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== Cronologia ==
{{Membro delle istituzioni italiane
=== 1989 ===
|nome = Biagio Caranti
==== Maggio ====
|istituzione = Camera del Regno
[[File:Giovanni Spadolini presidente del Senato.jpg|thumb|150px|Giovanni Spadolini]]
|immagine = Biagiocaranti.jpg
*21-24 maggio maggio: il presidente della repubblica avvia le consultazioni in un clima politico infuocato. Socialdemocratici, repubblicani e liberali indicano in Craxi il responsabile di una crisi dall'esito ben più che incerto, sovrapposta alla campagna elettorale per le elezioni europee e al rischio che non si risolva entro il voto. Qualsiasi accordo per un nuovo esecutivo deve risolvere il contrasto tra la repubblica presidenziale perseguita dai socialisti e la riforma della legge elettorale sostenuta dai democristiani. Repubblicani e liberali propongono a Cossiga l'affidamento di un mandato esplorativo a [[Giovanni Spadolini]], la DC chiede il reincarico per De Mita. I socialisti non esprimono una preferenza e preferiscono mantenersi in una posizione di attesa. Si fa largo l'ipotesi di "congelare" la crisi fino all'esito del voto europeo.<ref>Il messaggero, 22-25 maggio 1989</ref>
|dimensione =
*26 maggio: dopo due giorni di silenzio, minati dalle polemiche incrociate tra DC e PSI, Cossiga affida un mandato esplorativo al presidente del senato. La scelta viene da più parti definita inopportuna. [[Mino Martinazzoli]] e [[Roberto Formigoni]] lo definiscono un regalo propagandistico alla liste uniche tra liberali e repubblicani. Forlani difende la scelta del presidente e l'avello della segreteria democristiana con la correttezza e l'imparzialità che l'esponente repubblicano ha sempre dimostrato nella guida delle sedute del senato.</br>Consiglio dei ministri: con una decisione a sorpresa il governo uscente non concede una proroga al termine per la dichiarazione dei redditi, che rimane fissata fissata al 31 maggio. Il rinvio era stato chiesto da più parti, e votato dalle aule parlamentari con due ordini del giorno, per il ritardo nella stampa dei nuovi [[Modello 740|modelli 740]], modificati dal decreto fiscale di fine anno e da alcune successive modificazioni.<ref>Il Messaggero, 27 maggio 1989</ref>
|didascalia =
*29-29 maggio: elezioni amministrative: il test coinvolge 166 località e 1.300.000 elettori. I risultati premiano i cinque partiti della maggioranza. Calano PCI e MSI.<ref>Il messaggero, 30 maggio aprile 1989</ref>
|luogo_nascita = Sezzè (Alessandria)
|data_nascita = 18 novembre 1837
|luogo_morte = Roma
|data_morte = 27 marzo 1891
|titolo =
|professione = Banchiere
|partito =
|legislatura = XII
|gruppo_parlamentare = Destra storica
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|circoscrizione = Alessandria
|collegio = Cuneo
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|sito =
}}
{{Bio
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|Nome = Biagio
|Cognome = Caranti
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|PostCognome =
|PostCognomeVirgola =
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|Sesso = M
|LuogoNascita = Sezzè Monferrato
|LuogoNascitaLink = Sezzè
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|GiornoMeseNascita = 18 novembre
|AnnoNascita = 1837
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|GiornoMeseMorte = 27 marzo
|AnnoMorte = 1891
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|Epoca = 1800
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|Attività = banchiere
|Attività2 = patriota
|Attività3 = politico
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|Nazionalità = italiano
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}}
 
==== BiografiaGiugno ====
*2-3 giugno: Spadolini conclude il primo giro dI consultazioni senza risultati. Le posizioni dei partiti sono oltremodo distanti. Il PSI insiste nella richiesta di congelare la crisi fino all'esito del voto delle europee e si schiera contro il reincarico a De Mita, il PCI - appoggiato da repubblicani e liberali - sostiene un incarico effettivo per il presidente del senato. Dopo due colloqui con il presidente della repubblica inizia a farsi strada l'ipotesi di rinviare il governo uscente alle camere. Quest'ultimo,. intanto, ha accordato una proroga di cinque giorni per la presentazione della dichiarazione dei redditi.<ref>Il messaggero, 3-4 giugno 1989</ref>
=== Primi anni e formazione ===
*12 giugno: dopo alcuni giorni di incertezza Cossiga, con una mossa a sorpresa, conferisce a De Mita un nuovo incarico. Il presidente uscente lo accetta solo dopo un incontro con [[Arnaldo Forlani]], che gli assicura il pieno e incondizionato appoggio della DC. Craxi si dichiara pronto a sostenerlo a condizione che il nuovo esecutivo porti a compimento l'[[Presidenzialismo|elezione diretta del capo dello stato]], carica cui si ha intenzione di candidarsi. Allo stesso tempo, con l'appoggio dei liberali, polemizza sulla scelta di De Mita, che a suo dire si pone come una interferenza nella campagna elettorale.<ref>Il messaggero, 13 giugno 1988</ref>
Figlio di Giuseppe Maria, [[avvocato]] e [[magistrato]] di [[Acqui Terme]], discende da un ramo dell'omonima famiglia di origine [[Romagna|romagnola]], che nel '600 si è insediata nella vicina [[Castelnuovo Bormida]].<ref>{{cita|Ottolenghi|Pag. 126}}</ref> Nelle due città i Caranti salgono presto ai vertici dell'alta borghesia vantando importanti cariche amministrative (tra i quali un sindaco e un console onorario) e figure di grandi professionisti. La svolta nelle fortune della famiglia è comunque dovuta a Lazzaro Caranti, nato nel [[1774]], [[medico]] e grande proprietario terriero, che nel [[1794]] ha rilevato l'attività di un filatoio ed ha acquistato la prestigiosa residenza di famiglia sulla piazza principale di Castelnuovo.<ref>{{cita web|http://www.castelnuovobormida.net/personaggi/biagio-caranti|Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore|22 giugno 2015}}</ref>
*18-19 giugno: elezioni europee: rispetto alle politiche del 1987 le forze del pentapartito escono dal voto ridimensionate con l'eccezione del PSI, che sale quasi di un punto percentuale. Deludente il risultato di repubblicani, liberali e radicali, che ottengono complessivamente il 4,4%% contro l'8,7 delle tre forze separate. Lievi cali anche per MSI e demproletari. I soli aumenti consistenti sono quelli del PCI (+1%) e dei verdi sole che ride (da 2,5 a 3,8%, con un 2,4 ottenuto dai dissidenti della lista verdi arcobaleno).</br>Mentre i partiti sono alle prese con l'analisi del voto De Mita annuncia l'immediato avvio di un primo giro di consultazioni, in modo da poter riferire al capo dello stato entro sabato 27.<ref>Il messaggero, 20-21 giugno 1989</ref>
*26 giugno: dopo la delusione elettorale e l'incrinarsi dell'accordo con [[Marco Pannella]], [[Giorgio La Malfa]] si dichiara disponibile ad un patto d'azione col PCI. Se De Mita fallisce si dovrà tentare con un laico o un socialista prima di rassegnarsi alle elezioni anticipate.<ref>Il messaggero, 27 giugno 1989</ref>
 
==== Luglio ====
[[File:Carantigiovane.jpg|left|thumb|234x234px|Biagio Caranti in un ritratto giovanile]]
[[File:GiorgioLamberto Pallavicinodini Trivulziopl.JPG|rightjpg|thumb|234x234px150px|Giorgio PallavicinoLamberto TrivulzioDini]]
*5-8 luglio: dopo tre giri di consultazioni e numerosi colloqui con le parti sociali De Mita non può sciogliere la riserva. La causa risiede nelle difficoltà frapposte da Craxi a liberali e repubblicani. Il polo laico, sebbene uscito male dalle elezioni, ha aperto un dialogo col PCI che non piace al Pai socialisti. Quest'ultimo chiede un chiarimento ufficiale ma [[Giorgio La Malfa]] e [[Renato Altissimo]] non sono disponibili ad andare oltre una generica dichiarazione di fedeltà al [[pentapartito]]. Nella risoluzione della crisi si frappongono inoltre due problemi. Il direttore generale della [[Banca d'Italia]], [[Lamberto Dini]], sostiene alla commissione bilancio della camera la necessità di immediati tagli alle spese e nuovi provvedimenti fiscali per contenere il deficit del 1989 a 130.000 miliardi. Alla camera la maggioranza uscente viene ripetutamente sconfitta al termine del dibattito sull'andamento economico della Rai, il cui bilancio non è stato approvato dall'[[IRI]]. Dopo un mese di polemiche, veti incrociati ed incertezze De Mita è costretto a rinunciare all'incarico. Mentre infuriano polemiche a non finire su un non meglio precisato complotto ordino da Craxi e Forlani la DC, riunita d'urgenza la direzione nazionale, indica i nomi di [[Giulio Andreotti]], [[Mino Martinazzoli]] e [[Antonio Gava]]. Cossiga conferisce l'incarico ad Andreotti e al contempo dichiara che i cinquanacinque giorni trascorsi dalle dimissioni di De Mita sono il frutto di meccanismi costituzionali non più all'altezza dei tempi.<ref>Il messaggero, 6-9 luglio 1989</ref>
[[File:Daniele Manin.jpg|right|thumb|244x244px|Daniele Manin]]
*14 luglio: mentre Forlani si pone come mediatore tra i socialisti e il polo liberale-repubblicano [[Mario Segni]] - figlio dell'ex presidente [[Antonio Segni|Antonio]] - annuncia la costituzione del movimento per la riforma elettorale e l'intenzione di promuovere dei referendum per l'introduzione del sistema elettorale maggioritario, dei collegi uninominali e del doppio turno.</br>Andreotti consegna ai segretari dei cinque partiti della maggioranza un programma in 20 punti. Quelli più discussi sono la nuova legge sull'emittenza radio-televisiva (di cui manca la proposta esecutiva) e la finanziaria per il 1990 che - sulla base del documento di programmazione economica presentato dal governo uscente - dovrà prevedere nuove entrate e tagli alla [[spesa pubblica]] per 17-18.000 miliardi. <ref>Il messaggero, 15 luglio 1988</ref>
Acceso [[giacobino]], grande sostenitore delle [[rivoluzione francese|teorie rivoluzionarie francesi]], compie i primi studi nella sua città natale e nel [[1856]], a soli 17 anni, si iscrive alla facoltà di [[giurisprudenza]] dell'università di [[Torino]].<ref>{{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/biagio-caranti_(Dizionario_Biografico)|Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani|22 giugno 2015}}</ref> Nell'ateneo piemontese stringe amicizia con il [[marchese]] [[Giorgio Pallavicino Trivulzio]], reduce da una detenzione durata dal [[1823]] al [[1835]] per la partecipazione ai [[Moti del 1820-1821|moti del 1820-1821]], che aveva ripreso l'attività politica dopo le [[Cinque giornate di Milano]] e un periodo di [[confino]] a [[Praga]]. Nella sua villa, che inizia a frequentare regolarmente, viene introdotto nell'ambiente dei fautori dell'unificazione italiana, e conosce tra gli altri [[Giuseppe Garibaldi]] e [[Giuseppe La Farina]].<ref>{{cita web|http://www.castelnuovobormida.net/personaggi/biagio-caranti|Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore|22 giugno 2015}}</ref> Su invito di [[Daniele Manin]], che ne ha promosso la fondazione l'anno precedente, nel [[1858]] abbandona gli studi ed entra a far parte della [[Società Nazionale Italiana]], organismo politico ascrivibile a [[Cavour]] che sostiene l’unificazione italiana intorno a casa Savoia. Con la carica di segretario promuove la costituzione di numerosi comitati provinciali e raccolte di fondi e adesioni tra gli studenti delle università di [[Torino]] e [[Genova]].<ref>{{cita web|http://www.castelnuovobormida.net/personaggi/biagio-caranti|Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore|22 giugno 2015}}</ref><ref>{{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/biagio-caranti_(Dizionario_Biografico)|Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani|22 giugno 2015}}</ref> Dalle memorie del marchese Pallavicino, che lo invita a stilare una relazione per Garibaldi, si apprende che nel giro di pochi mesi ha promosso la costituzione di quattordici comitati soltanto in [[Lombardia]] ma che la società sta conoscendo grazie al suo personale impegno una crescita vertiginosa in tutta la [[Italia|penisola]].<ref>{{cita|Pallavicino|Pag. 449}}</ref>
*19 luglio: nella definizione dell'accordo di maggioranza Andreotti incontra ulteriori difficoltà con il commissariamento del comune di Roma. Il sindaco [[Pietro Giubilo]] è stato destituito per illeciti amministrativi, al ministro degli interni spetta di fissare la data delle elezioni anticipate, che devono svolgersi entro 90 giorni, e inizia a porsi una trattativa per la futura giunta.</br>Mancando qualsiasi possibilità di accordo al breve termine Andreotti ripropone agli alleati il progetto di legge sull'emittenza radio-televisiva elaborato dal ministro [[Oscar Mammì]]. Dopo un ennesimo giro di consultazioni la strada per il nuovo governo appare spianata con l'accordo per il conferimento degli incarichi.<ref>Il messaggero, 20 luglio 1989</ref>
*22 luglio: Andreotti presenta la lista dei ministri. Vice-presidente è [[Claudio Martelli]]. La triade economica è formata da [[Guido Carli]] (tesoro) [[Paolo Cirino Pomicino]] (bilancio) e [[Rino Formica]] (finanze). Alle poste, su richiesta dei socialisti, è confermato [[Oscar Mammì]], il ministro che sta seguendo fin dai tempi del [[governo Goria]] la gestazione della nuova legge sull'emittenza radiotelevisiva.<ref>Il messaggero, 1989</ref>
[[File:Francesco De Lorenzo.jpg|thumb|150px|Francesco De Lorenzo]]
*24 luglio: [[Carlo Donat Cattin]], nominato ministro del lavoro, polemizza contro un ipotetico accordo tra il nuovo esecutivo e il PCI per la nomina di [[Francesco De Lorenzo]] al ministero della sanità. Intervistato dal quotidiano [[l'Avvenire]] rivela che era in corso la preparazione di un regolamento attuativo della [[legge 194]] che avrebbe dovuto regolamentare il ricorso all'aborto terapeutico oltre il terzo mese, sostituendo il libero arbitrio del medico. La nomina di un laico, secondo l'esponente democristiano, è un cedimento della DC su principi e valori che dovrebbero esserle cari.
*26-30 luglio: Andreotti presenta il governo alle camere. L'agenda del nuovo esecutivo prevede prioritariamente una correzione del bicameralismo (laddove le procedure sono ripetitive), una drastica riduzione della decretazione d'urgenza e la riforma degli enti locali. Per informazione ed emittenza radio-televisiva il progetto di legge del ministro Mammì dovrà essere riconsiderato e corretto laddove necessario. Sull'economia viene ricordato l'appuntamento del 1993 col mercato comune europeo. La fiducia passa al senato con 187 voti a favore e 117 contrari, alla camera con 371 a favore e 200 contrari.<ref>Il messaggero, 27-31 1989</ref>
*28 luglio: consiglio dei ministri: sono apportate delle modifiche al documento di programmazione economica. Rimane invariato l'obiettivo di contenere il deficit a 133.000 miliardi. Contro le previsioni del governo De Mita, che quantificava la necessità di nuove entrate a 15.700 miliardi, vengono previste delle misure che - in previsione della legge finanziaria - dovranno consentire di rastrellare 22.000 miliardi, da elevare a 30.000 con nuovi tagli alla [[spesa pubblica]]. Viene inoltre deciso di non rinnovare il decreto sui ticket sanitari, in modo da far decadere la tassa sui ricoveri ospedalieri. In attesa di nuove misure, rinviate a settembre, si torna alla situazione ante-decreto.<ref>Il messaggero, 29 luglio 1989</ref>
[[File:Antonio Maccanico.jpg|thumb|150px|Antonio Maccanico]]
*31 luglio: il ministro per gli Affari regionali e i problemi istituzionali, [[Antonio Maccanico]], sostiene in una intervista che occorre rafforzare la figura del presidente del consiglio prendendo esempio dal cancellierato tedesco, dove il capo del governo si presenta subito in parlamento per ricevere un voto di investitura della maggioranza e sceglie in autonomia i ministri. Con questo sistema si introduce la cosiddetta fiducia costruttiva, che non consente le dimissioni del governo se non è pronto quello chiamato a sostituirlo.<ref>Il messaggero, 1 agosto 1989</ref>
 
==== Agosto ====
Risale a questo periodo il suo esordio nel giornalismo, sulle colonne del periodico torinese ''Mondo Letterario'', e l'inizio dell'attività letteraria con un ''Catechismo politico pei contadini piemontesi'', pubblicato in cinque puntate sul periodico «Omnibus» tra il 20 ed il 29 novembre del 1859, il cui scopo è «''rendere popolare alle infime classi l’idea della nazionalità ed indipendenza italiana''».<ref>{{cita|Tollo|Loredana Palma, ''La nuova Italia attraverso lo sguardo del nuovo giornalismo. Esplorazioni nella stampa periodica di secondo Ottocento''}}</ref> Più o meno nello stesso periodo, ritenendosi ormai prossimo lo scoppio della [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|guerra contro l'Austria]], da alle stampe l'opuscolo ''Delle nuove speranze d’Italia. Parallelo tra il 1848 e il 1859'', nel quale analizza la convenienza delle grandi potenze europee verso un forte ridimensionamento dell'[[impero Austro-ungarico]].<ref>{{cita|Pallavicino|Pag. 452}}</ref>
*1 agosto: [[Nino Andreatta]], ex ministro del tesoro e presidente della commissione bilancio della camera, critica la decisione del governo di rinviare a settembre la manovra di bilancio. L'economista democristiano sostiene la necessità di una più equa tassazione dei redditi da lavoro autonomo, equiparando la quota imponibile a quella dei dipendenti impegnati nello stesso settore, un forte aumento delle tasse sulla casa (dal momento che i coefficienti catastali non seguono da anni l'aumento del valore degli immobili), un aumento con riordino delle imposte sui prodotti energetici e la privatizzazione dei soggetti economici pubblici a partire dalle banche. In una successiva intervista precisa che lo stato si indebita per ridurre il pesante deficit delle [[Banche di interesse nazionale|banche pubbliche]] aumentando inutilmente il fabbisogno dell'[[erario]].</br>L'[[ISTAT]] diffonde i dati relativi ai prezzi e all'inflazione del mese di luglio. L'aumento è quantificato in un +7,5% per beni e servizi, +6,5 per l'alimentazione, +6,28 per elettricità e combustibili. Il tasso di inflazione è al 7%.<ref>Il messaggero, 2 agosto 1989</ref>
*2 agosto: il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], dispone una ispezione da parte dei [[NAS]] nelle cucine di 224 ospedali pubblici e 136 case di cura private. Nel'attesa degli esami di laboratorio sui campioni sequestrati sono accertate 776 violazioni di natura penale ed amministrativa e sono denunciate 190 persone. Disposto il sequestro di alimenti adulterati o scaduti per un valore di oltre 700 milioni di lire.</br>Col voto finale della camera è convertito in legge il decreto del ministro dell'ambiente, [[Giorgio Ruffolo]], che stanzia 1.300 miliardi per il disinquinamento del fiume [[Po]] e il risanamento del [[mare Adriatico]], afflitto dal fenomeno delle alghe.<ref>Il messaggero, 3 agosto 1989</ref>
[[File:Massimo Teodori 1989.jpg|thumb|150px|Massimo Teodori]]
*3 agosto: il governo viene battuto alla camera su una risoluzione delle opposizioni di sinistra che lo impegna ad abolire l'[[ergastolo]] e la pena di morte nel codice militare di guerra.</br>Basandosi sui risultati della seconda relazione trimestrale di cassa per il 1989 la commissione bilancio della camera predispone un documento in cui si rassicura il governo che il fabbisogno dello stato per l'anno in corso rimane fissato nei 130.000 miliardi della finanziaria in vigore.</br>Il deputato federalista [[Massimo Teodori]] scrive una lettera aperta alla presidente della camera, [[Nilde Jotti]], sull'aumento delle spese di missione dei parlamentari. Alla camera tale voce di bilancio è passata dai 300 milioni del 1981 ai 4,7 miliardi del 1989. Secondo Teodori gran parte dei viaggi all'estero non hanno una effettiva utilitià ed è sempre più radicato il malcostume di portare al seguito familiari e amici.<ref>Il messaggero, 4 agosto 1989</ref>
*7-8 agosto: il quotidiano [[Il Sole 24 ore]] pubblica una inchiesta sull'evasione dell'[[IVA]] da parte dei lavoratori autonomi (liberi professionisti e commercianti). Secondo il quotidiano economico la voragine dell'imposta inevasa tra il 1983 e il 1985 ammonta a oltre 200.000 miliardi. L'ammanco è considerato di particolare gravità per il condono fiscale deciso dal precedente esecutivo. Dal governo non ci sono commenti, salvo la conferma che per il consiglio dei ministri del 25 agosto si prenderanno decisioni sui fronti della spesa pubblica, della sanità, dell'evasione fiscale e dell''indebitamento dello stato.</br>Nel pieno delle polemiche sull'andamento dell'economia la [[Corte dei conti]] presenta la relazione sul rendiconto generale dello stato per il 1988. La magistratura contabile contesta al governo l'inefficienza dei controlli sulle dichiarazioni dei redditi, scese a -10.000 rispetto al 1987 a fronte di un aumento della spesa da 7.600 a 9.500 miliardi per l'esercizio delle veritiche. Al governo è inoltre contestato l'eccessivo ricorso all'emissione dei titoli di stato a breve termine (passati da 70.000 a 78.000 miliardi), il mancato contenimento della spesa sanitaria (55.500 miliardi) e un eccessivo ricorso alla decretazione d'urgenza.<ref>Il messaggero, 8-9 agosto 1989</ref>
*10 agosto: riuniti in vista della presentazione della legge finanziaria per il 1990 i ministri economici non ritengono necessaria una manovra aggiustativa per settembre. Il governo confida nel condono fiscale per le dichiarazioni infedeli presentate tra il 1983 e il 1987. L'esame dei possibili aumenti della tassa di circolazione, precisa il ministro delle finanze [[Rino Formica]], non implica nessun automatismo, è funzionale al possibile aumento delle tariffe dei trasporti passeggeri e merci messo a punto dal ministero dei trasporti, In vista del consiglio dei ministri del 25 agosto si stanno mettendo a punto numerosi tagli alla spesa pubblica.<ref>Il messaggero, 11 agosto 1989</ref>
*16 agosto: il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], fa effettuare controlli in oltre 400 strutture tra case di riposo per anziani e di cura e assistenza per disabili. Sono accertate 268 infrazioni penali e 461 di natura amministrativa per la somministrazione di farmaci e cibo scaduti, o comunque conservati in pessime condizioni igieniche. Viene anche avviata una indagine per truffa ai danni del [[servizio sanitario nazionale]], attuata mediante il riciclaggio delle fustelle dei farmaci su ricette compilate da medici compiacenti, e per l'effettiva destinazione dei cospicui contributi erogati dalle regioni per ogni ricoverato. Tre strutture sono chiuse sul momento, per altre 12 (tutte abusive) viene richiesto il sequestro. Dal parlamento si chiede che il ministro vada a riferire sulla gravità del problema.</br>Il ministro delle poste, [[Oscar Mammì]], fa sapere che entro la fine del mese si riunirà con i colleghi del tesoro e del bilancio per studiare un generalizzato aumento delle tariffe postali, finalizzato a riordinare i conti di un servizio che ha un rosso di 1.945 miliardi (+209 rispetto al 1987) a causa di incassi che non coprono nemmeno il 10% dei costi di gestione. Gli aumenti, precisa Mammì, dovranno tenere conto del contenimento al 6% del tasso di [[inflazione]].<ref>Il messaggero,17 agosto 1989</ref>
*22 agosto: mentre viene annunciata la convocazione del consiglio dei ministri per il 30 ottobre i ministri del tesoro e del bilancio tornano a incontrarsi per studiare misure atte a ridurre da 152.000 a 133.000 miliardi il fabbisogno dello stato per il 1989. In vista della presentazione della legge finanziaria tutti i ministri sono invitati a presentare misure per ridurre il fabbisogno dei singoli ministeri alla luce degli ultimi dati relativi al debito estero, che ad agosto ha raggiunto la cifra di 70.000 miliardi e dalla necessità di reperire 17.000 miliardi per l'esercizio in corso.</br>Una sentenza del tribunale di Gorizia pone una pesante ipoteca sul condono fiscale, dal quale si prevedere di ricavare 11.500 miliardi in tre anni. In un processo per mancato versamento di ritenute d'acconto il giudice sostiene che la riapertura dei termini non ha rilevanza agli effetti penali, ciò che potrebbe spingere molti lavoratori autonomi a non presentare la domanda.<ref>Il messaggero, 23 agosto 1989</ref>
*27 agosto: l'ex presidente delle ferrovie, [[Lodovico Ligato]], sotto indagine per lo scandalo delle lenzuola d'oro, viene ucciso da un commando armato di fronte alla sua villa di Reggio Calabria.<ref>Il messaggero, 28 agosto 1989</ref>
[[File:Franco Carraro datisenato 2013.jpg|thumb|destra|150px|Franco Carraro]]
*31 agosto: consiglio dei ministri: a dispetto di ogni previsione l'esecutivo non discute di temi economici. Il ministro della pubblica istruzione, [[Sergio Mattarella]], reitera un decreto del governo precedente per l'immissione in ruolo di 50.000 docenti precari. Sono inoltre approvati un decreto per la riforma dell'[[ISTAT]] e un disegno di legge per l'istituzione dell'anagrafe e il censimento degli italiani residenti all'estero. Respinta la proposta del ministro delle partecipazioni statali, [[Carlo Fracanzani]], per uno stanziamento complessivo di 460 miliardi a [[IRI]], [[ENI]] e [[Efim]]. [[Andreotti]] sostiene che l'approvazione di spese è condizionata alla messa a punto della legge finanziaria per il 1990.</br>Il prefetto di Roma fissa la data delle elezioni comunali anticipate al 29 ottobre. La decisione apre un fronte polemico tra i partiti della maggioranza per un presunto accordo tra [[Craxi]] e [[Andreotti]] che assegna a [[Franco Carraro]] la carica di sindaco della futura giunta [[pentapartito]]. Una parte del PSI romano si dichiara contrario ed oppone la candidatura di [[Giuliano Vassalli]] provocando problemi alla direzione nazionale, che deve mediare coi repubblicani la rinuncia a indicare come sindaco [[Oscar Mammì]].<ref>Il messaggero, 30 agosto 1989</ref>
 
