Vespasiano e Codice ATC G01: differenze tra le pagine

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Il '''codice ATC G01''' "Antinfettivi ginecologici e [[antisettico|antisettici]]" è un sottogruppo del [[sistema di classificazione Anatomico Terapeutico e Chimico]], un sistema di codici alfanumerici sviluppato dall'[[Organizzazione mondiale della sanità|OMS]] per la classificazione dei farmaci e altri prodotti medici. Il sottogruppo G01 fa parte del gruppo anatomico [[Codice ATC G|G]], farmaci per l'[[Apparato genito-urinario]] e [[ormone sessuale|ormoni sessuali]].<ref>{{cita web|url=http://www.whocc.no/atc_ddd_index/?code=G01|titolo=ACT/DDD index 2017: code G01|accesso=10 novembre 2017}}</ref>
{{Nota disambigua||Vespasiano (disambigua)}}
{{Nota disambigua|il figlio con lo stesso nome, noto semplicemente come Tito|Tito (imperatore romano)|Tito Flavio Vespasiano}}
{{Monarca
| nome =Vespasiano
| titolo =[[Imperatore romano]]
| immagine =Vespasianus01 pushkin edit.png
| legenda =Busto di Vespasiano
| regno =1º luglio<ref name="SvetonioVesp6"/> [[69]] – 23 giugno [[79]]<ref name="SvetonioVesp24"/>
| altrititoli =''[[Pater Patriae]]''
| nome completo = Tito Flavio Sabino Vespasiano Cesare Augusto
| predecessore =[[Vitellio]]
| successore =[[Tito (imperatore romano)|Tito]]
| coniuge 1 =[[Flavia Domitilla maggiore|Flavia Domitilla]]<ref name="SvetonioVesp3">[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 3.</ref> (morta nel [[69]])
| coniuge 2 =[[Antonia Caenis|Caenis]]<ref name="SvetonioVesp3"/> (amante e di fatto sua moglie dopo la morte di Domitilla;<ref name="SvetonioVesp3"/> c. [[65]]-[[74]])
| figli =[[Tito (imperatore romano)|Tito]]<ref name="SvetonioVesp3"/><ref>John Harvey Kent, ''Corinth VIII.3. The inscriptions, 1926-1950'', Princeton (NJ), American School of Classical Studies at Athens, 1966, n° 84.</ref><br />[[Domiziano]]<ref name="SvetonioVesp3"/><br />[[Flavia Domitilla minore]]<ref name="SvetonioVesp3"/>
| dinastia =[[dinastia flavia|Flavia]]
| padre =[[Tito Flavio Sabino (padre di Vespasiano)|Tito Flavio Sabino]]<ref name="SvetonioVesp1">[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 1.</ref>
| madre =[[Vespasia Polla]]<ref name="SvetonioVesp1"/>
| data di nascita =17 novembre del [[9]]<ref name="SvetonioVesp2"/>
| luogo di nascita= ''[[Cittareale|Vicus Phalacrinae]]'',<ref name="SvetonioVesp2">[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 2.</ref> oggi [[Cittareale]]
| data di morte =23 giugno del [[79]]<ref name="SvetonioVesp24"/>
| luogo di morte =[[Aquae Cutiliae|Cotilia]]
|luogo di sepoltura = tempio dei Flavi o [[mausoleo di Augusto]]
}}
{{Bio
|Nome = Tito Flavio
|Cognome = Vespasiano
|PostCognomeVirgola = meglio conosciuto come '''Vespasiano'''
|PreData = [[lingua latina|in latino]]: ''Titus Flavius Vespasianus''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Cittareale
|GiornoMeseNascita = 17 novembre
|AnnoNascita = 9
|LuogoMorte = Cotilia
|LuogoMorteLink = Aquae Cutiliae
|GiornoMeseMorte = 23 giugno
|AnnoMorte = 79
|Attività = imperatore
|Nazionalità = romano
|PostNazionalità = , che governò fra il [[69]] e il 79 col nome di '''Cesare Vespasiano Augusto''' (in latino: ''Caesar Vespasianus Augustus'')
}}
Fondatore della [[dinastia flavia]], fu il quarto a salire al trono nel 69 (l'[[guerra civile romana (68-69)|anno dei quattro imperatori]]) ponendo fine a un periodo d'instabilità seguito alla morte di [[Nerone]] e definito da [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] "lungo anno".
{{Citazione|È opportuno che un imperatore muoia in piedi.|Vespasiano in procinto di alzarsi in punto di morte|Imperatorem stantem mori oportet|lingua=la}}
 
Codici per uso veterinario (codici ATC<sub>vet</sub>) possono essere creati ponendo la lettera Q di fronte al codice ATC umano: QG01...<ref>{{cita web|url=http://www.whocc.no/atcvet/atcvet_index/?code=G01|titolo=ACTvet index 2017: code G01|accesso=10 novembre 2017}}</ref> I codici ATCvet senza corrispondente codice ATC umano sono riportati nella lista seguente con la Q iniziale.
== Biografia ==
=== Origini familiari (9-25) ===
{{Vedi anche|Gens Flavia}}
Nacque in [[Sabina]] presso l'antico ''[[Cittareale|Vicus Phalacrinae]]'',<ref name="SvetonioVesp2"/> corrispondente all'odierna cittadina di [[Cittareale]] (nell'attuale [[provincia di Rieti]]) da [[Tito Flavio Sabino (padre di Vespasiano)|Tito Flavio Sabino]],<ref name="SvetonioVesp1"/> appartenente ad una famiglia dell'[[ordine equestre]] di ''Reate'' (odierna [[Rieti]]), avente molti possedimenti terrieri nell'alta Sabina. Flavio Sabino fu esattore di imposte e [[argentario (banchiere dell'antica Roma)|operatore finanziario]] (come lo era stato il padre, [[Tito Flavio Petrone]]);<ref name="SvetonioVesp1"/> la madre [[Vespasia Polla]], di nobili origini, era di [[Norcia]], figlia di un militare di carriera, [[Vespasio Pollione]]<ref name="SvetonioVesp1"/> e sorella di un [[senato romano|senatore]]. Vespasiano aveva un fratello maggiore di nome [[Tito Flavio Sabino (console 47)|Tito Flavio Sabino]], più tardi divenuto ''[[praefectus urbi|praefectus Urbi]]''.<ref name="SvetonioVesp1"/>
 
Numeri nazionali della classificazione ATC possono includere codici aggiuntivi non presenti in questa lista, che segue la versione OMS.
Venne educato in campagna, vicino al ''vicus'' di ''[[Cosa (colonia romana)|Cosa]]'' (oggi nei pressi di [[Ansedonia]]), sotto la guida della nonna paterna, tanto che anche quando divenne ''princeps'' tornò spesso nei luoghi della sua infanzia, avendo lasciato la villa esattamente come era stata.<ref name="SvetonioVesp2"/>
 
== G01A Anti infettivi e antisettici, escluse le combinazioni con corticosteroidi ==
=== Carriera militare e politica (25-68) ===
{{vedi anche|Cursus honorum}}
Dopo aver preso la ''[[toga#Toga romana|toga virilis]]'' (all'età di sedici anni durante i ''[[liberalismo|liberalia]]'' che si celebrarono il 17 marzo del [[26]]), avversò per molto tempo il [[tribuno laticlavio|tribunato laticlavio]].<ref name="SvetonioVesp2"/> Ma poi spinto dalla madre a farne richiesta, servì lo [[Impero romano|Stato]], iniziando il suo personale ''[[cursus honorum]]'':
* inizialmente nell'esercito, in [[Tracia (provincia romana)|Tracia]],<ref>In questo caso si trattava della [[Mesia]], che a quel tempo disponeva di un paio di legioni: la ''[[legio IIII Scythica|legio IV Scythica]]'' e la ''[[legio V Macedonica]]''.</ref> come laticlavio<ref name="SvetonioVesp2"/> per almeno 3 o 4 anni (attorno all'anno [[30]]<ref name="Levick">{{Cita|Levick 1999|p. 8}}. Sembra che Vespasiano abbia militato come [[tribuno laticlavio]] nella ''[[legio V Macedonica]]'', che, quarant'anni più tardi, partecipò all'[[assedio di Gerusalemme (70)|assedio di Gerusalemme del 70]].</ref>);
* più tardi divenne [[Questore (storia romana)|questore]] nella [[provincia romana|provincia]] di [[Creta e Cirene]]<ref name="SvetonioVesp2"/> (nel [[34]] all'età di venticinque anni);
* in seguito ricoprì la carica di [[Edile (storia romana)|edile]], classificandosi al sesto posto, dopo essere stato respinto la prima volta (nel [[38]]<ref name="Dione59.12.3">[[Cassio Dione|Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', LIX, 12.3.</ref>);<ref name="SvetonioVesp2"/> Svetonio e Dione raccontano un curioso episodio di questo periodo:<ref name="Dione59.12.3"/>
{{Citazione|[...] mentre era edile, Caio Cesare ([[Caligola]]), adiratosi poiché [Vespasiano] non aveva curato la spazzatura per le strade, aveva dato ordine ai soldati di coprirlo di fango e di riempirne il grembo della sua ''[[toga|toga praetexta]]''.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 5}}
* infine [[Pretore (storia romana)|pretore]] (nel [[40]] all'età di trent'anni), riuscendo tra i primi come ci racconta [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]],<ref name="SvetonioVesp2"/> che aggiunge:
{{Citazione|Come pretore, per acquistare i favori di [[Caligola]], che era in urto con il Senato, propose che fossero celebrati dei giochi per la vittoria [dell'imperatore] in ''[[Germania Magna]]'', e che alla pena dei congiurati si aggiungesse anche il fatto di lasciarli insepolti. Lo ringraziò persino in Senato per averlo invitato a pranzo.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 2}}
 
=== G01AA Antibiotici ===
Frattanto in questi anni sposò [[Flavia Domitilla maggiore|Domitilla]], figlia di un [[Ordine equestre|cavaliere]] di [[Ferento]],<ref name="SvetonioVesp3"/> da cui ebbe due figli: [[Tito (imperatore romano)|Tito]] e [[Domiziano]],<ref name="SvetonioVesp3"/> in seguito imperatori, e una figlia, [[Flavia Domitilla minore|Flavia Domitilla]].<ref name="SvetonioVesp3"/> La moglie e la figlia morirono entrambe prima che diventasse ''[[principato (storia romana)|princeps]]''.<ref name="SvetonioVesp3"/>
: G01AA01 [[Nistatina]]
{{Citazione|Dopo la morte della moglie Domitilla, [Vespasiano] riprese in casa ''[[Antonia Caenis|Caenis]]'', liberta di Antonia, che già prima aveva amata e che, quando divenne imperatore, egli considerò quasi come legittima moglie.|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 3}}
: G01AA02 [[Natamicina]]
: G01AA03 [[Amfotericina B]]
: G01AA04 [[Candicidina]]
: G01AA05 [[Cloramfenicolo]]
: G01AA06 [[Achimicina]]
: G01AA07 [[Ossitetraciclina]]
: G01AA08 [[Carfecillina]]
: G01AA09 [[Mepartricina]]
: G01AA10 [[Clindamicina]]
: G01AA11 [[Pentamicina]]
: G01AA51 Nistatina, combinazioni
: QG01AA55 Cloramfenicolo, combinazioni
: QG01AA90 [[Tetracicline]]
: QG01AA91 [[Gentamicina]]
: QG01AA99 [[Antibiotico|Antibiotici]], combinazioni
 
=== G01AB Composti dell'[[arsenico]] ===
[[File:Roman.Britain.campaigns.43.to.60.jpg|thumb|left|La [[conquista della Britannia]] (dal [[43]] al [[50]]), vide Vespasiano partecipare come ''legatus legionis'' della ''legio II Augusta''.]]
: G01AB01 [[Acetarsolo]]
 
=== G01AC Derivati della [[chinolina]] ===
La carriera militare e senatoriale proseguì prima, servendo nel [[Germania superiore|distretto militare germanico]] della [[Gallia Lugdunense|Gallia Lugdunensis]] come ''[[legatus legionis]]'' della ''[[legio II Augusta]]'' (che a quel tempo era di stanza ad ''[[Argentoratae]]''<ref>{{Cita|Campbell 2006|p. 16}}.</ref>) grazie al favore esercitato da [[Narciso (liberto)|Narciso]] presso l'imperatore.<ref name="SvetonioVesp4">[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 4.</ref> In seguito partecipò all'[[conquista della Britannia|invasione romana della Britannia]] sotto l'Imperatore [[Claudio]], dove si distinse, sempre come comandante della ''II Augusta'', sotto il comando generale di [[Aulo Plauzio]].<ref name="SvetonioVesp4"/><ref name="TacitoAgricola13.5">Tacito, ''De vita et moribus Iulii Agricolae'' [[Wikisource:Agricola#13|13.5]]</ref> Vespasiano partecipò sia all'importante [[battaglia del Medway|battaglia di Medway]] insieme al fratello Sabino,<ref name="Dione60.20.3">[[Cassio Dione|Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', LX, 20.3.</ref> sia alla conquista dell'[[isola di Wight]] (''[[Isola di Wight|Vette]]''), penetrando poi fino ai confini del [[Somerset]], in [[Inghilterra]]. Di quest'ultimo periodo militare [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] ricorda:
: G01AC01 [[Diiodoidrossichinolina]]
{{Citazione|[...] venne trenta volte a battaglia con il nemico. Agli ordini prima di Aulo Plauzio e poi dello stesso Claudio, costrinse alla resa due fortissime tribù e più di venti ''[[oppidum|oppida]]'', conquistando l'isola di ''[[Isola di Wight|Vette]]'', vicina alla costa della [[Britannia]]. Ricevette per questi successi gli ''[[trionfo|ornamenta triumphalia]]'' e in poco tempo due [[Sacerdozio (religione romana)|sacerdozi]].|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 4}}
: G01AC02 [[Cliochinolo]]
[[Cassio Dione|Cassio Dione Cocceiano]] aggiunge di un episodio curioso ed eroico in Britannia (poco credibile per l'età che Tito avrebbe avuto a quell'epoca, di soli otto anni):
: G01AC03 [[Clorchinaldolo]]
{{Citazione|Sempre in questo periodo in Britannia [attorno al 47?], Vespasiano venne colto di sorpresa dai barbari, rischiando di essere ucciso, ma suo figlio Tito (?), preoccupato per il padre, con una grande audacia spezzò l'accerchiamento, e dopo aver iniziato a respingere i nemici in fuga, ne fece una strage.|[[Cassio Dione|Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', LX, 30.1}}
: G01AC05 [[Dequalinio]]
: G01AC06 [[Broxichinolina]]
: G01AC30 Ossichinolina ([[8-idrossichinolina]])
: QG01AC90 [[Acriflavina cloridrato]]
: QG01AC99 Combinazioni
 
=== G01AD Acidi organici ===
Nel [[51]] fu [[console (storia romana)|console]] per gli ultimi due mesi dell'anno,<ref name="TPSulp17"/> poi fino a quando non ottenne il [[proconsole|proconsolato]],<ref name="SvetonioVesp4"/> Svetonio di lui disse che:
: G01AD01 [[Acido lattico]]
{{Citazione|[...] visse nell'ozio ed in disparte, temendo [[Agrippina minore|Agrippina]], ancora potente presso il figlio [[Nerone]] e che odiava l'amico del defunto Narciso.|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 4}}
: G01AD02 [[Acido acetico]]
: G01AD03 [[Acido ascorbico]]
 
