Francesco d'Assisi: differenze tra le versioni

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=== La guerra ===
Pare si abbia memoria di una guerra che nel 1202 contrappose [[Assisi]] a [[Perugia]]: tra le due città esisteva una rivalità irriducibile che si protrasse per secoli. L'odio aumentò a causa dell'alleanza di Perugia con i [[guelfi e ghibellini|guelfi]], mentre Assisi parteggiò per la fazione dei ghibellini. Non fu una scelta felice quella degli assisani, in quanto nel 1202 [[Battaglia di Collestrada|subirono una sconfitta e una cospicua perdita di uomini a Collestrada]], vicino a Perugia. Tra i giovani che parteciparono al conflitto, venne catturato e rinchiuso in carcere pure Francesco. Caduto gravemente malato dopo la sua liberazione, tenta nuovamente la carriera delle armi, ma sulla via di raggiungere in Puglia le truppe di [[Gualtieri III di Brienne|Gualtieri di Brienne]], si ferma a Spoleto e torna indietro. Da lì ebbe inizio un cammino di [[conversione (teologia cristiana)|conversione]], che col tempo lo portò «a vivere nella gioia di poter custodire [[Gesù|Gesù Cristo]] nell'intimità del cuore».<ref>[[Tommaso da Celano]], ''Vita prima di San Francesco d'Assisi'', parte I, cap. III, FF 328</ref>
 
Francesco, gravemente malato, dopo un anno di prigionia ottenne la libertà dietro il pagamento di un riscatto, a cui provvide il padre. Tornato a casa, recuperò gradatamente la salute trascorrendo molto tempo nei possedimenti del padre. Secondo [[Tommaso da Celano]] furono questi luoghi appartati che contribuirono a risvegliare in lui un assoluto e totale amore per la [[natura]], che vedeva come opera mirabile di [[Dio]].<ref>Tommaso da Celano, ''Vita Prima di San Francesco d'Assisi'', parte I, cap. II; FF 323</ref>
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[[File:Giotto - Legend of St Francis - -03- - Dream of the Palace.jpg|thumb|[[Giotto]]. ''[[Sogno delle armi]]''. [[Assisi]], [[Basilica superiore di San Francesco d'Assisi|Basilica superiore]]]]
 
Attorno al 1203-1204, Francesco pianificò di partecipare alla [[quarta crociata]] e quindi provò a raggiungere a [[Lecce]] la [[cortigiano|corte]] di [[Gualtieri III di Brienne]], per poi muovere con gli altri [[cavalleria medievale|cavalieri]] alla volta di [[Gerusalemme]]. Partecipare come cavaliere a una crociata era a quel tempo considerato uno dei massimi onori per i cristiani d'Occidente. Tuttavia, giunto a [[Spoleto]], si ammalò nuovamente; passò la notte nella [[Chiesa di San Sabino (Spoleto)|chiesa di San Sabino]] e qui ebbe un profondo ravvedimento.<ref>{{cita|Cardini, 1989|pp. 69-71}}.</ref> Avrebbe raccontato in seguito di essere stato persuaso da due [[rivelazione privata|rivelazioni]] notturne<ref>Tommaso da Celano: ''Vita Seconda di San Francesco d'Assisi'', parte I, cap. II, FF 586-587</ref>: nella prima egli scorse un castello pieno d'armi e udì una voce promettergli che tutto quello sarebbe stato suo. Nella seconda sentì nuovamente la stessa voce chiedergli se gli fosse stato «più utile seguire il servo o il padrone?» alla risposta: «Il padrone», la voce rispose:
 
{{citazione|Allora perché hai abbandonato il padrone, per seguire il servo?}}
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Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi; da allora egli non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare. Un giorno a [[Roma]], dove venne mandato dal padre a vendere una partita di merce, non solo distribuì il denaro ricavato ai poveri, ma scambiò le sue vesti con un mendicante e si mise a chiedere l'elemosina davanti alla porta di [[Antica basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]].<ref>{{cita|Cardini, 1989|pp. 76-77}}.</ref>
 