==== Il sostegno a GaribaldiSettembre ====
*1 settembre: il ministro del bilancio, [[Paolo Cirino Pomicino]], conferma in una intervista che nonostante il problema del reperimento dei 17.000 miliardi la legge finanziaria sarà regolarmente presentata entro la fine del mese. Assicura inoltre che al momento non si prevede una manovra concentrata su aumenti e nuove tasse, anche se i singoli ministeri sono restii a diminuire il fondo spese annuale per il 1990.<ref>Il messaggero, 2 settembre 1989</ref>
[[File:Aurelio Bianchi-Giovini.jpg|left|thumb|204x204px|Aurelio Bianchi-Giovini]]
*2 settembre: a nome della direzione nazionale comunista [[Antonio Bassolino]] chiede le dimissioni del ministro del mezzogiorno. [[Riccardo Misasi]] viene accusato di [[reticenza]] sul caso dell'omicidio di [[Lodovico Ligato]] e viene additato come complice di un sistema di potere in cui è pienamente invischiato.</br>A tre settimane dalla scandenza per la presentazione della finanziaria l'economista [[Antonio Silvano Andriani|Silvano Andriani]], deputato comunista, sostiene in una intervista che il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], si sta preoccupando della tenuta della lira, del [[tasso di sconto]] e dei tassi di interesse e delle garanzie per i risparmiatori. Il ministro, aggiunge, non fa alcun cenno al problema della [[spesa pubblica]] e alla riduzione del deficit di bilancio. Un risparmio di 17.000 miliardi al momento non comporta alcuna differenza.<ref>Il messaggero, 3 settembre 1989</ref>
Il Caranti non partecipa in prima persona alla guerra ma organizza con la marchesa Pallavicino un comitato per il soccorso e l'assistenza ai feriti tornati dal fronte.<ref>{{cita web|http://www.castelnuovobormida.net/personaggi/biagio-caranti|Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore|22 giugno 2015}}</ref> Liberata la [[Lombardia]] dal giogo austriaco vi si reca per raccogliere notizie ed impressioni che gli tornano utili per l'opuscolo ''Catechismo politico ad uso del popolo lombardo''. Nel [[1860]] diventa applicato di terza classe presso il [[Ministero degli interni]] del [[Regno di Sardegna]], nella segreteria particolare di [[Urbano Rattazzi]], e mantiene tale carica anche quando [[Cavour]] assume l'incarico a interim. Caranti fa spesso da tramite tra [[Cavour]] e Garibaldi, recapitando lettere e messaggi, almeno finché non commette l'imprudenza di recapitare allo statista sabaudo una lettera del giornalista [[Aurelio Bianchi-Giovini]] pare senza essersi sincerato del contenuto.<ref>{{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/biagio-caranti_(Dizionario_Biografico)|Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani|22 giugno 2015}}</ref><ref>{{cita web|http://www.castelnuovobormida.net/personaggi/biagio-caranti|Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore|22 giugno 2015}}Reduce da un colpo apoplettico nel 1860 Giovini vive gli ultimi due anni della sua vita alle prese con le conseguenze sempre più debilitanti della malattia. La lettera è una delle tante richieste di sostegno economico nello stile che gli è proprio, aggressivo e sottilmente ricattatorio</ref> Incrinati irrimediabilmente i rapporti col Cavour, caduto in disgrazia anche negli ambienti del ministero, l'azione del Caranti si rivela meno efficace nel sostegno economico e politico alla [[spedizione dei mille]], per la quale si adopera comunque con tutte le sue forze quale membro della Società Nazionale.<ref>{{cita|Ottolenghi|}}</ref><ref>{{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/biagio-caranti_(Dizionario_Biografico)|Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani|22 giugno 2015}}Nel suo "Catechismo politico ad uso del popolo dell'Italia meridionale'' Caranti riporta uno stralcio di una lettera che Garibaldi gli ha scritto in proposito il 5 maggio 1860: "È quasi certo che partiremo questa notte per il mezzogiorno. In questo caso io conto con ragione sull'appoggio vostro... Vedete tutti i nostri amici che ci aiutino a dare al popolo italiano la sublime scossa di cui è capace certamente e che deve emanciparlo..." </ref> Degno di nota è la costituzione di un comitato di soccorso per le imprese di Garibaldi, costituito a [[Torino]], centro di aggregazione del consenso all'impresa dei Mille e punto di raccolta dei fondi messi a disposizione da istituzioni e cittadini.
[[File:Giorgio Covi.jpg|thumb|150px|Giorgio Covi]]
*2 settembre: parlando alla festa dell'amicizia di Palermo il ministro [[Carlo Donat Cattin]] sostiene che non è accettabile che tutti i magistrati attivi in Sicilia siano originari dell'isola. L'idea che qualcuno tra questi ultimi sia stato indirizzato agli studi giuridici da una famiglia mafiosa scatena un putiferio di polemiche. Il PRI, per voce del senatore [[Giorgio Covi]] chiede le dimissioni dell'esponente democristiano. La DC non prende posizione. Tutte le opposizioni si associano alla richiesta di dimissioni e chiedono a [[Andreotti]] di intervenire e di riferire in parlamento sull'accaduto.<ref>Il messaggero, 3 settembre 1989</ref>
*4-6 settembre: dopo alcuni giorni di voci non confermate esplode uno scandalo che coinvolge la filiale di [[Atlanta]] della [[Banca Nazionale del Lavoro]] e il presidente e il direttore generale dell'istituto, [[Nerio Nesi]] (PSI) e [[Giacomo Pedde]] (DC). Secondo una indagine condotta dall'[[FBI]] il direttore della filiale d'oltreoceano ha favorito centinaia di operazioni di finanziamento verso imprese americane e italiane che volevano esportare in [[Iraq]], per un totale che si aggira intorno a 2,9 miliardi di dollari (3.700 miliardi di lire). Tutte queste operazioni sono state svolte senza le necessarie autorizzazioni delle direzione generale statunitense, senza l'esercizio del controllo da parte della sede centrale e non risultano coperte dalle necessarie garanzie. Tutte le opposizioni, imitate da socialdemocratici e repubblicani, presentano centinaia di interrogazioni e chiedono al governo di riferire in parlamento. Nesi e Pedde si dimettono e si apre uno scontro nella maggioranza per la nomina di [[Giampiero Cantoni]] e [[Paolo Savona]].<ref>Il messaggero, 5-7 settembre 1989</ref>
*8 settembre: parlando all'inaugurazione della [[Fiera del Levante]] il ministro dell'industria, [[Adolfo Battaglia]] anticipa l'intenzione del governo di aumentare varie tariffe con un rincario medio del 3,5%. I ritocchi riguarderanno in primis i biglietti aerei e i pedaggi autostradali - che dovrebbero essere formalizzati entro pochi giorni - ma ulteriori aumenti saranno varati quanto prima per le tariffe elettriche e telefoniche per il metano destinato al riscaldamento e per le imposte indirette.<ref>Il messaggero, 9 settembre 1989</ref>
*11 settembre: una nota ufficiale del governo [[Iraq|irakeno]] smentisce che dietro le operazioni compiute con la filiale di Atlanta della BNL ci sia un traffico di armi legato al [[Guerra Iran-Iraq|conflitto]] con l'Iran, ed aggiunge che i rapporti sono iniziati nel 1982, quando la sede era guidata da un altro direttore. Il comunicato non offre alcuna assicurazione sul debito di 3.700 miliardi. I giudici romani continuano intanto a procedere per il solo reato di falso in bilancio mentre si acutizzano le polemiche e i distinguo tra i partiti della maggioranza, Il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], e il governatore della Banca d'Italia, [[Carlo Azeglio Ciampi]], annunciano un iniezione di liquidita all'istituto attraverso l'emissione di obbligazioni che verrebbero sottoscritte dall'[[IMI]]. I comunisti, intanto, si dichirano pronti a chiedere l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta.<ref>Il messaggero, 12 settembre 1989</ref>
*12 settembre: il ministro del bilancio, [[Paolo Cirino Pomicino]], anticipa in grandi linee la manovra economica che dovrà accompagnare la legge finanziaria di prossima presentazione. Il fabbisogno è ora indicato in 20.000 miliardi, necessari per un piano di investimenti già messo a punto dal [[Governo De Mita|precedente governo.]]<ref>Il messaggero, 13 settembre 1989</ref>
*14 settembre: le commissioni giustizia e affari sociali del senato iniziano la discussione sul disegno di legge per la prevenzione della tossicodipendenza. Per [[Craxi]], sostenitore della linea dura anche contro il consumo, è un banco di prova per il governo ma l'approvazione a breve termine è messa in dubbio dal ministro degli affari sociali, [[Rosa Russo Jervolino]], dal momento che per le camere incombono gli adempimenti costituzionali del bilancio.</br>Il ministro del tesoro, ascoltato dalla commissione finanze del senato, sostiene che sul caso della sede BNL di Atlanta le colpe vanno ricercate nell'atteggiamento della sede centrale, che non ha esercitato dei veri controlli nonostante le tracce che ogni operazione lasciava nella contabilità generale. [[Guido Carli]] sostiene che l'esposizione creditizia dell'istituto è di 4.200 miliardi di lire e che l'operazione di salvataggio sarà affidata ad un finanziamento da 1.400 miliardi affidato a [[INA]] e [[INPS]]. La ricostruzione è contestata dalle opposizioni e accolta con alcune riserve da repubblicani e liberali; a Carli viene contestato di non aver sottolineato l'inerzia del governo ai rapporti presentati dalla [[Banca d'Italia]].<ref>Il messaggero, 15 settembre 1989</ref>
[[File:Deputato Aristide Gunnella.jpg|thumb|destra|150px|Aristide Gunnella]]
*16-18 settembre: consiglio nazionale PRI: la linea politica della segreteria è contestata da una minoranza guidata da [[Aristide Gunnella]]. Secondo quest'ultimo [[Giorgio La Malfa]] ha subordinato il partito agli interessi della DC trascurando il dialogo con i socialisti per la costruzione di un'alternanza alla guida del governo. Il segretario, forte di una maggioranza del 97%, sostiene che il partito è impegnato nel governo ma al contempo non esclude che possano aprirsi altre vie per la formazione di future maggioranze.</br>Le conclusioni dell'assise repubblicana sono ben accolte dalla sinistra socialista, riunita nel convegno "I tempi dell'alternativa". [[Claudio Signorile]] sostiene la necessità di comprendere i repubblicani in uno schieramento aperto anche a comunisti, radicali e verdi, che dispone sulla carta del 55% delle aule parlamentari. I tempi, aggiunge, sono maturi per le forti divisioni interne emerse nella DC a seguito delle elezioni anticipate a Roma, dove [[Franco Carraro]] potrebbe presiedere una giunta di sinistra in luogo della prevista alleanza di [[pentapartito]].<ref>Il messaggero, 17-19 settembre 1989</ref>
*18 settembre: parlando alla [[Fiera del Levante]] [[Andreotti]] esce da un riserbo durato oltre un mese e sostiene che nella situazione presente l'appuntamento col mercato europeo nel 1992 richiede misure e sacrifici da parte di tutti. L'esecutivo non proseguirà sulla strada dei provvedimenti tampone perché l'economia italiana ha bisogno di un rinnovamento strutturale. La finanziaria per il 1990, aggiunge il presidente del consiglio, non cercherà coperture temporanee per il fabbisogno ma sarà indirizzata ad una revisione della spesa che riduca al minimo l'imposizione fiscale.<ref>Il messaggero, 19 settembre 1989</ref>
*20 settembre: un editoriale de [[La voce repubblicana]] riapre lo scontro nella maggioranza sulla legge per la regolamentazione dell'emittenza radiotelevisiva. I repubblicani sconfessano di fatto la proposta elaborata dal ministro [[Oscar Mammì]] e chiedono il rispetto della sentenza della [[Corte costituzionale]] che ha dichiarato inammissibile il duopolio chiuso [[RAI]]-[[Fininvest]].</br>I ministri economici e i responsabili di settore dei partiti della maggioranza annunciano un accordo di massima per la legge finanziaria, che sarà accompagnata da otto leggi collegate. La manovrà definisce tagli e tasse per 20.000 miliardi e si pone l'obiettivo di contenere il deficit di bilancio a 133.000 miliardi. La spesa dei ministeri sarà ridotta di 2.500 miliardi, mentre altri 4.000 saranno recuperati da tagli verso gli enti locali, cui sarà concessa una maggiore autonomia impositiva.<ref>Il messaggero, 19 settembre 1989</ref>
*22 novembre: consiglio dei ministri: viene approvato il decreto legge per l'entrata in vigore del nuovo [[codice di procedura penale]], fissata al 25 ottobre. Il ministro della giustizia ufficializza inoltre la decisione di varare un [[amnistia]] finalizzata a smaltire gli arretrati degli uffici giudiziari in vista dell'importante appuntamento. La sua approvazione parlamentare entro un mese è tuttavia messa in dubbio da richieste incrociate relative alle esclusioni (reati contro la pubblica amministrazione, mafia e terrorismo). Viene prorogato al 15 ottobre il termine per la presentazione delle domande di condono per le imposte inevase dai lavoratori autonomi. Tra gli altri provvedimenti è approvato un decreto legge per il risanamento del settore sanitario, che prevede l'istituzione di tesorerie provinciali per le Usl e nuove modalità di verifica delle esenzioni dai ticket sanitari, e la definitiva proroga per le domande del condono fiscale al 15 ottobre.<ref>Il messaggero, 22 novembre 1989</ref>
[[File:Giovanni Prandini.jpg|thumb|150px|Giovanni Prandini]]
*23 novembre: il ministro dei lavori pubblici, [[Giovanni Prandini]], sostiene in una intervista la necessità di riformare il mercato degli affitti immobiliari mediante l'abolizione dell'[[equo canone]] nelle città fino a 200.000 abitanti e una migliore regolamentazione nei rapporti tra proprietari e inquilini nelle altre. Annuncia inoltre un piano straordinario di costruzione di 50.000 nuove case, che verrà discusso al prossimo consiglio dei ministri come una delle leggi di accompagnamento della finanziaria.<ref>Il messaggero, 24 novembre 1989</ref>
*27 novembre: il governo viene sconfitto alla camera sul decreto che introduce sgravi fiscali tra i 1.000 e i 2.000 miliardi per il gruppo [[Enimont]] in vista dell'avvio della quotazione del titolo in Borsa. Decade anche la depenalizzazione per gli autonomi che decidono di avvalersi del condono fiscale, inserita nella terza reiterazione del provvedimento. Con 192 voti contrari (tra i quali quelli di numerosi membri della maggioranza) 176 a favore e 6 astensioni passa l'eccezione di costituzionalità presentata dal PCI, secondo il quale l'estensione degli sgravi ad altri gruppi apre le porte ad una possibile impunità per i grandi evasori. Il ministro delle finanze dichiara che il governo non andrà contro la volontà del parlamento e rinuncia alla depenalizzazione.<ref>Il messaggero, 28 novembre 1989</ref>
*29 novembre-1 ottobre: consiglio dei ministri: il governo vara la legge finanziaria, gli otto disegni di legge collegati e un decreto che anticipa circa 1.200 miliardi sulla manovra per il 1990. Quest'ultimo aumenta con effetto immediato la benzina (tranne la verde) e il gasolio (+50 lire) le tariffe elettriche (+7 lire), l'imposta di registro (raddoppiata) e l'imposta sui premi delle lotterie, portata al 20%. La finanziaria, che prevede un tetto di 133.000 miliardi al disavanzo per il 1990, aumenta dal 1 gennaio il bollo auto (+50%) e le concessioni governative (+20%) e prevede un riassetto di vari tributi a partire da [[INVIM]] e [[ILOR]], che verranno sostituite dall'[[ICI]]. Per il piano casa del ministro Prandini sono stanziati 8.000 miliardi in tre anni. [[Andreotti]] dichiara ai telegiorali che i sacrifici sono necessari per evitare una [[bancarotta]] dello stato, che onora 109.000 miliardi all'anno di interessi sul [[debito pubblico]]. Tutte le opposizioni accusano il governo di non aver intrapreso una nuova strada ma di continuare a mettere toppe sui debiti senza incidere sul contenimento della [[spesa pubblica]].</br>Rispondendo ad una intervista televisiva [[Andreotti]] sostiene che la finanziaria per il 1990 (12.500 miliardi) impone sacrifici necessari. Il governo deve onorare il peso degli interessi sul debito pubblico (300 miliardi al giorno) e al contempo preparare l'economia all'appuntamento con la libera circolazione dei capitali (dal 1 luglio 1990), ed assicura che la legge di bilancio non prevede soltanto tagli ma anche forti investimenti sulle infrastrutture e l'edilizia.<ref>Il messaggero, 30 novembre-2 dicembre 1989</ref>
 
