Biagio di Monluc: differenze tra le versioni
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{{militare
|Nome = Blaise de Lasseran de Massencome
|Immagine = Blaise-monluc.jpg
|Didascalia =
|Soprannome = Biagio di Monluc
|Data_di_nascita = [[1502]]
|Nato_a = [[Saint-Puy]]
|Data_di_morte = [[26 giugno]] [[1577]]
|Morto_a = [[Estillac]]
|Cause_della_morte = Morte naturale
|Luogo_di_sepoltura =
|Etnia = [[Francesi|Francese]]
|Religione = [[Chiesa cattolica|Cattolica]]
|Nazione_servita = [[Regno di Francia]]
|Forza_armata = [[Armée de terre]]
|Arma = [[Fanteria]]
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio = [[1516]] circa - [[1570]]
|Grado = [[Maresciallo di Francia]]
|Ferite = Ferita deturpante al volto
|Comandanti = [[Odet de Foix]]<br/>[[Anne de Montmorency]]<br/>[[Francesco I di Francia]]<br/>[[Francesco di Lorena]]<br/>[[Richard de la Pole]]<br/>[[Francesco di Borbone-Vendôme (1519-1546)|Francesco di Borbone-Vendôme]]
|Guerre = [[Guerra d'Italia del 1521-1526]]<br/>[[Guerra d'Italia del 1542-1546]]<br/>[[Guerra d'Italia del 1551-1559]]<br/>[[Guerre di religione francesi]]
|Campagne =
|Battaglie = [[Battaglia della Bicocca]]<br/>[[Battaglia di Pavia (1525)]]<br/>[[Battaglia di Ceresole]]<br/>[[Battaglia di Scannagallo]]
|Comandante_di =
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Pubblicazioni = ''Commentari''
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro = Luogotenente generale della [[Guienna]]
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome = Biagio
|Cognome = di Monluc
|
|Sesso = M
|LuogoNascita = Saint-Puy
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|GiornoMeseMorte = 26 giugno
|AnnoMorte = 1577
|Epoca = 1500
|Attività = generale
|Attività2 = scrittore
|Nazionalità = francese
}}
==Biografia==
Signore di [[Monluc]], discendente da famiglia nobile e numerosa, ma ormai in decadenza, Biagio di Monluc per necessità e per vocazione si arruolò in giovane età nell'esercito francese prendendo parte alle "[[Guerre d'Italia]]" combattute dal re di Francia [[Francesco I di Francia|Francesco I]] contro l'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]]. Successivamente ebbe un ruolo rilevante nell'eroica difesa della [[Repubblica di Siena]] assediata dall'esercito di Carlo V. Sotto il regno di [[Francesco II di Francia|Francesco II]] e [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]] si distinse per l'implacabile ferocia nella guerra di religione contro gli [[Ugonotti]]. Nell'ultimo periodo della sua vita scrisse le memorie delle sue azioni di guerra nei ''Commentari''.<ref name="Cadet de Gascogne">{{cita|P. Courteault|p. 312}}.</ref>
== Il condottiero ==
=== Battaglia della Bicocca (
{{vedi anche|Battaglia della Bicocca}}
[[File:Battle of Pavia.jpg|thumb|left|La battaglia di Pavia]]
Fu la prima battaglia a cui prese parte il giovane guerriero Monluc. I [[Francesi]] di [[Francesco I di Francia|Francesco I]], giunti nei pressi della [[Bicocca (Milano)|Bicocca]] ([[Rocca (fortificazione)|rocca]] situata tra [[Milano]] e [[Monza]]) con l'intento di liberarla dall'occupazione delle milizie di [[Prospero Colonna (condottiero)|Prospero Colonna]], condottiero italiano al comando dell'esercito imperiale di Carlo V, subirono una rovinosa sconfitta. La battaglia segnò una svolta nell'arte della guerra per il ruolo determinante esercitato dalle nuove armi da sparo usate dagli [[Spagnoli]] contro i [[Picchiere|picchieri]] della fanteria [[Svizzera]] assoldati dai francesi. Circa 3000 soldati caddero sotto il tiro degli [[Archibugio|archibugieri]] spagnoli.<ref name="Storia di Milano">{{cita|P. Verri|cap. XIII, pp. 186-189}}.</ref>
''Bicocca'' è rimasto nel linguaggio popolare italiano con l'accezione di "oggetto pagato a caro prezzo". In francese ''bicoque'' si dice di una casa poco solida, in uno stato di quasi disaggregazione, o che non tiene sulle sue fondazioni; al contrario, in lingua spagnola ''bicoca'' assume il valore di "grande opportunità".
