Cosimo de' Medici: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|descrizione=altri omonimi|titolo=Cosimo de' Medici (disambigua)}}
{{Aristocratico
{{Monarca
|nome = Cosimo de' Medici "il Vecchio"
|immagine = Pontormo - Ritratto di Cosimo il Vecchio - Google Art Project.jpg|thumb|200px
|legenda = [[Pontormo]], ''[[Ritratto di Cosimo il Vecchio]]'', [[Pittura a olio|olio]] su [[Pittura su tavola|tavola]], 1519/1520 circa, [[Galleria degli Uffizi|Uffizi]]<hr />''Note allo stemma araldico qui di seguito'':<ref>{{cita web|url=https://curiositasufirenze.wordpress.com/2012/04/12/lo-stemma-dei-medici-le-palle-che-cambiano-di-numero/|titolo=Lo stemma dei Medici: le “palle” che cambiano di numero|sito=curiositasufirenze.wordpress.com|accesso=18 novembre 2016}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Stemma_Medici_|titolo=Lo stemma Medici|sito=www.palazzo-medici.it|accesso=18 novembre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161119060849/http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Stemma_Medici_|dataarchivio=19 novembre 2016}}</ref>
|legenda = [[Pontormo]]. ''[[Ritratto di Cosimo il Vecchio]]'', [[pittura ad olio|olio su tela]], 1518-1520 ca, [[Galleria degli Uffizi]]
|stemma = Coat of arms of Cosimo il Vecchio (type 2).svg
|titolo = Signore di Firenze
|titolo = [[Sovrani di Toscana#Medici (1434-1494)|Signore di Firenze]]
|regno = [[1434]]-[[1464]]
|sottotitolo = (''[[de facto]]'')
|predecessore = Nessuno
|periodo =
|successore= [[Piero il Gottoso]]
|inizio reggenza = 6 ottobre [[1434]]
|nome completo = Cosimo di Giovanni de' Medici
|fine reggenza = 1º agosto [[1464]]
|altrititoli = Il Vecchio
|successore = [[Piero il Gottoso]]
|titolo2 = [[Gonfaloniere di Giustizia (Firenze)|Gonfaloniere di Giustizia]]
|periodo2 = * gennaio [[1435]] –<br />febbraio [[1435]] (I)
* gennaio [[1439]] –<br />febbraio [[1439]] (II)
|titolo3 = [[Priore|Priore dell'Arte del Cambio]]
|periodo3 =
|inizio reggenza3 = [[1415]]
|fine reggenza3 = [[1415]]
|nome completo = Cosimo di Giovanni de' Medici, detto ''il Vecchio''
|altrititoli = ''[[Pater Patriae]]''<ref>Titolo onorifico ''post mortem''.</ref>
|data di nascita = 27 settembre [[1389]]
|luogo di nascita = [[Firenze]]
|data di morte = {{Calcola agosto [[età3|1464]]|8|1|1389|10|27}}
|luogo di morte = [[Villa medicea di Careggi]]
|luogo di sepoltura = [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)]]
|luogo di sepoltura = [[Cappelle medicee]], [[Firenze]]
|dinastia = [[De' Medici]]
|dinastia = [[Medici]]
|padre = [[Giovanni di Bicci de' Medici]]
|madre = [[Piccarda Bueri]]
|consorte = [[Contessina de' Bardi]]
|figli = [[Piero il Gottoso|Piero]]<br />[[Giovanni di Cosimo de' Medici|Giovanni]]<br />[[Carlo di Cosimo de' Medici|Carlo]]<br />(illegittimo)
|religione = [[Chiesa cattolica|CattolicaCattolicesimo]]
|motto reale = ''[[Festina lente]]''
|}}
}}
{{Bio
|Nome = Cosimo di Giovanni de'
|Cognome = de' Medici
|ForzaOrdinamento= Medici ,Cosimo de'
|PostCognome = detto '''il Vecchio''' o ''pater patriae''
|PostCognome =, detto '''il Vecchio''' o ''[[Pater Patriae]]''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Firenze
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|Attività2 = banchiere
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , primo signore ''de facto'' di Firenze e primo ''uomo di Stato'' di rilievo della famiglia [[Medici]].
}} Pur non avendo mai ricoperto alcuna carica di rilievo nella città (che si mantenne sempre istituzionalmente una [[Repubblica di Firenze|Repubblica]]), egli si poté considerare il massimo uomo di Firenze all'indomani della morte del padre [[Giovanni di Bicci de' Medici|Giovanni]] (dal quale raccolse l'eredità economica), e in particolare con il ritorno glorioso dall'[[esilio]] nel [[1434]]. Capo del partito mediceo, fautore della fortuna della famiglia e del [[banco]] fiorentino, porrà le basi per la futura ascesa, nel 1530, dei Medici quali [[ducato di Firenze|duchi di Firenze]]
}}
 
Grazie alla sua politica moderata, egli riuscì a conservare il potere per oltre trent'anni fino alla morte, gestendo lo Stato in modo silenzioso attraverso suoi uomini di fiducia e permettendo, in questo modo, il consolidamento della sua famiglia al governo di Firenze. Abile diplomatico, riuscì a capovolgere le alleanze politiche italiane all'indomani della morte di [[Filippo Maria Visconti]], facendo alleare Firenze con l'antica rivale Milano (guidata ora dall'amico [[Francesco Sforza]]) contro la [[Repubblica di Venezia]], risolvendo le guerre decennali italiane con la stipulazione della [[pace di Lodi]] del 1454.