=== G01AE Sulfonamidi ===
Nel [[63]] andò, infatti, come governatore in [[Africa (provincia romana)|Africa proconsolare]] dove, secondo [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] (II.97), il suo comportamento fu ''infame e odioso''; secondo [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], al contrario, il suo governo fu condotto ''con assoluta integrità e onore''.<ref name="SvetonioVesp4"/> Certo è che la sua fama e visibilità a [[Roma]], crebbe. Svetonio aggiunge:
: G01AE01 [[Sulfatolamide]]
{{Citazione|Tornò dall'Africa sicuramente non arricchito, poiché, esaurito ogni credito, dovette dare in pegno al fratello i suoi poderi per poi commerciare in cavalli, per sostenere le spese del [[senato romano|proprio rango]]. Per questo motivo venne soprannominato dal popolo «''il mulattiere''».|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 4}}
: G01AE10 Combinazioni di [[Sulfamidici|sulfonamidi]]
 
=== G01AF Derivati dell'imidazolo ===
Fu infatti in [[Acaia (provincia romana)|Grecia]] al seguito di [[Nerone]]. Svetonio ne racconta un episodio curioso:
: G01AF01 [[Metronidazolo]]
{{Citazione|Durante il viaggio in [[Acaia (provincia romana)|Acaia]] al seguito di Nerone, mentre l'imperatore cantava, Vespasiano si allontanava troppo spesso o, se rimaneva ad ascoltare, si addormentava. Nerone, pertanto, grandemente offeso, gli aveva vietato di farsi vedere nel palazzo imperiale o nelle pubbliche udienze. Per questo motivo si ritirò in una vicina cittadina, fino a quando non gli venne offerto il governo provinciale ed il suo comando militare [...].|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 4}}
: G01AF02 [[Clotrimazolo]]
: G01AF04 [[Miconazolo]]
: G01AF05 [[Econazolo]]
: G01AF06 [[Ornidazolo]]
: G01AF07 [[Isoconazolo]]
: G01AF08 [[Tioconazolo]]
: G01AF11 [[Ketoconazolo]]
: G01AF12 [[Fenticonazolo]]
: G01AF13 [[Azanidazolo]]
: G01AF14 [[Propenidazolo]]
: G01AF15 [[Butoconazolo]]
: G01AF16 [[Omoconazolo]]
: G01AF17 [[Ossiconazolo]]
: G01AF18 [[Flutrimazolo]]
: G01AF19 [[Sertaconazolo]]
: G01AF20 Combinazione di [[imidazolo]] derivati
 
==== InizioG01AG dellaDerivati guerradel giudaicatriazolo (66-68) ====
: G01AG02 [[Terconazolo]]
[[File:1865 Spruner Map Israel or Palestine ante 70 AD.jpg|thumb|upright=1.4|L'antica [[giudea romana|provincia romana di Giudea]] al tempo della [[prima guerra giudaica|guerra contro i Romani]] ([[66]]-[[70]]/[[74]]).]]
{{Prima guerra giudaica}}
{{Vedi anche|Prima guerra giudaica}}
 
=== G01AX Altri antimicrobici e antisettici ===
Nel [[66]], quando [[Nerone]] venne informato della sconfitta subita in Giudea dal suo ''[[legatus Augusti pro praetore]]'' di [[Siria (provincia romana)|Siria]], [[Gaio Cestio Gallo]], colto da grande angoscia e timore,<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 1.1.</ref> trovò che il solo Vespasiano sarebbe stato all'altezza del compito, e quindi capace di condurre una guerra tanto importante in modo vittorioso.<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 1.2.</ref>
: G01AX01 [[Clodantoina]]
{{Citazione|[Vespasiano] un uomo che era invecchiato nei comandi militari [...], il quale dopo aver pacificato l'Occidente sconvolto dai Germani, aveva contribuito ad assoggettare la Britannia [...], procurando al padre di Nerone, l'imperatore Claudio, di celebrare il [[trionfo]] su di essa, senza aver compiuto particolari e personali fatiche.|Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 1.2}}
: G01AX02 [[Inosina]]
{{Citazione|Essendo necessario un forte esercito ed un valoroso comandante, per domare la rivolta giudaica, [...] fu scelto Vespasiano, sia per le dimostrazioni valorose date in passato, sia per l'umiltà del suo nome ed origini, che non oscuravano alcuno.|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 4}}
: G01AX03 [[Policresulene]]
: G01AX05 [[Nifuratel]]
: G01AX06 [[Furazolidone]]
: G01AX09 [[Violetto di genziana|Cristal violetto]]
: G01AX11 [[Iodopovidone]]
: G01AX12 [[Ciclopiroxolamina]]
: G01AX13 [[Protiofato]]
: G01AX14 ''[[Lactobacillus fermentum]]''
: G01AX15 [[Rame usnato]]
: G01AX16 [[Esetidina]]
: G01AX66 [[Octenidina]], combinazioni
: QG01AX90 [[Nitrofurazone]]
: QG01AX99 Altri antimicrobici e [[antisettici]], combinazioni
 
== G01B Anti infettivi/antisettici in combinazione con corticosteroidi ==
E così Vespasiano fu incaricato della conduzione della [[prima guerra giudaica|guerra in Giudea]],<ref name="Dione63.22.1a">[[Cassio Dione|Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', LXIII, 22.1a.</ref> che minacciava di espandersi a tutto l'Oriente. Vespasiano, che si trovava in [[Acaia (provincia romana)|Grecia]] al seguito di Nerone, inviò il figlio Tito ad [[Alessandria d'Egitto]] per rilevare la ''[[legio XV Apollinaris]]'', mentre egli stesso attraversava l'[[Dardanelli|Ellesponto]], raggiungendo la Siria via terra, dove concentrò le forze romane e numerosi contingenti ausiliari di [[regno cliente (storia romana)|re clienti]] (tra cui quelli di [[Erode Agrippa II]])<ref name="GFlavioIII.2.4"/><ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 1.3.</ref>.
 
=== G01BA Antibiotici e corticosteroidi ===
Ad [[Antiochia di Siria]],<ref name="GFlavioIII.2.4">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 2.4.</ref> Vespasiano, concentrava e rafforzava l'esercito siriaco (''[[legio X Fretensis]]''), aggiungendo due legioni<ref name="SvetonioVesp4"/> (la ''[[legio V Macedonica]]'' e la ''[[legio XV Apollinaris]]'', giunta dall'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]]), otto [[ala (esercito romano)|''ali'' di cavalleria]] e dieci [[coorte|coorti]] [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|ausiliarie]];<ref name="SvetonioVesp4"/> attendeva l'arrivo del figlio Tito, nominato suo vice (''[[legatus]]'');<ref name="SvetonioVesp4"/> acquisiva grande popolarità nelle vicine province orientali, per aver riportato con grande rapidità la disciplina nell'armata romana<ref name="SvetonioVesp4"/> e compiva due vittoriose imprese militari, [[assedio di Iotapata|assaltando una fortezza nemica]] ([[Iotapata]]), seppur rimanendo ferito ad un ginocchio<ref name="SvetonioVesp4"/> o ad un piede.<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 7.22.</ref>
 
=== G01BC Derivati della chinolina e corticosteroidi ===
Intanto i Giudei, esaltati dal successo conseguito su Cestio Gallo, raccolsero con grande rapidità tutte le loro forze meglio equipaggiate e [[Assedio di Ascalona|mossero contro Ascalona]], città distante circa 90&nbsp;km da [[Gerusalemme]]. La spedizione era guidata da tre uomini di valore: [[Niger della Perea]], [[Sila di Babilonia]] e [[Giovanni l'Esseno]].<ref name="GFlavioIII.2.1">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 2.1.</ref> [[Ascalona]] era circondata da possenti mura, ma con poche truppe: si trattava di una sola [[cohors peditata|coorte di fanteria]] e un'[[ala (esercito romano)|ala di cavalleria]].<ref name="GFlavioIII.2.1"/> Ma ciò risultò sufficiente, poiché il comandante romano, Antonio, riuscì a mettere in fuga i nemici ed a ucciderne ben 18.000.<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 2.2-2.3.</ref> Secondo Svetonio e Giuseppe Flavio, una profezia:
{{Citazione|Si era diffusa in Oriente una vecchia credenza, secondo cui chi fosse giunto dalla Giudea in quel tempo, sarebbe divenuto [[Imperatore romano|padrone del mondo]].|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 4}}
{{Citazione|Ciò che maggiormente incitò i Giudei alla [[prima guerra giudaica|guerra]] fu un'ambigua profezia, che si trovava nelle [[testi sacri|sacre scritture]], secondo le quali in quel tempo uno che veniva dal loro paese sarebbe diventato il dominatore del mondo. Questa profezia la intesero come se riguardasse uno di loro, ma molti sapienti si sbagliarono ad interpretarla in questo modo, poiché la profezia in realtà si riferiva al dominio di Vespasiano, acclamato imperatore in Giudea.|Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VI, 5.4.312-313}}
 
=== G01BD Antisettici e corticosteroidi ===
Applicando a sé stessi questa profezia, i Giudei si erano ribellati al governatore romano e lo avevano ucciso, sconfiggendo poi il governatore di Siria [[Gaio Cestio Gallo]], giunto in soccorso del primo, e riuscendo anche a prendergli un'[[aquila (storia romana)|aquila legionaria]].<ref name="SvetonioVesp4"/>
 
=== G01BE Sulfonamidi e corticosteroidi ===
[[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]] racconta che, dopo aver radunato le truppe, Vespasiano (inizi del [[67]]) mosse da Antiochia alla volta della [[Tolemaide]].<ref name="GFlavioIII.2.4"/> Gli vennero incontro gli abitanti di [[Zippori]], la città più grande della [[Galilea]], che si erano dimostrati fedeli anche a Cestio Gallo e che ricevettero, per questo motivo, nuovi armati romani a loro protezione (mille cavalieri e seimila fanti<ref name="GFlavioIII.4.1">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 4.1.</ref>), sotto il comando del ''[[tribuno militare|tribunus militum]]'' [[Giulio Placido]].<ref name="GFlavioIII.4.1"/> La città era infatti considerata di fondamentale importanza strategica, atta a vigilare l'intera regione.<ref name="GFlavioIII.2.4"/>
 
=== G01BF Derivati dell'imidazolo e corticosteroidi ===
Svetonio aggiunge un episodio curioso di questi anni di guerra:
{{Citazione|In Giudea, mentre stava consultando l'oracolo del dio del [[Monte Carmelo|Carmelo]], le sorti gli confermarono che avrebbe ottenuto tutto ciò che voleva e aveva in animo, per quanto fosse grande; ed un nobile tra i prigionieri di nome [[Flavio Giuseppe|Giuseppe]] (il famoso scrittore della ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra giudaica]]''), mentre veniva messo in catene, affermò che lo stesso Vespasiano lo avrebbe liberato, quando era ormai [divenuto] imperatore.|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 5}}
 
==Note==
{{Doppia immagine|left|Ritratto di vespasiano da minturno, 69-79 dc..JPG|148|Josephusbust.jpg|145|Busto di Vespasiano|Busto di [[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]]}}
<references/>
 
{{Maggiori gruppi di farmaci}}
Lo stesso Giuseppe afferma nella sua ''Guerra giudaica'' che, quando Vespasiano dispose di metterlo sotto custodia con ogni attenzione, volendo inviarlo subito dopo a [[Nerone]],<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 8.8.</ref> Giuseppe dichiarò che aveva da fare un annuncio importate allo stesso Vespasiano, di persona ed a quattr'occhi. Quando il comandante romano ebbe allontanato tutti gli altri tranne il figlio Tito e due amici, Giuseppe gli parlò:<ref name="GFlavioIII.8.9">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 8.9.</ref>
{{Citazione|''Tu credi, Vespasiano, di aver catturato soltanto un prigioniero, mentre io sono qui per annunciarti un grandioso futuro. Se non avessi avuto l'incarico da Dio, conoscevo bene quale sorte spettava a me in qualità di comandante, secondo la legge dei Giudei: la morte. Tu vorresti inviarmi da Nerone? Per quale motivo? Quanto dureranno ancora Nerone ed i suoi successori, prima di te? Tu, o Vespasiano, sarai Cesare e imperatore, tu e tuo figlio. Fammi pure legare ancor più forte, ma custodiscimi per te stesso. [...] e ti chiedo di essere punito con una prigionia ancor più rigorosa se sto mentendo, davanti a Dio''.|Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', III, 8.9.400-402}}
 
{{Codici ATC e ATCvet}}
Sul momento Vespasiano rimase incredulo, pensando che Giuseppe lo stesse adulando per aver salva la vita, ma poi, sapendo che anche in altre circostanze Giuseppe aveva fatto predizioni esatte, fu indotto a ritenere che ciò che gli aveva annunciato fosse vero, avendo egli stesso in passato pensato al potere imperiale e ricevendo altri segnali che gli presagivano il ''[[Imperatore romano|principato]]''. Alla fine non mise in libertà Giuseppe, ma gli donò una veste ed altri oggetti di pregio, trattandolo con ogni riguardo anche per le simpatie del figlio Tito.<ref name="GFlavioIII.8.9"/>
 
[[Categoria:Codici ATC|G01]]
Dopo un primo ed intenso anno di [[prima guerra giudaica|guerra in Giudea]], che aveva visto Vespasiano, sottomettere tutti i territori giudaici a parte quelli intorno alla capitale Gerusalemme, dove peraltro era in corso una guerra civile tra la fazione degli Zeloti e coloro che stavano dalla parte dei sommi sacerdoti, il comandante romano si stava preparando ad attaccare Gerusalemme da ogni parte.<ref name="GFlavioIV.9.1">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 9.1.</ref> Quando, però, giunse la notizia che [[Nerone]] si era tolto la vita, dopo un regno di tredici anni, otto mesi e otto giorni,<ref name="GFlavioIV.9.2">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 9.2.</ref> Vespasiano preferì rinviare la marcia su Gerusalemme, aspettando di sapere chi fosse stato acclamato imperatore. Appreso che era stato eletto [[Galba]], preferì rimanere a Cesarea, in attesa di ricevere istruzioni sulla guerra.
 
