Prima guerra balcanica: differenze tra le versioni
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|Tipo = Guerra
|Nome del conflitto = Prima guerra balcanica
|Parte_di = delle [[guerre balcaniche]]
|Immagine = First Balkan War Photobox 2.jpg
|Didascalia = Da in alto a sinistra, in senso orario: soldati ottomani alla [[battaglia di Kumanovo]]; truppe serbe in [[Albania]]; un soldato bulgaro con un commilitone caduto; la flotta greca alla [[battaglia di Elli]]; artiglieri montenegrini.
|Data = 8 ottobre [[1912]] - 30 maggio [[1913]]<ref name=data>Diverse delle nazioni coinvolte nel conflitto utilizzavano all'epoca il [[calendario giuliano]]; le date qui utilizzate sono tutte invece secondo il [[calendario gregoriano]].</ref><br /><small>({{Età e giorni|1912|10|8|1913|5|30}})</small>
|Luogo = [[Penisola balcanica]]
|Casus = Mire greche, bulgare e serbe sui territori europei dell'Impero ottomano
|Mutamenti_territoriali = L'Impero ottomano perde quasi tutti i suoi territori europei;<br />nascita del [[Principato d'Albania (1914-1925)|Principato di Albania]].
|Esito = Vittoria della lega Balcanica; firma del [[Trattato di Londra (1913)|trattato di Londra]]
|Schieramento1 = '''[[Lega Balcanica]]''':<br />{{BGR 1908-1946}}<br />{{SRB 1882-1918}}<br />{{GRC 1822-1978}}<br />{{MNE 1910-1918}}
|Schieramento2 = {{OTT}}
|Comandante1 = {{bandiera|BGR}} [[Ferdinando I di Bulgaria|Ferdinando I]]<br />{{bandiera|BGR}} [[Mihail Savov]]<br />{{bandiera|BGR}} [[Ivan Fičev]]<br />{{bandiera|BGR}} [[Vasil Kutinčev]]<br />{{bandiera|BGR}} [[Radko Dimitriev]]<br />{{bandiera|BGR}} [[Stilijan Kovačev]]<br />{{bandiera|BGR}} [[Georgi Todorov]]<br />[[File:State Flag of Serbia (1882-1918).svg|20px|border]] [[Pietro I di Serbia|Pietro I]]<br />[[File:State Flag of Serbia (1882-1918).svg|20px|border]] [[Alessandro I di Jugoslavia|Alessandro I]]<br />[[File:State Flag of Serbia (1882-1918).svg|20px|border]] [[Radomir Putnik]]<br />[[File:State Flag of Serbia (1882-1918).svg|20px|border]] [[Petar Bojović]]<br />[[File:State Flag of Serbia (1882-1918).svg|20px|border]] [[Stepa Stepanović]]<br />[[File:State Flag of Serbia (1882-1918).svg|20px|border]] [[Božidar Janković (militare)|Božidar Janković]]<br />[[File:State Flag of Serbia (1882-1918).svg|20px|border]] [[Živojin Mišić]]<br />[[File:State Flag of Serbia (1882-1918).svg|20px|border]] [[Pavle Jurišić Šturm]]<br />[[File:Hellenic Kingdom Flag 1935.svg|20 px|border]] [[Giorgio I di Grecia|Giorgio I]] †<br />[[File:Hellenic Kingdom Flag 1935.svg|20 px|border]] [[Costantino I di Grecia|Costantino I]]<br />[[File:Hellenic Kingdom Flag 1935.svg|20 px|border]] [[Panagiōtīs Dagklīs]]<br />[[File:Hellenic Kingdom Flag 1935.svg|20 px|border]] [[Paulos Kountouriōtīs]]<br />[[File:Flag of Montenegro (1905–1918).svg|20 px|border]] [[Nicola I del Montenegro|Nicola I]]<br />[[File:Flag of Montenegro (1905–1918).svg|20 px|border]] [[Pietro del Montenegro|Principe Pietro]]<br />[[File:Flag of Montenegro (1905–1918).svg|20 px|border]] [[Danilo II del Montenegro|Principe Danilo]]<br />[[File:Flag of Montenegro (1905–1918).svg|20 px|border]] [[Janko Vukotić]]<br />[[File:Flag of Montenegro (1905–1918).svg|20 px|border]] [[Radomir Vešović]]
|Comandante2 =[[File:Flag of the Ottoman Empire (1844–1922).svg|20 px|border]] [[Nazim Pascià]] †<br />[[File:Flag of the Ottoman Empire (1844–1922).svg|20 px|border]] [[Ismail Enver]]<br />[[File:Flag of the Ottoman Empire (1844–1922).svg|20 px|border]] [[Thair Bey]]<br />[[File:Flag of the Ottoman Empire (1844–1922).svg|20 px|border]] [[Ramiz Naman Bey]]
|Effettivi1 = '''Totale''': {{formatnum:750000}} uomini
* {{formatnum:350000}} bulgari<ref name=Hall-p16>{{cita|Hall|p. 16}}.</ref>
* {{formatnum:230000}} serbi<ref name=Hall-18>{{cita|Hall|p. 18}}.</ref>
* {{formatnum:125000}} greci<ref>{{cita|Hall|p. 70}}.</ref>
* {{formatnum:44500}} montenegrini<ref>{{cita|Hall|p. 69}}.</ref>
|Effettivi2 = {{formatnum:290000}} uomini <small>(cifra a inizio ostilità)</small><ref>{{cita|Ivetic|p. 67}}.</ref>
|Perdite1 = '''Totale''': {{formatnum:161000}}<br />Bulgaria<ref name=Ivetic-p149>{{cita|Ivetic|p. 149}}.</ref>:
* {{formatnum:14000}} morti
* {{formatnum:50000}} feriti
* {{formatnum:19000}} morti per malattia
Serbia<ref name=Ivetic-p149/>:
* {{formatnum:20000}} morti
* {{formatnum:20000}} feriti
Grecia<ref name=Ivetic-p149/>:
* {{formatnum:5169}} morti
* {{formatnum:23500}} feriti
*
*
|Perdite2 = '''Totale''': {{formatnum:340000}}<ref>{{cita|Erickson|p. 329}}.</ref>
* {{formatnum:50000}} morti
* {{formatnum:100000}} feriti
* {{formatnum:115000}} prigionieri
* {{formatnum:75000}} morti per malattia
|Note =
}}
{{Prima guerra balcanica}}
La '''prima guerra balcanica''' (
In meno di due mesi
Con la mediazione delle principali potenze europee, il 30 maggio 1913 fu firmato il [[Trattato di Londra (1913)|trattato di Londra]], che pose fine alla guerra: l'Impero ottomano perse quasi tutti i suoi territori europei
== Antefatti ==
{{vedi anche|Guerre balcaniche}}
=== La disgregazione dell'Impero ottomano ===
All'inizio del XX secolo l'Impero ottomano versava in uno stato di grave crisi. Disordini e turbolenze affliggevano le provincie europee dell'Impero, collettivamente note come "[[Rumelia]]" ma amministrativamente divise nei sei ''[[Wilaya|vilayet]]'' [[Vilayet di Adrianopoli|di Adrianopoli]] (la [[Tracia]] orientale e centrale), [[Vilayet di Salonicco|di Salonicco]] (la [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] egea e la Tracia occidentale), [[Vilayet di Monastir|di Monastir]] (la Macedonia centrale e occidentale e la parte centrale dell'odierna [[Albania]]), [[Vilayet di Giannina|di Giannina]] (l'[[Epiro]] e l'Albania meridionale), [[Vilayet di Scutari|di Scutari]] (l'Albania settentrionale) e [[Vilayet del Kosovo|del Kosovo]] (l'[[Kosovo|odierna]] regione più [[Sangiaccato (Balcani)|Sangiaccato]] e Macedonia settentrionale)<ref>{{cita|Ivetic|p. 30}}.</ref>; rivolte locali, attentati e una perdurante guerriglia sconvolgevano la regione, abitata da una moltitudine di [[etnia|etnie]] e fedi religiose diverse. Particolarmente delicata era la situazione nella Macedonia (suddivisa tra i ''vilayet'' di Salonicco, Monastir e Kosovo), dove alla [[Macedoni (gruppo etnico)|popolazione slava locale]] si affiancavano le popolazioni [[serbi|serbe]], [[greci|greche]] e [[bulgari|bulgare]]: nel contesto del periodo noto anche come "[[Lotta Macedone]]", l'[[Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone]] (VMRO), nata nel 1896, era una delle più attive nel compiere attentati contro l'amministrazione ottomana, al fine di costituire una Macedonia autonoma inserita all'interno di una federazione balcanica<ref>{{cita|Ivetic|p. 21}}.</ref>, mentre le altre minoranze etniche guardavano per lo più all'integrazione con i vicini Stati balcanici indipendenti, da cui ricevevano segretamente sostegno e finanziamenti<ref>{{cita|Ivetic|pp. 23-24}}.</ref>.
