Giovanni Gronchi: differenze tra le versioni
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|predecessore3 = [[Attilio Di Napoli]]
|successore3 = [[Rodolfo Morandi]]
|carica4 = [[Sottosegretario di Stato]] al [[Ministero dell'agricoltura, dell'industria e del commercio|Ministero dell'
|mandatoinizio4 = 31 ottobre 1922
|mandatofine4 = 27 aprile 1923
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|Attività = politico
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , terzo [[
}}
Già [[Sottosegretario di Stato|sottosegretario]] all'
Come
== Biografia ==
=== Giovinezza ed istruzione
<ref>{{Cita web|url=https://www.lanotiziagiornale.it/presidenti-della-repubblica-italiana-tutte-le-mogli-e-i-figli/|titolo=Presidenti della Repubblica italiana: tutte le mogli e i figli|autore=Fabrizio Capecelatro|sito=LA NOTIZIA|data=2022-01-22|lingua=it-IT|accesso=2023-06-15}}</ref>Suo padre, Sperandio, era contabile di un panificio e, per arrotondare, faceva il piazzista di salumi<ref name=vigorelli>Piero Vigorelli, ''L'uomo di sinistra che invece svoltò a destra'', ''[[Il Messaggero]]'', 18 ottobre 1978.</ref>. Militò nelle organizzazioni giovanili cattoliche, assumendo incarichi direttivi ed esprimendo simpatia per le tesi moderniste di [[Romolo Murri]]<ref name="cita-MontanelliCervi-1989-p16-MontanelliCervi">{{Cita|MontanelliCervi 1989|p. 16
=== Fondazione del Partito Popolare Italiano ed esordi in politica ===
Il 18 gennaio [[1919]] Gronchi partecipò alla riunione di fondazione del [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]], convocata da [[Luigi Sturzo|don Luigi Sturzo]] all'albergo Santa Chiara di [[Roma]]<ref name=vigorelli/> e, dopo il primo congresso svoltosi a Bologna dal 14 al 16 giugno dello stesso anno, entrò a far parte della direzione del partito; nello stesso anno venne eletto deputato. Nel [[1920]] venne chiamato a dirigere la [[Confederazione italiana dei lavoratori]] di orientamento cattolico; l'anno dopo venne eletto per la seconda volta alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]].
Sottosegretario all'
Nel [[1925]] gli fu attribuito un insospettabile elogio, da parte di [[Piero Gobetti]], sulla rivista ''[[La Rivoluzione liberale]]'': «Per uno spirito spregiudicato è una fortuna incontrare a un congresso popolare un uomo come Gronchi. Nessun altro cattolico ha la sua finezza e agilità parigina, né la sua devozione al pensiero moderno, né il suo culto per lo spirito di contraddizione, provvidenza e sale della società»<ref name=vigorelli/>.
Gronchi partecipò alla [[secessione dell'Aventino]] e, nel [[1926]], con l'adozione delle [[leggi fascistissime]] (R.D. n. 1848/26), fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare. Successivamente si appartò dalla vita politica e prima lavorò come rappresentante di commercio e poi intraprese iniziative industriali. Rimasto vedovo della prima moglie, nel [[1941]] si sposò con [[
=== Gronchi fondatore della DC e leader della corrente di sinistra ===
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Il 29 settembre del [[1942]], Gronchi, insieme ad alcuni esponenti politici cattolici, quali [[Alcide De Gasperi]], [[Achille Grandi]], [[Piero Malvestiti]], [[Giuseppe Brusasca]] ed altri, prese parte alla prima riunione clandestina propedeutica alla fondazione della [[Democrazia Cristiana]], nell'abitazione di [[Giorgio Enrico Falck]], noto imprenditore milanese<ref>{{Cita news|autore=Franco Tettamanti|url=http://archiviostorico.corriere.it/2011/settembre/21/1942_nasce_casa_Falck_Democrazia_co_7_110921031.shtml|titolo=Nasce in casa Falck la Democrazia Cristiana|data=21 settembre 2011|accesso=12 dicembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151222105422/http://archiviostorico.corriere.it/2011/settembre/21/1942_nasce_casa_Falck_Democrazia_co_7_110921031.shtml}}</ref>. Il 19 marzo [[1943]] il gruppo si riunì a Roma, in casa di [[Giuseppe Spataro]], per discutere e approvare il documento, redatto da De Gasperi, ''[[Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana]]'', considerato l'atto di fondazione ufficiale del nuovo partito<ref>{{Cita news|autore=Giulio Andreotti|url=http://www.30giorni.it/articoli_id_12625_l1.htm|titolo=Ricordare Piccioni|pubblicazione=30 giorni|data=n. 3/2000|accesso=12 dicembre 2015}}</ref>.