== Biografia ==
 
Amante delle arti, Cosimo investì gran parte del suo enorme patrimonio privato (dovuto all'oculatissima gestione del [[Banco dei Medici|Banco di famiglia]]) per abbellire e rendere gloriosa la sua città natale, chiamando artisti e costruendo edifici pubblici e religiosi. Appassionato della [[Umanesimo|cultura umanistica]], fondò l'[[Accademia neoplatonica]] e favorì l'indirizzo speculativo dell'[[umanesimo fiorentino]] del secondo Quattrocento. Per i suoi meriti civili, all'indomani della sua morte la Signoria lo proclamò ''Pater Patriae'', cioè «Padre della Patria». La fama di Cosimo continuò a essere generalmente positiva nel corso dei secoli (eccetto [[Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi|Simondo Sismondi]] che vedeva in Cosimo il tiranno, soppressore delle antiche libertà repubblicane), in quanto la sua amministrazione della Repubblica gettò le basi per il periodo aureo che toccò il culmine sotto il governo del nipote, [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo il Magnifico]].
=== Origini famigliari e formazione (1389-1410) ===
 
Figlio di [[Giovanni di Bicci]] e di [[Piccarda Bueri]]<ref name=":0">{{Cita|Kent-DBI}}</ref>, fu educato presso il circolo umanista del monastero dei Camaldolesi, ove apprese il [[latino classico|latino]], il [[greco antico|greco]], l'[[lingua araba|arabo]] e nozioni teologico-filosofiche, oltreché artistiche<ref>{{Cita|Young|p. 57}}</ref>. L'educazione principale fu però impartita dal padre Giovanni, figlio di Averardo de' Medici, che nel corso della sua vita era riuscito a diventare il finanziatore della [[Chiesa Romana]] e a creare un'immensa fortuna economica, rinforzando di conseguenza la posizione dei Medici a Firenze<ref>{{Cita web|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-di-bicci-de-medici/|titolo = Mèdici, Giovanni di Bicci de'|accesso = 24 settembre 2015|editore = Enciclopedia Treccani online}}</ref>. I suoi due figli, Lorenzo e Cosimo, lo affiancarono presto nella gestione degli affari economici famigliari, rivelando doti notevoli nell'arte della mercatura
== Biografia ==
[[File:Bronzino-Giovanni-di-Medici-cropped.jpg|left|thumb|317x317px|[[Agnolo Bronzino]], ''Giovanni di Bicci de' Medici'', [[Pittura a olio|pittura ad olio]], 1559-1569 ca, [[Galleria degli Uffizi]].]]
=== Origini familiari e formazione (1389-1410) ===
Figlio di [[Giovanni di Bicci de' Medici|Giovanni di Bicci]] e di [[Piccarda Bueri]]<ref name=":0">{{Cita|Kent}}.</ref>, Cosimo fu educato presso il circolo [[Umanesimo|umanista]] del [[Monastero di Camaldoli|monastero]] dei [[Congregazione camaldolese|Camaldolesi]] dove, sotto la guida di [[Roberto de' Rossi]]<ref>{{Cita|Vespasiano da Bisticci|p. 246}}.</ref>, apprese il [[Lingua latina|latino]], il [[Lingua greca antica|greco]], l'[[lingua araba|arabo]] e nozioni [[Teologia|teologico]]-[[Filosofia|filosofiche]], oltreché [[Arte|artistiche]]<ref>{{Cita|Young|p. 57}}.</ref>. Sensibile alla nuova cultura, Giovanni permise inoltre che il figlio continuasse a frequentare i circoli umanistici anche dopo la fine del ciclo di studi, entrando in confidenza con [[Poggio Bracciolini]], [[Carlo Marsuppini]] e [[Ambrogio Traversari]]<ref>{{Cita|Hale|p. 12}}.</ref>. Oltre alla formazione umanistica, Cosimo ricevette, secondo la tradizione familiare, nozioni di mercatura e [[finanza]] dal padre Giovanni che, nel corso della sua vita, era riuscito a diventare il finanziatore della [[Chiesa cattolica|Chiesa romana]] e a creare un'immensa fortuna economica, rinforzando di conseguenza la posizione dei Medici a [[Firenze]]<ref>{{Cita|Hale|pp. 10-11}}.</ref>.
[[File:Giovanni di Bicci de' Medici Portrait by Agnolo Bronzino.jpg|left|thumb|[[Agnolo Bronzino]], ''Giovanni di Bicci de' Medici'', [[pittura a olio]], 1559-1569 circa, [[Galleria degli Uffizi]]]]
 
==== Giovanni de' Medici e la Curia Pontificia (1410-1420) ====
{{Vedi anche|Giovanni di Bicci de' Medici}}
===== Concilio di Costanza =====
Nel 1414 Cosimo, che sarebbe stato nominato [[priore|priore di Firenze]] l'anno seguente<ref name=":3">{{Cita|Cosimo il Vecchio}}.</ref>, accompagnò l'[[antipapa Giovanni XXIII]] (al secolo Baldassarre Cossa, esponente della fazione "pisana" durante il [[Scisma d'Occidente|Grande scisma d'Occidente]]) al [[Concilio di Costanza]]. Probabilmente Cosimo si trovò in compagnia degli umanisti Poggio Bracciolini e [[Leonardo Bruni]]<ref>{{Cita|Kent}}:{{Citazione|gli uffici del banco lo seguirono nel 1414 al concilio di Costanza, al quale si ritiene che il M. abbia partecipato accompagnato da Poggio Bracciolini e da Leonardo Bruni.}}</ref>, all'epoca al servizio di Giovanni presso la [[Corte pontificia|curia pontificia]]<ref>{{Cita|Young|p. 56}}.</ref>. Nel marzo 1415, dopo che Giovanni XXIII cadde in disgrazia e fu imprigionato a [[Heidelberg]], Cosimo si allontanò da [[Costanza (Germania)|Costanza]], viaggiando prima in [[Germania]] e [[Francia]] e ritornando a Firenze solo nel 1416<ref>{{Cita|Vernon|p. 30}} e {{Cita|Vespasiano da Bisticci|p. 247}}.</ref>, data in cui sposò la giovane [[Contessina de' Bardi]], rampolla di una delle famiglie più antiche e insigni di Firenze<ref>Come delinea {{Cita|Vannucci|pp. 10-11}}, il matrimonio tra Cosimo e Contessina fu felice e ben impostato su d'un'"armonia complementaria". La moglie di Cosimo, infatti, oltre a gestire la casa e a curare i figli, aiutò il marito a gestire i traffici commerciali dell'ormai influente banco mediceo, che aveva ramificazioni in tutta Europa.</ref>. Nel 1417, dopo l'elezione di [[Papa Martino V|Martino V]], un agente del padre di Cosimo si occupò della liberazione del Cossa, pagandone il riscatto di 30&nbsp;000 fiorini<ref name=":2">{{Cita|Giovanni de' Medici}}.</ref> e ottenendone il rilascio l'anno dopo<ref name=":1">{{Cita|Young|p. 43}} e {{Cita|Kent}}.</ref>. Con la morte dell'antipapa, Cosimo e il padre furono nominati esecutori delle volontà testamentarie, curando a Firenze la realizzazione del [[Tomba|sepolcro]] del papa deposto nel [[Battistero di San Giovanni (Firenze)|Battistero di San Giovanni]], opera di [[Donatello]] e [[Michelozzo]]<ref name=":1" />.
