Lessinia: differenze tra le versioni

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|nomecatena = Monti Lessini
|immagine = CollageLessinia.jpg
|image_text = Alcune foto della Lessinia. Dall'alto alin basso in senso antiorario: veduta invernale dell'alta Lessinia con le piste da sci di San Giorgio, [[Ponte di Veja]], il paese di [[Giazza]], un fiore in val Fraselle, pascoli estivi, tipica costruzione in pietra della Lessinia (lastame).
|continente = [[Europa]]
|sigla_paesi = {{ITA}}
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}}
 
La '''Lessinia''', èo una'''Monti zonaLessini''', geograficaè delleun [[Prealpi venetealtopiano]] ([[Prealpie Veronesi]],un [[Prealpisupergruppo Vicentine|Vicentinealpino]] esituato [[Prealpiprevalentemente Gardesane|Gardesane]]) situata per la maggior parte nellain [[provincia di Verona]] e, solo parzialmente, innelle quelleprovince di [[Provincia di Vicenza|Vicenza]] e di [[Provincia autonoma di Trento|Trento]]. Una parte del territorio lessinico costituisce il [[Parco naturale regionale della Lessinia]]. Confina a nord dalla Val di Ronchi e [[Gruppo del Carega]], ad est dalla [[Val Leogra]], a Sud dal corso dell'[[Adige]] e dall'alta pianura veronese e ad Ovest dalla [[Val Lagarina]]. Le sue cime raggiungo un'altitudine tra i 1500 e i 1800 {{mslm}}.
 
Una parte del territorio lessinico costituisce il [[Parco naturale regionale della Lessinia]]. Confina a nord con la Val di Ronchi e il [[Gruppo del Carega]], a est con la [[Val Leogra]], a sud con il corso dell'[[Adige]] e l'alta pianura veronese e a ovest con la [[Val Lagarina]]. Le sue cime raggiungono un'altitudine tra i 1500 e i {{M|1800|ul=m slm}}
Fin dai tempi più remoti la Lessinia vide la presenza dell'uomo che qui poteva facilmente reperire la selce e rifugiarsi nelle molte grotte e ripari. Sono state trovate testimonianze risalenti fin al [[paleolitico inferiore]] in diversi luoghi, tra cui [[Riparo Soman]], [[Ponte di Veja]] e presso la [[Grotta di Fumane]]. Risale all'inizio del [[II millennio a.C.]] la diffusione dei [[castellieri]], piccoli insediamenti fortificati di capanne posti sulla sommità dei rilievi, di cui ne rimangano solo alcune tracce oramai confuse nel territori. Prima dell'arrivo dei [[antica Roma|romani]], avvenuto tra il III e il II secolo a.C., la zona era abtita da diverse popolazione di origine retica, tra cui gli [[Arusnati]]. A quel tempo la Lessinia, facente parte dell'agro veronese, risultava quasi interamente occupata da boschi per la parte più bassa (''Frizzolana'' e ''Selva veronensis'') mentre le spianate più in quota (''Lessinium'') erano adibite a pascolo estivo. In seguito alla caduta dell'Impero Romano e alle conseguenti invasioni barbariche il territorio andò incontro ad una evidente decrescita demografica che si interromperà solamente agli inizi del [[XI secolo]]. Dall'[[età carolingia]] fino all'avvento dell'[[età comunale]] gran parte della Lessinia fu sotto il controllo degli enti ecclesiastici veronesi, un dominio che andò in crisi con l'affermazione dei commercianti di lana di cui i [[Della Scala]], futuri signori di Verona, erano gli esponenti cittadini. Nel 1287, il vescovo Bartolomeo della Scala concesse ad un gruppo di coloni di origine tedesca di stabilirsi nell'area dell'odierna [[Roverè Veronese]], costituendo il primo nucleo dei [[Cimbri (minoranza linguistica)|Cimbri della Lessinia]]. Con la [[dedizione di Verona a Venezia]] del 1404 anche l'altopiano passò sotto la dominazione della [[Serenissima]] che procedette a conferire agli abitanti diversi privilegi in cambio della sorveglianza del confine a nord. L'arrivo di [[Napoleone]] comportò grandi cambiamenti nell'assetto amministrativo della zona, in parte mantenuti dalla successiva dominazione [[impero austriaco|austriaca]]. Gli anni successivi all'[[Plebiscito del Veneto del 1866|annessione del Veneto]] al [[Regno d'Italia]] furono molto duri per la popolazione che conobbe carestie ed epidemie. Risparmiata dai tragici avvenimenti della [[prima guerra mondiale|prima]] e [[seconda guerra mondiale]] la fine del [[XX secolo]] si caratterizzata per un progressivo spopolamento dei comuni lessinici a favore di una emigrazione verso la città.
 
Fin dai tempi più remoti la Lessinia vide la presenza dell'uomo, che qui poteva facilmente reperire la selce e rifugiarsi nelle molte grotte e ripari. Risale all'inizio del [[II millennio a.C.]] la diffusione dei [[castellieri]], piccoli insediamenti fortificati posti sulla sommità dei rilievi, di cui rimangono solo alcune tracce oramai confuse nel territorio. Prima dell'arrivo dei [[antica Roma|Romani]], avvenuto tra il III e il II secolo a.C., la zona era abitata da diverse popolazioni di origine [[reti]]ca, tra cui gli [[Arusnati]]. A quel tempo l'altopiano risultava quasi interamente occupato da boschi per la parte più bassa mentre le spianate più in quota erano adibite a pascolo estivo. In seguito alla caduta dell'Impero Romano il territorio andò incontro a un'evidente decrescita demografica, che si interromperà solamente agli inizi dell'[[XI secolo]].
 
Fin dai tempi più remoti la Lessinia vide la presenza dell'uomo che qui poteva facilmente reperire la selce e rifugiarsi nelle molte grotte e ripari. Sono state trovate testimonianze risalenti fin al [[paleolitico inferiore]] in diversi luoghi, tra cui [[Riparo Soman]], [[Ponte di Veja]] e presso la [[Grotta di Fumane]]. Risale all'inizio del [[II millennio a.C.]] la diffusione dei [[castellieri]], piccoli insediamenti fortificati di capanne posti sulla sommità dei rilievi, di cui ne rimangano solo alcune tracce oramai confuse nel territori. Prima dell'arrivo dei [[antica Roma|romani]], avvenuto tra il III e il II secolo a.C., la zona era abtita da diverse popolazione di origine retica, tra cui gli [[Arusnati]]. A quel tempo la Lessinia, facente parte dell'agro veronese, risultava quasi interamente occupata da boschi per la parte più bassa (''Frizzolana'' e ''Selva veronensis'') mentre le spianate più in quota (''Lessinium'') erano adibite a pascolo estivo. In seguito alla caduta dell'Impero Romano e alle conseguenti invasioni barbariche il territorio andò incontro ad una evidente decrescita demografica che si interromperà solamente agli inizi del [[XI secolo]]. Dall'[[età carolingia]], fino all'avvento dell'[[età comunale]], gran parte della Lessinia fu sotto il controllo deglidella entiChiesa ecclesiastici veronesiveronese, un dominio che andò in crisi con l'affermazione dei commercianti di lana di cui i [[Della Scala]], futuri signori di Verona, erano gli esponenti cittadini. Nel 1287, il vescovo [[Bartolomeo I della Scala (vescovo)|Bartolomeo della Scala]] concesse ada un gruppo di coloni di origine tedesca di stabilirsi nell'area dell'odierna [[Roverè Veronese]], costituendo il primo nucleo dei [[Cimbri (minoranza linguistica)|Cimbri della Lessinia]]. Con la [[dedizione di Verona a Venezia]] del 1404 anche l'altopiano passò sotto la dominazione della [[Serenissima]], che procedette a conferire agli abitanti diversi privilegi in cambio della sorveglianza del confine a nord. L'arrivo di [[Napoleone]] comportò grandi cambiamenti nell'assetto amministrativo della zona, in parte mantenuti dalla successiva dominazione [[impero austriaco|austriaca]]. Gli anni successivi all'[[Plebiscito del Veneto del 1866|annessione del Veneto]] al [[Regno d'Italia]] furono molto duri per la popolazione, che conobbe carestie ed epidemie. Risparmiata dai tragici avvenimenti della [[prima guerra mondiale|prima]] e [[seconda guerra mondiale]], la fine del [[XX secolo]] si è caratterizzata per un progressivo spopolamento dei comuni lessinici a favore di una un'emigrazione verso la città.
 
== Toponimo ==
 
Nomi storici utilizzati in documenti veronesi per questo territorio sono ''Luxino'', ''Lixino'', ''Lesinio'', ''Lissinorum'' e ''Lissinia'', sempre con il significato di "terra usata e preparata per i pascoli". Il primo documento conosciuto in cui compare il termine è un atto del 7 maggio 814 in cui il [[gastaldo]] Ildemanno di Verona dona "''campo meo in Luxino ad Alpes facienda, una cum capilo pasquo''" al [[chiesa di Santa Maria in Organo|monastero veronese di Santa Maria in Organo]].<ref name="Bodini347">{{cita|Bodini, 2005|p. 347}}.</ref> Potrebbe avere anche origine dal [[dialetto veronese]] ''le sime'', cioè le vette, oppure dal [[lingua veneta|veneto]] ''lisso'' o ''lissio'', ovvero un canale di travi per far scivolare le piante.<ref>{{cita libro|D.|Olivieri|Toponomastica Veneta|1962|Roma}}</ref>
 
== Geografia ==
=== Confini e paesaggio ===
[[File:Lessinia-satellite.jpg|thumbminiatura|Immagine satellitare della Lessinia]]
 
Chiusa a Nordnord dalla profonda e selvaggia [[Val di Ronchi]] e dal maestoso [[Gruppo del Carega]], delimitata ada Estest dalla [[Val Leogra]], a Sudsud-est dai colli di [[Monteviale]]<ref>[https://unsic.it/comunicazione/monteviale/ Unisic]</ref>, a sud-ovest dal corso dell'[[Adige]] e dall'alta pianura veronese e ada Ovestovest dalla [[Val Lagarina]], essa è quasi un'unità a sé stante nell'ambito delle [[Prealpi Venete]]. La solcano numerose valli che dagli alti pascoli scendono e si dispiegano a ventaglio verso Verona e la pianura.
 
