Missione von Bülow: differenze tra le versioni
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Il ritardo dell'inizio delle trattative, il rifiuto dell'Austria a cedere il [[Trentino]] e [[Trieste]] e l'aspirazione italiana a completare l'unità della nazione e a ottenere il controllo dell'[[Adriatico]], determinarono il fallimento della missione. 
== La situazione == 
Nelle sue memorie l'ex Cancelliere tedesco [[Bernhard von Bülow]] illustra il difficile terreno diplomatico della missione: «Se nel luglio del 1914 la cooperazione militare dell'Italia, con un'abile politica da parte della [[Impero tedesco|Germania]], sarebbe stata pensabile, e prima della ritirata della Marna 
== I primi contatti == 
[[File:Molo San Carlo.jpg|thumb 
[[File:Sidney sonnino.jpg|thumb| 
[[File:Emperor karl of austria-hungary 1917.png|thumb| 
Bülow, richiamato dal suo isolamento politico dal Cancelliere [[Theobald von Bethmann-Hollweg|Bethmann]] e incaricato del compito di convincere l'Italia a non entrare in guerra contro l'Austria, partì da [[Berlino]] per [[Roma]] il 14 dicembre 1914. 
Il presidente del Consiglio italiano [[Antonio Salandra]] e il nuovo ministro degli Esteri [[Sidney Sonnino]] si erano attivati in quei giorni per rivendicare, in virtù della violazione da parte dell'Austria dell'articolo 7 della [[Triplice alleanza (1882)|Triplice alleanza]] 
Il 18 dicembre avvenne il primo incontro di Bülow con il ministro Sonnino. Quest'ultimo chiarì subito che la maggioranza del Paese era favorevole alla conservazione della neutralità, ma con il presupposto che con la neutralità si potesse conseguire la «soddisfazione di alcune aspirazioni nazionali».<ref> 
Il governo italiano aveva come base di partenza di ogni trattativa almeno la cessione di tutto il Trentino e della città di Trieste. Su quest'ultimo punto Bülow si illuse che la dichiarazione di “città libera” potesse bastare: l'unico grande porto austriaco sarebbe cioè diventato autonomo ma all'interno dell'[[Impero austro-ungarico|Impero]] di [[Francesco Giuseppe I d'Austria|Francesco Giuseppe]]. 
È inoltre probabile che Trieste interessasse molto per la sua posizione anche alla Germania e che Bülow volesse in qualche modo preservarla da una sua definitiva cessione all'Italia. 
Il giorno dopo, il 19 dicembre, l'[[Bernhard von Bülow| 
L'ex Cancelliere si rese subito conto, quindi,  
== Le reazioni austriache == 
Bülow a Vienna era più temuto che amato: [[Leopold Berchtold]], ministro degli Esteri dell'Austria, ricordava che durante il suo cancellierato si era a volte dimostrato tiepido alleato, e temeva che a Roma avesse a favorire più gli interessi italiani che quelli della monarchia asburgica.<ref>Salandra, L'Intervento, Milano 1930, pag. 87. 
Un aristocratico della corte di Francesco Giuseppe, Arthur Polzer-Hoditz (1870-1945), riporta nella sua biografia di [[Carlo I d'Austria-Ungheria|Carlo d'Asburgo]]: «Di grandissimo danno per l'affermazione del punto di vista austriaco furono le conversazioni avviate dietro la nostra schiena dall'ambasciatore di Germania, von Bülow, che promise formalmente al governo italiano la cessione del [[Trentino]]».<ref>Arturo Polzer-Hoditz, L'ultimo degli Absburgo, Milano 1930, pag 195.</ref> 
L'obiezione all'idea di Bülow di cessioni territoriali all'Italia si concretizzò nella decisione di Francesco Giuseppe di mandare l'erede al trono, l'arciduca Carlo d'Asburgo, da [[Guglielmo II di Germania]], presso il quartier generale tedesco a [[Charleville-Mézières|Charleville]], in [[Terza Repubblica  
Un mese dopo Bülow, per nulla scoraggiato, scriveva all'amico giornalista Felix von Eckhardt: «Bisogna influire a Vienna. Sarebbe inaudito che l'Austria, dopo averci tirati in questa guerra per la sua inabilità allo scoppio di essa e negli ultimi due o tre anni, ci privi della collaborazione dell'Italia e della [[Regno di Romania|Rumenia]] e ci butti addosso altri due milioni di nemici [...] Faccio quello che posso per risparmiarci una nuova grossa e non necessaria difficoltà. Lo faccio per noi e per l'Austria, che deve essere salvata dal vizio ereditario di arrivare sempre troppo tardi».<ref>La lettera fu pubblicata dopo la morte di Bülow sulla ''Neue Freie Presse-Morgenblatt'' del 7 novembre 1929 ed è parzialmente riportata in Salandra, L'Intervento, Milano 1930, pagg. 96-97.</ref> 
