Leonardo da Vinci: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
fonte? Annullata la modifica 146863138 di Traiano91 (discussione) Etichetta: Annulla |
||
Riga 1:
<noinclude>{{Protetta}}</noinclude>
{{Nota disambigua||Leonardo (disambigua)|Leonardo|titolo2=Da Vinci (disambigua)|redirect2=Da Vinci|titolo3=Leonardo da Vinci (disambigua)}}
{{organizzare|la voce pesa più di 240 kb, quindi è [[Aiuto:Dimensioni della voce|necessaria una divisione]]|politica|novembre 2024}}
{{Bio
|Nome = Leonardo di ser Piero
|Cognome = da Vinci |ForzaOrdinamento = Leonardo da Vinci
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|LuogoNascitaLink = Anchiano (Vinci)
|GiornoMeseNascita = 15 aprile
|AnnoNascita = 1452
|LuogoMorte = Amboise
Riga 15 ⟶ 16:
|Epoca = 1400
|Epoca2 = 1500
|Attività =
|Attività2 =
|Attività3 =
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Leonardo self.jpg
|Didascalia = [[Autoritratto (Leonardo)|Autoritratto]] di Leonardo, ~1510-1515, [[sanguigna]], [[Torino]], [[Biblioteca Reale (Torino)|Biblioteca Reale]], ''inv. no. 15571''
}}
[[File:Signature de Léonard de Vinci.svg|min|Firma di Leonardo da Vinci del 1507]]
[[Uomo universale|Uomo d'ingegno e talento universale]]<ref>La definizione di "[[uomo universale]]" è stata contestata da [[Benedetto Croce]], il quale ha rilevato come fosse diffusa presso i contemporanei la fama di apoliticità di Leonardo per il suo noto disinteresse per gli affari pubblici. Questo aspetto della personalità di Leonardo non si adatta quindi alla definizione di "uomo universale" ma piuttosto la «bilateralità di attitudini, attitudine di pittore e attitudine di scienziato naturalista; e l’aggettivo "universale" (ecco la conclusione cui volevamo giungere) esprime enfaticamente e iperbolicamente la maraviglia destata da quella duplice attitudine, degna certamente di maraviglia»: in B. Croce, ''Saggio sullo Hegel'', p. 224.</ref> del [[Rinascimento italiano|Rinascimento]], considerato uno dei più grandi [[Genio (filosofia)|geni]] dell'umanità,<ref>Vasari, p. 255.</ref><ref>Hyppolite Taine, ''Voyage en Italie'', 1866.</ref> incarnò in pieno lo spirito della sua epoca, portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte e della conoscenza: fu infatti [[scienziato]], [[filosofo]], [[architetto]], [[pittore]], [[scultura|scultore]], [[Disegno|disegnatore]], [[trattatista]], [[scenografo]], [[matematico]],<ref>{{cita web|url=http://www.uni3ivrea.it/Matematica/LeonardoDaVinci.pdf|titolo=Leonardo da Vinci tra Matematica e Arte|autore=Francesco La Rosa|editore=[[Università degli Studi di Torino|Uni3Ivrea]]|anno=2019}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.leonardo-da-vinci.net/it/matematica/|titolo=Leonardo e la matematica}}</ref> [[anatomista]], [[botanico]], [[musicista]],<ref>{{cita testo|autore=Antonio Falchi|titolo=Leonardo musicista|pubblicazione=Rivista d'Italia|città=Roma|editore=Società editrice Dante Alighieri|anno=1902|SBN=LO10494106}}</ref><ref>{{cita libro|curatore=Mariangela Mazzocchi Doglio|titolo=Leonardo e gli spettacoli del suo tempo|editore=Electa|anno=1983|pp=14-20|isbn=88-435-0956-X}}</ref><ref name="winternitz">{{cita libro|lingua=en|autore=Emanuel Winternitz|titolo=Leonardo da Vinci as a Musician|url=https://archive.org/details/leonardodavincia0000wint|città=Londra|anno=1982|isbn=978-0-300-02631-3}}</ref> [[geologo]],<ref>{{cita web|url=https://www.socgeol.it/N1808/la-geologia-di-leonardo-da-vinci-la-geologia-ai-tempi-nostri.html|titolo=La geologia di Leonardo da Vinci. La geologia ai tempi nostri|data=2019-03-25|accesso=2024-01-28}}</ref> [[ingegnere]] e [[progettista]].
{{TOClimit|3}}
== Biografia ==
{{Citazione|Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse
===
[[File:Escut de la Casa natal de Leonardo.JPG|min|verticale|[[Casa natale di Leonardo]], copia dello stemma della famiglia da Vinci.]]
[[File:Maison natale de Léonard de Vinci.jpg|
[[File:Baptism record of Leonardo Da Vinci.jpg|min|Certificato di battesimo di Leonardo Da Vinci.]]
Leonardo da Vinci fu il figlio primogenito nato da una relazione illegittima tra il [[notaio]] ventiseienne [[Piero da Vinci|Piero Fruosino da Vinci]] e [[Caterina di Meo Lippi]],<ref>Conosciuta come Buti del Vacca solo dopo il matrimonio, avvenuto dopo la nascita di Leonardo, con Antonio di Pietro Buti del Vacca.</ref> donna d'estrazione sociale modesta. La notizia della nascita del primo nipote fu annotata dal nonno Antonio, padre di Piero e anch'egli notaio, su un antico libro notarile trecentesco, usato come raccolta di "[[ricordanze]]" della famiglia,<ref name="M138">Magnano, cit., p. 138.</ref> dove si legge: «Nacque un mio nipote, figliolo di ser Piero mio figliolo a dì 15 aprile del 1452 in sabato a ore 3 di notte [secondo il [[calendario gregoriano]] il 23 aprile alle ore 21:40]. Ebbe nome Lionardo.»<ref name="Isaacson2018">{{Cita libro|autore=Walter Isaacson|traduttore=Laura Serra e Tullio Cannillo|illustratore=|altri=|titolo=Leonardo da Vinci|url=https://books.google.it/books?id=HlE7DwAAQBAJ&pg=PP24|accesso=|edizione=|annooriginale=2017|anno=2018|editore=Mondadori|città=Milano|lingua=it|pp=47-48|posizione=|capitolo=I Infanzia|citazione=Durante una delle sue visite a Vinci, Piero ebbe una relazione con una contadina locale nubile e nella primavera del 1452 i due ebbero un figlio. Utilizzando la sua poco esercitata grafia notarile, il nonno del bambino, Antonio, registrò la nascita in fondo all’ultima pagina di un quaderno appartenuto a suo nonno. «1452: Nacque un mio nipote, figliolo di ser Piero mio figliolo a dì 15 aprile in sabato a ore 3 di notte [secondo il calendario gregoriano, il 23 aprile alle ore 21:40]. Ebbe nome Lionardo.|cid=|oclc=|lccn=|ISBN=9788852083570|doi=|via=|urlcapitolo=|id=|urlarchivio=|dataarchivio=|urlmorto=}}</ref> «Battizzollo prete Piero di Bartolomeo da Vinci, in presenza di Papino di Nanni, Meo di Tonino, Pier di Malvolto, Nanni di Venzo, Arigo di Giovanni Tedesco, monna Lisa di Domenico di Brettone, monna Antonia di Giuliano, monna Niccolosa del Barna, monna Maria, figlia di Nanni di Venzo, monna Pippa di Previcone».<ref>Firenze, [[Archivio di Stato di Firenze|AdS]], Notarile P 389 c, 105 t</ref><ref name="Forcelino2017">{{Cita libro|titolo =Leonardo: Genio senza pace |autore =Antonio Forcellino |traduttore=|illustratore = |altri = |url =https://books.google.it/books?id=_l06DwAAQBAJ&pg=PT10 |via = |editore =Giuseppe Laterza & figli |città =Bari-Roma |anno =2017|lingua=it |annooriginale = |edizione = |capitolo = Parte Prima. Figlio illegittimo.|urlcapitolo=|pp =11-12 |posizione = |ISBN = 9788858131121 |lccn=|doi = |oclc=|id = |cid = |citazione =15 apr. 1452, Nachue un mio nipote, figliuolo di ser Piero mio figliuolo adì 15 d’aprile, in sabato a ore 3 di notte. Ebbe nome Lionardo. batizollo prete Piero di Bartolomeo da Vinci, Papino di Nanni Bantti, Meo di Tonino, Piero di Malvolto, Nanni di Venzo, Arigho di Giovanni Todescho, monna Lisa di Domenicho di Brettone, monna Antonia di Giuliano, monna Niccholosa del Barna, mona Maria, figliuola di Nanni di Venzo, monna Pippa (di nannj di venzo) di Previcone.|accesso = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> Nel registro non è indicato il luogo di nascita di Leonardo, che si ritiene comunemente essere la [[Casa natale di Leonardo|casa che la famiglia di ser Piero possedeva]], insieme con un podere, ad [[Anchiano (Vinci)|Anchiano]], dove la madre di Leonardo andrà ad abitare. Il battesimo avvenne nella vicina [[Chiesa di Santa Croce (Vinci)|chiesa parrocchiale di Santa Croce]], ma sia il padre sia la madre erano assenti, poiché non sposati.<ref name="M138"/> Per Piero si stavano preparando ben altre nozze, mentre per Caterina fu cercato, nel 1453, un marito che accettasse di buon grado la sua situazione "compromessa"; fu così trovato un contadino di Campo Zeppi, vicino a [[Vinci]], tale Piero del Vacca da Vinci, detto l'Attaccabriga, che forse, come il fratello Andrea, faceva anche il mestiere del [[mercenario]].<ref name="M138"/>
[[File:Toscana - 8875 - Vinci - Fonte battesimale di Leonardo da Vinci.jpg|min|verticale|Il fonte dove fu battezzato Leonardo presso la [[Chiesa di Santa Croce (Vinci)|chiesa di Santa Croce]] a [[Vinci]]]]
Nel frattempo, già nel 1452, il padre Piero si era sposato con Albiera di Giovanni Amadori. La lieta accoglienza del bambino, nonostante il suo status illegittimo per l'epoca, è testimoniata, oltre che dall'annotazione del nonno, anche dalla sua presenza nella casa paterna di Vinci.<ref name="M138"/> Ciò si legge nella dichiarazione per il [[catasto]] di Vinci dell'anno 1457, redatta sempre dal nonno Antonio, dove si riporta che il detto Antonio aveva 85 anni e abitava nel popolo di Santa Croce, marito di Lucia, di anni 64, e aveva per figli Francesco e Piero, d'anni 30, sposato ad Albiera, ventunenne, e con loro convivente era «Lionardo figliuolo di detto ser Piero non legittimo nato di lui e della Chaterina che al presente è donna d'Achattabriga di Piero del Vacca da Vinci, d'anni 5».<ref>Firenze, [[Archivio di Stato di Firenze|AdS]], Catasto n. 795, c. 402-503.</ref><ref name="Poli2023">{{Cita libro|titolo =Lo sguardo territorialista di Leonardo |autore =Daniela Poli |curatore =Daniela Poli |editore =Firenze University Press |città =Firenze |anno =2023 |capitolo =Lo sguardo territorialista di Leonardo da Vinci fra arte, ricerca e immagine |p = 23 |posizione = |ISBN =978-88-5518-514-1 |doi =10.36253/978-88-5518-514-1 |citazione =Sebbene molto amato dal nonno paterno (che lo fece riconoscere e battezzare in chiesa), Leonardo non fu mai veramente accolto dalla famiglia. Nella dichiarazione del Catasto di Vinci dell’anno 1457redatta dal nonno Antonio si riporta che il Piero era sposato ad Albiera e con loro conviveva “Lionardo figliuolo di detto ser Piero non legittimo nato di lui e della Chaterina che al presente è donna d’Achattabriga di Piero del Vacca da Vinci, d’anni 5” (Archivio di Stato di Firenze, Catasto n. 795, c. 402-503).|issn=2704-579X }}</ref>
La matrigna Albiera morì appena ventottenne nel 1464, quando la famiglia risiedeva già a Firenze, essendo sepolta in [[Chiesa di Santa Maria Sopra Porta|San Biagio]]. Ser Piero si risposò altre tre volte: nel 1465 con la quindicenne Francesca di ser Giuliano Lanfredini, che morì giovane; nel 1475 con Margherita di Francesco Giulli, dal 1485 con Lucrezia di Guglielmo Cortigiani.<ref name="M138"/><ref>"Dopo la nascita del figlio illegittimo Leonardo, Ser Piero si sposò quattro volte: con Albiera di Giovanni Amadori, dal 1452 al 1464; con Francesca di Ser Giuliano Lanfredini, dal 1465/67 al 1474; con Margherita di Francesco Giulli, dal 1475 al 1485; con Lucrezia di Guglielmo Cortigiani, dal 1485 al 1504, anno della morte di Ser Piero. Durante il primo, terzo e quarto matrimonio nacquero in totale almeno sedici figli. In circa dodici anni di unione con Albiera Amadori Ser Piero ebbe Antonia. Nel corso di dieci anni di matrimonio con Margherita Giulli divenne padre di sette figli: Antonio, Maddalena, Giuliano, Lorenzo, Violante, Domenico e Bartolomeo. Durante i quasi diciannove anni di unione con Lucrezia Cortigiani ebbe otto figli: Guglielmo Francesco, Margherita, Benedetto, Pandolfo, un altro Guglielmo Francesco, ancora un Bartolomeo, Giovanni Francesco, e una bambina che morì, presumibilmente appena nata, nel 1490. Morirono fanciulli anche la figlia Antonia, il primo figlio di nome Bartolomeo e il primo di nome Guglielmo Francesco. A questi potrebbe aggiungersi una femmina scomparsa nel 1505, con buona probabilità ma non con assoluta certezza da identificare o con Violante o con Margherita" ''Su Caterina madre di Leonardo: vecchie e nuove ipotesi'', Università di Firenze, Dipartimento di Matematica e Informatica, Conferenza di Elisabetta Ulivi, Martedì 21 novembre 2017 Sala Conferenze dell’Accademia “La Colombaria”{{cita testo|url=https://www.colombaria.it/rivistaonline/wp-content/uploads/2017/11/Su-Caterina-madre-di-Leonardo_E.-Ulivi.pdf|titolo=PDF}}</ref>
Leonardo ebbe "almeno sedici"<ref>''{{cita testo|url=https://www.colombaria.it/rivistaonline/wp-content/uploads/2017/11/Su-Caterina-madre-di-Leonardo_E.-Ulivi.pdf|titolo=Su Caterina madre di Leonardo: vecchie e nuove ipotesi}}'' op. cit.</ref> fratellastri e sorellastre, tutti molto più giovani di lui (l'ultimo nacque quando Leonardo aveva quarantasei anni), con i quali ebbe pochissimi rapporti, ma che gli diedero molti problemi dopo la morte del padre nella contesa sull'eredità.<ref name="M138"/> Essi erano: Antonio (1476), Maddalena (1477), Giuliano (1479), Lorenzo (1484), Violante (1485), Domenico (1486), Margherita (1491), Benedetto (1492), Pandolfo (1494), Guglielmo (1496), Bartolomeo (1497), Giovanni (1498). Inoltre ebbe altri nove fratellastri da parte della madre, di cui di cinque si sanno i nomi: Piera (1454), Maria (1457), Lisabetta (1459), Francesco (1461) e Sandra (1463). Nel trattato ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]'' del Vasari pubblicato nel 1550 nelle pagine dedicate a Leonardo da Vinci viene scritto: «Adunque mirabile e celeste fu Lionardo, nipote di Ser Piero da Vinci, che veramente bonissimo zio e parente gli fu, nell'aiutarlo in giovinezza», mentre l'[[Anonimo Gaddiano]], il cui manoscritto fu redatto intorno al 1540 ed è conservato nella [[Biblioteca Nazionale di Firenze]], dice che: «Quantunque non funse legittimo figliuolo di Ser Piero da Vinci, era per madre nato di buon sangue.»<ref name="Magliab">{{Cita libro|titolo =Cod. Magliab. XVII, 17 |autore =Anonimo Gaddiano o Magliabechiano |traduttore=|illustratore = |altri = |via = |editore = |città = |anno =1540|lingua=it |annooriginale = |edizione = |urlcapitolo=|p = |pp = |posizione = |ISBN = |lccn=|doi =|oclc=|id = |cid = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref>
=== Tra Vinci e Firenze (1462-1468) ===
Ser Piero aveva già lavorato a Firenze e nel 1462, a dire di [[Giorgio Vasari]],<ref name="vasari">Giorgio Vasari, ''[[Vite (Vasari)|Vite]]''</ref> vi ritornò con la famiglia, compreso il piccolo Leonardo. Il padre Piero avrebbe mostrato all'amico [[Andrea del Verrocchio]] alcuni disegni di tale fattura che avrebbero convinto il maestro a prendere Leonardo nella sua bottega; è in realtà alquanto improbabile che un apprendistato cominciasse ad appena dieci anni, per cui l'ingresso di Leonardo nella bottega del Verrocchio è oggi ritenuto posteriore.<ref name="M138"/>
Si pensa infatti che Leonardo restasse in campagna nella casa dei nonni, dove avvenne la sua educazione, piuttosto disordinata e discontinua, senza una programmazione di fondo, a cura del nonno Antonio, dello zio Francesco e del prete Piero che l'aveva battezzato.<ref name="M10">Magnano, cit., p. 10.</ref> Il fanciullo imparò infatti a scrivere con la sinistra e a rovescia, in maniera del tutto speculare alla scrittura normale.<ref name="M10"/> [[Vasari]] ricordò come il ragazzo nello studio cominciava «molte cose [...] e poi l'abbandonava» e nell'impossibilità di avviarlo alla carriera giuridica il padre decise di introdurlo alla conoscenza dell'[[abaco]], anche se «movendo di continuo dubbi e difficultà al maestro che gl'insegnava, bene [che] spesso lo confondeva».<ref name="vasari"/>
=== Firenze (1468-1482) ===
[[File:Leonardo da Vinci statue outside the Uffizi Gallery.jpg|min|verticale|Leonardo da Vinci, statua nel piazzale degli [[Uffizi]] a Firenze]]
Quando il nonno di Leonardo morì novantaseienne nel 1468 citò nel suo testamento "Lionardo", assieme alla nonna Lucia, al padre Piero, alla nuova matrigna Francesca [[Lanfredini]], e agli zii Francesco e Alessandra. L'anno dopo la famiglia del padre, divenuto notaio della [[Signoria fiorentina]], insieme con quella dello zio Francesco, che era iscritto all'[[Arte della Seta]], risultava domiciliata in una casa fiorentina, abbattuta già nel Cinquecento, nell'attuale [[via dei Gondi]], accanto a [[piazza della Signoria]].
====
Diventando ormai sempre più evidente l'interesse del giovane Leonardo nel "disegnare et il fare di rilievo, come cose che gl'andavano a fantasia più d'alcun'altra",<ref name="vasari"/> ser Piero mandò infine il figlio, dal 1469 o 1470, nella bottega di [[Andrea del Verrocchio]], che in quegli anni era una delle più importanti di Firenze, nonché una vera e propria fucina di nuovi talenti.<ref name="M12">Magnano, cit. p. 12.</ref>
Tra i suoi allievi figuravano nomi che sarebbero diventati i grandi maestri della successiva generazione, come [[Sandro Botticelli]], [[Perugino]], [[Domenico Ghirlandaio]] e [[Lorenzo di Credi]], e la bottega espletava un'attività poliedrica, dalla [[pittura]] alle varie tecniche [[Scultura|scultoree]] (su pietra, [[fusione a cera persa]] e intaglio ligneo), fino alle arti "minori". Soprattutto era stimolata la pratica del [[disegno]], portando tutti i collaboratori a un linguaggio pressoché comune, tanto che ancora oggi può risultare molto difficile l'attribuzione delle opere uscite dalla bottega alla mano del maestro oppure a un determinato allievo.<ref name="M13">Magnano, cit. p. 13.</ref> Si conoscono vari esempi di disegni di panneggi usciti dalla sua bottega, che derivano da esercizi che il maestro faceva fare copiando le pieghe dei tessuti sistemati su modelli di terra.<ref name="M13"/> Inoltre gli allievi apprendevano nozioni di [[carpenteria]], [[Meccanica applicata|meccanica]], [[ingegneria]] e [[architettura]].<ref name="M13"/>
Leonardo si trova menzionato nella [[Compagnia di San Luca]], dei pittori fiorentini, nel 1472: «Lionardo di ser Piero da Vinci dipintore de' dare per tutto giugno 1472 sol. sei per la gratia fatta di ogni suo debito avessi coll'Arte per insino a dì primo di luglio 1472 [...] e de' dare per tutto novembre 1472 sol. 5 per la sua posta fatta a dì 18 octobre 1472».<ref>Firenze, Accademia di Belle Arti, Libro Rosso A, 1472-1520, c 93 v</ref> Ciò significa che a quell'epoca era già riconosciuto come pittore autonomo, la cui esperienza formativa poteva dirsi conclusa, sebbene la sua collaborazione col maestro Verrocchio si protraesse ancora per diversi anni.
Il 5 agosto 1473 Leonardo datò il ''[[Paesaggio con fiume]]'', un disegno con una veduta a volo d'uccello della valle dell'[[Arno]], oggi al [[Gabinetto dei disegni e delle stampe]] degli [[Uffizi]]. L'attenzione verso una descrizione autentica del mondo naturale fu una caratteristica costante di Leonardo, soprattutto evidente nella fase giovanile. Ciò gli ha valso l'assegnazione di alcuni contributi a opere uscite dalla bottega di Verrocchio, come ''[[Tobiolo e l'angelo (Verrocchio)|Tobiolo e l'angelo]]''<ref>{{cita testo|url=http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/workshop-of-andrea-del-verrocchio-tobias-and-the-angel|titolo=Scheda nel sito ufficiale del museo}}</ref> ([[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]), in cui la realistica squamosità del pesce o l'energia scattante del cagnolino sono state proposte come dettagli leonardeschi, anche se si tratta di attribuzioni non universalmente condivise.<ref name="M14">Magnano, cit., p. 14.</ref> Lo stesso vale per il paesaggio della ''Madonna col Bambino e angeli''<ref>{{cita testo|url=http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/andrea-del-verrocchio-and-assistant-lorenzo-di-credi-the-virgin-and-child-with-two-angels|titolo=Scheda nel sito ufficiale del museo}}</ref> (sempre a Londra), con un picco roccioso che ricorderebbe proprio il ''[[Paesaggio con fiume]]''.<ref name="M14" />
[[File:Study of a Tuscan Landscape.jpg|min|''[[Paesaggio con fiume]]'' (1473)]] Testimonia il confronto serrato col maestro il ''[[Battesimo di Cristo (Verrocchio e Leonardo)|Battesimo di Cristo]]'' degli [[Uffizi]], dipinto a più mani. Secondo l'indicazione di [[Vasari]], confermata poi anche dalla critica moderna, è da assegnare a Leonardo l'angelo in primo piano a sinistra e il morbido paesaggio sullo sfondo, oltre a una sistemazione generale dello stile per amalgamare almeno tre mani di personalità diverse (Verrocchio, un allievo poco dotato e Leonardo stesso). In quest'opera sono già evidenti alcuni motivi dello stile leonardesco, che superano i limiti degli insegnamenti di bottega: la decorazione basata su motivi fluenti, l'attenzione agli elementi vegetali, o all'espressività dei volti, spesso ritratti con un sorriso ambiguo;<ref name="M14" /> nuova è inoltre la resa spaziale e atmosferica unificata, nonché i primi accenni a uno stile [[sfumato]].<ref name="M16">Magnano, cit., p. 16.</ref>
Ancora secondo Vasari, la bravura di Leonardo nella prova del ''Battesimo'' avrebbe spinto Verrocchio, restio a un confronto diretto che cominciava a vederlo perdente, a dedicarsi esclusivamente alla scultura. In realtà l'aneddoto è scartato dalla critica moderna, propensa a ritenerlo un'enfatizzazione arbitraria del tema letterario dell'"allievo che supera il maestro" operata dallo storico aretino.<ref name="M17">Magnano, cit., p. 17.</ref>
Il dipinto su tavola raffigurante Madonna con Bambino, detto comunemente ''[[Madonna di Camaldoli]]'' per la sua collocazione nell'[[Eremo di Camaldoli|eremo]] in provincia di Arezzo, è un'elaborazione della ''[[Madonna Dreyfus]]'' tanto da ipotizzare che questa ne rappresenti il modello; il volto della Madonna è sovrapponibile a opere di [[Lorenzo di Credi]]; la testa del Bambino è identica a un disegno di Verrocchio; alcuni particolari del paesaggio seguono lo schema e le forme di quelli presenti nel ''[[Tobiolo e l'angelo (Verrocchio)|Tobiolo e l'angelo]]''; sul retro è presente il disegno che traccia lo schema di una cornice coincidente a quella che orna il tondo di [[Botticelli]], pure allievo di Verrocchio, oggi nella Pinacoteca di Piacenza; il gioiello della Vergine è lo stesso raffigurato in disegni di Verrocchio e in pitture di Leonardo. [[Carlo Starnazzi]] ha sostenuto con forza la presenza della mano di Leonardo in quest'opera e più recentemente gli studi sembrano confermare che sia certamente uscita dalla bottega di Verrocchio, senza però poter individuare chi degli allievi e collaboratori vi abbia partecipato.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Tiziana Conti|autore2=Tommaso Sensini|titolo=Leonardo e l'aretino negli studi di Carlo Starnazzi|numero=ISBN 978-88-97644-04-0|anno=2011|editore=CB Edizioni|cid=ISBN 978-88-97644-04-0}}</ref>
==== Leonardo scultore ====
Vasari ricordò come Leonardo operò anche "nella scultura, facendo, nella sua giovanezza, di terra alcune teste di femine che ridono, che vanno, formate per l'arte di gesso, e parimente teste di putti, che parevano usciti di mano d'un maestro". Non si conosce tuttavia alcuna opera scultorea sicura di Leonardo, nonostante varie proposte attributive avanzate in passato.