Procedendo da Ovestovest verso Est,est troviamo le valli di [[Fumane]], di [[Marano di Valpolicella|Marano]] e di [[Negrar]] (che insieme costituiscono un'unità che ha più carattere storico che geografico: la [[Valpolicella]]) e poi le valli [[Valpantena]], di [[Val Squaranto|di Squaranto]], di [[Valle di Mezzane|di Mezzane]], d'[[Val d'Illasi|d'Illasi]], le valli [[Val Tramigna|Tramigna]], d'[[Val d'Alpone|d'Alpone]], [[valle del Chiampo|del Chiampo]], e [[valle dell'Agno|dell'Agno]]. Le sue alture ada Ovestovest rientrano nelle Prealpi Venete, con cime tra i 1500 e i 1800&nbsp;m, e il gruppo del Carega a Nordnord-Estest (che supera i 2200&nbsp;m). La fascia centrale si attesta invece tra i 1000 e i 1300 metri.
 
Tra le cime: [[Corno d'Aquilio]], [[Monte Tomba (Lessinia)|Monte Tomba]], [[Cima Trappola]].
 
Il paesaggio degli Alti Pascoli della Lessinia è stato ufficialmente riconosciuto come paesaggio agrario ed inserito nel [[Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali|Registro nazionale dei paesaggi storici rurali]], predisposto con decreto n. 17070 del 19 novembre 2012 del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.<ref>{{cita web|https://www.altipascolidellalessinia.it/la-lessinia-e-nel-registro-nazionale-dei-paesaggi-rurali-storici/|La Lessinia è nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici|autore=Matteo Scolari|data=9 settembre 2020|accesso=22 ottobre 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201001000349/https://www.altipascolidellalessinia.it/la-lessinia-e-nel-registro-nazionale-dei-paesaggi-rurali-storici/|dataarchivio=1 ottobre 2020|urlmorto=no}}</ref>
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[[File:PanoramaLessinia.jpg|upright=3.4|centercentro|thumbminiatura|Panorama della Lessinia sopra il [[Passo delle Fittanze della Sega|passo delle Fittanze]]]]
 
=== Geologia ===
{{...|montagna}}
 
=== Idrografia ===
 
[[File:2014 07 Selva di Progno (VR) Italy - Giazza - Val Fraselle - ravin forest - Ctg Baldo Lessinia org photo Paolo Villa FOTO6786.JPG|miniatura|sinistra|verticale|Torrente Fraselle]]
Il fenomeno del [[carsismo]] tipico della [[rocce]] [[calcare|calcaree]] che formano la Lessinia ha reso la sua rete idrografica assai articolata e varia caratterizzata da una grande ramificazione di torrenti che nel corso dei periodi [[periodo glaciale|glaciale]] e [[quaternario]] hanno contribuito a scavare le valli torrentizie che compongono il territorio. Su tutto l'altopiano si annoverano diverse [[Sorgente (idrologia)|sorgenti]], sia temporanee legate allo scioglimento delle nevi e alle piogge, sia permanenti, che sgorgano sopratutto allo sbocco delle valli tra l'alta e bassa pianura. Le più importanti si trovano sul versante [[trentino]] nella valle dei Ronchi, lunga circa 11 km e percorsa dal [[Ala (torrente)|torrente Ala]], e nella Val Bona mentre sugli altri versanti quelle della Val di Illasi e tra [[Velo]] e Val di Mazzano sono le più consistenti.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 31-32}}.</ref>
 
Il fenomeno del [[carsismo]] tipico della [[rocce]] [[calcare|calcaree]]e che formano la Lessinia ha reso la sua rete idrografica assai articolata e varia, caratterizzata da una grande ramificazione di torrenti che nel corso dei periodi [[periodo glaciale|glaciale]] e [[quaternario]] hanno contribuito a scavare le valli torrentizie che compongono il territorio. Su tutto l'altopiano si annoverano diverse [[Sorgente (idrologia)|sorgenti]], sia temporanee legate allo scioglimento delle nevi e alle piogge, sia permanenti, che sgorgano sopratuttosoprattutto allo sbocco delle valli tra l'alta e bassa pianura. Le più importanti si trovano sul versante [[trentino]] nella valle dei Ronchi, lunga circa {{M|11 |ul=km}} e percorsa dal [[Ala (torrente)|torrente Ala]], e nella Val Bona mentre sugli altri versanti quelle della Val di Illasi e tra [[Velo]] e Val di Mazzano sono le più consistenti.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 31-32}}.</ref>
 
Di seguito un elenco dei principali corsi d'acqua presenti in Lessinia partendo da ovest e andando verso est. A [[Fumane]] transita l'omonimo ''progno'' (termine in dialetto veronese per indicare un torrente) che dopo essere nato dal monte San Giovanni e dal Monte Loffa percorre i circa {{M|14 |u=km}} della valle dei Progni ricevendo numerosi affluenti.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 37}}.</ref> La valle di [[Marano di Valpolicella]], lunga appena {{M|7 |u=km}}, è percorsa dldal progno di Marano proveniente da Vajo Camporal e la cui fonte si torvatrova presso il monte Noroni. Più ada est, la valle di [[Negrar di Valpolicella]] lunga {{M|11 |u=km}} è percorsa dal dall'omonimo progno che origina dal progno di Fane e ha come affluenti, tra gli altri, i progni di Fiamene, [[Prun]], Mazzano, San Ciriaco, Sieresol, Pozzetta, Quena e Cancello. In pianura, il progno di Negrar e di Marano si congiungono per poi sfociare in [[Adige]].<ref name="Bodini38">{{cita|Bodini, 2005|p. 38}}.</ref>
 
Nei pressi della città di Verona giungono in pianura il progno di [[Quinzano (Verona)|Quinzano]] e il torrente [[Avesa]], entrambi si gettano poi in Adige.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 39}}.</ref> AdA est di Verona si apre la granegrande vallata di [[Valpantena]], orientata nord-sud che si estende per circa {{M|26 |u=km}} con un bacinibacino idrografico di {{M|150 km<sup>2</sup>|ul=kmq}}, termina a nord con una biforcazione che divide l'Alta Valpantena dal Vajo dell'Anguilla.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 40}}.</ref> Il progno di Valpantena, dopo aver attraversato l'abitato di [[Borgo Venezia]], sfocia in Adige ada ovest di [[San Michele Extra]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 43}}.</ref> Sempre più ada est, da [[Cima Trappola]] origina il vajo Squaranto che si unisce al vajo Illasi dopo aver ricevuto numerosi affluenti tra cui i torrenti Fibbio e Marcellise, all'altezzain corrispondenza di [[San Martino Buon Albergo]] per poi terminare in Adige prima di [[Belfiore]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 44-45}}.</ref>
Di seguito un elenco dei principali corsi d'acqua presenti in Lessinia partendo da ovest e andando verso est. A [[Fumane]] transita l'omonimo ''progno'' (termine in dialetto veronese per indicare un torrente) che dopo essere nato dal monte San Giovanni e dal Monte Loffa percorre i circa 14 km della valle dei Progni ricevendo numerosi affluenti.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 37}}.</ref> La valle di [[Marano di Valpolicella]], lunga appena 7 km, è percorsa dl progno di Marano proveniente da Vajo Camporal e la cui fonte si torva presso il monte Noroni. Più ad est, la valle di [[Negrar di Valpolicella]] lunga 11 km è percorsa dal dall'omonimo progno che origina dal progno di Fane e ha come affluenti, tra gli altri, i progni di Fiamene, Prun, Mazzano, San Ciriaco, Sieresol, Pozzetta, Quena e Cancello. In pianura, il progno di Negrar e di Marano si congiungono per poi sfociare in [[Adige]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 38}}.</ref>
 
[[File:2014 07 Selva di Progno (VR) Italy - Giazza - Val Fraselle - ravin - Ctg Baldo Lessinia org photo Paolo Villa FOTO6792bis.JPG|miniatura|Torrente Fraselle in corrispondenza di [[Giazza]]]]
Nei pressi della città di Verona giungono in pianura il progno di [[Quinzano (Verona)|Quinzano]] e il torrente [[Avesa]], entrambi si gettano poi in Adige.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 39}}.</ref> Ad est di Verona si apre la grane vallata di [[Valpantena]], orientata nord-sud si estende per circa 26 km con un bacini idrografico di 150 km<sup>2</sup>, termina a nord con una biforcazione che divide l'Alta Valpantena dal Vajo dell'Anguilla.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 40}}.</ref> Il progno di Valpantena, dopo aver attraversato l'abitato di [[Borgo Venezia]], sfocia in Adige ad ovest di [[San Michele Extra]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 43}}.</ref> Sempre più ad est, da [[Cima Trappola]] origina il vajo Squaranto che si unisce al vajo Illasi dopo aver ricevuto numerosi affluenti tra cui i torrenti Fibbio e Marcellise, all'altezza di [[San Martino Buon Albergo]] per poi terminare in Adige prima di [[Belfiore]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 44-45}}.</ref>
 
La [[Val d'Illasi]], con i suoi {{M|22 |u=km}}, separa in due l'altopiano della Lessinia andando ada insinuarsi fino nel [[gruppo del Carega]]. La valle risulta assai stretta nelle sue porzioni perpiù settentrionali, facendo registrare poco meno di 200 metri di larghezza a [[Selva di Progno]] per poi aprirsi all'altezza di [[Illasi]] fino a circa {{M|3 |u=km}}. Nei pressi di [[Giazza]] si apre una vallata in direzione ovest est, la [[val Fraselle]], percorsa dall'omonimo torrente.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 46-47}}.</ref>
 
