Ciro di Alessandria: differenze tra le versioni

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|didascalia = San Ciro in un mosaico bizantino nel monastero d Hosios Lukas
|note = Eremita e martire
|nato = [[Alessandria d'Egitto]], [[III secolo]]
|morto = [[31Canopo gennaio(Egitto)|Canopo]], 31 gennaio [[303]]
|venerato da = [[Chiesa Cattolicacattolica]] e Ortodossa[[Chiesa ortodossa]]
|beatificazione =
|canonizzazione =
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|ricorrenza = [[31 gennaio]]
|attributi = croce di Cristo che porta nella sua mano
|patrono di = [[Grottaglie]], [[PorticiMarineo]], [[VicoAtena EquenseLucana]], ed[[Portici]], altri[[Vico paesiEquense]], [[MediciNocera Superiore]], medici, viene invocato per i lavori nei [[Campi]]campi e contro i [[Naufragi]].naufragi
}}
{{Bio
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|LuogoMorte = Canopo
|LuogoMorteLink = Canopo (Egitto)
|GiornoMeseMorte = 31 gennaio
|AnnoMorte = [[303]] circa
|Epoca = 200
|Epoca2 = 300
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== Biografia ==
=== Origini ed esercizio dell'arte medica ===
Le scarse e frammentarie notizie biografiche che ci restano su San Ciro, sono a noi pervenute per tradizione orale, soprattutto grazie a una “[[passio]]”“passio” del [[VII secolo]], attribuita al [[Patriarchi di Gerusalemme|patriarca di Gerusalemme]] [[Sofronio di Gerusalemme|san Sofronio]], autore degli ''Atti dei santi martiri alessandrini Ciro e Giovanni''. Ciro nacque da famiglia cristiana intorno all'anno [[250]] ad [[Alessandria d'Egitto]], e studiò medicina nella sua città. Qui aveva sede una celebre scuola di medicina, dove aveva studiato anche il famoso [[Claudio Galeno]]. Divenuto medico in quella scuola, Ciro aprì nel rione Doryzim un ambulatorio con laboratorio. Sofronio racconta che Ciro era un medico valente,
rifulse per la dottrina, ed eccelse in maniera particolare per la santità della vita, umile e dedita alla carità. Somministrava cure gratuite ai poveri e indigenti, tanto da guadagnarsi l'appellativo di “anàrgiro”(dal [[lingua greca antica|greco]] ''anargyros'', senza denaro), e incitava i malati a trovare conforto nella fede e nella preghiera. Ridonava la salute tanto ai corpi quanto alle anime e convertì molti pagani al cristianesimo. Sofronio dice espressamente:
:« ''Allorché intanto visitava gli infermi, mettendo in non cale i precetti di Galeno, d'Ippocrate, e di altri autori consimili, che li adattava in secondo luogo, prendeva dai nostri fonti mille sentimenti dei Profeti, e dei Padri, i quali univa, e tosto con una maniera tutta divina chiamando gli ammalati dolcemente al dovere, non solo ai loro corpi, ma alle loro anime ancora apprestasse l'analoga medicina'' [...] ''Ne avveniva, che lo spirito di molti, amanti della vera pietà, rimaneva confermato nell'amore della verità, e da non pochi infedeli abbominavansi gli errori dei Greci, che dominavano ovunque sotto l'impero di Diocleziano'' »<ref>R. Quaranta, "S.Ciro a Grottaglie", op. cit., pp. 12-13</ref>
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:« ''Mutò ancora il sistema di medicare. Imperrocchè Ciro da quell'ora non era più tenuto qual medico, né lo era col fatto, ma piuttosto qual operatore di miracoli'' »<ref name="R. Quaranta p. 13"/>
 
San Ciro fu guida spirituale di molti eremiti, tra questi il legionario Giovanni, nativo della città di [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]] (oggi [[Urfa]]), in Mesopotamia. I dati biografici su Giovanni sono pochi e incerti, si sa solo che intraprese la carriera militare e che poi fu costretto ad abbandonare l'esercito a causa dell'editto di [[epurazione]], emanato contro i [[Persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano|soldati cristiani da Diocleziano]] nel [[298]]. Egli infatti scelse di rinunciare al titolo e ai privilegi militari per professare la fede cristiana, e raggiunse Ciro a Ceutzo, dove i due condivisero la vita ascetica per quattro anni.<ref>P. De Amicis, "S.Ciro medico, eremita e martire", op. cit., p. 8</ref>
 