==== Ottobre ====
[[File:Le Gray, Gustave (1820-1884) - Portrait du général Istvàn Türr (1825-1908) - Palerme, juillet 1860.jpg|left|thumb|244x244px|Il generale Turr]]
[[File:MilleGiovanni a Capua Vizzotto1Bacciardi.JPG|rightjpg|thumb|190x190px150px|La battaglia delGiovanni VolturnoBacciardi]]
*1-4 ottobre: comitato centrale PCI: l'assise si rivela particolarmente animata per il contrasto tra i favorevoli (Napolitano) e i contrari (Cossutta) ad una rinnovata collaborazione coi socialisti. La contesa è legata alle imminenti elezioni comunali anticipate di Roma, alla presa di posizione dei vescovi a favore della DC e alle manovre dei partiti per intercettare il voto cattolico. L'ordine del giorno della segreteria, per un alleanza di governo alternativa, è approvato a larghissima maggioranza, coi soli voti contrari di [[Armando Cossutta]], [[Gian Mario Cazzaniga]] e [[Giovanni Bacciardi]].</br>Nelle stesse ore [[Giorgio La Malfa]] e [[Oscar Mammì]] sostengono la necessità di una grande coalizione per Roma che lasci fuori soltanto i missini e l'estrema sinistra. I repubblicani, sostiene un corsivo de [[la Voce repubblicana]], potrebbero altrimenti non entrare nell'ipotizzata giunta [[pentapartito]] capeggiata da [[Franco Carraro]]. <ref>Il messaggero, 2-4 ottobre 1989</ref>
[[File:Francesco Crispi (ritratto).jpg|right|thumb|250x250px|Francesco Crispi]]
*5 ottobre: le commissioni sanità e giustizia del senato approvano l'art. 12 della legge Jervolino-Vassalli sulla droga, che prevede la punibilità dei consumatori. L'approvazione apre un fronte polemico tra il governo e gran parte dell'associazionismo cattolico quando manca un mese alle elezioni di Roma. I contrari sostengono che a dover essere punita è la carenza istituzionale sui fronti della prevenzione e del recupero. I socialisti mettono subito le mani avanti a difesa della norma, alla quale condizionano il buon esito della prossima formazione della giunta romana.<ref>Il messaggero, 6 ottobre 1989</ref>
Dopo aver ottenuto un grosso finanziamento da una banca privata di Torino nell'agosto [[1860]] parte per la [[Sicilia]] con un gruppo di volontari. A [[Messina]] entra a far parte dello [[stato maggiore]] della 15^ divisione al comando del generale [[Stefano Turr]], ai cui ordini rimane fino alla [[battaglia del Volturno]], alla quale prende parte con onore.<ref>{{cita web|http://www1.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/21/0009_catalogo_Caranti_31-10.pdf|Biagio Caranti, una figura del Risorgimento al servizio dello Stato: politico, patriota, riformatore|22 giugno 2015}}</ref> Il Pallavicino lo chiama a [[Napoli]] il 1 ottobre, pochi giorni prima della sua nomina a prodittatore, allo scopo di avere un fondamentale sostegno alla sua idea di un [[plebiscito]] per l'annessione incondizionata delle [[Regno delle due Sicilie|province napoletane]] al [[Regno d'Italia]]. Pallavicino e Caranti devono infatti schierarsi contro l'idea di [[Francesco Crispi]], appoggiata da [[Carlo Cattaneo]] ma non da [[Garibaldi]], per un [[assemblea costituente]] destinata a fissare i termini e le condizioni dell'annessione.<ref>{{cita|Pallavicino|Pag. 462}}A Napoli il governo provvisorio di Garibaldi è in gran parte nelle mani dei fedeli di Cavour. Crispi, che arriva in città a metà settembre, insiste con il generale e ottiene di concentrare il potere nelle sue mani. Tuttavia, la spinta rivoluzionaria che ha animato la spedizione va affievolendosi, specie dopo la battaglia del Volturno. Per rafforzare la sua posizione presso Vittorio Emanuele II, Garibaldi nomina il 3 ottobre 1860 Giorgio Pallavicino prodittatore, affidando quindi il governo ad un fedele sostenitore di casa Savoia. Costui definisce Crispi incompatibile con la carica di Segretario di Stato. Intanto Cavour ha dichiarato che nell’Italia meridionale non avrebbe accettato altro che l’annessione incondizionata al Regno di Sardegna mediante plebiscito. Crispi, che ha ancora la speranza di far proseguire la rivoluzione per riscattare Roma e Venezia, si oppone, proponendo di far eleggere al popolo un’assemblea parlamentare. A lui si affianca Carlo Cattaneo. Preso fra due fuochi, Garibaldi dichiara che la decisione sarebbe spettata ai due prodittatori di Sicilia e di Napoli, Mordini e Pallavicino. Entrambi optano per il plebiscito e Crispi, dopo la riunione decisiva del 13 ottobre di palazzo d’Angri, si dimette dal governo di Garibaldi. (Per le posizioni di Crispi si veda in Christopher Duggan, Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, Roma-Bari, Laterza, 2000 pag. 249-256)</ref>
*6 ottobre: emergono malumori nella maggioranza per la proposta di [[Craxi]], appoggiata da [[Forlani]], per l'introduzione di uno sbarramento al 5% nella legge elettorale per i comuni superiori ai 15.000 abitanti. La proposta è stata rilanciata dopo il record delle 23 liste presentate per le elezioni romane e trova l'immediata opposizione dei partiti minori della maggioranza e di tutte le opposizioni. Repubblicani e liberali sostengono che tale modifica sarebbe inutile per le divisioni interne dei partiti, che si ripercuoterebbero comunque sulle assemblee elette. Il [[Censis]] rende intanto noti i risultati di un sondaggio tra i sindaci italiani, che a maggioranza sostengono la necessità di introdurre l'elezione diretta dei primi cittadini.<ref>Il messaggero, 7 ottobre 1989</ref>
[[File:Vittorio Sbardella.jpg|thumb|150px|Vittorio Sbardella]]
*10 ottobre: il cardinale [[Ugo Poletti]], vicario della diocesi di Roma, invita i cattolici ad andare alle urne. L'alto prelato non nomina nessun partito ma i suoi riferimenti a vincere il risentimento e la ripugnanza per il malcostume politico sono associati alla caduta del sindaco [[Pietro Giubilo]], che potrebbe indirizzare il voto dei fedeli ad altre autorevoli figure presenti in altre liste a partire dal principe [[Sforza Ruspoli]], capolista del MSI. Quella di Poletti è inoltre vista come una presa di posizione contro la Comunità di S. Egidio, che ha dichiarato come proprio punto di riferimento i cattolici progressisti presenti nella lista del PCI. [[Achille Occhetto]], da parte sua, ribatte in un comizio che il problema della DC romana e la possibile perdita di voti va individuata nel dominio degli andreottiani, in particolare di [[Vittorio Sbardella]], che hanno ignorato tutte le istanze provenienti dall'associazionismo cattolico e riempito di propri fedellisimi le liste per il comune e le circoscrizioni.<ref>Il messaggero, 11 ottobre 1989</ref>
*12-16 ottobre: assemblea nazionale PSI: nella relazione di apertura [[Craxi]] boccia il corso riformista di [[Achille Occhetto]], giudicandolo un mero adattamento al progressivo crollo dei regimi dell'est europeo, e attacca il cardinale [[Ugo Poletti]], che coi suoi interventi nega la libertà politica dei cattolici. Relazione e dibattito sono incentrati sulle elezioni comunali di Roma, per le quali il PSI punta tutto sulla figura di [[Franco Carraro]]. Il segretaruio socialista chiude ad ogni ipotesi di riconoscimento di correnti interne ma il partito è comunque diviso.<ref>Il messaggero, 13-17 ottobre 1989</ref>
*12 ottobre: ascoltato dalla commissione finanze della camera il governatore della [[Banca d'Italia]], [[Carlo Azeglio Ciampi]], ribadisce la linea dell'istituto sul disegno di legge per l'apertura ai privati delle banche pubbliche. Per Ciampi è fondamentale recepire la proposta democristiana di inserire nel provvedimento una norma che limiti la partecipazione dei gruppi privati ad un massimo del 49% dei capitali. La Banca d'Italia - aggiunge - è da anni favorevole ad una [[diversificazione]] degli assetti societari tenendo conto che la privatizzazione non è un bene in sé.</br>[[Armando Cossutta]] rilascia una intervista al settimanale [[l'Espresso]] nella quale sostiene che la segreteria vuole escludere dal PCI chi vuole essere e rimanere comunista. Nel partito, aggiunge, le correnti si rendono ora necessarie affinché le minoranze possano aspirare alla sua guida. I dissidenti del nuovo corso non escludono di uscire dal partito per confluire in [[Democrazia proletaria]] o, addirittura, fondare un nuovo soggetto politico.<ref>Il messaggero, 13 ottobre 1989</ref>
*15 ottobre: La prima sezione della corte d'appello civile di Roma emette una sentenza che riconosce il danno artistico prodotto dall'eccessivo affolamento di interruzioni pubblicitarie nei film. La causa è stata promossa dal figlio di [[Pietro Germi]] nei confronti di [[Reteitalia]] (gruppo [[Fininvest]]) dopo una trasmissione del film [[Serafino (film)|Serafino]] eccessivamente frammentata da spot pubblicitari. La sentenza ribalta quella di primo grado, che ha sostenuto che le interruzioni devono essere stabilite caso per caso, valutando la qualità artistica delle pellicole, ed è favorevolmente accolta da [[Citto Maselli], presidente dell'associazione autori cinematografici. [[Walter Veltroni]] e [[Lina Wertmuller]] avvertono tuttavia che è tardiva, che sono dieci anni che le reti private si arricchiscono alle spalle di autori e registi e che le produzioni sono monopolizzate dallo strapotere della casa di produzione di [[Silvio Berlusconi]].<ref>Il messaggero, 16 ottobre 1989</ref>
[[File:Carmelo Conte.jpg|thumb|150px|Carmelo Conte]]
*17 ottobre: [[Guido Bodrato]], esponente della sinistra democristiana, rilascia un'intervista al settimanale di [[Comunione e liberazione]] dove attacca quattro ministri, due dei quali del suo stesso partito. Secondo il vice-segretario, fedelissimo di [[De Mita]], [[Gianni Prandini]] (forlaniano) e [[Paolo Cirino Pomicino]] (andreottiano), assieme a [[Carmelo Conte]] e [[Francesco De Lorenzo]] agiscono indipendentemente dalle decisioni del governo stanziando forti somme per garantire gli interessi clientelari dell'esecutivo. Ai quattro ministri sono contestati diversi provvedimenti che conferiscono un forte potere discrezionale nella gestione della spesa; Cirino Pomicino per una sene di progetti nel Mezzogiorno, Prandini per la costruzione di 50.000 alloggi riciclando fondi [[Gescal]], Conte per gli interventi speciali nelle grandi città, De Lorenzo per favorire gli operatori privati della sanità. Gli interessati non commentano. Democristiani, socialisti e liberali si dichiarano sorpresi, repubblicani e socialdemocratici concordano coi toni dell'intervista. [[Forlani]] e [[Craxi]] sostengono che il problema non esiste.</br>In un'assemblea comune i cattolici di S. Egidio, della comunità di Capodarco, delle Acli e dell'Agesci respingono l'invito del cardinale [[Ugo Poletti]] a votare la DC alle elezioni comunali di Roma a prescindere dal malcostume che impera nel partito romano. [[Andrea Ricciardi]], presidente della [[Comunità di sant'Egidio]] dichiara che il voto dei cattolici sarà espresso liberamente e non è da escludersi che al turno amministrativo del 1990 possa essere presentata una seconda lista cattolica.<ref>Il messaggero, 18 ottobre 1989</ref>
[[File:Luigi Di Liegro - fine anni '50.png|thumb|destra|150px|Luigi Di Liegro]]
*21 ottobre: parlando ad un incontro pubblico [[Andreotti]] risponde al cardinale [[Ugo Poletti]] che a Roma manca una vera spinta religiosa. Secondo il presidente del consiglio le difficoltà non nascono dal malcostume politica ma dal venir meno dell'attività pastorale della chiesa. L'assunto è pienamente condiviso da Forlani, che però non minimizza la portata degli scandali che hanno costretto [[Pietro Giubilo]] alle dimissioni e al non ripresentarsi alle elezioni. Le dichiarazioni sono accolte con disappunto nell'ambiente ecclesiastico. Mons. [[Luigi Di Liegro]], direttore della [[Caritas]], accusa Andreotti di voler distogliere l'attenzione sul malcostume della DC romana, guidata da un suo fedelissimo, e che la fede non si misura in voti elettorali.<ref>Il messaggero, 22 ottobre 1989</ref>
*25 ottobre: la commissione affari sociali della camera approva con i voti della maggioranza e del MSI il decreto legge sui ticket che consente al governo di modificarli senza passare per l'approvazione parlamentare di un disegno di legge. La modifica arriva nello stesso giorno in cui a Catania si conclude l'assemblea annuale dell'[[ANCI]], che contesta al ministro della sanità l'accusa rivolta a comuni e regioni di male amministrare i fondi della sanità. La stessa assemblea chiede al governo di introdurre una riforma nel sistema elettorale che introduca uno sbarramento o l'elezione diretta dei sindaci.<ref>Il messaggero, 26 ottobre 1989</ref>
*26 ottobre: il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], illustra in una conferenza stampa i risultati delle 1.774 ispezioni che i carabinieri dei [[NAS]] hanno condotto in ospedali, cliniche, stabilimenti di produzione e distribuzione di alimentari e residenze per anziani e disabili. L'operazione ha portato all'accertamento di 3.633 infrazioni amministrative e 1.457 di natura penale, con denuncia di 2.039 persone. Il ministro dichiara che tali risultati, ed altri che verranno col proseguimento delle ispezioni, saranno alla base di una modifica delle normative.</br>Dopo una giornata di attesa [[Andreotti]] annuncia che le nomine degli enti pubblici sono rinviate di almeno una settimana. Alla base di questo inaspettato annuncio è la ripartizione delle presidenze tra i partiti della maggioranza e tra le correnti al loro interno.<ref>Il messaggero, 27 ottobre 1989</ref>
*27 ottobre: consiglio dei ministri: viene approvato un disegno di legge che introduce l'[[amnistia]] per i reati punibili fino a quattro anni di reclusione compiuti fino al 28 luglio. Il provvedimento, che esclude reati finanziari e politici, è giustificato dalla necessità di smaltire gli arretrati della giustizia con l'entrata in vigore del nuovo [[codice di procedura penale]]. E' approvata una modifica costituzionale che toglie al presidente della repubblica la delega in materia. Sono inoltre approvati una riforma del ministero degli esteri, degli espropri per pubblica utilità e lo stanziamento dei 30 miliardi previsti in finanziaria per la produzione della [[benzina]] verde.<ref>Il messaggero, 28 ottobre 1989</ref>
*29-30 ottobre: elezioni comunali anticipate a Roma: dalle prime risultanze dello scrutinio la DC si conferma primo partito della capitale pur calando dal 33 al 31,9%, con la perdita di due seggi. Il PCI aumenta dello 0,5% e recupera un seggio. Nella maggioranza avanzano soltanto i socialisti mentre perdono voti socialdemocratici, repubblicani e liberali. Crollano MSI, radicali, verdi e demoproletari. Mentre [[Craxi]] mette subito le mani avanti (la maggioranza di [[pentapartito]] si ricostituirà solo con l'elezione a sindaco di [[Franco Carraro]]) e il ministro [[Oscar Mammì]] fa a sua volta presente che il PRI darà solo un appoggio esterno, comunisti, liberali e verdi annunciano ricorsi alla magistratura e al [[TAR]] per l'incongruenza dei risultati in oltre mille sezioni.<ref>Il messaggero, 1-2 novembre 1989</ref>
 
==== Novembre ====
Il 13 ottobre [[1860]] Crispi, politicamente sconfitto sulla proposta della costituente, rassegna le sue dimissioni da ministro dell'Interno e delle Finanze nel Consiglio dei segretari di Stato formato da Garibaldi in appoggio alla sua dittatura. Nello stesso giorno Caranti viene chiamato a sostituirlo, non senza il risentimento di Cavour. La sua ostilità, anzi, aumenta a dismisura quando, cessata la dittatura e tornato Pallavicino in [[Piemonte]], viene insediato quale funzionario del ministero dell'agricoltura pur continuando ad occuparsi della segreteria degli altri ministeri. Non potendolo rimuovere, a causa della considerazione che aveva per lui casa Savoia, lo statista piemontese rifiuta di trasmettere al re una proposta di ricompensa.
[[File:Gabriele Cagliari.jpg|thumb|destra|150px|Gabriele Cagliari]]
*3 novembre: il governo annuncia le nomine dei nuovi presidenti degli enti pubblici, frutto di un accordo tra DC e PSI. L'andreottiano [[Franco Nobili]] sostituisce [[Romano Prodi]] all'[[IRI]]; [[Gabriele Cagliari]] prende il posto di [[Franco Reviglio]] all'[[ENI]]; [[Franco Viezzoli]] viene confermato al vertice dell'[[ENEL]]. Le nomine creano forti malumori all'interno della DC tra segreteria e andreottiani da una parte e sinistra interna dall'altra.<ref>Il messaggero, 4 novembre1989</ref>
*3-8 novembre: a Roma viene effettuato un riesame dei verbali di tutte le sezioni elettorali. I risultati sono incrociati con quelli inizialmente immessi nel calcolatore dell'ufficio elettorale del comune. Secondo il riconteggio risultano 33.000 voti di preferenza in più rispetto al numero effettivo dei votanti, quasi tutti espressi per candidati democristiani. Dai voti di lista emerge inoltre che la DC potrebbe perdere un seggio a favore dei comunisti e un posto assegnato al MSI è al momento in bilico tra DC e PSI.</br>Dalle prime dichiarazioni della commissione incaricata del riesame emerge che in molte sezioni sono state deposte più schede del numero degli aventi diritto e che in 126 seggi erano presenti sei scrutatori invece dei cinque previsti, tra i quali un minorenne. I primi dati sono conferiti dal commissario [[Angelo Barbato]] alla procura della repubblica, che apre un'indagine inizialmente contro ignoti, in seguito nei confronti dell'operatore che ha digitato i dati nell'elaboratore. Lo stesso commissario difende il dipendente comunale sostenendo che c'è stato un errore che ha immesso i numeri degli uffici nella colonna dei voti validi attribuiti alla DC.</br>Rispondendo a decine di interrogazioni urgenti il governo fa presente di non avere alcuna autorità di intervento e che la competenza è unicamente della magistratura.<ref>Il messaggero, 4-9 novembre 1989</ref>
*5 novembre: muore [[Benigno Zaccagnini]].</br>Nell'aula del senato inizia la discussione sulla legge finanziaria. Il testo licenziato dalla commissione bilancio fissa il saldo netto da finanziarie a 130.746 miliardi. Sulla stampa viene ventilata l'ipotesi di un accordo tra la maggioranza e il PCI per far passare alla camera il testo licenziato dal senato in cambio di uno stanziamento triennale di 1.700 miliardi per le pensioni d'annata, poi fissato a 1.000.<ref>Il messaggero, 6 novembre 1989</ref>
*7 novembre: a otto giorni dall'esplosione del caso dei voti gonfiati alle comunali anticipate di Roma l'attribuzione delle responsabilità diventa terreno di scontro tra i partiti della maggioranza. Secondo la DC i 33.000 voti in più alla sua lista sono stati inseriti aggirando i protocolli di sicurezza del sistema informatico per accusa il partito e danneggiarlo nella contrapposizione coi socialisti, che mirano alla nomina a sindaco di [[Franco Carraro]].</br>L'ex ministro delle finanze, [[Bruno Visentini]], contesta a nome dei repubblicani le cifre della legge finanziaria nel punto in cui taglia la spesa pubblica verso gli enti locali. Secondo Visentini la normativa costringerà gli enti locali a indebitarsi mediante l'accensione di mutui. L'[[ACI]], a sua volta, accusa l'esecutivo di aver "nascosto" un aumento del 129% delle tasse automobilistiche in due degli otto disegni di legge collegati.<ref>Il messaggero, 8 novembre 1989</ref>
*14 novembre: direzione nazionale PCI: [[Achille Occhetto]] annuncia la convocazione di un congresso straordinario che dia il via ad un processo di rinnovamento del partito dopo la caduta del [[Muro di Berlino]]. La decisione effettiva sarà presa dal comitato centrale già convocato.</br>Quando si approssima la verifica dei verbali elettorali, e la proclamazione ufficiale dei nuovi consiglieri comunali, [[Vittorio Sbardella]] dichiara alla stampa che la DC romana è pronta a sostenere la candidatura a sindaco di [[Franco Carraro]] a condizione che le vengano assegnati gli assessorati al piano regolatore e ai lavori pubblici. La DC risponde per bocca di [[Arnaldo Forlani]] che tutto è ancora da decidere in quanto il quadripartito, col PRI all'opposizione, avrebbe una maggioranza di soli due seggi.<ref>Il messaggero, 15 novembre 1989</ref>
*16 novembre: il ministro dei lavori pubblici, [[Giovanni Prandini]], annuncia la presentazione di un disegno di legge per l'abrogazione della legge sull'[[equo canone]]. Le nuove norme introducono un forte aumento delle tasse immobiliari per gli appartamenti lasciati sfitti, la soppressione dello [[IACP]] in favore di agenzie guidate dai comuni e facilitazioni fiscali per la costruzione e la ristrutturazione degli immobili. Per il principale sindacato degli inquilini ([[SUNIA]] è una privatizzazione selvaggia che affida le case pubbliche alla gestione di enti privati senza alcuna protezione sociale per gli inquilini. Il ministro per le aree urbane, [[Carmelo Conte]], lo liquida come inattuabile. Socialisti e comunisti annunciano battaglia contraria in parlamento.</br>Il senato approva la legge finanziaria per il 1990. Il saldo netto da finanziare è confermato in 130.746 ma si presentano incognite sul decreto fiscale collegato, che contiene le norme esecutive del bilancio preventivo e deve essere approvato entro 60 giorni dalla promulgazione.<ref>Il messaggero, 17 novembre 1989</ref>
*20-25 novembre: comitato centrale PCI: mentre numerosi iscritti protestano in strada il partito si presenta all'assise frammentato tra favorevoli e contrari alla proposta della segreteria di cambiare il nome e procedere ad un aggiornamento. La proposta di [[Achille Occhetto]] è approvata dal 67% dei voti. Il congresso straordinario è convocato per marzo e per la prima volta nella storia del PCI si svolgerà sulla base di mozioni contrapposte. Contro i cambiamenti si schierano, tra gli altri, [[Pietro Ingrao]], [[Alessandro Natta]], [[Giancarlo Pajetta]], [[Armando Cossutta]] e [[Aldo Tortorella]].<ref>Il messaggero, 21-26 novembre 1989</ref>
*21 novembre: sulla base delle verifiche effettuate dall'ufficio centrale si allarga lo scandalo dei presunti brogli alle elezioni comunali di Roma. Mentre pendono due ricorsi al [[TAR]] del MSI e del [[Cesare San Mauro|primo dei non eletti]] della DC, in cui si chiede la completa ripetizione dell'intero scrutinio da parte del tribunale, la commissione elettorale non può quantificare l'esatto ammontare dei voti di lista e preferenza. In 330 sezioni non c'è corrispondenza tra i voti espressi e quelli segnati nei verbali, per 68 sezioni non risultano addirittura disponibili i verbali. Su istanza di [[Democrazia Proletaria]] la magistratura pone sotto sequestro le schede elettorali di queste ultime. La possibilità di una modifica nell'assegnazione dei seggi blocca le trattative per la costituzione della giunta.</br>Consiglio dei ministri: col via libera del [[Comitato interministeriale dei prezzi]] il governo vara una serie di aumenti da scaglionare fino al 30 settembre 1990. I maggiori costi riguardano i voli (+8% dal 1 dicembre; +4% dal 1 luglio 1990), il canone Rai (+5% per il colore, +29% per il bianco e nero) , le tariffe postali (+4,2%), i pedaggi autostradali (+4%) e le tariffe ferroviarie (+2,5%).<ref>Il messaggero, 22 novembre 1989</ref>
*24 novembre: consiglio dei ministri: viene varato un decreto legge che rende immediatamente esecutiva l'abrogazione del ticket per i farmaci di prezzo non superiore alle 5.000 lire. Nonostante una larga approvazione parlamentare nla nuova normativa non recepisce il divieto di pubblicità per i farmaci da banco. E' approvato un disegno di legge per la riforma del credito agrario, mirata a superare una normativa risalente al 1928. Viene inoltre fissata la data delle elezioni amministrative di primavera, fissate per il 6 maggio 1990.<ref>Il messaggero, 25 novembre 1989</ref>
*30 novembre-2 dicembre: consiglio nazionale PLI: il partito è diviso tra la segreteria di [[Renato Altissimo]] (rapporto privilegiato coi repubblicani e confronto coi socialisti) e le minoranze che fanno capo a [[Raffaele Costa]] e [[Alfredo Biondi]], che chiedono una completa ridefinizione della strategia politica e delle cariche interne, aprendo un canale di confronto con le sinistre.<ref>Il messaggero, 25 dicembre 1989</ref>
 
