Giarratana: differenze tra le versioni
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== Storia ==
Tracce [[preistoria|preistoriche]], probabilmente dei [[siculi]], risalenti al [[II millennio a.C.]] sono state ritrovate in località Scalona e più recenti a Donna Scala. Sulla cima del Monte Casale, in posizione strategica dominante la valle dell'Irminio, si trovava la città greca di [[Casmene]], avamposto militare di [[Siracusa]]
Dal periodo [[normanni|normanno]] ci sono le prime tracce scritte su Giarratana. La cittadina fece parte della [[Contea di Ragusa]] con [[Goffredo di Ragusa|Goffredo]] figlio di [[Ruggero I di Sicilia|Ruggero I]]; in questi anni iniziò la fortificazione del paese, con mura e un castello, anche se Giarratana solo agli inizi del XIII secolo fu inserito nell'elenco dei "castella di Sicilia". Durante il regno dell'[[Imperatore Enrico IV]] di Germania Giarratana divenne feudo, dal 1195 in poi, di Rinaldo D'Aquaviva, un parente dell'imperatore stesso. Il paese è stato retto da importanti famiglie nel basso Medioevo; i più importanti feudatari furono [[Gualtiero di Caltagirone]], Nicola Lancia, Nicola Alagna e Sancio Heredia.
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=== Lingue e dialetti ===
{{Vedi anche|Lingua siciliana}}
[[File:Dialetti italiani meridionali estremi.
Oltre alla [[Lingua italiana|lingua ufficiale italiana]], a Giarratana si parla la [[lingua siciliana]] nella sua variante metafonetica sud-orientale. La ricchezza di influenze del siciliano, appartenente alla famiglia delle [[lingue romanze]] e classificato nel [[Gruppo siciliano|gruppo meridionale estremo]], deriva dalla posizione geografica dell'[[Isola di Sicilia|isola]], la cui centralità nel [[mar Mediterraneo]] ne ha fatto terra di conquista di numerosi popoli gravitanti nell'area mediterranea.
=== Tradizione e folclore ===
==== Sant'Antonio Abate ====
[[File:Chiesa Sant'Antonio Giarratana.JPG|miniatura|La Chiesa di S. Antonio]]
Grande è la partecipazione alla liturgia del 17 gennaio che dà il via alle festività annuali del paese. La festa di Sant'Antonio Abate trae la sua origine nella povera economia agricola, al grande santo ricorrevano infatti umili contadini e pastori. Ciò è legato al fatto che la Chiesa ha riservato all'abate il protettorato sugli animali. A tal proposito, Giarratana conserva l'originalità della tradizionale "benedizione degli animali", ossia un momento della festa, durante il vespro e dopo la prima processione che sosta in chiesa madre, in cui vengono portati gli animali al cospetto della secolare e artistica statua.
La mattina il fragore dei colpi a cannone, lo scampanio solenne delle campane della chiesa e le marce intonate dal corpo bandistico "Vincenzo Bellini" di Giarratana lungo le vie cittadine aprono i festeggiamenti. Il corso Umberto, via che conduce fino alla basilica del santo, diventa un brulicare di fedeli che vanno ad assistere alla solenne celebrazione eucaristica delle ore 11. Alle 12 il simulacro del santo, caricato sulle spalle dei devoti, attraversa la navata centrale e al grido ''"viva Sant'Antoni''" fa la sua uscita dalla basilica. I rintocchi dell'antica campanella d'argento e le note della banda musicale, accompagnano i fuochi pirotecnici, il suono delle campane e la pioggia di ''nzajareḍḍi''<ref name=":3">{{Cita web|url=https://en.wiktionary.org/wiki/nzagare%E1%B8%8D%E1%B8%8Da#Sicilian|titolo=Vedi la voce 'nzagareḍḍa in Wikitionary}}</ref> creando un'atmosfera suggestiva. La processione vede il simulacro portato tra le stradine del centro storico, quartiere alto del paese detto ''ù cuozzu'' dove è anche collocata la basilica del santo. Al vespro, come già detto, vi è la tradizionale benedizione degli animali davanti al sagrato della chiesa, la quale fa rivivere il senso più naturale e antico della festa, ossia l'invocazione di protezione che un tempo i contadini chiedevano e ricevevano per i propri animali, ricordo ancora vivo della Sicilia rurale. Segue la tradizionale ''cena'' con tipici dolci offerti al Santo e venduti all'asta. La sera, verso le 20:00, Sant'Antonio abate ritorna tra le vie di Giarratana, attraversando la parte nuova dell'abitato per ritornare nella sua basilica.