L'ultima grande valle della provincia di Verona è la [[Val d'Alpone]] in cui scorre per circa {{M|32 |u=km}} il torrente Alpone che, nato dal monte Purga, termina la sua corsa in Adige {{M|7 |u=km}} dopo aver attraversato [[San Bonifacio (Italia)|San Bonifacio]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 50}}.</ref> Infine, in [[provincia di Vicenza]], la [[val del Chiampo]] si estende per circa {{M|31 |u=km}} interamente percorsi dal torrente Chiampo, anch'esso terminante nell'Adige dopo aver aggiunto alle sue acque, originatesi a 1650 {{mslmM|1650|ul=m slm}}, quelle di numerosi torrenti.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 51}}.</ref>
 
=== Clima ===
 
[[File:Lessinia dal Trappola.jpg|leftsinistra|thumbminiatura|Lessinia innevata vista da [[Cima Trappola]]]]
 
[[Clima|Climaticamente]]ticamente la Lessina può essere divisa in tre fasce: una temperata sub-continentaleumida, talvolta tendente al submediterraneo permettendo coltivazioni di ulivi, che si estende dalle zone pedemontane a circa {{formatnum:M|700}}|ul=m {{mslmslm}}, una successiva temperata fresca tra i {{formatnum:700}} m e i {{formatnum:1500}} m e, infine, una oltre i {{formatnum:1500}} m temperata fredda. Le temperature medie oscillano tra i 5&nbsp;°C e i 13&nbsp;°C con una diminuzione media di circa 0.,5&nbsp;°C ogni {{formatnum:100}} m di quota guadagnata. Il mese più freddo è gennaio, con una media delle minime spesso inferiore a -1&nbsp;°C, mentre il periodo più caldo è tra luglio e agosto quando le massime arrivano ada essere comprese tra i 22&nbsp;°C e i 29&nbsp;°C. L'[[umidità relativa]] è tra il 50% e il 70%.<ref name=meteo/><ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 109-110}}.</ref>
 
A fondovalle si registrano [[Precipitazione (meteorologia)|precipitazione]] medemedie intorno agli {{formatnum:850}} mm che crescono sensibilmente in direzione nord. Il minimo pluviometrico principale coincide con i mesi di gennaio e febbraio, mentre quello secondario tra luglio e settembre, con l'esclusione di agosto quando l'intensa attività convettiva comporta un aumento delle piogge. I massimi pluviometrici principali si registrano nei mesi di ottobre e novembre, mentre tra aprile e giugno vi è il massimo secondario.<ref name=meteo/> La [[neve]], più frequente nella zona centrale e orientale, si presenta nei mesi invernali tra dicembre e metà febbraio non superando di media gli 80 centimetri.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 110}}.</ref>
 
A titolo di esempio si riportano le tabelle climatiche relative a [[Velo Veronese]] (a {{formatnum:M|1074}}|ul=m {{mslmslm}}) e [[Grezzana]] (a {{formatnum:M|267}}|ul=m {{mslmslm}}):
 
{{ClimaAnnuale
Riga 138 ⟶ 152:
| pioggia12 = 71
}}
 
I [[vento|venti]] dominanti soffiano da ovest ad est mentre quelli da nord vengono in gran parte fermati dai rilievi maggiori. Vi sono diverse correnti minori e brezze che vanno dal basso verso l'alto e che comportano la formazione di condense e di nuvole nelle zone più elevate.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 110-111}}.</ref>
 
=== Sismicità ===
[[File:FosseVista didal Sant'AnnaCorno d'Alfaedo (da Corno)Aquilio.jpg|thumbalt=|miniatura|Vista dal [[Corno d'Aquilio]]]]
Rispetto al resto delle prealpi venete laLa Lessinia si presenta con un livello di [[sismologia|sismicità]] relativamente bassomedio. I fenomeni sismici che comunque si riscontrano non sono ascrivibili a cause [[vulcano|vulcaniche]] ma piuttosto all'avanzamento verso nord della [[appennini|catena appenninica]] che comporta una compressione e allo scollamento di masse rocciose crostali. Pertanto si tratta di [[terremoti interplacca]] superficiali che interessano la fascia rocciosa posta tra i 20 e i 25&nbsp;km di profondità. La val di Illasi, caratterizzata da un sistema di faglie che si estendono in direzione nord e sud, è quella a maggior rischio e cheed ha fatto registrare diversi eventi tellurici verso la fine del [[XIX secolo]], in particolare il terremoto del 7 giugno 1891<ref>{{Cita web |url=https://meteoterremoti.altervista.org/terremoti/7-giugno-1891-terremoto-veronese/?doing_wp_cron=1688507144.0986869335174560546875 |titolo= 7 giugno 1891 terremoto nel veronese |accesso=4 luglio 2023}}</ref>. Altresì la porzione pedemontana subito a nord della città di Verona è stata, nel corso della storia, protagonista, di numerosi terremoti.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 105}}.</ref>
 
Rispetto al resto delle prealpi venete la Lessinia si presenta con un livello di [[sismologia|sismicità]] relativamente basso. I fenomeni sismici che comunque si riscontrano non sono ascrivibili a cause [[vulcano|vulcaniche]] ma piuttosto all'avanzamento verso nord della [[appennini|catena appenninica]] che comporta una compressione e allo scollamento di masse rocciose crostali. Pertanto si tratta di [[terremoti interplacca]] superficiali che interessano la fascia rocciosa posta tra i 20 e i 25&nbsp;km di profondità. La val di Illasi, caratterizzata da un sistema di faglie che si estendono in direzione nord e sud, è quella a maggior rischio e che ha fatto registrare diversi eventi tellurici verso la fine del [[XIX secolo]]. Altresì la porzione pedemontana subito a nord della città di Verona è stata, nel corso della storia protagonista, di numerosi terremoti.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 105}}.</ref>
 
== Toponimo ==
 
Nomi storici utilizzati in documenti veronesi per questo territorio sono ''Luxino'', ''Lixino'', ''Lesinio'', ''Lissinorum'' e ''Lissinia'', sempre con il significato di "terra usata e preparata per i pascoli". Il primo documento conosciuto in cui compare il termine è un atto del 7 maggio 814 in cui il [[gastaldo]] Ildemanno di Verona dona "''campo meo in Luxino ad Alpes facienda, una cum capilo pasquo''" al [[chiesa di Santa Maria in Organo|monastero veronese di Santa Maria in Organo]].<ref name="Bodini347">{{cita|Bodini, 2005|p. 347}}.</ref> Potrebbe avere anche origine dal [[dialetto veronese]] ''le sime'', cioè le vette, oppure dal [[lingua veneta|veneto]] ''lisso'' o ''lissio'', ovvero un canale di travi per far scivolare le piante.<ref>{{cita libro|D.|Olivieri|Toponomastica Veneta|1962|Roma}}</ref>
 
== Storia ==
=== Preistoria ===
 
[[File:RitrovamentiPreistoriciMonteLoffa.jpg|thumbminiatura|leftsinistra|Ritrovamenti di ceramica dell'[[età del Ferro]] sul [[monte Loffa]]]]
 
Il territorio della Lessinia appare abitato fin dai tempi più remoti; la facilità con cui si poteva reperire la [[selce]] per la produzione di oggetti, la disponibilità di molte grotte e ripari in roccia e altri motivi economici e legati alla sicurezza furono i fattori che portarono diverse comunità [[preistoria|preistoriche]] ada insediarvisi.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 221}}.</ref>
 
Le prime testimonianze risalgono al [[paleolitico inferiore]] e dimostrano la presenza umana in diverse località, tra cui [[Riparo Soman]], [[Ponte di Veja]], località ''Villa'' ([[Quinzano (Verona)|Quinzano]]), ''Cà Verde'' ([[Sant'Ambrogio di Valpolicella]]), [[Grotta di Fumane]].<ref>{{cita|Pellegrini, Bosio, Nardo, 1976|pp. 29-30}}.</ref> Sempre a Quinzano sono stati trovati numerosi resti del successivo [[periodo interglaciale di Riss-Würm]], come punte di lancia, asce, falcetti e frammenti di ossa [[cranio|craniche]] umane. Altri insediamenti del [[paleolitico medio]] sono stati trovati sulle [[Torricelle]], sul Monte Cucco, sul [[Monte Loffa]] e ad [[Azzago]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 224}}.</ref> I ritrovamenti comunque fanno supporre che non si trattassero di veri e propri stabili stanziamenti dell'uomo, in quanto risulta che praticasse una vita nomade, anche se si presume che la zona della ''Cà Verde'' rappresentasse una un'eccezione.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 229}}.</ref> Tra la [[fauna]] del tempo si potevano trovare l'[[orso delle caverne]], il [[lupo]], la [[iena]] e diversi roditori della steppa.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 226-227}}.</ref>
 
[[File:Stratigraphy Grotta di Fumane 5.jpg|thumbminiatura|uprightverticale|Scavo nella [[grotta di Fumane]] che mostra i vari [[Stratigrafia (geologia)|strati]] attribuibili alle diverse ere storiche.]]
 