[[Carlo Pedretti]] aveva riferito a Leonardo anche l{{'}}''Angelo annunciante'' della [[Pieve di San Gennaro|chiesa di San Gennaro]] a [[Capannori]]: opera sicuramente verrocchiesca e di alta qualità però che mostra una derivazione dal ''[[Incredulità di san Tommaso (Verrocchio)|San Tommaso]]'' di [[Orsanmichele]] di [[Verrocchio]], quindi meno facile da riferire alla genialità del maestro di Vinci<ref>{{cita testo|url=https://www.intoscana.it/it/articolo/angelo-annunciante/|titolo=In mostra a Vinci l'Angelo Annunciante attribuito a Leonardo - intoscana}}</ref>.
Durante la mostra sul [[Verrocchio]] a [[palazzo Strozzi]] del 2019, [[Francesco Caglioti]] ha sostenuto con decisione la riattribuzione di una ''Madonna col Bambino'' del [[Victoria and Albert Museum]] a Leonardo, opera precedentemente riferita ad [[Antonio Rossellino]] da [[John Pope-Hennessy]]. L'opera in effetti mostra una notevole originalità rispetto ad altre Madonne coeve, e ha un panneggio pesante e a effetto "velluto bagnato" che si riscontra in alcuni studi di Leonardo e di altri artisti verrocchieschi. Al termine della rassegna fiorentina il museo londinese l'ha prudentemente rischedata come "di scuola fiorentina del Verrocchio"<ref>{{cita testo|url=https://www.adnkronos.com/cultura/2019/03/07/scoperta-statua-leonardo-londra-attribuita-terracotta-genio_mYSnwrHl2xuBikL6y2HRqK.html?refresh_ce|titolo=News dell'ultima ora dall'Italia e dal mondo. Notizie, video, rubriche e approfondimenti su Sport, Cronaca, Economia, Politica, Salute e tanto altro}}</ref>.
Di recente [[Alessandro Parronchi]] ha assegnato a Leonardo un ''Busto di fanciullo'', già in collezione privata fiorentina e acquistato dal [[Getty Museum]]<ref>Alessandro Parronchi, ''Nuove proposte per Leonardo scultore'', in "Achademia Leonardi Vinci" 2, 1989.</ref>. L'opera mostra una notevole ascendenza da [[Desiderio da Settignano]].
Numerose sono comunque le coincidenze, anche molto stringenti, tra alcuni disegni o schizzi di Leonardo e le opere scultoree di Verrocchio, come il ''[[Profilo di capitano antico]]'' (1475 circa, [[Londra]], [[British Museum]]), simile ai bassorilievi di capitani antichi scolpiti per [[Mattia Corvino]], o lo ''[[Studio di mani]]'' (1475 circa, [[Castello di Windsor|Windsor]], [[Royal Library]]), ritenuto uno studio per il ''[[Ritratto di Ginevra de' Benci]]'' e molto somigliante alla posizione delle mani del busto della ''[[Dama col mazzolino]]''.<ref name="M16"/>
Alla fine comunque l'unico esperimento sicuro con la scultura di Leonardo fu l'incompiuto [[cavallo di Leonardo|''Monumento a Francesco Sforza'']]. A questo lavoro, di cui tuttavia non si conoscono le reali fattezze, è collegato un modellino in cera in collezione privata. Sembra invece derivare dai disegni della ''[[Battaglia di Anghiari]]'' il bronzetto di cavallo che si contorce, il cui migliore esemplare è nel [[Museo di belle arti (Budapest)|Museo di belle arti]] di Budapest.
==== Prime opere indipendenti ====
[[File:Lorenzo di Credi - Madonna Dreyfus.jpg|
Le prime opere indipendenti di Leonardo
Proviene dalla bottega del Verrocchio la contemporanea ''[[Annunciazione (Leonardo)|Annunciazione]]'' degli [[Uffizi]], ma la sua paternità
La ''[[Madonna del Garofano]]'' (1475-1480) mostra già con evidenza una veloce maturazione dello stile dell'artista, indirizzato a una maggiore fusione tra i vari elementi dell'immagine, con trapassi luminosi e di chiaroscuro più sensibili e fluidi; la Vergine
Al
==== Quattro anni di silenzio ====
[[File:Leonardo da Vinci 040.jpg|min|verticale|''[[Madonna del Garofano]]'', [[Alte Pinakothek]], [[Monaco di Baviera]] (dettaglio, 1473 circa)|alt=]]
Dal gennaio 1474 all'autunno 1478 non si conoscono opere di Leonardo. Questo silenzio è particolarmente strano se si considera come negli anni precedenti la carriera di Leonardo stesse definitivamente decollando, con alle spalle un padre influente e facoltoso, che lo mantenne almeno fino al 1480 e che sicuramente poteva aiutarlo nel procurarsi le commissioni.<ref name="M18"/>
Si è ipotizzato quindi che il poco più che ventenne Leonardo fosse ancora incerto sul proprio futuro, avvicinandosi al mondo della scienza con la frequentazione dell'anziano geografo e astronomo [[Paolo dal Pozzo Toscanelli]]. Probabilmente ebbe modo di approfondire l'[[anatomia]] assistendo alla dissezione dei cadaveri nelle camere mortuarie degli ospedali, ma dovette studiare anche la fisica e la meccanica tramite esperimenti diretti.<ref name="M18"/>
==== Il ritorno alla pittura ====
[[File:Madonna benois 03.jpg|
Il 10 gennaio
Nel frattempo il desiderio di dedicarsi alla pittura dovette tornare a farsi sentire, come testimonia un'annotazione, parzialmente mutila, in cui l'artista ricorda come a fine del 1478<ref>Si legge solo la fine di un nome di mese "... bre".</ref> incominciò due ''Madonne''. Una di queste è riconosciuta nella ''[[Madonna Benois]]'', oggi all'[[Ermitage]] di [[San Pietroburgo]], che il Bocchi nel
Ancora al 1475-1478 circa è databile la piccola ''[[Annunciazione 598|Annunciazione]]'' del [[Museo del Louvre]], probabilmente parte della predella della ''[[Madonna di Piazza|Madonna con Bambino e santi]]'' di [[Andrea del Verrocchio]] e [[Lorenzo di Credi]]
==== L'avvicinamento ai Medici ====
[[File:Leonardo da Vinci - Hanging of Bernardo Baroncelli 1479.jpg|
A questi anni risalì probabilmente anche l'avvicinamento a [[Lorenzo il Magnifico]] e alla sua cerchia, della quale faceva parte il suo maestro Verrocchio. Alcuni fogli dei
L'[[Anonimo Gaddiano]] inoltre ricorda la sua frequentazione, verso il
==== L'Adorazione dei Magi ====
Se dell'incompiuto ''[[San Girolamo (Leonardo)|San Girolamo]]'' della [[Pinacoteca
L'opera, rimasta allo stato di abbozzo, in bruno lumeggiato con [[biacca]], fu lasciata da Leonardo, in partenza per [[Milano]], all'amico Amerigo [[Benci]], il padre di [[Ginevra de' Benci|Ginevra]], nel
=== A Milano (
==== La partenza ====
[[File:
Fra la primavera e l'estate del
Leonardo ebbe la missione di portare al duca [[Ludovico il Moro]] un omaggio. Scrisse l'[[Anonimo Gaddiano]]: «[Leonardo] aveva trent'anni che dal detto Magnifico Lorenzo fu mandato al duca di Milano a presentarli insieme con [[Atalante Migliorotti]] una [[Lira da braccio|lira]]<ref>Qui l'Anonimo intende non la [[Lira (strumento musicale)|lira]] in uso nell'antichità, ma lo specifico [[
In quell'occasione Leonardo scrisse una famosa "lettera d'impiego" di
Appare chiaro che Leonardo fosse intenzionato a restare a Milano, città che doveva affascinarlo per la sua apertura alle novità scientifiche e tecnologiche, causata dalle continue campagne militari. L'ambiente fiorentino doveva infatti procurargli ormai un certo disagio: da un lato non si doveva riconoscere nella cultura [[
==== La ''Vergine delle Rocce'' ====
[[File:Léonard de Vinci - Vierge aux rochers 3.jpg|
I documenti sembrano indicare che l'accoglienza di Leonardo nell'ambiente milanese fu piuttosto tiepida, non ottenendo inizialmente gli esiti sperati nella famosa lettera al duca.<ref name="M20"/>
Per una prima commissione l'artista dovette infatti attendere il 25 aprile
Si tratta della pala della ''[[Vergine delle Rocce (Parigi)|Vergine delle Rocce]]'' che, stando al dettagliatissimo contratto, doveva essere lo scomparto centrale di un trittico. La tavola centrale avrebbe dovuto rappresentare una Madonna col Bambino con due profeti e angeli, le [[Angeli musicanti (De Predis)|altre due]], quattro angeli cantori e musicanti, dipinte poi dai De Predis; la decorazione doveva essere ricca, con abbondanti dorature<ref name="M20"/> e l'opera doveva essere consegnata entro l'8 dicembre per un compenso complessivo di 800 lire da pagarsi a rate fino al febbraio
Leonardo, nonostante la strettezza dei termini contrattuali, interpretò il programma iconografico in maniera originalissima, raffigurando la scena del leggendario incontro tra [[Giovanni Battista|san Giovannino]] e il Bambin Gesù nel deserto, e celando riferimenti all'[[Immacolata Concezione]] nell'arido sfondo roccioso e nel modo in cui la Madonna vi si fonde attraverso un anfratto che sembra rievocare il mistero legato alla maternità.<ref name="M20"/>
In una supplica a [[Ludovico il Moro]], databile al
Sembrerebbe che Leonardo, dato il mancato pagamento delle 1
[[Giulio Carlo Argan]] evidenzia come per Leonardo tutto è "immanenza". Egli guarda la realtà e la natura con gli occhi dello scienziato. Il paesaggio di quest'opera "non è un paesaggio veduto né un paesaggio fantastico: è l'immagine della ''natura naturans'', del farsi e del disfarsi, del ciclico trapasso della materia dallo stato solido, al liquido, all'atmosferico: la figura non è più l'opposto della natura, ma il termine ultimo del suo continuo evolvere".<ref>''Storia dell'arte italiana'', Firenze, Sansoni, 1978, vol.3,
[[Rodolfo Papa]] fa peraltro notare come quest'opera di Leonardo risenta fortemente di alcune riflessioni di [[San Bonaventura]], presentando eventi "storicamente tramandati ma misticamente rappresentati": il pittore insomma "riesce a rispondere alle esigenze spirituali
==== Nella cerchia del Moro ====
[[File:La Belle Ferronnière.jpg|
Nei primi anni milanesi Leonardo proseguì con gli studi di meccanica, le invenzioni di macchine militari, la messa a punto di varie tecnologie.<ref name="M21">Magnano, cit.,
Conclusa la ''[[Vergine delle Rocce]]'' Leonardo dovette dedicarsi ad alcune Madonne. Una fu probabilmente quella "d'
Un altro tema ricorrente del periodo milanese è il [[ritratto]], in cui l'artista poté mettere a frutto gli studi anatomici avviati a Firenze, interessandosi soprattutto ai legami tra le fisionomie e i "moti dell'animo", cioè gli aspetti psicologici e le qualità morali che trasparivano puntualmente dalle caratteristiche esteriori. Una delle prime prove su questo tema che ci sia pervenuta è il ''[[Ritratto di musico]]'', forse il maestro di Cappella del [[Duomo di Milano|duomo milanese]] [[Franchino Gaffurio]]. Notevoli sono in quest'opera l'attenzione analitica e il risvolto psicologico nello sguardo sfuggente dell'effigiato.<ref name="M23"/>
Sicuramente
==== Le nozze tra Gian Galeazzo Sforza e Isabella d'Aragona (1489-1490) ====
Nei due anni successivi le commissioni ducali si fecero sempre più frequenti.<ref name="M23"/>
Nei primi mesi del
I festeggiamenti ripresero solo il 13 gennaio
Il "cielo" inventato da Leonardo, mettendo a frutto la lunga tradizione delle [[sacre rappresentazioni]] fiorentine, doveva essere ricco di effetti speciali, giochi di luci e suoni, che restarono a lungo vivi nella memoria dei contemporanei.<ref name="M23"/>
==== Il monumento equestre a Francesco Sforza ====
{{vedi anche|Cavallo di Leonardo}}
In quegli anni Leonardo avviò il grandioso progetto per un monumento equestre a [[Francesco Sforza]], come testimonia un pagamento a titolo di anticipo per le spese per un modello, pagate per conto del Duca dal sovrintendente all'erario di corte, Marchesino Stanga. Il 22 luglio
L'impresa era colossale, non solo per le dimensioni della statua, che doveva essere fusa in bronzo, ma anche per l'intento di [[Cavalli nell'arte|scolpire un cavallo]] nell'atto di impennarsi
==== A Pavia (1490) ====
Il 21 giugno 1490 andò a [[Pavia]]<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/44632998/Leonardo_a_e_i_rapporti_con_Pavia_una_verifica_sui_documenti|titolo=Leonardo a (e i rapporti con) Pavia: una verifica sui documenti}}</ref>, su richiesta dei fabbricieri del [[Duomo di Pavia|Duomo]] per una consulenza, che lo ospitarono nell'[[Palazzo dell'ex Albergo del Saracino|albergo del Saracino]]. Vi si recò con [[Francesco di Giorgio Martini]], architetto e autore del ''[[Trattato di architettura]]'', che riprendeva il ''[[De architectura]]'' di [[Vitruvio]]. Leonardo dovette trovare particolarmente stimolante la rielaborazione in volgare del testo latino, approfondendo lo studio dell'[[architettura]]: di quegli anni è infatti il cosiddetto [[Manoscritto B]] ([[Parigi]], [[Institut de France]]), dedicato all'[[urbanistica]], all'architettura religiosa e militare.<ref name="M24">Magnano, cit.,
==== La mancata fusione del "Colosso" (1494) ====
Rientrato a Milano si dedicò a varie attività, tra i costumi per la giostra in occasione delle nozze di [[Alfonso I d'Este]] con [[Anna Maria Sforza]] e di Ludovico il Moro con [[Beatrice d'Este]] (1491).
Lentamente portò avanti il progetto di un [[monumento equestre a Francesco Sforza]] che Ludovico il Moro voleva dedicare alla memoria del padre. Il progetto che passò attraverso diverse versioni era di dimensioni colossali, arrivando, nel 1491, alla fase finale della messa in opera del modello definitivo (in cera e poi in terracotta) che attendeva la successiva [[fusione a cera persa]] del bronzo. L'impresa si presentava estremamente difficile, per la grande necessità di bronzo fuso da versare, per questo l'artista si dedicò a calcoli minuziosi in fase progettuale.
Nel frattempo, nel 1493, fu per un tratto al seguito del corteo che accompagnava in [[Germania]] [[Bianca Maria Sforza]], sposa dell'imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano d'Asburgo]]; si recò sul [[Lago di Como]] (dove studiò la celebre fonte intermittente presso la [[villa Pliniana]], a [[Torno]]), visitò la [[Valsassina]], la [[Valtellina]] e la [[Valchiavenna]].
Rientrato a Milano il 13 luglio di quell'anno ricevette forse la visita della madre Caterina. Alla fine del 1493 tutto era pronto per la fusione del "Colosso". In Corte Vecchia, sede da anni dell'officina di Leonardo (sul luogo dell'attuale [[Palazzo Reale (Milano)|Palazzo Reale]]), il modello di creta era ormai pronto e visibile, ma una notizia improvvisa bloccò la disponibilità del metallo: l'imminente calata di [[Carlo VIII di Francia]] in Italia, per la guerra contro il [[Regno di Napoli]] degli [[Trastámara d'Aragona di Napoli|Aragonesi]] (1494), rese infatti impellente la domanda di bronzo per la fabbricazione di armi, vanificando il progetto di Leonardo, il quale fu profondamente deluso e amareggiato anche per i nuovi problemi di natura economica causati dalla mancata commissione.<ref name="M24"/>
Sempre al periodo milanese, risale il ''[[Salvator mundi (Leonardo)|Salvator mundi]]'' raffigurazione "innovativa" della ''Vera immagine di Cristo'', di origine bizantina, opera della quale si conserva una copia nel complesso di [[San Domenico Maggiore]] a Napoli, dove san [[Tommaso d'Aquino]] trascorse alcuni mesi fra il 1272 e il 1274, anno della morte. Questa copia del ''Salvator Mundi'' è attribuita alla scuola leonardesca<ref>{{cita web | url = https://www.museosandomenicomaggiore.it/salvator-mundi-scuola-leonardesca-museo-san-domenico-maggiore/ | titolo = Il ''Salvator Mundi'' di scuola leonardesca | sito = museosandomenicomaggiore.it | urlarchivio = https://archive.is/20190214215749/https://www.museosandomenicomaggiore.it/salvator-mundi-scuola-leonardesca-museo-san-domenico-maggiore/ | urlmorto = no | accesso = 14 febbraio 2019 }}</ref>.
==== L
[[File:Leonardo da Vinci (1452-1519) - The Last Supper (1495-1498).jpg|
Nel
Il novelliere [[Matteo Bandello]], che ben conosceva Leonardo, scrisse di averlo spesso visto «la matina a buon'hora a montar su'l ponte, perché il Cenacolo è alquanto da terra alto; soleva dal nascente Sole sino all'imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare et il bere, di continovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì, che non v'averebbe messo mano, e tuttavia dimorava talhora una o due ore al giorno e solamente contemplava, considerava et essaminando tra sé, le sue figure giudicava. L'ho anche veduto (secondo che il capriccio o ghiribizzo lo toccava) partirsi da mezzogiorno, quando il Sole è in Leone, da Corte Vecchia ove quel stupendo Cavallo di terra componeva, e venirsene dritto a le Gratie: et asceso sul ponte pigliar il pennello, et una o due pennellate dar ad una di quelle figure e di subito partirse et andare altrove».<ref>
Leonardo attinse alla tradizione fiorentina dei [[
Leonardo cambiò l'iconografia tradizionale scegliendo di non rappresentare Giuda da solo su un lato del tavolo, ma accanto agli altri sul medesimo lato rivolto allo spettatore.
Come è noto Leonardo non si trovava a suo agio con la tecnica dell'[[affresco]], poiché i veloci tempi di asciugatura dell'intonaco richiedevano un tratto deciso e rapido, non compatibile con i lunghi studi, le successive velature e la sua finissima pennellata. Per questo Leonardo inventò una tecnica mista di [[tempera]] e [[
==== La ''Danae''
Il 31 gennaio
==== Sala delle Asse ====
[[File:Leonardo da vinci, sala delle asse.jpg|verticale=1.4|min|Sala delle Asse]]
[[File:Sala delle Asse - dettaglio monocromo.jpg|alt=Dettaglio monocromo|sinistra|min|Dettaglio del monocromo riscoperto durante il restauro in corso della Sala delle Asse]]
In quel periodo Leonardo si dedicò anche alla decorazione di alcune stanze del [[Castello Sforzesco]]. In una lettera del 21 aprile 1498<ref>{{Cita libro|autore=Michela Palazzo e Francesca Tasso (1965-)|titolo=Leonardo da Vinci : la Sala delle asse del Castello sforzesco = the Sala delle Asse of the Sforza Castle |url=https://www.worldcat.org/oclc/1012414205 |accesso=16 ottobre 2018 |oclc=1012414205|ISBN=978-88-366-3677-8}}</ref>, Gualtiero Bescapè informa Ludovico il Moro che la "sala" sarà liberata dalle "asse"<ref>La [[Sala delle Asse]] è una sala che si trova al piano terra del torrione nord-orientale, detto anche del Falconiere, del Castello Sforzesco di Milano. Prende il nome dalle assi di legno che si ritiene un tempo rivestissero le pareti.</ref> e che "Magistro Leonardo" completerà la sua decorazione entro settembre, ma, in realtà, non è nota con esattezza la data in cui i lavori furono terminati. La concezione era grandiosa: una foresta di alberi si dispiega sulla parete, proiettando rami e fogliame sul soffitto, con intrecci vegetali e [[gelsi]]<ref>Il frutto del gelso (detto anche “morone”), allude chiaramente a Ludovico il Moro.</ref>, che con un'illusione ottica creano un pergolato lungo tutta la volta, le vele e le lunette. Un primo restauro del 1902 riportò alla luce le decorazioni (di cui si era persa traccia). Un secondo restauro fu eseguito nel 1953. Un ulteriore restauro, in corso nel 2018<ref>{{Cita web |url=http://www.saladelleassecastello.it |titolo=Sala delle Asse - Castello Sforzesco |sito=Sala delle Asse. Il restauro |accesso=16 ottobre 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181016091633/http://www.saladelleassecastello.it/|urlmorto=sì}}</ref>, ha riportato alla luce dei bellissimi disegni preparatori a carboncino, in cui le radici degli alberi si insinuano tra le pietre della parete.
==== Ultimi anni a Milano ====
Nel 1496 molto probabilmente morì sua madre, come si deduce da una sua nota di spese<ref>Codice II, c 95 r</ref> per una sepoltura che porta questa data.
Del 2 ottobre
=== Il periodo errabondo (1499–1508) ===
La partenza da Milano, occupata dai francesi, segnò l'inizio di un periodo di viaggi e peregrinazioni, che lo condussero a visitare più corti e città
==== A Mantova (1499) ====
Nel dicembre 1499 riparò a [[Mantova]],<ref>{{Cita web|url=https://books.google.it/books?id=oO6ADwAAQBAJ&pg=PT149&dq=leonardo+da+vinci%2Bmantova&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiXz5itq9HfAhUOKuwKHS58BjgQ6AEILjAB#v=onepage&q=leonardo%20da%20vinci%2Bmantova&f=false|titolo=Mirco Riazzoli. Cronologia di Mantova dalla fondazione ai giorni nostri|accesso=3 gennaio 2019}}</ref> ospite di [[Isabella d'Este]], la quale aveva visto la ''[[Dama con l'ermellino]]'' restandone colpita e gli commissionò un ritratto mai completato, del quale si conserva il [[ritratto di Isabella d'Este (Leonardo)|cartone preparatorio]], oggi al [[Museo del Louvre]].<ref name="M27"/>
Nonostante le lusinghe di Isabella, che voleva fare di
==== A Venezia (1500) ====
Giunse così a [[Venezia]] nel marzo 1500. [[
Qui
==== Il ritorno a Firenze (1501-1508) ====
Dopo aver visitato [[Roma]] e [[Tivoli]], nell'aprile
Durante la sua assenza, Firenze era cambiata sia sul piano politico
Leonardo era tormentato da problemi economici e bisognoso di lavorare. Fu così che l'amico [[Filippino Lippi]], che in passato aveva ricevuto commissioni lasciate incompiute da Leonardo, rinunciò in suo favore all'incarico di dipingere per i frati [[
Pare ormai assodato che l'opera non sia il ''[[Cartone di sant'Anna]]'' (oggi a [[Londra]]), che è invece un'opera dipinta forse per [[
==== La ''Madonna dei Fusi'' ====
[[File:Madonna of the Yarnwinder.jpg|
[[Isabella d'Este]] nel frattempo cercava di ottenere i servigi di Leonardo per il suo [[
Nella lettera datata 14 aprile
Le lettere testimoniano comunque che Leonardo fosse ormai, anche a Firenze, pienamente occupato come pittore.<ref name="M28"/>
==== Al servizio di Cesare Borgia (1502-1503) ====
[[File:Leonardo da
Nel
Leonardo accettò l'incarico
Al seguito del Valentino assistette a una delle più sanguinose e crudeli campagne dell'epoca, l'attacco a tradimento contro [[Urbino]].<ref name="M28"/>
==== La ''Battaglia di Anghiari'' ====
[[File:Leonardo da Vinci Anghiarischlacht.jpg|
Dal marzo
Tornato in città, si dedicò allora al progetto in Palazzo Vecchio. Nel Salone dovevano essere raffigurate alcune vittorie militari dei fiorentini, celebranti il concetto di ''libertas'' repubblicana contro nemici e tiranni. A Leonardo
Leonardo in particolare studiò una nuova tecnica che lo sollevasse dai tempi brevi dell'affresco, recuperando l'[[encausto]] dalla ''[[Naturalis historia]]'' di [[Plinio il Vecchio
Tra le migliori copie tratte dal cartone di Leonardo c'è quella di [[
==== La ''Gioconda'' (1503-1514) ====
[[File:Mona Lisa, by Leonardo da Vinci, from C2RMF retouched.jpg|
In questo periodo iniziò a lavorare al capolavoro che lo ha reso celebre nei secoli, la ''[[Gioconda]]''.