 
===== Il ConcilioBanchieri di CostanzaMartino V =====
Nonostante l'amicizia che legava Giovanni con il Cossa, i Medici non persero il favore del nuovo pontefice [[Papa Martino V|Martino V]], il romano Oddone Colonna eletto papa dal Concilio. Questi, per la restaurazione del [[Stato Pontificio|dominio temporale pontificio]], aveva bisogno di un grande prestito finanziario in quanto vi erano numerosi signorotti che, approfittando della debolezza papale, si erano slegati dalla fedeltà al pontefice<ref>{{Cita|Bianca}}{{Citazione|Avendo come principale obiettivo la ricostituzione dello Stato pontificio, M. procedette a riconoscere situazioni già esistenti, tentando tuttavia di ribadire l'autorità pontificia e al tempo stesso di regolare la riscossione dei censi: proprio da Mantova, ad esempio, confermò i privilegi a Terracina (7 novembre 1418), conferì per un triennio il vicariato di Imola a Ludovico Alidosi (13 novembre), quello di Forlì a Giorgio Ordelaffi (29 novembre); ridusse a tre anni il vicariato a Malatesta Malatesta, che invece Gregorio XII aveva concesso senza limiti temporali (29 gennaio 1419); nel gennaio 1419 nominò duca di Spoleto Guidantonio da Montefeltro, con il quale avrebbe mantenuto stretti rapporti tanto da concedergli in moglie nel 1424 la nipote Caterina Colonna.}}</ref>. Pertanto si rivolse anche lui ai Medici, i cui interessi economici a Roma si consolidarono notevolmente, con la nomina nel 1420 di [[Bartolomeo de' Bardi]], socio di Giovanni, quale gestore degli affari e dei conti della [[Curia romana|Curia]]<ref name=":0" />.
Nel [[1414]] Cosimo, che verrà nominato [[priore|priore di Firenze]] l'anno seguente<ref name=":1">{{Cita web|autore = |url = http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Cosimo_il_Vecchio|titolo = Cosimo il Vecchio (1389-1464)|accesso = 10 maggio 2015|editore = |data = 2007|sito = www.palazzo-medici.it}}</ref>, accompagnò l'[[antipapa Giovanni XXIII]] (al secolo Baldassarre Cossa, esponente della fazione "pisana" durante il [[Grande scisma d'Occidente]]) al [[Concilio di Costanza]]. Probabilmente Cosimo si trovò in compagnia dei due umanisti toscani [[Poggio Bracciolini]] e [[Leonardo Bruni]]<ref name=":0" />, all'epoca al servizio di Giovanni presso la curia pontificia<ref>{{Cita|Young|p. 56}}</ref>. Nel marzo [[1415]], dopo che Giovanni XXIII cadde in disgrazia e fu imprigionato ad [[Heidelberg]], Cosimo si allontanò da [[Costanza (Germania)|Costanza]], viaggiando prima in [[Germania]] e [[Francia]] e ritornando a Firenze solo nel 1416<ref>{{Cita|Vernon|p. 30}}</ref>, data in cui sposò la giovane [[Contessina de' Bardi]], rampolla di una delle famiglie più antiche e insigni di Firenze<ref>Come delinea {{Cita|Vannucci|pp. 10-11}}, il matrimonio tra Cosimo e Contessina fu felice e ben impostato su d'un'armonia complementaria. La moglie di Cosimo, infatti, oltre a gestire la casa e a curare i figli, aiutò il marito a gestire i traffici commerciali dell'ormai influente banco mediceo, che aveva ramificazioni in tutta Europa.</ref>. Nel 1417, dopo l'elezione di [[Papa Martino V|Martino V]], un agente del padre di Cosimo si occupò della liberazione del Cossa, pagandone il riscatto e ottenendone il rilascio l'anno dopo<ref name=":0" /><ref name=":2">{{Cita|Young|p. 43}}</ref>. Con la morte dell'antipapa, Cosimo e il padre furono nominati esecutori delle volontà testamentarie, curando la realizzazione del [[sepolcro]] del papa deposto nel [[battistero di Firenze]]<ref name=":0" /><ref name=":2" />.