[[File:Giotto di Bondone - Legend of St Francis - 2. St Francis Giving his Mantle to a Poor Man - WGA09119.jpg|thumb|left|[[Giotto]]. ''[[San Francesco dona il mantello a un povero]]''. [[Assisi]], [[Basilica superiore di San Francesco d'Assisi|Basilica superiore]]]]
 
Pure il suo atteggiamento nei confronti delle altre persone mutò radicalmente: un giorno incontrò un [[lebbra|lebbroso]] e, oltre a dargli l'elemosina, lo abbracciò e lo baciò.<ref>{{cita|Cardini, 1989|p. 78}}.</ref> Come racconterà lo stesso Francesco, prima di quel giorno non poteva sopportare nemmeno la vista di un lebbroso: dopo questo episodio, scrisse che {{citazione|ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d'anima e di corpo|dal ''[[Testamento (San Francesco)|Testamento]]'' di san Francesco, 1226}}
 
[[File:Giotto di Bondone - Legend of St Francis - 4. Miracle of the Crucifix - WGA09122.jpg|thumb|[[Giotto]]. ''[[Preghiera in San Damiano|Miracolo del Crocifisso a San Damiano]]''. [[Assisi]], [[Basilica superiore di San Francesco d'Assisi|Basilica superiore]]]]
Ma è nel 1205 che avvenne l'episodio più significativo della sua conversione: mentre pregava nella [[chiesa di San Damiano (Assisi)|chiesa di San Damiano]], raccontò di aver sentito parlare il [[Crocifisso]], che per tre volte gli disse: «Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».<ref>{{cita|Cardini, 1989|pp. 85-86}}.</ref>
 
Dopo quell'episodio seguirono una serie di azioni: fece incetta di stoffe nel negozio del padre e le vendette a [[Foligno]] assieme al suo cavallo; tornò a casa a piedi e offrì il denaro ricavato al sacerdote di San Damiano affinché riparasse quella piccola chiesa in rovina; costui, conoscendo il padre e temendo la sua ira, rifiutò la generosa offerta. [[Pietro di Bernardone]], forte della solidarietà della comunità d'Assisi, riteneva tradite non solo le sue aspettative di padre, ma giudicava il figlio, per la sua eccessiva generosità, in preda a uno squilibrio mentale.<ref>{{cita|Cardini, 1989|pp. 86-87}}.</ref>
 
=== Il processo davanti al vescovo ===
[[File:Giotto - Legend of St Francis - -05- - Renunciation of Wordly Goods.jpg|thumb|left|[[Giotto]]. ''[[San Francesco rinuncia ai beni terreni]]''. [[Assisi]], [[Basilica superiore di San Francesco d'Assisi|Basilica superiore]]]]
 
Inizialmente Pietro di Bernardone cercò di allontanare Francesco per nasconderlo ai pettegolezzi della gente, ma poi, di fronte all'irriducibile "testardaggine" del figlio nel non mutare il suo comportamento, decise di denunciarlo ai [[Console (storia medievale)|consoli]] per farlo arrestare, non tanto per il danno patrimoniale subito quanto piuttosto per la segreta speranza che, sotto la pressione della punizione e della [[esilio|condanna]] dalla città, il ragazzo avrebbe cambiato [[atteggiamento]].
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Da uomo nuovo Francesco cominciò il suo viaggio: nell'[[inverno]] 1206 partì per [[Gubbio]], dove il giovane aveva da sempre diversi amici, tra cui Federico Spadalonga, il quale aveva condiviso con Francesco anche la prigionia nelle carceri di Perugia. Federico lo accolse benevolmente nella sua casa (laddove oggi sorge una chiesa dedicata a San Francesco), lo sfamò e, a quanto pare, fu qui che Francesco si vestì del [[saio]], rifiutando vestiti ben più lussuosi offerti dall'amico.<ref>{{cita|Cardini, 1989|pp. 104-105}}.</ref>
 