Decise così di inviare il proprio figlio, Tito, per rendergli omaggio e per farsi dare disposizioni sulla guerra in Giudea. Accompagnava Tito, il re Agrippa. E mentre questi stavano attraversando per via di terra l'[[Acaia (provincia romana)|Acaia]], giunse la notizia dell'uccisione di Galba (dopo soli sette mesi e sette giorni di regno), e dell'acclamazione a imperatore del suo rivale [[Otone]]. E se Agrippa decise di proseguire per [[Roma (città antica)|Roma]], senza preoccuparsi del cambiamento intervenuto, Tito, per una divina ispirazione, tornò in [[Siria (provincia romana)|Siria]], raggiungendo il padre a Cesarea. Non sapendo come comportarsi, visto lo scoppio della [[guerra civile romana (68-69)|guerra civile]], preferirono sospendere le operazioni militari contro i Giudei, in attesa di conoscere quali sarebbero stati gli sviluppi a Roma.<ref name="GFlavioIV.9.2"/>
 
=== Ascesa al trono: anno dei quattro imperatori (69) ===
{{Doppia immagine|right|Stockholm - Antikengalerie 4 - Büste Kaiser Galba.jpg|135|Otone scontornato png.png|195|Busto di [[Galba]]|Busto di [[Otone]]}}
{{vedi anche|Guerra civile romana (68-69)}}
Lo [[guerra civile romana (68-69)|scoppio della guerra civile]] in seguito alla morte di Nerone (giugno del [[68]]) vide l'elezione di quattro imperatori in varie parti dell'[[Impero romano]] nel giro di poco più di un anno: il primo fu [[Galba]] in Spagna,<ref name="SvetonioVesp6">[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 6.</ref> cui successero [[Otone]], acclamato dalla [[guardia pretoriana]],<ref name="SvetonioVesp6"/> [[Vitellio]], sostenuto dalle [[limes renano|legioni germaniche]]<ref name="SvetonioVesp6"/> ed infine Vespasiano, proclamato da [[limes orientale|quelle orientali]] e [[limes danubiano|danubiane]].<ref name="SvetonioVesp6"/>
 
==== Nomina ad ''Imperator'' ====
;Svetonio
Secondo Svetonio, Vespasiano, impegnato dal [[67]] nella [[prima guerra giudaica|repressione della rivolta giudea]], nel [[69]] fu designato imperatore contro il regnante [[Vitellio]] dalle sue stesse legioni, non prima però di aver ricevuto l'approvazione delle armate della [[Mesia]], che a quel tempo erano sotto il comando di [[Marco Antonio Primo|Antonio Primo]]:
[[File:Aureus à l'effigie de Vespasien.jpg|left|thumb|Tito Flavio Vespasiano]]
{{Citazione|Sebbene le sue truppe fossero già pronte a seguirlo e, al contrario, insistessero molto, [Vespasiano] non fece alcun tentativo prima di esservi spinto da un segno occasionale di simpatia che gli diedero dei soldati lontani e sconosciuti. Duemila uomini per ciascuna delle tre legioni di Mesia erano stati inviati in aiuto di [[Otone]], ma appena postisi in marcia, avevano saputo della sconfitta e della morte del loro ''princeps''. Ad ogni modo avevano deciso di proseguire fino a [[Aquileia romana|Aquileia]], incuranti di questa notizia. Qui, approfittando della situazione, si erano abbandonati ad ogni genere di rapina e saccheggi. Temendo, pertanto, di doverne poi pagare le conseguenze, decisero di nominare un loro imperatore [...]. Quindi, dopo aver preso in considerazione tutti i nomi dei [[Legatus Augusti pro praetore|legati]] [[console (storia romana)|consolari]], ovunque essi fossero, e dopo averne scartati numerosi, alcuni soldati della ''[[Legio III Gallica|legio III]]'', che all'epoca della morte di Nerone era stata trasferita dalla [[Siria (provincia romana)|Sirie]] in Mesia, fecero l'elogio di Vespasiano, tanto che tutti aderirono e scrissero il suo nome sui vessilli rapidamente.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 6}}
 
[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] aggiunge che, se questa prima insurrezione venne inizialmente placata e le truppe ricondotte al loro dovere, generò grande fermento in tutto l'Impero, tanto che il [[prefetto d'Egitto]], [[Tiberio Giulio Alessandro|Tiberio Alessandro]], per primo, indusse le sue legioni a prestare giuramento nei confronti di Vespasiano il 1º luglio (mentre quest'ultimo si trovava a [[Cesarea marittima|Cesarea]]),<ref name="SvetonioVesp6"/> che in seguito venne considerato come il primo giorno del suo [[principato (storia romana)|principato]]. L'11 luglio era la volta dell'esercito di Giudea a prestare giuramento davanti allo stesso Vespasiano.<ref name="SvetonioVesp6"/> Trovò, inoltre, un valido aiuto militare da parte di [[Gaio Licinio Muciano]], governatore della [[Siria (provincia romana)|Siria]] ed un'alleanza inaspettata dal re dei [[Impero partico|Parti]], che gli mise a disposizione ben 40.000 arcieri.<ref name="SvetonioVesp6"/> In oriente tutti guardavano a lui. Svetonio aggiunge:
{{Citazione|Di grande aiuto gli fu in questa impresa la divulgazione di una lettera, vera o falsa che fosse, del defunto Otone, nella quale egli lo supplicava e gli affidava l'incarico di vendicarlo e soccorrere la ''Res publica''.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 6.}}
 
;Tacito
[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] scrive che Vespasiano, sebbene avesse già giurato con l'esercito per Vitellio, stesse considerando le proprie forze. Rifletteva sul fatto che aveva ben 60 anni e due giovani figli, e che gli eserciti che avrebbe dovuto affrontare erano vittoriosi, mentre i propri erano estranei alla guerra civile o perdenti; inoltre immischiandosi in quei giochi di potere c'era da temere un assassinio, come era successo di recente con [[Scriboniano]]. Muciano invece lo incitava pubblicamente ricordandogli di avere 9 legioni pronte a servirlo ed esercitate nella guerra Giudaica mentre il nemico ne aveva di infiacchite dai vizi e riflette che le legioni che hanno perso sono spesso le più valorose. Dopo il discorso poi pensano a convincere Vespasiano aruspici ed indovini, in quanto egli era superstizioso: fra i prodigi c'era quello che riguardava un altissimo cipresso nel suo podere che un giorno cadde improvvisamente per poi risorgere nello stesso punto il giorno successivo ancora più frondoso.<ref>{{cita libro|titolo=[[Historiae (Tacito)|Historiae]]|autore=Tacito|volume=II|capitolo=LXXIV-LXXVIII}}</ref>
 
L'iniziativa di nominarlo imperatore partì da Alessandria d'Egitto per la fretta di [[Tiberio Alessandro]], [[prefetto d'Egitto]], il primo di luglio (mentre quest'ultimo si trovava a [[Cesarea marittima|Cesarea]]).<ref name="SvetonioVesp6"/> Questa data venne consacrata come il primo giorno del principato di Vespasiano<ref name="GFlavioIV.10.6">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 10.6.</ref> sebbene le legioni che comandava in [[Giudea]] avessero prestato giuramento solo due giorni dopo (secondo Svetonio invece questo avvenne l'11 luglio,<ref name="SvetonioVesp6"/> forse perché vi fu confusione fra l'esercito di Siria e quello di Giudea<ref>{{cita libro|titolo=[[Historiae (Tacito)|Historiae]]|autore=Tacito|pagina=226|ISBN=88-02-01848-0|curatore=Azelia Arici}}</ref>), quando pochi soldati, mentre gli altri aspettavano che qualcuno facesse la prima mossa, lo attesero fuori dalla sua tenda come di consueto, ma invece di salutarlo come legato lo acclamarono imperatore. Così tutti gli altri soldati si unirono ad adularlo, ma da parte sua non vi fu vanagloria o arroganza, e dopo che ebbero prestato giuramento, tenne un discorso nel teatro di [[Antiochia]]. Giurarono per Vespasiano tutta la Siria, il re Soemio, il re Antioco, il re Erode Agrippa II, sua sorella, le province bagnate dal mare dall'Asia all'Acaia e quelle che si estendevano all'interno verso il Ponto e l'Armenia.<ref>{{cita libro|titolo=[[Historiae (Tacito)|Historiae]]|autore=Tacito|volume=II|capitolo=LXXIX-LXXXI}}</ref>
 
;Giuseppe Flavio
[[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]] spiega che, Vespasiano tornato a Cesarea, dopo aver devastato la regione vicina a Gerusalemme (maggio del [[69]]), ricevette la notizia della [[guerra civile romana (68-69)|caotica situazione a Roma]] e dell'acclamazione a imperatore di [[Vitellio]]. E sebbene Vespasiano fosse bravo sia nell'ubbidire, sia nel comandare, rimase indignato per come Vitellio si era impossessato del potere a Roma. Afflitto da tanti e tali pensieri sul da farsi, non riusciva a pensare alla [[prima guerra giudaica|guerra che stava conducendo contro i Giudei]].<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 10.2.</ref> Gli ufficiali, inoltre, lo incitavano a prendere il potere ed accettare l'acclamazione ad imperatore, sostenendo che:<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 10.3.</ref>
{{Citazione|Se per governare era necessaria l'esperienza degli anni, questa si trovava in Vespasiano padre, se il vigore della giovinezza, questa si trovava nel figlio Tito, sommandosi così i pregi dell'età di entrambi. Ai nuovi eletti ci sarebbero state come sostegno, non soltanto i soldati di tre legioni insieme alle truppe alleate dei re, ma anche quelle di tutto l'Oriente, oltre alle province europee, abbastanza lontane da non temere Vitellio, gli alleati in Italia, un fratello di Vespasiano ([[Tito Flavio Sabino (console 47)|Tito Flavio Sabino]]) e un altro figlio ([[Domiziano]]).|Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 10.3.597-598.}}
 
I soldati si radunarono tutti insieme e, facendosi coraggio l'un l'altro, acclamarono Vespasiano loro [[Imperatore romano|imperatore]], pregandolo di salvare la ''[[Impero romano|Res publica]]''. Al suo iniziale rifiuto, come ci racconta Giuseppe Flavio, sembra che anche i generali cominciassero ad insistere, mentre i soldati gli si avvicinavano con le spade in pugno, quasi lo stringessero d'assedio, cominciarono a minacciare di ucciderlo qualora non avesse accettato. E se Vespasiano, in un primo momento, espose le sue ragioni che lo inducevano a rifiutare la porpora imperiale, alla fine non riuscendo a convincerli, accettò l'acclamazione ad ''[[imperator]]''.<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 10.4.</ref>
{{Citazione|E poiché [[Gaio Licinio Muciano]] ed altri generali sollecitavano affinché [Vespasiano] esercitasse il potere come ''princeps'', anche l'esercito lo incitava ad essere condotto a combattere qualunque rivale. Vespasiano, allora per prima cosa, rivolse la sua attenzione ad [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], poiché sapeva che l'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]] costituiva una delle regioni più importanti dell'impero per l'[[Fornitura di grano per la città di Roma|approvvigionamento del grano]], credette che, assicuratosene il controllo, avrebbe costretto Vitellio ad arrendersi, poiché la popolazione di [[Roma (città antica)|Roma]] avrebbe patito la fame. Mirava, inoltre, ad avere come sue alleate le due legioni presenti ad Alessandria, ed a fare di quella provincia un baluardo contro la cattiva sorte.|Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 10.5.605-607.}}
 
Vespasiano decise così di scrivere a [[Tiberio Giulio Alessandro|Tiberio Alessandro]], [[prefetto d'Egitto|governatore dell'Egitto e di Alessandria]], informandolo di essere stato acclamato ''imperator'' dalle truppe in Giudea e che contava sulla sua collaborazione ed aiuto. Alessandro, allora, dopo aver dato pubblica lettura al messaggio di Vespasiano, chiese che le legioni e il popolo giurassero fedeltà al nuovo imperatore. In seguito Alessandro si dedicò ai preparativi per accogliere Vespasiano, mentre la notizia si diffondeva in tutto l'Oriente romano ed ogni città festeggiava la lieta notizia, compiendo sacrifici per il nuovo imperatore.<ref name="GFlavioIV.10.6" />
 
Ancora Giuseppe Flavio racconta che quando Vespasiano si trasferì a [[Beirut|Berito]] da [[Cesarea marittima|Cesarea Marittima]], venne raggiunto da numerose ambascerie provenienti dalla [[Siria (provincia romana)|provincia di Siria]] e dalle altre province orientali che gli recavano doni e decreti gratulatori. Giunse anche [[Gaio Licinio Muciano|Muciano]], governatore di Siria, a tributargli il suo appoggio e giuramento di fedeltà, insieme a quello dell'intera popolazione provinciale.<ref name="GFlavioIV.10.6"/> Anche le legioni di [[Mesia]] e [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], che già da tempo avevano dato segni di insofferenza al potere di Vitellio, giurarono con grande entusiasmo la loro fedeltà a Vespasiano.<ref name="GFlavioIV.10.6"/>
 
[[File:Roman Empire 69.svg|upright=1.4|left|thumb|L'[[Impero romano]] al tempo della [[guerra civile romana (68-69)]].]]
 
==== Guerra contro Vitellio ====
 
Il nuovo imperatore, dopo aver assegnato i vari comandi nelle province orientali a lui fedeli e congedato le ambascerie, si trasferì ad [[Antiochia di Siria]], dove si consigliò con i più fidati collaboratori sul da farsi, ritenendo che fosse importante raggiungere Roma prima possibile. Fu così che, una volta affidato un forte contingente di cavalleria e fanteria a [[Gaio Licinio Muciano|Muciano]] (governatore di [[Siria (provincia romana)|Siria]]), lo inviò in Italia via terra, attraverso [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]] e [[Frigia]], poiché la stagione invernale non permetteva un tragitto via mare, considerato l'elevato rischio di naufragio.<ref name="GFlavioIV.11.1">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 11.1.</ref> Contemporaneamente anche [[Marco Antonio Primo|Antonio Primo]], al comando della ''[[Legio III Gallica]]'' di stanza nella [[Mesia]], di cui egli era a quel tempo governatore, si dirigeva in Italia per affrontare le armate di Vitellio.<ref name="GFlavioIV.11.2">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 11.2.</ref>
 
Iniziata dunque la [[guerra civile romana (68-69)|guerra civile]], si trasferì da Antiochia ad [[Alessandria d'Egitto]], per controllare anche questa provincia.<ref name="SvetonioVesp7">[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 7.</ref> Raccontano [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] e [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] che durante il suo soggiorno in [[Egitto (provincia romana)|Egitto]] si rese protagonista di due "miracoli", ovvero di aver curato gli occhi di un cieco sputandoci sopra e la gamba di uno zoppo toccandogliela con il proprio calcagno (entrambi avevano supplicato il "tocco divino" dell'imperatore come [[Serapide]] aveva loro suggerito in sogno). In realtà i suoi medici gli avevano già suggerito che le piaghe potevano essere guarite, quindi il suo gesto, in caso di successo, gli avrebbe portato molta notorietà in quelle terre, e che in caso di insuccesso nulla sarebbe cambiato.<ref name="SvetonioVesp7"/>
 
Le sue truppe entrarono in [[Regio X Venetia et Histria|Italia nord orientale]] sotto il comando di [[Marco Antonio Primo|Antonio Primo]] e sconfissero l'esercito di Vitellio nella [[seconda battaglia di Bedriaco]],<ref name="SvetonioVesp7"/> saccheggiando quindi [[assedio di Cremona (69)|Cremona]]<ref>[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]'', III, 19-35.</ref> ed avanzando su Roma, per poi attestarsi a [[Otricoli]] in attesa di rinforzi dalla [[Siria (provincia romana)|Siria]]. Vitellio, che nel frattempo era rientrato a Roma, cercò a questo punto di prendere tempo e di accordarsi con il fratello del suo rivale, [[Tito Flavio Sabino (console 47)|Flavio Sabino]], promettendogli di abdicare e cento milioni di [[sesterzio|sesterzi]] per aver salva la vita (18 dicembre del [[69]]),<ref name="SvetonioVitellio15"/> nascondendo la notizia della sua disfatta.
{{Citazione|Dopo essere stato [[seconda battaglia di Bedriaco|sconfitto in battaglia]], fattosi promettere di aver salva la vita dal fratello di Vespasiano, [[Tito Flavio Sabino (console 47)|Flavio Sabino]], consegnandogli cento milioni di [[sesterzio|sesterzi]], si presentò sulla gradinata del [[Palazzi imperiali del Palatino|palazzo imperiale]] per dichiarare ad una folla di soldati che abdicava all'impero, che lo aveva assunto contro la propria volontà. E poiché tutti protestavano e gridavano, rinviò la decisione e trascorse una notte. Alle prime luci dell'alba, discese ai [[rostri]], vestito a lutto, e piangente ripeté lo stesso discorso, questa volta leggendo il tutto da uno scritto.|Svetonio, ''Vita di Vitellio'', 15}}
 
[[File:Aulus Vitellius (MRABASF Matritum) 01.jpg|thumb|upright=0.7|Ritratto di [[Vitellio]], rivale di Vespasiano per la [[Imperatore romano|porpora imperiale]].]]
 