=== Battaglia di Pavia (
{{Vedi anche|Battaglia di Pavia (1525)}}
Il re di Francia [[Francesco I di Francia|Francesco I]] che dopo l'[[Pace di Crepy|armistizio di Crepy]] era
[[File:Francis1-1.jpg|thumb
Non appena agli Spagnoli assediati giunsero i soccorsi portati dal viceré di [[Napoli]] [[Carlo di Lannoy]] e dal marchese di [[Pescara]] [[Francesco Ferrante d'Avalos]], ebbe luogo lo scontro finale che portò l'
Francesco I, in prima linea alla guida della prestigiosa cavalleria francese, disarcionato e ferito da un colpo d'archibugio continuò a combattere valorosamente, ma cadde prigioniero degli Spagnoli. Dalla sua prigionia, rivolgendosi alla madre [[Luisa di Savoia]] che perorava la sua liberazione, Francesco scrisse le celebri parole:
[[File:Titian (Tiziano Vecellio) (Italian -
=== Battaglia di Ceresole Alba (
{{Vedi anche|Battaglia di Ceresole}}
In questa battaglia si scontrarono ancora i Francesi con a capo il [[Francesco di Borbone-Vendôme (1519-1546)|Conte di Enghien]], contro l'
=== Guerra di Siena (1554-1559) ===
{{vedi anche|Battaglia di Scannagallo|Guerra di Siena}}
[[File:Francois de Lorraine.JPG|thumb|upright=0.6|Francesco di Lorena, Duca di Guiasa]]
Fu la più lunga e ultima delle numerose [[Guerre d'Italia]] combattute tra il re di Francia [[Enrico II di Francia|Enrico II]] e l'imperatore Carlo V. Agli inizi del mese di giugno [[1554]], le milizie franco-senesi condotte dal generale [[Piero Strozzi]], incalzate da quelle ispano-medicee del [[Gian Giacomo Medici|Marignano]], furono costrette a ritirarsi entro le [[Mura di Siena]] e sottoposte ad un lungo assedio. Il 17 luglio [[1554]], lasciando a Siena un nucleo di sicurezza al comando del capitano Biagio di Monluc, lo Strozzi con una mossa a sorpresa, determinata dalla necessità di rifornire di viveri la popolazione, uscì da Siena col grosso delle sue forze dirigendosi verso le colline della [[Val di Chiana]] ricca di granaglie già stoccate nei magazzini.<ref name="Palmerini">{{cita|F. Palmerini|p. 116}}.</ref> Ma inseguito dal Marignano subì la rotta di [[Battaglia di Scannagallo|Scannagallo]] 2 agosto [[1554]]. Quindi Marignano con le milizie vincitrici tornò a ricongiungersi con le altre già rimaste occupate nell'assedio. Per i senesi iniziò il triste periodo della resistenza. Il lungo assedio della città fu una delle pagine più gloriose della carriera del Monluc che malato e senza soccorsi seppe tener testa agli spagnoli. Siena fu costretta ad arrendersi ed il 21 aprile [[1555]], 2000 soldati fra spagnoli e lanzichenecchi al comando del conte [[Mario Sforza]] di [[Santa Fiora]], fecero il loro ingresso in città.<ref name=Valacchi58>{{cita|F. Valacchi|p. 58}}.</ref>
[[File:Medeghino.jpg|thumb|left|upright=0.7|Marignano, condottiero Ispano-Mediceo]]
Le vicende dolorose del lungo assedio vissute dal Monluc accrebbero la sua esperienza di ''Uomo d'arme'' partecipe anche al dramma personale per la perdita di due figli caduti in difesa della popolazione affamata. Biagio di Monluc con la sua guarnigione uscì dalla città con l'onore delle armi ed nel ricordo del drammatico evento così scrisse nei suoi ''Commentari'':<ref name=Valacchi58 />
{{citazione|''Benché i nostri soldati avessero sofferto fino all'estremo si dispiacevano moltissimo per la partenza e per non poter salvare la libertà di quel popolo; ed io ancor più di loro, che non potei vedere tutta quella miseria senza lagrime, compatendo immensamente quella gente che si era mostrata tanto amante della propria libertà ''|}}