Nel [[Governo Bonomi II|secondo]] e nel [[Governo Bonomi III|terzo governo Bonomi]] Gronchi fu nominato [[Ministri dello sviluppo economico della Repubblica Italiana|
Eletto deputato all'[[Assemblea Costituente (Italia)|Assemblea Costituente]] ([[1946]]) e alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]] nel [[1948]] e nel [[1953]], Gronchi, insieme a [[Giuseppe Dossetti]], [[Amintore Fanfani]] e [[Giorgio La Pira]], fu il maggior esponente della corrente di sinistra del suo partito. In un convegno, organizzato a [[Pesaro]] nel 1948, giunse a definire la [[Elezioni politiche in Italia del 1948|vittoria elettorale del 18 aprile]] «il più grosso equivoco dei ceti conservatori, industriali e agrari» e fu immediatamente sconfessato da [[Alcide De Gasperi]]<ref name=vigorelli/>; quando replicò sulla ''[[Libertà (quotidiano)|Libertà]]'', a lui vicina, tale testata fu definita dalla direzione della DC «un quotidiano di opposizione»<ref name=vigorelli/>.
Fu eletto [[Presidente della Camera dei deputati (Italia)|
[[File:Giovanni Gronchi presidente della Camera.jpg
=== Elezione alla Presidenza della Repubblica ===
[[File:Giuramento Gronchi.jpg|miniatura|destra|Il giuramento di Giovanni Gronchi come [[presidente della Repubblica Italiana]], 11 maggio 1955]]
All'[[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1955|elezione del
[[File:Gronchi Scelba elezione.jpg
Al secondo scrutinio, la sinistra DC si espresse per Gronchi, che raggiunse 127 voti. Essendo allora chiaro il fallimento della candidatura [[Cesare Merzagora|Merzagora]], anche i voti dell'opposizione di sinistra confluirono su Giovanni Gronchi (terzo scrutinio). Dopo un vano tentativo di convincerlo al ritiro, Fanfani fu costretto a candidare ufficialmente il [[Presidente della Camera dei deputati (Italia)|
Come presidente della Camera, toccò a lui presiedere la seduta comune e leggere a voce alta le schede con il suo nome che via via gli venivano porte e continuò a leggerle fino alla fine. Si interruppe solo pochi istanti, quando un applauso del Parlamento segnò il raggiungimento del ''quorum''. Gronchi si alzò allora dallo scranno e, con in mano una scheda, ringraziò l'assemblea con un breve inchino. Poi sedette di nuovo e continuò a leggere le schede con una certa tensione della voce. Quando ebbe letto l'ultima scheda pregò al microfono il vicepresidente della Camera, [[Giovanni Leone]], di procedere allo scrutinio e di proclamare il risultato. Fra gli applausi si alzò e guadagnò l'uscita.