==== San Giuseppe ====
Il 19 marzo e il 19 settembre ricorre la festa in onore del santo patriarca san Giuseppe, protettore che unisce tutti i cittadini in una festa molto antica, di umili origini, ricca di devozione e spiritualità.
Il fulcro dei festeggiamenti si ha solitamente in chiesa madre, qui si svolgono le celebrazioni liturgiche e si effettua l'uscita a spalla del fercolo del Santo intorno alle ore 12:00 al grido di ''"Autu/Viva ù Patriarca"''. Con la processione diurna, S. Giuseppe visita la Madonna della Neve nella chiesa di S. Antonio per poi recarsi nella chiesa di S. Bartolomeo. La processione continua per i suggestivi vicoli stretti e ripidi della parte alta del paese per far nuovamente ritorno nella chiesa madre. Il pomeriggio si svolge la tradizionale ''cena'' dove i tipici dolci e piatti vengono offerti al patriarca e venduti all'asta. La sera il santo riesce dalla chiesa per la processione serale ma non più portato a spalla ma trainato da un carro motorizzato e accompagnato dalla banda così come la mattina. Al termine della processione, il rientro in chiesa madre viene accompagnato da colpi di cannone e dalle note finali della banda.
==== Maria SS. della Neve ====
Il 5 agosto di ogni anno, a Giarratana si svolgono i festeggiamenti in onore di Maria SS. della Neve patrona di Giarratana, durante i quali il simulacro della Madonna, custodito nella chiesa di S. Antonio Abate, viene portato in processione lungo le vie cittadine.
Alla festa della Madonna della Neve vi è grande partecipazione di fedeli e numerosi sono i devoti impegnati nel portare, a spalla, per le vie del paese il simulacro della Madonna sul suo artistico fercolo.
Già il giorno precedente l'intera cittadinanza si prepara al 5 con una serata di eventi, musica e spettacoli, aperta come consuetudine dal giro di gala del corpo bandistico "Vincenzo Bellini" di Giarratana lungo le vie cittadine e la successiva esecuzione di marce sinfoniche.
Il 5 agosto inizia con il giro di gala dei corpi bandistici lungo le vie cittadine ed esecuzione di marce sinfoniche; alle 12:00 le campane della chiesa suonano, invitando il popolo a festeggiare l'uscita dell'immagine della ''Madonna'' (una statua lignea della Vergine su un trono con il braccio il Bambino), preceduta dall'antico stendardo dell'arciconfraternita dedicato a sant'Antonio abate. Il feretro lascia la chiesa accompagnata dallo sparo di numerosi nastri multicolori (''nzajareḍḍi''<ref name=":3" />), dalle marce intonate dalla banda musicale e dalle voci festanti dei fedeli accorsi. Da alcuni anni, poco prima che il feretro lasci la chiesa, il gruppo di tamburi medievali di Giarratana fa eco alle campane avvertendo i fedeli dell'imminente spettacolo di suoni e colori.
I portatori e molti dei fedeli vestono i colori della santa, ossia il celeste e l'oro, e veste abiti o porta al collo fazzoletti recanti i simboli della chiesa e della patrona. Alcuni devoti espongono sui balconi stendardi recanti colori e simboli della Madonna della Neve e non è infrequente che i cittadini effettuino donazioni in favore della chiesa durante la processione.
