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*20 luglio: consiglio dei ministri: pressato dalle polemiche che salgono anche nella maggioranza l'esecutivo è chiamato ad abrogare la cosiddetta "tassa sulla sete". L'aumento delle tariffe per l'acqua potabile e imbottigliata viene sostituito a parità di gettito con un aumento di 60 lire per la benzina, 55 per il gasolio e 40 per il metano. Aumentano tra le 15 e le 25 lire i carburanti per uso agricolo e gli oli combustibili per l'industria. L'aumento dell'acqua minerale è sostituito con l'aumento dell'IVA dal 9 al 19%, ciò che ne diminuisce il prezzo di 50 lire. Alle critiche delle opposizioni e di [[Confindustria]] i ministri delle finanze e del bilancio rispondono che non ci sarà un aumento del tasso di inflazione e che il gettito per l'erario è stato aumentato di circa 10.000 miliardi. Andreotti, contestato da più parti, sostiene che la modifica delle imposte a parità di gettito è stata chiesta con voto unanime di maggioranza e opposizioni alla commissione finanze della camera.</br>Nelle stesse ore il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], chiede al presidente della repubblica di rinviare alle camere una legge di adeguamento sulle pensioni dei lavoratori autonomi. Secondo Carli, dato un sommerso di 450 miliardi, la norma non possiede il requisito costituzionale della copertura finanziaria, dal momento che mancano dati sul numero dei beneficiari e l'ammontare delle somme richieste.<ref>Il messaggero, 21 luglio 1990</ref>
*23 luglio: il gruppo dei senatori socialisti presenta uno studio sugli effetti delle norme elettorali secondo le modifiche richieste dai referendum. Il documento sostiene che coi risultati del 1987 si avvantaggerebbe la sola DC; perderebbero seggi i comunisti e i socialisti, verrebbero ridotti al lumicino missini, repubblicani e socialdemocratici e scomparirebbero liberali, radicali, leghisti e verdi. Nella relazione allegata si sostiene che lo scopo del movimento referendario è quello di mettere a freno l'opinone pubblica. I promotori rispondono che l'obiettivo delle firme è stato raggiunto e con una lettera ai giornali firmata, tra gi altri, da [[Mario Segni]], [[Jas Gawronski]], [[Marco Pannella]] e [[Fulco Pratesi]], nella quale si sostiene che il parlamento è bloccato a ratificare interessi di correnti di partito e imprenditori e che l'elettorato ha il diritto di ufficializzare col voto la tendenza al cambiamento che il Paese richiede.<ref>Il messaggero, 24 luglio 1990</ref>
*24-2625 luglio: consiglio dei ministri: mentre alla camera l'esame procede a rilento l'esecutivo approva un maxi-emendamento alla [[legge Mammì]], definito un compromesso tra le parti. Le modifiche riguardano tetto pubblicitario e canone RAI (che sono "congelati" fino al 31 dicembre 1993), il massimo affollamento pubblicitario (12% ogn ora e 5% giornaliero per la RAI; 15 e 18% per le private) e le interruzioni: per gli spot è stabilito un massimo di tre interruzioni per programmi che superano i 45 minuti, elevate a 5 se durano oltre 90 minuti. Sono modificate anche le norme anti-trust per [[Sipra]] e [[Publitalia]]. I ministri della sinistra democristiana esprimono delle riserve e al termine della riunione si riuniscono con De Mita e Bodrato per decidere i termini dell'opposizione parlamentare. Il maxi-emendamento viene presentato e approvato dalla camera coi voti della maggioranza meno dieci deputati della sinistra DC ma il governo viene successivamente sconfitto su un emendamento che vieta gli spot nei programmi destinati ai minori fino a 14 anni. <ref>Il messaggero, 25-26 luglio 1990</ref>