Gli studi effettuati hanno suggerito che nel [[paleolitico superiore]] le popolazioni stanziate nella bassa Lessinia fossero in ritardo per quanto riguarda la civilizzazione rispetto ai modelli più generali. Scarse, infatti, le testimonianze artistiche e manufatti complessi risalenti a questo periodo.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 231}}.</ref> Per trovare segni di una civiltà più complessa bisogna aspettare l'[[età del rame]]<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 239}}.</ref> che ha visto la presenza dell'uomo sulle colline di [[Marcellise]], a Ponte di Veja, sul Monte Loffa, a [[Molina (Fumane)|Molina]],<ref name="Boldini250">{{cita|Bodini, 2005|p. 250}}.</ref> in località ''Colombare'' di [[Negrar]] dove è stato rinvenuto un focolare, probabilmente utilizzato per scopi rituali.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 244}}.</ref>
 
È degli inizi del [[II millennio a.C.]], in piena [[età del ferro]], che in zona si riscontra il fenomeno dei [[Castelliere|castellieri]], piccoli insediamenti di capanne ubicate a semicerchio, fortificati con mura di pietrame a secco e posti sulla sommità dei rilievi.<ref name=Bodini249/> Nonostante ne rimangano solo alcune tracce confuse nel territorio circostante, alcuni di essi sono stati identificati nei pressi di Arbizzano (Negrar), [[Fumane]], [[Marano di Valpolicella]]. Uno dei meglio conservati, risalente all'[[età del ferro]], venne trovato a ''Castel Sottosengia'', nei pressi di [[Breonio]], oggi scomparso per far posto a una cava di marmo.<ref name="Boldini250" />
<ref>{{cita|Aspes, 1984|pp. 806-808}}.</ref> Il ritrovamento in loco di alcuni materiali come lo [[Stagno (elemento chimico)|stagno]] e il [[rame]] ha suggerito che le popolazioni locali intraprendessero commerci con altraltre località anche al di fuori dell'Italia.<ref name=Bodini249>{{cita|Bodini, 2005|p. 249}}.</ref>
 
Molti ritrovamenti degli oggetti ritrovati si trovano oggi al [[Museo paleontologico e preistorico di Sant'Anna d'Alfaedo]] e al [[Museo civico di storia naturale (Verona)|Museo civico di storia naturale]] di Verona]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 264}}.</ref>
 
=== Epoca romana ===
[[File:MosaicoNegrar.jpg|thumbminiatura|leftsinistra|uprightverticale|[[Mosaico]] del pavimento di una [[villa romana]] trovato a [[Negrar di Valpolicella]].]]
 
Fin da prima dell'inizio della dominazione [[antica Roma|romana]], che iniziòebbe inizio tra il [[III secolo a.C.|III]] e il [[II secolo a.C.]], il territorio della Lessinia era abitato da da varie popolazioni di origine [[reti|retica]]ca.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 287-288}}.</ref> Una menzione va fatta a parte per gli antichi abitanti della [[Valpolicella]], gli [[Arusnati]], di cui si dibatte la loro origine retica o [[etruschi|etrusca]]; questa popolazione godette di particolare autonomia amministrativa anche successivamente all'arrivo dei romaniRomani costituendo il ''[[Pagus]] Arusnatium''.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 292}}.</ref>
 
Sul territorio veronese confluivano due tra le più importanti [[strada romana|strade romane]], la via [[Claudia Augusta]] che congiungeva il nord Europa alla [[pianura padana]] e la [[via Postumia]] che partendo dalla [[Liguria]] si estendeva fino ai confini più orientali dell'[[impero romano|impero]]. Il passaggio di queste fondamentali vie, che si congiungevano nella città di Verona, rendeva la zona strategicamente importantissima. La loro presenza influì anche sul territorio collinare lessinico dove vennero realizzate vie secondarie che si congiungevano ada esse.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 287}}.</ref>
 
A quel tempo la Lessinia, facente parte dell'''agro veronese'', risultava quasi interamente occupata da boschi per la parte più bassa (''Frizzolana'' e ''Selva veronensis'') mentre le spianate più in quota (''Lessinium'') erano adibite a pascolo estivo. Oltre alle attività di pascolo, in Lessinia si praticava la raccolta di erbe, di bacche, di funghi, di legname da ardere e per l'edilizia.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 292-293}}.</ref> Dalle cave si estraeva pietra calcarea bianca e rossastra largamente impiegata per gli edifici cittadini.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 290}}.</ref> Nonostante ciò gran parte del territorio risultava disabitato. Pochi furono, dunque, i segni lasciati dai romaniRomani, specie nelle zone più elevate, che si limitarono a presidiare gli accessi lasciando ai locali il potere di organizzarsi amministrativamente. A [[San Mauro di Saline]] esisteva una strada carraia che risaliva la dorsale ed era utilizzata per la [[transumanza]] verso le alture di [[caprini]] e [[ovini]]. A [[Velo Veronese]] vi fu certamente un forte militare.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 312-313}}.</ref>
 
Diversa la situazione per i paesi a fondo valle in cui, conseguentemente alla [[centuriazione]] del II secolo a.C., si sviluppò un'intensa attività agricola e dove, contestualmentecontemporaneamente, sorsero [[Villa romana|ville romane]] il cui padrone, solitamente risiedente in città, vi si recava per amministrare i propri fondi. Resti di alcune di esse sono stati trovati a Negrar, Romagnano, Azzago, [[Colognola ai Colli]]. Dalla [[Valpantena]] e dalla Valpolicella partvanopartivano gli [[acquedotto romano|acquedotti]] che rifornivano la città di Verona.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 295}}.</ref> A [[Santa Maria in Stelle]] è stato rinvenuto un [[Pantheon di Santa Maria in Stelle|ipoegeoipogeo di epoca tardo imperiale]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 314}}.</ref>
 
A partire dal [[IV secolo]] si iniziòincominciò ad assistere alla [[cristianizzazione]] delle popolazioni che vivevano in Lessinia; l'incendio del [[Tempio di Minerva (Marano di Valpolicella)|tempio di Minerva]] che sorgeva a [[Marano di Valpolicella|Marano]] (dove oggi sorge il [[santuario di Santa Maria di Valverde]]) è una testimonianza di quel processo.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 296}}.</ref>
 
=== Epoca medioevale ===
==== Alto medioevoMedioevo ====
[[File:Chiesa San Giovanni in Loffa.jpg|thumbminiatura|[[Chiesa di San Giovanni in Loffa|Pieve di San Giovanni in Loffa]], forse la più antica della Lessinia]]
[[File:Pieve Di San Floriano (VR).jpg|thumbminiatura|[[Pieve di San Floriano]], esistente già nel 905, vantava un potere giurisdizionale su gran parte della [[Valpolicella]].]]
 
Con la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] si assistette ada un decremento della popolazione in Lessinia e delle attività economiche che qui vi si svolgevano. In [[longobardi|epoca longobarda]] molti appezzamenti della Lessinia erano dati come beneficio feudale agli [[Arimanno|arimanni]], uomini liberi e in grado di portare le armi.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 346}}.</ref> Con la fine del regno longobardo e l'avvento dell'[[età carolingia]] essi divennero dei semplici [[Gastaldato|gastaldi]], ovverosia dei funzionari civili delegati a sovraintendere alle terre dei nuovi feudatari che qui furono per la maggior parte enti ecclesiastici di Verona, ede in particolare il [[Capitolo (cristianesimo)|capitolo]] della [[cattedrale di Verona|cattedrale]], il [[basilica di San Zeno|monastero di San Zeno]], [[Chiesa di Santa Maria in Organo|quello di Santa Maria in Organo]] e [[chiesa dei Santi Nazaro e Celso (Verona)|dei Santi Nazaro e Celso]]. Verso la fine dell'[[alto medioevo]] il territorio risultava organizzato in [[pieve|pievi]], tra cui le più importatiimportanti erano quelle di [[Grezzana]], di [[pieve di San Floriano|San Floriano]], di San Martino a [[Negrar]], di [[Chiesa di San Pietro Apostolo (Arbizzano)|Arbizzano]] e di [[Montorio (Verona)|Montorio]], di [[Chiesa di Santa Maria Assunta (Tregnago)|Santa Maria a Tregnago]] e di [[Chiesa di San Giovanni in Loffa|San Giovanni in Loffa]] quest'ultima probabilmente la più antica della Lessinia occidentale. Nel [[X secolo]] vi erano almeno tre [[Sculdascio|sculdasci]] posti a sovraintendere ad aree di particolare interesse strategico.<ref group =N>Uno sovraintendeva alla ''valle Pruvinianense'', uno al fiume Fibbio e uno alla valle di Illasi. In In: {{cita|Sauro et al., 2017|p. 38}}.</ref><ref>{{cita|Sauro et al., 2017|p. 38}}.</ref> Un documento datato 7 maggio 814 nomina per la prima volta il termine “Lessinia”.<ref name="Bodini347" />
 
Il nome [[Valpolicella]] (''Valle Pulliscella''), la zona che comprende la parte sud-ovest della Lessinia, compare invece per la prima volta in un decreto di [[Federico Barbarossa]] del 24 agosto 1177 in cui l'imperatore concede alla Congregazione del Clero le terre intorno al ''Castrum Rotaris'' nei ditornidintorni dell'odierno [[Castelrotto]]: nulla a che vedere con l'omonima località dolomitica, trattandosi invece di frazione di S.San Pietro in Cariano (VR).<ref name="Bodini325">{{cita|Bodini, 2005|p. 325}}.</ref> Sempre il Barbarossa l'anno seguente attribuisce i [[conteaContea (feudocircoscrizione)|diritti comitali]] su terreni e ville della zona al conte Sauro della famiglia dei [[Sambonifacio]].<ref name="Bodini325" /> Tuttavia, amministrativamente la Valpolicella non ebbe nessun riconoscimento fino all'età comunale quando venne istituito un “colonnello”<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 328-329}}.</ref> dotato di parziale autonomia, dovendo accettare un capitano da Verona quando se ne fosse resa necessità. Nel 1311 con [[Federico della Scala]] nasce la [[contea della Valpolicella]] che godrà di maggior libertà e diversi sgravi fiscali, prerrogativeprerogative che manterrà per diversi secoli anche dopo la fine della dominazione [[della Scala|scaligera]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 329}}.</ref>
 
Il territorio della [[Valpantena]] eranoera in gran parte dei canonici del duomo. Grazie al testaemtnotestamento del 921 del [[diocesi di Verona|vescovo di Verona]] [[Nokterio]] si apprende che a [[Marzana (Verona)|Marzana]] vi fosse un castello ''cum turribus et omnibus in circuito municionibus suis'' e che un altro sorgesse a Grezzana.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p.name="Bodini38" 38}}.</ref> Altri ne vennero edificati negli anni successivi, tra il X e l'[[XI secolo]] sono documentati ''castrum'' a [[Poiano (Verona)|Poiano]] (edificato prima del 968), a Rocca di Lugo, ad Azzago, a Romagnano, a Montorio e ad ''Arbetu'' (l'attuale [[Erbezzo]], citato nel 1014).<ref name=B358>{{cita|Bodini, 2005|p. 358}}.</ref> Negli stessi anni il capitolo della cattedrale acquisisce sempre più potere in loco: un diploma di [[Ottone II]] del 983 gli assegna alcuni castelli, mentre nel 1027 [[Enrico II il Santo|Enrico II]] gli concede la possibilità di riscuotere tasse.<ref name=B358/>
 
==== Età comunale: produzione di lana ede affermazione degli Scaligeri ====
{{Vedi anche|Della Scala}}
[[File:Chiesa di San Leonardo sul monte Moro 5.jpg|thumbminiatura|leftsinistra|La [[architettura romanica|romanica]] [[chiesa di San Leonardo sul monte Moro]] a [[San Mauro di Saline]].]]
 