Al suo ritorno in Francia, nonostante la sconfitta, Monluc fu accolto con trionfo da Enrico II ed insignito con l'onorifienza dell'[[Ordine di San Michele]]: ritornato alla vita militare seguì la spedizione in Italia del [[Francesco I di Guisa|duca di Guisa]] nel vano tentativo di riprendere la città di [[Napoli]] agli Spagnoli. Nuovamente in Italia, promosso ''Mestre de Camp'' (Colonnello). Monluc ebbe come incarico la missione di difendere gli esiliati senesi in Montalcino. Poco dopo il duca di Guisa fu richiamato in Francia per fronteggiare l'offensiva del re di Spagna Filippo II, già in atto nel territorio francese della [[Piccardia]].<ref name=Benci136>{{cita|S. Benci|p. 136}}.</ref> Piero Strozzi ed il Monluc, al seguito dell'esercito francese in ritirata lasciarono al suo destino l'effimera [[Repubblica di Siena riparata in Montalcino]] che, non sconfitta, venne ceduta a Cosimo de' Medici nel [[1559]] in base al [[Trattato di Cateau-Cambrésis]]. Nel mese di giugno del [[1558]] entrambi i comandanti parteciparono con il Guisa all'assedio di [[Thionville]] dove lo Strozzi perse la vita.<ref name=Benci136 />
=== Guerre di religione (1562-1570) ===
[[File:Catherine-de-medici.jpg|thumb|upright=0.7|Caterina de' Medici, Regina di Francia]]
Nel periodo successivo alla morte di [[Enrico II di Francia]] (10 luglio [[1559]]), il nuovo re [[Francesco II di Francia|Francesco II]], gravemente malato, lasciò governare il duca di Guisa fino alla morte (dicembre [[1560]]). Dopo la morte di Francesco II venne incoronato il fratello, [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]], sotto la reggenza della madre [[Caterina de' Medici]]. Caterina si trovò subito in contrasto con la dinastia dei Guisa: alla rivalità del potere di governo si aggiungeva, fra le due famiglie imparentate, la discordia per l'appartenenza religiosa. I Guisa giudicavano la reggente troppo tollerante verso i protestanti [[Ugonotti]].<ref>{{cita|P. Courteault|p. 657}}.</ref> Nella primavera del [[1562]], Carlo IX inviò Monluc in [[Guienna]] con l'ordine di reprimere i primi conflitti religiosi e di riportare all'obbedienza [[Tolosa]] e [[Bordeaux]]. Agli inizi del suo mandato Monluc si mostrò conciliante, più favorevole a calmare gli animi piuttosto che a reprimere coloro che, [[Ugonotti]] o [[Cattolici]], si erano lasciati andare a comportamenti violenti; ma ben presto si schierò apertamente a favore del partito cattolico sostenuto da Carlo IX e si distinse per limplacabile ferocia con cui perseguitò gli Ugonotti. Agli inizi degli scontri in Guienna, Monluc ebbe subito vittoria contro il signore di [[Duras]] nei combattimenti avvenuti presso [[Targon]] e [[Vergt]].<ref>{{cita|P. Courteault|p. 658}}.</ref>
[[File:Jean-Baptiste-Camille_Corot_-_La_Rochelle,_The_Harbour_Entrance.jpg|thumb|left|La Rochelle]]
Nel [[1565]] in occasione del viaggio attraverso la Francia intrapreso da Carlo IX con la reggente Caterina, Monluc fu nominato [[Luogotenente]] generale della Guienna e Vice [[Ammiraglio]] della Provincia, ricevendo in feudo il '''Castello di Monluc''' da cui appunto, Blaise de Lasseran-Messancome prende il nome con il quale è più comunemente conosciuto. Nel [[1567]], nella Guienne ripresero aspri tumulti che dettero origine ad un'altra guerra di religione. Avendo ricevuto l'ordine di riprendere [[La Rochelle]], Monluc dopo aver conquistato l'[[isola di Ré]] riuscì ad infliggere una dura sconfitta a [[Gabriele I di Montgomery|Montgomery]], capo delle milizie protestanti, che si era impossessato della fortezza di [[Béarn]] in [[Navarra]].<ref name=Courteault768>{{cita|P. Courteault|p. 768}}.