*26 luglio: dopo una giornata di trattative inconcludenti Andreotti dichiara ufficialmente che il governo ha intenzione di porre la questione di fiducia non solo sugli articoli più controversi ma anche sul voto finale all'intera legge. Rientrato in anticipo da un viaggio all'estero il presidente del consiglio riunisce il consiglio dei ministri, dove [[Riccardo Misasi]], a nome suo e dei ministri [[Sergio Mattarella]], [[Carlo Fracanzani]], [[Mino Martinazzoli]] e [[Calogero Mannino]], annuncia il ritiro della sinistra democristiana dal governo. I cinque ministri sono rapidamente sostituiti col consenso degli alleati ma nelle stesse ore l'esecutivo è fatto oggetto di una mozione di sfiducia presentata dal PCI, respinta col voto per i nuovi mninistri. De Mita sostiene in una intervista che la decisione è coerente con la posizione assunta dalla minoranza democristiana fin dai tempi del [[Governo De Mita|suo governo]].</br>[[Adolfo Sarti]] e [[Mario D'Aquisto]], che hanno accusato la sinistra di voler provocare una scissione nella DC, fanno intanto presente che è necessario concludere l'iter di approvazione entro la fine del mese o poco più, dal momento che sul settore incombe la sentenza della [[Corte Costituzionale]] che oscurerebbe le emittenti di [[Berlusconi]]. Il presidente, [[Francesco Saja]], ha lasciato intendere che la Consulta non accorderà ulteriori proroghe.<ref>Il messaggero, 27 luglio 1990</ref>
 
==== Agosto ====
*1 agosto: in un clima di forte tensione tra i socialisti e la presidente [[Nilde Jotti]] con 335 voti favorevoli, 230 contrari e 3 astensioni la camera approva a scrutinio segreto la [[legge Mammì]] Il provvedimento deve tornare all'esame del Senato per le modifiche intervenute col maxi-emendamento del governo ma si alzano subito le proteste del mondo dello spettacolo e dalle emittenti private minori. I rappresentanti delle TV locali, riuniti in comitato, annunciano iniziative contro la scelta di governo e parlamento di formalizzare l'esistente non escludendo ricorsi sulla costituzionalità della legge.<ref>Il messaggero, 2 agosto 1990</ref>
[[File:Pino Rauti camera.jpg|thumb|150px|Pino Rauti]]
*2 agosto: nel giorno dell'anniversario della [[strage di Bologna]] il segretario del MSI, [[Pino Rauti]], presenta in aula una mozione per rimuovere dalla lapide commemorativa nella stazione la parola "fascista". Andreotti risponde di non avere nulla in contrario, a condizione che non venga sostituita con l'espressione "di Stato". L'affermazione possibilista del presidente del consiglio infiamma l'aula ai limiti della rissa. Secondo [[Luciano Violante]] la mancanza di un no netto e deciso è conseguenza del sostegno che il Movimento sociale ha dato al governo nel voto segretto sulla [[legge Mammì]]. La questione fa comunque presto a passare in secondo piano a causa dell'appena avvenuta [[Invasione del Kuwait]] e le possibili conseguenze sul prezzo del petrolio (che aumenta di 4 dollari in 24 ore) e la situazione debitoria dell'[[Iraq]] verso l'Italia.</br>Consiglio dei ministri: il ministro degli esteri, [[Gianni De Michelis]], fa il punto della situazione sull'invasione dell'Iraq: il governo decide di congelare i beni del Kuwait presenti in Italia a causa di un debito di 3.100 miliardi verso la [[Banca nazionale del lavoro]] e una commessa per undici navi ordinate dalla marina militare iraqena al gruppo [[Fincantieri]]. </br>Il comitato per la riforma elettorale deposita presso la [[Cassazione]] 608.000 firme. Mentre [[Mario Segni]] dichiara in una conferenza stampa che il referendum è un mezzo che può servire a stimilare l'iniziativa parlamentare la segreteria provinciale socialista di Avellino esprime riserve sulla raccolta attuata in [[Irpinia] attraverso le segreterie comunali, viziata dalla macchina clientelare e di potere della DC.<ref>Il messaggero, 3 agosto 1990</ref>