Il [[colpo di Stato]] dell'aprile del 1908, promosso dall'organizzazione dei [[Giovani Turchi]] e che portò alla destituzione del [[sultano]] [[Abdul Hamid II]] in favore del fratello [[Mehmet V]], costituì un motivo di ulteriore tensione nella Rumelia: i Giovani Turchi impressero un movimento di rinnovamento all'Impero orientato prevalentemente a eliminare la coesione su base [[Musulmano|musulmana]] del regno di Abdul Hamid in favore di un ruolo più centrale per l'etnia [[turchi (gruppo etnico)|turca]]<ref>{{cita|Ivetic|p. 53}}.</ref>. Le riforme dei Giovani Turchi colpirono tutte le minoranze dell'Impero, ma trovarono forte opposizione in particolare presso gli [[albanesi]], aperti sostenitori di Abdul Hamid: nell'aprile del 1910 nel ''vilayet'' del Kosovo, dove da tempo si verificavano scontri e violenze tra le minoranze serbe e albanesi<ref name=Ivetic-pp53-55>{{cita|Ivetic|pp. 53-55}}.</ref>, scoppiò una vasta insurrezione antiturca delle popolazioni albanesi; rivolta che si estese anche ai ''vilayet'' di Scutari e Monastir dopo la schiacciante vittoria dei Giovani Turchi alle elezioni del febbraio 1912<ref name=Ivetic-pp53-55/>. La [[Rivolta albanese del 1912|rivolta albanese]] ottenne un ampio successo, e gli insorti, arrivati a contare quasi {{M|45000}} uomini<ref name=Ivetic-pp53-55/>, riuscirono a occupare nell'agosto del 1912 le importanti città di [[Prizren]], [[Novi Pazar|Yeni Pazar]] e Üsküb (l'attuale [[Skopje]]); la prova di forza convinse il governo ottomano a trattare, e nel settembre del 1912 furono concesse ampie autonomie in materia di amministrazione e giustizia ai ''vilayet'' abitati dagli albanesi: si giunse perfino a ipotizzare la costituzione di un unico [[Vilayet albanese|''vilayet'' albanese]], preludio alla creazione di un'Albania propriamente indipendente<ref name=Ivetic-pp53-55/>.
=== La Lega Balcanica ===
{{vedi anche|Lega Balcanica}}
Lo scoppio della [[guerra italo-turca]] nel settembre del 1911 non fece che incrementare il processo di disgregazione dell'Impero ottomano: le sconfitte turche in [[Libia]] e nel [[mar Egeo]] misero in luce la profonda crisi in cui versavano le forze ottomane, mentre i disordini in Macedonia e in Albania sembravano preannunciare un'imminente disgregazione dei territori europei dell'Impero; tutto ciò, inevitabilmente, fece da incentivo per gli Stati balcanici a intraprendere una politica aggressiva nei confronti degli ottomani<ref>{{cita|Ivetic|p. 44}}.</ref>.
[[File:I balcani nel 1905.png|thumb|left|Carta dei Balcani nel 1905]]
I contatti tra Bulgaria e Serbia in merito alla spartizione dei territori ottomani procedettero per gradi: i due paesi si erano scontrati in una [[Guerra serbo-bulgara|breve guerra]] nel 1886, e forti rimanevano i contrasti in merito alla spartizione della Macedonia, abitata da gruppi etnici appartenenti
La questione dei territori ottomani interessava anche la Grecia: uscito sconfitto nella [[guerra greco-turca (1897)|guerra greco-turca
L'ultimo ad aggregarsi alla "Lega balcanica"<ref>Termine, in verità, utilizzato solo in via informale.</ref> fu il Montenegro: attivo nel sostenere la guerriglia albanese contro gli ottomani, il re [[Nicola I del Montenegro|Nicola I]] era tuttavia ostile alla Serbia, accusata di appoggiare l'opposizione interna al monarca<ref name=Ivetic-pp51-52>{{cita|Ivetic|pp. 51-52}}.</ref>. Solo nel maggio del 1912, su iniziativa diplomatica russa, il piccolo regno fu coinvolto nei negoziati per la creazione della Lega: un accordo verbale con i bulgari concedeva al Montenegro, in cambio del suo sostegno militare, il possesso di tutto il territorio che sarebbe riuscito a conquistare; venne anche convenuto che i montenegrini avrebbero iniziato per primi la guerra, attaccando gli ottomani per la fine del settembre 1912<ref name=Ivetic-pp51-52
=== Ultime manovre diplomatiche ===
[[File:Mobilization of First Sofia Infantry Regiment in 1912.jpg|thumb|Truppe bulgare in fase di [[mobilitazione]] a
Il 17 luglio truppe turche e montenegrine si scontrarono lungo la frontiera tra le due nazioni, a causa di una disputa circa il possesso di un villaggio albanese: gli ottomani ruppero le relazioni diplomatiche con il regno, ma sia [[Cettigne]] che [[Istanbul]] convennero di "congelare" la questione; i montenegrini, comunque, si assicurarono un utile ''[[casus belli]]''<ref name=Ivetic-pp56-59>{{cita|Ivetic|pp. 56-59}}.</ref>. In agosto una serie di attentati condotti dal VRMO macedone a [[Kočani]] provocò la dura reazione delle autorità ottomane, che fecero 120 morti tra la popolazione civile; la repressione scatenò proteste in Bulgaria e pubbliche richieste di ritorsioni nei confronti degli ottomani<ref name=Ivetic-pp56-59
Le potenze europee erano nel complesso contrarie alla guerra: l'[[Impero
La Lega balcanica aspettava ormai solo il pretesto giusto, che fu fornito dagli stessi ottomani: tra il 23
La mediazione europea arrivò troppo tardi: quello stesso 8 ottobre il Montenegro dichiarò guerra all'Impero ottomano, adducendo come pretesto la mancata risoluzione della disputa sui confini; il 9 ottobre seguente, alle 07:00, il principe [[Pietro del Montenegro|Pietro]] sparò simbolicamente il primo colpo di fucile contro le posizioni ottomane, e subito dopo le truppe montenegrine si riversarono oltre la frontiera<ref name=Ivetic-pp70-71>{{cita|Ivetic|pp. 70-71}}.</ref>. Il 12 ottobre gli altri tre Stati della Lega rigettarono ufficialmente la proposta di mediazione austro-russa, inviando allo stesso tempo
== Forze in campo ==
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[[File:Yaroslav Veshin - Na nozh.jpg|thumb|upright|Fanti bulgari all'assalto in un quadro di [[Jaroslav Věšín]] ]]
L'[[Suhopătni vojski na Bălgarija|esercito bulgaro]] costituiva la forza più potente, meglio armata
La [[Voennomorski sili na Bălgarija|marina militare bulgara]] era una forza piccola, destinata principalmente alla difesa costiera, e poteva allineare 6 moderne [[torpediniera|torpediniere]] da 100