</ref> Successivamente nel settembre del [[1569]], Monluc marciò su [[Mont-de-Marsan]], piazzaforte protestante davanti alla quale i cattolici furono spesso soccombenti. Egli impadronitosi della fortezza ordinò il massacro di tutta la guarnigione; poco dopo, nel giugno [[1970|1570]] mentre stava dando l'assalto al [[Maschio (architettura)|maschio]] di [[Rabastens]] venne ferito al naso ed alle guance da un colpo d'archibugio. La terribile ferita non più guaribile lo costringerà a coprire il suo volto mutilato con una maschera di cuoio, mettendo fine alle sue imprese militari.<ref name=Courteault768 /> La successiva [[Pace di Saint-Germain]] (8 agosto [[1570]]), stipulata tra il re Carlo IX e il capo degli Ugonotti [[Gaspard de Châtillon|Gaspard II di Coligny]], che sanciva la libertà religiosa degli Ugonotti e garantiva il loro insediamento nella piazzaforte La Rochelle, sembrò porre fine al sanguinoso conflitto. Nel [[1574]], il nuovo re di Francia [[Enrico III di Francia|Enrico III]], ultimo rappresentante della dinastia [[Valois]], insignì Monluc con il titolo di [[Maresciallo di Francia]].<ref>{{cita|G. Spini|pp. 166-167}}.</ref>
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Ordre de Saint-Michel Chevalier ribbon.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine di San Michele
|collegamento_onorificenza=Ordine di San Michele
|motivazione=
}}
== Lo scrittore ==
===Analisi del contenuto===
[[File:Francois_Dubois_001.jpg|thumb|[[François Debois]], Il massacro di San Bartolomeo]]
Biagio di Monluc dal [[1570]] al [[1577]], a causa della ferita riportata in combattimento dovette rimanere lontano dal servizio militare e probabilmente, aiutato dal fratello [[Jean de Montluc]], [[Diocesi di Valence|vescovo di Valence]], scrisse i ''Commentari'': quest'opera racconta la sua vita di soldato spesa al servizio di quattro [[re di Francia]]: molto interessante per la descrizione particolareggiata dei preparativi di guerra e dei combattimenti nella cronologia delle battaglie sostenute. La descrizione dell'autore ricca di riflessioni e consigli, riporta riferimenti precisi di strategia che costituiscono un interessante repertorio di tecnica del combattimento e di conoscenza degli armamenti del XVI secolo. La narrazione inizia con la descrizione delle ''Guerre d'Italia'', quindi si sofferma lungamente nella sua eroica difesa della città di [[Siena]], alla quale Monluc deve la sua fama. L'ultimo decennio della sua attività di condottiero coincide con le alterne fasi delle ''Guerre di Religione'' che ebbero luogo nelle città protestanti situate nel sud-ovest della Francia: conflitto sociopolitico che dette luogo a crudeli massacri, perpetrati dai cattolici a danno degli [[Ugonotti]]. Nella prefazione, dedicata ai capitani di fanteria, Monluc rivela i motivi che determinarono la redazione dei ''Commentari'': istruire gli ufficiali di rango sulle tecniche dell'arte militare e far conoscere il suo ''cursus honorum'' per dimostrare come anche un gentiluomo nato povero possa arrivare alla nomina di [[Luogotenente]] generale ed infine di [[Maresciallo]] di [[Francia]]. A questo proposito egli afferma:
{{citazione| Non lasciare nulla in memoria significa morire come bestie.|}} Con orgoglio riporta spesso l'esempio glorioso degli eroi del passato che hanno lasciato un segno nella storia come [[Cesare]] e [[Marco Aurelio]] o letterari come gli eroi del [[ciclo bretone]] come [[Amadigi di Gaula]] o [[Lancillotto]]; egli ricorda con frequenza i valori occorrenti ad un soldato per ottenere un brillante risultato:
* Qualità morali nella vita quotidiana, eliminando il vino ed il gioco; coltivare un buon rapporto con il denaro. Il combattente dovrà essere generoso nel rapporto umano; non combattere da [[mercenario]], ma soltanto in favore del suo Re e del suo Dio.<ref>{{cita|P. Courteault|p. 822}}.</ref>
* Il soldato deve essere obbediente, leale e coraggioso a tutta prova: ''Un buon [[Guascogna|Guascone]]''.