*5 agosto: il senato approva in via definitiva la [[legge Mammì]]. Il governo ha posto la questione di fiducia e la votazione avviene a scrutinio palese.<ref>Il messaggero, 6 agosto 1990</ref>
*6 agosto: l'[[ENI]] diffonde dei dati allarmanti sul problema delle importazioni petrolifere. Coi venti di guerra nel medio-oriente, sostiene un rapporto inviato al governo, ogni dollaro di aumento del barile di greggio si traduce per l'Italia in un aumento di 800 miliardi sul fronte dell'importazione. Col dollaro a 1.200 lire l'impegno economico italiano aumenterà fino a dicembre di almeno 1.000 miliardi, portando la spesa complessiva a 14.900 niliardi.<ref>Il messaggero, 7 agosto 1990</ref>
[[File:Adolfo Battaglia.jpg|thumb|150px|Adolfo Battaglia]]
*8 agosto: il ministro dell'industria, [[Adolfo Battaglia]], firma un decreto che aumenta di 25 lire la benzina super, senza piombo e normale e di 23 lire quello del gasolio per autotrazione. Gli aumenti sono stati decisi dal [[Comitato interministeriale dei prezzi]] sulla base dell'aumento del greggio ed è la prima conseguenza della nuova situazione internazionale. Il ministro non esclude nuovi rincari e razionamenti nelle forniture e rivendica al suo partito (il PRI) il merito di aver difeso l'energia nucleare nel referendum del 1987.</br>Il Presidente della repubblica annuncia di voler concedere la grazia di propria iniziativa al fondatore delle [[Brigate rosse]]. L'atto di clemenza verso [[Renato Curcio]], sostiene [[Cossiga]], non è un perdono ma la conferma che lo stato ha vinto politicamente e militarmente il terrorismo. Contro la sua intenzione la maggioranza si divide tra favorevoli ([[Ottaviano Del Turco]]) e contrari (un editoriale de [[La Voce Repubblicana]]). Dal MSI si sostiene che Curcio deve ancora rispondere dell'[[Assalto alla sede del Movimento Sociale Italiano di Padova|attentato alla sede missina di Padova]].<ref>Il messaggero, 9 agosto 1990</ref>
*7 agosto: consiglio dei ministri: nell'ultima riunione prima della pausa estiva è approvato il disegno di legge sulle pensioni che innalza a 65 anni l'età pensionabile e aumenta da 5 a 10 anni la base di calcolo del trattamento sulle retribuzioni. A margine della riunione il sottosegretario Cristofori dichiara che è stata raggiunta una rinnovata intesa nella maggioranza, quanto basta per raggiungere la naturale conclusione della legislatura dopo cinque conclusioni anticipate.<ref>Il messaggero, 8 agosto 1990</ref>
*10 agosto: al rientro da un vertice europeo sulla crisi del Golfo il ministro degli esteri, [[Gianni De Micheis]], dichiara che è imminente una convocazione del consiglio dei ministri per decidere modi e termini dell'eventuale intervento militare italiano. Andreotti dichiara a sua volta che non c'è ancora una data e che un eventuale coinvogimento italiano - che dovrà passare per l'approvazione del governo e del parlamento - sarà deciso solo nell'ambito degli obblighi dell'[[NATO|alleanza atlantica]]. La riunione del governo è in seguito fissata per il 14 agosto.<ref>Il messaggero, 11 agosto 1990</ref>
*14 agosto: consiglio dei ministri: viene deciso un primo impiego di cinque unità navali, chiamate a sostituire altrettante unità statunitensi nello [[stretto di Hormuz]]. La decisione dell'esecutivo è stata raggiunta all'unanimità ma a margine della riunione repubblicani e liberali sostengono che occorre un intervento più deciso. Il PCI, a sua volta, sosterrà in parlamento che le decisioni devono essere prese sotto l'egida dell'[[ONU]] e non sotto il comando del presidente americano.</br>Nella stessa riunione viene deciso un ennesimo aumento dei carburanti perché il governo, dichiara [[Nino Cristofori]], non può fiscalizzare i rincari per non rendere vana la manovra correttiva. La benzina super, normale e senza piombo aumenta a 1.550 lire, il gasolio auto a 980 lire, quello da riscaldamento a 957 lire, l'olio combustibile a 557 lire.<ref>Il messaggero, 15 agosto 1990</ref>