Il piano originario bulgaro prevedeva un'offensiva iniziale nella regione della Tracia, per battere le principali forze ottomane e tagliare la ferrovia Istanbul-Salonicco, vitale via di rifornimento per le armate turche schierate più
Il grosso dell'esercito bulgaro (
=== Serbia ===
[[File:
Da una popolazione prebellica di 2,9 milioni di abitanti, la Serbia mobilitò inizialmente
Le forze serbe erano divise in quattro armate: nucleo centrale era la Prima Armata del principe ereditario [[Alessandro I di Jugoslavia|Alessandro Karađorđević]] (cinque divisioni di fanteria e la divisione di cavalleria), schierata nell'alta valle della [[Morava occidentale]]
=== Grecia ===
[[File:Averof Today2.jpg|thumb|left|La ''[[Georgios Averof (incrociatore)|Georgios Averof]]'', [[nave ammiraglia]] greca nel 1912, oggi trasformata in nave-museo]]
I pianificatori serbo-bulgari attribuivano scarsa importanza al contributo che la Grecia poteva dare all'invasione terrestre della Macedonia, vista anche la pessima prova fornita dall'[[Ellinikós Stratós|esercito ellenico]] nella [[Guerra greco-turca (1897)|guerra greco-turca del 1897]]; di fondamentale importanza era invece la [[
L'esercito greco fu quasi interamente concentrato nell'Armata della [[Tessaglia]] (sette divisioni di fanteria, la brigata di cavalleria e quattro [[battaglione|battaglioni]] indipendenti di [[Euzone|euzoni]], la fanteria da montagna greca), posta sotto il comando del principe ereditario [[Costantino I di Grecia|Costantino]] e del suo capo di stato maggiore generale [[
La marina greca, guidata dall'[[ammiraglio]] [[
[[File:NSRW Balkans12.jpg|thumb|Fanti e [[Riserva militare|riservisti]] montenegrini]]
=== Montenegro ===
Il più piccolo e meno popoloso tra gli Stati della Lega
=== Impero ottomano ===
[[File:NSRW Balkans11.jpg|thumb|left|upright|Un soldato ottomano]]
Con una popolazione di 26 milioni di abitanti appartenenti a dozzine di gruppi etnici e religiosi diversi, l'Impero ottomano iniziò la guerra con il suo consueto esercito cosmopolita, fatto che secondo alcuni storici provocava più svantaggi che vantaggi
==== L'esercito ====
Come gli equivalenti europei del periodo, l'[[
[[File:Ottoman soldiers at Montenegrin border, 1912.jpg|thumb|Truppe ottomane schierate sul confine con il Montenegro]]
Allo scoppio delle ostilità il ministro della guerra [[Nazim Pascià]] assunse il comando in capo delle forze ottomane in luogo del sultano. Le truppe ottomane schierate in Rumelia erano suddivise in due armate: l'Armata Orientale (o Armata della Tracia) del generale [[Abdullah Pascià]] aveva allo scoppio delle ostilità
Tutte le divisioni ottomane erano gravemente sotto organico, a causa delle lente procedure di mobilitazione, del boicottaggio e delle diserzioni da parte delle reclute cristiane, e del pessimo stato dei collegamenti ferroviari dell'Impero: allo scoppio del conflitto circa
==== La marina ====
[[File:Barbaroshayreddin.jpg|thumb|La ''Barbaros Hayreddin'' (Khayr al-Din Barbarossa), ex {{nave|SMS|Kurfürst Friedrich Wilhelm||6}}, nave ammiraglia della flotta ottomana]]
La [[
Per rispondere all'entrata in servizio della ''Averof'' greca, la marina ottomana aveva tentato di acquisire dalla Germania l'incrociatore corazzato {{nave|SMS|Blücher||6}}
La flotta ottomana al 20 dicembre 1912 era quindi articolata su quattro divisioni navali<ref>{{cita|Langensiepen|p. 196}}.</ref>: la principale comprendeva le unità da battaglia ''Barbaros Hayreddin'', ''Turgut Reis'', ''Mesudiye'', ''Demirhisar'', ''Sultanhisar'', ''Sivrihisar'', ''Hamidabad'' e la nave ospedale ''Reşid Paşa''; vi erano poi due divisioni di cacciatorpediniere: l'una con l'incrociatore protetto ''Mecidiye'' in funzione di capoflottiglia e i caccia ''Muâvenet-i Millîye'', ''Gayret-i Vatâniye'' e ''Nümûne-i Hamiyet''; l'altra con i caccia ''Berk-i Satvet'', ''Taşoz'', ''Yarhisar'' e ''Basra''. Completava il quadro una quarta divisione con la corvetta corazzata ''Âsâr-ı Tevfik'', il caccia ''Samsun'', la nave officina ''Tîr-i Müjgan'' e i due rimorchiatori ''İntibâh'' e ''Samsun''. A fronte di una relativa consistenza numerica vi erano però la vastità delle aree marine da controllare e l'obsolescenza delle navi da battaglia, alcune delle quali (come la ''Mesudiye'') ex navi corazzate a vela e vapore ricostruite.
== Svolgimento della guerra ==
[[File:Prima guerra balcanica.jpg|thumb|upright=1.8|Andamento generale delle operazioni belliche del conflitto]]
=== Prima fase ===
==== Il fronte della Tracia ====
La notte del 18 ottobre 1912 le avanguardie bulgare iniziarono a penetrare in territorio nemico, respingendo facilmente le poche forze ottomane dislocate a presidio della frontiera: la Seconda Armata bulgara si diresse verso Adrianopoli allo scopo di assediarla, la Prima Armata puntò sulle forze campali ottomane
[[File:Ottoman troops leaving the field during the battle of Lule Burgas.png|thumb|left|Truppe ottomane alla battaglia di Lüleburgaz]]
I bulgari non incalzarono subito gli ottomani, che furono così in grado di [[trincea|trincerarsi]] su una seconda linea difensiva lunga 40 km tra le cittadine di [[Lüleburgaz]], [[Karaağaç]] e [[Pınarhisar|Bunarhisar]], 150 km a ovest di Istanbul: il 29 ottobre la Prima e Terza Armata bulgara attaccarono la linea ottomana, incontrando però una dura resistenza. Il miglior addestramento delle truppe bulgare fece però pendere in loro favore l'andamento della battaglia, e con le forze ottomane che rischiavano di essere accerchiate su entrambi i lati, il 2 novembre, Nazim Pascià diede ordine all'Armata Orientale di ripiegare verso Istanbul<ref name=turkeyswar/>: in una situazione di completo collasso dei [[logistica militare|servizi logistici]] che favoriva il diffondersi di epidemie, le truppe ottomane si ritirarono lungo strade rese fangose dalle piogge invernali e intasate da migliaia di profughi turchi in fuga davanti all'avanzata bulgara. La [[battaglia di Lüleburgaz]] fu lo scontro campale più sanguinoso della guerra, con {{formatnum:20000}} tra morti e feriti nelle file bulgare e {{formatnum:22000}} tra quelle ottomane<ref name=Ivetic-72-74/>.