==== Dicembre ====
[[File:Francesco Hayez 041.jpg|left|thumb|194x194px|Il conte di Cavour]]
[[File:Formenton-Berlusconi-Leonardo Mondadori.jpg|thumb|150px|Luca Formenton, Silvio Berlusconi e Leonardo Mondadori]]
{{Citazione|''Ieri nell'aprire il corriere di Napoli rimasi stupefatto, quantunque io non mi stupisca più quasi, nel trovare una quantità di lettere a me dirette, firmate Biagio Carranti! Io professo il perdono delle ingiurie, e lo pratico su larga scala. Ma io non credo che il precetto domenicale possa andare sin al punto di sopportare che un ragazzaccio che conta un anno di servizio, che or son sei mesi volevamo voi ed io cacciare dal modesto impiego d'applicato di terza classe per atto inaudito d'insolenza, mi tratti quasi alla pari. L'innalzarlo al posto di reggente della Secreteria degli Esteri è, lasciate ch'io vel dica, una vera enormità, che sconvolge ogni idea di gerarchia nei nostri Dicasteri. Vi supplico adunque di dispensarmi dal carteggiare con lui. Fatelo Governatore civile di Napoli, se così credete, ma toglietelo dagli Esteri, giacché se ivi rimanesse dovrei tosto richiamare Negri, Villamarina, Fasciotti per non sottoporli all'umiliazione di dipendere da Biaggio Carranti''|Lettera di Cavour a Farini del 29 nov. 1860.<ref>{{cita|Fonsi|Pag. 397}}</ref>}}
*1-4 dicembre: dopo mesi di polemiche e colpi di scena [[Andreotti]] viene chiamato dal PCI e dalla Sinistra indipendente a riferire alla camera sulla cosiddetta [[Lodo Mondadori|guerra di Segrate]] tra [[Silvio Berlusconi]] e [[Carlo De Benedetti]] per il controllo della [[Mondadori]]. La notizia che Berlusconi ha comprato dalla famiglia [[Luca Formenton|Formenton]] il 25,74% della casa editrice provoca agitazioni e assembleee nelle redazioni de [[la Repubblica]], [[l'Espresso]] e [[Panorama (rivista)|Panorama]]. Mentre De Benedetti annuncia di voler adire le vie legali per la violazione di patti già sottoscritti al presidente del consiglio viene chiesto di chiarire l'atteggiamento del governo quando è ormai prossima la discussione della [[legge Mammì]] che, in mancanza di modifiche, prevede la ratifica del monopolio della [[Fininvest]] nel mercato televisivo privato. Il sottosegretario [[Nino Cristofori]] dichiara che il governo non ha potere di intervento nella vicenda ma la polemica si estende ai partiti della maggioranza. I repubblicani chiedono l'approvazione urgente di una legge stralcio che vanifichi il colpo di mano della [[Fininvest]]; i democristiani propongono di emendare il progetto della legge sull'emittenza per vietare a ogni singolo Imprenditore di superare la quota del 25% del ricavi complessivi (vendite, pubblicità, canone tv, contributi statali) nel settore dell'informazione ma incontrano l'opposizione dei socialisti, che ribadiscono la richiesta di inserire nella nuova legge la cosiddetta opzione zero. <ref>Il messaggero, 2-5 dicembre 1989</ref>
*5 dicembre: consiglio dei ministri: a seguito di un accordo tra i ministri dell'industria e per il mezzogiorno viene approvato un disegno di legge che stanzia 1.500 miliardi per gli interventi di innovazione e sviluppo del meridione con uno snelimento delle procedure burocratiche. Potranno accedere ai contributi le imprese con un più di 250 dipendenti con un capitale investito non superiore ai 25 miliardi.<ref>Il messaggero, 6 dicembre 1989</ref>
*7 dicembre: interpellato a margine di un evento pubblico Andreotti risponde di non essere contrario all'approvazione di una legge anti-trust. Nel rivendicare la prima proposta al suo [[governo andreotti II|secondo governo]] fa tuttavia presente che la norma non deve essere promulgata frettolosamente sull'onda emotiva di un singolo evento. La legge, aggiunge il presidente del consiglio, deve regolare il settore, non impedire le concetrazione a un singolo imprenditore a scapito di altri.</br>Congresso straordinario DP: il partito si interroga dopo continue perdite di voti e un conflitto interno che ha portato all'uscita di [[Mario Capanna]]. Il segretario, [[Giovanni Russo Spena]], si presenta dimissionario e si fa portavoce di una linea movimentista attenta alle tematiche ambientali e pacifiste. La linea alternativa, che fa capo a [[Luigi Vinci]], si dichiara anticapitalista e ritiene necessario rivendicare l'ideologia comunista nel momento che il PCI sembra volerla abiurare. Vinci viene eletto segretario e annuncia una costituente per il comunismo.<ref>Il messaggero, 8 dicembre 1989</ref>
*11 dicembre: la [[Corte costituzionale]] invita il parlamento a rivedere la cosiddetta tassa sulla salute, il contributo sanitario obbligatorio versato dai lavoratori all'[[INPS]]. Secondo la Consulta il sistema in vigore è anti-costituzionale a causa di susseguenti modifiche che incidono in misura diversa, a seconda del momento in cui sono stati promulgate, violando i due principi dell'uguaglianza e della capacità contributiva.<ref>Il messaggero, 12 dicembre 1989</ref>
*12 dicembre: parlando alla commissione bilancio della Camera il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], sostiene che il 1990 sarà un anno difficile per i conti pubblici e la legge finanziaria in corso di approvazione non risolve i problemi di fondo. Carli contesta, seppure indirettamente, i ministri degli [[Gianni De Michlies|esteri]] e della [[Francesco De Lorenzo|sanità]] per i prestiti e le esportazioni verso i paesi dell'est (sottoscritti senza solide garanzie) e la spesa fuori controllo delle [[USL]], per le quali non si potrà stanziare più di quanto la finanziaria già prevede. Il ministro aggiunge che se non si porranno dei paletti alla libertà di spesa di cui godono Usl, regioni e comuni non avrà altra scelta che rassegnare le dimissioni.Il ministro per il commercio estero, [[Renato Ruggero]], ricorda al collega che le scelte sono state discusse ed approvate dal governo, e solo in quella sede possono essere modificate.<ref>Il messaggero, 13 dicembre 1989</ref>
*18 dicembre: mentre procede l'inchiesta giudiziaria sui brogli alle elzioni comunali di Roma i riconteggi hanno definitivamente individuato gli eletti. [[Franco Carraro]], ministro del turismo, viene eletto sindaco a capo di una giunta a quattro formata da DC, PSI, PSDI e PLI, coi repubblicani che restano all'opposizione.</br>Il ministro della pubblica istruzione, [[Sergio Mattarella]], annuncia il raggiungimento di un accordo con la [[CEI]] per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole materne. Non esistendo ore differenziate, e non essendo possibile dividere i bambini nelle ore dedicate, si decide di concentrare l'insegnamento a ridosso delle feste religiose comandate.<ref>Il messaggero, 19 dicembre 1989</ref>
*20 dicembre: alla Camera il governo viene battuto due volte sul decreto legge di riforma della carcerazione preventiva e una volta sull'esame della legge finanziaria. L'approvazione di vari emendamenti dell'opposizione, mediante il voto segreto, spinge Andreotti a scrivere una lettera ai tre ministri e ai 19 sottosegretari assenti. Il presidente del consiglio non esclude la possibilità di procedere a un rimpasto che comprenda un certo numero di ministri non parlamentari.</br>Comitato centrale PCI: il congresso straordinario è convocato per il 7 marzo a Bologna e per la prima volta nella storia del partito si svolgerà su due mozioni contrapposte. Il fronte del no alle proposte della segreteria, pur confidando nella vittoria, non esclude l'abbandono del partito e la formazione di un nuovo soggetto politico.<ref>Il messaggero, 21 dicembre 1989</ref>
*21 dicembre: col voto definitivo del senato viene approvata la legge finanziaria per il 1990, compresiva del bilancio 1989. La normativa è tuttavia una base per le otto leggi collegate, riunite in un maxi decreto ancora da definire nei dettagli e una manovra correttiva dei conti prevista per il mese di maggio.
*22 dicembre: consiglio dei ministri: nell'ultima riunione prima delle festività viene decisa l'equiparazione fiscale dei casali di campagna non più utilizzati per attività agricole alle seconde case. La normativa è contenuta nel decretone fiscale che stanzia 200 miliardi alla RAI per il mancato aumento del canone e le maggiori spese per la trasmissione dei mondiali di calcio. Quest'ultimo provvedimento è avversato da repubblicani e liberali, secondo i quali l'ente televisivo di stato deve investire in modo produttivo le proprie risorse e non adagiarsi sulle coperture a carico della spesa pubblica. Lo stesso decretone approva un aumento dell'IVA su diversi beni di largo consumo e riduce l'IRPEF sulle buste paga.</br>La maggioranza è nelle stesse ore divisa sulle questioni della sanatoria degli immigrati clandestini, del condono sulle imposte evase dai lavoratori autonomi e dell'aumento del canone RAI. Secondo i repubblicani il fabbisogno aggiuntivo della TV pubblica è quantificato in 500 miliardi, 100 dei quali coperti da un incremento pubblicitario, 200 dall'aumento del canone in corso di discussione e altri 150 prelevati dal fondo del 1990 per l'[[IRI]]. Il ministro delle poste, [[Oscar Mammì]], rende a tal proposito noti i risultati di uno studio commissionato dal ministero che taglia da 710 a 695 miliardi il fondo per il 1990 e quantifica il bisogno aggiuntivo a 78 miliardi. Lo stesso Mammì, sostenuto da Spadolini, sostiene che debba essere la legge sul sistema radio-televisivo a mettere ordine sulle questioni economiche.</br>Viene varato un decreto legge per la sanatoria degli stranieri entrati clandestinamente in Italia entro il 1 dicembre. Gli immigrati avranno sei mesi di tempo per regolarizzare la propria posizione presso le questure e i commissariati di P.S. La nuova normativa prevede la concessione dell'[[asilo politico]] ai cittadini provenienti da paesi dove i diritti civili non sono rispettati, superando la cosiddetta riserva geografica che lo garantisce solo ai cittadini europei.<ref>Il messaggero, 23 dicembre 1989</ref>
*29 dicembre: in risposta a note ufficiali di socialdemocratici, repubblicani e liberali il sottosegretario alla presidenza [[Nino Cristofori]] dichiara a nome di Andreotti che a Gennaio si svolgerà una riunione dei partiti della maggioranza col presidente del consiglio. Secondo Cristofori l'esecutivo ha agito nel pieno rispetto della collegialità e la riunione serve a chiarire e mettere a punto l'agenda del 1990 che prevede, tra le altre cose, la discussione e l'approvazione della legge sull'emittenza radiotelevisiva.<ref>Il messaggero, 30 dicembre 1989</ref>
 
=== xxx1990 ===
==== Gennaio ====
[[File:Garibaldi aspromonte.jpg|right|thumb|274x274px|Garibaldi, ferito dopo la battaglia sull'Aspromonte, viene trasportato dai suoi volontari.]]
*2 gennaio: in vista dell'appuntamento del 1 luglio 1990, nel quale anche l'Italia deve varare la libera circolazione dei capitali nell'ambito europeo, il [[Carlo Azeglio Ciampi|governatore]] della Banca d'Italia lancia un allarme sull'andamento in salita dell'[[inflazione]], che è al 6,6%, con un aumento tendenziale che non si registrava dal 1985 e un +0,6% rispetto agli obiettivi fissati dal precedente governo. Secondo Ciampi l'esecutivo sta navigando a vista sul tema delicato dell'economia. Andreotti minimizza il problema, affermando che i dati vanno analizzati al lungo periodo. La commissione finanze-tesoro della camera convoca in audizione i tre ministri finanziari.<ref>Il messaggero, 3 gennaio 1990</ref>
Relegato ad un ruolo più modesto Caranti compone a Napoli il ''Catechismo politico ad uso del popolo dell'Italia meridionale'', una riedizione di quello destinato ai contadini piemontesi con gli opportuni adattamenti.<ref>{{cita|Ottolenghi|Pag. 33}}</ref>}} Da una sua lettera indirizzata a [[Terenzio Mamiani]] si apprende che attraverso quest'opera mira ad un incarico di prestigio presso il ministero della Pubblica Istruzione, per introdurre nelle scuole lo studio di appositi catechismi politico-sociali e agrari composti in semplice forma dialogica.<ref>{{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/biagio-caranti_(Dizionario_Biografico)|Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani|22 giugno 2015}}</ref> Si reca invece a [[Palermo]], nuovamente chiamato dal Pallavicino a prestare la sua collaborazione nel periodo in cui, dal 16 aprile al 15 luglio [[1862]], ricopre la carica di [[Prefetto]] di quella città. Il Pallavicino è costretto a dare le dimissioni per l'appoggio dato a [[Garibaldi]], che ha deciso di marciare dalla Sicilia fino a Roma per cacciare [[Pio IX]] e che è stato invece fermato dall'[[esercito regio]] sull'[[Giornata dell'Aspromonte|Aspromonte]], dove viene anche ferito alla gamba.
*5 gennaio: il ministro per il commercio con l'estero, [[Renato Ruggero]], annuncia l'avvio della cosiddetta deregulation valutaria con un decreto che riguarda le disposizioni sulla valuta che le imprese e i cittadini detengono a seguito di acquisizione all'estero.<br>Su iniziativa di [[Mario Segni]] a Roma si riunisce il comitato per la riforma elettorale, cui aderiscono i comunisti, i radicali, le [[Acli]] e, a titolo personale, [[Alfredo Biondi]] e [[Massimo Severo Giannini]]. L'obiettivo, contestato da DC e socialisti, è l'introduzione del maggioritario nelle elezioni politiche e l'elezione diretta del Sindaco.<ref>Il messaggero, 6 gennaio 1990</ref>
*11-14 gennaio: congresso del MSI: il partito si presenta diviso in sette correnti: Destra in movimento (Fini, Tatarella), Andare oltre (Rauti), Destra Italiana (Lo Porto), Impegno unitario (Servello), Proposta italia (Mennitti), Nuove prospettive (Marchio, Tremaglia), Fascismo e libertà (Pisanò). L'assise è caratterizzata da forti scontri tra i delegati. Alla segreteria [[Pino Rauti]] batte [[Gianfranco Fini]] con 744 voti contro 697. Il nuovo comitato centrale rispecchia la frammentazione congressuale. Nelle sue prime interviste Rauti annuncia una politica di sfondamento a sinistra nel vuoto che sta lasciando il PCI col processo di rinnovamento in corso.<ref>Il messaggero, 12-16 gennaio 1990</ref>
*13 gennaio: parlando all'incontro di preparazione della conferenza nazionale deelle donne democristiane Andreotti esprime un giudizio totalmente negativo sui referendum che mirano a modificare le leggi elettorali e sulle aperture di [[Ciriaco De Mita]] verso il PCI in fase di rinnovamento. Andreotti annuncia lo stralcio degli articoli sulle norme elettorali dalla legge sulle autonomie locali per presentare una proposta organica entro aprile. Per quanto riguarda il PCI secondo il presidente del consiglio è necessario attendere e verificare che il negozio non stia montando una nuova insegna per continuare a vendere la stessa merce.</br>Parlando in un programma autogestito trasmesso da [[Rete 7]], emittente legata alla [[lega delle cooperative]], il terziario [[Domenicani|domenicano]] [[Gianfrancesco Poli]] sostiene che i parlamentari del PCI non possono accedere ai sacramenti in quanto è ancora formalmente in vigore la scomunica pronunciata nel 1948 da [[Pio XII]]. Il programma viene immediatamente cancellato. Alla camera sono presentate diverse interrogazioni in cui si chiede al governo di prendere una posizione chiara sulla violazione della libertà di parola attuata dal direttore dell'emittente.<ref>Il messaggero, 14 gennaio 1990</ref>
*16 gennaio: i ministri delle finanze e del bilancio dichiarano in sede di commissione parlamentare che nella manovra economica appena varata c'è un buco di 4.400 miliardi dovuto al fallimento dell'ultimo condono edilizio e un ammanco non ancora quantificato dovuto alla riduzione dell'imposta sui depositi bancari. Tenuto conto di ulteriori 6.000 miliardi di spese rinviate per mancata copertura si annuncia per maggio-giugno una manovra correttiva tra i 10 e i 15.000 miliardi. Le effettive decisioni saranno prese con riferimento al tasso tendenziale dell'[[inflazione]].<ref>Il messaggero, 17 gennaio 1990</ref>
*18 gennaio: la [[Corte costituzionale]] da il via libera a quattro quesiti referendari sulla caccia, l'uso dei pesticidi e lo statuto dei lavoratori. Nella maggioranza esplode una polemica per la data di convocazione dei comizi, che alcuni vorrebbero abbinare al turno amministrativo già fissato per il 6 maggio. Il ministro dell'interno, [[Antonio Gava]], fa presente che otto schede tutte assieme sarebbero troppo e che la data dovrà essere comunque individuata a maggio, dal momento che a giugno iniziano i campionati mondiali di calcio e le forze dell'ordine vi saranno massicciamente impegnate.<ref>Il messaggero, 19 gennaio 1990</ref>
*20 gennaio: in vista di una discussione parlamentare ancora non fissata nella maggioranza emergono forti contrasti per la legge sull'emittenza radio-televisiva. Repubblicani e liberali si esprimono ufficialmente per il rispetto degli accordi che prevedono una ferrea norma anti-trust contro le concentrazioni editoriali. [[Giuliano Amato]], a nome del PSI, ritiene che l'agenda del governo sta andando incontro a sempre maggiori difficoltà per il mancato rispetto di accordi prima sottoscritti e poi rinnegati per il superiore interesse elettorale. Mentre Andreotti mantiene il riserbo e i liberali tornano a chiedere una verifica della maggioranza [[Arnaldo Forlani]] chiede che i partiti democratici rimangano uniti in un momento particolare per la politica italiana, col PCI che appare intenzionato a rinnegare la vocazione rivoluzionaria.<ref>Il messaggero, 21 gennaio 1990</ref>
*22 gennaio: muore [[PMariano Rumor]].</br>Incalzato dai giornalisti durante un evento al Quirinale Andreotti dichiara che il presidente del consiglio non deve intromettersi nelle questioni tra i partiti. I problemi della maggioranza risiedono nella lentezza del parlamento, che deve ancora esaminare 31 decreti legge (22 lasciati in eredità dal precedente governo) e precisare nei dettagli il calendario per provvedimenti di particolare importanza come le due leggi sulle autonomie locali e l'emittenza radio-televisiva.<ref>Il messaggero, 24 gennaio 1990</ref>
*23 gennaio: con 231 voti contrari e 224 a favore la camera respinge un documento presentato dalla maggioranza che considera legittima l'operazione condotta da [[Silvio Berlusconi]] per il controllo della Mondadori. La sconfitta è attribuita alla sinistra democristiana, che avrebbe votato per rivalsa contro le dimissioni imposte a [[Leoluca Orlando]] da sindaco di Palermo. Nella maggioranza ogni partito accusa gli alleati di lavorare a favore delle elezioni anticipate e di pensare alle elezioni di maggio a scapito della stabilità dell'esecutvo. Andreotti, da parte sua, ottiene da un consiglio dei ministri straordinario il ricorso al voto di fiducia contro gli emendamenti elettorali alla legge sugli enti locali per venire incontro ad una perentoria richiesta avanzata dai socialisti.</br>Nella stessa giornata Berlusconi viene eletto presidente della Mondadori dal rinnovato consiglio di amministrazione, formato da 7 rappresentanti della [[Fininvest]], 6 della cordata Mondadori-Formenton e due del gruppo De Benedetti. Quest'ultimo annuncia un ricorso contro la validità dell'assemblea che ha sancito i cambiamenti. I direttori delle testate del gruppo dichiarano di voler rispondere unicamente ai consigli dei rispettivi giornali e assicurano che il nuovo presidente non potrà mettere piede nelle redazioni. Intanto la [[Federazione Nazionale Stampa Italiana|FNSI]] proclama intanto uno sciopero generale dell'informazione per sollecitare l'approvazione della legge sull'emittenza radio-televisiva.<ref>Il messaggero, 24 gennaio 1990</ref>
*26 gennaio: consiglio dei ministri: con alcune riserve dei repubblicani sono approvati due disegni di legge che riaprono la questione dell'ora di religione nella scuola. Il primo mira a reintrodurre l'obbligatorietà della materia, con insegnanti di ruolo, valutazioni di quadrimestre e l'attività alternativa per chi sceglie di non avvalersene. Il secondo integra a ruolo gli insegnanti scelti dalla [[CEI]]. Per non andare contro alla sentenza della Consulta a favore della non obbligatorietà agli studenti viene concesso di trascorrere l'ora in libera attività di studio nel plesso scolastico. Sono inoltre approvati un ribasso del gasolio da riscaldamento, uno stanziamento di 250 miliardi per il finanziamento di un piano congiunto dei comuni di Messina e Reggio Calabria sui traghetti dello stretto e un decreto per il funzionamento delle commissioni elettorali delle elezioni amministrative.<ref>Il messaggero, 27 gennaio 1990</ref>
 