Poiché gran parte dei soldati (quelli delle [[Germania superiore|legioni germaniche]]<ref name="GFlavioIV.11.4">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 11.4.</ref>) e del popolo si opponevano a che abbandonasse il potere, esortandolo a non perdersi d'animo, si riprese ed attaccò Flavio Sabino ed i suoi partigiani, costringendoli a difendersi sul Campidoglio,<ref name="GFlavioIV.9.2"/> dove nel corso dello scontro il [[Tempio di Giove Ottimo Massimo]] fu dato alle fiamme ed i soldati saccheggiarono i doni votivi,<ref name="GFlavioIV.11.4"/> mentre buona parte dei partigiani dei Flavi perse la vita.<ref name="SvetonioVitellio15">[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vitellio'', 15.</ref>
{{Citazione|[...] dopo avere dato alle fiamme il tempio di Giove Ottimo Massimo, li distrusse, assistendo sia al combattimento sia all'incendio mentre banchettava nella [[Domus Tiberiana]].|Svetonio, ''vita di Vitellio'', 15.}}
 
Il giovane figlio di Vespasiano, [[Domiziano]], che era con lo zio, riuscì a scampare alla strage, travestendosi da sacerdote di [[Iside]], e si nascose nella casa al [[Velabro]] di Cornelio Primo, un cliente di suo padre.<ref>Tacito, ''Historiae'', III, 74. Secondo Svetonio (''Vita di Domiziano'', 1), invece, Domiziano si sarebbe rifugiato presso la madre di un suo amico.</ref> Poco dopo, Vitellio, pentito di quanto aveva commesso e dandone la colpa ad altri.<ref name="SvetonioVitellio15"/> Convinse, quindi, il Senato ad inviare ambasciatori, insieme a delle vergini Vestali, per chiedere la pace, o comunque una tregua. Il giorno seguente, un esploratore lo informò che reparti di Vespasiano si stavano avvicinando. Tormentato se scappare in Campania o rimanere a Roma, preferì rientrare a palazzo, «''come se avesse ottenuto la pace''».<ref name="SvetonioVitellio16">[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vitellio'', 16.</ref>
{{Citazione|[A palazzo] trovandolo deserto ed essendo scomparsi tutti coloro che lo avevano accompagnato, dopo essersi passato attorno alla vita una cintura piena di monete d'oro, si nascose nello sgabuzzino vicino all'entrata, legando il cane davanti alla porta che aveva barricato con una branda ed un materasso.|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vitellio'', 16}}
 
Le truppe di Antonio Primo, una volta trovatolo nei [[Palazzi imperiali del Palatino|palazzi imperiali]], seppur non avendolo riconosciuto inizialmente, poiché ubriaco e rimpinzato di cibo più del solito, avendo compreso che la fine era ormai vicina,<ref name="GFlavioIV.11.4"/> lo condussero nel Foro romano.<ref name="SvetonioVitellio16"/> Qui attraverso l'intera [[via Sacra]], con le mani legate, un laccio al collo e la veste strappata, lungo l'intero percorso, Vitellio venne fatto oggetto di ogni ludibrio a gesti e con parole, mentre era condotto con una punta di spada al mento e la testa tenuta indietro per i capelli, come si fa con i criminali.<ref name="GFlavioIV.11.4"/><ref name="SvetonioVitellio16"/> Alla fine venne scannato per le vie di Roma, dopo otto mesi e cinque giorni di regno:<ref name="GFlavioIV.11.4"/>
{{Citazione|Qualcuno gli gettava addosso dello sterco e del fango, altri lo insultavano chiamandolo «''porco''» e «''incendiario''». Una parte del popolino ne metteva in risalto i difetti fisici. Era infatti molto grasso, rubizzo in volto per il troppo vino, con una grande pancia ed una gamba malandata, da quando era stato investito da una [[quadriga]] mentre assisteva Caligola nelle [[Corsa dei carri|corse dei carri]]. Finalmente presso le [[Scale Gemonie]], scarnificato con minutissimi colpi, fu ucciso e trascinato con l'uncino nel [[Tevere]].|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vitellio'', 16.}}
 
Il 21 dicembre, il giorno dopo l'ingresso delle truppe di Antonio Primo in [[Roma (città antica)|Roma]], e l'uccisione di Vitellio il Senato proclamò Vespasiano imperatore e console con il figlio Tito, mentre il secondogenito Domiziano veniva eletto [[pretore (storia romana)|pretore]] con potere consolare.<ref>Tacito, ''Historiae'', IV, 3, Suetonio, ''Domiziano'', 1; Cassio Dione, LXVI, 1.</ref> Il 22 dicembre anche [[Gaio Licinio Muciano|Muciano]] raggiunse Roma, entrando in città al comando delle sue truppe e mettendo fine alle stragi che si stavano perpetrando dagli uomini di Antonio, alla ricerca dei soldati di Vitellio e di quei cittadini che si erano schierati dalla sua parte. Si contarono più di cinquantamila morti dopo questi scontri.<ref name="GFlavioIV.11.4"/> Muciano accompagnò, quindi, Domiziano nel Foro romano e lo raccomandò al popolo romano come ''[[cesare (titolo)|Cesare]]'' e reggente fino all'arrivo del padre dall'Oriente, mentre il giovane principe pronunciò loro un discorso.<ref>Cassio Dione, LXV, 22.</ref>
 
Il popolo allora, finalmente libero da Vitellio e dai vitelliani, acclamò Vespasiano imperatore, celebrando l'inizio di un nuovo principato e la fine di Vitellio.<ref name="GFlavioIV.11.4"/> Frattanto Vespasiano, che era giunto ad [[Alessandria d'Egitto]], fu raggiunto dalla notizia che Vitellio era morto e che il popolo di Roma lo aveva proclamato imperatore (fine dicembre del 69).<ref name="SvetonioVesp7"/><ref name="GFlavioIV.11.4"/> Giunsero, quindi, numerose ambascerie a congratularsi con lui da ogni parte del mondo, ora era diventato suo. Vespasiano, ansioso di salpare per la capitale non appena fosse terminato l'inverno, spedì il figlio [[Tito (imperatore romano)|Tito]] con ingenti forze a [[assedio di Gerusalemme (70)|conquistare Gerusalemme]] e porre fine alla [[prima guerra giudaica|guerra in Giudea]].<ref name="GFlavioIV.11.5">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 11.5.</ref>
 
=== Principato (69-79) ===
 
E mentre Tito [[assedio di Gerusalemme (70)|stringeva d'assedio Gerusalemme]], Vespasiano si imbarcò ad Alessandria su una nave da carico, per poi approdare all'isola di [[Rodi]]; da qui continuò il viaggio su [[trireme|triremi]] ricevendo accoglienze festose in qualunque città egli decidesse di fermarsi lungo il percorso. Dalla Ionia, infine, passò in Grecia, poi all'isola di ''[[Corfù|Corcira]]'' e da qui al [[santa Maria di Leuca|promontorio Iapigio]], da dove proseguì via terra per la capitale.<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 2.1.</ref> [[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]] racconta che Vespasiano fu accolto festosamente in tutte le città d'[[Italia (epoca romana)|Italia]], ma soprattutto a [[Roma (città antica)|Roma]] dove ricevette accoglienze entusiastiche sia da parte del popolo che delle più importanti personalità cittadine, provandone una grandissima soddisfazione.<ref name="GFlavioVII.4.1">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 4.1.</ref>
{{Citazione|Il [[senato romano|senato]], a conoscenza dei tragici eventi che avevano portato ad un continuo cambiamento di imperatori, premeva affinché ci fosse un ''princeps'' di età matura e ricoperto di gloria militare, la cui aura sarebbe stata utile ad assicurare la pace ai cittadini romani.|Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 4.1.65.}}
 
{{Citazione|Quando giunse la notizia che era vicino [...], tutto il resto della popolazione, insieme a mogli e figli, lo attesero lungo i margini della strada e, quando passava [...], tutti lanciavano ogni genere di grida festose, acclamandolo benefattore, salvatore e unico signore degno di [governare] Roma. Tutta la città era piena di corone e incensi come un tempio. Con grande fatica, a causa della folla strabocchevole che gli era venuta incontro, riuscì ad entrare a palazzo, dove celebrò i dovuti sacrifici di ringraziamento alle divinità domestiche per essere tornato. Frattanto il popolo iniziava i festeggiamenti, banchettando diviso per [[tribù (storia romana)|tribù]], per ''[[gens|gentes]]'' e per ''clientes'', ingraziandosi gli déi con sacrifici, affinché mantenesse Vespasiano a capo dell'impero romano il più a lungo possibile, e che conservasse il potere per i suoi figli ed i loro discendenti.|Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 4.1.70-73.}}
 
Giunto così a Roma<ref name="SvetonioVesp8">[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 8.</ref> nella primavera del [[70]], Vespasiano dedicò fin dall'inizio ogni sua energia a riparare i danni causati dalla guerra civile. Restaurò la disciplina nell'esercito che sotto Vitellio era stata piuttosto trascurata, e con la cooperazione del senato, riportò il governo e le finanze su solide basi.
{{Citazione|I soldati, quelli imbaldanziti dalla vittoria conseguita e gli sconfitti perché addolorati, si erano abbandonati ad ogni tipo di licenza; alcune province e città, persino alcuni [[regno cliente (storia romana)|regni]], si combattevano tra loro. [Vespasiano] allora congedò la maggior parte dei soldati di Vitellio e li costrinse [alla disciplina]; riguardo a quelli che avevano partecipato alla vittoria, non solo non distribuì alcun premio straordinario, ma pagò in ritardo quelli legittimi.|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 8}}
 
==== Amministrazione finanziaria ====
{{Vedi anche|Fiscus iudaicus}}
Chiese l'esazione delle imposte non pagate sotto [[Galba]], introducendone poi di nuove e ancora più gravose<ref name="SvetonioVesp16"/> (fra le quali il ''[[fiscus iudaicus]]''<ref name="GFlavioVII.6.6"/> e quella sui vespasiani); aumentò i [[tributo|tributi]] delle province, anche raddoppiandoli in alcuni casi;<ref name="SvetonioVesp16"/> ebbe nel complesso un occhio attento sulle finanze pubbliche. Sembra infatti che la sua sia stata, in realtà, una illuminata economia, che, nello stato disordinato delle finanze di Roma, era una necessità assoluta a causa dell'immensa povertà in cui versava sia il ''[[Fiscus Caesaris|fiscus]]'' sia l<nowiki>'</nowiki>''[[aerarium]]''.<ref name="SvetonioVesp16"/>
{{Citazione|Appena assunto il principato aveva affermato: «Perché la ''[[Impero romano|Res publica]]'' possa sopravvivere sono necessari quaranta milioni di [[sesterzio|sesterzi]]».|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 16}}
 
Un celebre aneddoto riferisce che egli mise una tassa sugli orinatoi (gabinetti pubblici, che da allora vengono chiamati anche ''[[orinatoio|vespasiani]]''). Rimproverato dal figlio Tito, che riteneva la cosa sconveniente, gli mise sotto il naso il primo danaro ricavato, chiedendogli se l'odore gli dava fastidio («''[[Pecunia non olet]]''» ovvero «''il denaro non ha odore''», quale che ne sia la provenienza); e dopo che questi gli rispose di no, aggiunse «''eppure proviene dall'orina''».<ref name="SvetonioVesp23">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 23.</ref> Attraverso l'esempio della sua semplicità di vita, mise alla gogna il lusso e la stravaganza dei nobili romani e iniziò sotto molti aspetti un marcato miglioramento del tono generale della società.
 
==== Amministrazione interna ====
;Riforma di Senato, ordine equestre e guardia pretoriana
{{Vedi anche|Ordine senatorio|ordine equestre|guardia pretoriana}}
Uno dei provvedimenti maggiormente importanti di Vespasiano fu la promulgazione della ''[[lex de imperio Vespasiani]]'', in seguito alla quale egli e gli imperatori successivi governeranno in base alla legittimazione giuridica e non più in base a poteri divini come avevano fatto i Giulio-Claudii. Questo provvedimento può essere riassunto in due formule: «il principe è svincolato dalle leggi» (''princeps a legibus solutus est''); «quanto piace al principe ha vigore di legge» (''quod placuit principi legis habet vigorem'').
 
Come [[censore]]<ref name="SvetonioVesp8"/> (nel [[73]]<ref name="CIL11,3605"/>) riformò il Senato e l'[[ordine equestre]], rimuovendone i membri inadatti e indegni e promuovendo uomini abili e onesti, sia tra gli [[Italia (epoca romana)|Italici]] sia tra i [[provincia romana|provinciali]],<ref name="SvetonioVesp9"/> quali [[Gneo Giulio Agricola]].<ref>Tacito, ''De vita et moribus Iulii Agricolae'' [[Wikisource:Agricola#9|9.1]]</ref> Allo stesso tempo, rese questi organismi più dipendenti dall'imperatore, esercitando la sua influenza sulla loro composizione. Diede una pensione di cinquecentomila sesterzi all'anno ai [[console (storia romana)|consolari]] poveri.<ref name="SvetonioVesp17">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 17.</ref> Svetonio aggiunge:
{{Citazione|E perché fosse noto a tutti che i due ordini non differiva tra loro per libertà, ma solo come dignità, in una diatriba tra un cavaliere ed un senatore, emanando una sentenza, disse che «non era opportuno insultare i senatori, ma era doveroso ribattere ad un insulto».|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 9}}
 
Cambiò lo statuto della [[guardia pretoriana]], formata da nove [[coorte|coorti]] in cui, per aumentarne la fedeltà, furono arruolati solo italici.
 
;Riforma giudiziaria
{{Vedi anche|Diritto romano}}
Gli elenchi dei processi si erano allungati in modo esponenziale, poiché alle precedenti liti ancora pendenti, soprattutto a causa dell'interruzione dovuta alla precedente [[guerra civile romana (68-69)|guerra civile]], se ne erano aggiunte di nuove.<ref name="SvetonioVesp10">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 10.</ref> Vespasiano allora sorteggiò alcuni giudici per restituire i beni trafugati durante la guerra civile e dirimere, con giustizia straordinaria, e ridurre ai minimi termini tutte le vertenze di competenza dei [[centumviri]], poiché in alternativa non sarebbe bastata una vita ai litiganti per trovare una soluzione.<ref name="SvetonioVesp10"/>
 
E poiché la lussuria e la libidine si erano largamente diffusi in questo periodo, fece decretare dal Senato che ogni donna libera, che si fosse concessa ad uno schiavo di altri, venisse considerata anch'essa una schiava;<ref name="SvetonioVesp11">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 11.</ref> che gli usurai, quando avessero concesso un prestito ad un figlio di famiglia, non potessero esigerne la restituzione neppure dopo la morte del padre.<ref name="SvetonioVesp11"/>
 
==== Politica sociale e opere pubbliche ====
[[File:Colosseo - panoramica - Scuba Beer.jpg|thumb|upright=1.4|Il [[Colosseo]] a [[Roma]].]]
[[File:RomaTempioPaceLatoNW.jpg|thumb|upright=1.4|[[Tempio della Pace|Foro della Pace]] iniziato da Vespasiano nel [[74]].]]
{{Vedi anche|Arte flavia|Colosseo|foro della Pace}}
 
Spesso Vespasiano offriva banchetti sontuosi (''epulae'') per far guadagnare i macellai. In occasione dei ''[[Saturnali]]a'' offriva doni agli uomini, alle calende di marzo alle donne (1º marzo, vedi [[festività romane]]).<ref name="SvetonioVesp19">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 19.</ref> Nel [[73]] Vespasiano e [[Tito (imperatore romano)|Tito]] rivestirono una magistratura repubblicana ormai quasi dimenticata, la [[censore|censura]], con l'obiettivo di ampliare il ''[[pomerium]]'', ovvero il confine sacro della città, e iniziare una generale ristrutturazione urbanistica.
{{Citazione|Essendo la città di Roma deturpata da rovine e da antichi incendi, acconsentì a chiunque di costruire nelle aree vuote, qualora i proprietari non lo avessero fatto prima|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 8}}
 