Mentre le due armate bulgare respingevano le forze ottomane, la Seconda Armata del generale Ivanov completava l'accerchiamento di Adrianopoli: respinte due sortite della guarnigione il 22 e il 29 ottobre, il 9 novembre la città fu completamente circondata dai bulgari, raggiunti nei giorni successivi anche da un contingente serbo distaccato dal fronte della Macedonia. Sebbene Ivanov spingesse per un assalto frontale alla città, il capo di stato maggiore Fičev decise di continuare la pressione sull'armata campale ottomana, nonostante il pessimo stato della rete stradale rendesse problematici i rifornimenti alle armate bulgare e ne rallentasse l'avanzata<ref name=Ivetic-75-77>{{cita|Ivetic|pp. 75-77}}.</ref>; Adrianopoli risultò un obiettivo difficile, circondata com'era da due anelli di fortificazioni e presidiata da una guarnigione di {{formatnum:60000}} uomini, mentre i bulgari erano a corto di equipaggiamenti per sostenere efficacemente l'assedio<ref>{{cita|Seton-Watson|p. 238}}.</ref>. Il 14 novembre iniziò un sistematico bombardamento della città, nel tentativo di fiaccarne la resistenza.
[[File:Bulgarian heavy artillery - Balkan War.jpg|thumb|Artiglieria pesante bulgara al fronte]]
Sul fianco destro della Seconda Armata, il "Distaccamento Rodope" bulgaro-macedone invase la Tracia occidentale, contrastato da circa
Le truppe ottomane in ripiegamento verso Istanbul furono fermate a 30
==== Il fronte della Macedonia ====
[[File:Ulazak srpske konjice u Skoplje.jpg|thumb|La cavalleria serba entra a Üsküb ([[Skopje]])
Il 19 ottobre la Prima Armata serba del principe ereditario Alessandro attraversò la frontiera ottomana a sud di [[Vranje]] puntando verso la valle del [[Vardar]], mentre la Seconda Armata serba del generale Stepanović muoveva dal territorio bulgaro per prendere alle spalle le forze nemiche; il generale ottomano Zeki Pascià stava nel frattempo concentrando le sue sparse forze tra Üsküb e [[Štip|İştip]], ricevendo un inaspettato rinforzo sotto forma di un gran numero di miliziani albanesi irregolari: nemici fino a qualche settimana prima, i capi albanesi si erano infatti resi conto che l'invasione serba e greca metteva in pericolo l'autonomia politica guadagnata nel settembre precedente<ref name=Ivetic-80-83>{{cita|Ivetic|pp. 80-83}}.</ref>.
Obbedendo agli ordini di Nazim Pascià che chiedevano l'offensiva
Le forze di Zeki Pascià si ritirarono disordinatamente verso sud, perdendo gran parte della propria artiglieria e cedendo larghe fette di territorio<ref name=turkeyswar
[[File:Capture of Korytsa 1912 lithograph.jpg|thumb|left|Truppe greche in una [[litografia]] dell'epoca]]
La Prima Armata serba marciò quindi alla volta di Monastir via [[Veles (comune)|Köprülü]] e Pirlepe (oggi [[Prilep]]); in questa seconda località i serbi si imbatterono nel V Corpo d'armata ottomano, trincerato a difesa del centro abitato: tra il 5 e il 6 novembre i due contendenti si affrontarono nella [[battaglia di Prilep]], scontro vinto dai serbi che furono così in grado di proseguire la loro avanzata<ref name=Ivetic-80-83/>. Il 16 novembre le due armate serbe raggiunsero Monastir, terza città della Macedonia: qui si erano raggruppati i reparti ottomani in ritirata e un gran numero di irregolari albanesi, che formarono una linea di difesa lunga dieci chilometri. Dopo alcuni scontri preliminari, il 17 novembre i serbi lanciarono la loro offensiva contro la linea ottomana muovendo da nord e nord-ovest: duri combattimenti si svilupparono attorno al massiccio dell'Oblakovo e si conclusero con la vittoria dei reparti serbi che fecero breccia nella linea nemica; la notte del 18 novembre Zeki Pascià diede ordine alle sue forze di abbandonare il campo e di ripiegare verso ovest<ref name=Ivetic-80-83/>. Il 19 novembre i serbi entrarono indisturbati a Monastir, lasciando liberi gli ottomani di ripiegare verso l'Albania centro-meridionale, zona a cui il governo di Belgrado non era interessato; la [[battaglia di Monastir]] decise l'esito della campagna di Macedonia, durata appena un mese<ref name=turkeyswar/>: il 20 novembre i serbi presero [[Resen|Resne]], per poi concludere le loro operazioni con la cattura della città di Ocrida il giorno seguente.
[[File:Ottoman soldiers after the First Balkan War.png|thumb|upright|Due soldati ottomani in fase di ritirata]]
In seno ai vertici greci vi erano contrasti su quale dovesse essere l'obiettivo dell'Armata della Tessaglia, penetrata nel sud della Macedonia all'alba del 18 ottobre: i comandi militari e lo stesso principe ereditario Costantino puntavano all'occupazione di Monastir, mentre Venizelos spingeva per la conquista di Salonicco nel più breve tempo possibile, nel timore che i bulgari fossero i primi ad arrivarvi<ref name=Ivetic-84-86>{{cita|Ivetic|pp. 84-86}}.</ref>. L'alto comando ottomano aveva commesso il grave errore di dividere equamente le proprie forze nella Macedonia meridionale in due corpi d'armata dislocati in Epiro
Alla volta della città stavano dirigendo anche i bulgari della 7ª Divisione "Rila", separatasi il 1º novembre dalla Seconda Armata serba: incontrando una resistenza trascurabile, i bulgari presero [[Petrič|Petriç]], [[Sidirokastro|Demirhisar]] e [[Serres (Grecia)|Serez]], prima di svoltare a sud-est alla volta di Salonicco. I greci stavano intanto completando l'accerchiamento della città, bloccata anche dalla parte del mare dalla flotta ellenica che occupò con reparti da sbarco la [[penisola Calcidica]]; sottoposto a forti pressioni da parte del governatore e dei rappresentanti degli Stati europei perché evitasse distruzioni all'antica città, il comandante della forze ottomane, generale [[Hasan Tahsin Pascià]], decise di trattare<ref name=turkeyswar
==== Altri teatri ====
[[File:
Nell'estremo nord della Rumelia, le forze montenegrine invasero il Sangiaccato occidentale già a partire dal 9 ottobre, mentre i serbi penetrarono nella zona orientale della regione il 19 seguente. Le forze dei coalizzati si mossero con cautela per evitare di provocare gli austroungarici, ma la resistenza dei pochi reparti ottomani a guardia della regione fu debole<ref name=Ivetic-87-88>{{cita|Ivetic|pp. 87-88}}.</ref>: la Divisione Orientale montenegrina prese [[Bijelo Polje|Akova]] l'11 ottobre, poi [[Berane]] il 16 ottobre e [[Plav (Montenegro)|Palav]] il 20, terminando poi le operazioni con la presa di [[Pljevlja|Taşlıca]] il 28 ottobre, in collaborazione con i serbi; l'Armata serba dell'Ibar prese invece [[Novi Pazar|Yeni Pazar]] il 23 ottobre e [[Sjenica|Senica]] il 25 ottobre, concludendo l'occupazione della regione entro la fine del mese<ref name=Ivetic-87-88
La Terza Armata serba invase il Kosovo a partire dal 19 ottobre, incontrando poca resistenza da parte delle deboli truppe ottomane ma una diffusa ostilità da parte delle popolazioni albanesi<ref name=Ivetic-87-88
[[File:Greek Evzones in Epirus 1913.jpg|thumb|Un gruppo di euzoni greci sul fronte dell'[[Epiro]] ]]
Il 19 ottobre l'Armata greca dell'Epiro invase l'omonima regione, muovendo lentamente a causa del terreno impervio e della resistenza sparsa ma ostinata degli ottomani<ref name=Hall-63-64>{{cita|Hall|pp. 63-64}}.</ref>: il 2 novembre fu raggiunta [[Prevesa|Preveze]], che cadde due giorni dopo al termine di un breve assedio, consentendo ai greci di approvvigionare l'armata anche dal mare. Duramente contrastati dalle forze ottomane e dagli irregolari albanesi, i reparti di Sapountzakis procedettero poi alla volta del loro obiettivo principale, Giannina<ref name=Hall-63-64/>: la città era circondata da un anello di moderne fortificazioni, mentre la già cospicua guarnigione era stata rinforzata da reparti regolari in ritirata dalla Macedonia e da un gran numero di volontari albanesi; con l'arrivo di nuove truppe, distaccate dal fronte della Tessaglia, per il 25 novembre Sapountzakis fu in grado di circondare la città su tre lati (ovest, sud ed est), ma il lato nord rimase scoperto consentendo al generale ottomano [[Mehmed Esad Pascià]] di mantenere aperta una via di approvvigionamento. Come avevano fatto i montenegrini a Scutari e i bulgari ad Adrianopoli, i greci decisero di cingere d'assedio la città sottoponendola a bombardamenti d'artiglieria nel tentativo di fiaccarne la resistenza<ref name=Hall-63-64/>.