 
==== Nascita del partito mediceo e fortuna del Banco Medici ====
===== Banchieri di Martino V =====
Nel 1420 Giovanni de' Medici si ritirò dalla vita economica attiva<ref>{{Cita|Kent}}{{Citazione|Egli si era comunque ritirato dall’effettiva direzione del banco nel 1420 lasciando il suo posto ai figli, il M. [Cosimo] e Lorenzo.}}</ref><ref group="N">In {{Cita|Machiavelli|''Istorie fiorentine'', IV, 16}} si viene a sapere che Giovanni de' Medici in punto di morte (avvenuta nel 1429, all'età di sessantanove anni) ricordò a Cosimo e a Lorenzo di praticare sempre la giustizia e la virtù, sia in ambito privato sia politico, mirando non a togliere, ma a dare alla comunità.</ref>, lasciando in mano ai figli [[Lorenzo il Vecchio|Lorenzo]] e Cosimo la gestione del [[Banco dei Medici]]<ref name=":0" />. Il vero artefice dell'ulteriore espansione della rete finanziaria medicea fu però Cosimo: questi aprì [[Filiale|filiali]] a [[Bruges]], [[Parigi]], [[Londra]] e nel resto delle principali città d'Europa, permettendo di acquisire un patrimonio talmente enorme da poter manipolare, nel silenzio, la vita politica della sua città. Si manifestò, infatti, fin dai primi incarichi politici (missioni diplomatiche a [[Ducato di Milano|Milano]] nel 1420; [[Repubblica di Lucca|Lucca]] nel 1423 e [[Bologna]] nel 1424<ref name=":3"/>), quella proverbiale prudenza di Cosimo che troverà piena realizzazione nel suo governo trentennale. Nonostante ciò, anche in questo decennio Cosimo mostrò notevole tatto politico, cercando di non far pesare eccessivamente la sua ricchezza economica e accontentandosi di poche cariche<ref group="N">Alla morte del padre Giovanni, Cosimo era l'uomo più ricco della città. Nonostante la ricchezza, per non attirarsi le invidie delle altre famiglie fiorentine, Cosimo non ostentò mai questa fortuna. A dimostrazione di questa linea diplomatico-culturale, Cosimo affidò all'architetto [[Michelozzo]] l'edificazione di un modesto Palazzo in [[Via Cavour (Firenze)|Via Larga]], l'attuale [[Palazzo Medici Riccardi]] (''cfr.'' {{Cita|Cesati|p. 23}}).</ref>. In questo periodo entrò a far parte dei [[Dieci di balia]] e degli [[Ufficiali del banco]], incaricati della gestione del finanziamento della guerra della [[Repubblica di Firenze|Repubblica fiorentina]] contro la città di [[Lucca]] tra il 1429 e il 1433<ref name=":0"/><ref>{{Cita|Hale|p. 21}}.</ref>.
Nonostante l'amicizia che legava Giovanni con il Cossa, i Medici non persero il favore del nuovo pontefice [[Martino V]], il romano Oddone Colonna eletto papa dal Concilio. Questi, per la restaurazione del [[Stato Pontificio|dominio temporale pontificio]], aveva bisogno di un grande prestito finanziario in quanto vi erano numerosi signorotti che, approfittando della debolezza papale, si erano slegati dalla fedeltà al pontefice<ref>{{Cita|Bianca}}{{Citazione|Avendo come principale obiettivo la ricostituzione dello Stato pontificio, M. procedette a riconoscere situazioni già esistenti, tentando tuttavia di ribadire l'autorità pontificia e al tempo stesso di regolare la riscossione dei censi: proprio da Mantova, ad esempio, confermò i privilegi a Terracina (7 novembre 1418), conferì per un triennio il vicariato di Imola a Ludovico Alidosi (13 novembre), quello di Forlì a Giorgio Ordelaffi (29 novembre); ridusse a tre anni il vicariato a Malatesta Malatesta, che invece Gregorio XII aveva concesso senza limiti temporali (29 gennaio 1419); nel gennaio 1419 nominò duca di Spoleto Guidantonio da Montefeltro, con il quale avrebbe mantenuto stretti rapporti tanto da concedergli in moglie nel 1424 la nipote Caterina Colonna}}</ref>. Pertanto si rivolse anche lui ai Medici, i cui interessi economici a Roma si consolidarono notevolmente, con la nomina nel [[1420]] di [[Bartolomeo de' Bardi]], socio di Giovanni, quale gestore degli affari e dei conti della [[Curia romana|Curia]]<ref name=":0" />.
 
[[File:Botticelli, adorazione dei magi uffizi.jpg|miniatura|[[Sandro Botticelli]]<br />''Adorazione dei Magi'', 1475 circa, <br />Galleria degli Uffizi, Firenze. <br />Cosimo de' Medici è il personaggio posto al centro della scena, nell'atto di offrire i doni a [[Gesù|Gesù bambino]].]]