Identificata tradizionalmente come [[Lisa Gherardini]], nata nel 1479 e moglie di Francesco Bartolomeo del Giocondo (da cui il nome "Gioconda"), il dipinto, considerato il ritratto più famoso del mondo, va ben oltre i limiti tradizionali del genere ritrattistico. Come scrisse [[Charles de Tolnay]] nel 1951:
{{Citazione|Nella Gioconda, l'individuo - una sorta di miracolosa creazione della natura - rappresenta al tempo stesso la specie: il ritratto, superati i limiti sociali, acquisisce un valore universale. Leonardo ha lavorato a quest'opera sia come ricercatore e pensatore sia come pittore e poeta; e tuttavia il lato filosofico-scientifico restò senza seguito.<br />
Tuttavia, l'aspetto formale – l'impaginazione nuova, la nobiltà dell'atteggiamento e la dignità del modello che ne deriva – ebbe un'azione risolutiva sul ritratto fiorentino dei due decenni successivi [...] Leonardo ha creato con la ''Gioconda'' una formula nuova, più monumentale e al tempo stesso più animata, più concreta, e tuttavia più poetica di quella dei suoi predecessori. Prima di lui, nei ritratti manca il mistero; gli artisti non hanno raffigurato che forme esteriori senza l'anima o, quando hanno caratterizzato l'anima stessa, essa cercava di giungere allo spettatore mediante gesti, oggetti simbolici, scritte. Solo nella ''Gioconda'' emana un enigma: l'anima è presente ma inaccessibile.<ref>''Remarques sur la Joconde'', cit. in Magnano, p. 30.</ref>}}
==== La morte del padre e il ''Trattato delli uccelli'' ====
{{Vedi anche|Grande Nibbio}}
Il 9 luglio 1504 morì il padre [[Piero da Vinci|Piero]]; Leonardo annotò più volte la circostanza, in apparente agitazione: «Mercoledì a ore 7 morì ser Piero da Vinci, a dì 9 luglio 1504, mercoledì vicino alle ore 7»<ref>Codice Atlantico b 71 v</ref> e ancora: «Addì 9 di luglio 1504 in mercoledì a ore 7 morì Piero da Vinci notaio al Palagio del Podestà, mio padre, a ore 7. Era d'età d'anni 80. Lasciò 10 figlioli maschi e due femmine».<ref>Codice Arundel 272 r</ref> Il padre non lo fece erede e, contro i fratelli che gli opponevano l'illegittimità della sua nascita, Leonardo chiese invano il riconoscimento delle sue ragioni: dopo la causa giudiziale da lui promossa, solo il 30 aprile 1506 avvenne la liquidazione dell'eredità, dalla quale Leonardo fu escluso.
Nei primi anni del Cinquecento Leonardo
Leonardo non completerà mai la stesura del trattato sul volo, ma nel 1505 compilò il ''[[Codice sul volo degli uccelli]]'', oggi custodito presso la [[Biblioteca Reale di Torino]]. Il Codice del volo è la raccolta del pensiero più maturo di Leonardo inerente allo studio del volo, ed è nelle pagine di questo prezioso manoscritto che Leonardo progetta la sua macchina volante più evoluta: il [[Grande Nibbio]].
Nei tre anni successivi Leonardo sviluppò ulteriormente i suoi studi sull'anatomia dei volatili e sulla resistenza dell'aria e, attorno al
==== Leonardo e Michelangelo ====
Il rapporto tra i due geni del Rinascimento, Leonardo e [[Michelangelo Buonarroti]], fu difficile, spesso teso, a causa della differenza generazionale (Michelangelo era di 23 anni più giovane di Leonardo), ma soprattutto, per via dei caratteri diversi e degli ideali artistici inconciliabilmente lontani: il primo fu riflessivo, poliedrico e interessato al mondo naturale; il secondo più impulsivo, notoriamente riottoso e idealista<ref name="M140">Magnano, cit.,
L'[[Anonimo Gaddiano]] li ricorda in una novella, in cui i due artisti, presso [[piazza Santa Trinita]], si incontrarono e Michelangelo, sprezzante e polemico, incalzò Leonardo circa l'interpretazione di un verso dantesco, oggetto della discussione. La reticenza di Leonardo nell'accettare la provocazione generò l'ira di Michelangelo, che lo dileggiò circa il fallito progetto del cavallo di bronzo terminando: "et che t'era che creduto da que' caponi de' Milanesi?".<ref name="M140"/>
Le incomprensioni e la rivalità dovettero accendersi anche durante la doppia commissione ufficiale in Palazzo Vecchio, ma le fonti tacciono al riguardo, forse per la mancata attuazione del progetto
Prima di partire da Firenze ci fu un altro episodio che riguardò i due: Michelangelo aveva
=== Gli ultimi anni (1508–1519) ===
[[File:Manoir clos luce.jpg|
==== Il secondo soggiorno milanese (1508-1513) ====
A Firenze Leonardo
Viveva nei pressi di [[
Durante i suoi brevi viaggi visitò [[Como]], poi si avventurò verso le pendici del [[Monte Rosa]], (all'epoca era infatti impossibile salire sino sulla vetta che è alta ben
Nel
==== A Roma (1514-1516) ====
[[File:Leonardo da vinci, Bird's-eye-view of sea coast south of Rome.jpg|
Nell'incertezza della situazione, il 24 settembre
Si occupò del prosciugamento delle [[
Dal settembre 1514 al 1516, Leonardo trascorse la maggior parte del tempo vivendo nel cortile del Belvedere nel Palazzo Apostolico, dove Michelangelo e Raffaello erano entrambi attivi.<ref>Chiesa 1967, p. 86.</ref> Leonardo riceveva un'indennità di 33 ducati al mese e, secondo il Vasari, decorava una lucertola con scaglie immerse nel [[Mercurio (elemento chimico)|mercurio]].<ref name=":1">Wallace, 1972, p. 150.</ref> Il papa gli diede una commissione pittorica di materiale sconosciuto, ma la cancellò quando l'artista iniziò a sviluppare un nuovo tipo di finitura.<ref name=":1" /> Leonardo si ammalò, in quello che potrebbe essere stato il primo di molteplici [[ictus]] che portarono alla sua morte.<ref name=":1" />
[[File:Leonardo Leda and the swan.jpg|min|verticale=.8|Leda e il cigno, Chatsworth]]
[[File:Lascapigliata.jpg|min|verticale|[[La Scapigliata]] esposto alla [[Galleria Nazionale di Parma]]. Si è anche ipotizzato che l'opera possa essere uno studio per la [[Leda col cigno]] ora perduta.]]
Secondo il Vasari, durante questa sua breve permanenza a Roma, fece «per messer Baldassarre Turini da [[Pescia]], che era datario di Leone, un quadretto di una Nostra Donna col figliuolo in braccio con infinita diligenza e arte» e ritrasse «un fanciulletto che è bello e grazioso a maraviglia, che sono tutti e due a Pescia», ma delle due opere si è persa ogni traccia, unitamente alla ''[[Leda col cigno]]'', celebre al tempo, e vista ancora da [[Cassiano dal Pozzo]] nel 1623 a Fontainebleau: «una Leda in piedi, quasi tutta ignuda, col cigno e due uova al piè della figura».
A Roma cominciò anche a lavorare a un vecchio progetto, quello degli [[specchi ustori]] che dovevano servire a convogliare i raggi del sole per riscaldare una cisterna d'acqua, utile alla propulsione delle macchine. Il progetto però incontrò diverse difficoltà soprattutto perché Leonardo non andava d'accordo con i suoi lavoranti tedeschi, specialisti in specchi, che erano stati fatti arrivare apposta dalla [[Germania]]. Contemporaneamente furono ripresi i suoi studi di [[anatomia]], già iniziatisi a Firenze e Milano, ma questa volta le cose si complicarono: una lettera anonima, inviata probabilmente per vendetta dai due lavoranti tedeschi, l'accusò di stregoneria. In assenza della protezione di Giuliano de' Medici e di fronte a una situazione fattasi pesante, Leonardo si trovò costretto, ancora una volta, ad andarsene. Questa volta aveva deciso di lasciare l'Italia. Era anziano, aveva bisogno di tranquillità e di qualcuno che l'apprezzasse e l'aiutasse.
Il 21 marzo 1516, che era la sera del Venerdì Santo, Antonio Maria Pallavicini, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, ricevette una lettera inviata da Lione una settimana prima dal consigliere reale Guillaume Gouffier, seigneur de Bonnivet, contenente le istruzioni del re francese per assistere Leonardo nel suo trasferimento in Francia e per informare l'artista che il re attendeva con impazienza il suo arrivo. Pallavicini fu anche invitato a rassicurare Leonardo che sarebbe stato ben accolto a corte, sia dal re che da sua madre, Luisa di Savoia.<ref>Sammer 2009.</ref> L'ultima notizia del suo periodo romano data all'agosto 1516, quando misurava le dimensioni della [[basilica di San Paolo fuori le mura]],<ref>Codice Atlantico, b 103 r</ref> dopodiché partì per la Francia.
==== In Francia, al servizio di Francesco I (1516-1519) ====
Nel agosto 1516 Leonardo partì per la Francia, dove arrivò nel mese di ottobre, insieme con Francesco Melzi e col servitore Battista de Vilanis, essendo alloggiato dal re nel [[castello di Clos-Lucé]],<ref name="M31"/> vicino ad [[Amboise]], e onorato del titolo di ''premier peintre, architecte, et mecanicien du roi'', con una pensione di 5 000 scudi. [[Francesco I di Francia|Francesco I]] era un sovrano colto e raffinato, amante dell'arte soprattutto italiana, come dimostrò anche negli anni successivi accogliendo con onori altri artisti ([[Francesco Primaticcio]], [[Rosso Fiorentino]], e [[Benvenuto Cellini]]).
Gli anni passati in Francia furono sicuramente il periodo più sereno della sua vita, assistito dai due fedeli allievi e, sebbene indebolito dalla vecchiaia e da una probabile [[trombosi cerebrale]] che gli paralizzò la mano destra, poté continuare con passione e dedizione i propri studi e le ricerche scientifiche.<ref name="M31"/>
L'alta considerazione di cui godette è dimostrata anche dalla visita ricevuta, il 10 ottobre, del [[Luigi d'Aragona|cardinale d'Aragona]] e del suo segretario Antonio de Beatis che lasciò scritto nel suo diario di viaggio che Leonardo, colpito da una «certa paralesi ne la dextra», gli mostrò «tre quadri, uno di certa donna Fiorentina facta di naturale ad istantia del quondam mag.co Juliano de Medici, l'altro de San Joane Bap.ta giovane et uno de la Madona et del figliolo che stan posti in grembo di S.ta Anna tucti perfectissimi, et del vero che da lui per esserli venuta certa paralesi ne la dextra, non se ne può expectare più bona cosa. Ha ben facto un creato Milanese chi lavora assai bene, et benché il p.to M. Lunardo non possa colorir con quella dulceza che solea, pur serve a far disegni et insegnar ad altri. Questo gentilhomo ha composto de notomia tanto particularmente con la demonstratione de la pictura sì de membri come de muscoli, nervi, vene, giunture, d'intestini tanto di corpi de homini che de done, de modo non è stato mai facto anchora da altra persona [...] Ha anche composto la natura de l'acque, de diverse machine et altre cose, secondo ha riferito lui, infinità di volumi et tucti in lingua vulgare, quali se vengono in luce saranno proficui et molto dilectevoli».<ref>Antonio de Beatis, ''Relazione del viaggio del cardinale Luigi d'Aragona''</ref>
Progettò il palazzo reale di [[Romorantin]], che Francesco I intendeva erigere per la madre [[Luisa di Savoia]]. Si trattava del progetto di una cittadina, per la quale previde lo spostamento di un fiume che l'arricchisse d'acque e fertilizzasse la vicina campagna: «El fiume di mezzo non riceva acqua torbida, ma tale acqua vada per li fossi di fori della terra, con quattro molina dell'entrata e quattro all'uscita [...] il fiume di Villafranca sia condotto a Romolontino, e il simile sia fatto del suo popolo [...] se il fiume mn [Bonne Heure], ramo del fiume Era [Loira] si manda nel fiume di Romolontino, colle sue acque torbide esso grasserà le campagne sopra le quali esso adacquerà, e renderà il paese fertile».<ref>Codice Atlantico, a 242 v</ref>
Partecipò alle feste per il battesimo del [[Delfino (onorificenza)|Delfino]] e a quelle per le nozze di [[Lorenzo de' Medici duca di Urbino]]. Tra i lavori come curatore di feste e apparati si ricorda quello messo in scena a [[Lione]] nel 1515 e ad [[Argenton]] nel 1517, in entrambi i casi per festeggiare la presenza di Francesco I. Si trattava dell'[[Automa meccanico|automa]] del leone, che era in grado di camminare e poi fermarsi aprendosi il petto "tutto ripieno di gigli e diversi fiori, [...] che fu di tanta meraviglia a quel re".<ref>[[Giovanni Paolo Lomazzo]], cit. in Magnano, p. 144.</ref>
L'ultima data presente su un manoscritto di Leonardo risale al 24 giugno 1518: preso da calcoli di geometria, gli studi sono bruscamente interrotti con un "eccetera, perché la minestra si fredda"! Si tratta di una rara annotazione istintiva di vita quotidiana, che rende la dimensione umana del personaggio che, incalzato dai richiami di qualcuno, forse dalla domestica Mathurine<ref>Mathurine durante la residenza di Leonardo in Francia fu una donna assunta per la cucina e i lavori domestici. Leonardo la nominò nel suo testamento lasciandole: «una vesta de bon pan negro foderata de pelle et doi ducati per una volta solamente pagati» (in {{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=c8TkBQAAQBAJ&pg=PT364&lpg=PT364&dq=mathurine+leonardo&source=bl&ots=6QA2wPu9Av&sig=ACfU3U1tesZrPPpCWEzRMXMeKM6pcY5s5A&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjrp86k_N_pAhVJPJoKHW0KDXAQ6AEwBHoECAoQAQ#v=onepage&q=mathurine%20leonardo&f=false|titolo=Serge Bramly,''Leonardo Da Vinci'', Mondadori 2014}}</ref> deve rompere la concentrazione per mangiare.<ref name="M145">Magnano, cit., p. 145.</ref>
==== La morte ====
[[File:
Il 23 aprile
A Francesco Melzi, esecutore testamentario, lasciò «li libri [...] et altri Instrumenti et Portracti circa l'arte sua et industria de Pictori», oltre alla collezione dei disegni e del guardaroba;<ref name="M145"/>
Leonardo morì pochi giorni dopo, il 2 maggio, presso il [[maniero di Clos-Lucé]] ad [[Amboise]]. Aveva 67 anni.
[[Francesco I di Francia|Francesco I]], a [[Saint-Germain-en-Laye]] dove si trovava per il battesimo del figlio, apprese la notizia della scomparsa direttamente dal Melzi e si lasciò andare a un pianto sconsolato.<ref name="M145"/>
Trent'anni prima aveva scritto delle parole che suonano profetiche nel suo caso:
{{Citazione|Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire.|''[[Codice Trivulziano 2162]]'', 27 r.}}
====Inumazione====
Il 12 agosto un registro ricorda come «fu inumato nel chiostro di questa [[chiesa di Saint-Florentin ad Amboise|chiesa]] [Saint-Florentin ad Amboise, ndr] M. Lionard de Vincy, nobile milanese e primo pittore e ingegnere e architetto del Re, ''meschanischien'' di Stato e già direttore di pittura del duca di Milano».<ref>Amboise, Registri del Capitolo reale di Saint-Florentin, in Hardouin, ''Cabinet de l'amateur''</ref> Cinquant'anni dopo, violata la tomba, le sue spoglie andarono disperse nei disordini delle lotte religiose tra cattolici e [[ugonotti]].<ref name="M31"/>
Nel 1874 delle ossa ritrovate e attribuite a Leonardo<ref>Sull'incertezza di questa attribuzione si espresse il ministro dell'istruzione italiano il 9 maggio 1919, comunicando che il Governo francese, dopo «ricerche condotte colla massima diligenza» nella località di Amboise, confermava lo stato di incertezza delle fonti sul luogo di sepoltura di Leonardo, anche a causa delle «distruzioni causate dalla guerre di religione del XVI secolo e dalla rivoluzione», con la conseguente scomparsa di «tutti i segni esteriori che avrebbero potuto permetterne l'identificazione»: v. {{cita testo|url=http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file/Beltrami_architetto%20in%20Senato.pdf|titolo=Senato della Repubblica, ''MemoriaWeb (newsletter dell'Archivio storico)'', n.27 (Nuova Serie), settembre 2019}}, ''[[Luca Beltrami]], un architetto in Senato'', p. 8</ref> furono poste nella cappelletta di Saint-Hubert presso il castello di Amboise.<ref>{{Cita web|url=https://books.google.it/books?id=RtZvDwAAQBAJ&pg=PT31&dq=nel+1984+delle+ossa+ritrovate+e+attribuite+a+Leonardo+furono+poste+nella+cappelletta+di+Saint-Hubert+presso+il+castello+di+Amboise.&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjXxY7n5erfAhWpsqQKHWkbCV4Q6AEIKTAA#v=onepage&q=nel%201984%20delle%20ossa%20ritrovate%20e%20attribuite%20a%20Leonardo%20furono%20poste%20nella%20cappelletta%20di%20Saint-Hubert%20presso%20il%20castello%20di%20Amboise.&f=false|titolo=Leonardo da Vinci|accesso=13 gennaio 2019}}</ref>
==Studi, attività e interessi==
=== Il problema della lingua ===
Nel [[Rinascimento italiano]] gli uomini illustri come i grandi artisti-artigiani che volevano presentarsi ai contemporanei come autori di libri e trattati, dovevano necessariamente confrontarsi con gli esponenti della cultura [[Umanesimo|umanistica]] che giudicava le arti figurative e quelle ingegneristiche come "[[arti meccaniche]]", inferiori rispetto alle [[arti liberali]]. Da questo nasce la necessità per Leonardo d'impegnarsi in quella che [[Italo Calvino]] ha chiamato la «''battaglia con la lingua''»<ref>Italo Calvino, ''Lezioni americane'', Milano, Garzanti, 1988, p. 75</ref>: il rifornirsi cioè di un vocabolario dotto minimo<ref>Attesta questa ricerca il più antico libretto di annotazioni di Leonardo, il codice B, compilato a Milano verso la fine del 1480</ref> che egli però lascia inconcluso e tendente piuttosto a mutarsi e ad adattarsi sempre meglio ai cambiamenti della realtà. Anche in questo Leonardo è alla ricerca della perfezione: scrive e riscrive gli stessi testi cercando il massimo di esattezza e concretezza e li trasferisce da un quaderno all'altro, ma alla fine sa bene di non potersi confrontare con le competenze linguistiche degli umanisti:
{{Citazione|So bene che, per non essere io letterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll'allegare io essere omo sanza lettere. Gente stolta! Non sanno questi tali ch'io potrei, sì come Mario rispose contro a' patrizi romani, io sì rispondere, dicendo: "Quelli che dall'altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie a me medesimo non vogliono concedere". Or non sanno questi che le mie cose son più da esser tratte dalla esperienza, che d'altrui parola, la quale fu maestra di chi bene scrisse, e così per maestra la piglio e quella in tutti i casi allegherò.<ref name="Atlantico119v">Codice Atlantico a 119 v</ref>}}
"Omo sanza lettere" confessa di essere Leonardo, che ha scarsa conoscenza del [[Latino (lingua)|latino]] e ignoranza del [[Lingua greca antica|greco]], ma «Io ho tanti vocaboli nella mia lingua materna, ch'i' m'ho piuttosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole, colle quali bene esprimere il concetto della mente mia»; e se il [[volgare]] ha piena capacità di esprimere ogni concetto, il problema riguarda piuttosto quello della verità di ciò che si argomenta. La parola non conta nulla senza l'esperienza, e inorgoglirsi della conoscenza letteraria significa vantarsi di cose non proprie, ma create da altri.
===Lo scienziato===
[[File:Da Vinci Vitruve Luc Viatour.jpg|min|verticale|L{{'}}''[[Uomo vitruviano]]'', studio di proporzionalità di un corpo umano, Venezia, [[Gallerie dell'Accademia]]]] Secondo il pensiero di Leonardo, una prima verità si trae dall'esperienza diretta della natura, dall'osservazione dei fenomeni: «molto maggiore e più degna cosa a leggere» non è allegare l'autorità di autori di libri ma allegare l'esperienza, che è la maestra di quegli autori. Coloro che argomentano citando l'autorità di altri scrittori vanno gonfi «e pomposi, vestiti e ornati, non delle loro, ma delle altrui fatiche; e le mie a me medesimo non concedano; e se me inventore disprezzeranno, quanto maggiormente loro, non inventori, ma trombetti e recitatori delle altrui opere, potranno essere biasimati».<ref>Codice Atlantico b 117 r</ref> Se poi costoro lo criticano sostenendo che «le mie prove esser contro all'alturità d'alquanti omini di gran riverenza appresso a' loro inesperti iudizi», è perché non considerano «le mie cose esser nate sotto la semplice e mera sperienza, la quale è maestra vera».<ref name="Atlantico119v" />
{{Citazione|Io credo che invece che definire che cosa sia l'anima, che è una cosa che non si può vedere, molto meglio è studiare quelle cose che si possono conoscere con l'esperienza, poiché solo l'esperienza non falla. E laddove non si può applicare una delle scienze matematiche, non si può avere la certezza.|Codice Atlantico a 119 v}}
Se l'esperienza fa conoscere la realtà delle cose, non dà però ancora la necessità razionale dei fenomeni, la legge che è nascosta nelle manifestazioni delle cose: «la natura è costretta dalla ragione della sua legge, che in lei infusamene vive» e «nessuno effetto è in natura sanza ragione; intendi la ragione e non ti bisogna sperienza», nel senso che una volta che si sia compresa la legge che regola quel fenomeno, non occorre più ripeterne l'osservazione; l'intima verità del fenomeno è raggiunta.
Le leggi che regolano la natura si esprimono mediante la [[matematica]]: «Nissuna umana investigazione si può dimandare vera scienza, s'essa non passa per le matematiche dimostrazioni»<ref name="P3"/>, restando fermo il principio per il quale «se tu dirai che le scienze, che principiano e finiscano nella mente, abbiano verità, questo non si concede, ma si niega, per molte ragioni; e prima, che in tali discorsi mentali non accade sperienza, senza la quale nulla dà di sé certezza».<ref name="P3"/>
Il rifiuto della [[metafisica]] non poteva essere espresso in modo più netto. Anche la sua concezione dell'[[anima]] consegue dall'approccio naturalistico delle sue ricerche: «nelle sue [della natura] invenzioni nulla manca e nulla è superfluo; e non va con contrapesi, quando essa fa li membri atti al moto nelli corpi delli animali, ma vi mette dentro l'anima d'esso corpo contenitore, cioè l'anima della madre, che prima compone nella matrice la figura dell'uomo e al tempo debito desta l'anima che di quel debbe essere abitatore, la qual prima restava addormentata e in tutela dell'anima della madre, la qual nutrisce e vivifica per la vena umbilicale» e con prudente ironia aggiunge che «il resto della difinizione dell'anima lascio ne le menti de' frati, padri de' popoli, li quali per ispirazione sanno tutti i segreti. Lascio star le lettere incoronate [le Sacre Scritture] perché son somma verità».<ref>Quaderno d'anatomia IV 10 r</ref>
Tuttavia, ribadisce: «E se noi dubitiamo della certezza di ciascuna cosa che passa per i sensi, quanto maggiormente dobbiamo noi dubitare delle cose ribelli ad essi sensi, come dell'essenza di Dio e dell'anima e simili, per le quali sempre si disputa e contende. E veramente accade che sempre dove manca la ragione suppliscono le grida, la qual cosa non accade nelle cose certe».
Riconosce validità allo studio dell'[[alchimia]], «partoritrice delle cose semplici e naturali», considerata non già un'arte magica ma «ministratrice de' semplici prodotti della natura, il quale uffizio fatto esser non può da essa natura, perché in lei non è strumenti organici, colli quali essa possa operare quel che adopera l'omo mediante le mani», ossia scienza dalla quale l'uomo, partendo dagli elementi semplici della natura, ne ricava dei composti, come un moderno chimico; l'alchimista non può però creare alcun elemento semplice, come testimoniano gli antichi [[alchimisti]], che mai «s'abbatero a creare la minima cosa che crear si possa da essa natura» e sarebbero stati meritevoli dei massimi elogi se «non fussino stati inventori di cose nocive, come veneni e altre simili ruine di vita e di mente».