Sfruttando l'acquisito controllo del mar Egeo, la flotta greca condusse una serie di operazioni di sbarco sulle isole controllate dagli ottomani: il 20 ottobre reparti ellenici occuparono [[Distretto di Tenedo|Tenedo]], seguita da [[Taso|Taşoz]], [[Imbro|İmroz]], [[Samotracia]] e Limni (oggi [[Lemno]]) ai primi di novembre<ref name=Erickson-157-159/>; il 21 novembre i greci presero terra a [[Lesbo|Midilli]] e il 27 a [[Chio (isola)|Sakız]], ma i reparti ottomani opposero una dura resistenza ritirandosi nelle zone montuose dell'interno, tanto che la prima isola fu completamente conquistata solo il 22 dicembre e la seconda resistette fino al 3 gennaio 1913<ref name=Erickson-157-159>{{cita|Erickson|pp. 157-159}}.</ref>. L'ultima posizione ottomana nell'Egeo, [[Samo (isola)|Sisam]] (tecnicamente un [[Principato di Samo|principato autonomo]] ma tributario dell'Impero), non fu occupata dai greci prima del 13 marzo 1913 per evitare tensioni con le truppe italiane stanziate nel [[Dodecaneso]]<ref name=Erickson-157-159/>.
=== Il primo armistizio ===
Per la fine di novembre del 1912, dopo appena quaranta giorni di combattimenti, le ostilità su tutti i fronti andarono placandosi o si trovarono in una situazione di stallo<ref name=Ivetic-90>{{cita|Ivetic|p. 90}}.</ref>: all'infuori di alcune zone dell'Albania meridionale, dell'area tra Istanbul e Çatalca e delle città assediate di Adrianopoli, Scutari e Giannina, tutti i territori europei dell'Impero ottomano risultavano occupati dai coalizzati. Entrambe le parti erano esauste per i duri combattimenti sostenuti: già dal 19 novembre i bulgari avevano iniziato trattative preliminari con gli ottomani per arrivare
[[File:Chataldja armistice.jpg|thumb|I delegati ottomani e bulgari a Çatalca dopo la firma dell'armistizio del 3 dicembre]]
Contemporaneamente alle trattative tra i belligeranti erano in corso frenetiche consultazioni tra gli ambasciatori delle principali potenze europee: l'assetto dei Balcani così come era stato stabilito dal [[congresso di Berlino]] del 1878 era stato spazzato via, e urgeva pianificarne uno nuovo per garantire stabilità alla regione<ref name=Ivetic-98-100>{{cita|Ivetic|pp. 98-100}}.</ref>. Le trattative erano pesantemente condizionate dalla contesa tra Austria-Ungheria (spalleggiata da Italia e Germania) e Serbia (sostenuta dalla Russia e, indirettamente, dagli altri Stati della Triplice intesa) circa il destino dell'Albania: se entrambe concordavano in linea di massima sull'autonomia della regione, Vienna era nettamente ostile alla presenza di un porto serbo sul mar Adriatico, arrivando a minacciare la guerra contro Belgrado<ref name=Ivetic-98-100/>; riscontrata l'ostilità di Francia e Regno Unito a impegnarsi in un conflitto nei Balcani, il ministro degli esteri russo Sazonov cercò di ammorbidire la posizione serba<ref name=Ivetic-98-100/>.
Il 16 dicembre i negoziati di pace tra i belligeranti si aprirono a [[Londra]], nel [[St. James's Palace]]: gli ottomani inizialmente puntarono ad allungare le trattative, contestando la presenza della delegazione greca guidata dallo stesso primo ministro Venizelos; solo il 24 dicembre greci e ottomani concordarono su una tregua e le trattative poterono proseguire con la presenza anche dei delegati greci. Le posizioni si dimostrarono subito inconciliabili: la Lega balcanica domandò la cessione di tutti i territori europei dell'Impero, compresa Creta e le isole dell'Egeo, lasciando agli ottomani solo la zona davanti Istanbul e la penisola di Gallipoli; al contrario, gli ottomani pretesero la restituzione dell'intero ''vilayet'' di Adrianopoli e delle quattro isole egee poste davanti allo stretto dei [[Dardanelli]], mentre la Macedonia e l'Albania sarebbero state costituite come principati autonomi<ref name=Ivetic-101-102>{{cita|Ivetic|pp. 101-102}}.</ref>. Sempre a Londra si aprì in quegli stessi giorni la [[Conferenza di Londra (1912-1913)|conferenza degli ambasciatori]] delle potenze europee: accettata da tutti l'idea dell'indipendenza albanese, la questione si incentrò sulla definizione dei confini della nuova nazione. La Russia, con il riluttante assenso di Belgrado, tentò di placare gli austro-ungarici proponendo un confine comune tra Albania e Montenegro, isolando così la Serbia dal mare<ref name=Ivetic-103-105/>; per tutta risposta Vienna avanzò la proposta di includere nel nuovo Stato anche Scutari, Giannina e gran parte del Kosovo, scatenando le proteste di serbi e montenegrini e suscitando la contrarietà delle altre potenze<ref name=Ivetic-103-105>{{cita|Ivetic|pp. 103-105}}.</ref>.
Il mese di gennaio trascorse senza che fosse stato trovato un accordo, né sulla questione della cessazione delle ostilità e né su quella dei confini albanesi: con i bulgari che insistevano per ottenere Adrianopoli e i greci non intenzionati a cedere le isole egee, il 17 gennaio le potenze europee fecero pressioni su Istanbul perché accettasse una proposta di compromesso<ref name=Ivetic-101-102/>. Il sultano si dichiarò disposto a discuterne, ma il 23 gennaio un colpo di Stato promosso dai Giovani Turchi portò alla deposizione del [[gran visir]] [[Kâmil Pascià]], rimpiazzato con un ferreo sostenitore del possesso turco di Adrianopoli, [[Mahmut Şevket Pascià]]; il ministro della guerra Nazim Pascià, incolpato dei disastri bellici, fu assassinato e rimpiazzato da [[Ismail Enver]], fautore della soluzione militare<ref name=turkeyswar/>. Il colpo di Stato rese inutili ulteriori trattative: in Bulgaria lo zar Ferdinando e il generale Savov fecero pressioni sugli alleati perché le ostilità riprendessero, trovando il pieno sostegno di greci e montenegrini; i serbi inizialmente esitarono, visti i negoziati in corso sulle loro conquiste in Albania, ma alla fine decisero di aggregarsi<ref name=Ivetic-103-105/>. Il 29 gennaio i delegati della Lega abbandonarono le trattative di Londra, anche se la conferenza degli ambasciatori delle potenze continuò i lavori sull'Albania; il giorno dopo l'armistizio fu revocato unilateralmente dai coalizzati, e il 3 febbraio le ostilità ripresero ufficialmente<ref name=Ivetic-103-105/>.