Molto danaro fu speso in lavori pubblici e in restauri e abbellimenti di [[Roma (città antica)|Roma]]:
* ricostruì il [[Campidoglio]], dando lui stesso una mano a rimuovere le macerie e trasportandole personalmente in spalla; in questa circostanza fece rifare tremila tavole in bronzo, andate completamente distrutte nel recente incendio, dove erano conservati i [[senatoconsulto|senatoconsulti]] fin quasi dalla [[fondazione di Roma|fondazione della città]], i ''[[plebiscito|plebiscita]]'', i trattati e le alleanze;<ref name="SvetonioVesp8"/>
* iniziò la costruzione di un nuovo e funzionale [[forum (luogo)|foro]], il terzo dopo quelli di [[foro di Cesare|Cesare]] e [[foro di Augusto|Augusto]], con annesso un [[Tempio della Pace|tempio dedicato alla Pace]].<ref name="SvetonioVesp9">[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Vespasiano'', 9.</ref> Il grandioso complesso fu decorato con le statue raccolte da Nerone in [[Acaia (provincia romana)|Grecia]] e in [[Anatolia|Asia Minore]], antichi capolavori di pittura e di scultura, oltre che con la suppellettile d'oro presa nel [[secondo Tempio|tempio dei Giudei]], di cui Vespasiano andava fiero.<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 5.7.</ref> Si trovava accanto al [[foro di Augusto]], separato solo dall'[[Argileto]], antica strada tra [[Foro Romano]] ed [[Esquilino]] risistemata poco dopo sotto [[Domiziano]] con la costruzione del [[Foro di Nerva|Foro Transitorio]]. Definito dai contemporanei come una delle meraviglie del mondo,<ref>[[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis historia|Naturalis Historia]]'' XXXVI 102.</ref> venne iniziato da Vespasiano (nel [[74]]) e concluso dal figlio [[Domiziano]];
* portò a termine sul [[Celio]] il [[tempio del Divo Claudio]], iniziato da [[Agrippina minore|Agrippina]] ma quasi interamente demolito da [[Nerone]] fino alle fondamenta;<ref name="SvetonioVesp9"/>
* dispose la costruzione nonché la tassazione di numerosi [[orinatoio|orinatoi]], che presero il nome di "vespasiani";
* realizzò, infine, un grandioso [[anfiteatro]], il [[Colosseo]], simbolo ancora oggi dell'antica Roma, nell'area che sapeva essere stata a ciò destinata da [[Augusto]].<ref name="SvetonioVesp9"/><ref>{{AE|1995|111}}.</ref>
 
Vespasiano, infine, fece potenziare e manutenere i più importanti tratti viari della penisola e in particolare le vie [[Via Appia|Appia]], [[Via Salaria|Salaria]] e [[Via Flaminia|Flaminia]]. Ci è noto anche che la statua colossale di Nerone, che era situata nel vestibolo della ''[[Domus Aurea]]'', ''in summa sacra via''.<ref>[[Marco Valerio Marziale|Marziale]], ''Spettacoli'', II, 1; ''Epistole'', I, 71, 7; [[Cassio Dione]], LXVI, 15</ref>... Il successivo incendio della ''Domus Aurea'' danneggiò il monumento che fu restaurato da Vespasiano, il quale lo convertì in una rappresentazione del [[Sol Invictus|dio Sole]].<ref>[[San Girolamo|Girolamo]], in Hab. c3; Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 18; [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], ''l.c.''; cfr. [[Historia Augusta]], ''Commodo'', 17; Cassio Dione, ''Storia di Roma'', LXXII, 15.</ref>
 
==== Impulsi culturali ====
[[File:Ritratto ufficiale di vespasiano.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[ritratti di Vespasiano|Ritratto di Vespasiano]], ritratto onorario dopo la morte ([[Museo nazionale romano|Museo delle Terme]], Roma).]]
{{Vedi anche|Storia della letteratura latina (69 - 117)}}
 
Vespasiano fu generoso verso senatori e cavalieri impoveriti,<ref name="SvetonioVesp17"/> verso moltissime città devastate da terremoti o incendi,<ref name="SvetonioVesp17"/> favorendo anche gli ingegni e le arti.<ref name="SvetonioVesp17"/> Egli fu, infatti, il primo imperatore a stanziare una somma di centomila sesterzi all'anno a favore di [[retorica|retori]] greci e latini, a spese del ''[[Fiscus Caesaris|fiscus]]''.<ref name="SvetonioVesp18">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 18.</ref> Versò numerosi ''[[congiarium|congiaria]]'' ai poeti più importanti, ai migliori artigiani, come quello che restaurò la Venere di [[Coo]] e il [[Colosso di Nerone]].<ref name="SvetonioVesp18"/> Altri ricevettero un [[vitalizio]] di più di mille pezzi d'oro all'anno. Si dice che [[Marco Fabio Quintiliano]] fosse il primo pubblico insegnante a godere del favore imperiale. Svetonio racconta che:
{{Citazione|Ad un ingegnere che gli aveva proposto di trasportare con una cifra contenuta delle grandi colonne sul [[Campidoglio]] (per restaurarlo, dopo l'incendio del 69), versò un buon premio per il progetto, ma non lasciò che lo eseguisse, dicendogli: «''Permetti che dia da mangiare al popolino''».|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 18}}
{{Citazione|Per gli spettacoli con cui aveva inaugurato il [[teatro di Marcello]], riconvocò antichi lettori. Al tragico Apellaride donò quattrocentomila sesterzi, duecentomila ai [[citarista|citaredi]] Terpno e Diodoro, centomila ad altri, a nessuno meno di quarantamila, oltre a numerose corone d'oro e premi.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 19}}
 
Vi è altresì da aggiungere che i maestri della filosofia stoica e scettica, attivi in Roma, erano stati perseguitati per la loro opposizione al regime di Vespasiano. Ostilio e Demetrio erano stati mandati in esilio ed [[Gaio Elvidio Prisco|Elvidio Prisco]], che si era rifiutato di riconoscere Vespasiano quale imperatore, fu messo a morte.<ref>Cassio Dione, LXVI, 12-13; Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 15; Epitteto, ''Dissertazioni'', I, 2, 19.</ref> Il potere imperiale considerava intollerabile la loro indipendenza di giudizio e se essi generalmente non erano politicamente attivi, erano però moralmente autorevoli e le loro critiche erano tanto più pericolose in quanto venivano diffuse pubblicamente tra i loro allievi.
 
La grande opera di [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis historia]]'', fu scritta durante il regno di Vespasiano e dedicata a suo figlio Tito. Alcuni filosofi, avendo parlato con rimpianto dei tempi d'oro della [[Repubblica romana|Repubblica]], e quindi indirettamente incoraggiato cospirazioni, indussero Vespasiano a rimettere in vigore le leggi penali contro questa professione ormai obsoleta; solo uno di essi, [[Elvidio Prisco]], fu messo a morte, perché aveva affrontato l'imperatore con insulti studiati. "Non ucciderò un cane che mi abbaia contro", sono parole che esprimono il carattere di Vespasiano.
 
==== Organizzazione dell'esercito ====
[[File:Exercitus romanus 80AD png.png|thumb|upright=1.4|Il mondo romano dopo la morte di Vespasiano e la relativa [[dislocazione delle legioni romane]].]]
{{Vedi anche|Esercito romano|dislocazione delle legioni romane}}
 
Con Vespasiano, venne ripristinata l'antica disciplina militare, ma soprattutto si preoccupò di evitare che l'eccessivo lealismo/devozione delle legioni ai propri comandanti potesse generare una nuova [[guerra civile]]. La caduta di Nerone era seguita da una lotta che aveva, non solo portato distruzione nella [[Italia (epoca romana)|penisola italica]] e dissanguato le [[Aerarium militare|casse dello stato]], ma aveva coinvolto numerosi eserciti (da quello [[limes renano|renano]], a quello [[limes danubiano|danubiano]] ed [[limes orientale|orientale]]). Fu necessario porre rimedio a ciò attraverso una nuova serie di riforme, che completasse quanto era già stato fatto durante la [[dinastia giulio-claudia]]:
* al termine della [[guerra civile romana (68-69)|guerra civile]] e della [[rivolta batava|rivolta dei Batavi]], sciolse ben quattro [[legione romana|legioni]] che avevano trascinato nel fango le proprie insegne macchiandosi di disonore ([[Legio I Germanica|I ''Germanica'']], [[Legio IIII Macedonica|IV ''Macedonica'']], [[Legio XV Primigenia|XV ''Primigenia'']] e [[Legio XVI Gallica|XVI ''Gallica'']]<ref name="Keppie214">{{Cita|Keppie 1984|p. 214}}.</ref>) e ne riformò tre nuove ([[Legio II Adiutrix|II ''Adiutrix Pia Fidelis'']],<ref name="Keppie213">{{Cita|Keppie 1984|p. 213}}.</ref> [[Legio IIII Flavia Felix|IV ''Flavia Felix'']],<ref name="Keppie214"/> e [[legio XVI Flavia Firma|XVI ''Flavia Firma'']]<ref name="Keppie214"/>) dando la possibilità ad alcuni di fare pubblica ammenda;
* avendo trovato le casse dell'[[aerarium militare]] pressoché vuote, mise in atto tutta una serie di azioni per ripristinare la precedente situazione finanziaria alla guerra civile;
* data inoltre la crescente scarsità di reclute (cosa che da tempo rappresentava un problema insanabile) decise di aumentare l'impiego di [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|truppe ausiliarie]] [[provincia romana|provinciali]] (raddoppiando in molte unità il numero degli effettivi, passando da 500 a 1.000 armati, ovvero trasformandole da ''quingenariae'' a ''milliariae''), facendo in modo che le generazioni future avessero un numero maggiore di potenziali [[cittadinanza romana|cittadini romani]] da arruolare nelle [[legione romana|legioni]].<ref>Cambridge University Press, ''Storia del mondo antico'', ''L'impero romano da Augusto agli Antonini'', vol. VIII, Milano 1975, p. 574.</ref> Di contro si andava a creare una vera e propria rarefazione dell'elemento italico a vantaggio di quello provinciale, pur non producendo mutamenti sostanziali nel valore militare complessivo;<ref>Anna Maria Liberati e Francesco Silverio, ''Organizzazione militare: esercito'', collana Vita e costumi dei romani antichi 5, Roma, Quasar, 1988, p. 18.</ref>
* al fine di aumentare la capacità difensiva dei [[limes romano|confini imperiali]] per tutta la loro lunghezza (oltre 9.500&nbsp;km terrestri), dispose di ricostruire numerose [[castrum#Fortezze legionarie|fortezze legionarie]] in pietra ed in posizioni strategicamente migliori, in modo da non trascurare la sicurezza delle legioni ivi acquartierate;<ref>János Szilágyi (1953). ''Les variations des centres de prépondérance militaire dans les provinces frontières de l'empire romain''. Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae '''2''' (1-2): p. 205. {{ISSN|0044-5975}}</ref>
* non trascurò il fatto che le truppe di confine, quando rimanevano inattive per troppo tempo, in un ambiente ospitale (soprattutto in Oriente), perdevano la loro capacità di combattere. Queste truppe, non avendo infatti una prospettiva immediata di guerra o di bottino, rischiavano di perdere la proverbiale disciplina e deteriorarsi. Solo un allenamento costante poteva preservare le capacità di combattimento, anche in tempo di pace, ben sapendo che dai primi [[castrum|accampamenti]] "rurali" (circondati dalle sole campagne) si era ormai passati a fortezze che andavano sempre più acquisendo una tipica atmosfera urbana (''[[canabae]]'');<ref>{{Cita|Luttwak 1981|pp. 159-162}}.</ref>
* tornò all'ordinamento augusteo, riducendo le coorti pretoriane a 9, ed ancora una volta ''quingenarie'',<ref>Cambridge University Press, ''Storia del mondo antico'', ''L'impero romano da Augusto agli Antonini'', vol. VIII, Milano 1975, p. 531.</ref> le quali furono aumentate poi dal figlio [[Domiziano]] fino a 10.<ref>Alessandro Milan e Salvatore Calderone, ''Le forze armate nella storia di Roma antica'', XII, Roma, Jouvence, 1993, p. 116. ISBN 88-7801-212-2</ref>
* La riforma della prima [[coorte]] potrebbe essere avvenuta all'epoca di [[Augusto]] o forse al tempo dei [[Dinastia flavia|Flavi]].<ref name="Keppie176">{{Cita|Keppie 1984|p. 176}}.</ref> Si trattava di una coorte ''milliare'', vale a dire di dimensioni doppie rispetto alle altre nove coorti, con 5 manipoli (non quindi 6) di 160 armati ciascuna (pari a 800 legionari), a cui era affidata l'[[Aquilifer|aquila della legione]].<ref name="Keppie176"/> Primo esempio di costruzioni che ne ospitassero una coorte di queste dimensioni la troviamo nella [[castrum#Fortezze legionarie|fortezza legionaria]] di [[Pinnata Castra|Inchtuthill]] in [[Scozia]].<ref name="Keppie174-175">{{Cita|Keppie 1984|pp. 174-175}}.</ref>
 
==== Politica estera e provinciale ====
{{vedi anche|Limes romano|province romane|regno cliente (storia romana)}}
Ridusse a province l'[[Acaia (provincia romana)|Acaia]], la [[Licia e Panfilia|Licia]], [[Rodi]], [[Bisanzio]] e [[Samo (isola)|Samo]], togliendo loro la libertà, e fece lo stesso con la [[Cilicia (provincia romana)|Cilicia Trachea]] e la [[Regno di Commagene|Commagene]],<ref name="GFlavioVII.7.1"/><ref name="GFlavioVII.7.2"/> che fino ad allora erano state governate da re.<ref name="SvetonioVesp8"/>
 
===== In Oriente =====
[[File:The Triumph of Titus Alma Tadema.jpg|thumb|left|upright=0.7|Vespasiano e Tito durante la cerimonia del trionfo ([[Lawrence Alma-Tadema|Alma Tadema]], [[1885]]).]]
{{Vedi anche|Limes orientale|prima guerra giudaica}}
 
La [[prima guerra giudaica]], fu la prima delle tre importanti ribellioni degli [[Ebrei]] della [[giudea romana|provincia Giudea]] contro il potere imperiale.<ref name="nameOfRomeP294">{{Cita|Goldsworthy 2003|p. 294}}.</ref> La provincia era da tempo una regione turbolenta con aspre violenze tra varie sette [[giudaismo|giudaiche]] in competizione<ref name="nameOfRomeP294"/> e con una lunga storia di ribellioni.<ref name="enemiesP192">{{Cita|Matyszak|p. 192|Matyszak 2004}}</ref> La collera degli [[Ebrei]] verso Roma era alimentata dai furti nei loro templi e dall'insensibilità romana&nbsp;– Tacito parla di disgusto e repulsione<ref name="enemiesP194">{{Cita|Matyszack|p. 194|Matyszack 2004}}.</ref> – verso la [[Ebraismo|loro religione]]. Gli ebrei iniziarono i preparativi per la rivolta armata. I primi successi, compreso il respinto [[Assedio di Gerusalemme (66)|primo assedio di Gerusalemme]],<ref name="nameOfRomeP295">{{Cita|Goldsworthy 2003|p. 295}}</ref> e la [[battaglia di Beth Horon (66)|battaglia di Beth Horon]]<ref name="nameOfRomeP295"/> non fecero che sollecitare maggiore attenzione da Roma, dove [[Nerone]] incaricò il generale Vespasiano di spegnere la rivolta.
 