*17 agosto: il presidente dell'[[Unione petrolifera]], [[Gianmarco Moratti]], sostiene in una intervista che la disponibilità mondiale di petrolio non è stata intaccata dalla quota venuta a mancare con la crisi del Golfo. Secondo Morati le 1.550 lire al litro della benzina sono formate solo per 397 lire dalla produzione e tutto il resto da tasse e IVA. Gli fa eco [[Giovanni Spadolini]] che - analizzando la situazione politica del momento - sostiene che l'Italia pagherà caro l'errore di aver voluto dire no all'energia nucelare. <ref>Il messaggero, 18 agosto 1990</ref>
*19 agosto: in vista della ripresa dei lavori parlamentari la solidità del'esecutivo è minata dallo scontro frontale sui referendum elettorali, sostenuti dalla sinistra DC ed avversati dal resto della maggioranza, in particolare dai socialisti. Secondo [[Craxi]] la situazione interna della DC sta minando l'azione del governo, rimasto indietro in molti punti del programma e ora alle prese con le conseguenze della crisi internazionale legata all'[[Invasione del Kuwait]].<ref>Il messaggero, 20 agosto 1990</ref>
*21-23 agosto: il presidente di [[AGIP|AGIP Petroli]], [[Pasquale De Vita]], sostiene in una intervista che il problema delle forniture energetiche italiane è serio ma non preoccupante. Il governo, aggiunge, deve predisporre in tempi brevi un piano di risparmio al breve periodo, che consenta di affrontare la mancanza delle produzioni di [[Iraq]] e [[Kuwait]] per non tornare alle politiche dell'austerità del 1974. Tra i provvedimenti proposti la differenziazione delle tariffe elettriche per fascie orarie, in modo da disincentivare i consumi diurni.</br>L'intervista esce nello stesso giorno in cui il ministro degli esteri quantifica in 12 miliardi il costo mensile della missione militare e l'[[ISTAT]] diffonde i dati del tasso di [[inflazione]] aggiornati al 15 agosto. Quest'ultimo è balzato dal 5,7 al 6,3% quando ancora non sono stati deciso il terzo aumento dei prodotti petroliferi e vanifica l'impegno del governo del contenimento al 5%. Per i ministri dell'industria e del bilancio il dato risente dell'aumento del prezzo del petrolio e dei suoi derivati e la situazione non è preoccupante ma il sottosegretario al tesoro [[Maurizio Sacconi]], a nome di [[Gudo Carli]], sostiene che le conseguenze provocheranno strascichi fino al 1991. L'esecutivo, dichiara il ministro del bilancio, è comunque orientato a defiscalizzare i nuovi aumenti dei carburanti anche se al momento non è chiaro come e quanto il costo influenzerà la manovra correttive di autunno e la finanziaria per il 1991. La decisione è confermata dopo una riunione dei tre ministri economici, che presenteranno un decreto legge per congelare il prezzo della sola benzina fino al 31 dicembre.<ref>Il messaggero, 22-24 agosto 1990</ref>
 
==== Settembre ====