=== Seconda fase ===
==== Giannina
{{vedi anche|Battaglia di Bizani}}
[[File:Ioannina liberation 1913.JPG|thumb|left|
La seconda fase della guerra fu caratterizzata da scontri più circoscritti rispetto a quelli della prima fase, anche se non meno sanguinosi. Il 7 febbraio le truppe ottomane lanciarono un'offensiva lungo il fronte tenuto dalla Prima e dalla Terza Armata bulgare davanti Çatalca: l'azione tuttavia non era che un diversivo per coprire un massiccio attacco lanciato il giorno successivo nel settore di [[Bolayır]], il punto più stretto della penisola di Gallipoli, contro le posizioni della Quarta Armata bulgara del generale [[Stiliyan Kovachev]], da poco formata con le truppe richiamate dalla Macedonia<ref name=Ivetic-106>{{cita|Ivetic|p. 106}}.</ref>; completava il piano d'attacco ottomano un'operazione di sbarco a Şarköy, con l'appoggio delle corazzate della flotta, lanciata in concomitanza con l'offensiva di Bolayır allo scopo di tagliare fuori e accerchiare le forze di Kovachev<ref name=turkeyswar/>. Ripresisi dalla sorpresa iniziale, i reparti bulgari opposero una resistenza determinata: l'attacco su Bolayır fu respinto dopo una giornata di pesanti scontri, e l'insuccesso rese inutile l'operazione di sbarco a Şarköy, che pure aveva ottenuto qualche risultato, obbligando gli ottomani a reimbarcare il contingente l'11 febbraio successivo; sul fronte di Çatalca l'attacco fece inizialmente indietreggiare i reparti bulgari, ma con la fine dell'offensiva di Gallipoli l'alto comando ottomano, piuttosto riluttante ad abbandonare la protezione delle sue posizioni fortificate, decise di sospendere l'operazione e di riportare le truppe sulla linea di partenza<ref name=Ivetic-106/>. Per il 15 febbraio il fronte di Çatalca tornò stabile, e il confronto si trasformò in una statica [[guerra di posizione]] fino alla conclusione delle ostilità.
[[File:0S75mmQF2.JPG|thumb|Un cannone da 75 mm dell'artiglieria bulgara]]
Gli scontri tra greci e ottomani nella Macedonia meridionale erano proseguiti per tutto il gennaio del 1913: dopo la presa di Körice il 20 dicembre precedente, i greci furono in grado di chiudere progressivamente gli accessi a Giannina da nord, riuscendo infine
Dopo il fallimento dell'offensiva ottomana in Tracia, la Bulgaria si dedicò interamente a completare i preparativi per la presa di Adrianopoli: rinforzati da ulteriori reparti serbi di artiglieria pesante, i bulgari dedicarono tutto febbraio
==== La questione di Scutari ====
[[File:Albanian soldiers (Siege of Shkodër).jpg|thumb|Irregolari albanesi sul fronte di
Più complesso fu l'[[Assedio di Scutari (1912-1913)|assedio di Scutari]], dove la guarnigione ottomana (ora guidata dal notabile albanese [[Essad Pascià|Essad Pascià Toptani]]) aveva sfruttato il periodo di tregua per ricevere consistenti rinforzi dalle popolazioni locali: la questione del possesso della città rientrava ormai nella disputa sui confini della futura [[Albania indipendente]], e ciò motivava i difensori a tenere duro<ref name=Ivetic-110-112>{{cita|Ivetic|pp. 110-112}}.</ref>. Il 7 febbraio 1913 i montenegrini lanciarono un attacco su vasta scala contro la città, ma i loro assalti frontali, scarsamente appoggiati dalla poca artiglieria disponibile, furono respinti dai difensori; al re Nicola non restò altro che chiedere ulteriori aiuti ai serbi, che furono felici di concederli: un contingente di
Il 23 marzo le potenze europee notificarono alle capitali balcaniche la bozza di un accordo: tutta la Rumelia
Con la popolazione ridotta alla fame e stremata dalle epidemie, il 22 aprile Essad Pascià si decise a trattare con gli assedianti: la città fu consegnata ai montenegrini che in cambio consentirono alle truppe ottomane di lasciare Scutari senza ulteriori impedimenti; Nicola si disse anche disposto ad appoggiare Essad Pascià nelle sue rivendicazioni al trono albanese<ref name=turkeyswar
=== Operazioni navali ===
[[File:Savuranoglu hamidiye.jpg|thumb|left|L'
Allo scoppio delle ostilità il grosso della flotta ottomana fu concentrato nel Mar Nero contro i bulgari, lasciando solo poche unità nel mar Egeo a confrontarsi con i greci: la marina ottomana fu in grado di bloccare i porti di [[Burgas]] e [[
[[File:Blowing up of 'Fetih-i-Bulend'.jpg|thumb|left|Una illustrazione del siluramento della ''
Il concentramento della flotta ottomana nel Mar Nero diede ai greci il tempo di predisporre le proprie forze navali per il conflitto, completando la loro preparazione e stabilendo nel giro di poco tempo un saldo controllo delle rotte navali dell'Egeo: il corpo principale della flotta greca fu dislocato nella baia di [[Moudros]] sull'isola di Limni (Lemno), a solo pochi chilometri dall'imboccatura dei Dardanelli, mentre un gran numero di cargo convertiti in [[incrociatore ausiliario|incrociatori ausiliari]] stabilirono una linea di blocco estesa fino a [[Suez]], tagliando le principali rotte mercantili ottomane e impedendo a Istanbul di trasferire rinforzi via mare alle sue guarnigioni in occidente, bloccando così almeno {{formatnum:250000}} soldati turchi lungo le coste asiatiche<ref>{{cita|Fotakis|pp. 46-48}}.</ref>. La flotta greca fu anche molto attiva nel sostenere gli sforzi delle truppe di terra: nel [[mar Ionio]] la debole presenza navale ottomana fu eliminata con la presa di Preveze, e le navi greche furono in grado sia di rifornire l'armata di Sapountzakis sia di provvedere al blocco dei porti albanesi, compiendo inoltre bombardamenti costieri sulle posizioni nemiche. Sul fronte della Tessaglia la marina greca diede il suo contributo alla presa di Salonicco: la notte del 31 ottobre la torpediniera ''N. 11'' del [[tenente di vascello]] Nikolaos Votsis forzò l'entrata del porto e silurò la vecchia corazzata ottomana a casamatta ''[[Feth-i Bülend]]'', riuscendo poi a fuggire incolume; il 9 novembre seguente, invece, la torpediniera ''N. 14'' sorprese e affondò il mercantile armato ottomano ''Trabzon'' al largo di [[Ayvalık]]<ref>{{cita|Langensiepen|pp. 19-20}}.</ref>.
