Luisa Calzetta: differenze tra le versioni

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=== Partigiana in Val Nure nelle Brigate Garibaldi “Caio” e Mazzini ===
Nel luglio 1944, la banda Gaspare venne sciolta dal comandante partigiano ligure "Bisagno", nome di battaglia di [[Aldo Gastaldi]], poiché si necessitava la sua integrazione nell'organizzazione militare partigiana. Una parte di loro entrò nella [[Divisione Garibaldi "Cichero"]], ma Calzetta e altri passarono invece in [[Val Nure]], entrando nella 59ª  Brigata Garibaldi “Caio” al comando dall'"Istriano", nome di battaglia di Ernesto Poldrugo<ref name=":2" />, brigata che comprendeva anche alcuni partigiani parmensi e che si era già distinta per la liberazione, il 20 maggio e il 26 giugno 1944, di due comuni piacentini, quello di [[Ferriere (Italia)|Ferriere]] e di [[Farini]]. Nella brigata "Caio", Calzetta si affermò come partigiana a tutti gli effetti, ricevendo anche il suo primo fucile [[Sten]] ottenuto da un lancio aereo alleato e partecipando alla fine di luglio alla liberazione di [[Bettola]], dove venne costituita l'8 agosto 1944<ref>{{Cita web|lingua=it|autore=Redazione|url=https://www.ilpiacenza.it/attualita/la-libera-repubblica-di-bettola-una-mostra-fotografica-a-80-anni-dalla-liberazione.html|titolo=La libera Repubblica di Bettola, una mostra fotografica a 80 anni dalla Liberazione|sito=IlPiacenza|accesso=2025-08-28}}</ref> una delle prime [[Repubbliche partigiane]] e insediato sia il [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] provinciale che il Comando partigiano della XIIIª Zona Operativa della Resistenza con a capo [[Emilio Canzi]]. Ancora una volta avvenne un distacco: in conflitto con Mili¢ Dusan, il "Montenegrino", l'Istriano abbandonò la formazione trasferendosi in [[Val d'Aveto]] e a Bettola rimasero i residenti locali fra cui il comandante del distaccamento Antonio Guglieri detto “Grillo” e la stessa Calzetta<ref>{{Cita web|url=http://www.piacenzantica.it/page.php?207|titolo=PiacenzAntica: Bettola - Bétula|sito=www.piacenzantica.it|accesso=2025-08-28}}</ref>.
 
In quei mesi venne costituita una nuova brigata affidata al comando di Giuseppe Panni che le diede il nome di "[[Brigate Mazzini|Mazzini"]]<ref>Giuseppe Panni, ''La Brigata Mazzini e la Brigata Inzani in Val Nure e in Val d’Arda –'' pagg. 105-109, T.E.P., Piacenza 1978</ref>. Il Grillo diventò comandante di battaglione e Calzetta a capo di una squadra, assumendo il nome di battaglia "Tigrona", per cui sarà ricordata, e assunse una certa autorevolezza tra i compagni di armi per via del suo grado superiore d'istruzione. Partecipò alla massima espansione partigiana della zona libera di Bettola nei territori circostanti della valle tra la fine dell'estate e l'autunno, come la liberazione di [[Ponte dell'Olio]] il 5 ottobre 1944 dopo cinque giorni di assedio partigiano alle forze [[Repubblichini|repubblichine]]. Il 31 agosto 1944 i nazifascisti avevano tentato la riconquista di Bettola dalla pianura, ma erano stati respinti all'altezza della frazione di Biana dalla Brigata Mazzini e anche da Calzetta nella postazione di [[mitragliatrice]] a fianco di Grillo<ref name=":0" />.
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Dopo il [[proclama Alexander]] del 13 novembre 1944, l'[[Campagna d'Italia (1943-1945)|avanzata alleata in Italia]] si fermò per l'inverno, portando ad una brusca controffensiva nazifascista contro la [[Resistenza italiana]] in tutto il [[Italia settentrionale|Nord Italia]]. Qui venne inviata anche la [[162. (Turkistan) Infanterie-Division|162ª Divisione di Fanteria "Turkestan"]], comunemente nota come "Divisione Turkestan", una divisione della [[Wehrmacht]] composta da soldati di origine [[Caucaso|caucasica]] e [[Turkmeni|turkmena]], reclutati tra i prigionieri di guerra e i disertori dell'[[Armata Rossa]] durante l'[[Operazione Barbarossa]]<ref>Samuel W. Mitcham, ''German order of battle: Panzer, Panzer Grenadier, and Waffen SS, Vol.3'', Stackpole Books, 1997, p. 215.</ref> col compito di effettuare rastrellamenti contro i partigiani italiani in varie zone dell'[[Appennino tosco-emiliano|Appennino emiliano]], tra cui il Piacentino<ref>Andrea Santangelo, ''Quelli della Gotica'', ARRSA, Rimini, 2005, p. 23</ref>. I battaglioni della Turkestan - soprannominati volgarmente "[[Mongoli]]" per via dei tratti asiatici - sbaragliarono con la loro potenza di fuoco i partigiani piacentini in Val Nure riconquistando Bettola, tanto che i liberatori furono costretti a ritirarsi sui monti. Il comandante Canzi dispose di riorganizzare le difese resistenziali al [[Passo del Cerro]]. Il 2 dicembre 1944 pochi partigiani, tra cui la Tigrona, accorsero sul Cerro e riuscirono in combattimento a bloccare e a far arretrare la Turkestan<ref name=":0" />.
 