Con l'avvento dell'[[età comunale]] si ebbe un ripopolamento della zona con Grezzana, elevata a sede [[pieve|pievana]], centro più importante.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 360}}.</ref> Fiscalmente la valle era organizzata in un [[colonnato]] mentre giurisdizionalmente in un [[capitanato]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 365-366}}.</ref> Questo nuovo assetto politico si ripercuote sul territorio che vede il progressivo abbandono dei castelli fino a far scomparire ogni traccia, adcon l'esclusione di quello [[Castello di Montorio Veronese|quello di Montorio]] per via della sua posizione strategica.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 367-368}}.</ref> All'epoca l'alta Lessinia risultava divisa in ''Frizzolana'', che comprendeva la fascia boschiva posta tra i circa 900 e i 1200 metri e di proprietà di enti ecclesiastici cittadini; la ''Silva Communis Veronae'', posta tra i 1200 e 1400 e appartenente al comune di Verona che dispose diverse leggi per la raccolta della legna per prevenire l'impoverimento;<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 349-350}}.</ref> e il ''Lessinio'', i pascoli di alta quota in gran parte di proprietà di latifondisti laici o di monasteri e dove si produceva la lana, elemento fondamentale per l'economia veronese di quel tempo.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 349}}.</ref>
 
Nel corso del [[XIII secolo]] a Verona si viene ad affermare l'Artearte della Lanalana come una delle istituzioni economiche cittadine più importanti e di conseguenza l'alta Lessinia assume il ruolo di zona strategicamente fondamentale per il pascolo degli [[ovini]].<ref>{{cita|Sauro et al., 2017|p. 44}}.</ref> Tale situazione portò gli enti ecclesiastici a cedere, sia mediante affitto chesia con pure alienazioni, molti dei loro territori lessinici a favore delle ricche famiglie cittadine impegnate nell'industria della lana.<ref name="Bodini351">{{cita|Bodini, 2005|p. 351}}.</ref> Ciò si affermò con la presa del potere da parte della [[Signoria cittadina|signoria]] dei [[Della Scala]], da tempo coinvolti nel commercio della lana, che un po' alla volta riuscirono a controllare le istituzioni religiose cittadine impossessandosi di fatto dei loro fondi montani. Sono questi gli anni in cui viene a costituirsi la cosiddetta ''Potesteria Lissinorum'', che troverà pieno sviluppo nella successiva epoca [[Repubblica di Venezia|veneziana]], ovvero la temporanea giurisdizione sulla popolazione residente nei pascoli di alta quota da parte, formalmente, del monastero di san Zeno, ma in pratica affidata agli scaligeri in quanto feudatari.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 350}}.</ref><ref>{{cita|Sauro et al., 2017|pp. 45-48}}.</ref>
 
==== L'immigrazione dei Cimbri ====
{{Vedi anche|Cimbri (minoranza linguistica)}}
 
Il 5 febbraio 1287, mentre [[Alberto della Scala]] è signore di Verona, il [[vescovo di Verona|vescovo]] Bartolomeo della Scala concede ada un gruppo di coloni di origine tedesca che si erano insediati nell'[[altopiano dei sette comuni|altopiano vicentino]] di stabilirsi in Lessinia nell'area dell'odierna [[Roverè Veronese]] e conferendo ai loro due capi, Olderico Vicentino e Olderico da Altissimo, la carica di gastaldi vescovili. Ciò costituì il primo nucleo dei [[cimbri (minoranza linguistica)|Cimbri della Lessinia]].<ref name="Bodini351" /> Il motivo che spinse il vescovo a chiamare questa popolazione fu di natura prettamente economica, ovvero la necessità di manodopera per la produzione di carbone vegetale e legname a costi più bassi rispetto a quello che veniva importato da Trento. A questa prima comunità vennero concessi diversi benefici, come l'esenzione dal servizio militare, dal pagamento di tasse e dal diritto di scegliersi il proprio parroco ([[giuspatronato]]). Nei primi anni del [[XIV secolo|secolo]] successivo arrivarono a colonizzare, grazie all'assenso di [[Cangrande della Scala]], la ''frizzolana'' a scapito dei canonici della cattedrale. Nel 1375 fondarono a parrocchia di [[Valdiporro]] e successivamente quella di [[Erbezzo]], fino ad arrivare a stabilirsi anche a [[San Mauro di Saline]], [[Velo Veronese]], [[Camposilvano (Velo Veronese)|Camposilvano]] e [[Selva di Progno]]. La loro rapida espansione venne rallentata solo dalla [[peste nera]] che colpì tutta l'Europa senza risparmiare la Lessinia che accusò un notevole calo demografico.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 352}}.</ref>
 
=== Dominazione veneziana ===
[[File:Carta Almagià.jpg|thumbminiatura|Carta d'Almagià, la più antica (1440) rappresentazione cartografica conosciuta del territorio veronese (e della Lessinia)]]
 
Terminato il potere degli scaligeri e dopo una breve parentesi sotto il dominio dei [[Visconti]] e dei [[Carraresi]], con la [[dedizione di Verona a Venezia]] del 1404 anche la Lessinia diviene territorio della [[Serenissima]] e tale rimarrà fino alla sua caduta, fatta eccezione per il periodo della [[guerra della Lega di Cambrai]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 423}}.</ref>
 
La necessità di poter contare su popolazioni fedeli residenti nei pressi dei confini portò la Repubblica di Venezia a confermare e ad ampliare diritti e privilegi già accordati agli abitanti di questiquesto territorio. Ad esempio, agli abitanti di Sant'Anna d'Alfaedo fu concesso di svolgere attività di pascolo e raccolta della legna a patto che assicurassero un controllo armato dei sentieri che conducevano verso il confine con il [[vescovado di Trento]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 425}}.</ref> Per favorire la zona, inoltre, la Serenissima promosse la costruzione di una strada, detta "della ''Selve Lessinee''", che attraversava il territorio del vicariato della Valpantena per dirigersi verso Lugo, Belloro e Lughezzano.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 431}}.</ref>
 
La più antica raffigurazione cartografica della Lessinia appare in una carta del 1440, detta carta dell'Almagià, ove è disegnata gran parte del territorio Veronese. In tale documento sono ben riconoscibili, tra gli altri insediamenti, Sant'Anna d'Alfaedo con le località Cona e Cerna, entrambi con relativa chiesa, la zona di Selva circondata da boschi; [[Boscochiesanuova]] si presenta con molti edifici ed ununa chiesa; [[Valdiporro]] dispone anch'essa di una chiesa e nelle vicinanze appaiono diverse contrade; i territorioterritori di Saline, Tavernole, Alcenago, Lugo, Azzago, e Romagnano.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 424-425, 431}}.</ref>
 
Grazie ai privilegi concessi dalla Serenissima e al periodo di relativa pace, tra il [[XIV secolo|XIV]] e il [[XVI secolo]] la popolazione della Lessinia crebbe costantemente così come andarono ad affermarsi ulteriori attività, come la pastorizia e l'agricoltura, in aggiunta alle tradizionali produzioni di carbone e alla raccolta della legna. Nonostante ciò la popolazione viveva ancora in gravi ristrettezze econimicheeconomiche, tanto che il [[mais]] rappresentava quasi esclusivamente l'unico alimento disponibile.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 429}}.</ref> Con alla crescita della popolazione iniziarono ad essere realizzati nuovi insediamenti. Abbandonate le vecchie abitazioni in legno, gli abitanti della Lessinia iniziarono ad utilizzare il [[marmo rosso di Verona|rosso ammonitico]] facilmente reperibile sul posto e che lavorato a lastre regolari venne impiegato con successo. Vennero costruiti anche edifici dedicati alle varie attività, come ''baiti'' e ''caseare'' per la lavorazione del latte, ghiacciaie e forni per ottenere la [[calce viva]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 443-451}}.</ref> Menzione a parte per i numerosi edifici a carattere religioso che comparvero un po' dappertutto nel territorio lessinico: chiesette, capitelli, steli, piccole cappelle poste agli incroci delle strade, sono tutte manifestazioni della devozione religiosa degli abitanti che ancora oggi adornano il paesaggio.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 444}}.</ref>
 
=== Dall'età moderna al XX secolo ===
[[File:Cippi.svg|miniatura|sinistra|verticale|[[Cippo di confine|Cippi di confine]] di confine della Lessinia]]
[[File:Facciata SUD forte Tesoro.jpg|miniatura|sinistra|[[Forte Monte Tesoro]]]]
 