[[File:Averof in January 1913 between Tenedos and Lemnos.jpg|thumb|La flotta greca alla [[battaglia di Lemno]], in una stampa dell'epoca]]
Resosi conto dell'errore, il nuovo comandante della marina ottomana [[Ramiz Naman Bey]] (che, il 7 dicembre, aveva sostituito [[Thair Bey]]) ridislocò il grosso della flotta nel mar di Marmara ai primi di dicembre, preparandosi al confronto con i greci; il 16 dicembre praticamente l'intera squadra ottomana lasciò i Dardanelli nel tentativo di intercettare qualche unità greca isolata, finendo per scontrarsi con le navi del contrammiraglio
All'inizio di gennaio, in preparazione di una nuova sortita della flotta, gli ottomani misero in atto un piano per allontanare la ''Averof'' dalla zona di operazioni: l'incrociatore ''Hamidiye'', l'unità più veloce della flotta, fu inviato a compiere in solitario una serie di attacchi contro le rotte mercantili greche, nella speranza che la ''Averof'' fosse distaccata alla sua caccia<ref>{{cita|Langensiepen|p. 26}}.</ref>; forzata la sorveglianza greca dello stretto nella notte tra il 14
Il 18 gennaio 1913 la flotta ottomana uscì di nuovo al completo dai Dardanelli, scontrandosi con la squadra greca nella [[battaglia di Lemno]]: ancora una volta la ''Averof'' mise in luce la sua superiorità, e con la ''Barbaros Hayreddin'' nuovamente danneggiata gli ottomani ruppero il contatto e si ritirarono<ref name=Fotakis-50
=== Operazioni aeree ===
[[File:BALKANHARBINDEHARLANTAYYAREMIZ-1912.jpg|thumb|left|Un [[monoplano Harlan]] di costruzione tedesca in servizio nella [[Osmanlı tayyare bölükleri|forza aerea ottomana]] nel corso della prima guerra balcanica]]
Nonostante il primo impiego bellico dell'[[aeroplano]] risalga alla [[guerra italo-turca]] (il 1º novembre 1911 un [[monoplano]] [[Etrich Taube|Taube]] italiano aveva sganciato alcune granate sulle postazioni ottomane in [[Libia]], portando a termine il primo [[Bombardamento|bombardamento aereo]])<ref>{{cita|Dicorato|p. 20}}.</ref>, la prima guerra balcanica fu il primo conflitto della storia che vide entrambe le fazioni contrapposte impiegare degli aerei per fini militari<ref name=dicorato_25>{{cita|Dicorato|p. 25}}.</ref>.
Tutte le nazioni belligeranti, a eccezione del Montenegro, misero in campo velivoli più pesanti dell'aria, principalmente come [[Aereo da ricognizione|ricognitori]] anche se vennero pure improvvisate alcune missioni di bombardamento e di volantinaggio. La presenza di aeroplani nei cieli dei Balcani e le modalità del loro impiego furono influenzate da due fattori principali: il primo fu proprio lo scalpore sollevato dalle prime azioni militari dei velivoli italiani in Libia, le quali avevano suscitato vivaci discussioni sulle potenzialità e il valore dell'arma aerea in tutti gli ambienti militari dell'epoca; il secondo, considerato meno appariscente ma più importante nella sostanza, era legato al ruolo politico e commerciale della Francia, la quale fornì aeroplani adatti all'impiego militare a tutte le nazioni coinvolte nel conflitto e si occupò, più o meno direttamente, dell'addestramento di tutti i piloti che avrebbero volato nel corso delle guerre balcaniche. In quasi tutte le nazioni del mondo, in effetti, tra il 1910 e il 1914 furono in servizio aerei di costruzione francese; inoltre le prime idee sulle tattiche d'impiego dell'aviazione in guerra erano state notevolmente influenzate (e diffuse) dai francesi, i quali avevano così favorito successive penetrazioni commerciali<ref name=dicorato_25/>.
[[File:Bleriot XI - Simeon Petrov.jpg|thumb|Un pilota bulgaro a bordo del suo [[Blériot XI]] fotografato nel 1912]]
[[File:Fesselballon-Odrin.jpg|thumb|Un [[pallone aerostatico]] turco nel 1912]]
Gli unici abbozzi di [[Aeronautica militare|aviazione militare]] esistenti nei Balcani quando nel settembre 1912 ebbe inizio la guerra appartenevano alla Serbia, alla Grecia e alla Bulgaria<ref name=bulgarianaf>{{cita web |url=http://airforce.mod.bg/bg/?page_id=44 |titolo=ПО ПЪТИЩАТА НА ИСТОРИЯТА |lingua=bg |accesso=26 gennaio 2012 |data=2011 |dataarchivio=26 marzo 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120326144918/http://airforce.mod.bg/bg/?page_id=44 |urlmorto=sì }}</ref>, rispettivamente come [[Srpska avijacija]], [[Polemikí Aeroporía]] e componente aerea dell'esercito bulgaro; le prime due nazioni avevano entrambe approfittato della consulenza francese per la costituzione dei loro corpi aeronautici e avevano acquistato aerei francesi: la Serbia disponeva di alcuni [[Société Pour les Appareils Deperdussin|Deperdussin]] e [[Blériot Aéronautique|Blériot]], a cui si aggiunsero poi altri velivoli, sempre francesi, confiscati da un carico destinato alla Turchia; la Grecia allineava quattro [[Biplano|biplani]] terrestri [[Société des avions Henri & Maurice Farman|Farman]], ma in seguito altri velivoli (anche [[Idrovolante|idrovolanti]]) avrebbero rinforzato le linee greche<ref name=dicorato_26/>. Anche la Bulgaria aveva a disposizione alcuni velivoli, che entro la fine del conflitto sarebbero divenuti in totale una trentina, dei tipi Blériot, Farman, [[Nieuport]] francesi, [[Albatros Flugzeugwerke|Albatros]] tedeschi, [[Bristol Aeroplane Company|Bristol]] britannici<ref name=bulgarianaf/>.
A loro volta i turchi svilupparono, man mano che la guerra procedeva, un'aviazione composta da macchine di diversa provenienza; tra di esse comparivano monoplani Blériot, Bristol, Deperdussin, [[Monoplano Harlan|Harlan]] ed [[Robert Esnault-Pelterie|Esnault Peleterie]], oltre ad alcuni biplani tedeschi [[DFW Mars]]. La Turchia, però, si limitò a portare a termine qualche azione di ricognizione per mezzo di [[Pallone aerostatico|palloni aerostatici]]<ref name=dicorato_26/>. Tra i piloti d'aereo ottomani che volarono nella prima guerra balcanica si ricorda Kemal Bey, che poi sarebbe divenuto famoso come [[Mustafa Kemal Atatürk|Atatürk]]<ref name=turkeyswar_avi/><ref name=dicorato_26/>.
I greci, fin dall'inizio delle ostilità e poi, con continuità, fino al loro termine, impiegarono con successo gli aeroplani nel ruolo di ricognitori, riuscendo a tenere efficacemente sotto controllo tutti i principali movimenti dell'esercito ottomano<ref name=dicorato_26>{{cita|Dicorato|p. 26}}.</ref>; il 5 febbraio 1913 un [[Farman MF.7]] greco pilotato dal tenente [[Michael Moutoussis]], accompagnato dall'osservatore [[Aristeidis Moraitinis]], lanciò (senza colpire alcun bersaglio) quattro bombe sulle navi ottomane ancorate nei Dardanelli: il primo attacco aereo contro navi da guerra della storia<ref>{{cita web |url= https://www.haf.gr/en/history/history/history_2.asp |titolo= Hellenic Air Force History - Balcan Wars |accesso= 23 aprile 2013 |urlmorto= sì |urlarchivio= https://www.webcitation.org/69AGTdj3c?url=http://www.haf.gr/en/history/history/history_2.asp |dataarchivio= 15 luglio 2012 }}</ref><ref>{{cita|Boyne|pp. 66, 268}}.</ref>. Nella battaglia di Bizani il russo N. de Sackoff, al servizio della causa greca, fu fatto segno dal fuoco di terra ottomano, diventando così il primo pilota della storia a essere abbattuto in una missione di guerra. Riuscì comunque ad atterrare vicino Preveze e, una volta riparati i danni, tornò in volo alla base di partenza<ref>{{cita|Baker|p. 61}}.</ref>.