I devoti portano in spalla la ''vara''<ref name=":4">In siciliano, ''fercolo'', ''simulacro''. Stando al Dizionario siciliano-italiano del Pasqualino, "macchina, sulla quale si portano le sacri immagini".</ref> con la statua della santa e partono in corsa affrontando con determinazione la salita che parte dalla piazza antistante la chiesa, sostando solo una volta in cima, avvolti dall'applauso generale degli astanti. Inizia così la processione, che si dirige quasi subito, dopo esser passata davanti alla chiesa madre, verso la chiesa di San Bartolomeo Apostolo. Il clero e le più alte cariche cittadine precedono il feretro, insieme ad un fedele con in mano una campana che segnala agli abitanti che la processione si trova in zona; seguono la banda e subito dietro una folla di fedeli. La processione vede una serie di preghiere e canti sacri intervallati dalle marce intonate dal corpo bandistico. Successivamente la processione continua per le vie del paese attraversando vicoli e strade e risale infine verso la chiesa madre, dove il [[fercolo]] e la statua della ''Madonna'' vengono ospitati sino alla sera. Nel pomeriggio si svolge la tradizionale ''cena'', ossia un'asta dove i tipici dolci e piatti vengono offerti alla Vergine e venduti all'asta. In serata, una seconda processione, motorizzata, conclude i festeggiamenti, chiusi intorno alla mezzanotte da uno spettacolo pirotecnico.
==== San Bartolomeo Apostolo ====
[[File:Chiesa San Bartolmeo Giarratana.JPG|miniatura|La chiesa di San Bartolomeo Apostolo]]
Le festività in onore di san Bartolomeo apostolo, patrono principale ''ab antiquo'' di Giarratana, hanno inizio il 16 agosto, quando il suono delle campane battute a mano e 24 colpi di cannone annunciano la discesa della ''vara''<ref name=":4" />, che lascia la cappella dell'altare maggiore della chiesa di San Bartolomeo per essere posta nella navata centrale. La festa ha ricorrenza secolare, tanto che è stata inserita nel registro delle eredità immateriali della regione Siciliana (R.E.I.S.).
I festeggiamenti proseguono per circa una settimana, durante la quale ricorrono alcuni eventi ormai tradizionali, quali:
* La secolare Fiera di San Bartolomeo ''(à fera rô patronu''): anticamente svolta nelle mattinate e oggi vissuta tra la mezzanotte e il mezzodì del 21 agosto, è uno scampolo di quella grandiosa fiera che fino agli anni '50 del secolo scorso durava per più giorni. Migliaia di persone giungevano a Giarratana pronte ad incrementare l’economia essenzialmente agricola dell’area geografica degli Iblei, partecipando a quella che era, effettivamente, un grande convegno annuale di compratori e venditori di beni agricoli, bestiame e artigianato. Al mutare degli assetti economici e per via di una legislazione sempre più stringente in fatto di agricoltura e allevamenti cambiarono le abitudini della gente e la fiera si ridimensionò notevolmente. Ciò che rimane oggi di quella grande fiera è assai poco se confrontato al passato, ma basta per richiamare ancora folla di forestieri, per lo più come turisti che come compratori o venditori; la fiera, negli ultimi anni, si è conservata e per tradizione e perché è stata capace di rendersi più turistica, includendo spettacoli e altre attrazioni. Una petizione datata 1819 della Municipalità di Giarratana, dal clero e dal popolo, inviata al vescovo di Siracusa, alla Consulta Reale, rende chiara l’idea di ciò che doveva essere quella fiera per l’economia di questa zona di Sicilia. Il re di Napoli, Ferdinando di Borbone, elargì concessioni alla festa e diede ordine al vescovo di Siracusa, di elevarla a festa di doppio precetto secondo il calendario liturgico di allora.
* La serata dedicata al "Giarratanese nel Mondo", il 22 agosto, durante la quale vengono premiati i cittadini che hanno recato onore al paese pur vivendo in luoghi anche assai distanti.