È invece aspramente censore della [[magia]], la «[[negromanzia]], stendardo ovver bandiera volante mossa dal vento, guidatrice della stolta moltitudine». I negromanti «hanno empiuti i libri, affermando che l'incanti e spiriti adoperino e sanza lingua parlino, e sanza strumenti organici, sanza i quali parlar non si po', parlino e portino gravissimi pesi, faccino tempestare e piovere, e che li omini si convertano in gatte, lupi e bestie, benché in bestia prima entran quelli che tal cosa affermano».<ref>Fogli di Anatomia A 31 v</ref>
Leonardo è conosciuto soprattutto per i suoi dipinti, per i suoi studi sul volo, probabilmente molto meno per le numerose altre cose in cui è stato invece un vero precursore, come ad esempio nel campo della [[geologia]]. È stato tra i primi, infatti, a capire che cos'erano i [[fossili]], e perché si trovavano fossili marini in cima alle montagne. Contrariamente a quanto si riteneva fino a quel tempo, cioè che si trattasse della prova del [[diluvio universale]], l'evento biblico che avrebbe sommerso tutta la terra, Leonardo immaginò la circolazione delle masse d'acqua sulla terra, alla stregua della circolazione sanguigna, con un lento ma continuo ricambio, arrivando quindi alla conclusione che i luoghi in cui affioravano i fossili, un tempo dovevano essere stati dei fondali marini. Anche se con ragionamenti molto originali, la conclusione di Leonardo era sorprendentemente esatta.
Il contributo di Leonardo a quasi tutte le discipline scientifiche fu decisivo: anche in [[astronomia]] ebbe intuizioni fondamentali, come sul calore del [[Sole]], sullo scintillio delle [[stelle]], sulla [[Terra]], sulla [[Luna]], sulla [[Sistema eliocentrico|centralità del Sole]], che ancora per tanti anni avrebbe suscitato contrasti e opposizioni. Ma nei suoi scritti si trovano anche esempi che mostrano la sua capacità di rendere in modo folgorante dei concetti difficili; a quel tempo si era ben lontani dall'aver formulato le [[Legge di gravitazione universale|leggi di gravitazione]], ma Leonardo già paragonava i pianeti a calamite che si attraggono vicendevolmente, spiegando così molto bene il concetto di [[attrazione gravitazionale]]. In un altro suo scritto, sempre su questo argomento, fece ricorso a un'immagine veramente suggestiva; dice Leonardo: immaginiamo di fare un buco nella terra, un buco che l'attraversi da parte a parte passando per il centro, una specie di "pozzo senza fine"; se si lancia un sasso in questo pozzo, il sasso oltrepasserebbe il centro della terra, continuando per la sua strada risalendo dall'altra parte, poi tornerebbe indietro e dopo aver superato nuovamente il centro, risalirebbe da questa parte. Questo avanti e indietro durerebbe per molti anni, prima che il sasso si fermi definitivamente al centro della Terra. Se questo spazio fosse vuoto, cioè totalmente privo d'aria, si tratterebbe, in teoria, di un possibile, apparente, modello di [[moto perpetuo]], la cui possibilità, del resto, Leonardo nega, scrivendo che «nessuna cosa insensibile si moverà per sé, onde, movendosi, fia mossa da disequale peso; e cessato il desiderio del primo motore, subito cesserà il secondo».<ref>Codice A 22 v</ref>
Anche nella [[botanica]] Leonardo compì importanti osservazioni: per primo si accorse che le [[foglie]] sono disposte sui rami non casualmente, ma secondo leggi matematiche (formulate solo tre secoli più tardi); è una crescita infatti, quella delle foglie, che evita la sovrapposizione per usufruire della maggiore quantità di luce. Scoprì che gli anelli concentrici nei tronchi indicano l'età della pianta, osservazione confermata da [[Marcello Malpighi]] più di un secolo dopo.
Osservò anche l'eccentricità nel diametro dei tronchi, dovuta al maggior accrescimento della parte in ombra. Soprattutto scoprì per primo il fenomeno della risalita dell'acqua dalle radici ai tronchi per [[capillarità]], anticipando il concetto di [[Linfa (botanica)|linfa]] ascendente e discendente. A tutto questo si aggiunse un esperimento che anticipava di molti secoli le [[Idroponica|colture idroponiche]]: avendo studiato [[idraulica]], Leonardo sapeva che per far salire l'acqua bisognava compiere un lavoro; quindi nelle piante, in cui l'acqua risale attraverso le radici, doveva compiersi una sorta di lavoro. Per comprendere il fenomeno tolse la terra, mettendo la pianta direttamente in acqua, e osservò che la pianta riusciva ancora a crescere, anche se più lentamente.
Si può trarre un conclusivo giudizio sulla posizione che spetta a Leonardo nella storia della scienza citando [[Sebastiano Timpanaro]]:<ref>"La fisica vinciana", in ''Leonardo da Vinci'', 1956</ref> «Leonardo da Vinci attinge dai Greci, dagli Arabi, da [[Giordano Nemorario]], da Biagio da Parma, da Alberto di Sassonia, da [[Giovanni Buridano]], dai dottori di [[Oxford]], dal precursore ignoto del Duhem, ma attinge idee più o meno discutibili. È sua e nuova la curiosità per ogni fenomeno naturale e la capacità di vedere a occhio nudo ciò che a stento si vede con l'aiuto degli strumenti. Per questo suo spirito di osservazione potente ed esclusivo, egli si differenzia dai predecessori e da [[Galileo Galilei]]. I suoi scritti sono essenzialmente non ordinati e tentando di tradurli in trattati della più pura scienza moderna, si snaturano. Leonardo (bisogna dirlo ad alta voce) non è un super-Galileo: è un grande curioso della natura, non uno scienziato-filosofo. Può darsi che qualche volta vada anche più oltre di Galileo, ma ci va con un altro spirito. Dove Galileo scriverebbe un trattato, Leonardo scrive cento aforismi o cento notazioni dal vero; mentre Galileo è tanto coerente da diventare in qualche momento conseguenziario. Leonardo guarda e nota senza preoccuparsi troppo delle teorie. Molte volte registra il fatto senza nemmeno tentare di spiegarlo». Sullo stesso piano le considerazioni di [[Paolo Rossi Monti|Paolo Rossi]]:
{{Citazione|la ricerca di Leonardo, che è straordinariamente ricca di balenanti intuizioni e di geniali vedute, non oltrepassa mai il piano degli esperimenti curiosi per giungere a quella sistematicità che è una delle caratteristiche fondamentali della scienza e della tecnica moderne. [...] Leonardo non ha alcun interesse a lavorare a un corpus sistematico di conoscenze e non ha la preoccupazione (che è anch’essa una dimensione fondamentale di ciò che chiamiamo tecnica e scienza) di trasmettere, spiegare e provare agli altri le proprie scoperte.<ref>Paolo Rossi, ''La nascita della scienza moderna in Europa'', Roma-Bari, Laterza, 1997, p. 43</ref>}}
===Il filosofo===
[[File:Kodeks madrycki I Leonardo.jpg|verticale=1.6|min|''Acquista cosa nella tua gioventù che ristori il danno della tua vecchiezza. E se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoprati in tal modo in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento.''<ref>Leonardo, ''Codice Atlantico'' f. 310r</ref>]]
Secondo Leonardo la capacità di ben descrivere e rappresentare la [[realtà]] è propria di chi pratica la pittura che è la più "filosofica" delle altre arti, perché essa tratta della realtà intesa come «campo del "visibile", nella sua interezza, in tutte le sue possibilità»<ref>C. Luporini, ''La mente di Leonardo'', Firenze, 1953, pp. 145-47</ref> e, nello stesso tempo, si sgancia dalla contingenza naturale poiché, grazie alla [[prospettiva]], non subisce le limitazioni dello spazio e del tempo, ma le signoreggia liberamente combinandole, («tutte è parti porta seco»)<ref>''[[Trattato della pittura|Libro di pittura]]'' (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, cod. Vaticano Urbinate lat. 1270, 1540 circa), p. 167, § 44</ref>.
Il pittore quindi, può essere considerato come il signore della natura poiché egli è in grado di fissare nel tempo la bellezza della natura che il tempo corrompe: «Quante pitture han conservato il simulacro d'una divina bellezza che 'l tempo o morte in breve ha distrutto il natural essempio, et è restata più degna l'opera del pittore che della natura sua maestra!».<ref>''Libro di pittura'', op.cit. p. 154, § 30</ref> Il pittore, inoltre, è in grado di creare una visione illusoria dello spazio tale che ne vengano ingannati uomini e animali<ref>''Libro di pittura'', op.cit., pp. 138-39, § 14, e p. 144, § 19</ref>. La mente del pittore è simile a quella divina «imperò che con libera potestà discorre alla generazione di diverse essenzie di varii animali, piante, frutti, paesi, campagne, ruine di monti, loghi paurosi e spaventevoli, che danno terrore alli loro risguardatori»<ref>''Libro di pittura'', op.cit., p. 178, § 68</ref>.
Il pittore, quasi come un dio, può rendere eterna la bellezza e sconvolgere le emozioni e i sentimenti dei popoli: «Con questa [la pittura] si move li amanti inverso li simulacri della cosa amata a parlare con le imitate pitture; con questa si move li populi con infervorati voti a ricercare li simulacri delli iddii<ref>''Libro di pittura'', op.cit. p. 138, § 14</ref>. «Con questa [la pittura] si fa simulacri alli dii; [...] con questa si dà copia alli amanti della causa de' loro amori; con questa si riserva le bellezze, le quali il tempo e la natura fa fuggitive<ref>''Libro di pittura'', op.cit., p. 155, § 31b</ref>.
Il pittore può superare con un'operazione mentale l'aspetto scientifico razionale della necessità delle leggi naturali creando quell'"''artifizio e meraviglia''" che invece la scultura, maggiormente legata alla realtà naturale<ref>La scultura ha «obbligo [...] col lume»</ref>, non può mettere in atto.<ref>''Libro di pittura'', op.cit., p. 164, § 40</ref>
Altrettanta superiorità ha la pittura nei confronti della poesia che è costretta a servirsi del "linguaggio" mentre quella crea l'immagine, diretta emanazione della natura e realtà fissata al di fuori del tempo. La parola poetica, invece, costretta alla dimensione orale non solo è dominata dal tempo, ma può solo alludere alla realtà poiché le parole, come «opere degli omini»<ref>''Libro di pittura'', op.cit. p. 134, § 7</ref>, sono per loro natura contingenti e imperfette.<ref>«la poesia pon le sue cose nella imaginazione de le lettere» (in ''Libro di pittura'', op.cit., p. 132, § 7)</ref>
Del resto anche il pittore deve ricorrere all'immagine contingente se vuole dominare la natura e allora il pensiero di Leonardo oscilla tra la concezione della pittura come una «scienza semidivina»<ref>P. Galluzzi, ''Leonardo e i proporzionanti: 28a lettura vinciana'' (1988), Firenze 1989, p. 25</ref> e un'arte che si pone come mediatrice tra sé stessa e la natura per cui il pittore si fa «interprete infra essa natura e l'arte»<ref>''Libro di pittura'', op. cit., p. 164, § 40</ref> divenendo per un verso mediatore di una creazione che va oltre la contingenza umana e per un altro come un modesto artigiano che educa il popolo tramite l'arte.
====Leonardo filosofo? Una critica crociana====
Se le considerazioni di Leonardo sulla pittura possono considerarsi un contributo alla storia del pensiero, vale la pena anche riferirsi all'analisi operata da [[Benedetto Croce]], fortemente critica del riconoscimento di una valenza filosofica attribuibile al pensiero leonardesco sia pure limitata a una sua teoria dell'arte deducibile dai suoi trattati sulla pittura.
La negazione di una filosofia leonardesca origina in Croce dalla sua polemica nei confronti del [[positivismo]]. Croce, infatti, confessa che la sua critica, esposta nel saggio ''Leonardo filosofo''<ref>Conferenza letta da Croce a Firenze nell'aprile del 1906 presso il "Circolo Leonardo", pubblicata nel 1910 in ''Leonardo da Vinci. Conferenze fiorentine'' e ripubblicata nel 1913 insieme con altri scritti in ''Saggio sullo Hegel''.</ref>, aveva come oggetto primario lo [[scientismo]] positivista del suo tempo esaltante la presunta [[Naturalismo (filosofia)|filosofia naturalista]] di Leonardo: «Poiché quelle conferenze erano, nel loro complesso, manifestazione dell'odierna moda del culto leonardesco, io volli reagire nel trattare il tema a me assegnato, e fare alquanto l'avvocato del diavolo. Dico ciò, perché s'intenda l'intonazione del mio discorso».<ref>{{Cita|Croce|p. 213 in nota}}.</ref>
Croce chiarisce che occorre riconoscere tuttavia al naturalismo il merito di aver sottratto alla filosofia certi temi che non le competevano aprendo alla speculazione propriamente filosofica argomenti riguardanti il mondo e l'esperienza prima tralasciati. In questo senso «Leonardo […] deve essere per ciò stesso allogato tra i promotori per indiretto della filosofia moderna; e potrà anche essere chiamato, se così piace, per metonimia, filosofo».<ref>{{Cita|Croce|pp. 216-217}}.</ref> Quindi Leonardo solo metaforicamente può essere chiamato filosofo nel senso di «un sottile e rigoroso e infaticabile investigatore dei fatti della natura»<ref>{{Cita|Croce|p. 213}}.</ref> ma la filosofia non è riducibile all'oggetto della sua riflessione quanto piuttosto essa deve essere concepita come un percorso «nella tradizione spirituale che, dal grande pensiero ellenico, attraverso il neoplatonismo e il cristianesimo e le controversie della scolastica, si annoda al Cusano e al Bruno, a Cartesio e allo Spinoza, e procede via via fino a raggiungere Kant e l'idealismo del secolo decimonono»<ref>{{Cita|Croce|pp. 217-218}}.</ref> Leonardo compie un percorso solitario, estraneo a quel cammino spirituale: «Egli è tutto vòlto a osservare e calcolare: verso l'osservazione e il calcolo effonde ogni suo entusiasmo».<ref>{{Cita|Croce|p. 218}}.</ref>
Leonardo anticipa la visione [[Galileo Galilei|galileiana]] del "gran libro della natura scritto in caratteri matematici"<ref>Galileo Galilei, ''Il Saggiatore'', Cap. VI</ref> poiché «nissuna umana investigazione si po' dimandare vera scienzia, s'essa non passa per le matematiche dimostrazioni»<ref>M. De Miceli (a cura di), ''Leonardo da Vinci, l’uomo e la natura'', Milano, Feltrinelli, 1984, p. 50</ref> ma non crede alle scienze elaborate solo mentalmente poiché «in tali discorsi mentali non accade esperienzia, senza la quale nulla dà di sé certezza».<ref>Op.cit. ''ibidem''</ref> È impossibile quindi per Leonardo trattare problemi spirituali poiché essi non possono essere trascritti matematicamente: «E così piacessi al nostro altore [autore] che io potessi dimostrare la natura delli omini e loro costumi nel modo che io descrivo la sua figura».<ref>A. M. Brizio (a cura di),''Scritti scelti di Leonardo da Vinci'', Milano, Mondadori, 2009, p. 510.</ref> Quindi egli, sfidando il divieto di sezionare privatamente i cadaveri, compirà studi accurati di anatomia sperando di scoprire le segrete parti spirituali della perfetta macchina umana, ma se ne ritrarrà alla fine deluso.
[[Giovanni Gentile]] concorda con la critica crociana sostenendo che
{{Citazione|Leonardo, artista e scienziato (naturalista e matematico), è filosofo dentro alla sua arte e alla sua scienza: voglio dire che si comporta da artista e da scienziato di fronte al contenuto filosofico del proprio pensiero, che non svolge perciò in adeguata e congrua forma filosofica, ma intuisce con la genialità dell'artista e afferma con la dommaticità dello scienziato. La sua filosofia, in questo senso, non è un sistema, ma l'atteggiamento del suo spirito.<ref>Giovanni Gentile, ''Giordano Bruno e il pensiero del Rinascimento'', cit., pp. 181-182</ref>}}
In tempi più recenti anche il filosofo e storico della filosofia [[Eugenio Garin]] esprime l'impossibilità di definire Leonardo come filosofo: «Allo storico e al critico che facciano il mestiere loro, e non vogliano trovar solamente occasioni di sonante oratoria, non pochi dei testi anche celebri di Leonardo appariranno alla fine piuttosto appunti buttati giù tra frettolose letture che conclusioni sottilmente ragionate; e rispetto alla validità del contenuto scientifico non di rado confusi e contraddittori. [...] Ma lo storico delle idee non potrà non sentire talora smarrimento e sconforto; perché riconoscerà certamente una sete inesauribile di conoscere unita a una singolare ricchezza espressiva, un acume raro ed un'insuperabile capacità, non solo di osservazione visiva, ma di tradurre in termini visivi i vari stati d'animo. Eppure dovrà anche constatare una certa incapacità di ordinate sintesi razionali non meno che di ben disposti procedimenti sperimentali»<ref>Eugenio Garin, ''Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano'', Roma-Bari, Laterza, 1980, pp. 58-59</ref>.
=== Leonardo e la paleontologia ===
Alcuni studiosi recentemente hanno attribuito a Leonardo da Vinci il ruolo di padre fondatore della [[paleontologia]], per avere interpretato correttamente la natura dei due principali gruppi di [[fossili]]: i resti fossili di organismi (ad esempio le conchiglie fossilizzate) e gli icnofossili, ovverosia le tracce lasciate dagli organismi mentre interagivano con il substrato<ref name=":0">A. Baucon, ''Leonardo da Vinci, the founding father of ichnology'', Palaios 25, 2010 Riassunto consultabile su {{cita testo|url=http://www.tracemaker.com|titolo=Andrea Baucon - the Tracemaker: palaeontology, ichnology and geoart}}</ref>. Leonardo studiò infatti le [[conchiglie]] (nichi) e i coralli 'pietrificati' provenienti dai depositi sedimentari dell'Appennino; anche molti contemporanei di da Vinci conoscevano simili fossili, interpretandoli spesso come curiosità inorganiche della roccia.
Tuttavia, Leonardo da Vinci osservò le tracce (icnofossili) lasciate da antichi organismi perforanti:
{{Citazione|Vedesi in nelle montagnie di Parma e Piacentia le moltitudini di nichi e coralli intarlati, ancora appiccicati alli sassi, de' quali quand'io facevo il gran cavallo di Milano, me ne fu portato un gran sacco nella mia fabbrica da certi villani.|Codice di Leicester, folio 9 recto}}
Conseguentemente, le conchiglie pietrificate non potevano essere curiosità inorganiche, ma resti di antichi organismi<ref>A. Baucon, ''Da Vinci’s ''Paleodictyon'': the fractal beauty of traces'', Acta Geologica Polonica, 60(1), 2010 Consultabile su {{cita testo|url=http://www.tracemaker.com|titolo=Andrea Baucon - the Tracemaker: palaeontology, ichnology and geoart}}</ref>. Con le parole di Leonardo:
{{Citazione|Ancora resta il vestigio del suo andamento sopra la scorza che lui già, a uso di tarlo sopra il legname, andò consumando [...]|Codice di Leicester, folio 9 verso}}
Le intuizioni paleontologiche di Leonardo, prive del tutto del supporto del metodo scientifico, sono ritenute eccezionali in quanto da Vinci riuscì ad interpretare correttamente non solo le perforazioni fossili prodotte da antichi organismi nel guscio dei molluschi, ma anche le gallerie scavate nel soffice sedimento da antichi organismi marini<ref>Baucon A., Bordy E., Brustur T., Buatois L., Cunningham T., De C., Duffin C., Felletti F., Gaillard C., Hu B., Hu L., Jensen S., Knaust D., Lockley M., Lowe P., Mayor A., Mayoral E., Mikulas R., Muttoni G., Neto de Carvalho C., Pemberton S., Pollard J., Rindsberg A., Santos A., Seike K., Song H., Turner S., Uchman A., Wang Y., Yi-ming G., Zhang L., Zhang W. '' history of ideas in ichnology'' in Bromley R.G., Knaust D., ''Trace Fossils as Indicators of Sedimentary Environments. Developments in Sedimentology'', vol. 64, 2012 Riassunto consultabile su {{cita testo|url=http://www.tracemaker.com|titolo=Andrea Baucon - the Tracemaker: palaeontology, ichnology and geoart}}</ref>.
La storia della paleontologia mostra che le gallerie di invertebrati sono i fossili più difficili da comprendere: fino ai primi anni del Novecento erano generalmente interpretati come resti fossili di alghe, tanto da essere denominati fucoidi. Quasi cinquecento anni prima, Leonardo aveva intuito che quelle strutture sugli strati (falde) erano icnofossili prodotti da organismi vermiformi nel soffice fondale marino, poi divenuto roccia<ref name=":0" />:
{{Citazione|Come nelle falde, infra l'una e l'altra si trovano ancora gli andamenti delli lombrici, che caminavano infra esse quando non erano ancora asciutte.|Codice di Leicester, folio 10 verso}}
==== Gli studi di anatomia ====
[[File:Leonardo_da_Vinci_-_RCIN_912281,_The_cardiovascular_system_and_principal_organs_of_a_woman_c.1509-10.jpg|min|sinistra|verticale|Anatomia femminile, Windsor, Raccolte Reali]]
Fra le molte discipline alle quali Leonardo da Vinci dedicò la sua attenzione, un posto privilegiato è senza dubbio occupato dall'Anatomia umana. L'insaziabile desiderio di conoscere, di capire tutto ciò che vedeva, portava Leonardo a esplorare ogni cosa. Anche il corpo umano l'affascinava, quale macchina perfetta e ben più complicata delle macchine fatte di ingranaggi. Leonardo voleva capire cosa c'era dentro, come funzionava e cosa succedeva quando si fermava definitivamente con la morte. Tutti gli organismi viventi, vegetali o animali, si offrirono allo studioso quale oggetto di indagine scientifica. Ma «quella cosa che contiene in sé più universalità e varietà di cose, quella sarà detta di più eccellenza»<ref>Leonardo da Vinci, '''Trattato della pittura''' n.27, p. 20. Edizione dell'U.C.E. di Roma, 1890.</ref>: questa cosa è senza dubbio l'uomo, secondo la visione dello studioso. Per questo, prima a Milano, alla fine del Quattrocento, e poi a Firenze, agli inizi del Cinquecento, era solito recarsi in segreto negli obitori e, utilizzando forbici e bisturi, sezionava cadaveri (almeno trenta, secondo quanto riportano i suoi contemporanei)<ref>Filippo Bottazzi, ''Leonardo da Vinci anatomico'', cit.: «nel codice della Biblioteca Nazionale di Napoli, che ha per titolo ''Itinerario di Monsignor R.mo et Ill.mo il Cardinal da Aragona mio Signore. Incominciato dalla città di Ferrara nell'anno del Salvatore 1516, del mese di maggio et descritto per me Dom. Antonio de Beatis Clerico melfictano'', si legge: “Questo gentilhuomo [Leonardo] ha composto di notomia tanto particolarmente con la demostrazione di la pictura sì de membri come de muscoli nervi vene giunture d'intestini et di quanto si può ragionare tanto di corpi de huomini come di donne, de modo non è stato mai anchora facto da altra persona. Il che habbiamo visto oculatamente et già lui disse haver facta notomia de più de XXX corpi tra mascoli et femine de ogni età”» (cfr. {{Cita|Uzielli 1884|pp. 459-460}}).</ref>. La pratica della pittura gli aveva fatto sentire il bisogno prepotente di conoscere l'uomo nelle sue più intime fibre, non solo nel suo aspetto esteriore, ma fin nelle più piccole particolarità. «La ''Pittura'' s'estende nelle superfizie, colori e figure di qualunque cosa creata dalla natura, e la ''Filosofia'' penetra dentro alli medesimi corpi, considerando in quelli per le lor proprie virtù...», scrisse il da Vinci. "Pittura e Filosofia costituiscono dunque la conoscenza dell'obietto, la prima quanto alla superficie, luce, colori e forma, la seconda perché ne rivela l'intima struttura e funzione"<ref name="Bottazzi499547" />. Nei suoi disegni mostra anche gli strumenti allora usati dai chirurghi, seghe e divaricatori. L'anatomia era ai primordi, le idee sul corpo umano erano molto confuse. Egli può a buon diritto essere considerato il fondatore di tale scienza, unitamente almeno con il belga [[Andrea Vesalio]] (1514 – 1564), la cui opera ''De humani corporis fabrica'' doveva apparire nel 1543.
È noto l'appunto su una di queste sue esperienze fiorentine: «questo vecchio, di poche ore innanzi la sua morte, mi disse lui passare i cento anni, e che non si sentiva alcun mancamento ne la persona, altro che debolezza; e così standosi a sedere sopra uno letto nello Spedale di Santa Maria Nova di Firenze, sanza altro movimento o seguito d'alcuno accidente, passò di questa vita. E io ne feci notomia, per vedere la causa di sì dolce morte».<ref>Quaderno d'anatomia I 13 v</ref>
Leonardo studiò anatomia in tre distinti periodi: a Milano, tra il
[[File:Studies of the Arm showing the Movements made by the Biceps.jpg|
Leonardo fu il primo a rappresentare l'interno del corpo umano con una serie di disegni; si trattava anche di un modo del tutto nuovo per "guardare dentro" il corpo, rompendo tra l'altro antichi tabù. Sono centinaia i disegni conservati oggi al [[
Leonardo inventò l'illustrazione [[Anatomia|anatomica
Tra i suoi disegni anatomici, i più spettacolari
Leonardo studiò anche i meccanismi dell'[[occhio]] per capire come funziona la visione tridimensionale, dovuta alla sovrapposizione di due immagini leggermente sfalsate. Fece bollire un occhio di bue in una chiara d'uovo, in modo da poterlo sezionare e vedere ciò che si trova all'interno. Scoprì così la [[retina]] e il [[nervo ottico]], e riportò queste osservazioni nei suoi disegni.