== Piccole e grandi promesse == 
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[[File:Antonio Salandra.jpg|thumb| 
Dopo due mesi di trattative infruttuose, il 16 febbraio 1915, vista l'ostinazione di Vienna a non cedere, Bülow propose al ministro Sidney Sonnino «qualche altro terreno, o di [[Albania]] o di altro, sul quale si potesse portare la discussione…» A questo punto Sonnino scoprì le carte e affermò che non si trattava di «brama di conquista», ma di far sopravvivere la monarchia al sentimento nazionale che montava. In caso contrario l'Italia «sarebbe andata incontro alla rivoluzione [...], non restava che una sola alternativa: o guerra o rivoluzione».<ref>Sonnino, Diario, Bari 1972, Vol II, pag. 89.</ref> 
Dal 4 marzo iniziarono ufficialmente e segretamente le trattative fra l'Italia e la [[Triplice intesa]] 
Ancora piccoli passi (ma che a Bülow non apparivano piccoli) vennero fatti il 17 aprile, quando l'Austria concedette una maggiore estensione nel Trentino (sino a [[Salorno]]) ma mantenendo tutte le “testate delle valli” e posponendo l'esecuzione delle cessioni a guerra conclusa. Per quest'ultimo punto si erano resi garanti Bülow e la Germania. 
== Il Patto di Londra == 
▲[[File:Antonio Salandra.jpg|thumb|float|left|130px|Il presidente del Consiglio italiano [[Antonio Salandra]] giudicò insufficienti le proposte di Bülow.]] 
Il 26 aprile veniva in segretezza firmato il [[Patto di Londra]], che impegnava il governo italiano a dichiarare guerra all'Austria entro un mese. 
Ai primi di maggio gli sforzi di Bülow portarono Vienna a promettere ancora una rettifica del confine sul fiume [[Isonzo]] concedendo all'Italia [[Gradisca d'Isonzo|Gradisca]] e [[Cormons]], per Trieste il conferimento  
Il Presidente del Consiglio Antonio Salandra considerò che «se anche non fossimo stati impegnati [con la Triplice intesa], le concessioni ultimamente enumerate non erano tali da soddisfare noi e il Paese».<ref> 
== Crisi di governo e dichiarazione di guerra == 
Dato che il parlamento era ancora chiuso, non poteva esservi discussione pubblica sulla politica intrapresa dal governo Salandra; ma come usava all'epoca, diverse centinaia di deputati visitarono la residenza romana di Giolitti lasciandovi il proprio biglietto da visita, segno tangibile della disponibilità a votare per un nuovo governo ed una differente politica. Constatata la  
Il ''[[Corriere della Sera]]'' scrisse: «L'on. Giolitti e i suoi amici trionfano. Più ancora trionfa il Principe di Bülow. Egli è riuscito a far cadere il Ministero che conduceva il Paese alla guerra»; e il ''[[Il Messaggero|Messaggero]]'': «L'on. Salandra dà partita vinta agli organizzatori del malefico agguato; si arrende alle male arti diplomatiche del Principe di Bülow». 
Convocato dal Re per formare il nuovo governo, Giolitti, però, informato solo allora dei nuovi impegni presi dall'Italia con la Triplice intesa e già sottoscritti dal Re, decise di rifiutare l'incarico, così come altri politici convocati, per non rischiare lo scontro istituzionale tra la corona ed il parlamento. 
Il 16 maggio Vittorio Emanuele III respingeva ufficialmente le dimissioni di Salandra. Il 20 e il 21 maggio, a stragrande maggioranza, le due Camere del parlamento votarono a favore dei poteri straordinari al Sovrano e al governo in caso di ostilità. Il 23 maggio l'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] dichiarava guerra all'[[Impero austro-ungarico|Austria]], e due giorni dopo Bülow lasciava Roma con il personale dell'ambasciata tedesca. 
== Note == 
== Bibliografia == 
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==Voci correlate== 
* [[Prima guerra mondiale]] 
* [[Neutralità italiana (1914-1915)]] 
{{Portale|Grande Guerra|Storia}} 
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