Vespasiano guidò le sue forze in una pulizia etnica delle aree in rivolta. Con l'anno [[68]], la resistenza ebraica nel nord era stata soffocata. La guerra in Giudea fu conclusa da Tito con la [[assedio di Gerusalemme (70)|conquista di Gerusalemme]] nel 70. [[Sesto Giulio Frontino]] ricorda che l'ultimo baluardo difensivo dei Giudei fu sconfitto durante la festività ebraica della [[Shabbat]].<ref>Frontino, ''Stratagemata'', II, 1.17.</ref> Contemporaneamente, in Oriente, veniva sedata nel sangue dal figlio [[Tito (imperatore romano)|Tito]] una difficile [[prima guerra giudaica|rivolta in Giudea]], al termine della quale fu conquistata [[Gerusalemme]] (nel 70).
[[File:Francesco Hayez 017.jpg|thumb|upright=1.4|La [[assedio di Gerusalemme (70)|distruzione del Tempio di Gerusalemme]] nel [[70]], da un dipinto di [[Francesco Hayez]] conservato a Venezia.]]
In seguito a questi eventi due legioni furono trasferite lungo il fiume [[Eufrate]] in [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]] (la [[legio XII Fulminata|XII ''Fulminata'']] e la [[Legio XVI Flavia Firma|XVI ''Flavia Firma'']]).<ref name="SvetonioVesp8"/> Le ultime resistenze si opposero a Roma ancora per qualche anno, prima di cadere, portando all'[[assedio di Masada]] del [[73]]<ref>Antonio Santosuosso, ''Storming the Heavens: Soldiers, Emperors and Civilians in the Roman Empire'', Boulder (Colorado), Westview Press, 2001, p. 146. ISBN 0-8133-3523-X</ref><ref>{{Cita|Luttwak 1981|p. 3}}</ref> e al [[Assedio di Gerusalemme (70)|secondo assedio di Gerusalemme]].<ref>{{Cita|Goldsworthy 2003|p. 292}}</ref>
 
Il figlio Tito, dopo aver portato a termine il difficile assedio di Gerusalemme, si imbarcò per l'Italia (inizi del [[71]]), disponendo che i due capi della rivolta, [[Simone bar Giora|Simone]] e [[Giovanni di Giscala|Giovanni]], insieme ad altri 700 prigionieri, scelti per statura e prestanza fisica, fossero inviati a Roma per essere trascinati in catene in [[trionfo]]. Giunto nella capitale, gli venne riservata un'accoglienza entusiasta da parte della folla cittadina. Pochi giorni più tardi, il padre Vespasiano accettò di celebrare un unico trionfo, sebbene il senato ne avesse decretato uno per ciascuno. Una volta avvisata circa la data della cerimonia trionfale, l'immensa popolazione di Roma uscì a prendere posto dovunque si potesse stare, lasciando libero solo il passaggio per far sfilare il corteo.<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 5.3.</ref>
 
Negli anni seguenti, dopo il [[trionfo]] congiunto di Vespasiano e Tito sui Giudei,<ref name="SvetonioVesp8"/> memorabile come prima occasione in cui padre e figlio furono associati nel trionfo,<ref>Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 5.4-6.</ref> il Tempio di [[Giano (divinità)|Giano]] fu chiuso, e il mondo romano fu in pace per i restanti nove anni del regno di Vespasiano. La pace di Vespasiano divenne proverbiale. Distrutto, quindi, il [[tempio di Gerusalemme]] e dispersa la popolazione, gli ebrei non furono altrimenti perseguitati sotto Vespasiano e Tito. Lo stesso re [[Erode Agrippa II|Agrippa II]] e le sorelle [[Berenice di Cilicia|Berenice]] e [[Drusilla (figlia di Agrippa I)|Drusilla]] vivevano a Roma, intimi dei Flavi,<ref>Svetonio, ''Tito'', 7.</ref> e una colonia di ebrei viveva nella capitale libera di praticare la propria religione, salvo essere tenuti a pagare il ''[[fiscus iudaicus]]''.<ref name="GFlavioVII.6.6"/>
 
A partire dal [[71]] Vespasiano, infatti, ordinò all'allora ''[[legatus Augusti pro praetore]]'' [[Sesto Lucilio Basso]] e al ''[[procurator Augusti]]'' [[Lucio Laberio Massimo|Laberio Massimo]] di assoggettare tutto il territorio della Giudea al regime di locazione in affitto. L'imperatore non costituì su questo territorio alcuna nuova città, disponendo che quella regione diventasse come una sua proprietà privata.<ref name="GFlavioVII.6.6">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 6.6.</ref> A soli 800 [[veterano (storia romana)|soldati mandati in congedo]] permise loro di costituire una [[colonia romana|colonia]] nella località chiamata ''[[Emmaus]]'' (a 30 [[stadio (unità di misura)|stadi]] da Gerusalemme). Impose a tutti i [[Giudaismo|Giudei]], ovunque risiedessero, una tassa di due dracme ciascuno da versare ogni anno al [[Campidoglio]], in sostituzione di quella versata al [[secondo Tempio|tempio di Gerusalemme]] (''[[fiscus iudaicus]]''). Questa fu la sistemazione che venne data alla [[Giudea romana|Giudea]].<ref name="GFlavioVII.6.6"/>
 
Nel quarto anno di regno di Vespasiano (dal luglio del [[72]]), [[Antioco IV di Commagene|Antioco, re della Commagene]], fu implicato in vicende tali che lo portarono a dover rinunciare al trono del [[regno di Commagene|regno "cliente" di Commagene]] a vantaggio di un'annessione romana. [[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]] racconta che il [[governatore provinciale romano|governatore]] di [[Siria (provincia romana)|Siria]], [[Lucio Cesennio Peto]], non sappiamo se in buona o cattiva fede nei confronti di Antioco, mandò una lettera a Vespasiano accusando lo stesso regnante, insieme suo figlio [[Gaio Giulio Archelao Antioco Epifane|Epifane]], di volersi ribellare ai Romani e di aver già preso accordi con il re dei [[Impero partico|Parti]]. Bisognava prevenirli per evitare una guerra che coinvolgesse l'[[impero romano]].<ref name="GFlavioVII.7.1">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 7.1.</ref>
 
[[File:Roman East 50-it.svg|thumb|left|upright=1.4|Il [[regno di Commagene]] al momento dell'annessione all'impero romano nel [[72]].]]
 
Giuntagli una simile denuncia, l'imperatore non poté non tenerne conto, tanto più che la città di ''[[Samosata]]'', la maggiore della Commagene, si trova sull'[[Eufrate]], da dove i Parti avrebbero potuto passare il fiume ed entrare facilmente entro i [[limes orientale|confini imperiali]]. Così Peto venne autorizzato ad agire nel modo più opportuno. Il comandante romano allora, senza che Antioco e i suoi se l'aspettassero, invase la Commagene alla testa della ''[[legio VI Ferrata]]'' e di alcune [[coorte|coorti]] e [[ala (esercito romano)|''ali'' di cavalleria]] [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|ausiliaria]], oltre ad un contingente di alleati dei re [[Aristobulo di Calcide]] e [[Soemo]] di [[Homs|Emesa]].<ref name="GFlavioVII.7.1"/>
 
L'invasione avvenne senza colpo ferire, poiché nessuno si oppose all'avanzata romana o provò a resistere. Una volta venuto a conoscenza di questi fatti, Antioco, non ritenendo opportuno muovere guerra ai Romani, preferì abbandonare il regno, allontanandosi di nascosto su un carro con moglie e figli. Giunto a centoventi [[stadio (unità di misura)|stadi]] dalla città verso la pianura, qui si accampò.<ref name="GFlavioVII.7.1"/> Frattanto Peto inviò un [[vessillazione|distaccamento]] a occupare ''Samosata'' con un presidio, mentre col resto dell'esercito si diresse alla ricerca di Antioco.
 
I figli del re, [[Gaio Giulio Archelao Antioco Epifane|Epifane]] e [[Callinico (principe di Commagene)|Callinico]], che non si rassegnavano a perdere il regno, preferirono impugnare le armi, e tentarono di fermare l'armata romana. La battaglia divampò violenta per un'intera giornata; ma anche dopo questo scontro dall'esito incerto, Antioco preferì fuggire con la moglie e le figlie in [[Cilicia]]. L'aver abbandonato figli e sudditi al loro destino generò nel morale delle sue truppe un tale sconcerto che alla fine i soldati commageni preferirono consegnarsi ai Romani. Al contrario il figlio Epifane, accompagnato da una decina di soldati a cavallo, attraversò l'Eufrate e si rifugiò presso il re dei Parti [[Vologase I|Vologese]], il quale lo accolse con tutti gli onori.<ref name="GFlavioVII.7.2">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 7.2.</ref>
 
Antioco giunse a [[Tarso (Turchia)|Tarso]] in [[Cilicia]], ma qui venne catturato da un centurione inviato da Peto a cercarlo. Arrestato, fu mandato a Roma in catene. Vespasiano però, rispettoso dell'antica amicizia, ordinò che durante il viaggio fosse liberato dalle catene e lo fece fermare a [[Sparta]]. Qui gli concesse cospicue rendite, al fine di poter mantenere un tenore di vita da re.<ref name="GFlavioVII.7.3">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 7.3.</ref> Quando queste informazioni giunsero al figlio, Epifane ed agli altri famigliari, che avevano temuto per la sorte del padre, si sentirono liberati da una grave peso e cominciarono a sperare di potersi riconciliare con l'imperatore.
 
Chiesero pertanto a Vologese di potergli scrivere per perorare la loro causa. Essi, pur venendo trattati bene, non riuscivano ad adattarsi a vivere al di fuori dell'impero romano. Vespasiano concesse loro, generosamente, di trasferirsi senza paura a Roma insieme al padre, con la promessa che sarebbero stati trattati con ogni riguardo.<ref name="GFlavioVII.7.3"/> Pochi anni più tardi, Vespasiano non accettò l'invito di [[Vologase I|Vologase]], re dei [[Impero partico|Parti]], di inviargli come alleato un esercito comandato da uno dei suoi figli, malgrado le insistenze dei figli Tito e Domiziano per essere prescelti nella guida di questa spedizione.<ref>Svetonio, ''Vita di Tito'', 2 e ''Vita di Domiziano'', 2; Cassio Dione, LXVI, 15.</ref>
 
===== In Europa =====
[[File:Wales.Roman.Conquest.jpg|thumb|La conquista del [[Galles]] da parte dei Romani ([[43]]-[[78]]).]]
{{Vedi anche|Limes renano|rivolta batava|limes danubiano|campagne in Britannia di Agricola}}
 
Rimasto unico imperatore, Vespasiano, al termine della [[guerra civile romana (68-69)|guerra civile]] ([[68]]-[[69]]), procedette in Occidente a soffocare una difficile [[rivolta batava|rivolta]] tra i [[Batavi]],<ref name="GFlavioVII.4.2">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 4.2.</ref> ispirata dalla sacerdotessa [[Velleda]].<ref>Tacito, ''[[De origine et situ Germanorum]]'', 8.3.</ref> Al suo termine della quale le frontiere lungo il Reno furono consolidate con una nuova riorganizzazione che portò anche allo scioglimento di quattro legioni (la [[Legio I Germanica|I ''Germanica'']], [[Legio IIII Macedonica|IV ''Macedonica'']], [[Legio XV Primigenia|XV ''Primigenia'']] e [[Legio XVI Gallica|XVI ''Gallica'']]<ref name="Keppie214"/>) e la loro sostituzione con altrettante ([[Legio II Adiutrix|II ''Adiutrix Pia Fidelis'']],<ref name="Keppie213"/> [[Legio IIII Flavia Felix|IV ''Flavia Felix'']],<ref name="Keppie214"/> [[legio VII Gemina|VII ''Gemina'']] o ''Hispana'' o ''Galbiana''<ref>[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''Historiae'', 86; III, 7 e 21.</ref> e [[legio XVI Flavia Firma|XVI ''Flavia Firma'']]<ref name="Keppie214"/>).
 
Contemporaneamente alla rivolta batava si verificò un'invasione da parte delle popolazioni [[sarmati]]che dei [[Roxolani]] (nel [[70]]). Essi passarono a sud del [[Danubio]] e, giunta inaspettatamente con grande violenza sulla vicina [[Mesia|provincia romana di Mesia]], sterminarono un gran numero dei soldati disposti a [[limes danubiano|difesa del confine]]. Lo stesso ''[[legatus Augusti pro praetore]]'', [[Gaio Fonteio Agrippa]], che si era fatto loro incontro attaccandoli con grande coraggio, venne ucciso.<ref name="GFlavioVII.4.3">Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', VII, 4.3.</ref> Devastarono, quindi, l'intero territorio che gli si apriva davanti, saccheggiando ovunque giungessero.
 
Vespasiano allora, informato dell'accaduto e di quanto fosse stata devastata la Mesia, inviò a punire i Sarmati, [[Rubrio Gallo]], il quale poco dopo li affrontò in battaglia ottenendo una vittoria schiacciante e costringendo i superstiti a ritirarosi nei loro territori. Terminata l'invasione, Gallo provvide a fortificare nuovamente le frontiere provinciali, disponendo in quel settore di ''limes'' nuove guarnigioni più numerose e meglio fortificate «''sì che passare il fiume era per i barbari del tutto impossibile''».<ref name="GFlavioVII.4.3"/>
 
Nuove turbolenze in [[Britannia (provincia romana)|Britannia]] iniziarono nel [[69]], [[guerra civile romana (68-69)|anno dei quattro imperatori]]. Di fronte al disordine che si era ormai diffuso all'intero [[Impero romano]], Venuzio della popolazione dei Briganti, cacciò l'ex moglie e assunse il controllo del nord del paese. Con la salita al potere di Vespasiano, il nuovo governatore dell'isola, [[Quinto Petilio Ceriale|Quinto Petillio Ceriale]], pose fine alla rivolta.<ref>Tacito, ''[[De vita et moribus Iulii Agricolae]]'' [[Wikisource:Agricola#16|16-17]]; ''[[Historiae (Tacito)|Storie]]'' [[Wikisource:Storie/Book 1#60|1.60]], [[Wikisource:Storie/Book 3#45|3.45]].</ref> Negli anni successivi i Romani ripresero la conquista dell'isola. Il governatore [[Gneo Giulio Agricola]], suocero dello [[storiografia|storico]] [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] e da sempre fedele a Vespasiano,<ref>Tacito, ''De vita et moribus Iulii Agricolae'' [[Wikisource:Agricola#7|7.3]]</ref> cominciò infatti a sottomettere gli [[Ordovici]] nel [[77]]-[[78]] ([[Galles]] settentrionale).<ref>Tacito, ''De vita et moribus Iulii Agricolae'' [[Wikisource:Agricola#18|18-38]].</ref>
 
L'obbiettivo era quello di occupare anche la [[Caledonia]], nella parte settentrionale dell'isola (l'attuale [[Scozia]]). L'anno seguente Vespasiano morì e non poté assistere ai successi di Agricola. In [[Germania Magna|Germania]], fu Vespasiano a cominciare l'avanzata in quei territori poi denominati ''[[Agri Decumates]]'' (posizionati tra [[Germania superiore]] e [[Rezia (provincia romana)|Rezia]]), grazie alle campagne del ''[[Legatus Augusti pro praetore]]'' della [[Gallia Lugdunense|Gallia Lugdunensis]], un certo [[Gneo Pinario Cornelio Clemente]] nel [[74]], il quale ricevette gli ''[[trionfo|ornamenta triumphalia]]''<ref>A [[Gneo Pinario Cornelio Clemente]] potrebbe attribuirsi la costruzione di una strada militare che congiungeva [[Argentoratae]] al forte di [[Rottweil]], che continuava poi in due direzioni: a sud fino alla fortezza legionaria di [[Vindonissa]]; ad est fino al [[Danubio]] nei pressi di [[Laiz]] (Dietwulf Baatz, ''Der römische Limes: Archäologische Ausflüge zwischen Rhein und Donau'', Berlin, Mann, 1993, cartina p. 18. ISBN 3-7861-1701-2).</ref> per le ''imprese vittoriose in Germania''.<ref>{{CIL|11|5271}}.</ref> Furono creati, infatti, i forti di [[Schleitheim]], [[Hüfingen]], [[Rottweil]], [[Waldmossingen]], [[Offenburg]]<ref name="CIL|13|9082">{{CIL|13|9082}}.</ref> e [[Riegel am Kaiserstuhl]].
 