===== Le tavole anatomiche di Leonardo da Vinci =====
<small>(L'elenco è tratto dal pregevole lavoro di M. del Gaizo, ''Della pratica della anatomia in Italia sino al 1600''. Atti della Reale Accademia medico-chirurgica di Napoli, anno XLVI, nuova serie, n. II, Napoli, 1892, pp. 27–28)</small>
# DE MONDEVILLE ENRICO. ''Pratica della chirurgia; Parigi 1306'': ms. della Biblioteca nazionale di Francia n.2030 del fondo francese.
# DE KETHAN I. ''[[Fasciculus Medicinae]]; Venetiis 1491''
# PELISK I. ''Compendiosa capitis physica declaratio, principalium humani corporis membrorum figuras liquido ostendens; Lipsiae 1499''
# HUND MAGNUS. ''Anthropologium: Lipsiae 1501''
# CARPI B. ''Commentaria cum amplissimis additionibus super anatomiam Mundini; Bononiae 1521''
# BERENGARII G. ''Isagoge Anatomices; Bononiae 1522''
=== L'inventore ===
[[File:Design for a Flying Machine.jpg|min|verticale|Progetto di macchina volante]]
Il 25 novembre 1796 i manoscritti di Leonardo sottratti alla [[Biblioteca Ambrosiana]] giungevano a Parigi e dalla loro analisi il fisico italiano [[Giovanni Battista Venturi]], allora in Francia, traeva un ''Essai sur les ouvrages physico-mathématiques de Leonard de Vinci'', escludendo da questo gli studi vinciani sul volo, giudicandoli probabilmente solo una bizzarria chimerica.
Nel 1486 Leonardo aveva espresso la sua fede nella [[Aquila meccanica|possibilità del volo umano]]: «potrai conoscere l'uomo colle sue congegnate e grandi alie, facendo forza contro alla resistente aria, vincendo, poterla soggiogare e levarsi sopra di lei». Dal 14 marzo al 15 aprile 1505 scrive parte di quello che doveva essere un organico ''Trattato delli uccelli'', dal quale avrebbe voluto estrarre il segreto del volo, estendendo nel 1508 i suoi studi all'anatomia degli uccelli e alla resistenza dell'aria e, verso il 1515, vi aggiunge lo studio della caduta dei gravi e i moti dell'aria.
[[File:Cannone con trentatrè canne - Museo scienza tecnologia Milano 00412 03.jpg|min|Modello di cannone con 33 canne esposto al [[Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci]] di Milano]]
Chiama moto strumentale il volo umano realizzato con l'uso di una macchina: individua nel [[paracadute]] il mezzo più semplice di volo: «Se un uomo ha un padiglione di pannolino intasato, che sia di 12 braccia per faccia e alto 12, potrà gittarsi d'ogni grande altezza sanza danno di sé». Dall'analogia col peso e l'apertura alare degli uccelli cerca di stabilire l'apertura alare che la macchina dovrebbe avere e quale forza dovrebbe essere impiegata per muoverla e sostenerla.
La fede di Leonardo nel volo umano sembra essere rimasta immutata per tutta la sua vita, malgrado gli insuccessi e l'obiettiva difficoltà dell'impresa: «Piglierà il primo volo il grande uccello sopra del dosso del suo magno Cecero (''il monte Ceceri, presso Firenze''), empiendo l'universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture e gloria eterna al loco dove nacque». Un esperimento in tale senso si svolse veramente e fece da cavia il suo amico [[Tommaso Masini]].
Durante la sua vita, Leonardo ideò numerose progettazioni; alcune di esse, come la macchina volante, furono veri e propri [[prototipi]]. I suoi appunti contengono numerose invenzioni in campo militare: gli ''scorpioni'', una macchina «la quale po' trarre sassi, dardi, sagitte» che può anche distruggere la macchine nemiche; i ''cortaldi'', cannoncini da usare contro le navi; vari tipi di cannoni tra cui il [[Cannone con 33 canne di Leonardo|cannone con 33 canne]] e il ''circumtronito'' o ''circumfolgore'' ossia un [[Bombarda multipla|cannone navale]], le ''serpentine'', adatte contro le «galee sottili, per poter offendere il nimico di lontano. Vole gittare 4 libre di piombo»; le ''zepate'', zattere per incendiare le navi nemiche ormeggiate in porto, e progetta navi con spuntoni che rompano le carene nemiche e bombe incendiarie composte di [[carbone]], [[salnitro]], [[zolfo]], [[pece]], [[incenso]] e [[canfora]], un fuoco che «è di tanto desiderio di brusare, che seguita il legname sin sotto l'acqua».
Un altro progetto avrebbe compreso il [[palombaro]] – vi è chi ha pensato addirittura al [[sottomarino]] – a proposito del quale scrive però di non volerlo divulgare «per le male nature delli omini, li quali userebbono li assassinementi né fondi mari col rompere i navili in fondo e sommergerli insieme colli omini che vi son dentro». Pensa all'attuale [[bicicletta]], all'[[elicottero]]<ref name=CP29>{{Cita|Pedretti (1999)|p. 29}}.</ref> (un modello del quale è stato realizzato nel parco del castello di Clos-Lucé), al [[deltaplano]],<ref name=CP29/> al [[Salvagente anulare|salvagente]],<ref>{{Cita|Pedretti (1999)|p. 81}}.</ref>, allo [[scafandro]], a un apparecchio a ruote dentate che è stato interpretato come il primo calcolatore meccanico, a un'[[Automobile di Leonardo|automobile]] spinta da un meccanismo a [[molla]] e a un [[telaio (tessitura)|telaio]] automatico, ricostruito dal [[Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci]] di Milano, che tesse 2 centimetri di [[tela]] al [[minuto]], progettò la [[viola organista]].
Negli anni trascorsi in Vaticano ideò un uso industriale dell'[[energia solare]], mediante l'utilizzo di specchi concavi per riscaldare l'acqua.
<gallery>
File:Szkic śmigłowca.jpg|[[Vite aerea]]
File:Парашют.jpg|Disegno di un [[paracadute]]
File:Leonardo da Vinci - Lifebelt sketch.jpg|Disegno di un [[ciambella di salvataggio|salvagente]]
File:Водолазный костюм.jpg|Disegno di uno [[scafandro]]
File:DaVinci museum.jpg|Modello di [[Bicicletta di Leonardo da Vinci|bicicletta]]
File:Roulement dessin de Leonard de Vinci.jpg|Disegno di un [[cuscinetto a sfere]]
File:Distillatore a doppia parete - Museo scienza tecnologia Milano 00022 02.jpg|Sezione di un modello di [[distillatore]] a doppia parete
File:LeonardoCardDrawing.jpg|[[Carro semovente di Leonardo]]
File:DaVinciTankAtAmboise.jpeg|Modello del [[carro armato di Leonardo]]
File:Vinci, Leonardo da - Crossbow sketch - 1500.jpg|[[Balestra gigante]]
File:Leonardo-Robot3.jpg|L'[[automa cavaliere]]
</gallery>
=== L'ingegneria civile e l'architettura di Leonardo ===
[[File:Leonardo chiesa gemmata.jpg|min|Progetto di chiesa a [[pianta centrale]], Parigi, Institut de France]]
Scrive il [[Vasari]] che Leonardo «nell'architettura ancora fe' molti disegni così di piante come d'altri edifizii e fu il primo ancora che, giovanetto, discorresse sopra il fiume Arno per metterlo in canale da [[Pisa]] a Fiorenza», testimonianza che, a parte che nell'occasione del progetto di deviazione dell'Arno, avvenuto nel 1503, Leonardo non era affatto "giovanetto", mostra che gli interessi di Leonardo o le richieste a lui rivolte riguardavano soprattutto progetti di idraulica o di ingegneria militare. In compenso, nella nota lettera indirizzata a [[Ludovico il Moro]] nel 1492, Leonardo vanta le sue competenze di natura militare, ma aggiunge che in tempo di pace crede di «satisfare benissimo a paragone de omni altro in architectura, in composizione di edifici pubblici e privati, et in conducer acqua de uno loco ad un altro».
A Milano avrà in effetti solo il titolo di "ingegnarius", mentre nel suo secondo soggiorno fiorentino potrà fregiarsi del titolo di architetto e pittore.
È certo che per l'approfondimento delle nozioni ingegneristiche si giovasse della conoscenza personale del senese [[Francesco di Giorgio Martini]] e dei suoi scritti: possiede e postilla una copia del suo ''Trattato di architettura militare e civile''; progetta [[Fortificazione alla moderna|fortificazioni]] con bastioni spessi e irti di angoli che possano opporsi alle artiglierie nemiche. Tali studi confluiranno poi nella realizzazione del [[Il rivellino|rivellino]] di Locarno, tuttora esistente.
Sono noti suoi disegni sia per la cupola del Duomo di Milano sia per edifici signorili, per i quali pensa a giardini pensili e a innovative soluzioni interne,
Nel
<gallery>
File:Ponte girevole - Museo scienza tecnologia Milano 00400 02.jpg|Ponte girevole
File:Ponte di circostanza - Museo scienza tecnologia Milano 09083 02.jpg|Ponte di circostanza
File:Chiesa a pianta centrale - Museo scienza tecnologia Milano 09906 02.jpg|Chiesa a [[pianta centrale]] (modello ricavato dai disegni di Leonardo, [[Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci]], Milano)
File:Chiesa a due piani - Museo scienza tecnologia Milano 09090 01.jpg|Chiesa a due livelli
File:Fortezza con duplice difesa - Museo scienza tecnologia Milano 09092 02.jpg|[[Fortezza]] con duplice difesa (modello ricavato dai disegni di Leonardo, Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci)
File:Rivellino triangolare - Museo scienza tecnologia Milano 09091 02.jpg|[[Rivellino]] triangolare
File:Torre angolare - Museo scienza tecnologia Milano 09904 01.jpg|Torre angolare
File:Cortina fortificata con salienti semicircolari - Museo scienza tecnologia Milano 00404 03.jpg|Cortina fortificata con salienti semicircolari
</gallery>
==== Le opere idrauliche ====
[[File:Studies of Water passing Obstacles and falling.jpg|min|sinistra|verticale|Studi di acque, circa 1508]]
Nel Seicento, Francesco Arconati, figlio illegittimo del nobile [[Galeazzo Arconati]] e della sua amante, Caterina Vaghi, trasse dagli scritti vinciani da questi donati alla Biblioteca Ambrosiana, un trattato che intitolò ''Del moto e misura dell'acqua'', che tuttavia sarà pubblicato solo nel 1826.
Leonardo si dedicò a studi idraulici a partire dalla sua permanenza a Milano, già ricca di [[navigli]], e in [[Lombardia]], solcata da un'ampia rete di canali.
Collaborò con la [[Repubblica di Venezia]] per la sistemazione dell'assetto del fiume [[Brenta]], per evitarne le esondazioni e renderlo navigabile, ma non si conoscono opere realizzate su suoi progetti, alcuni dei quali, particolarmente grandiosi, sono attestati dai suoi scritti: un canale che unisca Firenze con il mare, ottenuto regolando il corso dell'[[Arno]]; il prosciugamento delle [[Paludi Pontine]], nel [[Lazio]], che si sarebbe dovuto realizzare deviando il corso del [[fiume Ufente]]; la canalizzazione della regione francese della [[Sologna]], con la deviazione del [[fiume Cher]], presso [[Tours]].
Leonardo progettò anche macchine per l'uso dell'energia [[idraulica]], per il prosciugamento e per l'innalzamento delle acque. Secondo il suo costume, egli studia la natura dell'acqua: «infra i quattro elementi il secondo men grieve e di seconda volubilità. Questa non ha mai requie insino che si congiunge al suo marittimo elemento dove, non essendo molestata dai venti, si stabilisce e riposa con la sua superfizie equidistante al centro del mondo»,<ref>Codice C 26 v</ref> la sua origine, il movimento, certe caratteristiche, come la schiuma: «l'acqua che da alto cade nell'altra acqua, rinchiude dentro a sé certa quantità d'[[aria]], la quale mediante il colpo si sommerge con essa e con veloce moto resurge in alto, pervenendo a la lasciata superfizie vestita di sottile umidità in corpo sperico, partendosi circularmente dalla prima percussione».<ref>Codice A 59 r v</ref>
Osserva gli effetti ottici sulla superficie dell'acqua e trova che «il simulacro del sole si dimostrerrà più lucido nell'onde minute che nelle onde grandi» e che «il razzo del sole, passato per li sonagli [le bolle] della superfizie dell'acqua, manda al fondo d'essa acqua un simulacro d'esso sonaglio che ha forma di croce. Non ho ancora investigato la causa, ma stimo che per cagion d'altri piccoli sonagli che sien congiunti intorno a esso sonaglio maggiore».<ref>Codice F 28 v</ref>
Si occupa dei [[fossili]] che si trovano sui monti e ironizza con coloro che fanno risalire la loro origine al [[diluvio universale]]: «Della stoltizia e semplicità di quelli che vogliono che tali animali fussin in tal lochi distanti dai mari portati dal diluvio. Come altra setta d'ignoranti affermano la natura o i celi averli in tali lochi creati per infrussi celesti [...] e se tu dirai che li nichi [le conchiglie] che per li confini d'[[Italia]], lontano da li mari, in tanta altezza si vegghino alli nostri tempi, sia stato per causa del diluvio che lì li lasciò, io ti rispondo che credendo che tal diluvio superassi il più alto monte di 7 cubiti – come scrisse chi 'l misurò! – tali nichi, che sempre stanno vicini a' liti del mare, doveano stare sopra tali montagne, e non sì poco sopra la radice de' monti».<ref>Codice Leicester 8 v</ref>
È convinto che con il tempo la terra finirà con l'essere completamente sommersa dall'acqua: «Perpetui son li bassi lochi del fondo del mare, e il contrario son le cime de' monti; séguita che la terra si farà sperica e tutta coperta dall'acque, e sarà inhabitabile».<ref>Codice F 52 v</ref>
=== La pittura ===
{{vedi anche|Trattato della pittura}}
[[File:Study for the Head of Leda.jpg|min|Studio per la testa di Leda, Windsor, Raccolte Reali|alt=]]
Copie di scritti di Leonardo sulla pittura circolavano già nel Cinquecento: il Vasari riferisce di un anonimo pittore milanese che gli mostrò «alcuni scritti di Lionardo, pur di caratteri scritti con la mancina a rovescio, che trattano della pittura e de' modi del disegno e del colorire»; [[Benvenuto Cellini]] possedeva scritti di Leonardo sulla [[prospettiva]].
Grazie all'impegno di [[Cassiano dal Pozzo]], una raccolta di manoscritti di Leonardo, redazione estremamente abbreviata di quella messa insieme dall'allievo ed erede [[Francesco Melzi]], fu pubblicata per la prima volta a [[Parigi]] nel 1651, insieme con la traduzione [[Francese (lingua)|francese]], con incisioni tratte da disegni di [[Nicolas Poussin]]; un'altra edizione italiana del ''[[Trattato della pittura]]'' fu pubblicata a [[Napoli]] nel 1733.
La pittura, per Leonardo, è scienza, rappresentando «al senso con più verità e certezza le opere di natura», mentre «le lettere rappresentano con più verità le parole al senso», ma Leonardo aggiunge, riprendendo un concetto aristotelico, che è «più mirabile quella scienza che rappresenta le opere di natura, che quella che rappresenta [...] le opere degli uomini, com'è la poesia, e simili, che passano per la umana lingua».<ref name="P3">''[[Trattato della pittura]]'', I, 3</ref> Leonardo utilizzò la tecnica della [[prospettiva aerea]] in alcuni suoi capolavori come la ''[[Gioconda]]'' e la ''[[Vergine delle Rocce (Parigi)|Vergine delle Rocce]]''. L'artista si rifece anche agli studi dello scienziato [[Arabi|arabo]] [[Alhazen]] secondo il quale da ogni minuscola particella di un oggetto ipoteticamente osservato, si staccano "scorzettine", cioè informazioni luminose che viaggiano nell'aria fino a raggiungere la nostra [[retina]] (dove le immagini si fissano capovolte).<ref>[[Philippe Daverio]], ''Guardar lontano veder vicino'', Rizzoli, 2013, p. 158.</ref>
Leonardo studiò anche per primo in Europa la possibilità di proiettare immagini dal vero su un foglio dove potevano essere facilmente ricopiate, con la cosiddetta [[camera oscura leonardiana]]. Egli inoltre fu tra i pionieri dell'uso della [[pittura a olio]] in Italia, che usava essenzialmente in tecniche miste, soprattutto per i ritocchi.<ref>Gloria Fossi, ''Uffizi'', Firenze, Giunti, 2004, p. 176. ISBN 88-09-03675-1</ref>
====
Leonardo Da Vinci era affascinato dai colori, la cosa che lo colpiva maggiormente era l'effetto che aveva l'atmosfera sui colori dei soggetti più distanti. Una delle teorie pittoriche affinate da Leonardo Da Vinci è l"Inazzurrimento dei lontani" che consiste nell'aumentare la percentuale di ciano nei soggetti terzo piano (montagne) per dare una maggiore illusione di profondità nelle opere. Questo effetto è dato dalla sovrapposizione dei vari strati dell'atmosfera che dona una colorazione sempre più azzurrina man mano che l'occhio umano si allontana dai soggetti in primo piano. Da Vinci non fu il primo ad accorgersene, ma fu il primo a registrare calcoli e spiegare tecniche per rendere questo effetto nella pittura.
Secondo gli ultimi studi svolti dal neuroscienziato Christopher W. Tyler della [[City University (Londra)|City University]] di [[Londra]], la profondità che caratterizza i dipinti di Leonardo sarebbe frutto di una forma intermittente di strabismo chiamata [[exotropia]] che avrebbe consentito all'artista di passare da una visione bioculare a monoculare tanto da cogliere la tridimensionalità di volti, oggetti e paesaggi.<ref>{{Cita news|url=http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2018/10/19/leonardo-avrebbe-sofferto-di-strabismo-come-la-gioconda_172924f7-470a-4af8-b678-c9de1835fa8b.html|titolo=Leonardo avrebbe sofferto di strabismo, come la Gioconda|pubblicazione=Ansa.it|accesso=19 ottobre 2018}}</ref>
=== Leonardo scrittore ===
La [[prosa]] di Leonardo
Per [[Francesco Flora]],<ref>
La sua opera più importante è il ''[[Trattato della pittura]]'', raccolta postuma curata da un allievo anonimo.
====
{{Vedi anche|codici di Leonardo da Vinci}}
Nella caratteristica [[scrittura speculare]], svolta da destra a sinistra, tale da poter esser letta facilmente solo ponendo i fogli davanti a uno specchio, i manoscritti di Leonardo, dati in eredità a [[Francesco Melzi]], pervennero dopo la morte di questi allo scultore [[Pompeo Leoni]] che, per commerciarli più facilmente, li suddivise in diversi gruppi, mutandone l'aspetto originario. Raccolti in gran parte nel XVII secolo dal conte milanese [[Galeazzo Arconati]], furono donati alla [[Biblioteca Ambrosiana]] di Milano dalla quale furono trasferiti nel 1796 a Parigi, da dove tornò a Milano, dopo la caduta di [[Napoleone]], il solo [[Codice Atlantico]], mentre gli altri, per un errore dell'incaricato austriaco, rimasero all'[[Institut de France]]. Altri codici erano già da tempo finiti in [[Inghilterra]].
Oggi esistono oltre {{m|8000}} fogli di appunti (più di {{m|16000}} pagine) con molte decine di migliaia di disegni lasciati da Leonardo, ma si ritiene che siano solo una piccola parte di ciò che ha scritto e disegnato. Alcuni pensano che abbia scritto {{m|60000}}, forse {{m|100000}} pagine, ormai perdute. Ma forse qualcosa ancora esiste, sepolta in qualche antico archivio; nel 1966 per esempio sono stati trovati due nuovi [[Codici di Madrid|codici]] a [[Madrid]]. Si tratta di pagine scritte quasi "di getto", tant'è vero che gli esperti di Leonardo dicono: "sembra di sentirlo parlare come da un registratore".
=== Leonardo e la musica ===
[[File:Leonardo3-EdoardoZanon-LeonardoDaVinci-Claviviola-Clavi-Viola-Organista-strumentiMusicali-prototipo.jpg|min|verticale|Il modello funzionante della [[clavi-viola]] suonato per la prima volta alla mostra ''Leonardo da Vinci's Workshop'' a New York nel 2009 e dal 2013 presso il Mondo di Leonardo di Milano<ref>{{Cita news|autore=ViviMilano|url=http://vivimilano.corriere.it/eventi-artecultura/le-macchine-di-leonardo-in-mostra/|titolo=Le macchine di Leonardo in mostra {{!}} ViviMilano|pubblicazione=ViviMilano|accesso=12 luglio 2018}}</ref>]]
Leonardo teneva in grande stima la disciplina musicale. Tra le migliaia di pagine pervenuteci i progetti di carattere musicale sono moltissimi. Non si trovano solo considerazioni di carattere matematico o i semplici rebus noti ai più, ma articolati progetti di strumenti musicali del tutto inediti. I più semplici riguardano strumenti per lo più con impiego militare: tamburi meccanici di vario tipo, trainati da animali o azionati da leve mosse da suonatori. In questi progetti semplici Leonardo cerca di automatizzare, come spesso accade, il funzionamento dello strumento rendendone elementare l'utilizzo. Il più celebre tra questi è sicuramente il [[tamburo meccanico]] disegnato sul foglio 837 del [[Codice Atlantico]].
La ''Lira a forma di teschio'' (codice Ashburnham I, f. Cr) è un altro celebre strumento disegnato da Leonardo. Si racconta che l'avesse realizzata utilizzando un teschio e, dotatala di corde, l'abbia utilizzata presentandosi al Duca di Milano.
==
{{vedi anche|Vita privata di Leonardo da Vinci}}
=== Le fattezze di Leonardo ===
Le fattezze di Leonardo si conoscono grazie ad un ''[[Autoritratto (Leonardo)|Autoritratto]]'' senile a lui attribuito, databile al 1517 circa e conservato nella [[Biblioteca Reale di Torino]]. L'opera, dalla quale derivano altri ritratti ideali, fa parte ormai dell'immaginario collettivo.
Esistono poi varie fonti che, pur senza descrivere il suo aspetto fisico in maniera precisa, parlano dei suoi modi e celebrano la sua bellezza. Ad esempio l'[[Anonimo Gaddiano]] scrisse: «[La Natura] non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. [...] Era di bella persona, proportionata, gratiata et bello aspetto. portava uno pitocco rosato corto sino al ginocchio, che allora s'usavano i vestiri lunghi, haveva sino al mezo in petto una bella capellaia et anellata et ben composta».
[[Vasari]] colse invece l'aspetto docile e amorevole del suo carattere: «Egli con lo splendor dell'aria sua, che bellissima era, rasserenava ogni animo mesto, e con le parole volgeva al sì et al no ogni indurata intenzione. Egli con le forze sue riteneva ogni violenta furia. [...] Con la liberalità sua raccoglieva e pasceva ogni amico povero e ricco, pur che egli avesse ingegno e virtù. [...] Per il che ebbe veramente Fiorenza grandissimo dono nel nascere di Lionardo, e perdita più che infinita nella sua morte.»
=== Presunta omosessualità ===
[[File:School of Leonardo da Vinci - (Salai).jpg|min|verticale|Ritratto di Gian Giacomo Caprotti, detto Salaì, di anonimo, 1495 circa, [[Vaduz]], Fondazione Alois]]
[[File:Leonardo da Vinci - Angelo Incarnato.jpg|min|verticale|Leonardo da Vinci, ''Angelo incarnato'', 1513-1515 circa, Collezione privata]]
Che Leonardo possa essere stato [[omosessuale]] è un'ipotesi che secondo alcuni studiosi<ref name="M139"/> sarebbe avvalorata da alcuni documenti e altri indizi, a partire dalla doppia denuncia anonima del 1476 in cui era accusato di [[sodomia]] assieme ad altri quattro giovani fiorentini, tra cui due di famiglia patrizia (un Salterelli e un [[Tornabuoni]]), che si concluse con un ammonimento. Secondo altri studiosi, le accuse che portarono al giudizio erano calunniose e create al solo fine di screditare gli interessati tramite l'accusa del reato di sodomia.<ref name=storia>{{Cita web |url=http://www.storiainrete.com/6826/rinascimento/la-leggenda-di-leonardo-da-vinci-omosessuale/ |titolo=La leggenda di Leonardo Da Vinci omosessuale – Storia In Rete |accesso=15 aprile 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130529005921/http://www.storiainrete.com/6826/rinascimento/la-leggenda-di-leonardo-da-vinci-omosessuale/ |urlmorto=sì }}</ref>
In ogni caso, non sono note relazioni di Leonardo con donne, non si sposò mai, non ebbe figli e lo stesso [[Vasari]] pubblicò accenni alla bellezza dei suoi discepoli.<ref>[[s:Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)/Lionardo da Vinci|Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)/Lionardo da Vinci - Wikisource<!-- Titolo generato automaticamente -->]]</ref> Secondo alcuni è controverso il rapporto con i suoi allievi [[Francesco Melzi|Melzi]] e [[Gian Giacomo Caprotti|Caprotti]] (detto il Salaì) molto più giovani di lui e avvenenti: forse furono semplici garzoni, ma alcuni congetturano che oltre al discepolato si fosse instaurato un legame [[pederastico]].<ref name="M139"/> Per quanto riguarda il comportamento sessuale di Melzi sappiamo soltanto che dopo la morte di Leonardo rientrò in patria, si sposò, ebbe otto figli e fu sempre ben considerato tra i più importanti patrizi milanesi.