Su altri fronti l'impiego dell'aviazione fu più difficoltoso e ottenne successi più marginali; ad esempio gli aeroplani bulgari (pilotati perlopiù da volontari russi, francesi o italiani) furono duramente contrastati dal fuoco di terra dei fucili e dei cannoni ottomani. Anche difficoltà logistiche, legate al rapido avanzamento del fronte bulgaro, impedirono un uso più ampio dell'aviazione. Le attività più rilevanti furono svolte sempre dai greci, che sorvolarono i Dardanelli con regolarità in modo da poter segnalare tempestivamente l'eventuale uscita in mare della flotta turca; in almeno un'occasione un idrovolante Farman greco lanciò delle bombe sulle navi turche, senza causare però danni<ref name=dicorato_26/>.
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[[File:Javorov cheta.jpg|thumb|left|Un gruppo di irregolari bulgaro-macedoni]]
Nell'agosto del 1913 una commissione internazionale formata da diplomatici e uomini di cultura fu creata sotto l'egida della [[Carnegie Endowment for International Peace]] (una [[fondazione (ente)|fondazione]] privata costituita dal magnate [[Stati Uniti d'America|statunitense]] [[Andrew Carnegie]]) per investigare circa le atrocità commesse su civili e militari nel corso di entrambe le guerre balcaniche<ref name=Ivetic-91>{{cita|Ivetic|p. 91}}.</ref>; iniziativa per certi versi innovativa (anche se monitoraggi internazionali della situazione delle popolazioni macedoni si erano già avuti nel 1903-1908<ref name=Ivetic-91
Azioni criminali contro civili e prigionieri di guerra furono condotte da entrambe le parti, sia
A Ustrumca fu formata una commissione mista di cristiani locali, ufficiali serbi e bulgari e capi-banda bulgaro-macedoni che si arrogò il diritto di giudicare arbitrariamente i notabili musulmani locali, facendo ricorso alla tortura
[[File:Muhajir.jpg|thumb|left|Profughi turchi in fuga dalla [[Tracia]] riparano a Istanbul]]
In Tracia reparti bulgari, e in particolare i membri della "Legione dei volontari bulgaro-macedoni" (comprendente anche volontari provenienti da altri Stati europei), compirono devastazioni e saccheggi nei villaggi turchi situati intorno ad Adrianopoli, città fortemente cosmopolita; nel corso dei primi giorni si verificarono anche molti casi di conversioni forzate al cristianesimo di membri della comunità dei [[pomacchi]], bulgari di religione musulmana<ref name=Ivetic-92-94/>. La caduta di Adrianopoli fu seguita da tre giorni di devastazioni e violenze prima che le unità di [[polizia militare]] potessero riportare una parvenza di ordine: soldati serbi e bulgari, ma anche civili cristiani locali, compirono razzie e saccheggi nei quartieri musulmani, oltre a uccisioni e stupri<ref name=Ivetic-107-109/>; {{formatnum:15000}} prigionieri di guerra ottomani e circa {{formatnum:5000}} civili turchi furono trasferiti sull'isola di Sarai Eski, in mezzo al fiume Tundža, e qui, abbandonati per molti giorni, esposti alle intemperie e senza cibo, riportarono decine di morti per stenti<ref name=Ivetic-107-109/>. Decine di migliaia di civili turchi abbandonarono la Tracia seguendo le armate ottomane in ritirata, finendo con il riempire i quartieri di Istanbul di profughi e favorendo lo scoppio di una vasta epidemia di [[colera]] in città<ref name=turkeyswar/>.
Eccidi e massacri ebbero luogo anche in Kosovo, lacerato dalla rivalità tra le comunità serba e albanese: [[Lev Trockij]], allora corrispondente dal fronte per il giornale ''Kievskaja Mysl<nowiki>'</nowiki>'', riportò la testimonianza di un ufficiale serbo circa i massacri, gli stupri e le violenze a danno di civili turchi e albanesi nella zona di Üsküb per opera dei miliziani macedoni e serbi<ref name=Trotsky>{{cita|Trotsky|p. 146}}.</ref>, testimonianza confermata anche dai racconti inviati dagli stessi soldati al giornale del partito socialista serbo e dalla relazione dell'[[arcivescovo]] cattolico di Üsküb, Lazer Mjeda<ref name=Ivetic-95-97/>; quest'ultimo resoconto riporta la cifra di {{formatnum:25000}} vittime in tutto il ''vilayet'' del Kosovo, anche se stime più attendibili parlano di {{formatnum:5000}} vittime<ref name=Ivetic-95-97/>. I rapporti tra serbi e albanesi non furono tuttavia sempre conflittuali: in diversi casi ufficiali serbi riuscirono a stabilire contatti con i clan albanesi per negoziare il pacifico passaggio delle proprie truppe<ref name=Ivetic-95-97/>. Le truppe montenegrine non furono esenti da azioni criminali, come le uccisioni di albanesi nella zona del Kosovo da loro occupata o la cristianizzazione forzata di {{formatnum:10000}} musulmani nel Sangiaccato: quest'ultima azione fu sconfessata dallo stesso re Nicola, che proclamò la libertà di culto nel suo regno e consentì loro il ritorno all'[[Islam]]<ref name=Ivetic-95-97/>.
== Conseguenze ==
{{vedi anche|trattato di Londra (1913)|seconda guerra balcanica}}
[[File:Prima guerra balcanica.png|thumb|Le conquiste della Lega
I negoziati per la stipula del trattato di pace si aprirono a Londra il 14 maggio 1913: le potenze europee esercitarono forti pressioni perché i belligeranti arrivassero il più presto possibile
Due importanti questioni avevano nel frattempo irrimediabilmente minato la coesione della Lega balcanica: la perdita dello sbocco al mare e dei territori albanesi a causa delle pressioni internazionali spinse la Serbia a chiedere una revisione degli accordi prebellici con i bulgari, chiedendo compensazioni in Macedonia per quanto perduto in Albania<ref name=Ivetic-113-114>{{cita|Ivetic|pp. 113-114}}.</ref>; al tempo stesso scoppiò la lungamente rinviata questione della spartizione dei territori tra Grecia e Bulgaria, su cui nessun accordo era stato raggiunto,
L'intransigenza bulgara spinse Grecia e Serbia
== Note ==
== Bibliografia ==
;In italiano
* {{cita libro|cognome=
* {{cita libro|
* {{cita libro|cognome=
;In inglese
* {{cita libro
* {{cita libro
* {{cita libro
* {{cita libro
* {{cita libro
* {{cita libro
* {{cita libro
* {{cita libro
* {{cita libro
* {{cita libro|cognome= Uyar|nome= Mesut|autore2= Edward Erickson|titolo= A Military History of the Ottomans: From Osman to Atatürk|url= https://archive.org/details/militaryhistoryo0000uyar|editore= Praeger Security International|anno= 2009|isbn= 978-0-275-98876-0|cid= Uyar}}
== Voci correlate ==
* [[Guerre balcaniche]]
*[[Conferenza di Londra (1912-1913)]]
* [[Prima guerra mondiale]]
* [[Seconda guerra balcanica]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{en}} [https://web.archive.org/web/20130611115542/http://www.turkeyswar.com/balkan.html Balkan Wars] dal sito turkeyswar.com
{{Guerre balcaniche}}
{{Prima guerra mondiale}}
{{Diplomazia delle grandi potenze}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|guerra|storia}}
{{vetrina|8|giugno|2013|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Prima guerra balcanica|arg=guerra|arg2=storia}}
[[Categoria:Guerre balcaniche| ]]
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