[[File:Gronchi Leone 1958.jpg
Leone ufficializzò poco dopo l'elezione del nuovo
=== Politica estera del
[[File:Giovanni Gronchi 1961.jpg|thumb|left|Il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi nel 1961]]
Durante il suo mandato, Gronchi tentò di adottare una politica estera di equidistanza tra i blocchi, personale e parallela a quella governativa, ma trovò l'opposizione della [[Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale|Farnesina]] e dei
{{Cita|MontanelliCervi 1989|pp. 112-113
Alla vigilia del suo viaggio per [[Washington]], dette un'intervista al ''[[The Christian Science Monitor]]'' in cui proponeva l'unione delle [[Storia della Germania dal 1945|due Germanie]] e la loro neutralizzazione per vent'anni; successivamente, all'insaputa del governo, Gronchi comunicò tale proposta all'ambasciatore sovietico Bogolomov, che si disse interessato, anche a nome del [[Unione Sovietica|Cremlino]]. Tale iniziativa – che avrebbe sicuramente trovato contrarietà negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] – suscitò la reazione negativa dei più influenti membri del governo (il presidente [[Antonio Segni]], il vice [[Giuseppe Saragat]] e il ministro [[Gaetano Martino]]): questi ultimi, in un tempestoso colloquio al Quirinale, costrinsero Gronchi a tornare sui suoi passi, proprio alla vigilia del suo viaggio a Washington<ref>{{Cita libro|autore=Sergio Romano|titolo=Guida alla politica estera italiana|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2002|pp=103-105}}</ref>.
[[File:Gronchi Jacqueline Kennedy 1962.jpg
Un altro momento acuto di crisi si ebbe nel marzo del [[1957]], quando il
[[File:Gronchi Dulles 1955.jpg
Gronchi, tuttavia, non rinunciò alla sua diplomazia personale, ma con esiti irrilevanti. Preparò con cura un suo viaggio a [[Mosca (Russia)|Mosca]] (febbraio [[1960]]), sperando di trovare un'interlocuzione sui suoi progetti di mediazione dell'Italia nei rapporti Est-Ovest e, soprattutto, sul problema tedesco, ma si trovò di fronte l'atteggiamento ironico e tracotante<ref>Silvio Bertoldi, ''L'italiano che seppe tener testa a Krusciov'', ''[[Oggi (periodico)|Oggi]]'', 26 gennaio 1961.</ref> di [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Nikita Krusciov]], che lo irrise di fronte alla stampa<ref>Sergio Romano, ''cit.'', pp. 113-114.</ref> provocando una messa a punto della diplomazia italiana a viaggio concluso. L'episodio è stato descritto da Tito Lucrezio Russo, in ''
[[File:Gronchi Heuss 1957.jpg
Maggior successo, in politica estera, ebbe il suo appoggio personale alle aperture terzomondiste del ruolo economico dell'Italia operate dal presidente dell'[[Eni]], [[Enrico Mattei]], proprio in quegli anni<ref>Sergio Romano, ''cit.'', pp. 106-107.</ref>.
=== Cerimonia della imposizione della berretta cardinalizia ===
Durante il suo mandato, il presidente Gronchi, il 17 dicembre 1958, impose la [[berretta]] cardinalizia all'allora [[Nunziatura apostolica in Italia|nunzio]] mons. [[Giuseppe Fietta]]<ref>{{cita web|url=http://camera.archivioluce.com/camera-storico/scheda/foto/i_presidenti/00031/IL0000008459/11/Imposizione-della-berretta-al-nunzio-apostolico-Fietta-da-parte-di-Gronchi.html?indexPhoto=2|titolo=
Imposizione della berretta al nunzio apostolico Fietta da parte di Gronchi|data=17 dicembre 1958}}</ref><ref>{{cita web|url=https://archivio.quirinale.it/aspr/fotografico/PHOTO-002-026640/presidente/giovanni-gronchi/ricevimento-del-corpo-diplomatico-auguri-capodanno-e-imposizione-della-berretta-cardinalizia-al-cardinale-giuseppe-fietta|titolo=Mercoledì
17 dicembre 1958: Presidenza Giovanni Gronchi
Ricevimento del Corpo Diplomatico per gli auguri di Capodanno e imposizione della berretta cardinalizia al Cardinale Giuseppe Fietta (Foto)|data=17 dicembre 1958}}</ref>. Questa cerimonia<ref>Cerimonia per la consegna della berretta cardinalizia effettuata, in data precedente, al Palazzo del Quirinale anche dal [[Luigi Einaudi|presidente Einaudi]] il 14 gennaio 1953 (il neo-cardinale [[Francesco Borgongini Duca]]); invece per la Francia: [[Palazzo dell'Eliseo|all'Eliseo]], da parte del [[Vincent Auriol|presidente Auriol]], il 15 gennaio 1953 la nomina a cardinale del futuro [[Papa Giovanni XXIII|pontefice Giovanni XXIII]].</ref> era riservata per privilegio ad alcuni [[Capo di Stato|capi di Stato]] di nazioni cattoliche. La norma verrà abolita da [[Papa Paolo VI|Paolo VI]], non solo a motivo di essere oramai superata ma anche della paura di possibili abusi nel caso ci fossero governi autoritari.