=== Morte ===
Fu capace di scherzare anche nei suoi ultimi momenti di vita, quando esclamò: «''Purtroppo temo che mi stia trasformando in un Dio''» (in [[Lingua latina|latino]]: "''Vae, puto deus fio"'' ).<ref name="SvetonioVesp23"/> Ad aggravare la malattia sembra sia stata un'indigestione, per aver bevuto una quantità eccessiva di acqua gelata. Egli continuava, però, a compiere i suoi doveri di imperatore, ricevendo anche le legazioni mentre stava a letto. Sentendosi, infine, morire per un improvviso attacco di diarrea, esclamò: «''Un imperatore deve morire in piedi''». E mentre tentava di alzarsi, spirò tra le braccia di chi lo stava aiutando, il 23 giugno del [[79]], all'età di sessantanove anni, un mese e sei giorni.<ref name="SvetonioVesp24">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 24.</ref> Morì nella sua [[villa romana|villa]] presso le [[Aquae Cutiliae|terme di Cotilia]], nell'attuale [[provincia di Rieti]], dove ogni anno era solito trascorrere l'estate.<ref name="SvetonioVesp24"/> Verrà divinizzato, in seguito, dal figlio Tito.<ref>[[Gaio Plinio Cecilio Secondo]], ''[[Panegirico di Traiano]]'', 11.1.</ref>
 
=== Successione ===
{{Doppia immagine|left|Tito, testa in marmo da Pantelleria.jpg|135|Bust Domitian Musei Capitolini MC1156.jpg|135|[[Tito (imperatore romano)|Tito]], primogenito di Vespasiano ([[isola di Pantelleria]])|[[Domiziano]] secondo figlio di Vespasiano ([[Musei capitolini|Musei Capitolini]])}}
{{Vedi anche|Dinastia flavia}}
 
Svetonio riferisce che Vespasiano era tanto sicuro del proprio oroscopo e dei suoi figli, dopo tante congiure contro di lui, sventate, da affermare in Senato:<ref name="SvetonioVesp25">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 25.</ref>
{{Citazione|''A me succederanno i miei figli o nessuno!''|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 25}}
Si dice anche che abbia avuto in sogno una visione, nella quale nel vestibolo del palazzo imperiale vi fosse una bilancia, dove da una parte si trovavano gli imperatori [[Claudio]] e [[Nerone]], dall'altra lui stesso ed i suoi figli. Il significato di questa visione era che i due gruppi di imperatori, avrebbero regnato per un identico periodo, di ventisette anni. Claudio e Nerone dal [[41]] al [[68]], Vespasiano ed i figli dal [[69]] al [[96]].<ref name="SvetonioVesp25"/>
 
Alla morte di Vespasiano (23 giugno del [[79]]), il figlio primogenito [[Tito (imperatore romano)|Tito]] rimase unico imperatore e, come il padre, escluse il fratello [[Domiziano]] dagli affari di Stato, non associandolo all'Impero né concedendogli l<nowiki>'</nowiki>''imperium proconsulare''<ref>Era il potere di comando su tutte le province dell'Impero.</ref> né la ''[[tribunicia potestas]]'',<ref>In {{CIL|3|318}} Domiziano appare CAES(''ar'') / DIVI F(''ilius'') DOMITIANVS / CO(''n'')S(''ul'') VII PRINC(''eps'') IVVENTVTIS. La ''[[tribunicia potestas]]'' è il diritto di veto assoluto sugli atti dei magistrati.</ref> ma lo dichiarò suo successore, gli fece ottenere il consolato ordinario nell'[[80]] e gli propose anche di sposare la sua unica figlia [[Giulia (figlia di Tito)|Giulia]].<ref name="Svetonio, Domiziano, 22">Svetonio, ''Vita di Domiziano'', 22.</ref>
 
Domiziano rifiutò tuttavia di separarsi da Domizia ma Giulia, dopo aver sposato il cugino [[Tito Flavio Sabino (console 82)|Tito Flavio Sabino]], divenne sua amante.<ref name="Svetonio, Domiziano, 22"/> Tito fu considerato un buon imperatore dallo storico [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] e da altri contemporanei; è noto per il suo programma di opere pubbliche a Roma e per la sua generosità nel soccorrere la popolazione in seguito a due eventi disastrosi: l'eruzione del [[Vesuvio]] del [[79]] e l'incendio di Roma dell'[[80]]. Celebre è la definizione che diede di lui lo storico [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]]:
{{Citazione|Amore e delizia del genere umano|[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Tito'', 1|''Amor ac deliciae generis humani''||lingua=la}}
per celebrare i vari meriti di Tito e del suo governo.
 
Tito morì di febbri malariche ad ''[[Aquae Cutiliae]]'' il 13 settembre [[81]], quando con lui si trovava Domiziano:<ref>Molti storici non mancano di insinuare che Domiziano lo avesse fatto avvelenare: Cassio Dione, LXVI, 26, Filostrato, ''Vita di Apollonio di Tiana'', VI, 32; Erodiano, IV, 5, 6; Aurelio Vittore, ''I Cesari'', 10 e 11.</ref> partito subito per Roma, si fece acclamare imperatore dai [[Guardia pretoriana|pretoriani]], ai quali distribuì, come tradizione, la stessa somma che essi avevano ricevuto da Tito. Il giorno dopo il Senato gli concesse il titolo di ''[[Augusto]]'' e di ''padre della patria'', e poi vennero il pontificato, la ''potestas tribunicia'' e il consolato.
 
{{Albero genealogico/inizio}}
{{Albero genealogico | | | | | TIT | | VES | | | | | | | | | | | | | |TIT=[[Tito Flavio Petrone]]|VES=[[Vespasio Pollione]]}}
{{Albero genealogico | | | | | |!| | | |!| | | | | | | | | | | | | | | }}
{{Albero genealogico | | | | | TIT |y| VES | | | | | | FLA | | | |TIT=[[Tito Flavio Sabino (padre di Vespasiano)|Tito Flavio Sabino]]|VES=[[Vespasia Polla]]|FLA=[[Flavio Liberale]] }}
{{Albero genealogico | | | |,|-|-|-|+|-|-|-|.| | | | | |!| | | | | }}
{{Albero genealogico | | | TIT | | XXX | | VES |~|y|~| FLA | | CAS |y| GNE | | | | PET | | | | | |TIT=[[Tito Flavio Sabino (console 47)|Tito Flavio Sabino]]|VES=Tito Flavio '''Vespasiano'''|XXX=1 figlia|FLA=[[Flavia Domitilla maggiore|Flavia Domitilla ''maggiore'']]|PET=[[Petilio Rufo]]|CAS=[[Cassia Longina]]|GNE=[[Gneo Domizio Corbulone]]}}
{{Albero genealogico | | | |!| | | | | |,|-|-|-|-|^|-|-|v|-|-|-|-|-|-|-|-|-|.| | | |!| | | | | }}
{{Albero genealogico | | | TIF | | | | TIT |y| MAR | | DOM |y|~|~| LON | | FLA |y| QUI | |TIF=[[Tito Flavio Sabino (console 69)|Tito Flavio Sabino]]|TIT=[[Tito (imperatore romano)|'''Tito''' Flavio Vespasiano]]|DOM=[[Domiziano|Tito Flavio '''Domiziano''']]|FLA=[[Flavia Domitilla minore|Flavia Domitilla ''minore'']]|MAR=Marcia Furnilla|LON=[[Domizia Longina]]|QUI=[[Quinto Petilio Ceriale]]}}
{{Albero genealogico | |,|-|^|-|.| | | | | |!| | | | | | | |!| | | | | |,|-|-|-|+|-|-|-|.|}}
{{Albero genealogico | TIC | | TIF |~|~|~| GIU | | | | | | XXX | | | | GAI | | FLA | | QUI |GIU=[[Giulia (figlia di Tito)|'''Giulia''' Flavia Giulia]]|XXX=1 figlio|FLA=[[Flavia Domitilla (figlia di Domitilla minore)|''Santa'' Flavia Domitilla]]|TIF=[[Tito Flavio Sabino (console 82)|Tito Flavio Sabino]]|TIC=[[Tito Flavio Clemente (console 95)|Tito Flavio Clemente]]|QUI= Quinto Petilio Rufo|GAI=Gaio Petilio Firmo}}
{{Albero genealogico | |L|~|~|~|~|~|~|~|~|~|~|~|~|y|~|~|~|~|~|~|~|~|~|~|~|~|~|~|J| }}
{{Albero genealogico | | | | | | | | | | | |,|-|-|^|-|-|.| | | | | | | | | | | }}
{{Albero genealogico | | | | | | | | | | | VES | | | | DOM | | | | | | | | |VES=Vespasiano|DOM=Domiziano }}
{{Albero genealogico/fine}}
 
== Titolatura imperiale ==
{{Vedi anche|Monetazione dei Flavi|Età flavia}}
 
{| class="wikitable"
|- valign="top"
 
!width=20%|Titolatura imperiale
!width=20%|Numero di volte
!width=60%|Datazione evento
 
|- valign="top"
|[[Tribunicia potestas]] (accettata formalmente in epoca tarda)<ref name="SvetonioVesp12">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 12.</ref>
|10 volte:<ref name="CIL6,40448">{{CIL|6|40448}}.</ref>
|la prima volta (I) il 1º luglio del [[69]]<ref name="SvetonioVesp6"/> e poi rinnovatagli ogni anno, alla stessa data.
|-
|[[Console (storia romana)|Consolato]]
|9 volte:<ref name="SvetonioVesp8"/>
|nel [[51]] (I),<ref name="TPSulp17">Giuseppe Camodeca, ''Tabulae Pompeianae Sulpiciorum. Edizione critica dell'archivio puteolano dei Sulpicii'', Roma, Quasar, 1999, nº 17. ISBN 88-7140-145-X</ref> [[70]] (II),<ref>{{AE|1955|198}}.</ref> [[71]] (III),<ref name="AE1934,261"/><ref>{{CIL|10|4734}}.</ref> [[72]] (IV),<ref name="CIL11,3605">{{CIL|11|3605}}.</ref><ref name="AE1934,261"/> [[74]] (V),<ref name="AE1934,171"/><ref>{{CIL|7|1204}}.</ref> [[75]] (VI), [[76]] (VII),<ref name="ILAlg1,3885">Stéphane Gsell, [http://archive.org/stream/inscriptionslati00gseluoft#page/iv/mode/2up ''Inscriptions latines de l'Algérie''], Paris, Champion, 1922, t. 1, 3885; [[Robin George Collingwood]]; [[Richard Pearson Wright]], ''The Roman Inscriptions of Britain'' (RIB), Vol. 2, fasc. 1: [http://romanplates.byu.edu/documents/the_roman_inscription.pdf ''Instrumentum Domesticum. The Military diplomata, Metal ingots, Tesserae, Dies, Labels and lead sealings''], Gloucester 1990: 2404,34 e 35.</ref> [[77]] (VIII)<ref name="CIL8,8"/><ref>{{AE|1963|11}}.</ref> e [[79]] (IX).<ref>{{AE|1975|554}}.</ref>
|-
|''[[Imperator|Salutatio imperatoria]]''
|20 volte:<ref name="CIL6,40448"/><ref name="AE1983,586">{{AE|1983|586}}; {{CIL|11|5166}}.</ref>
|I (al momento della assunzione del potere imperiale) nel [[69]], (II-III-IV<ref>''CIL'' II, 14-2-1, 897 = [[Géza Alföldy]], ''Die Römischen Inschriften von Tarraco'', Berlin, W. de Gruyter, 1975, nº 72 [http://www1.ku.de/epigr/bilder.php?bild=PH0010056 (foto)]. ISBN 3-11-004403-X</ref>-V<ref>{{AE|1978|92}}.</ref>) nel [[70]], (VI<ref>{{CIL|16|16}}.</ref>-VII-VIII<ref name="AE1934,261">{{AE|1934|261}}.</ref>) [[71]], (IX-X<ref name="CIL11,3605"/><ref name="AE1934,171"/>) [[72]],<ref name="AE1934,171">{{AE|1934|171}}.</ref> (XI) dopo luglio del [[73]],<ref>{{CIL|11|2957}}.</ref> (XII-XIII<ref name="CIL|13|9082"/>-XIV<ref>{{CIL|13|8046}} e {{AE|1968|446}}.</ref>) [[74]], (XV-XVI<ref name="ILAlg1,3885"/>-XVII<ref>{{CIL|8|10116}}.</ref>-XVIII<ref>{{AE|1999|1023}}.</ref>) [[76]], (XIX) [[77]]<ref name="CIL8,8">{{CIL|8|8}}, {{CIL|16|23}}, {{CIL|2|4814}}, {{CIL|10|3829}} e {{CIL|16|158}}.</ref> e (XX) [[78]].<ref name="CIL6,40448"/><ref name="AE1983,586"/>
|-
|Altri titoli
|2 volte:
|''[[Pater Patriae]]'' (in epoca tarda<ref name="SvetonioVesp12"/>) e ''[[Pontefice massimo (storia romana)|Pontifex Maximus]]'' nel [[70]].
|}
 
== Vespasiano nella storiografia ==
=== Autori antichi ===
[[File:Vespasian 01.jpg|thumb|upright=1.2|Ritratto di Vespasiano.]]
{{Vedi anche|Ritratti di Vespasiano}}
{| class="infobox" style="width:23em; border:1px solid #aaa; float:right;margin:0 0 1em 1em;font-size:95%;clear:right;" cellspacing="2"
! style="background:#ccf;" colspan=2 align=center | '''Cronologia'''
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"|
|style="font-size: 90%;"| '''Vita di Vespasiano'''
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| 17 novembre del [[9]]<ref name="SvetonioVesp2"/>
|style="font-size: 90%;"| Nasce a ''[[Cittareale|Vicus Phalacrinae]]'',<ref name="SvetonioVesp2"/> in un villaggio non molto distante da [[Rieti]];
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| 17 marzo del [[26]]<ref name="SvetonioVesp2"/>
|style="font-size: 90%;"| prende la ''[[toga#Toga romana|toga virilis]]'' (all'età di sedici anni) durante i ''[[liberalismo|liberalia]]'', avversando però per molto tempo il [[tribuno laticlavio|tribunato laticlavio]];<ref name="SvetonioVesp2"/>
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| [[38]]<ref name="Dione59.12.3"/>
|style="font-size: 90%;"| divenne [[Edile (storia romana)|edile]];<ref name="SvetonioVesp2"/><ref name="Dione59.12.3"/>
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| gennaio del [[40]]
|style="font-size: 90%;"| ottiene la [[Pretore (storia romana)|pretura]];<ref name="SvetonioVesp2"/>
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| [[43]]
|style="font-size: 90%;"| partecipò all'[[conquista della Britannia|invasione romana della Britannia]] sotto l'Imperatore [[Claudio]], dove si distinse come comandante (''[[legatus legionis]]'') della ''[[legio II Augusta]]'';<ref name="SvetonioVesp4"/><ref name="TacitoAgricola13.5"/>
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| novembre del [[51]]
|style="font-size: 90%;"| ottiene il [[Console (storia romana)|consolato]];<ref name="TPSulp17"/>
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| primavera del [[66]]
|style="font-size: 90%;"| ottiene la conduzione della [[prima guerra giudaica|guerra in Giudea]];<ref name="SvetonioVesp4"/>
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| 1º luglio del [[69]]
|style="font-size: 90%;"| le legioni di stanza in Egitto proclamano Vespasiano, ''[[imperator]]''<ref name="SvetonioVesp6"/> (considerato più tardi come il primo giorno del suo [[principato (storia romana)|principato]]);
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| 11 luglio del [[69]]
|style="font-size: 90%;"| anche l'esercito di Giudea proclama Vespasiano, ''imperator'';
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| 20 dicembre del [[69]]
|style="font-size: 90%;"| le truppe di Antonio Primo (''pro-Vespasiano'') entravano in [[Roma (città antica)|Roma]], impadronendosene e mettendo a morte Vitellio;
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| 21 dicembre del [[69]]
|style="font-size: 90%;"| il Senato proclama Vespasiano imperatore e console, insieme al figlio [[Tito (imperatore romano)|Tito]];
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| [[70]]
|style="font-size: 90%;"| Vespasiano fa ritorno a [[Roma (città antica)|Roma]]. Viene, infine, sedata la [[rivolta batava]], iniziata l'anno precedente.<ref name="GFlavioVII.4.2"/>
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| [[72]]
|style="font-size: 90%;"| iniziano i lavori di costruzione dell'[[colosseo|anfiteatro Flavio]] ([[Colosseo]]) a Roma;
|-
|style="font-size: 90%;" align=center width="25%"| 23 giugno del [[79]]<ref name="SvetonioVesp24"/>
|style="font-size: 90%;"| muore a Roma, lasciando come suo erede il figlio Tito.
|}
 