==== NoteFebbraio ====
[[File:Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo, 1992.jpg|thumb|150px|Carlo Caracciolo con Eugenio Scalfari]]
{{references|2}}
*1 febbraio: la commissione poste e telecomunicazioni del senato approva in sede referente una prima serie di misure anti-trust da inserire nella legge sull'emitenza radio-televisiva. La normativa vieterebbe il contemporaneo possesso di televisioni e giornali ma sulla stampa si parla di un accordo di maggioranza per "diluire" le regole mediante la distinzione tra reti di informazione e spettacolo. Le reti senza informazione, secondo la proposta socialista accettata dagli altri pariti, ne rimarrebbero escluse. Le effettive decisioni sono rinviate ad un vertice di maggioranza annunciato per il 6 febbraio.</br>[[Berlusconi]] si incontra a Roma prima con [[Andreotti]], in seguito con [[Carlo Caracciolo]] ed [[Eugenio Scalfari]]. Il neo-presidente della Mondadori propone di abbassare la quota nell'editoriale l'Espresso in favore di una maggiore partecipazione di De Benedett con l'intermediazione di [[Mediobanca]] ma le controparti giudicano la proposta inadeguata e contraria agli orientamenti espressi dalla [[Corte Costituzionale]].<ref>Il messaggero, 2 febbraio 1990</ref>
*3 febbraio: mentre Andreotti rilascia dichiarazioni tranquillizzanti sulla stabilità dell'esecutivo nella maggioranza si manifestano evidenti contrasti. [[Craxi]] chiede una rapida approvazione della legge Jervolino-Vassalli sulle tossicodipendenze, per la quale si dichiara disposto anche a provocare una crisi di governo. [[Giorgio La Malfa]] dichiara al consiglio nazionale repubblicano che l'azione di governo si sta rivelando lenta e chiede l'immediata convocazione del vertice tra i partiti. [[Renato Altissimo]] illustra la posizione liberale sui monopoli nell'informazione e propone di inserire nell'agenda del governo la cessione della stampa controllata dal capitale pubblico e di due reti Rai.<ref>Il messaggero, 4 febbraio 1990</ref>
*8 febbraio: il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], riferisce alla commissione bilancio del senato che le spese al momento rinviabili ammontano a 3.361 miliardi ma non fornisce l'elenco delle voci interessate. Secondo il ministro del bilancio, [[Paolo Cirino Pomicino]], non si vuole prestare il fianco a polemiche pretestuose. Il presidente della commissione, [[Nino Andreatta]], sostiene la necessità di bloccarle tutte, per un ammontare vicino ai 7.000 miliardi, per fronteggiare l'aumento del [[debito pubblico]], che nel 1989 ha raggiunto i 133.207 miliardi. Le effettive decisioni su una manovra correttiva saranno prese dopo la presentazione della prima relazione trimestrale di cassa del 1990.<ref>Il messaggero, 9 febbraio 1990</ref>
*10-11 febbraio: al termine di una riunione del consiglio di amministrazione della Mondadori [[Silvio Berlusconi]] risponde ai giornalisti che il gruppo non intende cedere [[la Repubblica]] e che [[Eugenio Scalfari]] dovrebbe dimettersi. Berlusconi non nega di avere riserve sulla linea editoriale del giornale, schierato contro le concentrazioni editoriali e a favore delle ragioni di De Benedetti, ma ritiene che la libertà di espressione non deve far venir meno il rapporto di stima e fiducia reciproche tra editore e direttore. Quest'ultimo risponde alla società editoriale del giornale ma quest'ultima - precisa il Cavaliere - è una controllata della Mondadori e deve seguirne le determinazioni.</br>A palazzo Chigi si svolge il previsto vertice tra Andreotti e i segretari dei partiti della maggioranza sul tema della legge che dovrà regolare l'emittenza radio-televisiva e il problema delle concentrazioni. Al termine della riunione sono confermati i contrasti tra sinistra democristiana, socialisti e repubblicani sulla materia del contemporaneo possesso di televisioni e periodici. A nome del governo [[Nino Cristofori]] assicura che l'esame del disegno di legge in sede di commissione terminerà entro la fine del mese e la discussione in aula dovrà attendere la conclusione del congresso comunista, durante il quale, per prassi, i lavori parlamentari sono sospesi.<ref>Il messaggero, 11-12 febbraio 1990</ref>
*12 febbraio: il ministero delle finanze rende noto che attraverso i controlli promossi dalla [[guardia di finanza]] sono stati individuati 2.332 evasori e recuperati 9.242 miliardi di imponibile sottratto al fisco.</br>Il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], annuncia la presentazione di un disegno di legge che renderà obbligatorio il consenso per il test di sieropositivà e renderà illegale il licenziamento dei dipendenti che risultano affetti dal virus dell'[[AIDS]]. Il testo stanzia 35 miliardi per una nuova campagna informativa diretta a tutta la popolazione, dal momento che la malattia non riguarda soltanto alcune categorie considerate a maggior rischio.<ref>Il messaggero, 13 febbraio 1990</ref>
*16 febbraio: consiglio dei ministri; viene annunciato un disegno di legge contro i sequestri di persona. I punti più importanto sono lil divieto delle polizze assicurative anti-sequestro, la nullità di mutui o prestiti nel periodo del sequestro, forti sanzioni penali per gli intermediari e la limitazione fin quasi all'esclusione dei benefici di legge per gli autori dei sequestri. L'esecutivo approva inoltre un decreto legge che riduce con effetto immediato di 14 lire il gasolio per autotrazione, di 13 lire quello per i macchinari agricoli e 12 lire quello destinato alle imbarcazioni da pesca, un prolungamento dei tempi delle indagini preliminari e una direttiva alle regioni con i criteri per la privatizzazione delle [[Ipab]].</br>Il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], torna a sostenere la necessità di dismettere una parte consistente del patrimonio pubblico. Secondo Carli [[Franco Nobili|il presidente]] dell'[[IRI]] non può decidere in autonomia. Lo stato ha un debito pubblico prossimo a superare il milione di miliardi e può ricavare maggiori profitti allargando la partecipazione privata nei settori della telefonia, delle banche, delle assicurazioni e dell'elettricità.<ref>Il messaggero, 17 febbraio 1990</ref>
*20 febbraio: il consiglio di amministrazione della Mondadori chiede la convocazione della assemblee delle società editoriali de [[la Repubblica]] e [[l'Espresso]] al fine di procedere ad un rinnovo dei componenti che assicuri il predominio del gruppo [[Fininvest]]. Lo scopo è quello di far cadere il filtro che consente ai direttori una direzione e una linea editoriale autonome. [[Piero Ottone]], presidente del comitato di Repubblica, presenta una denuncia alla [[CEE]] per abuso di posizione dominante da parte di Berlusconi.<ref>Il messaggero, 21 febbraio 1990</ref>
*20-22 febbraio: consiglio nazionale della DC: dopo mesi di polemiche e di incontri senza risultati si consuma la spaccatura tra la sinistra di De Mita e il resto del partito. Le dimissioni di [[De Mita]] dalla presidenza mandano definitivamente a monte il patto di unità dell'ultimo congresso. [[Forlani]] e [[Andreotti]] rassicurano che le eventuali dimissioni dei ministri della sinistra non avranno ripercussioni sulla stabilità dell'esecutivo.<ref>Il messaggero, 21.23 febbraio 1990</ref>
*22 febbraio: mentre [[Craxi]] dichiara alla direzione socialista che la DC sta provocando instabilità e non esclude l'apertura di una crisi di governo nella maggioranza i contrasti sul tema delicato dell'anti-trust e dell'emittenza radio-televisiva esplodono dopo le richieste contrapposte del PSI (il parlamento deve ratificare il testo già predisposto dalla maggioranza) e della sinistra democristiana (abolizione dei tetti pubblicitari della Rai).</br>Dopo un lungo e tormentato iter, coi repubblicani isolati nella loro posizione contraria, la camera approva in prima lettura la [[Legge Martelli]] per la riforma della disciplina dell'immigrazione. La norma abolisce la cosiddetta “riserva geografica” (che limita il riconoscimento dello status di rifugiato politico ai soli stranieri provenienti dall'Europa), introduce la programmazione dei flussi e istituisce i primi centri per l'identificazione e l'accoglienza.<ref>Il messaggero, 23 febbraio 1990</ref>
*24 febbraio: muore [[Sandro Pertini]].</br>A 14 anni dalla prima proposta Andreotti dichiara che l'esame della legge sull'emittenza radio-televisiva inizierà il 13 marzo alla camera. L'intesa tra i partiti della maggioranza si ferma tuttavia alla diretta per le TV private, Sulle norme anti-trust socialisti e sinistra democristiana annunciano battaglia in sede parlamentare. I socialisti insistono nella distinzione tra reti che fanno o non fanno informazione, i democristiani sull'abolizione dei tetti pubblicitari e del canone. Sempre Andreotti fa sapere che entro l'avvio dell'esame i partiti della maggioranza si riuniranno col presidente del consiglio per chiarire le reciproche posizioni e cercare un accordo sui punti fondamentali della normativa.<ref>Il messaggero, 25 febbraio 1990</ref>
*28 febbraio: il ministro delle finanze, [[Rino Formica]], lancia un duplice allarme per i conti del 1990 e per la situazione del fisco all'indomani dell'abbattimento delle frontiere in Europa. In vista di una manovra correttiva a giugno, che appare ormai inevitabile per uno sforamento di 12.000 miliardi, l'esponente socialista si appella a maggioranza e opposizioni sulla necessità di rivedere l'ordinamento fiscale. Secondo la [[Banca d'Italia]] i rinnovi contrattuali previsti entro l'anno e gli interessi sul debito pubblico aumenteranno il saldo netto da finanziare tra i 140-145.000 miliardi contro i 130.746 previsti dalla legge finanziaria.<ref>Il messaggero, 1 marzo 1990 1990</ref>
 