=== Tentativi di apertura a sinistra ===
Gronchi mirò ad inserire i [[Partito Socialista Italiano|socialisti]] nella maggioranza parlamentare, ma ottenne effetti opposti, con conseguenze destabilizzanti.
[[File:Gronchi Merzagora Togliatti.jpg
Il suo dissenso con la linea politica del centrismo degasperiano si manifestò già al suo insediamento, quando tentò di accettare le dimissioni presentategli dal
Nuove prospettive si aprirono dopo i [[Rivoluzione ungherese del 1956|
[[File:Giovanni Gronchi and Giulio Andreotti 1960 Olympics.jpg
[[Adone Zoli]] riuscì a ottenere la fiducia del [[Parlamento della Repubblica Italiana|Parlamento]] solo con l'appoggio dei monarchici e quello della destra neofascista, determinante, sia pure per un solo voto, alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]]; di conseguenza, il 10 giugno 1957 presentò le sue dimissioni, che furono accolte da Gronchi con riserva. Il
[[File:Gronchi a Mosca 1959.jpg|thumb|Giovanni Gronchi a [[Mosca (Russia)|Mosca]] nel 1959]]
I risultati delle [[Elezioni politiche in Italia del 1958|elezioni politiche del 1958]] condussero alla formazione del [[Governo Fanfani II|secondo governo Fanfani]], composto da democristiani e socialdemocratici, con l'appoggio esterno dei repubblicani che, pur denominato di [[Centro-sinistra|centrosinistra]], vedeva i socialisti ancora all'opposizione. Tale esecutivo ebbe breve vita e andò in crisi il 15 febbraio [[1959]]. Gli successe un [[Governo Segni II|nuovo governo Segni]], monocolore con l'appoggio esterno del [[Partito Liberale Italiano|PLI]] e i voti (non determinanti) di monarchici e [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|MSI]].
Nel 1960 Gronchi subì la personalità del capo dei servizi segreti militari (il [[Servizio informazioni forze armate|SIFAR]]), generale [[Giovanni de Lorenzo]], che aveva saputo conquistare la sua fiducia con lo spauracchio di un ipotetico rapimento del
[[File:Gronchi Ammiraglio Pecori Giraldi.jpg
Nel febbraio [[1960]], il PLI ritirò il suo appoggio al secondo governo Segni, che fu costretto a dimettersi. Dopo alcuni infruttuosi tentativi di esponenti indicati dal partito di maggioranza relativa, Gronchi incaricò [[Fernando Tambroni]], suo uomo di fiducia della corrente di sinistra, con l'incarico di formare un nuovo «
Il presidente Gronchi, nell'accettare le dimissioni dei tre, si riservò di decidere su quelle dell'intero governo e, nel frattempo, incaricò vanamente [[Amintore Fanfani]] di ricomporre una maggioranza di centro. Gronchi, allora, respinse le dimissioni di Tambroni e lo rimandò al [[Senato della Repubblica|Senato]] per completare la procedura del voto di fiducia, che questi ottenne, sempre con l'appoggio determinante dei missini<ref>{{Cita libro|autore=Benedetto Coccia (a cura di)|titolo=40 anni dopo: il sessantotto in Italia fra storia, società e cultura|città=Roma|editore=Editrice APES|anno=2008|pp=76-77}}</ref>. In tale occasione, Tambroni, modificando le dichiarazioni precedenti, affermò che l'esecutivo avrebbe provveduto soltanto all'ordinaria amministrazione fino all'approvazione dei bilanci, entro il 31 ottobre 1960.