Il grande storico [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] di Vespasiano scrisse:
{{Citazione|[...] era dotato di tali [[mos maiorum|severi costumi]], da esserne considerato l'iniziatore, egli stesso uomo per educazione e per modo di vivere simile agli antichi.|Tacito, ''Annales'', III, 55.4}}
 
[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] lo descrive come un uomo giusto, onesto, molto legato alle sue origini famigliari, con la sola pecca di essere avido di denaro:<ref name="SvetonioVesp16">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 16.</ref>
{{Citazione|[...] durante tutto il periodo in cui fu imperatore, dedicò il suo tempo, per prima cosa, a rinforzare la ''[[Impero romano|Res publica]]'' indebolita e che vacillava, per poi migliorarla.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 8}}
Molto legato alla nonna paterna, Vespasiano, divenuto ''princeps'', spesso faceva ritorno alla villa dove era cresciuto quando era fanciullo nei pressi di ''[[Cosa (colonia romana)|Cosa]]''.<ref name="SvetonioVesp2"/>
{{Citazione|Aveva una tale venerazione per la memoria della nonna che durante le [[festività romane]] continuò sempre a bere nel suo piccolo bicchiere d'argento.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 2}}
Aggiunge ancora Svetonio:
{{Citazione|[...] dall'inizio del suo principato fino alla morte, fu clemente e si comportò come un normale cittadino privato; non cercando mai di nascondere le proprie mediocri origini, né quelle della sua passata condizione, al contrario se ne vantò spesso.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 12}}
{{Citazione|Sopportò con grande pazienza la libertà degli amici, le allusioni degli avvocati e l'insolenza dei filosofi.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 13}}
{{Citazione|Non sono ricordati [di Vespasiano] né inimicizie né offese, per nulla portato a vendicarsene, fece maritare in modo splendido la figlia del suo nemico [[Vitellio]], donandole una dote ed arredandole la casa. [...] Egli fu tanto lontano dal lasciarsi spingere a rovinare qualcuno per il solo sospetto o la paure, che quando alcuni suoi amici gli dissero di stare attento a [[Mettio Pompusiano]], poiché gli avevano predetto l'impero, lo nominò invece console, rispondendo loro che si sarebbe ricordato di questo beneficio in futuro.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 14}}
{{Citazione|Vespasiano non si rallegrò mai per l'uccisione di alcuno, al contrario pianse e si lamentò per le giuste condanne.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 15}}
 
Era poi di corporatura tarchiata, con le membra robuste e ferme, il volto quasi contratto in uno sforzo.<ref name="SvetonioVesp20">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 20.</ref>
{{Citazione|[...] avendo chiesto ad un cittadino che cosa pensasse di lui, questi gli rispose: «''Te lo dirò quando avrai finito di scaricarti il ventre''».|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 20}}
Tutto sommato godette di buona salute, accontentandosi di mantenerla con massaggi regolari a tutto il corpo, stando a digiuno un giorno al mese.<ref name="SvetonioVesp20"/> Era poi sua abitudine svegliarsi molto presto, leggere lettere e rapporti di tutti i suoi funzionari, ricevere amici (come spesso accadeva con [[Gaio Plinio Secondo]]<ref>[[Gaio Plinio Cecilio Secondo]], ''Epistolario'', III, 5.9.</ref>), vestirsi da solo, fare una passeggiata in lettiga, riposare con una delle tante concubine, che dopo la morte di Cenide, ne avevano preso il posto.<ref name="SvetonioVesp21">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 21.</ref>
{{Citazione|[...] e quando passava dalla sua camera al bagno e poi al [[triclinio]], si dice che in nessun momento fosse più indulgente, tanto che i suoi famigliari sceglievano soprattutto questi momenti per chiedergli favori.|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 21}}
Durante la cena, come in ogni altra occasione, era molto socievole ed aveva spesso battute molto spiritose, anche se scurrili e volgari, utilizzando anche parole oscene.<ref name="SvetonioVesp22">Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 22.</ref>
{{Citazione|Avendo fatto un regalo di quattrocentomila sesterzi per una notte, ad una donna che aveva detto di struggersi d'amore per lui, quando il suo tesoriere gli chiese sotto quale voce dovesse registrare la spesa, rispose: «''A Vespasiano, amato appassionatamente''».|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 22}}
 
L'avarizia con cui Tacito e Svetonio<ref name="SvetonioVesp16"/> stigmatizzano Vespasiano, sembra essere stata in realtà una illuminata economia, che, nello stato disordinato delle finanze di Roma, era una necessità assoluta.<ref name="SvetonioVesp16"/> Si racconta che, quando gli fu chiesto se avesse desiderato o no una statua in suo onore, lui rispose, indicando un piattino d'argento: «''Certo. Quello sarà il piedistallo''». Altri episodi sono raccontati da Svetonio:
{{Citazione|Avendogli chiesto i [[classiarius|marinai]] qualcosa per le loro scarpe (un'indennità), poiché dovevano fare a piedi spesso da [[Ostia (città antica)|Ostia]] e [[Pozzuoli]] fino a Roma, Vespasiano non reputò giusto non aver dato loro una risposta, aggiunse quindi che l'ordine era di andare scalzi, tanto che ancora oggi si fa così [epoca di Svetonio].|Svetonio, ''Vita di Vespasiano'', 8}}
{{Citazione|[...] si dedicò apertamente a speculazioni, che sarebbero state poco corrette anche come privato cittadino, comprando e poi rivendendo a prezzi superiori. E non esitò anche a vendere le cariche magistratuali a candidati, oppure le assoluzioni agli imputati, che fossero innocenti o colpevoli. [...] Si crede anche che, normalmente promuoveva agli incarichi di esattori delle imposte i più rapaci, per poi condannarli una volta arricchiti; tanto che il popolo diceva che li usasse come le spugne, prima facendoli inzuppare quando erano spogli, e poi spremendoli una volta inzuppati.|Svetonio, ''vita di Vespasiano'', 16}}
 
Militare di carriera, dimostrò di avere notevoli doti tattico-strategiche, evitando di esporre il proprio esercito ad inutili rischi, quando non fosse strettamente necessario, come racconta [[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]] nel corso della [[prima guerra giudaica]]:
{{Citazione|Se qualcuno crede che la gloria della vittoria sarà meno bella senza combattere, prenda in considerazione che la vittoria ottenuta senza correre pericoli è migliore rispetto a quella che ne consegue passando attraverso l'incertezza della battaglia. E non sono meno gloriosi coloro che raggiungono gli stessi risultati in combattimento, riuscendo a dominarsi con freddo freddo calcolo.|Giuseppe Flavio, ''La guerra giudaica'', IV, 6.2.372-373.}}
 
=== Autori moderni ===
Sembra che Vespasiano non fosse un eccellente soldato, come il figlio Tito, ma dimostrò forza di carattere e abilità, ebbe un continuo desiderio di stabilire ordine e sicurezza sociale per i suoi sudditi. Fu puntuale e regolare nelle sue abitudini, occupandosi dei suoi uffici la mattina di buon'ora e godendosi poi il riposo. Temprato dal rigore dei legionari, di fatto non fu incline ad alcuna forma di vizio.
 
Forse non ebbe le caratteristiche attese di un imperatore della precedente [[dinastia giulio-claudia]], ma fu apprezzato da tutti, sia dalla [[plebei|plebe]] sia dal patriziato senatorio. Vespasiano fu dunque il fautore di un rinascita economica e sociale in tutto l'Impero che godette, grazie al suo governo, di una ''[[pax romana|pax]]'' rimasta proverbiale. Di fatto per questo fu uno degli imperatori più amati della storia romana.
 
== Note ==
{{references}}
 
== Bibliografia ==
<div class="references-medium" style="-moz-column-count: 2; column-count: 2;">
;Fonti antiche
* [[Sesto Aurelio Vittore|Aurelio Vittore]]
** ''De Caesaribus'' (testo in latino disponibile [http://www.thelatinlibrary.com/victor.caes.html qui])
** ''De viris illustribus Urbis Romae'' (attr.) (testo in latino disponibile [http://www.thelatinlibrary.com/victor.ill.html qui])
* [[Cassio Dione|Cassio Dione Cocceiano]], ''[[Storia romana (Cassio Dione)|Historia Romana]]'', libri LXVI-LXVII (versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/home.html qui])
* [[Eutropio]], [[Wikisource:la:Breviarium historiae romanae|''Breviarium historiae romanae'' (testo latino), VII-X]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
* [[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], [[Wikisource:la:Strategemata|''Strategemata'' (testo latino)]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
* [[Flavio Giuseppe|Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|La guerra giudaica]]'' (versione in inglese disponibile [[wikisource:en:The War of the Jews|qui]]) [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
* [[Marco Valerio Marziale|Marziale]], ''Epigrammi''
* [[Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio il Giovane]]
** [[Wikisource:la:Epistularum Libri Decem (Gaius Plinius Caecilius Secundus)|''Epistularum Libri Decem'' (testo latino)]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
** [[Wikisource:la:Panegyricus|''Panegyricus'' (testo latino)]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
* [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], [[Wikisource:la:Naturalis Historia|''Naturalis Historia'' (testo latino)]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
* [[Strabone]], ''[[wikisource:el:Γεωγραφία|Geografia (testo greco)]]'' (Γεωγραφικά) [[File:Wikisource-logo.svg|15px]] (versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Strabo/home.html qui])
* [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], [[Wikisource:la:De vita Caesarum libri VIII|''De vita Caesarum libri VIII'' (testo latino)]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
** {{cita web|http://la.wikisource.org/wiki/Vita_divi_Vespasiani|''Vita del divo Vespasiano''}}
** {{cita web|http://la.wikisource.org/wiki/Vita_divi_Titi|''Vita del divo Tito''}}
** {{cita web|http://la.wikisource.org/wiki/Vita_Domitiani|''Vita di Domiziano''}}
* [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]
** [[Wikisource:la:Ab excessu divi Augusti (Annales)|''Annales'' (testo latino)]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]] (versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Tacitus/home.html?tw_p=twt qui])
** [[Wikisource:la:Historiae (Tacitus)|''Historiae'' (testo latino)]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]] (versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Tacitus/home.html qui])
** [[Wikisource:la:De vita et moribus Iulii Agricolae|''De vita et moribus Iulii Agricolae'' (testo latino)]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
** [[Wikisource:la:De origine et situ Germanorum (Germania)|''De origine et situ Germanorum'' (testo latino)]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]
 
;Fonti storiografiche moderne
* {{Cita libro|autore=Duncan B. Campbell|coautori=Brian Delf|titolo=Roman Legionary Fortresses 27 BC-AD 378|lingua=inglese|editore=Osprey|anno=2006|città=Oxford|isbn=1-84176-895-2|cid=Campbell 2006}}
* [[Filippo Coarelli]] (a cura di), ''Divus Vespasianus: il bimillenario dei Flavi'', catalogo della mostra (Roma, 27 marzo 2009-10 gennaio 2010), Milano, Electa, 2009. ISBN 88-370-7069-1
* [[Albino Garzetti]], ''L'Impero da Tiberio agli Antonini'', Bologna, Cappelli, 1960.
* {{Cita libro|autore=[[Adrian Keith Goldsworthy]]|titolo=In the Name of Rome: the Men Who Won the Roman Empire|lingua=inglese|editore=Weidenfeld & Nicolson|anno=2003|città=London|isbn=0-297-84666-3|cid=Goldsworthy 2003}}
* [[Michael Grant]], ''Gli imperatori romani'', Roma, Newton Compton, 2008. ISBN 978-88-8289-400-9
* [[Stéphane Gsell]], [http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k74956g ''Essai sur le règne de l'empereur Domitien''], Paris, Thorin & Fils, 1894 (rist. anastatica: Roma, L'Erma di Bretschneider, 1967. ISBN 88-7062-294-0)
* Brian W. Jones, ''The Emperor Domitian'', London & New York, Routledge, 1992. ISBN 0-415-10195-6
* {{Cita libro|autore=[[Barbara Levick]]|titolo=Vespasian|lingua=inglese|editore=Routledge|anno=1999|città=London & New York|isbn=0-415-16618-7|cid=Levick 1999}}
* Pietro Nelli, ''Monete Romane Impero Domiziano'', Roma, Lulu, 2011. ISBN 978-1-4475-1821-1
* Pietro Nelli, ''L'imperatore dalle umili origini. Titus Flavius Vespasianus'', Roma, Lulu, 2010. ISBN 978-1-4092-9010-0
* {{Cita libro|autore=[[Lawrence Keppie]]|titolo=The Making of the Roman Army: from republic to empire, cap. 3|anno=1984|città=Totowa (NJ)|editore= Barnes & Noble Books|cid=Keppie 1984|isbn=0-8061-3014-8}}
* {{Cita libro|autore=[[Edward Luttwak|Edwar N. Luttwak]]|titolo=La grande strategia dell'Impero romano dal I al III secolo d.C.|anno=1981|città=Milano|editore= Rizzoli|cid=Luttwak 1981|id=ISBN }} ([http://www.jstor.org/discover/10.2307/20565077?uid=3738296&uid=2134&uid=2&uid=70&uid=4&sid=21100993074383 recensione] di Tristano Gambini)
* {{Cita libro|autore=[[Philip Matyszak]]|titolo=The Enemies of Rome: from Hannibal to Attila the Hun|anno=2004|città=London|editore=Thames & Hudson|lingua=inglese|cid= Matyszak 2004|isbn=0-500-25124-X}}
* [[Philip Matyszak]], ''I grandi nemici di Roma antica'', Roma, [[Newton Compton Editori|Newton Compton]], 2005. ISBN 88-541-0376-4
* [[Santo Mazzarino]], ''L'Impero romano'', 3 voll., Laterza, Roma-Bari, 1973 e 1976 (v. vol. I); riediz. (2 voll.): 1984 e successive rist. (v. vol. I)
* Mario Pani, ''Il principato dai Flavi ad Adriano'' in AA.VV., ''Storia di Roma'', Einaudi, Torino, 1990, vol. II, tomo 2; ripubblicata anche come ''Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', ediz. de ''Il Sole 24 ORE'', Milano, 2008 (v. vol. XVI)
 
;Romanzi storici
* {{cita libro|autore=Roberto Fabbri|titolo=Il tribuno|volume=vol.1|editore=Newton Compton|città=Roma|anno=2013|isbn=978-88-541-4724-9}}
* {{cita libro|autore=Roberto Fabbri|titolo=Il giustiziere di Roma|volume=vol.2|editore=Newton Compton|città=Roma|anno=2014|isbn=978-88-541-6122-1}}
* {{cita libro|autore=Roberto Fabbri|titolo=Il generale di Roma|volume=vol.3|editore=Newton Compton|città=Roma|anno=2014|isbn=978-88-541-6075-0}}
</div>
 
== Altri progetti ==
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