{{citazione| le ferite sono il segno delle gloriose prove dell'impegno fisico in combattimento.|}}
{{citazione| In guerra, come in amore soltanto il corpo a corpo produce risultati.|}}
* Il comandante deve essere implacabile per strategia e non per natura:<ref name=Courteault768 />
{{citazione|i peccati che io ho commesso sono quelli che la guerra mi ha fatto {{sic|commetere}}… Io ho passato tutti a fil di spada, certo che ciò avrebbe provocato una grande paura a tutta la popolazione di [[Béarn]]… credete Sire, che con le buone non sareste mai venuto a capo di quella gente.|}} Interessato alla politica come consigliere del re, per dimostrare fedeltà alla fazione cattolica, egli arrivò ad apprezzare la strage della [[notte di San Bartolomeo]] (23 agosto [[1572]]), alla quale non aveva potuto partecipare.<ref>{{cita|P. Courteault|pp. 832-835}}.</ref>
=== Analisi critica ===
Per tutto il Cinquecento i ''Commentari'' apprezzati da un pubblico non soltanto aristocratico furono definiti dal re di Francia [[Enrico IV di Francia|Enrico IV]] ''[[Bibbia]] del soldato''. In realtà l'opera riflette l'ambiguità dell'aristocrazia cinquecentesca. Monluc ammette di essere stato costretto ad arruolarsi, suo malgrado in fanteria, mentre avrebbe desiderato l'arruolamento in cavalleria, in un momento in cui la nobiltà del Paese considerava degno di sé soltanto il combattimento a cavallo, non accorgendosi della nuova realtà guerresca che con l'invenzione delle armi da fuoco, rendeva superato l'utilizzo preponderante della gloriosa cavalleria.<ref name=Seneca369>{{cita|F. Seneca|p. 369}}.</ref> Verso la fine dell'opera, l'autore afferma:{{citazione|''Piacesse a Dio che questo scellerato strumento non fosse mai stato inventato! Io non recherei i segni che ancor oggi mi fanno soffrire, né tanti uomini prodi e valorosi sarebbero spenti per mano, sovente, dei più poltroni e dei più vili, che non oserebbero guardare in volto coloro i quali hanno abbattuto da lungi con scellerati proiettili.''|}}<ref name=Seneca369 /> Eppure Monluc, proprio grazie alla fanteria aveva potuto schierare nella battaglia vinta a [[Ceresole Alba|Ceresole]] un buon nerbo di [[archibugio|archibugieri]], relegando l'orgogliosa ''Gendarmerie'' ad un ruolo secondario. Ormai per continuare a svolgere la loro storica funzione, anche i nobili dovevano adattarsi alla mutata fisionomia tecnica e sociale delle istituzioni militari. Ciò comportava impratichirsi nell'uso delle armi dei plebei, saper trattare con essi, guidarli a battersi al loro fianco.<ref name=Seneca369 />
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
=== Fonti primarie ===
* {{cita libro|autore= Paul Courteault |titolo= Un cadet de Gascogne au XVIe siècle: Blaise de Monluc |città= Paris |editore= Pléiade |anno= 1964 |annooriginale= 1909 |url= https://archive.org/details/uncadetdegascogn00couruoft/page/n8/mode/2up |cid= P. Courteault }}
* {{cita libro|autore= Jean-Charles Sournia |titolo= Blaise de Monluc, soldat et écrivan (1500-1577) |città= Paris |editore= Fayard |anno= 1981 |cid= J.C. Sournia }}
* {{cita libro|autore= Charles Oman |titolo= A History of the Art of War in the Sixteenth Century |città= London |editore= Methuen |anno= 1937 |cid= C. Oman }}
=== Fonti secondarie ===
* {{cita libro|autore= Pietro Verri |titolo= Storia di Milano |volume= 2 |città= Milano |anno= 1798 |cid= P. Verri }}
* {{cita libro|autore= Spinello Benci |titolo= Storia di Montepulciano |editore= Alessi |città= Montepulciano |anno= 1892-96 |p= 312 |cid= S. Benci }}
* {{cita libro|autore= Giorgio Spini |titolo= Disegno storico della Civiltà Italiana |volume= 2 |editore= Cremonese |città= Roma |anno= 1960 |p= 471 |cid= G. Spini }}
* {{cita libro|autore= Francesco Palmerini |titolo= Un paese toscano Foiano della Chiana |editore= Giardini |città= Pisa |anno= 1964 |p= 240 |cid= F. Palmerini }}
* {{cita libro|autore= Federico Valacchi |titolo= Siena |editore= La Fenice |anno= 1994 |ISBN= 88-8017-008-2 |cid= F. Valacchi }}
* {{cita libro|autore= Federico Seneca |titolo= Il Cinquecento: La nascita del mondo moderno |opera= La Storia |volume= 7 |editore= A. Mondadori |anno= 2007 |p= 831 |cid= F. Seneca }}
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
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