==== Direttore del Banco Medici e prime mosse politiche (1420-1430) ====
Cosimo cominciò, quando era ancora in vita il padre, a fondare la propria influenza grazie a una costante opera di egemonizzazione delle cariche pubbliche, attraverso il ricorso spregiudicato a [[clientelismo|pratiche clientelari]] e [[corruzione]]; ma fu solo dopo la morte di Giovanni, nel 1429, che Cosimo si trovò a essere il capofamiglia e il rappresentante degli interessi medicei in Firenze<ref>{{Cita|Hale|p. 20}}.</ref>. Grazie alla ricchezza e al suo prestigio come [[Mecenatismo|mecenate]] Cosimo creò, attraverso anche matrimoni e alleanze di varia natura, un vero e proprio partito politico in grado di formare un'alleanza contro lo strapotere della fazione degli [[Oligarchia|oligarchi]] guidata dagli [[Albizzi]]:
Nel 1420 Giovanni de' Medici si ritirò dalla vita economica attiva<ref>{{Cita|Kent}}{{Citazione|Egli si era comunque ritirato dall’effettiva direzione del banco nel 1420 lasciando il suo posto ai figli, il M. [Cosimo] e Lorenzo}}</ref><ref>In {{Cita|Machiavelli|pp. 193-192}} si viene a sapere che Giovanni de' Medici morì nel 1429, all'età di sessantanove anni, dopo aver ricordato a Cosimo e a Lorenzo di praticare sempre la giustizia e la virtù, sia in ambito privato e politico, mirando non a togliere, ma a dare alla comunità.</ref>, lasciando in mano dei figli [[Lorenzo il Vecchio|Lorenzo]] e Cosimo la gestione del [[Banco dei Medici|Banco Medici]]<ref name=":0" />. Il vero artefice dell'ulteriore espansione della rete finanziaria medicea fu però Cosimo: questi aprì [[Filiale|filiali]] a [[Bruges]], [[Parigi]], [[Londra]] e nel resto delle principali città d'Europa, permettendo di acquisire un patrimonio talmente enorme da poter manipolare, nel silenzio, la vita politica della sua città. Si manifestò, infatti, fin dai primi incarichi politici (missioni diplomatiche a [[Ducato di Milano|Milano]] nel 1420; [[Repubblica di Lucca|Lucca]] nel 1423 e [[Bologna]] nel 1424<ref name=":1" />), la proverbiale prudenza di Cosimo, che troverà piena realizzazione nel suo governo trentennale. Nonostante ciò, anche in questo decennio, Cosimo mostrò notevole tatto politico, cercando di non far pesare eccessivamente la sua ricchezza economica e accontentandosi di poche cariche. In questo periodo entrò a far parte dei [[Dieci di balia]] e degli [[Ufficiali del banco]], incaricati della gestione del finanziamento delle guerre della [[Repubblica fiorentina]]<ref name=":0" />. Per il resto, Cosimo fondò la propria influenza grazie ad una costante opera di egemonizzazione delle cariche pubbliche, attraverso il ricorso spregiudicato a [[clientelismo|pratiche clientelari]] e [[corruzione]]. I candidati vicini alla famiglia, pur dovendo trovare una legittimazione nel sistema elettorale cittadino, raggiungevano le rispettive cariche pubbliche, all'apice della fazione mediceo (a partire dagli [[anni 1930|anni trenta]] del [[XV secolo]]), rigorosamente attraverso l'appoggio diretto di Cosimo o dei suoi fidati<ref name=":0" />.
 
{{Citazione|Il nucleo del partito, o fazione, era formato dai membri dei vari rami della famiglia stessa che si allineavano al seguito della superiore forza finanziaria ed esperienza politica della famiglia di Giovanni. Esso era poi ampliato da una serie di ben architettati matrimoni che legavano i Medici a famiglie inferiori come ricchezza, ma più ricche di prestigio: i [[Bardi (famiglia)|Bardi]], i [[Salviati (famiglia)|Salviati]], i [[Cavalcanti]], i [[Tornabuoni]]. Si era poi ulteriormente esteso con l'acquisto di una cerchia di vari gruppi di "amici", i quali se non erano influenti erano però numerosi, e identificavano i propri interessi con quelli dei Medici in cambio della loro protezione.|{{Cita|Hale|p. 20}}}}
==== Esilio e trionfo (1433-1434): scontro con gli oligarchi ====
{{Vedi anche|Storia di Firenze#Tumulto dei Ciompi|Storia di Firenze#L'ascesa degli Albizi}}[[File:Cosimo.jpg|thumb|left|La statua di Cosimo de' Medici nel cortile degli [[Uffizi]] a [[Firenze]]]]
Così, mentre numerose famiglie entravano nel partito mediceo, altre iniziarono a vedere in lui una minaccia e, tra il sottomettersi a Cosimo o sfidarlo apertamente, scelsero la seconda strada. In particolare le antiche e ricchissime famiglie degli [[Albizzi]] e degli [[Strozzi]] furono a capo della fazione anti-medicea. Queste erano riuscite a prendere il potere a Firenze dal 1382, con la fine dell'esperimento del governo del popolo minuto insediatosi in seguito alla [[Rivolta dei Ciompi]]. Per quasi cinquant'anni, le famiglie aristocratiche furono guidate con autorità da [[Maso degli Albizzi]], il quale rafforzò la sua dittatura interna con la conquista di Pisa del 1406 e la vittoria sulle truppe di [[Giangaleazzo Visconti]]. A Maso succedette il figlio [[Rinaldo degli Albizzi|Rinaldo]], che condivise il potere con altri due grandi magnati: [[Niccolò da Uzzano]] e [[Palla Strozzi]]. All'alba del 1430, Rinaldo e Palla Strozzi si accorsero della grave minaccia che costituiva Cosimo per il loro dominio e cercarono di intervenire esiliando con qualche pretesto il ricco banchiere, conati falliti a causa dell'opposizione dell'Uzzano<ref>{{Cita|Cesati|p.23}}</ref>. Quando però questi morì nel 1432, l'opposizione all'arresto di Cosimo venne meno e l'Abizzi e lo Strozzi procedettero all'incarcerazione presso il [[Palazzo dei Priori]] il 5 settembre [[1433]]<ref name=":0" />, incolpandolo di aspirare alla dittatura<ref>{{Cita|Montelli-Gervaso|p. 205}}</ref>. In questo frangente di pericolo per la famiglia Medici, si temette per la vita di Cosimo, tanto che il fratello [[Lorenzo il Vecchio|Lorenzo]] lo credette ucciso in occasione della cattura.<ref>Come sottolinea {{Cita|Kent}} nella voce biografica, in questo contesto Cosimo ebbe un importante ruolo (insieme al cugino Averardo) nella guerra contro [[Repubblica di Lucca|Lucca]], finanziata largamente dai prestiti dei Medici</ref>.