Ospite degli Spadalonga, Francesco, «amante di ogni forma di [[umiltà]], si trasferì dopo pochi mesi presso i [[lebbra|lebbrosi]] restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura.». Si trattava del lebbrosario di Gubbio, che era intitolato a [[Lazzaro di Betania|san Lazzaro di Betania]]. Nel suo ''[[Testamento (San Francesco)|Testamento]]'' Francesco disse chiaramente che la vera svolta verso la piena conversione ebbe inizio per lui a Gubbio, quando si era accostato a queste persone bisognose. Francesco non vi ebbe mai una fissa dimora, ma era solito predicare nelle campagne tra il comune umbro e [[Assisi]].
 
Proprio nel contado eugubino, laddove sorgeva la chiesetta di [https://www.iluoghidelsilenzio.it/chiesa-della-vittorina-gubbio/ Santa Maria della Vittoria], detta ''della Vittorina'', e l'omonimo parco, Francesco ammansì il famoso ''lupo di Gubbio''. Sette anni dopo la conversione di Francesco (nel 1213), il beato Villano, Vescovo di Gubbio, già [[Benedettino|abate benedettino]] dell'[[Basilica di San Pietro (Perugia)|abbazia di San Pietro]], concesse ai [[frate|frati]] di stabilire una loro sede nel comune.<ref>{{cita|Cardini, 1989|pp. 108-111}}.</ref>
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=== I primi compagni e la predicazione ===
[[File:Portiuncula on the Feast of the Pardon.jpg|thumb|[[Porziuncola]]]]
Arrivata l'estate e placatosi lo [[scandalo]] sollevato dalla rinuncia ai beni paterni, Francesco ritornò ad Assisi. Per un certo periodo se ne stette solo, impegnato a riparare alcune chiese in rovina, come quella di San Pietro (al tempo fuori dalle mura), la ''[[Porziuncola]]'' a [[Basilica di Santa Maria degli Angeli|Santa Maria degli Angeli]] e [[Chiesa di San Damiano (Assisi)|San Damiano]].
 
I primi anni della [[conversione (teologia cristiana)|conversione]] furono caratterizzati dalla preghiera, dal servizio ai [[lebbra|lebbrosi]], dal lavoro manuale e dall'[[elemosina]]. Francesco scelse di vivere nella povertà volontaria e, ispirandosi all'esempio di Cristo, lanciò un messaggio di segno opposto a quello della società duecentesca, dalle facili ricchezze. Francesco rinunciò alle attrattive mondane, vivendo gioiosamente come un "ignorante", un "pazzo", dimostrando come la sua obiezione ai valori egemoni della società secolare di allora potesse generare una perfetta letizia. In questo senso il suo esempio aveva un che di sovversivo rispetto alla mentalità del tempo.<ref group=N>[[Dante Alighieri]] nel canto XI del [[Paradiso (Divina Commedia)]] scrive che Francesco andò contro il padre ("in guerra del padre corse", vv. 57-58) per seguire la Povertà ("a cui, come alla morte, la porta del piacer nessun disserra", vv. 59-60) e poi fu sempre unito a essa: "Ma perch'io non proceda troppo chiuso,/ Francesco e Povertà per questi amanti / prendi oramai nel mio parlar diffuso" (vv. 73-75).</ref>
 