[[Charles Nicholl]] (2004) asserisce che «è oramai largamente accettato che Leonardo fosse omosessuale» e considera omoerotici alcuni suoi disegni di nudi maschili, tra cui specialmente l{{'}}''Angelo incarnato'', che ritrae un efebo androgino dalle sembianze del Salaì in evidente [[Itifallico|erezione]]; tuttavia egli ritiene che Leonardo fosse «non esclusivamente» omosessuale.<ref>{{Cita|Nicholl|pp. 115-116}}.</ref>
Un foglio del [[Codice Atlantico]] (186v = ex 66v-b) contiene in scrittura sinistrorsa un ricordo d'infanzia di Leonardo:
{{Citazione|Questo scriver sì distintamente del nibio par che sia mio destino, perché ne la prima ricordatione della mia infantia e' mi parea che, essendo io in culla, che un nibbio venissi a me e mi aprissi la bocha cholla sua coda e molte volte mi percotessi con tal coda dentro alle labbra.}}
[[Sigmund Freud]], nel suo opuscolo ''[[Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci]]'', pubblicato nel 1910, lo interpretò come fantasia di un atto sessuale orale, mentre il nibbio rappresenterebbe androginicamente la madre;<ref>«Il singolare dettaglio onirico del movimento della coda del nibbio tra le labbra del piccolo Leonardo sembrava essere la metamorfosi simbolica dell'allattamento da parte della madre naturale, ma anche la proiezione della successiva evoluzione della sua psiche, come fantasia di omosessualità passiva» ({{Cita|Vecce 2010|p. 134}}).</ref> dalla curiosità sessuale infantile dell'artista deriverebbe la sua curiosità artistica e scientifica mai soddisfatta e conclusa.<ref name="M139"/>
Da questa interpretazione data da Freud deriva, in massima parte, la teoria moderna sulla presunta omosessualità di Leonardo perché fu proprio dal saggio ''Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci'' che diversi episodi della vita di Leonardo furono rianalizzati come "prove" a favore della sua omosessualità. Tuttavia, tale interpretazione era basata su una traduzione imprecisa di [[Marie Herzfeld]] che tradusse erroneamente "nibbio" con "Geier", cioè avvoltoio. Lo stesso Freud, venuto a sapere di questo errore di traduzione, confessò il suo disappunto a [[Lou von Salomé]] perché, come ebbe a dire, considerava il proprio saggio su Leonardo come la cosa più bella che avesse mai scritto.<ref>{{Cita libro|autore=Nick Rennison|titolo=Freud and psychoanalysis: almost everything you need to know in one essential guide|anno=2001|editore=Pocket Essentials|città=Harpenden|isbn=1-903047-54-4|url=https://books.google.it/books?id=ACH9CAAAQBAJ&pg=PT29&lpg=PT29&dq=Nick+Rennison+Freud+and+psychoanalysis:+almost+everything+you+need&source=bl&ots=3rspBdCBKG&sig=s1wKEoVfKY-r9fZTm2PN76CXmM8&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjZkK3KsMXXAhUCzKQKHXNbAOsQ6AEIQDAD#v=onepage&q=Nick%20Rennison%20Freud%20and%20psychoanalysis%3A%20almost%20everything%20you%20need&f=false|accesso=17 novembre 2017|p=19}}</ref> Pertanto, l'ipotesi formulata da Freud, basata su alcuni geroglifici egizi che rappresentavano la madre come "avvoltoio", non può essere applicata al racconto di Leonardo. Carlo Vecce rileva piuttosto il valore di sogno profetico di quel ricordo d'infanzia, avente un preciso significato recepito nel ''Somniale Danielis'' («Nebio vedere significa morte de toi parenti»), e considera l'appunto come strettamente legato alla morte del padre Piero avvenuta nel 1504.<ref>{{Cita|Vecce 2010|pp. 143-147}}.</ref>
Un altro foglio del Codice Atlantico (816r = ex 297v-a) contiene la minuta frammentaria di una lettera di risposta a una «M(agnifi)ca d(onna) Cecilia»,<ref>L'intestazione della lettera fu pubblicata per primo da {{Cita|Beltrami 1919a|p. VIII}}.</ref> generalmente ritenuta [[Cecilia Gallerani]], amante del Moro e ritratta da Leonardo nella ''[[Dama con l'ermellino]]''. Per [[Luca Beltrami]] (1919) tale minuta fu scritta con la mano destra da Leonardo stesso e, per il lessico utilizzato, dimostra una «famigliarità» tra il pittore e la sua modella;<ref>{{Cita|Beltrami 1919b|pp. 42-44}}.</ref><ref>[[Antonio Favaro]] (1920) contestò la tesi di Luca Beltrami, negando la paternità leonardesca della minuta di lettera in questione e avanzando l'ipotesi, rimasta isolata, che il foglio ― riutilizzato da Leonardo per i propri appunti, secondo una pratica a lui consueta ― fosse stato da questi inavvertitamente sottratto al suo mecenate e che pertanto l'intestazione a Cecilia fosse stata scritta da un segretario e dettata dallo stesso Ludovico il Moro ({{Cita|Favaro|cap. II: ''Leonardo da Vinci e Cecilia Gallerani'', pp. 415-423 e in particolare pp. 419-420}}). Beltrami replicò alle critiche di Favaro in: {{Cita libro|autore=Luca Beltrami|titolo=Leonardo, Cecilia e la "destra mano". A proposito di una nota vinciana del prof. Antonio Favaro|città=Milano|editore=tipografia Umberto Allegretti|anno=1920|SBN=NAP0838629}}</ref> Raymond S. Stites (1970) ha persino ipotizzato una relazione tra i due,<ref>{{Cita|Stites|pp. 157-161 e p. 196}}.</ref> ma entrambe le tesi sono superate dalla critica più moderna e specificamente da Carlo Vecce (2022), per il quale la lettera non è attribuibile a Leonardo, bensì a un letterato suo amico.<ref>{{Cita libro|autore-contributo=Carlo Vecce|curatore2=Rodolfo Maffeis|titolo=Leonardo: arte come progetto. Studi di storia e critica d'arte in onore di Pietro C. Marani|url=https://buponline.com/az13zg/uploads/woocommerce_uploads/oa-2-099-cordera-maffeis-leonardo-f6e95bf95aea3b413db098d191fd5289.pdf|anno=2022|editore=Bologna University Press|città=Bologna|pp=53-57, in particolare p. 55|ISBN=979-12-5477-099-3|contributo=Le lettere di Leonardo|curatore1=Paola Cordera|postscript=nessuno}}</ref><ref>Anche [[Carlo Pedretti]] (1964) non riconobbe nell'abbozzo di lettera la grafia di Leonardo, ma, probabilmente, quella di [[Francesco Melzi]], che a partire dal 1507 gli fu allievo e gli fece da segretario e che dunque soleva scrivere sotto dettatura di Leonardo stesso. La sua tesi è riassunta in: {{Cita libro|autore-sezione=Carlo Pedretti|sezione=A Chronology of Leonardo's "Trattato della Pittura"|url=https://books.google.it/books?id=yUojU-T05zUC&pg=PA155|autore=Leonardo da Vinci|titolo=On Painting: A Lost Book (Libro A) Reassembled from the Codex Vaticanus Urbinas 1270 and from the Codex Leicester|città=Berkeley and Los Angeles|editore=University of California Press|anno=1964|lingua=en|pp=93-174, in particolare p. 155, nota 120|SBN=NAP0156360}}</ref>
==== «Domenedio putto» ====
Un altro probabile increscioso episodio in cui incappò Leonardo, ancora giovanissimo allievo nella bottega del Verrocchio, fu quello a cui sembra accennare, con una certa dose di timoroso rimprovero, un oscuro appunto da lui lasciatoci:
{{Citazione|Quando io feci Domene Dio putto, voi mi mettesti in prigione: ora s'io lo fo grande, voi mi farete peggio.<ref>Atl. c 680 r</ref> }}
Nella officina del Verrocchio si producevano infatti dipinti e sculture di angeli-bambini che richiamavano il personaggio mitico pagano di [[Cupido]] non solo per ornare fontane di giardini o pareti di ricche abitazioni ma anche per raffigurazioni sacre come quella per «l'altare di S. Giovanni».<ref>Giorgio Vasari, ''Le vite'', pp. 502-507</ref>
[[File:Léonard de Vinci - Vierge aux rochers 1.jpg|min|verticale|''La vergine delle rocce'' - Dettaglio, Gesù Bambino]]
L'apprendista Leonardo si era esercitato dunque non solo a modellare in creta e poi in gesso teste di donne sorridenti e di putti, già di grande valore artistico secondo il Vasari, ma anche una scultura riproducente Gesù bambino<ref>La testa in terracotta fu rinvenuta a Ascoli nel 1929 e attribuita a Leonardo da M. Kemp in ''Christo fanciullo'', "Achademia Leonardi Vinci", Iv, 1991, pp. 171-176</ref> come attesta Lomazzo:
{{Citazione|Anch'io mi trovo una testicciuola di terra di un Cristo, mentre che era fanciullo, di propria mano di Leonardo Vinci; nella quale si vede la semplicità e purità del fanciullo, accompagnata da un certo che, che dimostra sapienza, intelletto e maestà, e l'aria che pure è di fanciullo tenero, e par aver del vecchio savio; cosa veramente eccellente<ref>Lomazzo, ''Trattato dell’Arte della pittura, ecc.'', Roma, 1844, in-8o, vol. I, p. 213</ref>.}}
Leonardo quindi, era andato oltre le regole del ''[[Trattato della pittura|Libro di pittura]]'' nella raffigurazione di Gesù bambino rappresentandolo come un infante, ma anche come un «vecchio savio». Questo lo esponeva a quelle accuse di irreligiosità per cui, come riporta il suo appunto, fu messo in prigione ma, forse, confermano anche quelle più gravi relative alle imputazioni di sodomia del 1476 poiché il Maestro forse si proponeva di usare il [[Salai]] come modello, come in effetti fece per molti dipinti e schizzi, per raffigurare Gesù adulto («grande»)<ref>Nino Smiraglia Scognamiglio, ''Ricerche e documenti sulla giovinezza di Leonardo da Vinci'', Napoli, 1900; G.B. de Toni, ''Frammenti Vinciani'', Padova, 1900, p. 49</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.art-test.com/portfolio/caprotti-e-leonardo-da-vinci/|titolo=''Art-test''}}</ref>.
Rimane comunque il dubbio sul significato di quell'appunto riguardo un'infrazione sofferta come scandalosa confermata da un'altra annotazione sullo stesso foglio dove Leonardo rimproverava sé stesso di non aver ancora imparato a destreggiarsi prudentemente tra le cose della vita:
{{Citazione|Quando io crederò imparare a vivere, e io imparerò a morire<ref>Atl.680</ref>.}}
=== Irreligiosità ===
Se l'omosessualità di Leonardo resta incerta, con tutte le possibili disquisizioni su quanto questo possa aver influito o meno sulla sua arte,<ref name="M139"/> la sua [[irreligiosità]] e scetticismo sono indubbi, legati alle osservazioni del Vasari, per il quale «tanti furono i suoi capricci, che filosofando de le cose naturali, attese a intendere la proprietà delle erbe, continuando et osservando il moto del cielo, il corso della luna e gli andamenti del sole. Per il che fece ne l'animo un concetto sì eretico, che è non si accostava a qualsivoglia religione, stimando per avventura assai più lo esser filosofo che cristiano».
L'Aretino scrive che «vedendosi vicino alla morte, disputando de le cose cattoliche, ritornando nella via buona, si ridusse a la fede cristiana con molti pianti. Laonde confesso e contrito, se bene è non poteva reggersi in piedi, volse devotamente pigliare il Santissimo Sacramento fuor de 'l letto», morendo, sempre secondo il Vasari, poi nelle braccia del re Francesco I, ciò non poteva accadere in quanto Francesco I si trovava a Saint-Germain-en-Laye, vicino a Parigi, per il battesimo del figlio.
Molte sue note mostrano disprezzo verso gli uomini di Chiesa: sui preti che dicono messa: «Molti fien quelli che, per esercitare la loro arte, si vestiran ricchissimamente, e questo parrà esser fatto secondo l'uso de' grembiuli»;<ref>Codice Atlantico a 370 v</ref> sulle chiese: «Assai saranno che lasceranno li esercizi e le fatiche e povertà di vita e di roba, e andranno abitare nelle ricchezze e trionfanti edifizi, mostrando questo esser il mezzo di farsi amico a Dio»;<ref name="ibidem">ibidem</ref> sul ''vendere il Paradiso'': «Infinita moltitudine venderanno pubblica e pacificamente cose di grandissimo prezzo, senza licenza del padrone di quelle, e che mai non furon loro, né in lor potestà, e a questo non provvederà la giustizia umana»<ref name="ibidem"/> o anche «Le invisibili monete [le promesse di vita eterna] faran trionfare molti spenditori di quelle»;<ref name="ibidem"/> o sui conventi: «Quelli che saranno morti [i santi], dopo mille anni, fien quelli che daranno le spese a molti vivi [i frati]»;<ref>Codice I 66 v</ref> o ironizza sui riti: «Quelli che con vestimente bianche andranno con arrogante movimento minacciando con metallo e foco [il turibolo con l'incenso] chi non faceva lor detrimento alcuno»<ref>Codice Arundel 212 v</ref> e sulla devozione delle immagini: «Parleranno li omini alli omini che non sentiranno; aran gli occhi aperti e non vedranno; parleranno a quelli e non fie lor risposto; chiederan grazie a chi arà orecchi e non ode; faran lume a chi è orbo».<ref>Codice Atlantico a 370 r</ref>
Non per questo però si può dire che Leonardo fosse ateo. Al contrario, nei suoi scritti più intimi parlava spesso di Dio come se vi credesse sinceramente. Ad esempio scriveva «Tu, o Iddio, ci vendi tutti li beni per prezzo di fatica… Io t'ubbidisco, Signore, prima per l'amore che ragionevolmente ti debbo, secondariamente che sai abbreviare le vite a li omini» e ancora «La fama vola e si leva al cielo, perché le cose vertudiose sono amiche di Dio.»<ref>{{cita libro| Leonardo | Da Vinci | Scritti letterati | 1883}}</ref> Inoltre considerava i pittori i «nipoti di Dio». Per questo è considerato da molti esperti un [[deista]] ''[[ante litteram]]''.<ref>{{Cita libro|titolo=The Templar Code For Dummies |url=https://archive.org/details/templarcodefordu0000hoda |anno=2007|editore=John Wiley & Sons |isbn=9780470127650|autore=Christopher Hodapp e Alice Von Kannon |p=[https://archive.org/details/templarcodefordu0000hoda/page/256 256]|citazione=Da Vinci was definitely an esoteric character and a man of contrasts; a bastard son who rose to prominence; an early Deist who worshipped the perfect machine of nature to such a degree that he wouldn't eat meat, but who made his first big splash designing weapons of war; a renowned painter who didn't much like painting, and often didn't finish them, infuriating his clients; and a born engineer who loved nothing more than hours spent imagining new contraptions of every variety.}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Leonardo Da Vinci |anno=2011 |editore= Parkstone International|isbn=9781780422954|autore=Eugène Müntz |p=80 |citazione=To begin with, even if it could be shown – and this is precisely one of the points most in dispute – that Leonardo had broken with the teachings of the Catholic Church, it would still be nonetheless certain that he was a deist and not an atheist or materialist.}}</ref>
=== Leonardo "esoterico" ===
Leonardo è sempre stato un personaggio avvolto da un certo alone di mistero, sia per la sua singolare personalità, sia per l'incredibile poliedricità dei suoi interessi, che suscitano ancora oggi curiosità.<ref name="M147">Magnano, cit., p. 147.</ref> Non mancano nel suo personaggio alcuni lati "oscuri", che possono suscitare incertezze e perplessità, come i metodi con cui riusciva a condurre le sue indagini anatomiche, o il suo approccio materiale e immanente, quasi [[agnostico]], così anticipatore dei tempi.<ref name="M147"/> A ciò va aggiunta la scrittura criptica da destra a sinistra e l'abitudine, per divertimento, di inventare frasi in codice, [[anagrammi]] e [[rebus]].<ref name="M147"/>
Questi e altri elementi hanno costituito un immenso serbatoio da cui attingere per rileggere la sua vicenda umana, oltre che artistica e intellettuale, secondo nuove interpretazioni, a volte veri e propri travisamenti o strumentalizzazioni che poco hanno a che fare col senso autentico della sua complessa personalità.<ref name="M147"/> Il caso più eclatante ed emblematico resta senz'altro il romanzo ''[[Il codice da Vinci]]'' di [[Dan Brown]], col suo clamoroso successo editoriale e mediatico in tutto il mondo.<ref name="M147"/> In esso, tra enigmi, omicidi e un fitto intreccio di storia, esoterismo, arte e teologia, si narra di un segreto sconvolgente per la Cristianità tramandato nei secoli da una sorta di società segreta, il [[Priorato di Sion]], ma tenuto occulto dalle gerarchie ecclesiastiche e, negli ultimi tempi, dall'[[Opus Dei]]. Tale segreto riguarderebbe la natura umana di Cristo, il suo matrimonio con [[Maria Maddalena]] (simboleggiata essa stessa dal [[Graal]]) e l'esistenza di una loro progenie. Tra fatti storici realmente avvenuti e altri di pura fantasia, si sostiene che Leonardo abbia rivestito la carica di Gran Maestro del Priorato, celando in alcune sue opere, tramite allusioni e messaggi in codice, una serie di riferimenti alla sua partecipazione attiva e al segreto.<ref name="M148">Magnano, cit., p. 148.</ref>
Tra le varie opere scelte da Dan Brown ci sono la ''[[Gioconda]]'' e il ''[[Ultima Cena (Leonardo)|Cenacolo]]'': il primo nasconderebbe un autoritratto del pittore in vesti femminili, il secondo sarebbe una rappresentazione del "segreto", con [[Giovanni apostolo ed evangelista|san Giovanni]] che andrebbe identificato come la Maddalena.<ref name="M148"/> Nonostante le infinite polemiche generate dal libro, per le discutibili ricostruzioni storiche e documentali e per gli ingenui errori iconografici, la curiosità e l'attenzione quasi maniacale generata su quasi tutto ciò che riguarda Leonardo ha avuto tutto sommato il merito di portare sotto i riflettori il genio di Vinci, con mostre, convegni, inchieste e documentari passati su tutti i media del mondo.<ref name="M148"/>
==== Leonardo e la Sacra Sindone ====
Secondo alcuni studiosi Leonardo sarebbe l'autore della [[Sindone di Torino]]. Per [[Vittoria Haziel]], sarebbe stata disegnata usando un ferro arroventato su una tela antica, con un autoritratto per il volto. La tecnica, sempre secondo la Haziel, ricorda lo sfumato leonardesco.<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/09_luglio_02/sindone_leonardo_haziel_4bd6a8bc-66f5-11de-9708-00144f02aabc.shtml|titolo=Così Leonardo creò la Sindone|data=2 luglio 2009|accesso=3 luglio 2009}}</ref> La Haziel ha anche pubblicato, nel 1998, un libro al riguardo, ''La Passione Secondo Leonardo''.<ref>{{cita libro|autore=Vittoria Haziel|titolo="La Passione Secondo Leonardo"Il genio di Vinci e la Sindone di Torino|editore=Sperling & Kupfer|anno=1998|isbn=978-88-200-2564-9|id=- }}</ref> Anche un'artista americana, [[Lillian Schwartz]], sostiene che la Sindone sia un autoritratto di Leonardo.<ref>{{cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/news/newstopics/religion/5706640/Turin-Shroud-is-face-of-Leonardo-da-Vinci.html|titolo=Was Turin Shroud faked by Leonardo da Vinci?|data=1º luglio 2009|accesso=3 luglio 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090704065540/http://www.telegraph.co.uk/news/newstopics/religion/5706640/Turin-Shroud-is-face-of-Leonardo-da-Vinci.html|urlmorto=sì}}</ref> La Schwartz ha usato delle immagini computerizzate per sostenere la somiglianza della Sindone con gli autoritratti di Leonardo. La Schwartz è la pittrice che negli anni ottanta sostenne essere anche ''la Gioconda'' un autoritratto di Leonardo. Tuttavia, secondo John Jackson, direttore di un centro studi sulla Sacra Sindone negli [[Stati Uniti]], l'ipotesi del falso di Leonardo sarebbe infondata: egli sostiene infatti che esiste un medaglione commemorativo, risalente alla metà del [[XIV secolo]] e conservato al [[Museo di Cluny]], per cui la prima notizia sulla Sindone precederebbe di circa 100 anni la nascita di Leonardo.<ref>{{cita web|url=http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/news_collection/awnplus_inbreve/visualizza_new.html_994177779.html|titolo=Sacra Sindone, forse autoritratto Leonardo|data=1º luglio 2009|accesso=3 luglio 2009}}</ref>
=== Mancinismo ===
Si sostiene anche che Leonardo da Vinci fosse probabilmente nato [[mancinismo|mancino]] e che, secondo i pregiudizi della sua epoca sull'uso della mano sinistra, fu corretto. L'utilizzo della mano sinistra non era visto di buon occhio, anzi: la mano sinistra era considerata la "mano del diavolo", e i mancini erano giudicati come degli "invertiti" e dei "rovesciati". I bambini erano costretti, anche con punizioni corporali, a scrivere con la mano destra<ref>{{cita testo|url=http://mancinismo.info/rassegna-stampa/quel-mostruoso-universo-mano-sinistra|titolo=Quel mostruoso universo della mano sinistra «Mancinismo.info, La comunità dei mancini online}}</ref>. Ma già [[Luca Beltrami]], in seguito all'analisi di molte scritte destrorse contenute nel [[Codice Atlantico]] e in precedenza considerate altrui in base alla convinzione che Leonardo fosse mancino, lo ritenne invece [[ambidestro]].<ref>{{Cita|Beltrami 1919b|p. 22 e p. 47}}.</ref> Recenti studi condotti dalla storica dell'arte [[Cecilia Frosinini]] hanno confermato che Leonardo fosse ambidestro e che scrivesse preferibilmente con la mano sinistra, ma anche con la destra:<ref>{{cita testo|url=https://www.youtube.com/watch?v=-yClKCzqb7I|titolo=''Cecilia Frosinini: Nuove rivelazioni sul primo Paesaggio di Leonardo''}}</ref>
{{citazione|Leonardo da Vinci era ambidestro e la conferma, definitiva, arriva dall'analisi su quello che da molti è considerato il primo disegno dell'artista, datato 5 agosto 1473. Il dipinto, [[Paesaggio con fiume|un paesaggio]] di proprietà delle Gallerie degli Uffizi, inventariato con il numero 8 P, è stato passato al setaccio dall'[[Opificio delle pietre dure]] di Firenze […]. Sul dipinto ci sono due scritte, una sul davanti e una sul retro, […] entrambe per certo autografe e tracciate con lo stesso inchiostro, […] e da qui è arrivata la conferma che l'artista poteva scrivere con entrambe le mani: la scritta sul davanti fu tracciata appunto 'a specchio', presumibilmente con la sinistra, mentre quella sul retro fu tracciata verosimilmente con la destra.<ref>{{cita web|url=https://www.quotidiano.net/magazine/leonardo-da-vinci-calligrafia-1.4533100|titolo=Leonardo scriveva e dipingeva anche con la mano destra|data=8 aprile 2019}}</ref>}}
=== La biblioteca di Leonardo ===
{{vedi anche|La biblioteca di Leonardo}}
Secondo le stime degli studiosi alla morte di Leonardo la sua biblioteca comprendeva oltre centocinquanta volumi. Nonostante la progressiva dispersione dei libri (già cominciata in seguito al trasferimento di [[Francesco Melzi]], a cui il Maestro aveva donato la biblioteca, da [[Amboise]] a [[Vaprio d'Adda]] nell'agosto 1519 e proseguita dopo che gli eredi del Melzi vendettero tutto il patrimonio lasciatogli dal padre) è possibile tracciare la fisionomia della biblioteca vinciana sulla base degli indizi che l'autore stesso ha lasciato nei propri manoscritti; i copiosi riferimenti riscontrabili negli appunti del Maestro testimoniano, infatti, un dialogo fitto e costante coi libri e, più in generale, con la cultura antica, medievale e coeva. A causa dei suoi numerosi spostamenti Leonardo stilò, inoltre, dei veri e propri inventari dei volumi da lui posseduti. Tali elenchi sono oggi conservati in tre manoscritti: il primo, risalente alla fine degli anni ottanta del '400, è contenuto nel [[Codice Trivulziano]] (carta 2 recto); il secondo, del 1495, è contenuto all'interno del [[Codice Atlantico]] (carta 559 recto); il terzo, della fine del 1503, lo si trova all'interno del [[Codici di Madrid|Codice di Madrid]] (carte 2 verso e 3 recto).