*3 settembre: dopo un assemblea promossa da [[Federfarma]] inizia in [[Campania]] la sospensione dell'assistenza farmaceutica diretta. Lo sciopero, che salvaguarda i farmaci salva vita e l'ossigeno terapeutico, è finalizzata al recupero di un debito di 1.100 miliardi maturato a partire dal 1987 mai rimborsato dallo stato. La vertenza rischia di estendersi a tutta Italia dal momento che il ripianamento dei costi sanitari a livello nazionale è del 55% per il solo biennio 1987-1988 e che per il 1990 la spesa sanitaria ammonterà a 13.000 miliardi contro i 9.850 previsti. Dal ministero del tesoro [[Guido Carli]] getta benzina sul fuoco sostenendo che le USL dovrebbero ripianare i loro debiti vendendo gli immobili di loro proprietà.</br>Pressato da [[Alitalia]] e [[Ferrovie dello Stato]] il ministro dei trasporti, [[Carlo Bernini]], fa sapere che sono allo studio cospicui aumenti per le tariffe aeree e ferroviarie, che dovrebbero crescere, rispettivamente, del 6-8% e del 34%. Interpellato a margine del salonte internazionale dell'aeronautica afferma che i costi di esercizio sono in salita a causa del prezzo del petrolio.<ref>Il messaggero, 4 settembre 1990</ref>
*6 settembre: incalzato dai giornalisti all'inaugurazione della [[Fiera del Levante]] il presidente del consiglio risponde che per la finanziaria del 1991 il governo dovrà coprire un buco di almeno 50.000 miliardi. I tagli, precisa Andreotti, riguarderanno sanità, turismo, agricoltura, difesa, università e protezione civile ma a venti giorni dal termine per la presentazione del bilancio di previsione ammette che non sono state prese decisioni. L'esecutivo è al momento orientato solo a tagliare 10.000 miliardi dal bilancio dei ministeri e attende dai ministri le relative indicazioni. L'obiettivo principale del governo rimane comunque il contenimento dell'[[inflazione]], a rischio per la cascata di aumenti derivanti da quello del petrolio.<ref>Il messaggero, 7 settembre 1990</ref>
*10 settembre: il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], annuncia un decreto legge per il ripianamento del disavanzo ancora scoperto del biennio 1987-1988, la vendita degli immobili inutilizzati delle USL per i ripianamenti del 1990 e l'autorizzazione di maggiori spese per le regioni dal 1991. Per quest'ultima opzione saranno introdotti dei meccanismi di controllo per fronteggiare gli imbrogli che aumentano a dismisura la spesa sanitaria.<ref>Il messaggero, 11 settembre 1990</ref>
*13 settembre: consiglio dei ministri: l'esecutivo ritratta il decreto per la defiscalizzazione degli aumenti dei prodotti petroliferi. E' approvato un decreto legge che aumenta di 10 lire la benzina (1.560 lire la super, 1.510 la senza piombo e la normale), di 15 lire il gasolio per auto (1.034 lire) di 26 lire quello per riscaldamento (991 lire) e di 17 lire l'olio combustibile (596 lire). E' approvato il decreto anticipato dal ministro della sanità con l'aggiunta di un addizionale di ulteriori 30 lire sulla benzina applicabile a discrezione dells ingole regioni. Il provvedimento è contestato dalle regioni che non sono soggette a disavanzo e viene minacciato un ricorso alla [[Corte costituzionale]] a favore dell'autonomia finanziaria regionale.</br>Muore [[Giancarlo Pajetta]].<ref>Il messaggero 14 settembre 1990</ref>
*15 settembre: parlando ad un convegno sul tema dell'energia il ministro dell'industria, [[Adolfo Battaglia]], annuncia che ai 50.000 miliardi da reperire per la manovra di fine anno si aggiungono i 5.000 legati all'aumento del petrolio, che potranno essere coperti soltanto con una stangata sul costo dei suoi derivati. Il ministro torna a ricordare la scelta repubblicana di difendere l'energia nucleare e gli fa eco Andreotti, anch'egli presente; il presidente del consiglio definisce un grave errore la rinuncia al piano energetico nucelare e non esclude di far tornare il paese sui propri passi.<ref>Il messaggero, 16 settembre 1990</ref>