Quando le truppe [[Napoleone|napoleoniche]] si insediarono in Lessinia a seguito della [[pace di Presburgo]] del 1805 iniziarono grandi cambiamenti nell'assetto amministrativo della zona: i confini mutarono più volte e l'apparato burocratico andò incontro a semplificazioni. La presenza delle truppe nei paesi lessinici fu numerosa e spesso malvista dalla popolazione.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 482}}.</ref> Con l'intento di conoscere meglio le popolazioni che qui risiedevano, i francesi compirono due censimenti e studiarono la diffusione della lingua cimbra appurando che veniva parlata ancora a [[Selva di Progno]], [[Campofontana]] e [[Giazza]]. Inoltre vennero fondate le prime scuole pubbliche laiche.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 482-483}}.</ref> Tali riforme continuarono con la successiva dominazione [[impero austriaco|austriaca]] che si protrasse tra il 1814 e il 1866 quando vi fu l'[[Plebiscito del Veneto del 1866|annessione del Veneto]] al [[regno d'Italia]]. In questo periodo vi fu anche l'istituzione di un servizio medico gratuito pensato prevalentemente per contenere eventuali [[epidemie]],<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 484}}.</ref> tipiche erano quelle di [[pellagra]], [[vaiolo]] e [[colera]], che mietevano vittime tra la popolazione [[malnutrizione|malnutrita]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 485}}.</ref> A seguito della [[terza guerra d'indipendenza]] la Lessinia annessa all'Italia tornò ad essere terra di confine con l'[[impero austriaco]]. Sorsero pertanto numerosi edifici militari difensivi come il [[forte Masua]] sul [[Monte Pastello]], il [[forte San Briccio]], il [[forte Santa Viola]] sopra [[Azzago]] e il forte Monte Tesoro. Venne inoltre potenziata la rete di vie carrabili.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 487}}.</ref> La seconda metà del [[XIX secolo]] non fu facile per la popolazione lessinica: gravi carestie associate ad una disoccupazione portò [[Emigrazione veneta|molta gente ad emigrare]] all'estero.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 487-488}}.</ref> Le attività più diffuse tra la povera popolazione residente si limitavano all'allevamento, alla produzione di formaggio e, nella zona centrale e orientale, di [[carbone]]; diffusa anche l'estrazione del [[ghiaccio]] che avveniva nelle tipiche ''[[Giassara|giassare]]''.<ref>{{cita|Bodini, 2005|pp. 490-491}}.</ref> Le difficili condizioni di vita portarono, inoltre, ad una notevole diffusione del fenomeno del [[contrabbando]] con il vicino [[Tirolo]] (Vedi [[Contrabbandocontrabbando tra Ala e la Lessinia]]) con cui si scambiavano sali, tabacchi, caffè, spezie, zucchero ed alcolici.<ref>{{cita|Bodini, 2005|ppp. 491-493}}.</ref>
 
Essendo un territorio di confine si temette che la Lessinia potesse essere un teatro di battaglie nel corso della [[prima guerra mondiale]] e pertanto venne fortificata con [[trincea|trincee]], [[strada militare|strade militari]] e disboscamenti. Le preoccupazioni, tuttavia, non furono esatte e l'altopiano servì solo come seconda linea e come campo di addestramento dei soldati mentre le [[Battaglia degli Altipiani|attività belliche]] si concentrarono sul vicino [[monte Pasubio]].<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 497}}.</ref> Con la [[Armistizio di Villa Giusti|fine delle ostilità]] il Trentino divenne italiano e quindi la Lessina cessò di essere un territorio di frontiera. Le già provate popolazioni che qui risiedevano videro peggiorare ancora di più le loro condizioni di vita tanto che si registrò una forte emigrazione, non solo all'estero, ma anche nei territori vicini. La [[seconda guerra mondiale]] non coinvolse più di tanto l'altopiano che, comunque, venne occupato dalla ''[[Wehrmacht]]'' dopo il 1943. L'evento più significativo fu un incendio appiccato dai soldati [[Germania nazista|tedeschi]] in alta val d'Alpone in segno di [[rappresaglia]] per un'azione portata a segno dei [[partigiani]] contro le truppe di occupazione.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 501}}.</ref>
 
Terminata la guerra, il successivo [[Miracolo economico italiano|miracolo economico che investì l'Italia]] non fu sufficiente a mettere un freno allo spopolamento delle zone più elevate e remote della Lessina. Anzi, l'introduzione di nuove tecnologie e la crescita del settore industriale e dei servizi a valle fece scomparire alcune delle attività tipiche delle montagne tanto che i molti residenti finirono per trasferirsi in città abbandonando le antiche contrade che finirono per essere completamente disabitate. In contrapposizione a ciò, a partire dagli [[anni 1960]] e nei centri più grandi, si iniziò a costruire nuove residenze utilizzate dai cittadini come seconde case per la villeggiatura e, in contemporanea, a nascere il fenomeno del turismo dell'altopiano.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 502}}.</ref>
 
== Flora e fauna ==
[[File:Bosco Chiesanuova (Grietz Dossetti Tinazzo) Lessinia VR Italy 2013-04-01 photo CTG ACA LESSINIA Paolo Villa 0055sp 02.jpg|thumbminiatura|vedutaVeduta sopra Grietz[[Bosco ctgChiesanuova]], [[Parco naturale regionale della Lessinia|Lessinia]] 2013]]
 
=== Birdwatching ===
In Lessinia sono state osservate 170 specie dal 2006 al 2012, da quelle più comuni come i diversi turdidi, fringillidi e cince, a quelli più usuali nell'ambiente alpino come [[gallo cedrone]], [[fagiano di monte]], [[aquila reale]], [[picchio muraiolo]] e [[merlo acquaiolo]], a quelli più atipici come la [[cicogna nera]], il [[cavaliere d'Italia]], il [[cormorano]], l'[[airone cenerino]], l'[[airone guardabuoi]], la [[marzaiola]] o il [[totano moro]]<ref>[http://www.veronabirdwatching.org/associazione/pubblicazioni.html Resoconti ornitologici della Lessinia]</ref>.
 
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=== Il lupo ===
[[File:Plectrophenax nivalis (1).jpg|thumb|Zigolo delle nevi (''[[Plectrophenax nivalis]]'') a Bocca di Selva.]]
Nei primi mesi del 2012 un evento di eccezionale interesse naturalistico si è verificato in Lessinia. A seguito di dispersione naturale, è avvenuto l'incontro e la stabilizzazione di due lupi appartenenti a popolazioni differenti: un maschio di nome Slavc appartenente alla popolazione dinarica in dispersione dalla Slovenia, monitorato con radiocollare nell'ambito del progetto europeo “Life SloWolf”, ed una femmina appartenente alla popolazione italiana. La presenza di questi due lupi in Lessinia è di straordinario interesse scientifico ed è il primo caso&nbsp;– dopo la scomparsa del lupo sulle Alpi - che una coppia della specie si sia formata con individui appartenenti a due popolazioni diverse: quella dinarica e quella italiana. Il lupo era presente sulle Alpi fino alla fine del XIX secolo e, più sporadicamente, nei primi decenni del XX secolo.
 
Nei primi mesi del 2012, un evento di eccezionale interesse naturalistico si è verificato in Lessinia. Aa seguito di dispersione naturale, è avvenuto l'incontro e la stabilizzazione di due lupi appartenenti a popolazioni differenti: un maschio di nome Slavc appartenente alla popolazione dinarica in dispersione dalla Slovenia, monitorato con radiocollare nell'ambito del progetto europeo “Life SloWolf”, ed una femmina appartenente alla popolazione italiana. La presenza di questi due lupi in Lessinia è di straordinario interesse scientifico ed è il primo caso&nbsp;– dopo la scomparsa del lupo sulle Alpi - che una coppia della specie si sia formata con individui appartenenti a due popolazioni diverse: quella dinarica e quella italiana. Il lupo era presente sulle Alpi fino alla fine del XIX secolo e, più sporadicamente, nei primi decenni del XX secolo.
In Veneto gli ultimi avvistamenti di lupo risalgono al 1931 nella zona di Belluno (Fossa, 1988), mentre in Lessinia la specie sembra essere scomparsa nella prima metà del 1800 (Garbini, 1898) , con sporadiche presenze isolate registrate nel 1880 (Benetti, 2003). Il lupo in Lessinia è storicamente legato alle tradizioni socio-culturali della popolazione cimbra, come attestato da toponimi, favole, leggende, proverbi e modi di dire dedicati a questo animale. <br>
 
Se da una parte la presenza del lupo in Lessinia migliora la biodiversità della zona, confermando il ruolo dell'area di riserva privilegiata di preziose risorse naturali, dall'altra desta le ire degli allevatori e suscita paura nei turisti<ref>{{Cita news|url= http://www.veronasera.it/cronaca/lupi-lessinia-valdegamberi-chiede-allontanamenti-25-luglio-2017.html |titolo= Lupi in Lessinia |pubblicazione= Veronasera|data= 25 luglio 2017}}</ref>.
In Veneto gli ultimi avvistamenti di lupo risalgono al 1931 nella zona di Belluno (Fossa, 1988), mentre in Lessinia la specie sembra essere scomparsa nella prima metà del 1800 (Garbini, 1898) , con sporadiche presenze isolate registrate nel 1880 (Benetti, 2003). Il lupo in Lessinia è storicamente legato alle tradizioni socio-culturali della popolazione cimbra, come attestato da toponimi, favole, leggende, proverbi e modi di dire dedicati a questo animale. <br>
 