Un altro reparto dei Mongoli, tuttavia, accorse in Val Nure da [[Bobbio]], passando per [[Coli]] e Pradovera, e sorprese di spalle i partigiani schierati sul Cerro. Ciò provocò un'altra ritirata precipitosa e disordinata verso altre mete: alcuni partigiani si ritirarono verso Ferriere, dove era diretto il comandante della "Mazzini", Panni; altri verso la [[Val d'Arda]], in direzione del [[Passo del Pellizzone]] e da lì poi a [[Bardi (Italia)|Bardi]], sull'[[Appennino parmense]]. Il 3 dicembre 1944, sempre dalla Val d’Arda arrivarono in aiuto al Cerro, su due autocarri, i partigiani del distaccamento "Gusano" della 142ª  Brigata Garibaldi, che invece si ritirarono ordinatamente e presero con sé la Tigrona. Scesero a Bettola, si posizionarono all’altezza del Preventorio con l'obiettivo di bloccare il passaggio in Val d’Arda alla Turkestan. Li raggiunse il comandante della Divisione Val d’Arda, [[Giuseppe Prati]], e avvertì che la situazione dei partigiani appariva disperata, tanto che convenne con Canzi di abbandonare anche la Val d’Arda e di sciogliere le brigate<ref name=":0" />.
 
=== La morte al Passo dei Guselli ===
Nel pomeriggio del 3 dicembre 1944 la Tigrona si unì al distaccamento "Gusano" in direzione del Pellizzone per ritirarsi. Al mattino del 4 dicembre 1944, una volta a [[Morfasso]], il comandante Prati vide una cinquantina di partigiani su due automezzi tornare in Val Nure. Da loro seppe che i Mongoli erano prostrati dai rastrellamenti e i partigiani intendevano stabilirsi a Prato Barbieri per sbarrare la strada alla Turkestan in caso volesse sconfinare in Val d'Arda. Calzetta si unì a loro, seguendoli attraverso il [[Passo dei Guselli]], una località morfassina. I soldati della Turkestan, che si trovavano già nei paraggi per fare razzia di beni alimentari, si accorsero dell'arrivo dei partigiani. Si appostarono tra le case didella località morfassina dei [[Guselli]] e, una volta arrivati gli autocarri dei partigiani, conin un'imboscata li investirono di raffiche di mitra, compiendo una carneficina. Calzetta era nella cabina dell'autista di uno degli autocarri, uscì a fatica poiché una delle portiere era bloccata e, una volta a terra, impugnò la pistola e sparò per difendersi, ma venne colpita a morte dalle scariche di mitra della Turkestan, all'età di 25 anni. Morì insieme ad altri 25 partigiani<ref>{{Cita web|lingua=it|autore=Redazione|url=https://www.piacenzasera.it/2019/12/75-anni-fa-il-sacrificio-dei-partigiani-ai-guselli-il-ricordo-tra-la-nebbia/321753/|titolo=75 anni fa il sacrificio dei partigiani ai Guselli, il ricordo tra la nebbia|sito=piacenzasera.it|data=2019-12-02|accesso=2025-08-28}}</ref>, altri 8 vennero giustiziati successivamente. A

Nel Luisa1962, Calzettacon [[Decreto del presidente della Repubblica|decreto presidenziale]] venne conferita postuma a Luisa Calzetta la [[Ricompense al valor militare|Medaglia d’Argento al Valor Militare]]<ref name=":0" />.
 
== Onorificenze ==
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|nome_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare
|collegamento_onorificenza=Medaglia d'argento al valor militare
|motivazione= Indomita partigiana, nel nobile tentativo di portare al sicuro un componente della propria formazione che era rimasto ferito in combattimento, veniva circondata da un folto numero di nemici. Impugnata la pistola, si difendeva con eroica fermezza fin tanto che, sopraffatta , veniva trucidata. Fulgido esempio di abnegazione e di attaccamento alla Causa. Zona di Gropparello (Appennino Piacentino) , 4 dicembre 1944
|data= DPR 6 maggio 1962<ref>{{Cita web|url=http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/#|titolo=Istituto Nastro Azzurro|accesso=2025-08-31}}</ref>}}
 
== Note ==