=== Il martirio ===
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Essi furono scoperti e accusati di insinuare alle donne arrestate il disprezzo per gli dei e il loro culto. Vennero portati presso il prefetto Siriano, il quale comandò che venissero torturati se non avessero ritrattato la fede cattolica. Così, alla presenza delle donne e con lo scopo di intimorirle, essi vennero condannati alla morte più atroce. I supplizi loro inferti furono tra quelli più conosciuti all'epoca: flagelli, chiodi, ustioni con torce ai fianchi, pece bollente, versamento di sale e aceto sulle piaghe. Ma le donne alessandrine, confortate dal loro esempio, rifiutarono di rinunciare alla propria fede e vennero spietatamente trucidate. Subito dopo Ciro e Giovanni, con la decapitazione, subirono l'eroico martirio: era il 31 gennaio del 303.<ref>P. De Amicis, "S.Ciro medico, eremita e martire", op. cit., p. 10</ref>
[[File:Il Teschio di San Ciro - Marineo (PA).jpg|miniatura|Il Teschio di San Ciro - Marineo (PA)]]
 
== Culto e traslazione delle reliquie ==
[[File:Festa di San Ciro a Grottaglie (TA).jpg|thumb|Festa di San Ciro a Grottaglie (TA)]]
[[File:Sacra reliquia di San Ciro davanti la chiesa madre di Marineo (PA) .jpg|miniatura|Sacra reliquia di San Ciro davanti laalla chiesa madre di Marineo (PA)]]
I corpi dei Santi Ciro e Giovanni vennero riposti nel tempio di [[Marco evangelista|San Marco]] ad Alessandria, dove rimasero fino all'inizio del [[V secolo]]. Successivamente il patriarca alessandrino [[Teofilo di Alessandria|San Teofilo]], con lo scopo di perpetuare il ricordo dei martiri e sradicare il culto degli dei pagani, aveva iniziato a far costruire a Canòpo un tempio dedicato agli Apostoli, dove trasferire i corpi di Ciro e Giovanni. Tale progetto venne portato a compimento dal suo successore [[Cirillo di Alessandria|San Cirillo]] e la traslazione delle reliquie a [[Menouthis]] (ricco sobborgo di Canòpo) avvenne nel [[414]]. Il santuario acquistò ben presto larga fama, e la notizia di alcune guarigioni avvenute nel tempio di Menouthis richiamarono a Canòpo numerosi pellegrini. La principale pratica devozionale era quella della “[[Incubazione (rito)|incubatio]]”, ossia di dormire distesi sul pavimento e attendere, durante il sonno, l'apparizione di san Ciro che indicava i rimedi ai loro morbi (analogamente a quanto si faceva nella [[Grecia]] antica nei templi dedicati al dio [[Asclepio]]). Il testimone principale della vitalità del culto verso i santi martiri fu lo stesso Sofronio, anch'egli guarito da un'[[Oftalmite|oftalmia]] a seguito di un sogno. Egli stilò anche una raccolta di 70 miracoli ivi operati, divisi in sette decadi; di alcuni fu testimone oculare, di altri ebbe notizia dagli stessi miracolati. Con l'invasione araba, verso la metà del [[VII secolo]], il santuario andò in rovina, ma ancora oggi l'intera regione dove si svolsero i miracoli e il martirio del Santo viene chiamata dagli arabi ''Aboukir'', in memoria dell'abate Ciro.<ref>R. Quaranta, "S.Ciro a Grottaglie", op. cit., pp. 21-24</ref>
 
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Successivamente, nel [[1600]], le reliquie furono traslate a Napoli ad opera del cardinale [[Francesco Sforza]] e collocate nella [[chiesa del Gesù Nuovo]]. Ciro e Giovanni erano già venerati a Napoli, grazie soprattutto alla presenza di colonie di mercanti alessandrini, da secoli operanti in città, che edificarono anche un tempio in loro onore presso il vico denominato ''de Alexandrinis''.<ref>R. Quaranta, "S.Ciro a Grottaglie", op. cit., pp. 26-27</ref> Verso il [[1675]] giunse al Gesù Nuovo San [[Francesco De Geronimo]], gesuita di origine grottagliese, che svolse per circa 40 anni il suo apostolato missionario a Napoli e in altre regioni del Regno. Egli contribuì a rinvigorire ed estendere il culto dei santi martiri Ciro e Giovanni. Infatti si narra che durante la sua predicazione portasse con sé alcune reliquie in una teca e se ne servisse per benedire gli ammalati. Adoperava inoltre alcuni sacramentali che egli definiva “medicamenti con i quali San Ciro sana i suoi infermi”, e cioè “l'olio della sua lampada; l'acqua benedetta colla sua reliquia; li fiori polverizzati; le sue figure”. Numerose sarebbero state le guarigioni e ciò contribuì a diffondere la devozione di San Ciro presso il popolo napoletano.<ref>R. Quaranta, "S.Ciro a Grottaglie", op. cit., pp. 30-31</ref>
 