=== Altri aspetti ===
Il Vasari riferisce della sua generosità, della sua grandezza d'animo e del suo orgoglio: «andando al banco per la provvisione ch'ogni mese da [[Pier Soderini]] soleva pigliare, il cassiere gli volse dare certi cartocci di quattrini, ed egli non li volse pigliare, rispondendogli: "Io non sono dipintore da quattrini"»; della piacevolezza della sua conversazione e del suo amore per gli animali: «spesso passando dai luoghi dove si vendevano uccelli, di sua mano cavandogli di gabbia, e pagatogli a chi li vendeva il prezzo che n'era chiesto, li lasciava in aria a volo, restituendogli la perduta libertà». E questa sua compassione e tenerezza nei confronti degli animali si lega alla notizia, riferita da [[Andrea Corsali]], sul fatto che Leonardo fosse vegetariano.<ref>''Viaggi'', I</ref>
Dai suoi scritti traspare, però, l'immagine di un uomo molto meno socievole di quello che l'agiografia vasariana voglia imporre: «se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo, e se sarai accompagnato da un solo compagno, sarai mezzo tuo, e tanto meno quanto sarà maggiore la indiscrezione della sua pratica. E se sarai con più, cadrai di più in simile inconveniente» e altrove scrive ancora che «salvatico è quel che si salva» e in tante parti dei suoi manoscritti appare la sfiducia e il pessimismo nei confronti della "umana spezie". Le sue ricerche e i suoi lavori erano infatti preferibilmente espletati in solitudine, come ricorda la vivace descrizione del maestro all'opera al [[Ultima cena|Cenacolo]] di [[Matteo Bandello]] nella sua novella LVIII.<ref>Si veda il paragrafo sull'[[#L'Ultima Cena|Ultima Cena]]</ref> Non era solito seguire regole rigide o abitudini prefissate, preferendo assecondare l'estro e l'ispirazione del momento.<ref name="M140"/> La sua ricerca quasi maniacale della perfezione, con infiniti ritocchi e modifiche (come avvenne per la ''[[Gioconda]]'') derivano dalla sua convinzione per cui la pittura, a differenza della musica, è destinata a restare e non a esaurirsi nella singola esibizione: «la pittura non muore immediate dopo la sua creazione come fa la musica, ma lungo tempo darà testimonianza dell'ignoranza tua [...] ma se studierai [...] tu lascerai opere che ti daranno più onore che la pecunia».<ref>''[[Trattato della pittura]]'', in Magnano, p. 140.</ref>
Ben presto però Leonardo si renderà conto che quella sua ansia di perfezione lo porterà alla sconfitta e al fallimento che egli non vorrà mai accettare studiando e "inventando" nuovi metodi di pittura e colori come quelli usati per la [[Battaglia di Anghiari (Leonardo)|Battaglia di Anghiari]], quando il dipinto non si asciugava e i colori si liquefacevano per il calore dei grandi bracieri usati allo scopo o per il "nuovo" sistema per la pittura [[affresco]], che permettesse le correzioni successive dell'artista, sperimentato con l'[[Ultima cena (Leonardo)|Ultima cena]], l'opera che appena finita cominciò a creparsi.<ref>Costantino D'Orazio, ''Leonardo svelato'', Sperling & Kupfer, 2019</ref>
Considerato per la vastità dei suoi interessi la massima e irripetibile manifestazione del [[Rinascimento]], Leonardo, non legato a nessuna città, Stato o principe, è un esempio del cosmopolitismo degli intellettuali italiani.
== La fortuna critica del pittore ==
La fortuna critica del pittore è stata immediata e non ha mai subito oscuramenti. Già per il Vasari<ref>''Vite de' più eccellenti pittori'' [...]</ref> «volle la natura tanto favorirlo, che dovunque
[[File:Leonardo da Vinci 006.jpg|
Per [[
Per il pittore [[Eugène Delacroix|Delacroix]],<ref>''Journal''</ref> Leonardo «giunge senza errori, senza debolezze, senza esagerazioni
Scrive [[Hippolyte Taine]]<ref>''Voyage en Italie''</ref> che «non c'è forse al mondo un esempio di genio così universale, inventivo, incapace di contentarsi, avido
Per il [[Heinrich Wölfflin|Wölfflin]],<ref>''Die klassische Kunst''</ref> «è il primo artista che abbia studiato sistematicamente le proporzioni nel corpo degli uomini e degli animali e si sia reso conto dei rapporti meccanici, nell'andare, nel salire, nel sollevare pesi e nel portare oggetti; ma anche quello che ha scoperto le più lontane caratteristiche fisionomiche, meditando coordinatamente sopra l'espressione dei moti dell'animo. Il pittore è per lui il chiaro occhio del mondo, che domina tutte le cose visibili».
[[File:Leonardo da Vinci Virgin of the Rocks (National Gallery London).jpg|
Per Octave Sirén<ref>''Léonard de Vinci''</ref> Leonardo «fu fiorentino fino al midollo, benché più sagace, più duttile, più intelligente dei suoi predecessori. Più tardi s'interessò ai problemi pittorici via via che andava approfondendo quelli scientifici; dal che deriva la presenza, nella sua arte, di tendenze nuove e di tratti sconosciuti ai suoi contemporanei. Il passaggio dai dettagli precisi, dai contorni netti, alle gradazioni del chiaroscuro, alla corposità dello sfumato, riassume una tendenza generale nella pittura del Rinascimento; ma ciò che attorno a Leonardo non si attuò prima di due o tre generazioni, in lui divenne maturo nello spazio di venti o trent'anni».
Per [[Emilio Cecchi]]
Per [[André Chastel]],<ref>''Art et Humanisme à Florence au temps de Laurent le Magnifique''</ref> premessa la precarietà e l'ambiguità della stessa vita umana, il «senso di una posizione ambigua dell'uomo tra l'orribile e lo squisito, fra il certo e l'illusorio, si è accentuato in Leonardo con gli anni: c'è nella sua opera pittorica uno sviluppo parallelo del chiaroscuro. Il principio di esso era anzitutto l'interesse del contrasto che valorizza i termini opposti [...] egli si è dunque compiaciuto di far scivolare insensibilmente le dolci luci nelle ombre deliziose, risolvendo in questo modo il conflitto fra disegno e modellato [...] Dichiarando che, come [[Giotto]] e [[Masaccio]], si deve essere unicamente figli della natura, egli intende affermare che tutti i problemi della pittura, a tutti i gradi, devono essere ripensati integralmente. Lo sfumato risolve le difficoltà del disegno e ottiene l'unità delle forme entro lo spazio avvolgendole nell'atmosfera».
Riga 580 ⟶ 669:
=== Gioventù a Firenze ===
* ''[[Madonna Dreyfus]]'' (''Madonna della melagrana''), 1469-1470, olio su tavola, 15,
* ''[[Tobiolo e l'angelo (Verrocchio)|Tobiolo e l'angelo]]'', 1470-1475 circa, tempera su tavola,
* ''Studio di manica per l'Annunciazione'', 1470-1473, disegno a sanguigna su carta, 8,
* ''Testa di donna'', 1470-1476, disegno a penna, inchiostro e pigmento bianco su carta, 28,
* ''Studio di drappeggio per una figura seduta'', 1470-1484 circa, pennello e tempera grigia su tela grigia, 26,
* ''[[Annunciazione (Leonardo)|Annunciazione]]'', 1472-1475 circa, tempera e olio su tavola,
* ''[[Paesaggio con fiume]]'', 1473, disegno su carta,
* ''[[Madonna del Garofano]]'', 1473 circa, olio su tavola,
* ''[[Studio di mani]]'', 1474 circa, punta d'argento e lumeggiature di biacca su carta preparata in tinta rosa, 21,
* ''[[Ritratto di Ginevra de' Benci]]'', 1474 circa, olio e tempera su tavola, 38,
* ''[[Profilo di capitano antico]]'', 1475 circa, punta d'argento su carta preparata, 28,
* ''[[Battesimo di Cristo (Verrocchio e Leonardo)|Battesimo di Cristo]]'', 1475-1478, olio e tempera su tavola,
* ''[[Annunciazione 598|Annunciazione]]'', 1475-1478 circa, tempera su tavola,
* ''Corpo di Bernardo Baroncelli impiccato'', 1478, disegno, [[Bayonne]], [[Musée Bonnat]]
* ''Studio'', 1478-1480, disegno a penna e inchiostro su carta,
* ''Studio per Madonna con ciotola di frutta'', 1478 circa, disegno a punta d'argento, penna e inchiostro su carta, 35,
* ''[[Madonna Benois]]'', 1478-1482, olio su tavola
* ''[[
* ''
* ''Lorenzo de' Medici'', 1480 circa, disegno a penna e inchiostro su carta, 7,3×4,9 cm, [[Castello di Windsor]], [[Royal Library]]
* ''Studi di dispositivi di difesa'', 1480 circa, disegno, [[Milano]], [[Biblioteca Ambrosiana]]
* ''Studi di strumenti idraulici'', 1480 circa, disegno,
* ''Studio di fiori'', 1480-1481, disegno, [[Venezia]], [[Galleria dell'Accademia]]
* ''Schizzo per la [[Madonna del Gatto (Leonardo)|Madonna del gatto]]'', 1480-1481, disegno,
* ''Studio prospettico per l'Adorazione dei Magi'', 1481 circa, disegno,
* ''Studio per l'Adorazione dei Magi'', 1481 circa, disegno,
* ''[[Adorazione dei Magi (Leonardo)|Adorazione dei Magi]]'', 1481-1482, olio su tavola,
=== Primo soggiorno a Milano ===
* ''[[
* ''Studio di orso che cammina'', 1483-1485, disegno a punta metallica su carta preparata a tinta marrone e luce rosa, 10,
* ''Gola rocciosa con anatre'', 1482-1485 circa, disegno a penna e inchiostro su carta,
* ''Presunto studio per l'angelo della Vergine delle Rocce'', 1483-1485, disegno, [[Torino]], [[Biblioteca Reale (Torino)|Biblioteca Reale]]
* ''Studi per la Vergine delle Rocce'', 1483 circa, disegno,
* ''[[Vergine delle Rocce (Parigi)|Vergine delle Rocce]]'', 1483-1486, olio su tavola trasportato su tela,
* ''[[Ritratto di musico]]'', 1485 circa, olio su tavola, 44,
* ''Studio per il monumento a Francesco Sforza'', 1485 circa, disegno,
* ''[[Vite aerea]]'', 1487 circa, disegno,
* ''Progetto per la copertura per crociera del Duomo di Milano'', 1487-1488, disegno,
* ''Studio per macchina da guerra'' (''Carri falcati''), 1487-1490, disegno,
* ''[[Dama con l'ermellino]]'', 1488-1490 circa, olio su tavola, 54,
* ''Idea per la figura di san Pietro nell'Ultima Cena'', 1488-1490 circa, disegno, [[Vienna]], [[
* ''Studio per il Cenacolo'', 1488-1490 circa, disegno,
* ''Studio per il Cenacolo'', 1488-1490 circa,
* ''Sezione di cranio'', 1489 circa, disegno,
* ''Studio di testa femminile'', 1490 circa, punta metallica su carta preparata in tinta verdastra,
* ''[[Uomo vitruviano]]'', 1490 circa, matita e inchiostro su carta,
* ''Studio delle gambe anteriori di un cavallo'', 1490 circa, disegno,
* ''Figure geometriche e disegno botanico'', 1490 circa, disegno,
* ''Raggi luminosi attraverso uno spiraglio angolare'', 1490-1491, disegno,
* ''[[Belle Ferronnière]]'', 1490-1495 circa, olio su tavola,
* ''Progetto per l'armatura di fusione della testa del cavallo'', 1491-1493 circa, disegno, [[Madrid]], [[Biblioteca Nacional de España]]
* ''Foglio manoscritto per il monumento Sforza'', 1493 circa, disegno a penna e inchiostro su carta,
* ''Studio di rapporto sessuale e dell'organo sessuale maschile'', 1492 circa, disegno a penna e inchiostro su carta, 27,3x20,2 cm,
* ''Emblema degli Sforza'', 1492-1494, disegno,
* '' [[Vergine delle Rocce (Londra)|Vergine delle rocce]]'', 1494-1508, olio su tavola, 189,
* ''[[Testa di Cristo]]'', 1494 circa, gessetto e pastello su carta,
* ''Capelli, nastri, oggetti per mascherare'', 1494 circa, disegno,
* ''Cacciatore di ermellino'', 1494 circa, disegno a penna e inchiostro marrone su tracce di gessetto nero su carta, 9,1 cm, [[Cambridge]], [[Fitzwilliam Museum]]
* ''Studio di testa virile'', 1494 o 1499, disegno,
* ''Progetto per un dispositivo'', 1494-1496 circa, disegno,
* ''[[Ultima Cena (Leonardo)|Ultima Cena]]'', 1494-1498, olio su parete,
* ''[[Ritratto di una Sforza]]'', 1495 circa, gesso e inchiostro su pergamena,
* ''Schizzo di tre figure di profilo'', 1495 circa, disegno,
* ''Vecchio e giovane affrontati'', 1495 circa, disegno,
* ''[[Ritratti dei duchi di Milano con i figli]]'', 1497, tempera e olio su parete, 90 cm circa di base ciascuno,
* ''Schizzo di borsetta da signora'', 1497, disegno,
* ''[[Intrecci vegetali con frutti e monocromi di radici e rocce]]'', 1498 circa, tempera su intonaco (ripassata in età moderna),
* [[Ritratto di Beatrice d'Este]]
=== Periodo errabondo ===
* ''Studio per il Ritratto d'Isabella d'Este'', 1499 circa, disegno,
* ''[[Ritratto di Isabella d'Este (Leonardo)|Ritratto di Isabella d'Este]]'', 1500 circa,
* ''Tempesta su un paesaggio'', 1500 circa, disegno a sanguigna su carta,
* ''Bosco di betulle'', 1500 circa, disegno a sanguigna su carta, 19,
* ''Studio per la Madonna dei Fusi'' (?), 1501 circa, disegno a sanguigna e punta d'argento su carta preparata in tinta rosa, 25,
* ''[[Madonna dei Fusi]]'', 1501 circa, olio su tavola trasferito su tela e incollato su tavola, 50,
* ''Madonna dei Fusi'', 1501 circa, olio su tavola, 48,
* ''Paesaggio presso Pisa'', 1502-1503 circa, disegno a sanguigna su carta, 21,
* ''Bastione a stella con indicazione delle troniere rivolte verso un cavedio circolare'', 1502-1503, disegno,
* ''Piazzaforte poligonale'', 1502-1503 circa, disegno,
* ''Studio per la Vergine e sant'Anna'', 1501 circa, disegno,
* ''Studio per la Vergine e sant'Anna'', 1501 circa, disegno,
* ''Testa di Leda'', 1503-1507 circa, disegno a gessetto nero, penna e inchiostro su carta,
* ''Studi di Leda e di un cavallo'', 1503-1507, disegno a gessetto nero, pennello e inchiostro su carta,
* ''Leda inginocchiata e il cigno'', 1503-1507 circa, disegno a penna e inchiostro e acquerello su gessetto nero su carta,
* ''Studio per Leda inginocchiata'', 1503-1507 circa, disegno a gessetto nero, penna e inchiostro su carta, [[Rotterdam]], [[Museum Boijmans Van Beuningen]]
* ''Studio per Sant'Anna, la Vergine e il Bambino'', 1503-1517 circa, disegno a gessetto nero, sfumato e biacca su carta,
* ''Studio per il cartone di Burligton-House'', 1503-1510 circa, disegno a carboncino, penna e pennello su carta,
* ''[[Cartone di sant'Anna]]'', 1503-1510 circa, gessetto nero, biacca e [[sfumino]] su carta, 141,
* ''[[Gioconda]]'', 1503-1514, olio su tavola,
* ''Studi anatomici'', 1504-1506, disegno a penna su carta preparata in tinta rossa, 25,
* ''Cavaliere al galoppo e altre figure'', 1503-1504, disegno a sanguigna su carta, 16,
* ''Studio di proporzioni per la Battaglia di Anghiari: fanti e cavalieri'', 1503-1504, disegno,
* ''Studio della testa di un guerriero per la Battaglia d'Anghiari'', 1504 circa, disegno, [[Budapest]], [[Museo di belle arti (Budapest)|Museo di belle arti]]
* ''[[Battaglia di Anghiari (Leonardo)|Battaglia di Anghiari]]'', 1505 circa, pittura murale,
* ''[[Testa di Leda]]'', 1505-1510 circa, gessetto rosso su carta preparata rossa,
* ''[[Leda col cigno]]'', 1505-1510 circa (perduto, di esso ne furono fatte diverse copie da altri artisti)
=== Gli ultimi anni ===
* ''Mirtillo palustre'', 1506 circa, disegno,
* ''Studio di gambe d'uomo e di cavallo'', 1506-1507, disegno a penna, inchiostro e sanguigna su carta preparata in tinta rossa, 28,
* ''Studio per il monumento al Maresciallo Trivulzio'', 1507 circa, disegno,
* ''[[Scapigliata]]'', 1508 circa, ambra inverdita e biacca su tavola, 24,
* ''Osservatore che guarda attraverso un modello vitreo di occhio umano'', 1508-1509, disegno,
* ''[[San Giovanni Battista (Leonardo)|San Giovanni Battista]]'', 1508-1513, olio su tavola,
* ''Studi anatomici (laringe e gamba)'', 1510, disegno,
* ''Studi di bambino'', 1510 circa, disegno a gesso su carta,
* ''Testa di donna'', 1510 circa, disegno a gesso su carta,
* ''[[Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino]]'', 1510-1513, olio su tavola,
* ''[[Bacco (Leonardo)|Bacco]]'', 1510-1515, olio su tavola trasportato su tela,
* ''Caustiche di riflessione'', 1510-1515, disegno,
* ''Canale da navigare tra il lago di Lecco e il Lambro'', 1513 circa, disegno,
* ''Studi di geometria'', 1513 circa, disegno,
* ''Studi di cavalli'', 1513-1515, disegno a penna, inchiostro e gesso nero su carta, 29,
* ''Studi di gatti, draghi e altri animali'', 1513-1515, disegno a penna, inchiostro e gesso nero su carta, 27,
* ''Studi per Civitavecchia'', 1514 circa, disegno,
* ''Studio di tre figure danzanti'', 1515 circa, disegno,
* ''[[Autoritratto (Leonardo)|Autoritratto]]'', 1515 circa, sanguigna su carta, 33,
* ''Allegoria con volpe e aquila'', 1516 circa, sanguigna su carta,
* ''Diluvio universale sopra una città'', 1517-1518, disegno a gessetto nero su carta, 16,
* ''Catastrofe naturale'', 1517-1518, disegno a gessetto nero, penna e inchiostro su carta, 16,
=== Altri disegni di datazione incerta ===
* ''Disegno di Madonna'',
* ''Testa di bimbo'',
* ''Giovane uomo'',
* ''Testa di donna'',
* ''Studio di Madonna col Bambino'',
* ''Testa di Madonna'',
* ''Vecchio seduto'',
* ''Studio delle proporzioni della testa e degli occhi'',
* ''Studio di torso femminile'',
* ''Cuore e vasi sanguigni'',
* ''Studio di torso e braccia'',
* ''Studio di granchi'', [[Colonia (Germania)|Colonia]], [[Wallraf-Richartz Museum]]
* ''Studio di vecchio'', [[Roma]], [[Istituto
* ''Caricature'',
* ''Testa di vecchio'',
=== Copie da originali perduti di Leonardo ===
* [[Giovanni Antonio Boltraffio]], ''[[Madonna Litta]]'', 1490-1491, tempera su tavola,
* [[Francesco Melzi]]?, ''[[Leda col cigno (Uffizi)|Leda col cigno]]'', 1505-1508 circa, olio e resine su tavola,
* [[Cesare da Sesto]], ''[[Leda col cigno (Galleria Borghese)|Leda col cigno]]'', 1515-1520 circa, tempera grassa su tavola, 112×86 cm,
* [[
=== Opere attribuite ===
Il 4 ottobre 2013, come riportato da alcuni giornali, è stato rinvenuto in un caveau svizzero un dipinto
== Albero genealogico (estratto) ==
{{Discendenza
|1|-1|Michele|[[XIII secolo|XIII]]-[[XIV secolo]]
|2|1|Guido|[[fl.]] 1339
|3|2|Piero|*? †1417
|4|2|Giovanni|*? † ante 1406
|5|3|Antonio<ref>Sposa Lucia Zosi, figlia di Ser Piero Zosi da Bachereto, *1392 † circa 1469.</ref>|*1372? †1468
|6|5|[[Piero da Vinci|Piero]]<ref>{{Discendenza/P|1}} sp. Albiera Amadori *1436 †1464<br />{{Discendenza/P|2|#060}} sp. Francesca Lanfredini *? †1473<br />{{Discendenza/P|3|#06c}} sp. Margherita *1458 †1486<br />{{Discendenza/P|4|#e70}} sp. Lucrezia Cortigiani *1464 † post 1520</ref>|*1426 †1504
|7|5|Francesco|*1436 †1506?
|8|6|'''LEONARDO'''|illegittimo<br />*1452 †1519
|9|6|{{Discendenza/P|3|#06c}}<br />Antonio|*1476 †?
|10|6|{{Discendenza/P|3|#06c}}<br />Giuliano|*1479 †?
|11|6|{{Discendenza/P|3|#06c}}<br />Lorenzo|*1484 †?
|12|6|{{Discendenza/P|3|#06c}}<br />Domenico|*1486 †?
|13|6|{{Discendenza/P|4|#e70}}<br />Benedetto|*1492 †?
|14|6|{{Discendenza/P|4|#e70}}<br />Pandolfo|*1494 †?
|15|6|{{Discendenza/P|4|#e70}}<br />Guglielmo|*1496 †?
|16|6|{{Discendenza/P|4|#e70}}<br />Bartolomeo|*1497 †?
|17|16|[[Pierino da Vinci|Pier Francesco "Pierino"]]|*1530 †1553
|18|6|{{Discendenza/P|4|#e70}}<br />Giovanni|*1498 †?
|19|12|Lorenzo|*? †?
|20|15|Benedetto|*? †?
|21|15|Piero<ref>Sposa Elisabetta Cantucci.</ref>|*? †?
|22|15|Alessandro|*? †?
|23|19|Antonio|*? †?
|24|19|Piero|*? †?
|25|21|Leonardo|*? †?
|26|21|Guglielmo|*1599 †1629
|27|21|Jacopo|*? †?
|28|21|Giovanni|*? †?
|29|21|Piero|*? †?
|30|21|Antonio|*? †?
|31|24|Lorenzo|*1605 †?
|32|24|Bartolomeo|*1608 †?
|33|31|Piero<ref>{{Discendenza/P|1}} sp. Lucrezia<br />{{Discendenza/P|2|#060}} sp. Caterina Martini</ref>|*1630 †?
|34|32|Matteo|*? †?
|35|33|Pier Lorenzo|*? †?
|36|33|Giovanni Piero<ref>Sposa Spinetta Tesi.</ref>|*1687 †?
|37|33|Giuseppe|*? †?
|38|33|Stefano|*? †?
|39|34|Domenico|*1684 †1752
|40|34|Nicolò|*? †?
|41|34|Lorenzo|*? †?
|42|36|Domenico|*? †?
|43|36|Antonio Giuseppe<ref>Sposa Anna Salomoni.</ref>|*1726 †1801
|44|36|Giovanni|*? †?
|45|39|Pier Matteo|*? †?
|46|43|Vincenzo Leonardo|*1761 †1793
|47|45|Giovanni Paolo|*1745 †1765
|48|45|Valentino|*1750 †1817
|49|48|Paolo Maria|*1778 †1840
|50|48|Antonio Giuseppe|*? †?
|51|49|Settimo|*? †?
|52|49|Antonio|*1782 †1804
|53|49|Tommaso|*1820 †?
|54|53|Leonardo|*1845 †?
|55|53|Raffaello|*1847 †?
|56|53|Emilio|*1850 †?
|57|53|Luigi|*1854 †?
|58|53|Gherardo|*1862 †?
|59|53|Angelo|*1868 †?
|60|54|Paolo|*1871 †?