*19 settembre: il miistro dell'industria si riunisce con i ministri del tesoro e del bilancio per decidere nuovi aumenti per la benzina (+60 lire) il gasolio (+50 lire) il metano (+35 lire), e la bolletta elettrica (tra le 15 e le 25 lire). Gli aumenti mirano a ridurre i consumi non necessari ma l'incontro è disertato dal ministro delle finanze. [[Rino Formica]] sostiene che Battaglia vuole assumersi la prerogativa dell'imposizione fiscale. L'incontro si risolve comunque in un nulla di fatto per l'impossibilità di prevedere l'andamento del prezzo del petrolio al medio e lungo periodo.<ref>Il messaggero, 20 settembre 1990</ref>
*23 settembre: dopo una serie di episodi criminali nel meridione, culminati con l'omicidio del giudice [[Rosario Livatino]], il presidente della repubblica invia un messaggio alle camere in cui sostiene che lo Sato si avvia a perdere il controllo di una parte del suo territorio. L'iniziativa precede di un giorno il dibattito parlamentare sulla criminalità organizzata e l'ordine pubblico, nel quale Andreotti viene pesantemente criticato dai socialisti e più ancora dai repubblicani. Per [[Giorgio La Malfa]] il governo non ha risposto alla denuncia del capo dello Stalo dando dimostrazione dell'impotenza della classe politica. La mozione di fiducia della maggioranza viene approvata con 295 voti a favore contro 148 contrari ma la proposta del presidente del consiglio di attuare una moratoria delle armi nelle regioni controllate viene considerata improponibile.<ref>Il messaggero, 24 settembre 1990</ref>
*28 settembre: consiglio dei ministri: viene approvato il disegno di legge per la finanziaria del 1991, che prevede 21.500 miliardi di nuove entrate e una riduzione di 19.500 miliardi alle uscite. I tagli maggiori riguardano la sanità (-7.000 miliardi più altri 20.500 dal blocco del turn over del personale), la previdenza (innalzamento dell'età pensionabile e 20.500 miliardi di uove entrate). Previsti aumenti su IVA, bolli e concessioni (+ 8.300 miliardi) e l'applicazione di nuove rendite catastali a partire dal 1 luglio 1991.(+700 miliardi).<ref>Il messaggero, 29 settembre 1990</ref>
 
==== Ottobre ====
*2 ottobre: il [Comitato interministeriale dei prezzi]] aumenta per la sesta volta in due mesi il prezzo dei carburanti; +30 lire per la benzina super, +47 lire per il gasolio auto, +68 lire per quello da riscaldamento, +30 lire per l'olio combustibile. L'aumemto coincide con l'avvio di uno sciopero di 24 ore dei benzinai. Gli esercenti minacciano una ulteriore serrata nel periodo delle festività se il governo non tratterà sulla richiesta di un aggio del 5% al litro sui 32.000 miliardi che la categoria anticipa allo stato sul venduto<ref>Il messaggero, 3 ottobre 1990</ref>
*4 ottobre: consiglio dei ministri: l'esecutivo nomina il socialista [[Gaetano Mancini]] presidente dell'[[EFIM]]. La scelta scatena la protesta del PSDI, che perde la presidenza dell'ente, e un conflitto interno al partito, dove l'operato del segretario, [[Antonio Cariglia]], è contestato dalla minoranza interna. Esprimono riserve anche i repubblicani: la nomina di Mancini e di [[Mauro Leone]] è stata decisa, sostiene [[Giorgio La Malfa]], da un accordo tra Andreotti e Craxi, raggiunto all'insaputa dei partner della maggioranza.</br>Durante una seduta della direzione [[Craxi]] annuncia il progetto dell'[[https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Socialista_Italiano#Fine_del_comunismo_e_progetto_di_Unit%C3%A0_Socialista|unità socialista]]. La proposta è rivolta al PSDI, essendo ormai superate le motivazioni politiche della scissione di Palazzo Barberini del 1947, e alla componente migliorista del PCI, auspicando che quest'ultima riesca a convincere la maggioranza del partito ad aderire al progetto.<ref>Il messaggero, 5 ottobre 1990</ref>