 
Difatti, allearsi con alcune famiglie patrizie (si ricordi il matrimonio del fratello [[Lorenzo il Vecchio|Lorenzo]] con Ginevra Cavalcanti, quello di Cosimo stesso con [[Contessina de' Bardi]] e poi, dei suoi figli [[Piero il Gottoso|Piero]] con [[Lucrezia Tornabuoni]] da un lato, e di [[Giovanni di Cosimo de' Medici|Giovanni]] con Ginevra degli Alessandri dall'altro<ref>{{Cita|Walter}}.</ref>) era necessario perché i Medici, visti come ''[[Nuovi ricchi|parvenu]]'' dall'aristocrazia fiorentina, avessero quel prestigio necessario volto alla conquista del potere.
Incarcerato su ordine del [[Gonfaloniere]] Guadagni, Cosimo si rifiutò di mangiare il cibo passatogli dagli aguzzini, in quanto temeva di essere avvelenato. Riuscito ad ottenere che gli fosse portato il cibo da casa, Cosimo riuscì poi a corrompere con una grossa cifra di denaro il suo guardiano, Federico Malavolti, ottenendo di avere delle comunicazioni con l'esterno e favorire una sollevazione filo-medicea presso la popolazione. Il governo oligarchico, temendo il peggio, decise di commutare la pena dalla carcerazione all'esilio<ref>{{Cita|Cesati|p.24}}</ref>.
 
==== Esilio da Firenze ====
Scrive il [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] nelle ''[[Istorie fiorentine]]'':
{{Vedi anche|Storia di Firenze#Tumulto dei Ciompi|Storia di Firenze#L'ascesa degli Albizi}}
{{Citazione|Rimasa Firenze vedova d'uno tanto cittadino e tanto universalmente amato, era ciascuno sbigottito; e parimente quelli che avevano vinto e quelli che erano vinti temevano.|''Istorie fiorentine'' IV, 30}}
[[File:Niccolo da Uzzano by Donatello - cast.jpg|thumb|[[Donatello]]<br />''[[Niccolò da Uzzano]]'', calco dall'originale nel [[Museo nazionale del Bargello]], Firenze.<br />Alleato di Rinaldo degli Albizzi, Niccolò fu anch'egli nemico di Cosimo, senza però condividere l'oltranzismo dell'alleato, che desiderava mandarlo a morte o in esilio<ref name="Cita|Cesati|p. 23">{{Cita|Cesati|p. 23}}.</ref>.|left]]
[[File:Benozzo Gozzoli, cappella dei magi, cosimo de' Medici.jpg|thumb|''Cosimo il Vecchio sulla mula bruna'', dettaglio degli affreschi di [[Benozzo Gozzoli]] nella [[Cappella dei Magi]], [[Palazzo Medici Riccardi]], Firenze (al suo fianco il figlio [[Piero il Gottoso]])]]
I nemici di Cosimo, come accennato prima, erano le antiche famiglie magnatizie degli [[Albizzi]] e degli [[Strozzi]], a capo della politica fiorentina da oltre cinquant'anni. Queste erano riuscite infatti a prendere il potere a Firenze dal 1382, con la fine dell'esperimento del governo del popolo minuto insediatosi in seguito alla [[Tumulto dei Ciompi|Rivolta dei Ciompi]]. Tra il 1382 e il 1417, le famiglie aristocratiche furono guidate con autorità da [[Maso degli Albizi (1343-1417)|Maso degli Albizzi]], il quale rafforzò la sua dittatura interna con la conquista di [[Pisa]] del 1406 e la vittoria sulle truppe di [[Gian Galeazzo Visconti|Giangaleazzo Visconti]]. Il prestigio in politica estera acquisito da Maso degli Albizzi cominciò a scemare col figlio [[Rinaldo degli Albizzi|Rinaldo]], che condivise il potere con altri due grandi magnati: [[Niccolò da Uzzano]] e [[Palla Strozzi]]<ref>Per l'inquadramento storico generale, si veda {{Cita|Bosisio|p. 269}}.</ref>. Difatti, le interminabili guerre contro [[Filippo Maria Visconti]] duca di Milano non facevano che dissanguare Firenze di denaro e di uomini, rendendo debole la posizione dei magnati e facilitando l'ascesa dei Medici e dei loro alleati<ref>{{Cita|Parks|p. 79}}.</ref>. All'alba del 1430, Rinaldo e Palla Strozzi si accorsero della grave minaccia che costituiva Cosimo per il loro dominio e cercarono di intervenire esiliando con qualche pretesto il ricco banchiere, conati falliti a causa dell'opposizione dell'Uzzano<ref name="Cita|Cesati|p. 23"/><ref>{{Cita|Machiavelli|''Istorie fiorentine'', IV, 27}}.</ref>. Quando però questi morì nel 1432, l'opposizione all'arresto di Cosimo venne meno<ref>{{Cita|Machiavelli|''Istorie fiorentine'', IV, 28}}: {{Citazione|[…]; ma seguita la pace [con Lucca], e con quella la morte di Niccolò da Uzano, rimase la città sanza guerra e sanza freno. Donde che sanza alcuno rispetto crebbono i malvagi umori; e messer Rinaldo, parendogli essere rimasto solo principe della Parte [de' nobili], non cessava di pregare e infestare tutti i cittadini i quali credeva potessero essere gonfalonieri, che si armassero a liberare la patria di quello uomo [cioè Cosimo] che di necessità, per la malignità di pochi e per la ignoranza di molti, la conduceva in servitù.}}</ref> e l'Albizzi e lo Strozzi procedettero all'incarcerazione presso il [[Palazzo Vecchio|Palazzo dei Priori]] il 5 settembre 1433<ref name=":0" />, incolpandolo di aspirare alla dittatura<ref>{{Cita|Montanelli-Gervaso|p. 205}}.</ref>. Lo stesso Cosimo raccontò in modo più dettagliato i particolari della sua cattura attraverso i ''Ricordi'' da lui scritti:
 