==== BibliografiaMarzo ====
[[File:Partito Comunista Italiano - Walter Veltroni + Achille Occhetto.jpg|thumb|150px|Occhetto e Veltroni al congresso]]
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*7-11 marzo: congresso straordinario del PCI: Tre le mozioni discusse: una redatta dal segretario Occhetto, la quale proponeva di aprire una fase costituente per un partito nuovo, progressista e riformatore, nel solco dell'[[Internazionale Socialista]]; una seconda, firmata da [[Alessandro Natta]], [[Aldo Tortorella]] e [[Pietro Ingrao]], che si oppone a una modifica del nome, del simbolo e della tradizione ma non auspica una scissione; una terza proposta da [[Armando Cossutta]], simile nei contenuti alla seconda ma che non esclude il recupero di nome e simbolo in un nuovo partito. Alla prova del voto Occhetto è rieletto segretario con 213 voti a favore, 23 contrari e 71 astensioni della mozione 2 . La mozione di maggioranza vince col 67%, la mozione Ingrao si ferma al 30%, quella di Cossutta raccoglie il 3%. La rielezione concordata di [[Aldo Tortorella]] alla presidenza del comitato centrale convince le minoranze a non prendere decisioni affrettate.<ref>Il messaggero, 8-12 marzo 1990</ref>
*{{bibliografia|Maioli|Giovanni Maioli (a cura di), ''Il fondatore della Società Nazionale: lettere autografe di G. Pallavicino a F. Foresti, 1856-1858''. Roma: Società Nazionale per la storia del Risorgimento Italiano, 1907}}
*9 marzo: il ministero delle finanze rende noti i dati dell'anagrafe tributaria per il 1989. Su oltre 450.000 controlli (-6,2% rispetto al 1988) gli uffici tributari hanno accertato un'evasione dell'[[IVA]] per 7.632 miliardi (+19m5%) e comminato sanzioni per 11.659 miliardi. Per [[IRPEF]], [[IRPEG]] e [[ILOR]] sono stati predisposti accertamenti per 251.000 posizioni su 284.000 controlli effettuati. Le conclusioni quantificano un'evasione di 21,233 miliardi sui redditi imponibili e 5.868 miliardi sulle imposte.</br>In vista delle elezioni amministrative la conferenza dei vescovi dell'[[Emilia Romagna]] invita gli elettori cattolici a non votare per i partiti che hanno votato una recente regolamentazione dell'aborto e dell'educazione sessuale nelle scuole. I laici della maggioranza e tutte le opposizioni chiedono che il ministro dell'interno intervenga contro ingerenze definite anacronistiche.<ref>Il messaggero, 10 marzo 1990</ref>
*{{bibliografia|Pallavicino|''Memorie di G. Pallavicino pubblicate per cura della figlia'', Torino 1895}}
*13 marzo: al senato prende il via l'esame della [[legge Mammì]] sul testo licenziato dalla commissione poste. Il sottosegretario [[Nino Cristofori]] dichiara che i partiti della maggioranza hanno raggiunto un pieno accordo e che entro il 20 marzo, salvo imprevisti, sarà approvata in prima lettura. Nelle stesse ore [[Francesco Mazzola (politico)|Francesco Mazzola]], presidente della commissione affari costituzionali della camera, esprime dubbi di costituzionalità su alcuni punti della normativa, in pasrticolare sulla disparità di trattamento tra pubblico e privato. I socialisti chiedono l'immediato rientro di Andreotti da un viagio negli USA e l'immediata convocazione di un vertice della maggioranza per blindare l'accordo raggiunto.<ref>Il messaggero, 16 marzo 1990</ref>
*{{bibliografia|Tollo|Adriano Tollo, Recensione del volume ''Il racconto del Risorgimento nell’Italia nuova. Tra memorialismo, narrativa e drammaturgia'', Atti del convegno ''Il racconto del Risorgimento nell’Italia nuova''. Cassino, 14/15 aprile 2011}}
*16 marzo: rientrato dal viaggio negli Stati Uniti con due giorni di anticipo Andreotti riunisce il consiglio di gabinetto per risolvere il problema di un vasto sciopero degli autotrasportatori, fermi ormai da una settimana. L'esaurimento delle scorte di carburante alle pompe e la mancanza di rifornimenti alimentari (con conseguenti speculazioni sui prezzi) stanno creando problemi di ordine pubblico. L'esecutivo è accusato di aver preso il problema alla leggera e dalla riunione non emergono proposte di soluzioni al breve periodo. Il ministro delle finanze, [[Rino Formica]], accusa il ministro dell'interno e le prefetture di non aver predisposto misure di sicurezza per i non scioperanti, tra i quali si contano 13 feriti e 156 danneggiamenti. Il ministro dei trasporti, [[Carlo Bernini]], annuncia l'avvio di trattative che portano alla sospensione del blocco fino al 14 maggio.<ref>Il messaggero, 17 marzo 1990</ref>
*{{bibliografia|Ottolenghi|R. Ottolenghi, ''Notizie storiche intorno alla famiglia Caranti'', in Rivista di storia,arte e architettura della provincia di Alessandria, XXVIII (1919}}
*19-21 marzo: dopo reiterate richieste si svolge una riunione tra Andreotti e i segretari dei partiti della maggioranza. Risolti i distinguo dei socialisti e della sinistra democristiana viene annunciato un pieno accordo sulla [[Legge Mammì]], Non si esclude il ricorso al voto di fiducia sui punti ritenuti più delicati come l'anti-trust, i tetti pubblicitari e il tempo che viene dato alle emittenti per adeguarsi. Secondo il sottosegretario Cristofori è stato risolto anche l'ostacolo dei senatori che avevano manifestato l'intenzione di votare a titolo personale ma alla prima votazione dopo il vertice il governo viene sconfitto su un emendamento dei comunisti che introduce il divieto di interrompere i film con la pubblicità. Mentre la [[Fininvest]] parla di fine della TV commerciale Andreotti, ottenuto il si dell'aula, convoca un consiglio dei ministri straordinario per stabilire il ricorso ai voti di fiducia all'esame della camera. <ref>Il messaggero, 20-22 marzo 1990</ref>
* {{bibliografia|Banca d'Italia|Archivio Storico della Banca d'Italia, ''Fondo Liquidazioni - Geisser''}}
*21 marzo: dopo una riunione coi ministri finanziari Andreotti ufficializza la necessità di una manovra correttiva dei conti pubblici. Oltre agli allarmi lanciati dal ministro Carli e dalla [[Banca d'Italia]] il presidente del consiglio la giustifica con l'unificazione monetaria della Germania riunita, che potrebbe spingere il risparmio italiano verso tassi di interesse più favorevoli. <ref>Il messaggero, 22 marzo 1990</ref>
* {{bibliografia|ACS M.A.I.C.|Archivio Centrale dello Stato, ''Ministero dell'Agricoltura, Industria, Commercio e Artigianato'' Industrie, banche e società}}
*22 marzo: il [[Consiglio superiore della Magistratura]] vota una risoluzione in cui si disapprova l'iscrizione dei giudici alla [[massoneria]]. Il voto contrasta con le indicazioni date dal Presidente della repubblica nella sua veste di presidente del consesso. [[Cossiga]] si è richiamato al principio costituzionale della libertà di associazione, contestato dal CSM con la necessità della totale indipendenza del magistrato. La polemica investe la camera, dove è in corso da mesi l'esame di un disegno di legge che si propone di riformare il sistema elettivo e le competenze dell'organo di autogoverno.</br>Conferenza programmatica del PSI: nella relazione di apertura Craxi sostiene che la DC è diventata un elemento di instabilità del governo ma che al momento non esiste un'alternativa al pentapartito. Per i socialisti è necessaria una transizione istituzionale che porti il Paese verso la repubblica presidenziale e un nuovo sistema elettorale che garantisca la solidità della coalizione di governo. Il partito guarda con favore alla fase costituente avvisa dal PCI e ritiene che dopo tanti anni è possibile tornare ad un'alternativa laica alla guida del governo.<ref>Il messaggero, 23 marzo 1990</ref>
* {{bibliografia|Luzzatto|G. Luzzatto, ''L'economia italiana dal 1861 al 1894'' Torino, 1968}}
*27 marzo: parlando al consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti, ricevuto al Quirinale, [[Cossiga]] esprime alcune riserve sull'impostazione che il parlamento ha dato all'esame della [[legge Mammì]]. Secondo il presidente della repubblica è uno strumento non efficace per la garanzia del pluralismo e della piena libertà di informazione.<ref>Il messaggero, 28 marzo 1990</ref>
* {{bibliografia|Polsi|A. Polsi, ''Alle origini del capitalismo italiano. Stato, banche e banchieri dopo l'Unità''}}
*29 marzo: un vertice tra i ministri della sanità, dell'interno, dei trasporti e dei lavori pubblici mette a punto un decreto che introduce ufficialmente lo strumento dell'[[etilometro]] nei controlli che le forze dell'ordine effettuano sulle strade. La norma prevede inoltre l'arresto per chi guida ubriaco, chiusure entro mezzanotte dei bari delle discoteche e una campagna informativa.<ref>Il messaggero, 30 marzo 1990</ref>
* {{bibliografia|Bocci|Mariano Bocci, ''Costruttori di città: le società per azioni immobiliari nell'Italia postunitaria (1861-1894)'' Studi storici Luigi Simeoni, XLVIII (1998)}}
*30 marzo: i segretari dei partiti della maggioranza tornano a riunirsi con Andreotti. L'incontro dura oltre sei ore.Il presidente del consiglio afferma che non ci sono stati cambiamenti relativi alla formula e alla composizione dell'esecutivo ma [[Claudio Martelli]] afferma che dopo le elezioni del 6 maggio si dovrà procedere ad un chiarimento e una rinegoziazione dei patti. Socialdemocratici, repubblicani e liberali chiedono che il governo vada avanti e porti a compimento il programma fino - se possibile - alla conclusione della legislatura. Dalla riunione emergono le prime voci sulla manovra economica che deve coprire un buco superiore ai 15.000 miliardi. I ministri economici starebbero lavorando a un rincaro di prodotti petroliferi e delle tariffe pubbliche ma non alla tassazione dei guadagni di borsa.<ref>Il messaggero, 31 marzo 1990</ref>
* {{bibliografia|Geisser|Albert Geisser, ''Uomini del Risorgimento'' La Lettura, XXXIII (1923)}}
* {{bibliografia|Marchetti|L. Marchetti, ''Cavour e la Banca di Torino(1847-1850)'' Milano (1952)}}
* {{bibliografia|Fonsi|C. Fonsi, ''La liberazione del Mezzogiorno e la formazione del Regno d'Italia. Carteggi di C. Cavour'', Bologna 1952}}
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==== OpereAprile ====
*3 aprile: consiglio dei ministri: è approvato un decreto legge che aumenta con effetto immediato il gasolio destinato al riscaldamento di 17 lire. Il gettito previsto è di 432 miliardi per l'anno in corso. Viene formalizzato il via libera alla stesura di un disegno di legge dei ministeri del lavoro e della sanità per l'"importazione" di personale infermieristico da paesi extra-europei</br>Parlando al raduno annuale del Businnes Internationa la Roma il governatore della [[Banca d'Italia]], [[Carlo Azeglio Ciampi]]. assicura che la produttività italiana è solida, che la lira è una moneta forte e l'[[inflazione]] e in lento ma deciso regresso. Il riequilibrio dei conti pubblici è un obiettivo realistico, che si può raggiungere senza operazioni di forza sul [[bilancio dello stato]]. Secondo Ciampi a pesare sulle decisioni è la conflittualità tra i partiti della maggioranza, situazione che porta a misure tampone in luogo di provvedimenti strutturali con effetto al lungo termine.<ref>Il messaggero, 4 aprile 1990</ref>
*1858 – Catechismo politico pei contadini Piemontesi
*5 aprile: il senato approva in via definitiva una riforma dei reati contro la pubblica amministrazione che abroga l'interesse privato in atti di ufficio e il [[peculato]]. Al voto finale la maggioranza si è divisa; hanno votato a favore democristiani, liberali e comunisti, contro MSI, radicali e verdi. Socialisti e repubblicani si sono astenuti..Secondo questi ultimi la sospensione dei procedimenti in corso e l'annullamento delle condanne precedenti sono un vero e proprio colpo di spugna per consentire a indagati e condannati di candidarsi alle amministrative di maggio.</br>Una ulteriore spaccatura della maggioranza si registra con l'avvio della sperimentazione della pillola [[Mifepristone|RU486]] su 300 donne in due ospedali. Il ministro della sanità tarda a dare il via libera per il contrasto che anima le sottosegretarie [[Elena Marinucci]] e [[Maria Pia Garavaglia]]. Le diverse vedute si ripercuotono sulle componenti laiche e cattoliche del governo. [[Roberto Formigoni]] e [[Carlo Casini]] minacciano boicottaggi contro il produttore e, se autorizzata, contro la rete di vendita.<ref>Il messaggero, 6 aprile 1990</ref>
*1861 – Catechismo politico ad uso del popolo dell'Italia meridionale
*6 aprile: consiglio dei ministri: il ministro del bilancio, [[Paolo Cirino Pomicino]], presenta la relazione ufficiale sui conti pubblici del 1989 e conferma in via definitiva che per contenere il disavanzo del 1990 a 133.000 miliardi il governo deve reperirne entro l'estate almeno 10.000. La manovra riguarderà principalmente la spesa pubblica improduttiva ma non sarà possibile evitare gli aumenti di cui ha già parlato il ministro del tesoro. Viene approvato un disegno di legge di riforma del credito edilizio che introduce miglioramenti nell'iter di accensione dei mutui. Un ulteriore disegno di legge rinnova il trattamento economico del personale militare. La normativa equipara stipendi e trattamenti previdenziali di tutti i corpi di polizia<ref>Il messaggero, 7 aprile 1990</ref>
*1862 – La nuova Roma
*10 aprile: con 135 si e 12 astensioni il senato approva in via definitiva un provvedimento di [[amnistia]] che riguarda i reati minori non finanziari commessi fino al 24 ottobre 1989 con condanne non superiori a 4 anni.</br>Il comitato promotore per la riforma elettorale avvia la raccolta delle firme per tre referendum che mirano ad estendere il sistema maggioritario per l'elezioni in tutti i comuni, l'abrogazione delle preferenze multiple nell'elezione della camera e l'introduzione dell'uninominale secca per quella del senato. I promotori (democristiani di sinistra, comunisti, repubblicani, liberali, radicali e verdi) danno contemporaneamente vita ad un comitato per la difesa della legislatura, con lo scopo di evitare elezioni anticipate che rinvierebbero la consultazione di almeno un anno.</br>Il ministero delle finanze comunica che nei primi due mesi dell'anno le entrate tributarie sono cresciute di 6.301 miliardi a gennaio (+15,3%) e 8.765 a febbraio (+3,4%) rispetto al primo bimestre del 1989. L'aumento complessivo è del 10,8%.<ref>Il messaggero, 11 aprile 1990</ref>
*1864 – Alcune notizie sul plebiscito delle Provincie Napoletane
*19-20 aprile: presentando la prima relazione trimestrale di cassa del 1990 il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], quantifica l'ammanco nei conti pubblici in 14.350 miliardi e sostiene che la manovra correttiva dovrà essere necessariamente severa. La somma comprende i maggiori oneri di alcuni contratti di lavoro ancora da firmare e verrà coperta principalmente dal lato delle entrate. Carli viene smentito da Andreotti. Il presidente del consiglio assicura che non ci saranno stangate. Eventuali aumenti e nuove imposizioni, precisa, saranno decise dopo un piano di forti tagli alla spesa pubblica.</br>Le dichiarazioni del ministro sono contestate anche dal direttore del [[Servizio Centrale degli Ispettori Tributari]], secondo il quale esiste in Italia una forte evasione fiscale legata alle procedure farraginose degli accertamenti. Gli evasori accertati possono infatti affidarsi alla lunghezza dei ricorsi (in media 200.000 all'anno), che dilunga fino a 28 anni l'esito della procedura e consente al fisco di incassareun quarto della cifra evasa. Secondo il direttore gran parte dello scoperto dei conti pubblici può essere coperto riformando profondamente il sistema degli accertamenti.<ref>Il messaggero, 20 aprile 1990</ref>
*1865 – Relazione sullo stato dei lavori dell’Istmo di Suez al Congresso Internazionale di Suez
*21 aprile: parlando alle rispettive aperture della campagna elettorale [[Giorgio La Malfa]] e [[Renato Altissimo]] contestano una presa di posizione di [[Craxi]] sui ritardi nell'attuazione del programma di governo. Repubblicani e liberali ritengono che l'azione dell'esecutivo si è appiattita sugli interessi elettorali dei democristiani (legge sulla droga) e dei socialisti ([[Legge Mammì]]). Con una manovra economica ancora da mettere a punto e numerosi provvedimenti lasciati in sospeso si rende necessario un incontro ufficiale sul programma, mancando il quale le compinenti laiche del governo potrebbero uscire dalla maggioranza.<ref>Il messaggero, 22 aprile 1990</ref>
*1867 – Alcune notizie biografiche sul Dottor David Livingstone
*Consiglio dei ministri: entra in vigore anche per l'Italia la libertà di movimento dei capitali nell'ambito europeo. Dal 14 maggio si potrà spendere o investire all'estero, acquistare valuta straniera e aprire conti bancari in qualsiasi valuta con la sola prescrizione di denunciare al fisco i movimento superiori ai 20 milioni di lire. Sono abrogati la preventiva autorizzazione del ministero per il commercio con l'estero e il monopolio dei cambi dello stato. Il governo precisa che il provvedimento arriva con la [[blancia dei pagamenti]] in attivo di 4.190 miliardi e la riserva ufficiale del paese che ammonta a 97.385 miliardi (33.060 in oro, 50.105 in valute estere, 11.029 in [[ECU]]. Sono previste misure per impedire che il nuovo ordinamento consenta azioni mirate ad evadere obblighi fiscali di qualsiasi tipo.<ref>Il messaggero, 22 aprile 1990</ref>
*1869 – Poche notizie sulla Certosa di Pesio
*27-28 aprile: dopo una lunga serie di attentati che feriscono e uccidono candidati alle elezioni nel meridione il ministro degli interni, [[Antonio Gava]], vien fatto oggetto di grosse polemiche. Comunisti e repubblicani chiedono apertamente le sue dimissioni. Alla richiesta si associa [[Giulio Di Donato]], vice-segretario del PSI. Mentre Andreotti mantiene il riserbo Gava dichiara ai giornalisti che non sta agli ordini dei partiti, e tantomeno di quelli all'opposizione.DC e PSI prendono le sue difese, parlando di manovre elettorali, ma la situazione è infuocata da una manifestazione contro l'"industria" dei sequestri di persona, verso la quale il governo è accusato di non agire col rigore richiesto dall'emergenza. Pressato da più parti Gava convoca un vertice dei massimi responsabili dell'ordine pubblico ma la riunione si conclude con nulla di fatto.<ref>Il messaggero, 28-29 aprile 1990</ref>
*1880 – La politica estera in Italia
*1900 – postumo “La Certosa di Pesio – Storia illustrata e documentata”.
 
==== Voci correlateMaggio ====
*2-3 maggio: il [[Consiglio di stato]] esprime un parere negativo sull'[[etilometro]]. La sentenza riconosce la velidità tecnica dello strumento ma sostiene che la normativa deve prevedere la possibilità da parte dell'esaminato di poter chiedere la controprova dell'esame del sangue.</br>In una intervista concessa a [[la Stampa]] [[Arnaldo Forlani]] esprime il suo pieno sostegno al governo. Per il segretario democristiano i problemi recenti sono legati all'eccessiva politicizzazione delle elezioni amministrative. Nel definire "fantascienza" l'ipotesi di [[Craxi]] di un governo PSI-PCI sostiene che la DC, quale partito di maggioranza relativa, ha il primario interesse di chiarire le posizioni della coalizione in un vero e proprio vertice di maggioranza.</br>Parlando nell'ultima [[tribuna elettorale]] prima del voto il presidente del consiglio esclude la possibilità di passare la mano dell'esecutivo a un laico ma si dichiara disponibile ad un rimpasto nella composizione dell'esecutivo a richiesta unanime dei partiti.
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*6-7 maggio: elezioni amministrative: più di 46 milioni di elettori sono chiamati a rinnovare 15 consigli regionali, 87 provinciali e 6.000 comunali. La novità del momento è la massiccia presenza della [[lega lombarda]] nelle regioni settentrionali, nell'occhio del ciclone per l'appello ai sentimenti razzisti della popolazione. Il movimento guidato da [[Umberto Bossi]] ottiene il 5% a livello nazionale, il 20% in Piemonte e Lombardia, e annuncia di voler rimanere all'opposizione. Tranne i socialisti (+1,9%) tutti i partiti della maggioranza perdono circa un punto e mezzo.Nelle opposizioni si registra il crollo verticale del PCI (-6%) e una forte perdita per il MSI (-2,6%).</br>Nei partiti i risultati sono oggetto di forti contrasti per i problemi che si aprono nella formazione delle giunte e per gli equilibri interni. Gli oppositori di [[Achille Occhetto]] sostengono che la svolta del PCI è fallita prima ancora di nascere. Nel MSI [[Gianfranco Fini]] chiede le dimissioni di [[Pino Rauti]]. I partiti minori della maggioranza rinviano le proprie prese di posizione alla convocazione degli organi statutari.<ref>Il messaggero, 8-9 maggio 1990</ref>
*[[Giuseppe Garibaldi]]
*9 maggio: in vista del primo consiglio dei ministri post-elettorale [[Arnaldo Forlani]] e [[Giulio Di Donato]] rilanciano la necessità di un vertice di maggioranza. L'incontro dovrebbe definire l'agenda dell'esecutivo sul tema delle riforme istituzioanli ma tra democristiani e socialisti c'è una forte diversità d vedute. Per [[Craxi]] è necessario dare maggiore impulso alle regioni per contrastare l'effetto [[Lega lombarda]], i democristiani lo frenano parlando di miglioramenti alla legge sulle autonomie locali, al momento in seconda lettura al senato.</br>Direzione nazionale PCI: per [[Achille Occhetto]] la sconfitta elettorale è un motivo in più per procedere verso l'obiettivo di una nuova forza politica, un polo progressista che possa presentarsi con un programma e una identità precisi all'appuntamento elettorale del 1992. Il fronte del no rinvia le proprie repliche all'imminente comitato centrale ed anticipa la richiesta di ripensare a fondo il processo costituente.</br>Direzione nazionale DC: Andreotti esce dal suo tradizionale riserbo e lancia un ultimatum ai partner di governo, accusati di dissociarsi frequentemente dall'azione dell'esecutivo per ragioni di opportunità elettorale. Secondo il presidente del consiglio le prese di posizione dei repubblicani potrebbero provocare l'uscita dalla maggioranza di socialdemocratici e liberali.<ref>Il messaggero, 10 maggio 1990</ref>
*[[Giuseppe La Farina]]
*10 maggio: i ministri dei trasporti, dei lavori pubblici e della sanità respingono il parere del [[Consiglio di stato]] sull'uso dell'etilometro. Essendo impossibile ricorrere a prove di laboratorio nei tempi di decadenza del tasso alcolemico il decreto interministeriale da approvare prevederà un doppio rilievo del valore a richiesta dell'interessato.</br>La commissione lavoro della camera approva in via definitiva una modifica dello [[statuto dei lavoratori]] che recepisce la richiesta referendaria di sui licenziamenti nelle piccole imprese. La norma dovrebbe portare alla sospensione della consultazione referendaria, su cui dovrà pronunciarsi la [[Corte di cassazione]].<ref>Il messaggero, 11 maggio 1990</ref>
*[[Daniele Manin]]
*15-16 maggio: comitato centrale PCI: l'assise si svolge in un clima di forte tensione. Occhetto sostiene nella sua relazione che la maggioranza interna proseguirà il cammino verso la nuova formazione politica. Il segretario contesta agli oppositori che è il mancato rinnovamento alla base della sconfitta alle elezioni e chiede una tregua subito rifiutata da [[Pietro Ingrao]] e [[Armando Cossutta]]. [[Lucio Libertini]] dichiara che ci sono due milioni di comunisti pronti a lasciare, ventilando la possibilità di una scissione che potrebbe iniziare a prendere corpo ad un incontro nazionale previsto per il 26 maggio. lla prova del voto l'assise si divide tra 167 voti per la maggioranza, 90 per gli oppositori e due astensioni.<ref>Il messaggero, 16-17 maggio 1990</ref>
*[[Giorgio Pallavicino Trivulzio]]
*17 maggio: Il sottosegretario alla presidenza, [[Nino Cristofori]], dichiara ufficialmente che non c'è il tempo materiale per intervenire sui due referendum relativi alla caccia e ai pesticidi. La previsione di esamminare 7.000 emendamenti e i disaccordi tra sostenitori e detrattori della caccia nella maggioranza costringono governo e parlamento a lasciar celebrare le consultazioni.<ref>Il messaggero, 18 maggio 1990</ref>
*[[Stefano Turr]]
*19 maggio: il [[Consiglio di stato]] annulla la sentenza del [[TAR]] del Lazio che consente di uscire, o entrare in ritardo, agli studenti che non si avvalgono dell'ora di religione. Per i giudici la possibilità di uscire o entrare in orari dedicati crea un vuoto disciplinare. La decisione scatena forti polemiche che investono la DC, incalzata dal cardinale [[Ugo Poletti]]. Repubblicani e liberali esprimono riserve sulla condotta dell'esecutivo.</br>Consiglio dei ministri: sono varate le prime misure della manovra correttiva e il documento di programmazione economico-fianznaria per il triennio 1990-1993. Il recupero annunciato è di 11.750 miliardi. Con decreto legge (ad effetto quindi immediato) l'esecutivo impone tasse erariali sui prezzi dell'acqua, del gas metano, dell'olio combustibile e dei carburanti agricoli. Forti aumenti anche per la carta bollata. L'obiettivo è di contenere il disavanzo a 135.600 miliardi ma l'esecutivo viene fatto oggetto di critiche per la scelta di colpire molti consumi essenziali e di attuare un condono per gli evasori della tassa sui rifiuti, rinviando con un disegno di legge i tagli alla spesa pubblica.<ref>Il messaggero, 20 maggio 1990</ref>
*[[Ulrich Geisser]]
*20 maggio: la [[Corte di Cassazione]] dichiara superato il quesito referendario che estende lo [[statuto dei lavoratorI]] alle piccole imprese. [[Democrazia proletaria]], che lo ha promosso, annuncia di voler sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla [[Corte costituzionale]]. Nelle stesse ore il presidente della repubblica dichiara ai comitati promotori di non condividere la campagna a favore dell'astensionismo e annuncia che andrà a votare per tutti i quesiti proposti.</br>A pochi giorni dalla manovra correttiva i ministri del bilancio e delle finanze fanno presente che in vista degli appuntamenti con l'Europa sarà necessario adottare ulteriori misure di contenimento del disavanzo. Il primo pensa all'assistenza sanitaria indiretta per tutta una serie di farmaci e prestazioni, allo scopo di introdurre con l'intero pagamento un deterrente contro l'enorme spreco di risorse a carico del bilancio pubblico. Il secondo valuta l'opportunità di tassare le operazioni effettuate coi [[Bancomat]] e le carte di credito.<ref>Il messaggero, 21 maggio 1990</ref>
{{Div col end}}
*24 maggio: Andreotti riceve la giunta esecutiva dell'[[Associazione nazionale magistrati]] e prende l'impegno di convocare un consiglio dei ministri dedicato ai problemi della giustizia. Promette di sbloccare il disegno di legge sull'introduzione del giudice di pace, più volte rinviato per problemi di copertura finanziaria ma di non poter prevedere l'erogazione di fondi straordinari per coprire lacune e mezzi degli uffici giudiziari.<ref>Il messaggero, 25 maggio 1990</ref>
*25 maggio: [[Craxi]] convoca una inattesa direzione del PSI in cui rilascia forti dichiarazioni contro i presidenti della repubblica e delle camere. Secondo il segretario socialista le esternazioni delle tre più alte cariche dello stato ingenerano confusione nel processo decisionale delle riforme istituzionali. L'obiettivo è il movimento referendario che mira a introdurre il maggioritario secco, la preferenza unica e l'elezione diretta dei sindaci. Per i socialisti - concordi repubblicani e liberali - la prima e più urgente delle riforme è l'elezione diretta del presidente della repubblica, e propongono di duscuterla nel vertice di maggioranza che [[Andreotti]] si ostina a non convocare.</br>Consiglio dei ministri: la riunione è convocata per adottare delle misure contro le cosiddette stragi del sabato sera. L'unica decisione presa, al momento, riguarda l'orario dei locali, che potranno aprire e chiudere trale 20 e le 2 (le 4 nelle località turistiche).<ref>Il messaggero, 26 maggio 1990</ref>
*31 maggio: assemblea generale della Banca d'Italia: [[Carlo Azeglio Ciampi]] rassicura che l'Italia è a pieno titolo entrata in Europa ma rischia di rimanere ai margini della sua economia. Il governatore raccomanda al governo uno sforzo straordinario frenando in primo luogo gli aumenti salariali per evitare di innalzare il tasso di [[inflazione]]. <ref>Il messaggero, 1 giugno 1990</ref>
 
