò a Taranto un presidio di {{formatnum:3000}} uomini con il suo fidato ambasciatore Cinea<ref name="ParetiRussi340"/> e si spostò verso sud, accampandosi nei pressi di ''Heraclea'' con un esercito forte di circa {{formatnum:25500}} uomini.<ref name="Plutarco15"/>.
 
=== Repubblica romana ===
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== Fasi del conflitto ==
=== Assedio di Taranto ===
Si dice che i Tarantini e i loro alleati si vantassero di poter disporre di {{formatnum:350000}} uomini e {{formatnum:20000}} cavalieri<ref name="ParetiRussi340">{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 340}}.</ref><ref>Il numero dei cavalieri non è proporzionato (soprattutto per una regione in cui esistevano allevamenti equini) rispetto a quello dei fanti, che andrebbe ridotto a {{formatnum:250000}} ammettendo un errore di trasmissione scritta (KE' e ΛE'). Al riguardo si veda: ({{Cita|L. Pareti|pag. 11 n. 1}}).</ref> reclutati tra Sanniti, Lucani e Bruzi. Nel [[281 a.C.]] le legioni romane, al comando di [[Lucio Emilio Barbula]], entrarono innel Tarantoterritorio esi la conquistaronoTaranto, malgrado i rinforzi dei Sanniti e dei Messapi. All'indomani della battaglia i Greci chiesero una breve tregua e la possibilità di intavolare delle trattative con i Romani.
 
I negoziati vennero bruscamente interrotti con l'arrivo a Taranto dell'ambasciatore [[Cinea]] che precedeva (o accompagnava) {{formatnum:3000}} soldati, forza d'avanguardia di Pirro posta sotto il comando del generale [[Milone di Taranto]]<ref name="ParetiRussi340"/><ref name="Plutarco15">[[Plutarco]], ''Vita di Pirro'', 15.</ref>. Il console romano Barbula, che si era spinto nel [[Metapontino]], si ritrovò sotto il tiro delle macchine da guerra delle navi nemiche che erano disposte lungo la costa a presidiare il golfo<ref name="ParetiRussi340"/>. Nella battaglia che ne scaturì, Barbula riuscì a subire perdite minori del previsto poiché aveva astutamente disposto sul lato destro della colonna, esposto ai colpi, i prigionieri di guerra<ref name="Zonara">[[Giovanni Zonara]], ''Epitome'', VIII, 2.</ref>.
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==== Gli alleati di Pirro ====
Dopo aver lasciato l'Epiro, Pirro avanzò richieste di aiuti militari a vari sovrani [[Ellenismo|ellenistici]], in quanto l'Epiro era un regno montanaro e da solo non aveva sufficienti mezzi per condurre una lunga e dispendiosa campagna contro Roma. Chiese aiuti ad [[Antioco I]] (re del [[Dinastia seleucide|regno seleucide]]) e ad [[Antigono II Gonata]] (figlio di [[Demetrio I Poliorcete]]), nonché al [[re di Macedonia]], [[Tolomeo Cerauno]], al quale chiese sostegno finanziario e marittimo. Il re dell'[[Antico Egitto|Egitto]] [[Tolomeo II]] promise l'invio di una forza di {{formatnum:4000}} soldati, {{formatnum:5000}} cavalieri e 50 [[elefanti da guerra]]<ref>[[Marco Giuniano Giustino]], ''Historiarum Philippicarum T. [[Pompeo Trogo|Pompeii Trogi]]'', {{cita web|url=http://www.sflt.ucl.ac.be/files/AClassFTP/TEXTES/Justin/hist_univ_17_fr.txt|titolo=libro XVII, 2|accesso=17 aprile 2009}}</ref><ref>[[Pirro]] aveva trascorso alcuni anni ad [[Alessandria d'Egitto]] con il cognato [[Tolomeo II]], che gli promise aiuti militari.</ref> destinata a difendere l'Epiro durante la [[Pirro#La campagna militare in Italia|campagna d’Italia]]. Analogamente, Pirro, reclutò anche altre forze mercenarie, tra cui i cavalieri di [[Tessaglia]] e i [[frombolieri]] di [[Rodi]]<ref name="ReferenceA">I democratici di molte città greche non erano favorevoli a dichiarare guerra a Roma e per questo decisero di non aiutarlo.</ref>.
 