[[File:Giuramento Governo Tambroni 1960.jpg
Dal Parlamento la tensione politica si diffuse nelle piazze poche settimane dopo, quando i missini decisero di convocare il sesto congresso del partito a [[Genova]], città da cui era partita l'[[Resistenza italiana|insurrezione del 25 aprile]]. Ciò produsse scontri in diverse città d'Italia, in particolare, nella stessa Genova, a [[Licata]] e a [[Reggio Emilia]], dove la polizia aprì il fuoco sui manifestanti, uccidendo cinque persone<ref>{{Cita|MontanelliCervi 1989|pp. 128-140
[[File:Governo Fanfani III 1960.jpg
Solo dopo il
=== Fine del mandato presidenziale e morte ===
Le tensioni fra Gronchi e gli esponenti principali del suo partito gli pregiudicarono la rielezione ad un secondo mandato, cui avrebbe ambito con l'appoggio del presidente dell'[[Eni]] [[Enrico Mattei]]. Secondo il giornalista [[Renzo Trionfera]], Mattei avrebbe messo a disposizione un miliardo di lire per corrompere alcuni parlamentari al fine di rieleggerlo<ref>Renzo Trionfera, ''op. cit.''.</ref>. Il segretario politico della [[Democrazia Cristiana]], [[Aldo Moro]], che non vedeva di buon occhio tali manovre, propose invece al partito la candidatura di [[Antonio Segni]], che fu [[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1962|eletto
[[File:Giovanni Gronchi 1969.jpg
L'11 maggio [[1962]] cessò il settennato (il suo giuramento, infatti, era avvenuto l'11 maggio [[1955]]) e Gronchi divenne [[Senatore a vita (ordinamento italiano)|senatore di diritto e a vita]]. Morì il 17 ottobre del [[1978]], ma la notizia passò in secondo piano in quanto i giornali e i [[mass media]] furono completamente dedicati all'elezione di [[Papa Giovanni Paolo II|Karol Wojtyła]] quale nuovo
Gronchi è sepolto nel cimitero della Misericordia di [[Pontedera]].
=== Vita
Giovanni Gronchi si sposò con Carla Bissatini con la quale ebbe due figli: Mario e Maria Cecilia.<ref>{{Cita web|url=http://senato.archivioluce.it/senato-luce/scheda/foto/IL0000001226/11/Giovanni-Gronchi-i-figli-Mario-e-Maria-Cecilia-seduti-sul-divano-dietro-la-moglie-Carla-piano-americano.html?indexPhoto=4|titolo=Giovanni Gronchi, i figli Mario e Maria Cecilia seduti sul divano; dietro la moglie Carla; piano americano - Fondo VEDO - Scheda fotografica - Istituto Luce - Cinecittà - Senato della Repubblica|sito=senato.archivioluce.it|accesso=2023-06-15}}</ref>
== Gronchi nella cultura di massa ==
[[File:Olympische Spelen te Rome Opening President van Italie Gronchi, Bestanddeelnr 911-5409.jpg|thumb|Giovanni Gronchi (al centro) alle [[Giochi della XVII Olimpiade|Olimpiadi di Roma]] del 1960]]
* La figura di Giovanni Gronchi, per quanto controversa, ha dato la sua impronta a un periodo importante della storia e della politica italiana del [[secondo dopoguerra]], tanto che i giornalisti [[Indro Montanelli]] e [[Mario Cervi]] hanno intitolato il volume della ''[[Storia d'Italia (Montanelli)|Storia d'Italia]]'' dedicato alla seconda parte degli [[anni cinquanta]] e ai primi [[anni sessanta]] del [[XX secolo]] ''L'Italia dei due Giovanni'', accomunando l'importanza storica di Gronchi a quella dell'omonimo pontefice [[Papa Giovanni XXIII|Giovanni XXIII]]<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia dei due Giovanni|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1989}}</ref>.