In località «Riserva di Buse di Sopra» (Comune di Velo Veronese) vi è una stele che porta la seguente iscrizione:1657 - CO - VELO - P - IL - CAS0 - FORD0 - DI - MADA - DE - LA - VALLE - 1655. Vicino a questa vi è un pozzo ed una pozza per abbeverare il bestiame al pascolo, denominati rispettivamente il «Posso del Loo» e la «Possa del Loo». Circa l'erezione di questa stele e la denominazione dei depositi d'acqua ecco quanto raccontava la nonna di uno degli scriventi, A. Benetti : "''Nella contrada "Valle della Ba" (Camposilvano) viveva in tempi antichi una donna che si chiamava Maddalena. Nella contrada non vi erano pozzi da cui attingere acqua e così la donna, quando faceva la "lissia" (bucato) andava fino al "Posso del Loo" (Pozzo del Lupo) a prenderne un "col". Quando doveva "resentarla" (sciacquarla) occorreva molta acqua e allora preferiva portare la "lissia" sul posto risparmiando così molta fatica. Un giorno la "pora" Maddalena si recò al "Posso del Loo" per risciacquare il bucato e, mentre era intenta a questo lavoro, uscì fuori dal bosco un Lupo che la mangiò. Il Lupo mangiò solo la parte destra del corpo, non potendo toccare la sinistra perché vi batte il cuore. Dopo questo fatto, il Comune di Velo fece fare la lapide per ricordare ai passanti di dire una "Rechia meterna (requiem) per quella poveradonna". La credenza, ancora diffusa nella zona di Camposilvano, che i Lupi non potessero cibarsi della parte sinistra del corpo umano, nacque certamente da questo caso"''.<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Attilio Benetti, Laura Bonomi|titolo=IL LUPO IN LESSINIA NEI RACCONTI DEI NOSTRI VECCHI - Lessinia ieri oggi domani 1978}}</ref>
 
La presenza del lupo in Lessinia è tutt'oggi controversa, in quanto spesso divide l'opinione pubblica cittadina tra chi vede questa presenza in maniera positiva e favorevole al corretto mantenimento della biodiversità, e chi vede la presenza del lupo come un grosso problema a causa delle ingenti predazioni sugli animali d'allevamento. In Lessinia 11 consigli comunali hanno votato nel 2014 all'unanimità delle delibere comunali che chiedevano lo spostamento totale del predatore in altre aree e l'abbandono del progetto Life wolf alps.
 
== Arte e cultura ==
 
=== Architettura ===
[[File:CasaAltaValpolicella.jpg|miniatura|Tipiche case rurali in pietra della Lessinia]]
{{...}}
 
A sollecitare particolare interesse sono i piccoli paesi, attorniati dalle loro decine di contrade, che comprendono dalle due fino ad una cinquantina di abitazioni, nella parte più montana, sopra gli 800 m s.l.m.. In questi contesti l'utilizzo della [[pietra della Lessinia|pietra]] sfruttando la grande disponibilità di tale materiale attraverso le cave rispetto alla più scarsa disponibilità di legname da costruzione ha dato origine ad una caratteristica peculiare<ref>{{Cita web |url=https://verona.com/it/verona/lessinia-larchitettura/ |accesso= 4 luglio 2023 | titolo= L'architettura in Lessinia}}</ref>. I muri a secco, i tetti delle case sono composti da lastroni in pietra e rispecchiano la tipologia di costruzione delle numerose [[alpeggio|malghe]]. Anche i pavimenti delle case erano e, anche dopo le necessarie ristrutturazioni, sono stati mantenuti spesso in pietra, immancabile il camino all'interno e massicce travi in legno a sostenere i piani superiori.
 
La pietra veniva, inoltre, usata per muri di confine, lavatoi, e scolpita diventava croci ed edicole religiose spesso raffiguranti la Passione di Cristo o la Vergine Maria<ref>{{Cita web |url=https://www.visitlessinia.eu/it/cosa-vedere-fare/storia-e-cultura/architettura/ |titolo=Architettura in Lessinia tra cultura e storia |accesso=4 luglio 2023}}</ref>. Diffuse pure le ''giassàre'' o ''glazzàre'' ovvero le [[ghiacciaia|ghiacciaie]] in dialetto locale. Ormai abbandonate, la più nota e meglio tenuta è quella di Grietz, di forma circolare, sulla strada che collega Bosco Chiesanuova con San Giorgio.
 
=== Musei ===
 
[[File:Museo Geopaleontologico di Camposilvano 02.jpg|miniatura|sinistra|[[Museo geopaleontologico di Camposilvano]]]]
In Lessinia vi sono diversi musei, perlopiù naturalistici ma non mancano le collezioni [[etnografia|etnografiche]]. Il [[Museo dei Fossili di Bolca]] dedica due sale ai reperti [[fossili]] di oltre 150 [[specie]] di pesci, 250 di vegetali, oltre che insetti e [[fauna]] minore. Presso il [[Museo Geopaleontologico di Camposilvano]] si possono trovare fossili del [[mesozoico]] e [[cenozoico]] trovati sia sull'altopiano che in altre regioni fornendo così una completa visione della storia [[geologia|geologica]] e [[paleontologia|paleontologica]] del luogo. Il [[Museo paleontologico e preistorico di Sant'Anna d'Alfaedo]] espone reperti rinvenuti nelle cave di pietra della zona tra cui fossili di pesci, di squali, di rettili marini e [[ammoniti]]. Vi è anche una sezione dedicata alla [[preistoria]] con oggetti trovati nei dintorni di Fumane. A [[Molina (Fumane)|Molina]] vi è il [[Museo Botanico della Lessinia]] che vanta una collezione di circa 300 specie erbacee, arbustive e arboree tipiche della zona. La visita al museo può essere completata con il vicino [[Parco delle cascate di Molina|Parco delle Cascate]] e con la visita alle antiche corti di pietra.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 173}}.</ref>
 
In Lessinia vi sono diversi musei, perlopiù naturalistici ma non mancano le collezioni [[etnografia|etnografiche]]. Il [[Museo dei Fossilifossili di Bolca]] dedica due sale ai reperti [[fossili]] di oltre 150 [[specie]] di pesci, 250 di vegetali, oltre che insetti e [[fauna]] minore. Presso il [[Museo Geopaleontologicogeopaleontologico di Camposilvano]] si possono trovare fossili del [[mesozoico]] e [[cenozoico]] trovati sia sull'altopiano che in altre regioni fornendo così una completa visione della storia [[geologia|geologica]] e [[paleontologia|paleontologica]] del luogo. Il [[Museo paleontologico e preistorico di Sant'Anna d'Alfaedo]] espone reperti rinvenuti nelle cave di pietra della zona tra cui fossili di pesci, di squali, di rettili marini e [[ammoniti]]. Vi è anche una sezione dedicata alla [[preistoria]] con oggetti trovati nei dintorni di Fumane. A [[Molina (Fumane)|Molina]] vi è il [[Museo Botanicobotanico della Lessinia]] che vanta una collezione di circa 300 specie erbacee, arbustive e arboree tipiche della zona. La visita al museo può essere completata con il vicino [[Parco delle cascate di Molina|Parco delle Cascate]] e con la visita alle antiche corti di pietra.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 173}}.</ref>
Il [[Museo dei fossili di Roncà]], fondato nel 1975, offre testimonianze dell'ambiente di 40 milioni di anni fa come fossili di [[foraminiferi]], [[molluschi]], [[rettili]], [[mammiferi]] e piante. Il [[Museo Etnografico di Bosco Chiesanuova]] si prefigge lo scopo di illustrare i tipici lavori dei popoli che un volta vivevano in Lessinia, come il taglio della legna, la produzione di carbone vegetale, la lavorazione del latte e la produzione di ghiaccio. A [[Giazza]] il [[Museo dei Cimbri di Giazza|Museo dei Cimbri]] offre un percorso espositivo relativo alla storia, alla cultura e alla lingua degli antichi Cimbri. Infine, il [[Museo dei Trombini]] a a [[Selva di Progno]] espone alcuni tipi di [[Trombino (arma)|trombino]] tra i quali un esemplare di fabbricazione veneziana risalente al 1500. Menzione va fatta anche per l'[[Area Floro-Faunistica di Malga Derocon]], ad [[Erbezzo]], permette ai visitatori di osservare esemplari di [[camosci]], [[cervo|cervi]], [[capriolo|caprioli]] allo stato di semi libertà, oltre a 60 specie floristiche della Lessinia, un giardino roccioso e alcun faggi secolari.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 174}}.</ref>
 
Il [[Museo dei fossili di Roncà]], fondato nel 1975, offre testimonianze dell'ambiente di 40 milioni di anni fa come fossili di [[foraminiferi]], [[molluschi]], [[rettili]], [[mammiferi]] e piante. Il [[Museo Etnograficoetnografico di Bosco Chiesanuova]] si prefigge lo scopo di illustrare i tipici lavori dei popoli che ununa volta vivevano in Lessinia, come il taglio della legna, la produzione di carbone vegetale, la lavorazione del latte e la produzione di ghiaccio. A [[Giazza]] il [[Museo dei Cimbri di Giazza|Museo dei Cimbri]] offre un percorso espositivo relativo alla storia, alla cultura e alla lingua degli antichi Cimbri. Infine, il [[Museo dei Trombini]] a a [[Selva di Progno]] espone alcuni tipi di [[Trombino (arma)|trombino]] tra i quali un esemplare di fabbricazione veneziana risalente al 1500. Menzione va fatta anche per l'[[Area Florofloro-Faunisticafaunistica di Malga Derocon]], ad [[Erbezzo]], permette ai visitatori di osservare esemplari di [[camosci]], [[cervo|cervi]], [[capriolo|caprioli]] allo stato di semi libertà, oltre a 60 specie floristiche della Lessinia, un giardino roccioso e alcun faggi secolari.<ref>{{cita|Bodini, 2005|p. 174}}.</ref>
 
=== Cultura cimbra ===
{{...|montagna}}
 
== Economia ==
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=== Turismo ===
 
Il turismo in Lessinia è prevalentemente di tipo confinante, ovverocioè caratterizzato da turisti provenienti dalle zone limitrofe (soprattutto dalle città di Verona e [[Mantova]]).
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Le ville ===
{{...|montagna}}
 
=== Architetture religiose ===
[[File:PieveSanGiorgioGrande.jpg|thumbminiatura|[[Pieve di San Giorgio di Valpolicella]]]]
 