==== Giugno ====
== Collegamenti esterni ==
*3-4 giugno: referendum su caccia e pesticidi. Per la prima volta non viene raggiunto il quorum del 50%+1 degli aventi diritto. L'affluenza si ferma al 43,4%. I promotori delle richieste, già sotto tensione per gli appelli all'astensione, lanciano pesanti accuse al ministro degli interni. [[Massimo Scalia]] e [[Gianfranco Amendola]] riferiscono di certificati elettorali non consegnati o rinvenuti nella spazzatura, picchetti di cacciatori nei pressi dei seggi e di mancata sorveglianza sul procedimento da parte delle prefetture. [[Antonio Gava]], come ministro degli interni, è chiamato a riferire in parlamento mentre i partiti si interrogano sulla necessità di adeguare la legge istitutiva dei referendum. Nella maggioranza i socialisti puntano il dito contro la mancanza di informazione della Rai, i repubblicani sostengono che gli elettori sono stanchi del continuo ricorso a tale strumento.<ref>Il messaggero, 4-5 giugno 1990</ref>
*[http://www.treccani.it/enciclopedia/biagio-caranti_(Dizionario_Biografico) Dizionario Biografico Treccani]
*7 giugno: direazione nazionale DC: con una mossa a sorpresa [[Andreotti]] dichiara che è stato per il semestre di presidenza italiano del consiglio europeo di prossimo inizio se è ancora alla guida del governo. Per il presidente del consiglio la tenuta dell'esecutivo va ascritta al suo personale senso di responsabilità di fronte alle forti divisioni interne del partito e alla frammentazione degli obiettivi dei suoi alleati a partire dai socialisti, che aprono un dialogo coi movimenti leghisti e non escludono alleanze locali di programma. Particolare scalpore desta l'affermazione che gran parte dei ministri non sono stati scelti ma imposti da logiche di corrente.<ref>Il messaggero, 8 giugno 1990</ref>
*[http://www.castelnuovobormida.net/personaggi/biagio-caranti Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore]
*9 giugno: il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], rende noti i dati di un controllo effettuato dai carabinieri del NAS su 604 mense scolastiche in tutta Italia. Secondo i rapporti dell'Arma sono stati rilevati 125 illeciti di natura penale e 122.177 di natura amministrativa. Diciannove mense sono chiuse e svariati quintali di cibi mal conservati, confezionati abusivamente o scaduti sequestrati.<ref>Il messaggero, 10 giugno1990</ref>
*11 giugno: il governo viene investito dalla richiesta di [[Emanuele Filiberto di Savoia (1972)|Emanuele Filiberto di Savoia]], che ha la cittadinanza italiana, di poter svolgere il servizio militare in Italia nell'imminenza della maggiore età. Si riapre il problema della XIII disposizione transitoria della Costituzione, con la maggioranza già divisa tra contrari (PRI, PSI, PSDI) e favorevoli al trasferimento delle salme di [[Vittorio Emanuele III]] e di [[Elena del Montenegro]] al [[Pantheon (Roma)|Pantheon]].<ref>Il messaggero, 12 giugno 1990</ref>
*13 giugno: dopo un dibattito interno durato diversi mesi [[Giorgio La Malfa]] scrive un editoriale su [[La voce repubblicana]] ed apre alla possibilità di collocare il partito all'opposizione. L'orientamento è quello di coprire il vuoto lasciato dal PCI, travolto da una forte crisi interna, per affrontare una eventuale fine anticipata della legislatura in posizione politicamente più favorevole.</br>Dopo un iter di quasi due anni il senato approva in via definitiva coi voti della maggioranza (meno la sinistra DC) e del MSI la [[Decreto del presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309|legge Jervolino-Vassalli]], che supera le norme sugli stupefacenti della legge del 1975. La norma, per la quale i socialisti hanno minacciato più volte la crisi di governo, introduce la perseguibilità penale del consumo di stupefacenti. Per la sua applicazione sono necessari diversi decreti ministeriali, a partire da quello sulla modica quantità, contro i quali le opposizioni di sinistra preannunciano ricorsi al [[TAR]].<ref>Il messaggero, 14 giugno 1990</ref>
*15 giugno: rispondendo ad alcune interrogazioni il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], consegna ufficialmente al parlamento una relazione sulle attività elettorali finanziate dagli amministratori delle [[USL]] coi fondi degli enti. Con una spesa per l'anno in corso quantificata in 81.000 miliardi (16.000 in più rispetto al fondo sanitario nazionale) De Lorenzo sollecita la riforma già esaminata dal senato, che nelle intenzioni dovrebbe escludere i politici dall'amministrazione sanitaria. Propone inoltre di inserire in un provvedimento sulle funzioni di alcune categorie ospedaliere un aumento degli stipendi per il personale infermieristico, allo scopo di sopperire alle forti carenze di organico in ambulatori e ospedali.<ref>Il messaggero, 16 giugno 1990</ref>
*19 giugno: il quotidiano [[Milano finanza]] pubblica una dichiarazione attribuita a [[Silvio Berlusconi]], non smentita dall'interessato, sul divieto delle interruzioni pubblicitarie nei film. Parlando ai pubblicitari di [[Fininvest]] il Cavaliere avrebbe sostenuto che la norma verrà cancellata dal governo attraverso un voto di fiducia. [[Andreotti]], che si trova a Merano per delle cure, evita di fare dichiarazioni. [[De Mita]], a nome della sinistra democristiana, dichiara che il no agli spot già pronunciato al senato sarà ripetuto alla camera. Il ministro delle poste, [[Oscar Mammì]], si limita ad assicurare che il governo non prende in considerazione le dichiarazioni di un privato.<ref>Il messaggero, 20 giugno 1990</ref>
*22 giugno: Andreotti e Forlani si riuniscono dapprima col Presidente della repubblica. in seguito con i segretari dei partiti della maggioranza, ricevuti uno per volta. Il nodo da sciogliere è il voto di fiducia sulla [[legge Mammì]]. I laici minori (PSDI, PRI, PLI) esprimono preoccupazione per la lacerazione apparentemente insanabile della DC e le bordate quotidiane di cui è fatta oggetto dai socialisti. Incalzato dalle richieste di chiarimento Andreotti dichiara che se non ci saranno spazi di mediazione il governo è pronto a porre la questione di fiducia.<ref>Il messaggero, 23 giugno 1990</ref>
*25 giugno: un editoriale de [[Il Popolo]] critica la sinistra democristiana per la libertà di azione che vuole avere in materia di televisioni e referendum elettorali. L'iniziativa segue un ennesima presa di posizione dei socialisti contro l'intenzione di De Mita di non adeguarsi agli accordi di maggioranza in materia di emittenza ed editoria e appoggiare il movimento referendario per la modifica delle leggi elettorali. Il PSI, sostiene l'articolo, non può pretendere che la componente interna democristiana venga isolata quando insiste sulla proposta dell'elezione diretta del presidente della repubblica, anch'essa non concordata.<ref>Il messaggero, 26 giugno 1990</ref>
*28 giugno: il presidente della RAI, [[Enrico Manca]], presenta il bilancio aziendale per il 1989, che registra un indebitamento pregresso di 1.240 miliardi, che si assesterà a circa 1.900 entro la fine del 1990. L'esercizio del 1989 si è chiuso in formale pareggio (2.600 miliardi il [[fatturato]], 600 miliardi il margine operativo e 400 miliardi gli investimenti) solo per un contributo straordinario di 200 miliardi, erogato del governo per il mancato adeguamento del canone. Secondo Manca la RAI sta andando incontro ad un generalizzato peggioramento dei conti per la mancata approvazione della [[legge Mammì]] e il conseguente ritardo nella fisssazione dei tetti pubblicitari. </br>Craxi e Forlani si incontrano per discutere del duplice problema della [[legge Mammì]] e delle riforme elettorali. Interpellati in proposito gli interessati parlano di un incontro chiarificatore ma non risolutore.<ref>Il messaggero, 29 giugno 1990</ref>
 
==== Luglio ====
{{portale|aziende|biografie|economia|italia|risorgimento|storia d'Italia}}
*1 luglio: inizia il semestre italiano di presidenza del consiglio d'europea.</br>Entra in vigore l'aumento delle tariffe postali previsto dalla manovra correttiva; +50 lire le lettere, +400 lire le raccomandate, +200 lire gli espressi.</br>De Mita replica all'incontro di Craxi e Forlani confermando che la sinistra democristiana non voterà la fiducia al governo sulla legge Mammì]]. <ref>Il messaggero, 2 luglio 1990</ref>
*4 luglio: l'[[ISTAT]] diffonde i dati ufficiali del tasso di [[inflazione]] di giugno (+0,4%) che porta il tasso annuo al 5,6%. Il governatore della Banca D'Italia, [[Carlo Azeglio Ciampi]], chiede al governo di intervenire sul delicato problema dei salari e della spesa pubblica, interventi fondamentali con l'unione monetaria europea e il rischio che l'economia italiana venga vista a rischio dagli investitori stranieri.</br>Andreotti, reduce da numerosi impegni all'estero, affida alla sua rubrica sul settimanale [[l'Espresso]] alcune proposte relativamente ad una riforma istituzionale organica, che comprenda anche le modifiche della legge elettorale. Il presidente del consiglio propone di mantenere la proporzionale con uno sbarramento del 3%, la sfiducia costruttiva (non cade un governo se non è già pronto il successivo), l'elezione diretta del presidente della repubblica dopo un certo numero di votazioni parlamentari andate a vuoto. Respinte dagli alleati minori di governo (PSDI, PRI, PLI) le proposte sono accolte con freddezza anche nella DC; la mancata presa di posizione dei socialisti fa scrivere ai giornali che la sortita sia un tentativo di avviare una mediazione tra Craxi e De Mita anche per fermare il movimento per i referendum elettorali.<ref>Il messaggero, 5 luglio 1990</ref>
*6 luglio: in una intervista a [[Il Messaggero]], rilasciata alla vigilia di un vertice della maggioranza, [[De Mita]] ribadisce la necessità di un tetto massimo nella raccolta pubblicitaria televisiva. Il limite deve valere per tutti, e non solo per la RAI. Secondo il leader DC la carta stampata rischia di uscire perdente dalla concorrenza televisiva. La proposta scatena la reazione contraria dei socialisti. Il presidente della RAI, da parte sua, ritiene che la norma va profondamente rivista per comprendere le nuove tecnologie come la pay-tv.<ref>Il messaggero, 7 luglio 1990</ref>
*9 luglio: i segretari dei partiti della maggioranza si riuniscono con Andreotti per trovare un accordo sulla [[legge Mammì]]. L'incontro si risolve in un nulla di fatto. La sinistra democristiana insiste sull'abolizione del tetto pubblicitario per la RAI, in modo da farla competere liberamente con le emittenti private, governo e partiti insistono nel dire di no. [[Nino Cristofori]], a nome di Andreotti, dichiara che restano validi gli accordi che hanno portato all'approvazione della legge in prima lettura e che, come richiesto dai socialisti, sull'abolizione del divieto di interruzione dei film verrà quasi sicuramente posta la questione di fiducia.</br>Dopo una riunione della segreteria Craxi avvia una serie di colloqui coi segretari dei partiti della maggioranza. Per i socialisti il problema è ora soltanto interno alla DC; a Forlani e Andreotti spetta il compito di richiamare all'ordine la sinistra sull'emittenza e sui referendum elettorali, contro i quali si dichiara pronto a provocare la fine anticipata della legislatura.<ref>Il messaggero, 10 luglio 1990</ref>
*12-15 luglio: in un clima di forte tensione inizia alla camera l'esame della [[legge Mammì]]. Una eccezione di costituzionalità, presentata da PCI, MSI, verdi e radicali, viene respinta a scrutinio segreto con 13 franchi tiratori della maggioranza che hanno votato a favore. I lavori non vanno oltre le questioni procedurali. A tarda sera Andreotti riunisce col gruppo democristiano, presente il ministro Mammì, per tentare una mediazione con la sinistra interna. La riunione è rinviata in attesa delle reciproche proposte ma intanto [[Guido Bodrato]] presenta alla camera una mozione che chiede ufficialmente l'abolizione dei tetti pubblicitari e il libero mercato della pubblicità. Dopo un secondo incontro Andreotti, sollecitato da Craxi ma anche dagli altri alleati, è costretto a dichiarare che sui punti più controversi della legge sarà posta la questione di fiducia.<ref>Il messaggero, 13-17 luglio 1990</ref>
*12 luglio: viene annunciata la costituzione di un "Comitato per la difesa della legislatura", formato da un gruppo trasversale di parlamentari di maggioranza e di opposizione. L'obiettivo è consegnare al Presidente della repubblica una dichiarazione in cui si assicura che in caso di caduta del governo ci sono i numeri per un esecutivo di scopo che eviti la conclusione anticipata della legislatura e l'eventuale rinvio dei referendum in materia elettoale. Vi sono rappresentati parlamentari di tutte le tendenze, esclusi socialisti e missini.<ref>Il messaggero, 13 luglio 1990</ref>
*18-20 luglio: dopo una lunga serie di incontri Andreotti e De Mita annunciano di aver raggiunto un accordo. La sinistra democristiana non trascinerà il governo alla crisi a condizione che la maggioranza inserisca nel testo una "clausola di dissolvenza", ovvero un progressivo adeguamento della raccolta pubblicitaria tra pubblico e privato fino alla completa parità di risorse. L'intesa viene smentita di li a poco. Secondo voci che si rincorrono De Mita ha chiesto di tornare alla proposta del suo governo, che prevede di dare alla RAI il 50% delle risorse (pubblicità e canone) e il resto ai privati, rivedendo il tutto nel 1992, anno di apertura del mercato europeo.</br>[[Silvio Berlusconi]] e [[Gianni Letta]] si incontrano col sottosegretario [[Nino Cristofori]] per chiedere ufficialmente al governo di rinviare di almeno 12 mesi i termini previsti dalla legge sugli spot televisivi nei film. Lo scopo è quello di poter trasmettere in prima visione diverse migliaia di pellicole con le normative in vigore.<ref>Il messaggero, 19-21 luglio 1990</ref>
*20 luglio: consiglio dei ministri: pressato dalle polemiche che salgono anche nella maggioranza l'esecutivo è chiamato ad abrogare la cosiddetta "tassa sulla sete". L'aumento delle tariffe per l'acqua potabile e imbottigliata viene sostituito a parità di gettito con un aumento di 60 lire per la benzina, 55 per il gasolio e 40 per il metano. Aumentano tra le 15 e le 25 lire i carburanti per uso agricolo e gli oli combustibili per l'industria. L'aumento dell'acqua minerale è sostituito con l'aumento dell'IVA dal 9 al 19%, ciò che ne diminuisce il prezzo di 50 lire. Alle critiche delle opposizioni e di [[Confindustria]] i ministri delle finanze e del bilancio rispondono che non ci sarà un aumento del tasso di inflazione e che il gettito per l'erario è stato aumentato di circa 10.000 miliardi. Andreotti, contestato da più parti, sostiene che la modifica delle imposte a parità di gettito è stata chiesta con voto unanime di maggioranza e opposizioni alla commissione finanze della camera.</br>Nelle stesse ore il ministro del tesoro, [[Guido Carli]], chiede al presidente della repubblica di rinviare alle camere una legge di adeguamento sulle pensioni dei lavoratori autonomi. Secondo Carli, dato un sommerso di 450 miliardi, la norma non possiede il requisito costituzionale della copertura finanziaria, dal momento che mancano dati sul numero dei beneficiari e l'ammontare delle somme richieste.<ref>Il messaggero, 21 luglio 1990</ref>
*23 luglio: il gruppo dei senatori socialisti presenta uno studio sugli effetti delle norme elettorali secondo le modifiche richieste dai referendum. Il documento sostiene che coi risultati del 1987 si avvantaggerebbe la sola DC; perderebbero seggi i comunisti e i socialisti, verrebbero ridotti al lumicino missini, repubblicani e socialdemocratici e scomparirebbero liberali, radicali, leghisti e verdi. Nella relazione allegata si sostiene che lo scopo del movimento referendario è quello di mettere a freno l'opinone pubblica. I promotori rispondono che l'obiettivo delle firme è stato raggiunto e con una lettera ai giornali firmata, tra gi altri, da [[Mario Segni]], [[Jas Gawronski]], [[Marco Pannella]] e [[Fulco Pratesi]], nella quale si sostiene che il parlamento è bloccato a ratificare interessi di correnti di partito e imprenditori e che l'elettorato ha il diritto di ufficializzare col voto la tendenza al cambiamento che il Paese richiede.<ref>Il messaggero, 24 luglio 1990</ref>
*24-25 luglio: consiglio dei ministri: mentre alla camera l'esame procede a rilento l'esecutivo approva un maxi-emendamento alla [[legge Mammì]], definito un compromesso tra le parti. Le modifiche riguardano tetto pubblicitario e canone RAI (che sono "congelati" fino al 31 dicembre 1993), il massimo affollamento pubblicitario (12% ogn ora e 5% giornaliero per la RAI; 15 e 18% per le private) e le interruzioni: per gli spot è stabilito un massimo di tre interruzioni per programmi che superano i 45 minuti, elevate a 5 se durano oltre 90 minuti. Sono modificate anche le norme anti-trust per [[Sipra]] e [[Publitalia]]. I ministri della sinistra democristiana esprimono delle riserve e al termine della riunione si riuniscono con De Mita e Bodrato per decidere i termini dell'opposizione parlamentare. Il maxi-emendamento viene presentato e approvato dalla camera coi voti della maggioranza meno dieci deputati della sinistra DC ma il governo viene successivamente sconfitto su un emendamento che vieta gli spot nei programmi destinati ai minori fino a 14 anni. <ref>Il messaggero, 25-26 luglio 1990</ref>
*26 luglio: dopo una giornata di trattative inconcludenti Andreotti dichiara ufficialmente che il governo ha intenzione di porre la questione di fiducia non solo sugli articoli più controversi ma anche sul voto finale all'intera legge. Rientrato in anticipo da un viaggio all'estero il presidente del consiglio riunisce il consiglio dei ministri, dove [[Riccardo Misasi]], a nome suo e dei ministri [[Sergio Mattarella]], [[Carlo Fracanzani]], [[Mino Martinazzoli]] e [[Calogero Mannino]], annuncia il ritiro della sinistra democristiana dal governo. I cinque ministri sono rapidamente sostituiti col consenso degli alleati ma nelle stesse ore l'esecutivo è fatto oggetto di una mozione di sfiducia presentata dal PCI, respinta col voto per i nuovi mninistri. De Mita sostiene in una intervista che la decisione è coerente con la posizione assunta dalla minoranza democristiana fin dai tempi del [[Governo De Mita|suo governo]].</br>[[Adolfo Sarti]] e [[Mario D'Aquisto]], che hanno accusato la sinistra di voler provocare una scissione nella DC, fanno intanto presente che è necessario concludere l'iter di approvazione entro la fine del mese o poco più, dal momento che sul settore incombe la sentenza della [[Corte Costituzionale]] che oscurerebbe le emittenti di [[Berlusconi]]. Il presidente, [[Francesco Saja]], ha lasciato intendere che la Consulta non accorderà ulteriori proroghe.<ref>Il messaggero, 27 luglio 1990</ref>
 