Oggi in molte città italiane sono presenti tracce del culto di San Ciro: [[Portici]], dov'è presente la reliquia di una parte del cervello del santo, riposta in una teca nell'altare laterale sinistro della Basilica a lui dedicata, proprio sotto la stupenda statua lignea di San Ciro, [[Atena Lucana]], [[Sulmona]], [[Lucera]], [[Cerignola]], [[Castellammare di Stabia]], [[Sora (Italia)|Sora]], [[Frattamaggiore]], [[Acquaviva delle Fonti]], [[Cerreto]], Gavaseto ([[BolognaSan Pietro in Casale]], BO), [[Novara]], [[Foggia]], [[Avellino]], [[Palermo]]. Inoltre è patrono di [[Portici]], [[Vico Equense]] (insieme a San Giovanni; nella [[Chiesa dei Santi Ciro e Giovanni]] sono presenti alcune loro reliquie), [[Nocera Superiore]] (nella [[Chiesa di San Bartolomeo Apostolo (Nocera Superiore)|chiesa di San Bartolomeo Apostolo]]), [[Grottaglie]] e [[Marineo]]. In quest'ultima città il culto nacque nel [[1665]], a seguito della donazione della reliquia del teschio di San Ciro concessa da [[papa Alessandro VII]] al marchese Girolamo [[Pilo (famiglia)|Pilo]]. Il 24 giugno 1665 nella chiesa Madre di Marineo fu battezzato Ciro Ficarra, il primo bambino del paese a portare il nome del nuovo santo patrono. Alla fine dello stesso anno ben 24 nuovi nati portavano il nome del medico alessandrino, mentre nell'arco di due anni il nome Ciro fu dato ad oltre cento persone in una popolazione che al tempo contava circa 2.300 anime. Oggi il nome Ciro è il più diffuso nella cittadina di 6.650 abitanti.<ref>N. Benanti, C. Guastella, "Il cammino di San Ciro", op. cit., p. 23</ref> A Grottaglie la devozione verso il santo medico venne introdotta nei primi anni del [[XVIII secolo|Settecento]] dal santo concittadino [[Francesco De Geronimo]]. Ad [[Atena Lucana]], di cui San Ciro è il protettore, il culto si sviluppò con particolare vigore a seguito della [https://www.facebook.com/media/set/?set=a.542244632483277.1073741830.534273436613730&type=3 prodigiosa guarigione avvenuta nel 1863], quando una giovane in fin di vita, Marianna Pessolano, prostratasi dinanzi a una un'antica statua del Santo, risultò completamente ristabilita. Nello stesso anno, il padre della miracolata, Michele Arcangelo, fece costruire per ringraziamento una [https://www.facebook.com/photo.php?fbid=534274139946993&set=a.534274136613660.1073741827.534273436613730&type=1&theater nuova statua], quella che oggi si porta in processione e di cui una copia è stata offerta ai numerosi devoti particolarmente legati al culto, risiedenti a Montevideo (Uruguay), nel 2003.
Il 19 maggio 2013, in occasione del 150º anniversario dell'evento, la chiesa ove si venera San Ciro ad Atena Lucana è stata elevata dal Vescovo di Teggiano-Policastro, Mons. Antonio De Luca, a Santuario Diocesano.
 
La festa liturgica ricorre il [[31 gennaio]].
 
=== Portici ===
Il culto di San Ciro a Portici si diffuse nel XVIII secolo grazie a san [[Francesco de Geronimo]], che ne propagò la devozione a [[Napoli]] e nei centri vicini, portando con sé alcune [[Reliquia|reliquie]]. Dopo la sua morte, il parroco Giuseppe Moscatelli (†1774) promosse la venerazione del [[martire]] alessandrino durante la [[carestia]] e l’epidemia del 1763-1764, introducendo nella chiesa locale reliquie del [[cranio]] del Santo. In seguito alla fine del flagello, la popolazione commissionò allo scultore Ferdinando Sperandeo una statua di San Ciro, tuttora conservata e venerata nella cappella a lui dedicata. Con decreto di papa [[Papa Pio VI|Pio VI]] del 16 luglio 1776 San Ciro fu proclamato patrono principale di Portici. La devozione è ancora oggi viva: la città celebra il Santo il 31 gennaio e la prima domenica di maggio, quando si svolge la tradizionale processione con la statua. Numerosi ex voto testimoniano la continuità della venerazione, mentre il nome Ciro è diffuso tra le famiglie porticesi.<ref>{{Cita web|url=https://www.santuariosanciro.it/san-ciro/|titolo=San Ciro|sito=Santa Maria della Natività e San Ciro|accesso=21 settembre 2025}}</ref>
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* N. Benanti, C. Guastella, ''Il cammino di San Ciro'', Marineo 2009.
* P. De Amicis, ''San Ciro medico, eremita e martire, celeste patrono della città di Grottaglie'', GRAFISCHENA, Fasano 1987.
* F. Paternò, ''Vita e miracoli di san Ciro Medico, Romito e Martire'', Napoli 1707.
* R. Quaranta, ''S. Ciro a Grottaglie, storia, culto e tradizione'', TIEMME, Manduria 1988.
* S. Raia, ''San Ciro Medico, Eremita e Martire. Vita, culto, miracoli'', Napoli 1902.
 
== Altri progetti ==
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