* [[Pieve di San Giorgio di Valpolicella]], a San Giorgio di [[Sant'Ambrogio di Valpolicella]]. Sorta su un precedente tempio [[longobardi|longobardo]], di cui è ancora presente un interessante [[ciborio]], l'edificio [[Architettura romanica|romanico]] è stato edificato nell'[[XI secolo]]. Nel Medioevo ha ospitato una collegiale di [[sacerdote|sacerdoti]] ed un [[seminario]].
* [[Chiesa di San Leonardo sul monte Moro]], a [[San Mauro di Saline]]. L'attuale edificio venne realizzato nel 1388 su di una precedente chiesetta, probabilmente distrutta da un incendio attigua ad un monastero di cui, nel 1145, il priore era un certo Lanfranco. All'esterno, sulla destra, è presente un vasto porticato utilizzato per ospitare i numerosi pellegrini che qui si recavano in visita. Le pareti delle navate sono adorne di affreschi del XVII e XVIII secolo.
* [[Chiesa di San Giovanni in Loffa]], a [[Sant'Anna d'Alfaedo]]. L'edificio dovrebbe risalire al XIII secolo, anche se le prime tracce scritte si trovano solo oltre un secolo dopo. L'edificio dovrebbe risalire al [[XIII secolo]], anche se le prime tracce scritte si trovano solo oltre un secolo dopo.
* [[Chiesa di Sant'Antonio (Monteforte d'Alpone)|Chiesa di Sant'Antonio]], a Vestenavecchia (VR). Fu eretta dai Vescovi verso la fine del XIII secolo sulle rovine del castello (e con materiali dello stesso) e venne dedicata a Sant'Antonio Abate. La chiesa fu rimaneggiata all'esterno nel 1537; nel 1650 venne innalzato sia l'elegante altare [[barocco]], sia l'[[abside]] che per anni custodì un antico Crocifisso ligneo del Cinquecento.
 
=== Altri luoghi di interesse storico-naturalistico ===
*[[File:Ponte di Veia.jpg|miniatura|[[Ponte di Veja]]]]
 
* [[Parco delle cascate di Molina]]
* [[Ponte di Veja]], a [[Sant'Anna d'Alfaedo]], si tratta di un [[arco naturale]] con una arcata di circa quaranta metri, uno spessore minimo di nove metri e una larghezza di venti metri.
* [[Cave di Prun]]
* [[Parco delle cascate di Molina]], a [[Molina (Fumane)|Molina]] di [[Fumane]], è un parco naturale famoso per le sue cascate.
* [[Riparo Solinas]]
* [[Cave di Prun]], a [[Negrar]], sono antiche cave sotterranee di marmo. Secondo le fonti storiche, queste monumentali cave già esistevano agli inizi del [[XIII secolo]].
* [[Riparo Solinas]], a Fumane, attualmente noto come Grotta di Fumane, fu abitato per un lunghissimo periodo che va da circa 60.000 anni fa con presenze dell'[[Homo neanderthalensis]] fino al crollo della grotta che si presume risalga a 25.000 anni fa conseguenza ed effetto di una [[glaciazione]]. Viene considerato da molti il sito più importante in Europa per il lungo periodo di utilizzo e per caratteristiche proprie.
 
== Sport ==
 
[[File:LessiniaBike.jpg|thumbminiatura|sinistra|L'edizione del [[2009]] della ''Lessinia Bike'' che si teneva ogni anno su questi monti.]]
 
I monti della Lessinia offrono numerose opportunità agli sportivi. Nel periodo invernale nella zona intorno a [[Malga San Giorgio]] (località di [[Bosco Chiesanuova]]) èera presente una [[stazione sciistica]] con alcuni [[impianti di risalita]]. Malga San Giorgio è inoltre una delle partenze (insieme a quelle di Passo delle Fittanze e di Bocca di Selva) del celebre ''centro Fondo Alta Lessinia'', un percorso di [[sci di fondo]] che si snoda negli angoli più belli della catena montuosa, toccando quote che vanno dai 1390 ai 1755&nbsp;m.
 
D'estate la Lessinia vede la presenza di numerosi escursionisti, e negli ultimi anni è notevolmente cresciuta la presenza di amanti della [[mountain bike]]. I percorsi sterrati attraverso le malghe hanno fatto da richiamo agli amanti della bicicletta da fuoristrada. Nelle zone intorno a Sega di Ala si teneva ogni anno la ''Lessinia Bike'', gara che vedeva impegnati numerosi atleti in un percorso che toccava i più suggestivi luoghi della Lessinia occidentale. La parte orientale è invece teatro di molte edizioni di un'altra importante gara di mountain bike: la ''Lessinia Legend''. Importante anche la presenza degli appassionati di [[bicicletta da corsa]], la cui meta preferita è l'attraversamento del [[passo delle Fittanze]], in particolare della dura salita che parte da Sdruzzinà ([[Ala (Italia)|Ala]]).
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=== Bibliografiche ===
{{note strette}}
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=EugenioAlessandra TurriAspes|titolo=LaIl LessiniaVeneto nell'antichità: preistoria e protostoria|anno=1984|editore=CierreBanca Popolare di Verona|città=Verona|anno=2007|isbn=9788883144080|cid=TurriAspes, 20071984|SBN=VEA0012431}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.Eugenio Turri|titolo=L'Altopiano dei Silenzi.La Lessinia|editore=Cierre|annocittà=2014Sommacampagna|cittàanno=Verona2007|isbn=978-889876818988-8314-408-0|cid=AA.VV.Turri, 20142007}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|curatoretitolo=PaolaLessinia: l'altopiano dei Bodinisilenzi|titoloeditore=LessiniaCierre|anno=20052014|editorecittà=CTGSommacampagna Lessinia|cittàisbn=[[Bosco Chiesanuova]]978-88-9876-818-9|cid=Bodini,AA.VV. 20052014}}
* {{cita libro|autore=AA.VV.|curatore=UgoPaola Sauro [et al.]Bodini|titolo=Cimbri dei Monti LessiniLessinia|anno=20172005|editore=GianniCentro Bussinellituristico giovanile|isbncittà=978-88-6947-154-4Bosco Chiesanuova|SBN=VIA0155302|cid= Sauro et al.Bodini, 20172005}}
* {{cita libro|autorecuratore=GiambattistaUgo Pellegrini, Luciano Bosio,Sauro Dante[et Nardoal.]|titolo=ilCimbri Venetodei preromanoMonti e romano|opera=Storia della cultura veneta|cid=Pellegrini, Bosio, Nardo, 1976Lessini|anno=19762017|editore=NeriGianni Pozza EditoreBussinelli|isbn=no978-88-6947-154-4|volumecid=I volumeSauro et al., 2017}}
* {{cita libro|autore1=Giambattista Pellegrini|autore2=Luciano Bosio|autore3=Dante Nardo|titolo=Il Veneto preromano e romano|opera=Storia della cultura veneta|cid=Pellegrini, Bosio e Nardo, 1976|anno=1976|editore=Neri Pozza Editore|isbn=no|volume=I}}
* {{cita libro|curatore1=Pietro Piazzola|curatore2=Giuseppe Rama|titolo=Lessinia, territorio e cultura|città=Giazza|editore=Curatorium Cimbricum Veronense|anno=2002|SBN=TO01960106||cid=Piazzolo e Rama, 2002}}
* {{cita libro|autore1=Eugenio Turri|autore2=Vincenzo Pavan|autore3=Corrado Balistreri Trincanato|titolo=L'architettura di pietra in Lessinia. Percorso nella tradizione architettonica della Lessinia Veronese|url=https://archive.org/details/larchitetturadip0000euge|anno=2015|editore=Studio 7|isbn=978-8890976162}}
 
== Voci correlate ==
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* [[Lessini Durello]]
* [[Contrabbando tra Ala e la Lessinia]]
* [[Parco naturale regionale della Lessinia]]
* [[Aree naturali protette del Trentino-Alto Adige]]
* [[Zone di protezione speciale]]
 
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== Collegamenti esterni ==
* [https://www.larenadomila.it/storia/lessinia.html Lessinia in veronese] su [https://www.larenadomila.it www.larenadomila.it]
* {{cita web|https://vimeo.com/32114125|Riprese aeree di Roberto Mettifogo del Parco della Lessinia ed alcune zone limitrofe}}
* {{cita web|http://www.veronabirdwatching.org/associazione/pubblicazioni.html|Associazione Verona Birdwatching: resoconti ornitologici}}
* {{cita web|http://www.filmfestivallessinia.it|Film Festival della Lessinia}}
* {{cita web | 1 = http://www.prealpiveronesi.it | 2 = Guida alle Prealpi Veronesi (Baldo, Carega, Lessinia, Valpolicella) | accesso = 14 aprile 2020 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20190906105934/http://prealpiveronesi.it/ | dataarchivio = 6 settembre 2019 | urlmorto = sì }}
* {{cita web | 1 = http://www.webalicelessiniafood.it/neottia/index.htm | 2 = Fiori della Lessinia lessiniafood.it| accesso =19 8 giugno 2012luglio 2019| urlarchivio = https://web.archive.org/web/2015112303252320170811231829/http://www.webalicelessiniafood.it/neottia/index.htm | dataarchivio =11 23 novembre 2015agosto 2017| urlmorto = }}
*[https://www.altipascolidellalessinia.it/]{{cita web|1=https://www.pecorabrogna.it|2=Pecora Brogna|accesso=21 ottobre 2022}}
* {{cita web | 1 = http://www.lessiniafoodwebalice.it /neottia/index.htm| 2 =Fiori lessiniafood.itdella Lessinia| accesso =8 19 luglio 2019giugno 2012| urlarchivio = https://web.archive.org/web/2017081123182920151123032523/http://www.lessiniafoodwebalice.it/ neottia/index.htm| dataarchivio =23 11 agosto 2017novembre 2015| urlmorto = }}
* {{cita web | 1 = https://vimeo.com/32114125 | 2 = Riprese aeree di Roberto Mettifogo del Parco della Lessinia ed alcune zone limitrofe | accesso = 2 maggio 2019 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131106040517/http://vimeo.com/32114125 | dataarchivio = 6 novembre 2013 | urlmorto = sì }}
 
{{Aree naturali protette in Italia}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|Veneto}}