* Durante il suo viaggio presidenziale a [[Washington]] (1956), Gronchi fu preceduto dalla fama di uomo politico di orientamento progressista, tanto che la sua conferenza stampa fu introdotta da un giornalista con la battuta che il presidente italiano era nato vicino a [[Pisa]] «una città famosa per la sua torre che pende un po' a sinistra»<ref>Sergio Romano, ''cit.'', p. 105.</ref>.
* Fu il primo
* Gronchi ebbe l'onore di inaugurare due edizioni dei [[Giochi olimpici]]: i [[VII Giochi olimpici invernali]] tenutisi a [[Cortina d'Ampezzo]] nel [[1956]] e i [[Giochi della XVII Olimpiade]] tenutisi a [[Roma]] nel [[1960]].
* Nel 1961 inaugurò anche l'[[Expo 1961|Esposizione Internazionale del Lavoro del 1961]], tenutasi a [[Torino]], e le celebrazioni del [[centenario dell'Unità d'Italia]].
* Il 23 giugno [[1959]] un buffo incidente occorse al
* Nello stesso 1959, Gronchi concesse la [[Grazia (diritto)|grazia]], dopo trentadue anni di detenzione, all'ergastolano [[Sante Pollastri]], al quale il cantautore [[Luigi Grechi]] dedicherà, nel [[1993]], la canzone ''[[Il bandito e il campione]]'', ispirata alle vicende di Pollastri e del ciclista [[Costante Girardengo]]. Della stessa vicenda sarà poi pubblicato un libro di [[Marco Ventura]] e prodotta la [[fiction]] [[Rai]] ''[[La leggenda del bandito e del campione]]'', con [[Giuseppe Fiorello]] nel ruolo del protagonista.
* Il 3 aprile [[1961]], in occasione del viaggio del presidente della Repubblica in [[America meridionale|Sudamerica]], fu emesso un [[francobollo]] che fu subito ritirato e sostituito, a causa di un errore nella riproduzione dei confini geografici del [[Perù]]. Tale francobollo, ben presto denominato ''[[Gronchi rosa]]'', raggiunse subito [[speculazione|quotazioni speculative]] e suscitò un immediato interesse per la [[filatelia]] in Italia. Attualmente, la sua quotazione è nell'ordine di circa 1.000 euro per il francobollo nuovo con la gomma integra e di circa 500 euro per i francobolli senza gomma che provengono dalle affrancature delle buste intercettate e ricoperte con un nuovo francobollo di colore grigio<ref>{{cita web|url=http://www.fdcvenetia.org|titolo=Un sito molto documentato sul Gronchi Rosa su busta|editore=''fdcvenetia.org''|accesso=5 aprile 2010}}</ref>. Quei pochissimi valori che invece sono sfuggiti al ritiro (e sono quindi regolarmente timbrati) raggiungono quotazioni ragguardevoli che possono arrivare anche a 30.000 euro. Il ''Gronchi rosa'' è stato anche oggetto di numerose falsificazioni.
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=== Onorificenze italiane ===
Nella sua qualità di
{{Onorificenze
|immagine = Cordone_di_gran_Croce_di_Gran_Cordone_OMRI_BAR.svg
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{{Onorificenze
|immagine = ARG Order of the Liberator San Martin - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza = Collare dell'Ordine del Liberatore San
|collegamento_onorificenza = Ordine del liberatore San Martín
|motivazione =
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[[Categoria:Deputati della XXVI legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Deputati della XXVII legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:
[[Categoria:Deputati dell'Assemblea Costituente (Italia)]]
[[Categoria:Deputati della I legislatura della Repubblica Italiana]]
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