*5 ottobre: nel corso di un convegno organizzato dal [[Centro studi di politica economica]] [[Nino Andreatta[]], [[Silvio Spaventa]] e [[Mario Pedone]] sostengono che per contenere a 132.000 miliardi il deficit per il 1991 sarà necessaria una manovra di almeno 50.000 miliardi nel corso dell'anno. La finanziaria da approvare, sostiene Andreatta, è motivata da considerazioni politiche prima che tecniche; l'incognita delle elezioni politiche anticipate ha spinto l'esecutivo a blandire l'elettorato procurandosi un anticipo di 7.000 miliardi sull'[[IVA]] e rinviando l'istituzione della tassa sulla casa all'autunno del 1991.<ref>Il messaggero, 6 ottobre 1990</ref>
*10 ottobre: direzione nazionale PCI: dopo un dibattito interno durato undici mesi [[Achille Occhetto]] annuncia che il nuovo soggetto politico, erede del PCI, si chiamerà [[Partito democratico della sinistra]]. La nuova denominazione scontenta il fronte del NO, che chiede il mantenimento della parola comunista per non arrivare ad una scissione, e i miglioristi di [[Giorgio Napolitano]], che avrebbero voluto la parola socialista. Occhetto esclude un referendum interno e rinvia la decisione al congresso nazionale.</br>A dodici anni dal rapimento e omicidio di [[Ado Moro]] nel covo brigatista di via Monte Nevoso sono trovati dietro un tramezzo fotocopie di lettere autografe dello statista democristiano, rimaste inedite, armi e 60 milioni di lire in banconoete fuori corso. Dai partiti viene chiesto che il contenuto dei documenti venga portato a conoscenza del parlamento. L'ex brigatista [[Lauro Azzolini]] sostiene che il materiale era stato occultato alla vista di visitatori occasionali e che la muratura è stata realizzata successivamente alla scoperta del covo.<ref>Il messaggero, 11 ottobre 1990</ref>
*11 ottobre: il governatore della [[Banca d'Italia]], [[Carlo Azeglio Ciampi]], riferisce alla commissione bilancio della camera che la finanziaria per il 1991 si rivelerà poco incisiva sul fronte del [[debito pubblico]], valutato in 1.300.000 miliardi per la fine del 1990. Per Ciampi il problema rimane l'aumento dell'inflazione, dovuto a cause interne prima che al conflitto in medio-oriente, un problema che potrebbe scoraggiare gli investimenti stranieri nelle emissioni dei [[titoli di stato]] che devono finanziare al breve termine 35.000 miliardi di interessi..<ref>Il messaggero, 12 ottobre 1990</ref>
*13 ottobre: in una intervista televisiva il Presidente della repubblica, [[Francesco Cossiga]], sostiene che dal 1948 l'Italia è profondamente cambiata e che occorre rimettere mano alla Costituzione per combattere criminalità, clientelismo e corruzione.</br>La [[Corte costituzionale|Consulta]] dichiara l'incostituzionalità di una legge regionale della Sicilia che affida la composizione delle commissione d'esame dei concorsi ai politici. Secondo la Consulta la norma viola l'art. 97 della Costituzione, che impone l'imparzialità nei confronti dei cittadini, e di conseguenza la competenza tecnica dei commissari, che la legge siciliana riduce ad un solo elemento su cinque. Al legislatore, sostiene la sentenza, spetta il compito di promulgare una normativa vincolante per tutte le regioni.<ref>Il messaggero, 14 ottobre 1990</ref>
*16 ottobre: [[Vincenzo Scotti]] è nominato ministro degli interni al posto di [[Antonio Gava]], che ha rassegnato le dimissioni per motivi di salute. Il cambio della guardia prende corpo nelle stesse ore in cui il parlamento riceve dal governo la relazione semestrale sull'attività dei servizi segreti, nella quale è scritto a chiare lettere che nelle regioni meridionali il voto e la vita politica sono condizionati dalla criminalità organizzata. Al nuovo ministro viene chiesto di riferire al parlamento sulle iniziative che l'esecutivo intende prendere per arginare il fenomeno.<ref>Il messaggero, 1990</ref>