}}
{{Discendenza|tipo=v
| 1|-1|'''Michele''' ([[XIII secolo|XIII]]-[[XIV secolo]])|Notaio. Originario di [[Vinci]] (da cui la famiglia prese il cognome) emigrò a [[Firenze]] all'inizio del [[XIV secolo]], ma la famiglia mantenne poi alcuni beni nel paese avito.
| 2| 1|'''Guido''' ([[XIV secolo]])|Notaio, attivo nel 1339, visse a Firenze.
| 3| 2|'''Piero''' (*? †1417)|Notaio, attivo nel 1381; notaio e cancelliere della [[Repubblica di Firenze]] 1413.
| 4| 2|'''Giovanni''' ([[XIV secolo|XIV]]-[[XV secolo]])|Notaio. Sposa Lottiera Beccanti.
| 5| 3|'''Antonio''' (*1372? †1468)|Senza professione, viveva della rendita del podere di famiglia, a Vinci (Catasto della Repubblica di Firenze, comune di Vinci, 1457); sposa Lucia (*1392 †1469 circa) figlia di Ser Piero Zosi da Bachereto.
| 6| 5|'''[[Piero da Vinci|Piero]]''' (*1426 †1504)|Notaio a [[Pisa]], [[Pistoia]], Firenze. Sposò: (I) nel 1452 Albiera (*1436 †1464), figlia di Giovanni Amadori; (II) nel 1465 Francesca (†1473), figlia di Ser Giuliano Lanfredini; (III) nel 1475 circa Margherita (*1458 †1486), figlia di Jacopo di Guglielmo; (IV) nel 1487 circa Lucrezia (*1464 †''post'' 1520), figlia di Guglielmo Cortigiani.
| 7| 5|'''Violante''' (*1433 †?)|Sposò Simone d'Antonio.
| 8| 5|'''Francesco''' (*1436 †1506?)|Senza professione, viveva della rendita del podere di famiglia, a Vinci; morì senza figli e lasciò la piccola proprietà detta "il Broto" a Leonardo (e per tal motivo questi ebbe una lunga causa con i fratellastri); sposò Alessandra.
| 9| 6|'''LEONARDO''' (*1452 †1519)|illegittimo.
|10| 6|(III) '''Antonio''' (*1476 †?)|
|11| 6|(III) '''Maddalena''' (*? †1477)|
|12| 6|(III) '''Giuliano''' (*1479 †?)|Capeggiò la causa contro il fratellastro Leonardo per l'eredità dello zio Francesco, ma perse giacché Leonardo ne ottenne nel 1507 l'usufrutto in vita, e alla sua morte l'eredità passò ai fratellastri nel 1515.
|13| 6|(III) '''Lorenzo''' (*1484 †?)|
|14| 6|(III) '''Violante''' (*1485 †?)|
|15| 6|(III) '''Domenico''' (*1486 †?)|
|16| 6|(IV) '''Margherita''' (*1491 †?)|
|17| 6|(IV) '''Benedetto''' (*1492 †?)|
|18| 6|(IV) '''Pandolfo''' (*1494 †?)|
|19| 6|(IV) '''Guglielmo''' (*1496 †?)|
|20| 6|(IV) '''Bartolomeo''' (*1497 †?)|
|21|20|'''[[Pierino da Vinci|Pier Francesco detto Pierino]]''' (*1530 †1553)|Scultore.
|22| 6|(IV) '''Giovanni''' (*1498)|
}}
Caterina, madre di Leonardo, dopo il matrimonio ebbe altri cinque figli: Piera (1454), Maria (1457), Lisabetta (1459), Francesco (1461) e Sandra (1463).
In totale i fratellastri di Leonardo erano 21.<ref>{{Cita web|url=http://www.lastampa.it/2008/04/10/cultura/lalbero-genealogico-di-leonardo-una-madre-schiava-e-fratelli-t8rCfIfRh2y4yqrAoz4a9M/pagina.html|titolo=L'albero genealogico di Leonardo: una madre schiava e 21 fratelli|sito=LaStampa.it|editore=[[Italiana Editrice]]|data=10 aprile 2008|accesso=30 luglio 2018}}</ref>
=== I discendenti di Piero da Vinci ===
Secondo uno studio presentato nella città di [[Vinci]] e condotto da Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato nel 2016 erano presenti 35 discendenti viventi di Piero da Vinci, padre di Leonardo, tra i quali il regista [[Franco Zeffirelli]].<ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/15/leonardo-da-vinci-scoperti-35-discendenti-ancora-in-vita-e-tra-loro-ce-franco-zeffirelli/2640289/|titolo=Leonardo Da Vinci, scoperti 35 discendenti ancora in vita. E tra loro c'è Franco Zeffirelli|sito=Il Fatto Quotidiano|accesso=16 aprile 2016}}</ref>
== Nella cultura di massa ==
===Cinema===
{{div col|2}}
* Cortometraggio - ''[[Un tragico amore di Monna Lisa]]'' di [[Albert Capellani]] (1912)
* Cortometraggio - ''[[Leonardo da Vinci (film 1919)|Leonardo da Vinci]]'' di [[Giulia Cassini Rizzotto]] e [[Mario Corsi]] (1919)
* Documentario - ''[[Portrait of a Genius]]'' di [[Sammy Lee (coreografo)|Sammy Lee]] (1943)
* Lungometraggio - ''[[L'ultima cena (film 1949)|L'ultima cena]]'' di [[Luigi Giachino]] (1949)
* Documentario - ''[[Leonardo da Vinci (film 1952)|Leonardo da Vinci]]'' di [[Luciano Emmer]] e [[Enrico Gras]] (1952)
* Lungometraggio - ''[[Leonardon ikkunat]]'' di [[Pirjo Honkasalo]] (1986)
* Cortometraggio animato - ''[[Leonardo da Vinci (film 1996)|Leonardo da Vinci]]'' di [[Richard Rich]] (1996)
* Cortometraggio animato - ''[[Perpetuum Mobile]]'' di [[Raquel Ajofrin]] ed [[Enrique García]] (2006)
* Documentario - ''[[The Secret Life of Leonardo Da Vinci]]'' di [[Michael Bouson]] (2006)
* Lungometraggio animato - ''[[Perpetuum Mobile]]'' di [[Enrique García]] e [[Rubén Salazar]] (2008)
* Lungometraggio - ''[[Io, Leonardo]]'' di [[Jesùs Garcès Lambert]] (2018)<ref>{{cita web|url=https://www.cinematografo.it/film/io-leonardo-i11crzqm|titolo=Io, Leonardo|sito=cinematografo.it|accesso=30 gennaio 2025}}</ref>
* Documentario - ''Leonardo: l'uomo che anticipò il futuro'' di [[Massimo Polidoro]] (2019)
{{div col end}}
=== Televisione ===
* Film TV - ''[[La vita di Leonardo da Vinci]]'' di [[Renato Castellani]] (1971)
* Film TV - ''[[I, Leonardo: A Journey of the Mind]]'' di [[Chandler Cowles]] (1983)
* Film TV - ''Leonardo: A Dream of Flight'' di [[Allan King]] (1998)
* Film TV - ''[[Leonardo (film)|Leonardo]]'' di [[Sarah Aspinall]] (2003)
* Serie TV - ''[[I Borgia (serie televisiva francese)|I Borgia]]'' di [[Tom Fontana]] (2011)
* Serie TV - ''[[Da Vinci's Demons]]'' di [[David S. Goyer]] (2013)
* Serie anime - ''[[Lupin III - L'avventura italiana]]'' (2015)
* Serie TV - ''[[Leonardo (serie televisiva)|Leonardo]]'' (2021)
=== Teatro ===
* ''Essere Leonardo da Vinci'', da ''[[Trattato della pittura]]'', diretto e interpretato da [[Massimiliano Finazzer Flory]] (2014)
=== Omaggi ===
Dal 1967 al 1974, Leonardo da Vinci è stato raffigurato sulla banconota da [[50.000 lire]] italiane.
* [[Aeroporto Leonardo da Vinci]] di [[Fiumicino]], principale [[aeroporto]] di [[Roma]]
* [[Leonardo-Finmeccanica]], azienda italiana attiva nei settori della [[Industria della difesa|difesa]], dell'aerospazio e della sicurezza
* [[Leonardo da Vinci (nave da battaglia)|Leonardo da Vinci]], nave da battaglia [[italia]]na
* [[Leonardo da Vinci (sommergibile)|Leonardo da Vinci]], sommergibile italiano
* [[3000 Leonardo]], [[asteroide]] della [[fascia principale]]
* [[Cratere da Vinci (Luna)|da Vinci]], [[cratere lunare]]
* [[cratere Da Vinci (Marte)|Da Vinci]], [[cratere marziano]]
* [[Testata Giornalistica Regionale|TGR Leonardo]] Rubrica di approfondimento scientifico in onda su [[Rai 3]]
* [[Leonardo (rivista 1903)|Leonardo rivista]] Rivista letteraria pubblicata a Firenze dal 1903 al 1907
* [[Sistema chirurgico da Vinci|Robot da Vinci]], sistema di [[chirurgia robotica]]
===Giornate a lui dedicate===
* In ambito internazionale: nella ricorrenza del giorno della sua nascita, il [[15 aprile]], si celebra la [[Giornata mondiale dell'arte]]
* In ambito nazionale: nella ricorrenza del giorno della sua nascita, il [[15 aprile]] si celebra la [[Giornata nazionale del made in Italy]]
== Note ==
{{
== Bibliografia ==
<!--Inserire in ordine alfabetico-->
* {{Cita libro |autore=[[Alberto Angela]] |titolo=Gli occhi della Gioconda. Il genio di Leonardo raccontato da Monna Lisa |editore=Rizzoli |città=Milano |anno=2016 |isbn=978-88-586-8642-3}}
* {{Cita libro |autore=Aa.Vv. |titolo=Leonardo da Vinci |editore=De Agostini |città=Novara |anno=1956}}
* {{Cita libro |autore=Silvia Alberti De Mazzeri |titolo=Leonardo. L'uomo e il suo tempo |editore=Rusconi |città=Milano |anno=1999 |ISBN=88-18-23921-X}}
* {{Cita libro |autore=[[Anonimo Gaddiano|Anonimo fiorentino]] |titolo=Il Codice Magliabechiano cl. XVII. 17 contenente notizie sopra l'arte degli antichi e quella de' fiorentini da Cimabue a Michelangelo Buonarroti |url=https://archive.org/details/ilcodicemagliabe00code/page/n3/mode/2up |curatore=Carl Frey |città=Berlin |editore=G. Grote'sche Verlagsbuchhandlung |anno=1892}}
* {{Cita libro |autore=[[Giulio Carlo Argan]] |titolo=Storia dell'arte italiana |editore=Sansoni |città=Firenze |anno=1968 |sbn=LIA0040115}}
* {{Cita libro |autore=Danio Asinari |titolo=Lo sguardo riscoperto di Cecilia Gallerani |città=Cremona |anno=2020 |ISBN=978-88-31949-36-1}}
* {{Cita libro |titolo=Atti del Convegno di studi vinciani. Documenti, analisi e inediti leonardeschi |editore=Leo Olschki |città=Firenze |anno=1953 |sbn=CUB0040272}}
* {{Cita libro |curatore=Costantino Baroni |titolo=Tutta la pittura di Leonardo |editore=Rizzoli |città=Milano |anno=1952 |sbn=CUB0073759}}
* {{Cita libro |autore=[[Bernardo Bellincioni]] |url=https://www.loc.gov/item/47043790/ |titolo=Rime |città=Milano |anno=1498 |accesso=28 novembre 2023}}
* {{Cita libro |curatore=[[Luca Beltrami]] |titolo=Documenti e memorie riguardanti la vita e le opere di Leonardo da Vinci in ordine cronologico |url=https://books.google.it/books?id=K-oxAQAAMAAJ&printsec=frontcover |città=Milano |editore=Fratelli Treves |anno=1919 |sbn=NAP0104771 |cid=Beltrami 1919a}}
* {{Cita libro|autore=Luca Beltrami|titolo=La "destra mano" di Leonardo da Vinci e le lacune nella edizione del Codice Atlantico|url=https://books.google.it/books?id=3LRFAQAAMAAJ&printsec=frontcover |città=Milano|editore=Alfieri & Lacroix|anno=1919|SBN=LO10488855|cid=Beltrami 1919b}}
* {{Cita libro |autore=Ettore Verga |titolo=Bibliografia vinciana (1493-1930) |editore=Zanichelli |città=Bologna |anno=1931 |sbn=UBO0237327}}
* {{Cita libro |autore=Alberto Lorenzi |autore2=Pietro Marani |titolo=Bibliografia vinciana (1964-1979) |editore=Giunti-Barbera |città=Firenze |anno=1982 |sbn=SBL0603434}}
* {{Cita libro |autore=Giulia Bologna |titolo=Leonardo a Milano |editore=De Agostini |città=Novara |anno=1982 |sbn=SBL0611778}}
* {{Cita libro |autore=Serge Bramly |titolo=Leonardo da Vinci (1988) |url=https://archive.org/details/leonardodavincil0000na |traduttore=M. Salemi Cardini |editore=Mondadori |città=Milano |anno=1990 |isbn=978-88-04-32747-9}}
* {{Cita libro |autore=Alberto Carlo Carpiceci |titolo=L'architettura di Leonardo |editore=Bonechi |città=Firenze |annooriginale=1978 |anno=1984 |edizione=2 |sbn=CFI0009572}}
* {{Cita libro |autore=Marco Carpiceci |titolo=Leonardo: la misura e il segno |città=Roma |anno=1986}}
* {{Cita pubblicazione |autore=[[Emilio Cecchi]] |titolo=Considerazioni su Leonardo |rivista=Lo smeraldo. Rivista letteraria e di cultura |volume=anno VI |numero=n. 3, "Numero speciale dedicato a Leonardo" |anno=1952 |mese=maggio |sbn=CAG0064230 |cid=Cecchi}}
* {{Cita libro |autore=[[André Chastel]] |titolo=Arte e Umanesimo a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico |editore=Einaudi |città=Torino |anno=1964}}
* {{Cita libro |autore=Renzo Cianchi |titolo=Vinci Leonardo e la sua famiglia. Con Appendice di documenti inediti. (Mostra della scienza e tecnica di Leonardo) |anno=1953 |editore=Industrie Grafiche Italiane Stucchi |città=[[Milano]]}}
* {{Cita libro|autore=[[Benedetto Croce]]|sezione=Leonardo filosofo. Conferenza|url=https://archive.org/details/saggifilosofici03croc/page/212/mode/2up|titolo=Saggio sullo Hegel seguito da altri scritti di storia della filosofia|città=Bari|editore=Gius. Laterza & figli|anno=1913|annooriginale=1910|pp=213-240|cid=Croce}}
* {{Cita libro |autore=Antonio de Beatis |titolo=Relazione del viaggio del cardinale Luigi d'Aragona |città=Friburgo in Brisgovia |anno=1905}}
* {{Cita libro |lingua=fr |autore=[[Charles de Tolnay]] |titolo=Remarques sur la Joconde |rivista=Revue des Arts |anno=1951}}
* {{Cita libro |lingua=fr |autore=[[Eugène Delacroix]] |giornale=Journal |città=Parigi |anno=1863}}
* {{Cita libro |autore=Angela Ottino Della Chiesa |titolo=L'opera completa di Leonardo pittore |città=Milano |anno=1967}}
* {{Cita pubblicazione|autore=[[Antonio Favaro]]|titolo=Note vinciane|url=https://archive.org/details/attidelrealistitutoveneto79/page/404/mode/2up |rivista=Atti del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti|volume=vol. LXXIX/2|anno=1920|pp=405-432|issn=1124-2523|cid=Favaro}}
* {{Cita libro |autore=[[Francesco Flora]] |titolo=Storia della Letteratura italiana |volume=II |città=Milano |anno=1947}}
* {{Cita libro |autore=[[Martin Kemp (storico dell'arte)|Martin Kemp]] |titolo=Leonardo. Nella mente del genio |editore=Einaudi |città=Torino |anno=2006 |isbn=978-88-06-17837-6}}
*
* {{Cita news|autore=[[Giovanni Paolo Lomazzo]] |titolo=Idea del Tempio della pittura |url=https://archive.org/details/gri_ideadeltempi00loma |città=Milano |anno=1590}}
*
* {{Cita libro |curatore=Pietro Cesare Marani |curatore2=Maria Teresa Fiorio |titolo=Leonardo. Dagli studi di proporzioni al [[Trattato della pittura]]. Catalogo della mostra (Milano, 7 dicembre 2007-2 marzo 2008)}}
* {{Cita news|autore=Pietro Montorfani |titolo=Leonardo poeta. Una provocazione in versi |volume=LX |data=luglio-dicembre 2010 |pp=7-16}}
* {{Cita libro|autore=[[Charles Nicholl]]|titolo=Leonardo da Vinci: The Flights of the Mind|url=https://archive.org/details/leonardodavincif00nich/page/n5/mode/2up|città=London|editore=Allen Lane|anno=2004|lingua=en|ISBN=0-713-99493-2|cid=Nicholl}}
* {{Cita libro |autore=Carmelo Occhipinti |titolo=Leonardo da Vinci e la corte di Francia. Fama, stile, ecfrasi |città=Roma |editore=Carocci |anno=2011 |ISBN=88-430-5745-6}}
* {{Cita libro |autore=Carlo Pedretti |titolo=Leonardo architetto |città=Milano |anno=1978 |ISBN=88-435-2519-0}}
* {{Cita libro |autore=Carlo Pedretti |titolo=Leonardo & io |editore=Mondadori |città=Milano |anno=2008 |isbn=978-88-04-56005-0}}
* {{Cita libro |autore=Carlo Pedretti |titolo=Leonardo - Le Macchine |url=https://archive.org/details/leonardolemacchi0000pedr |editore=Giunti |città=Firenze|anno=1999|isbn=88-09-01468-5 |cid=Pedretti (1999)}}
* {{Cita libro |titolo=Raccolta vinciana |città=Milano |anno=1964}}
* {{Cita libro |lingua=en |autore=Mark Elling Rosheim |titolo=Leonardo's Lost Robots |url=https://archive.org/details/leonardoslostrob0000rosh |editore=Springer |anno=2006 |ISBN=3-540-28440-0}}
* {{Cita libro |lingua=fr |autore=Jan Sammer |titolo=L’invitation du roi, ''Léonard de Vinci et la France'' a cura di Carlo Pedretti |editore=CB Edizioni |anno=2009 |isbn=88-95-68612-8}}
* {{Cita libro |autore=Bruno Santi |titolo=Leonardo |serie=I protagonisti dell'arte italiana |editore=Scala Group |città=Firenze |anno=2001 |ISBN=88-8117-091-4}}
* {{Cita libro |autore=Paolo Senna |capitolo=«Aprendo li secreti mei». Leonardo e la pittura "vera scienzia" |titolo=Cultura umanistica e cultura scientifica: conflitto o integrazione? |curatore=Giorgio Olcese |città=Genova |editore=San Marco dei Giustiniani |anno=2004 |pp=316-335}}
* {{Cita libro |lingua=fr |autore=[[Osvald Sirén]] |titolo=Léonard de Vinci |città=Parigi |anno=1928}}
* {{Cita libro|autore=Raymond S. Stites|titolo=The Sublimations of Leonardo da Vinci|url=https://archive.org/details/sublimationsofle0000stit/mode/2up|altri=with a Translation of the Codex Trivulzianus|città=City of Washington|editore=Smithsonian Institution Press|anno=1970|lingua=en|SBN=SBL0701843|cid=Stites}}
* {{Cita libro |lingua=fr |autore=[[Hippolyte Taine]] |titolo=Voyage en Italie |volume=2 voll. |città=Parigi |anno=1965}}
* {{cita libro |autore=Dalila Tossani|titolo=Leonardo da Vinci. Il genio, l'artista, l'inventore|anno=2015|città=San Lazzaro di Savena|cid=cidTossani|ISBN=978-88-6574-834-3}}
* {{Cita libro |autore=[[Gustavo Uzielli]] |titolo=Ricerche intorno a Leonardo da Vinci |url=https://books.google.it/books?id=b_QDAAAAYAAJ&pg=PR3#v=onepage&q&f=false|volume=serie 1ª, vol. 1|edizione=2 |città=Torino |editore=Ermanno Loescher |anno=1896 |annooriginale=1872}}
* {{Cita libro|autore=Gustavo Uzielli|titolo=Ricerche intorno a Leonardo da Vinci|url=https://books.google.it/books?id=SOMNAAAAQAAJ&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false|volume=serie 2ª|città=Roma|editore=tipografia Salviucci|anno=1884|cid=Uzielli 1884}}
* {{Cita libro|autore=[[Giorgio Vasari]]|sezione=Vita di Lionardo da Vinci pittore et scultore fiorentino|titolo=Delle vite de' più eccellenti pittori, scultori et architettori|url=https://archive.org/details/levitedepiveccel02vasa/page/n41/mode/2up|edizione=2|volume=parte 3ª, vol. 1|città=In Fiorenza|editore=appresso i Giunti|anno=1568|annooriginale=1550|pp=1-11}}
* {{Cita libro |autore=Carlo Vecce |titolo=Leonardo da Vinci |altri=presentazione di Carlo Pedretti |editore=Salerno Editrice |città=Roma |anno=2006}}
* {{Cita libro|autore-contributo=Carlo Vecce|contributo=Per un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci|url=http://opar.unior.it/1779/1/2010_Un_ricordo.pdf|titolo=Studi di letteratura italiana in onore di Claudio Scarpati|curatore=Eraldo Bellini et al.|città=Milano|editore=Vita e pensiero|anno=2010|pp=133-149|ISBN=978-88-343-1829-4|cid=Vecce 2010}}
* {{Cita libro |autore=[[Lionello Venturi]] |titolo=Leonardo da Vinci e la sua scuola |città=Novara |anno=1941}}
* {{Cita libro |autore=Edoardo Villata |titolo=Leonardo |url=https://archive.org/details/leonardodavinci0000vill |editore=5 Continents Editions |città=Milano |anno=2005}}
* {{Cita libro |autore=Robert Wallace |anno=1972 |annooriginale=1966 |titolo=The World of Leonardo: 1452–1519 |editore=Time-Life Books |città=New York |cid=|lingua=en}}
* {{Cita libro |autore=[[Johann Wolfgang von Goethe]] |titolo=[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]] |città=Milano |anno=1999}}
* {{Cita libro |lingua=de |autore=Heinrich Wölfflin |titolo=Die klassische Kunst |url=https://archive.org/details/dieklassischekun00wlff |editore=Bruckmann |città=Monaco di Baviera |anno=1899 |sbn=LO10767644}}
== Voci correlate ==
;Luoghi
* [[Biblioteca Leonardiana]]
* [[
* [[Ecomuseo Adda di Leonardo da Vinci]]
* [[Il rivellino|Il Rivellino]]
* [[Maniero di Clos-Lucé]]
* [[Museo leonardiano di Vinci]]
* [[Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci]]
* [[Vinci]]
* [[
;Persone
* [[Andrea del Verrocchio]]
* [[Carlo Pedretti]]
* [[Francesco Melzi]]
* [[Giovanni Antonio Boltraffio]]
* [[Gian Giacomo Caprotti]]
* [[Giampietrino]]
* [[Luca Pacioli]]
* [[Ludovico il Moro]]
;Correnti artistiche
* [[Leonardeschi]]
* [[Rinascimento italiano]]
Riga 814 ⟶ 1 050:
** [[Rinascimento lombardo]]
* [[Maniera moderna]]
;Altro
* [[Architronito]]
* [[Automa cavaliere]]
* [[Camera oscura leonardiana]]
* [[Codici di Leonardo da Vinci]]
* [[Disegni grotteschi di Leonardo da Vinci]]
* [[Festa del Paradiso]]
* [[Ritratto lucano]]
* [[Studi di cavalli di Leonardo da Vinci]]
* [[Studi di Leonardo per il Cenacolo]]
* [[Trattato della pittura]]
* [[Viola organista]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Codici di Leonardo da Vinci}}
{{Storia dell'arte di Milano}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|arte|biografie|
<!-- EVENTUALI CATEGORIE AGGIUNTIVE VANNO INSERITE NELLA "CATEGORIA:LEONARDO DA VINCI" NON QUI. -->
[[Categoria:Leonardo da Vinci| ]]
[[Categoria:Pittori italiani del XV secolo]]
[[Categoria:Pittori italiani del XVI secolo]]
[[Categoria:Scultori italiani del XV secolo]]
[[Categoria:Scultori italiani del XVI secolo]]
[[Categoria:Artisti di scuola fiorentina]]
[[Categoria:Aforisti italiani]]
[[Categoria:Architetti rinascimentali]]
[[Categoria:Pittori italiani del Rinascimento]]
[[Categoria:Ingegneri italiani del XV secolo]]
[[Categoria:Ingegneri italiani del XVI secolo]]
[[Categoria:Teorici dell'arte]]
[[Categoria:Deisti]]
[[Categoria:Accademia neoplatonica]]
[[Categoria:Italiani emigrati in Francia]]
[[Categoria:Personalità commemorate nella Basilica di Santa Croce]]
[[Categoria:Uomini universali]]
[[Categoria:Ritrattisti]]
[[Categoria:Autori di favole]]
|