Così come avviene per i festeggiamenti della Vergine, già alla vigilia il paese si anima. In occasione della solennità di san Bartolomeo, inoltre, la Chiesa cattolica concede l’indulgenza plenaria applicabile per sé o per le anime dei defunti, alle solite condizioni, al fedele che, dal tramonto del 23 alla mezzanotte del 24, visita la chiesa di San Bartolomeo.
Dopo il consueto risveglio al suono della banda che marcia lungo le vie della strada, la tradizionale ''Sciuta'' ("uscita", in siciliano) avviene in maniera non dissimile da quella della Madonna della Neve, se non per la differente posizione e architettura delle chiese. Se quella della Vergine è, infatti, nota per la corsa in salita del feretro, la spettacolarità di quella di San Bartolomeo la si deve alla ripida scalinata di diciannove gradini che i portatori devono affrontare per arrivare sul piano stradale dove i cittadini accolgono il patrono al grido di ''"Autu ù patronu"''. La processione inizia dunque il suo lento cammino, accompagnato da preghiere e marce intonate dalla banda e scandito dal suono della campana d'argento, che avverte (quando la banda tace) la cittadinanza del passaggio del simulacro, tra le vie del quartiere antico, ''ù cuozzu''. Seguono la ''cena'' e la processione serale, che riprende il cammino interrotto la mattina, fino a sera inoltrata quando il feretro viene riportato in chiesa dove verrà riposto nella sua cappella in attesa dei festeggiamenti dell’anno successivo. Anche in questo caso la festa si chiude con lo spettacolo pirotecnico.
I colori del santo patrono sono il rosso e l'oro e vengono vestiti ed esposti, così come nel caso della festa della patrona, il 24 agosto.
Il locale simulacro mostra il santo su un trono lavorato tra volute di foglie d’acanto e putti, con la mano destra benedicente, mentre con la sinistra tiene il coltello, simbolo del martirio subito.
==== Il presepe vivente ====
Durante le festività natalizie è ormai uso a Giarratana l'allestimento del [[presepe vivente]]. Si tratta di una serie di "[[Tableau vivant|quadri viventi]]", a cui partecipano i cittadini di tutte le età, ossia di scene che riproducono i lavori e la vita quotidiana che caratterizzavano il borgo tra la fine del 1800 e i primi anni del '900.
I visitatori si inoltrano a piccoli gruppi lungo un percorso prestabilito, nel quale i quadri viventi hanno un'appropriata cornice, tra le strade del quartiere antico (''ù'' ''cuozzu''). All'interno delle abitazioni d'epoca, gli uomini, le donne e i bambini indossano abiti e costumi tipici degli artigiani e dei contadini dei primi del '900 e lavorano con gli strumenti e gli arnesi che caratterizzarono antichi mestieri ormai scomparsi. Della masseria è ricostruita la stanza in cui si cucina il pane, il formaggio, e la ricotta cucinata con un attrezzo chiamato ''à caurara'', ossia "la caldara". Nella casa del contadino sono riposti gli aratri, ''ù mazziaturi'' per i cereali e il carretto (''ù carrettu'') per trasportare i prodotti della terra. L'ambiente familiare è il regno della massaia che utilizza gli attrezzi caratteristici come ''ù scanaturi'', ''à maidda'' e ''à sbriula'' mentre la biancheria lavata viene stesa ad asciugare sul ''circu râ conca''.
La grotta della Natività è ambientata alla sommità dell'abitato antico di Giarratana, fra i ruderi del castello dei Marchesi Settimo, noto in paese come ''Ù Castieḍḍu'', uno dei simboli della cittadina montana.
Il tutto si svolge all'interno del "museo a cielo aperto", situato nella parte più antica della città, uno spazio dedicato alla civiltà contadina e artigiana suddiviso in 15 ambienti, alcuni dei quali oggetto di recenti ristrutturazioni.
== Cultura ==
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