Il 24 febbraio 1208, giorno di [[Mattia apostolo|san Mattia]], dopo aver ascoltato un passo del [[Vangelo secondo Matteo]] nella Porziuncola, nella campagna di Assisi, Francesco sentì fermamente di dover portare la Parola di Dio per le strade del mondo.<ref>Tommaso da Celano, ''Vita Prima di San Francesco d'Assisi'', parte I, cap. IX; FF 356</ref> Incominciò così la sua [[Omiletica|predicazione]], dapprima nei dintorni di Assisi. Ben presto altre persone si aggregarono a lui e, con le prime adesioni, si formò il primo nucleo della comunità di frati. Il primo di essi fu [[Bernardo di Quintavalle]], suo amico d'infanzia. Tra gli altri si ricordano [[Senso III di Giotto Sensi de Perusio|Senso III di Giotto Sensi]], [[Pietro Cattani]], [[Filippo Longo di Atri]], frate [[Egidio d'Assisi|Egidio]], [[frate Leone]], frate [[Masseo di Assisi|Masseo]], frate [[Elia da Cortona]] e [[Ginepro (frate)|frate Ginepro]]. Insieme con i suoi compagni, Francesco cominciò a portare le sue predicazioni fuori dall'Umbria.
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[[File:Giotto di Bondone - Legend of St Francis - 7. Confirmation of the Rule - WGA09128.jpg|left|thumb|Giotto. ''[[Innocenzo III conferma la Regola francescana]]''. Assisi, Basilica superiore]]
 
Nel 1209, o secondo altri storici l'anno successivo, quando Francesco ebbe raccolto intorno a sé dodici compagni, si recò a [[Roma]] per ottenere l'autorizzazione della regola di vita, per sé e per i suoi frati, da parte di [[papa Innocenzo III]]. Dopo alcune esitazioni iniziali,<ref group="N">Gli agiografi riportano inoltre un [[Rivelazione personale|sogno]] avuto dallo stesso Papa quella notte: egli vide la [[Basilica di San Giovanni in Laterano]] che stava per crollare, e un uomo piccolo, povero e spregevole che la sosteneva sulle sue spalle. Questo sogno, insieme ad altri segni, convinse il Papa a concedere un assenso alla regola. In {{cita|Cardini, 1989|p. 117}}.</ref> il Pontefice concesse a Francesco la propria approvazione orale per il suo ''«Ordo fratrum minorum»'':<ref>{{cita|Cardini, 1989|pp. 115, 125-126}}.</ref> a differenza degli altri ordini [[Pauperismo medievale|pauperistici]], Francesco non contestava l'autorità della Chiesa, ma la considerava come "madre" e le offriva sincera obbedienza. Francesco era la personalità necessaria, che poteva finalmente incanalare le inquietudini e il bisogno di partecipazione dei ceti più umili all'interno della Chiesa, senza porsi come antagonista a essa, quindi senza scivolare nella deriva dell'[[eresia]].<ref>{{cita|Cardini, 1989|pp. 138-139}}.</ref>
 
Del testo presentato al Papa non è rimasta traccia. Gli studiosi pensano, tuttavia, che esso consistesse principalmente in brani tratti dal Vangelo che, col passare degli anni, insieme con alcune aggiunte, confluirono nella «[[Regola di san Francesco|Regola non bollata]]», che Francesco scrisse alla [[Porziuncola]] nel 1221.<ref>{{cita|Cardini, 1989|p. 209}}.</ref>
 
=== Fondazione dei primi Conventi ===
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Il 3 ottobre viene celebrato il "transito", ovvero un momento di preghiera teso a ricordare la morte del Serafico Padre attraverso letture tratte dalle [[Fonti francescane]] e dalla [[Bibbia]].
 
Il 30 settembre 2025, a ridosso dell’ottavo centenario della morte del Poverello d'Assisi, Patrono della Penisola, con l'approvazione della [[Commissione Affari costituzionali del Senato della Repubblica|commissione Affari costituzionali del Senato]], è stata ripristinata la Festa nazionale di San Francesco di Assisi nel giorno 4 ottobre, a partire dal 2026.<ref>{{Cita web|url=https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2025-10/italia-chiesa-festa-santi.html|titolo=San Francesco, il 4 ottobre torna a essere festa nazionale in Italia|sito=Vatican News|data=2 ottobre 2025|accesso=2 ottobre 2025}}</ref>
Il 30 ottobre 2025 Parlamento italiano ha approvato la legge che ripristina il 4 ottobre come festività nazionale.
 
== Opere ==