*18 ottobre: nonostante la ferma opposizione della famiglia le carte di [[Aldo Moro]], in parte costituite da lettere personali e un testamento, sono rese pubbliche. Destano particolare sconcerto 53 pagine ancora inedite del [[Memoriale Moro|memoriale]] scritto durante la prigionia, nel quale si parla dei finanziamenti occulti alla DC dalla [[Confindustria]] e dall'ambasciata americana in Italia e di un [[Francesco Cossiga]] che nel periodo del sequestro si sarebbe lasciato influenzare e guidare. Nei due rami del parlamento sono presentate decine di interrogazioni che chiamano il governo a riferire sull'accaduto, in particolare sulle affermazioni relative alle amicizie particolari di Andreotti con [[Michele Sindona]] e [[Gaetano Caltagirone]]. Il presidente del consiglio getta inoltre benzina sul fuoco affermando che il materiale scoperto a Milano è stato fatto ritrovare per destabilizzare l'esecutivo, mettere in cattiva luce il capo del governo e condizionare la sua eventuale candidatura al Quirinale.<ref>Il messaggero, 19 ottobre 1990</ref>
*20-24 ottobre: una intervista di Andreotti a [[la Repubblica]] sul tema della riforma elettorale apre un forte conflitto con i socialisti. Un fondo non firmato de [[l'Avanti]] critica le proposte del presidente del consiglio di introdurre il sistema maggioritario nei comuni fino a 30.000 abitanti e l'obbligo per i partiti di dichiarare prima delle elezioni politiche le future alleanze di governo. Secondo il PSI qualsiasi riforma deve partire da quella costituzionale per l'introduzione del [[Repubblica presidenziale|presidenzialismo]]. Il ritrovamento delle carte di Moro mette intanto in difficoltà la maggioranza. I repubblicani chiedono di affidare le indagini alla [[commissione stragi]]; una parte della DC condivide la proposta dei comunisti di istituire una nuova commissione Moro, che indaghi in particolare sull'operato del generale [[Carlo Alberto Dalla Chiesa]], che avrebbe celato una parte dei materiali sequestrati alle [[Brigate rosse]]; i liberali chiedono che il governo tolga il [[segreto di stato]] sull'intera vicenda Moro.</br>Rispondendo alle interrogazioni sul ritrovamento delle carte di Moro Andreotti conferma davanti al parlamento l'esistenza di [[Operazione Gladio|Gladio]]; il presidente del consiglio ne descrive lo scopo, sostiene che è ancora operante ma non fornisce dettagli sul destino delle armi e delle attrezzature a disposizione dell'organizzazione.<ref>Il messaggero, 21-25 ottobre 1990</ref>
*26-29 ottobre: Andreotti invia alla [[Commissione Stragi]] una relazione sul funzionamento dell'[[Organizzazione Gladio]]. Del documento sono fornite due versioni, ognuna con diverse omissioni sul coinvolgimento della [[CIA]] che- secondo varie testimonianze - ha fornito le armi celate nei depositi a disposizione della struttura. Nello stesso giorno il generale [[Vito Miceli]] sostiene in una intervista che Gladio era una struttura militare di guerra diretta dal servizio segreto, esclude il suo coinvolgimento nella [[strategia della tensione]] e la presenza nelle sue file di estremisti di destra coinvolti nelle cosiddette [[trame nere]].</br>I gruppi parlamentari comunisti di camera e senato chiedono che il presidente del consiglio e i ministri dell'interno e della difesa riferiscano sulle circostanze riferite dal capitano [[Angelo De Feo]] circa il coinvolgimento di Gladio in operazioni di disturbo e aggressioni in manifestazioni operaie volute dal generale [[Giovanni De Lorenzo]]. Secondo l'alto ufficiale l'organizzazione era predominata da ex fascisti - soprattutto provenienti dalla [[RSI]] - e l'attività nelle piazze faceva parte dell'addestramento.<ref>Il messaggero, 27-30 ottobre 1990</ref>
 
== Note ==