{{Citazione|Seguì che a dì 7, la mattina sotto colore di volere la detta pratica, [gli oligarchi] mandarono per me, e giunto in Palazzo trovai la maggior parte de' compagni e stando a ragionare, dopo buono spazio mi fu comandato per parte de' Signori, ch'io andassi su di sopra, e dal capitano de' fanti fui messo in una camera, che si chiama la Barberia, e fui serrato dentro.|Hale, p. 22}}In questo frangente di pericolo per la famiglia Medici, si temette per la vita di Cosimo, tanto che il fratello [[Lorenzo il Vecchio|Lorenzo]] lo credette ucciso in occasione della cattura<ref name=":0" />. Incarcerato su ordine del [[gonfaloniere]] [[Bernardo Guadagni]], Cosimo si rifiutò di mangiare il cibo passatogli dagli aguzzini, in quanto temeva di essere avvelenato. Dopo aver ottenuto che gli fosse portato il cibo da casa, con l'aiuto del guardiano, Federico Malavolti, Cosimo riuscì a corrompere con una grossa somma di denaro il gonfaloniere per il tramite di un suo familiare e a evitare così la condanna a morte<ref>{{Cita|Machiavelli|''Istorie fiorentine'', IV, 29}}.</ref>. Il governo oligarchico guidato da [[Rinaldo degli Albizzi]], scisso da opinioni diverse e sotto le pressioni di altri [[Antichi Stati italiani|Stati italiani]] favorevoli a Cosimo<ref group="N">{{Cita|Hale|p. 23}} ricorda infatti che Cosimo, grazie alla sua attività di banchiere, fosse riuscito a stringere numerose amicizie a [[Ferrara]] e a [[Venezia]], città che si offrirono di aiutarlo nel momento del bisogno. Inoltre, lo stesso [[papa Eugenio IV|Eugenio IV]] fece sapere che la Chiesa non avrebbe accettato che Cosimo, capo del banco mediceo che era la principale fonte finanziaria della Santa Sede, fosse condannato a morte, come ricordato da {{Cita|Parks|p. 86}}.</ref>, decise di commutare la pena in esilio<ref>{{Cita|Cesati|p. 24}} e {{Cita|Parks|p. 88}}.</ref>. Scrive il [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] nelle ''[[Istorie fiorentine]]'':
Cosimo si trasferì prima a [[Padova]] e poi a [[Venezia]] (dove lasciò al monastero [[benedettino]] di San Giorgio una collezione libraria e i disegni di [[Michelozzo]] per una nuova biblioteca e inoltre fu accolto dal [[doge]] [[Francesco Foscari]], suo amico), dove si trovava una importante filiale del banco mediceo. Ivi trascorse un esilio dorato come un monarca in visita ufficiale, e grazie alle sue potenti amicizie e alle buone riserve di capitali, poté ''oliare'' certi ingranaggi della [[Repubblica Fiorentina|Signoria]] per preparare il suo rientro: le istituzioni repubblicane, nel loro frenetico alternarsi, cambiarono nuovamente e questa volta Cosimo riuscì a riprendere le redini del potere facendo eleggere una [[balìa]] interamente filo-medicea, che lo richiamò appena un anno dopo la sua partenza esiliando i suoi oppositori. Cosimo non volle rientrare con la forza, ma aspettò sempre un richiamo ufficiale delle autorità cittadine<ref name=":0" />. Paradossalmente il bando dei Medici da Firenze finì per consolidare il potere di Cosimo. Molte corti europee (tra cui quella di [[Regno di Francia|Francia]], di [[Regno di Inghilterra|Inghilterra]] e quella [[Sacro Romano Impero|imperiale]]) disapprovarono, invece che salutare, l'azione repressiva della città. L'assenza di Cosimo (e del suo patrimonio) rivelò la necessità della presenza della famiglia a Firenze, nonché come si ponesse la questione di consolidare il potere e di dare un fondamento politico all'ormai raggiunta egemonia della parte medicea. L'entrata trionfale di Cosimo nel [[1434]], acclamato dal popolo, che preferiva i tolleranti Medici agli oligarchici e aristocratici Albizzi, segnò il primo trionfo della Casata.