==== Agosto ====
[[Categoria:Deputati della XII Legislatura del Regno d'Italia]]
*1 agosto: in un clima di forte tensione tra i socialisti e la presidente [[Nilde Jotti]] con 335 voti favorevoli, 230 contrari e 3 astensioni la camera approva a scrutinio segreto la [[legge Mammì]] Il provvedimento deve tornare all'esame del Senato per le modifiche intervenute col maxi-emendamento del governo ma si alzano subito le proteste del mondo dello spettacolo e dalle emittenti private minori. I rappresentanti delle TV locali, riuniti in comitato, annunciano iniziative contro la scelta di governo e parlamento di formalizzare l'esistente non escludendo ricorsi sulla costituzionalità della legge.<ref>Il messaggero, 2 agosto 1990</ref>
[[File:Pino Rauti camera.jpg|thumb|150px|Pino Rauti]]
*2 agosto: nel giorno dell'anniversario della [[strage di Bologna]] il segretario del MSI, [[Pino Rauti]], presenta in aula una mozione per rimuovere dalla lapide commemorativa nella stazione la parola "fascista". Andreotti risponde di non avere nulla in contrario, a condizione che non venga sostituita con l'espressione "di Stato". L'affermazione possibilista del presidente del consiglio infiamma l'aula ai limiti della rissa. Secondo [[Luciano Violante]] la mancanza di un no netto e deciso è conseguenza del sostegno che il Movimento sociale ha dato al governo nel voto segretto sulla [[legge Mammì]]. La questione fa comunque presto a passare in secondo piano a causa dell'appena avvenuta [[Invasione del Kuwait]] e le possibili conseguenze sul prezzo del petrolio (che aumenta di 4 dollari in 24 ore) e la situazione debitoria dell'[[Iraq]] verso l'Italia.</br>Consiglio dei ministri: il ministro degli esteri, [[Gianni De Michelis]], fa il punto della situazione sull'invasione dell'Iraq: il governo decide di congelare i beni del Kuwait presenti in Italia a causa di un debito di 3.100 miliardi verso la [[Banca nazionale del lavoro]] e una commessa per undici navi ordinate dalla marina militare iraqena al gruppo [[Fincantieri]]. </br>Il comitato per la riforma elettorale deposita presso la [[Cassazione]] 608.000 firme. Mentre [[Mario Segni]] dichiara in una conferenza stampa che il referendum è un mezzo che può servire a stimilare l'iniziativa parlamentare la segreteria provinciale socialista di Avellino esprime riserve sulla raccolta attuata in [[Irpinia] attraverso le segreterie comunali, viziata dalla macchina clientelare e di potere della DC.<ref>Il messaggero, 3 agosto 1990</ref>
*5 agosto: il senato approva in via definitiva la [[legge Mammì]]. Il governo ha posto la questione di fiducia e la votazione avviene a scrutinio palese.<ref>Il messaggero, 6 agosto 1990</ref>
*6 agosto: l'[[ENI]] diffonde dei dati allarmanti sul problema delle importazioni petrolifere. Coi venti di guerra nel medio-oriente, sostiene un rapporto inviato al governo, ogni dollaro di aumento del barile di greggio si traduce per l'Italia in un aumento di 800 miliardi sul fronte dell'importazione. Col dollaro a 1.200 lire l'impegno economico italiano aumenterà fino a dicembre di almeno 1.000 miliardi, portando la spesa complessiva a 14.900 niliardi.<ref>Il messaggero, 7 agosto 1990</ref>
[[File:Adolfo Battaglia.jpg|thumb|150px|Adolfo Battaglia]]
*8 agosto: il ministro dell'industria, [[Adolfo Battaglia]], firma un decreto che aumenta di 25 lire la benzina super, senza piombo e normale e di 23 lire quello del gasolio per autotrazione. Gli aumenti sono stati decisi dal [[Comitato interministeriale dei prezzi]] sulla base dell'aumento del greggio ed è la prima conseguenza della nuova situazione internazionale. Il ministro non esclude nuovi rincari e razionamenti nelle forniture e rivendica al suo partito (il PRI) il merito di aver difeso l'energia nucleare nel referendum del 1987.</br>Il Presidente della repubblica annuncia di voler concedere la grazia di propria iniziativa al fondatore delle [[Brigate rosse]]. L'atto di clemenza verso [[Renato Curcio]], sostiene [[Cossiga]], non è un perdono ma la conferma che lo stato ha vinto politicamente e militarmente il terrorismo. Contro la sua intenzione la maggioranza si divide tra favorevoli ([[Ottaviano Del Turco]]) e contrari (un editoriale de [[La Voce Repubblicana]]). Dal MSI si sostiene che Curcio deve ancora rispondere dell'[[Assalto alla sede del Movimento Sociale Italiano di Padova|attentato alla sede missina di Padova]].<ref>Il messaggero, 9 agosto 1990</ref>
*7 agosto: consiglio dei ministri: nell'ultima riunione prima della pausa estiva è approvato il disegno di legge sulle pensioni che innalza a 65 anni l'età pensionabile e aumenta da 5 a 10 anni la base di calcolo del trattamento sulle retribuzioni. A margine della riunione il sottosegretario Cristofori dichiara che è stata raggiunta una rinnovata intesa nella maggioranza, quanto basta per raggiungere la naturale conclusione della legislatura dopo cinque conclusioni anticipate.<ref>Il messaggero, 8 agosto 1990</ref>
*10 agosto: al rientro da un vertice europeo sulla crisi del Golfo il ministro degli esteri, [[Gianni De Micheis]], dichiara che è imminente una convocazione del consiglio dei ministri per decidere modi e termini dell'eventuale intervento militare italiano. Andreotti dichiara a sua volta che non c'è ancora una data e che un eventuale coinvogimento italiano - che dovrà passare per l'approvazione del governo e del parlamento - sarà deciso solo nell'ambito degli obblighi dell'[[NATO|alleanza atlantica]]. La riunione del governo è in seguito fissata per il 14 agosto.<ref>Il messaggero, 11 agosto 1990</ref>
*14 agosto: consiglio dei ministri: viene deciso un primo impiego di cinque unità navali, chiamate a sostituire altrettante unità statunitensi nello [[stretto di Hormuz]]. La decisione dell'esecutivo è stata raggiunta all'unanimità ma a margine della riunione repubblicani e liberali sostengono che occorre un intervento più deciso. Il PCI, a sua volta, sosterrà in parlamento che le decisioni devono essere prese sotto l'egida dell'[[ONU]] e non sotto il comando del presidente americano.</br>Nella stessa riunione viene deciso un ennesimo aumento dei carburanti perché il governo, dichiara [[Nino Cristofori]], non può fiscalizzare i rincari per non rendere vana la manovra correttiva. La benzina super, normale e senza piombo aumenta a 1.550 lire, il gasolio auto a 980 lire, quello da riscaldamento a 957 lire, l'olio combustibile a 557 lire.<ref>Il messaggero, 15 agosto 1990</ref>
*17 agosto: il presidente dell'[[Unione petrolifera]], [[Gianmarco Moratti]], sostiene in una intervista che la disponibilità mondiale di petrolio non è stata intaccata dalla quota venuta a mancare con la crisi del Golfo. Secondo Morati le 1.550 lire al litro della benzina sono formate solo per 397 lire dalla produzione e tutto il resto da tasse e IVA. Gli fa eco [[Giovanni Spadolini]] che - analizzando la situazione politica del momento - sostiene che l'Italia pagherà caro l'errore di aver voluto dire no all'energia nucelare. <ref>Il messaggero, 18 agosto 1990</ref>
*19 agosto: in vista della ripresa dei lavori parlamentari la solidità del'esecutivo è minata dallo scontro frontale sui referendum elettorali, sostenuti dalla sinistra DC ed avversati dal resto della maggioranza, in particolare dai socialisti. Secondo [[Craxi]] la situazione interna della DC sta minando l'azione del governo, rimasto indietro in molti punti del programma e ora alle prese con le conseguenze della crisi internazionale legata all'[[Invasione del Kuwait]].<ref>Il messaggero, 20 agosto 1990</ref>
*21-23 agosto: il presidente di [[AGIP|AGIP Petroli]], [[Pasquale De Vita]], sostiene in una intervista che il problema delle forniture energetiche italiane è serio ma non preoccupante. Il governo, aggiunge, deve predisporre in tempi brevi un piano di risparmio al breve periodo, che consenta di affrontare la mancanza delle produzioni di [[Iraq]] e [[Kuwait]] per non tornare alle politiche dell'austerità del 1974. Tra i provvedimenti proposti la differenziazione delle tariffe elettriche per fascie orarie, in modo da disincentivare i consumi diurni.</br>L'intervista esce nello stesso giorno in cui il ministro degli esteri quantifica in 12 miliardi il costo mensile della missione militare e l'[[ISTAT]] diffonde i dati del tasso di [[inflazione]] aggiornati al 15 agosto. Quest'ultimo è balzato dal 5,7 al 6,3% quando ancora non sono stati deciso il terzo aumento dei prodotti petroliferi e vanifica l'impegno del governo del contenimento al 5%. Per i ministri dell'industria e del bilancio il dato risente dell'aumento del prezzo del petrolio e dei suoi derivati e la situazione non è preoccupante ma il sottosegretario al tesoro [[Maurizio Sacconi]], a nome di [[Gudo Carli]], sostiene che le conseguenze provocheranno strascichi fino al 1991. L'esecutivo, dichiara il ministro del bilancio, è comunque orientato a defiscalizzare i nuovi aumenti dei carburanti anche se al momento non è chiaro come e quanto il costo influenzerà la manovra correttive di autunno e la finanziaria per il 1991. La decisione è confermata dopo una riunione dei tre ministri economici, che presenteranno un decreto legge per congelare il prezzo della sola benzina fino al 31 dicembre.<ref>Il messaggero, 22-24 agosto 1990</ref>
 
==== Settembre ====
*3 settembre: dopo un assemblea promossa da [[Federfarma]] inizia in [[Campania]] la sospensione dell'assistenza farmaceutica diretta. Lo sciopero, che salvaguarda i farmaci salva vita e l'ossigeno terapeutico, è finalizzata al recupero di un debito di 1.100 miliardi maturato a partire dal 1987 mai rimborsato dallo stato. La vertenza rischia di estendersi a tutta Italia dal momento che il ripianamento dei costi sanitari a livello nazionale è del 55% per il solo biennio 1987-1988 e che per il 1990 la spesa sanitaria ammonterà a 13.000 miliardi contro i 9.850 previsti. Dal ministero del tesoro [[Guido Carli]] getta benzina sul fuoco sostenendo che le USL dovrebbero ripianare i loro debiti vendendo gli immobili di loro proprietà.</br>Pressato da [[Alitalia]] e [[Ferrovie dello Stato]] il ministro dei trasporti, [[Carlo Bernini]], fa sapere che sono allo studio cospicui aumenti per le tariffe aeree e ferroviarie, che dovrebbero crescere, rispettivamente, del 6-8% e del 34%. Interpellato a margine del salonte internazionale dell'aeronautica afferma che i costi di esercizio sono in salita a causa del prezzo del petrolio.<ref>Il messaggero, 4 settembre 1990</ref>
*6 settembre: incalzato dai giornalisti all'inaugurazione della [[Fiera del Levante]] il presidente del consiglio risponde che per la finanziaria del 1991 il governo dovrà coprire un buco di almeno 50.000 miliardi. I tagli, precisa Andreotti, riguarderanno sanità, turismo, agricoltura, difesa, università e protezione civile ma a venti giorni dal termine per la presentazione del bilancio di previsione ammette che non sono state prese decisioni. L'esecutivo è al momento orientato solo a tagliare 10.000 miliardi dal bilancio dei ministeri e attende dai ministri le relative indicazioni. L'obiettivo principale del governo rimane comunque il contenimento dell'[[inflazione]], a rischio per la cascata di aumenti derivanti da quello del petrolio.<ref>Il messaggero, 7 settembre 1990</ref>
*10 settembre: il ministro della sanità, [[Francesco De Lorenzo]], annuncia un decreto legge per il ripianamento del disavanzo ancora scoperto del biennio 1987-1988, la vendita degli immobili inutilizzati delle USL per i ripianamenti del 1990 e l'autorizzazione di maggiori spese per le regioni dal 1991. Per quest'ultima opzione saranno introdotti dei meccanismi di controllo per fronteggiare gli imbrogli che aumentano a dismisura la spesa sanitaria.<ref>Il messaggero, 11 settembre 1990</ref>
*13 settembre: consiglio dei ministri: l'esecutivo ritratta il decreto per la defiscalizzazione degli aumenti dei prodotti petroliferi. E' approvato un decreto legge che aumenta di 10 lire la benzina (1.560 lire la super, 1.510 la senza piombo e la normale), di 15 lire il gasolio per auto (1.034 lire) di 26 lire quello per riscaldamento (991 lire) e di 17 lire l'olio combustibile (596 lire). E' approvato il decreto anticipato dal ministro della sanità con l'aggiunta di un addizionale di ulteriori 30 lire sulla benzina applicabile a discrezione dells ingole regioni. Il provvedimento è contestato dalle regioni che non sono soggette a disavanzo e viene minacciato un ricorso alla [[Corte costituzionale]] a favore dell'autonomia finanziaria regionale.</br>Muore [[Giancarlo Pajetta]].<ref>Il messaggero 14 settembre 1990</ref>
*15 settembre: parlando ad un convegno sul tema dell'energia il ministro dell'industria, [[Adolfo Battaglia]], annuncia che ai 50.000 miliardi da reperire per la manovra di fine anno si aggiungono i 5.000 legati all'aumento del petrolio, che potranno essere coperti soltanto con una stangata sul costo dei suoi derivati. Il ministro torna a ricordare la scelta repubblicana di difendere l'energia nucleare e gli fa eco Andreotti, anch'egli presente; il presidente del consiglio definisce un grave errore la rinuncia al piano energetico nucelare e non esclude di far tornare il paese sui propri passi.<ref>Il messaggero, 16 settembre 1990</ref>
*19 settembre: il miistro dell'industria si riunisce con i ministri del tesoro e del bilancio per decidere nuovi aumenti per la benzina (+60 lire) il gasolio (+50 lire) il metano (+35 lire), e la bolletta elettrica (tra le 15 e le 25 lire). Gli aumenti mirano a ridurre i consumi non necessari ma l'incontro è disertato dal ministro delle finanze. [[Rino Formica]] sostiene che Battaglia vuole assumersi la prerogativa dell'imposizione fiscale. L'incontro si risolve comunque in un nulla di fatto per l'impossibilità di prevedere l'andamento del prezzo del petrolio al medio e lungo periodo.<ref>Il messaggero, 20 settembre 1990</ref>
*23 settembre: dopo una serie di episodi criminali nel meridione, culminati con l'omicidio del giudice [[Rosario Livatino]], il presidente della repubblica invia un messaggio alle camere in cui sostiene che lo Sato si avvia a perdere il controllo di una parte del suo territorio. L'iniziativa precede di un giorno il dibattito parlamentare sulla criminalità organizzata e l'ordine pubblico, nel quale Andreotti viene pesantemente criticato dai socialisti e più ancora dai repubblicani. Per [[Giorgio La Malfa]] il governo non ha risposto alla denuncia del capo dello Stalo dando dimostrazione dell'impotenza della classe politica. La mozione di fiducia della maggioranza viene approvata con 295 voti a favore contro 148 contrari ma la proposta del presidente del consiglio di attuare una moratoria delle armi nelle regioni controllate viene considerata improponibile.<ref>Il messaggero, 24 settembre 1990</ref>
*28 settembre: consiglio dei ministri: viene approvato il disegno di legge per la finanziaria del 1991, che prevede 21.500 miliardi di nuove entrate e una riduzione di 19.500 miliardi alle uscite. I tagli maggiori riguardano la sanità (-7.000 miliardi più altri 20.500 dal blocco del turn over del personale), la previdenza (innalzamento dell'età pensionabile e 20.500 miliardi di uove entrate). Previsti aumenti su IVA, bolli e concessioni (+ 8.300 miliardi) e l'applicazione di nuove rendite catastali a partire dal 1 luglio 1991.(+700 miliardi).<ref>Il messaggero, 29 settembre 1990</ref>
 
==== Ottobre ====
*2 ottobre: il [Comitato interministeriale dei prezzi]] aumenta per la sesta volta in due mesi il prezzo dei carburanti; +30 lire per la benzina super, +47 lire per il gasolio auto, +68 lire per quello da riscaldamento, +30 lire per l'olio combustibile. L'aumemto coincide con l'avvio di uno sciopero di 24 ore dei benzinai. Gli esercenti minacciano una ulteriore serrata nel periodo delle festività se il governo non tratterà sulla richiesta di un aggio del 5% al litro sui 32.000 miliardi che la categoria anticipa allo stato sul venduto<ref>Il messaggero, 3 ottobre 1990</ref>
*4 ottobre: consiglio dei ministri: l'esecutivo nomina il socialista [[Gaetano Mancini]] presidente dell'[[EFIM]]. La scelta scatena la protesta del PSDI, che perde la presidenza dell'ente, e un conflitto interno al partito, dove l'operato del segretario, [[Antonio Cariglia]], è contestato dalla minoranza interna. Esprimono riserve anche i repubblicani: la nomina di Mancini e di [[Mauro Leone]] è stata decisa, sostiene [[Giorgio La Malfa]], da un accordo tra Andreotti e Craxi, raggiunto all'insaputa dei partner della maggioranza.</br>Durante una seduta della direzione [[Craxi]] annuncia il progetto dell'[[https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Socialista_Italiano#Fine_del_comunismo_e_progetto_di_Unit%C3%A0_Socialista|unità socialista]]. La proposta è rivolta al PSDI, essendo ormai superate le motivazioni politiche della scissione di Palazzo Barberini del 1947, e alla componente migliorista del PCI, auspicando che quest'ultima riesca a convincere la maggioranza del partito ad aderire al progetto.<ref>Il messaggero, 5 ottobre 1990</ref>
*5 ottobre: nel corso di un convegno organizzato dal [[Centro studi di politica economica]] [[Nino Andreatta[]], [[Silvio Spaventa]] e [[Mario Pedone]] sostengono che per contenere a 132.000 miliardi il deficit per il 1991 sarà necessaria una manovra di almeno 50.000 miliardi nel corso dell'anno. La finanziaria da approvare, sostiene Andreatta, è motivata da considerazioni politiche prima che tecniche; l'incognita delle elezioni politiche anticipate ha spinto l'esecutivo a blandire l'elettorato procurandosi un anticipo di 7.000 miliardi sull'[[IVA]] e rinviando l'istituzione della tassa sulla casa all'autunno del 1991.<ref>Il messaggero, 6 ottobre 1990</ref>
*10 ottobre: direzione nazionale PCI: dopo un dibattito interno durato undici mesi [[Achille Occhetto]] annuncia che il nuovo soggetto politico, erede del PCI, si chiamerà [[Partito democratico della sinistra]]. La nuova denominazione scontenta il fronte del NO, che chiede il mantenimento della parola comunista per non arrivare ad una scissione, e i miglioristi di [[Giorgio Napolitano]], che avrebbero voluto la parola socialista. Occhetto esclude un referendum interno e rinvia la decisione al congresso nazionale.</br>A dodici anni dal rapimento e omicidio di [[Ado Moro]] nel covo brigatista di via Monte Nevoso sono trovati dietro un tramezzo fotocopie di lettere autografe dello statista democristiano, rimaste inedite, armi e 60 milioni di lire in banconoete fuori corso. Dai partiti viene chiesto che il contenuto dei documenti venga portato a conoscenza del parlamento. L'ex brigatista [[Lauro Azzolini]] sostiene che il materiale era stato occultato alla vista di visitatori occasionali e che la muratura è stata realizzata successivamente alla scoperta del covo.<ref>Il messaggero, 11 ottobre 1990</ref>
*11 ottobre: il governatore della [[Banca d'Italia]], [[Carlo Azeglio Ciampi]], riferisce alla commissione bilancio della camera che la finanziaria per il 1991 si rivelerà poco incisiva sul fronte del [[debito pubblico]], valutato in 1.300.000 miliardi per la fine del 1990. Per Ciampi il problema rimane l'aumento dell'inflazione, dovuto a cause interne prima che al conflitto in medio-oriente, un problema che potrebbe scoraggiare gli investimenti stranieri nelle emissioni dei [[titoli di stato]] che devono finanziare al breve termine 35.000 miliardi di interessi..<ref>Il messaggero, 12 ottobre 1990</ref>
*13 ottobre: in una intervista televisiva il Presidente della repubblica, [[Francesco Cossiga]], sostiene che dal 1948 l'Italia è profondamente cambiata e che occorre rimettere mano alla Costituzione per combattere criminalità, clientelismo e corruzione.</br>La [[Corte costituzionale|Consulta]] dichiara l'incostituzionalità di una legge regionale della Sicilia che affida la composizione delle commissione d'esame dei concorsi ai politici. Secondo la Consulta la norma viola l'art. 97 della Costituzione, che impone l'imparzialità nei confronti dei cittadini, e di conseguenza la competenza tecnica dei commissari, che la legge siciliana riduce ad un solo elemento su cinque. Al legislatore, sostiene la sentenza, spetta il compito di promulgare una normativa vincolante per tutte le regioni.<ref>Il messaggero, 14 ottobre 1990</ref>
*16 ottobre: [[Vincenzo Scotti]] è nominato ministro degli interni al posto di [[Antonio Gava]], che ha rassegnato le dimissioni per motivi di salute. Il cambio della guardia prende corpo nelle stesse ore in cui il parlamento riceve dal governo la relazione semestrale sull'attività dei servizi segreti, nella quale è scritto a chiare lettere che nelle regioni meridionali il voto e la vita politica sono condizionati dalla criminalità organizzata. Al nuovo ministro viene chiesto di riferire al parlamento sulle iniziative che l'esecutivo intende prendere per arginare il fenomeno.<ref>Il messaggero, 1990</ref>
*18 ottobre: nonostante la ferma opposizione della famiglia le carte di [[Aldo Moro]], in parte costituite da lettere personali e un testamento, sono rese pubbliche. Destano particolare sconcerto 53 pagine ancora inedite del [[Memoriale Moro|memoriale]] scritto durante la prigionia, nel quale si parla dei finanziamenti occulti alla DC dalla [[Confindustria]] e dall'ambasciata americana in Italia e di un [[Francesco Cossiga]] che nel periodo del sequestro si sarebbe lasciato influenzare e guidare. Nei due rami del parlamento sono presentate decine di interrogazioni che chiamano il governo a riferire sull'accaduto, in particolare sulle affermazioni relative alle amicizie particolari di Andreotti con [[Michele Sindona]] e [[Gaetano Caltagirone]]. Il presidente del consiglio getta inoltre benzina sul fuoco affermando che il materiale scoperto a Milano è stato fatto ritrovare per destabilizzare l'esecutivo, mettere in cattiva luce il capo del governo e condizionare la sua eventuale candidatura al Quirinale.<ref>Il messaggero, 19 ottobre 1990</ref>
*20-24 ottobre: una intervista di Andreotti a [[la Repubblica]] sul tema della riforma elettorale apre un forte conflitto con i socialisti. Un fondo non firmato de [[l'Avanti]] critica le proposte del presidente del consiglio di introdurre il sistema maggioritario nei comuni fino a 30.000 abitanti e l'obbligo per i partiti di dichiarare prima delle elezioni politiche le future alleanze di governo. Secondo il PSI qualsiasi riforma deve partire da quella costituzionale per l'introduzione del [[Repubblica presidenziale|presidenzialismo]]. Il ritrovamento delle carte di Moro mette intanto in difficoltà la maggioranza. I repubblicani chiedono di affidare le indagini alla [[commissione stragi]]; una parte della DC condivide la proposta dei comunisti di istituire una nuova commissione Moro, che indaghi in particolare sull'operato del generale [[Carlo Alberto Dalla Chiesa]], che avrebbe celato una parte dei materiali sequestrati alle [[Brigate rosse]]; i liberali chiedono che il governo tolga il [[segreto di stato]] sull'intera vicenda Moro.</br>Rispondendo alle interrogazioni sul ritrovamento delle carte di Moro Andreotti conferma davanti al parlamento l'esistenza di [[Operazione Gladio|Gladio]]; il presidente del consiglio ne descrive lo scopo, sostiene che è ancora operante ma non fornisce dettagli sul destino delle armi e delle attrezzature a disposizione dell'organizzazione.<ref>Il messaggero, 21-25 ottobre 1990</ref>
*26-29 ottobre: Andreotti invia alla [[Commissione Stragi]] una relazione sul funzionamento dell'[[Organizzazione Gladio]]. Del documento sono fornite due versioni, ognuna con diverse omissioni sul coinvolgimento della [[CIA]] che- secondo varie testimonianze - ha fornito le armi celate nei depositi a disposizione della struttura. Nello stesso giorno il generale [[Vito Miceli]] sostiene in una intervista che Gladio era una struttura militare di guerra diretta dal servizio segreto, esclude il suo coinvolgimento nella [[strategia della tensione]] e la presenza nelle sue file di estremisti di destra coinvolti nelle cosiddette [[trame nere]].</br>I gruppi parlamentari comunisti di camera e senato chiedono che il presidente del consiglio e i ministri dell'interno e della difesa riferiscano sulle circostanze riferite dal capitano [[Angelo De Feo]] circa il coinvolgimento di Gladio in operazioni di disturbo e aggressioni in manifestazioni operaie volute dal generale [[Giovanni De Lorenzo]]. Secondo l'alto ufficiale l'organizzazione era predominata da ex fascisti - soprattutto provenienti dalla [[RSI]] - e l'attività nelle piazze faceva parte dell'addestramento.<ref>Il messaggero, 27-30 ottobre 1990</ref>
 
== Note ==
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