Nel [[280 a.C.]] Pirro salpò verso le coste italiche ma, durante la traversata, fu sorpreso da una tempesta che arrecò danni alle navi e lo indusse a sbarcare le truppe, probabilmente nei pressi di [[Brindisi]]<ref>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 341}}.</ref>. Era a capo di {{formatnum:28500}} armati e 20 elefanti<ref name="Plutarco15"/><ref name="Brizzi126">{{cita|G. Brizzi|pag. 126}}.</ref>. Di lì proseguì via terra verso Taranto dove si acquartierò<ref name="AppianoVIII">[[Appiano di Alessandria]], ''Storia di Roma, le guerre sannitiche'', VIII.</ref>, aiutato dai [[Messapi]]<ref name="Plutarco15"/><ref name="Zonara"/>.
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=== La prima sconfitta romana ad Eraclea (280 a.C.) ===
[[File:Battaglia Heraclea2.jpg|upright=1.4|thumb|left|Seconda fase della [[battaglia di Eraclea]].]]
{{Vedi anche|Battaglia di Eraclea}}
[[File:Battaglia Heraclea2.jpg|upright=1.4|thumb|left|Seconda fase della [[battaglia di Eraclea]].]]
Il [[Battaglia di Eraclea|primo scontro]] tra gli Epiroti ed i Romani avvenne in Basilicata, nella piana di [[Eraclea (Magna Grecia)|Eraclea]] (presso l'odierna [[Policoro]]), nello stesso 280 a.C.<ref name="EutropioII,11"/> Nonostante la sorpresa di trovarsi di fronte gli [[elefante da guerra|elefanti]], animali mai visti in precedenza, i Romani ressero bene l'urto fino a sera, anche se la battaglia alla fine si risolse con una sconfitta in cui ne morirono {{formatnum:7000}} (circa un terzo, dei {{formatnum:20000}} iniziali<ref name="Piganiol183"/>) e {{formatnum:1800}} furono fatti prigionieri.<ref name="EutropioII,11"/> Pirro lasciò invece sul campo {{formatnum:4000}} armati<ref name="Piganiol183"/> dei 2{{formatnum:500025000}} iniziali:<ref name="Piganiol182"/> troppe perdite per il contingente epirota, che difficilmente poteva ottenere rinforzi al contrario di Roma che poteva reclutare in fretta nuove truppe; ma, fortunatamente per Pirro, queste perdite vennero rimpiazzate dai soldati di Lucani, Bruzi e Messapi, assieme ad alcuni rinforzi mandati dalle città greche ([[Crotone]], [[Locri Epizefiri]]) che alla notizia della vittoria decisero di unirsi a lui.
 
==== Tentativi di ribellioni di Pirro tra gli alleati dei Romani ====
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=== L'intervento in Sicilia (278-276 a.C.) ===
{{Vedi anche|Guerre greco-puniche}}
;[[278 a.C.]]: Pirro ricevette due offerte allo stesso tempo: da un lato, le città greche di Sicilia gli proposero di estromettere i [[Cartagine]]si (l'altra grande potenza del Mediterraneo occidentale) dalla metà occidentale dell'isola; dall'altro, i [[Regno di Macedonia|Macedoni]] gli chiesero di salire al trono di Macedonia al posto di re [[Tolomeo Cerauno]], decapitato nell'[[Spedizioni celtiche nei Balcani|invasione della Grecia e della Macedonia]] da parte dei [[Galli]]. Pirro giunse a conclusione che le opportunità maggiori venivano dall'avventura in Sicilia e decise, pertanto, di abbandonare l'Italia meridionale e andare in aiuto dell'isola, non avendo ottenuto però nessun trattato preciso dai romani. Al comando di un esercito di 3{{formatnum:700037000}} uomini mosse da Agrigento verso [[Erice]] e la espugnò: caduta la città filo-cartaginese più fortificata, altre come [[Segesta]]<ref>Diodoro Siculo, ''Biblioteca Storica'', XXII, 10, 2</ref> si consegnarono all'epirota. Fu così nominato re di Sicilia, e i suoi piani prevedevano la spartizione dei territori fin lì conquistati tra i due figli, [[Eleno (figlio di Pirro)|Eleno]] (a cui sarebbe andata la Sicilia) e [[Alessandro (figlio di Pirro)|Alessandro]] (a cui sarebbe andata l'[[Italia]]).
 
;[[277 a.C.]]:[[Cartagine]] aveva deciso di non difendere città come [[Palermo]] ed [[Eraclea Minoa]], ma concentrò i suoi sforzi su [[Lilibeo]], città che veniva rifornita via mare: fu così possibile ai fenici di sostenere l'assedio posto da Pirro<ref>G.E.Di Blasi, ''Storia del regno di Sicilia'', Vol I, Edizioni Dafni Catania, Distribuzione Tringale Editore, ed. del 1844, stamperia Oretea Palermo, pg. 311-314</ref>.
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Durante il trasferimento delle truppe, i Cartaginesi ne approfittarono per attaccarlo sul mare, così che l'esercito di Pirro, nella [[Battaglia dello Stretto di Messina (276 a.C.)|Battaglia dello Stretto di Messina]] subì gravissime perdite.
 
=== Fine della guerra: la battaglia di ''MaleventumMalventum'' ===
{{Vedi anche|Battaglia di Benevento (275 a.C.)}}
Nel frattempo Roma, sempre rifornita abbondantemente da Cartagine, rioccupava senza colpo ferire tutto il territorio precedentemente perduto in Puglia ed in Lucania. Sedata definitivamente la ribellione degli [[Oschi]] e dei [[Sanniti]] (la componente stanziata al confine tra le attuali Campania e Puglia), arrivò nell'inverno del [[276 a.C.]] a porre nuovamente sotto assedio Taranto, per terra e questa volta anche per mare, complice la flotta cartaginese. I tarantini invocarono nuovamente l'aiuto di Pirro, che dovette dunque abbandonare la Sicilia e sbarcare in Lucania.
 
;[[275 a.C.]]: Lo scontro definitivo con Roma avvenne nel Sannio, a ''MaleventumMalventum'' nella tarda primavera di quest'anno. L'intento di Pirro era quello di far togliere l'assedio a Taranto minacciando direttamente Roma. Ma i romani, intuita la strategia dell'epirota, non solo non tolsero l'assedio a Taranto, bensì risposero inviandogli contro tutte le legioni stanziate in Etruria, devastando l'esercito avversario che non disponeva più degli elefanti, tutti eliminati nelle azioni di guerriglia seguite allo scontro di Ascoli, che era stato logorato da anni di guerre e che era provato nel morale per gli insuccessi strategici.
 
Pirro, per non cadere prigioniero dei romani, dovette far ritorno precipitosamente nel suo regno con quanto rimaneva del suo esercito.