 
{{Citazione|Rimasta Firenze vedova d'uno tanto cittadino e tanto universalmente amato, era ciascuno sbigottito; e parimente quelli che avevano vinto e quelli che erano vinti temevano.|{{Cita|Machiavelli|''Istorie fiorentine'', IV, 30}}}}
=== La signoria ''de facto'' (1434-1464) ===
==== La criptosignoria medicea ====
Avevamo già accennato precedentemente al metodo di governo di Cosimo. Fu però dopo la vittoria sugli Albizzi che egli esercitò quel metodo di governo che lo rese il padrone incontrastato della città di Firenze. Dopo aver spedito gli avversari a loro volta in esilio<ref>Rinaldo morirà ad Ancona nel 1442</ref>, si affermò come arbitro assoluto della politica fiorentina, pur senza coprire direttamente cariche (fu solamente due volte [[gonfaloniere di giustizia]]<ref>Esattamente, come si deduce da {{Cita|Kent}}, nel gennaio-febbraio 1435 e nel gennaio-febbraio 1439</ref>). Attraverso il controllo delle elezioni, del sistema tributario e la creazione di nuove magistrature (come il ''Consiglio dei Cento'') assegnate a uomini di stretta fiducia, pose le solide basi del potere della famiglia dei [[De' Medici|Medici]], rimanendo comunque formalmente rispettoso delle libertà repubblicane. Molti lo hanno definito un ''criptosignore'', che teneva le redini dello stato dal suo Palazzo in Via Larga, dove ormai si recavano gli ambasciatori in visita per trattare degli affari che contavano, dopo un fugace saluto di circostanza ai priori di [[Palazzo della Signoria]] che, come avveniva per le altre cariche dello stato, erano scelti fra i suoi. Si comportò con generosità e moderazione ma, ravvisandone la necessità, seppe anche essere spietato. Quando Bernardo d'Anghiari, accusato di un complotto, fu, per ordine dei priori, precipitato da una torre, Cosimo commentò: «Un nemico precipitato giù da una torre non giova a granché, ma neppure può far male». Aggiungendo: «Gli stati non si governano coi paternostri»<ref>Qualche decennio dopo questa frase fu commentata da [[Girolamo Savonarola]] in una delle sue prediche: «E se avete udito dire che "gli stati non si governano coi paternostri", rammentatevi che questa è la regola dei tiranni, la regola dei nemici di Dio e del ben comune, la regola per opprimere, e non per sollevare e liberare la città.»</ref><ref>{{Cita|Montanelli-Gervaso|p.205}}</ref>. Nessuna vera e propria contestazione si ebbe più della sua influenza, esercitata con saggezza attraverso famiglie come i [[Pitti (famiglia)|Pitti]] o i [[Soderini (famiglia)|Soderini]].
 
==== IlRitorno Concilioe ditrionfo Firenze (1439-1440)politico ====
[[File:Benozzo Gozzoli, cappella dei magi, Cosimo de' Medici and Carlo de' Medici.jpg|thumb|''Cosimo il Vecchio sulla mula bruna'', dettaglio degli affreschi di [[Benozzo Gozzoli]] nella [[Cappella dei Magi]], [[Palazzo Medici Riccardi]], Firenze (al suo fianco il figlio [[Piero il Gottoso]])]]
{{Vedi anche|Concilio di Firenze}}[[File:Verrocchio Cosimo de Medici.jpg|miniatura|Ritratto in marmo di Cosimo il Vecchio, attribuito ad [[Andrea del Verrocchio]].]]
Cosimo si trasferì prima a [[Padova]] e poi a [[Venezia]], dove si trovava una importante filiale del Banco Mediceo<ref>{{Cita|Cesati|p. 24}}.</ref>. Ivi trascorse un esilio dorato come un monarca in visita ufficiale, e grazie alle sue potenti amicizie e alle buone riserve di capitali, poté influenzare, seppur da lontano, le decisioni della instabile [[Repubblica di Firenze|Signoria]] oligarchica col fine di preparare il suo rientro<ref>{{Cita|Hale|p. 24}}. Più dettagliato il rapporto esposto da {{Cita|Kent}}:
Nel [[1439]], grazie a cospicue elargizioni in denaro, riuscì a convincere [[Papa Eugenio IV]] a spostare il [[concilio di Ferrara]] a Firenze, nel quale si stava discutendo l'unione tra [[chiesa latina]] e [[chiesa bizantina]], anche a causa della peste che minacciava Ferrara. L'arrivo dei delegati bizantini a Firenze, del papa, dell'Imperatore [[Giovanni VIII Paleologo]], con tutta una corte di colorati e bizzarri personaggi dall'Oriente, stimolò incredibilmente la fantasia della gente comune e ancora di più degli artisti fiorentini, tanto che da allora si iniziò a parlare di Firenze come della "nuova Roma". A questa pletora di letterati e prelati orientali, detentori di brandelli dell'antica cultura ellenica, corrispose una straordinaria fioritura di studi greci, con una costante presenza da allora di maestri di greco e di codici antichi nel [[Palazzo Medici]]. Di quel periodo abbiamo una vivace raffigurazione negli affreschi della [[Cappella dei Magi]] di [[Benozzo Gozzoli]], terminati all'epoca del figlio di Cosimo, [[Piero il Gottoso]].
[[File:San Lorenzo, tomba di Cosimo il Vecchio.JPG|thumb|La lastra tombale di Cosimo, chiesa di San Lorenzo]]
 
{{Citazione|Inoltre, la presenza internazionale del banco dei Medici e il suo legame con il Papato accrebbero molto l’influenza personale del M[edici] presso principi italiani ed europei, compresi i re di Francia e Inghilterra e l’imperatore, che disapprovarono l’azione fiorentina contro i Medici. }}
=== Politica estera ===
</ref>. Approfittando della crisi del regime oligarchico, la Repubblica decise, nell'agosto del 1434, di nominare una [[balìa]] interamente filo-medicea che, poco dopo il suo insediamento, lo richiamò a Firenze<ref name=":0" />. Paradossalmente il bando dei Medici da Firenze finì per consolidare il potere di Cosimo: l'influenza che Cosimo godeva sia presso le corti straniere, sia all'interno della stessa Firenze a causa delle sue fitte reti clientelari, non fece che indebolire progressivamente Rinaldo degli Albizzi e il governo a lui fedele<ref>{{Cita|Kent}}:{{Citazione|La lealtà dei sostenitori dei Medici rimasti a Firenze e la pressione sul governo cittadino da parte dei loro amici all’estero furono importanti per il mantenimento dell’influenza del M[edici] e per prepararne il rimpatrio.}}</ref>. L'entrata trionfale di Cosimo il 6 di ottobre<ref>{{Cita|Young|p. 63}}.</ref>, acclamato dal popolo, che preferiva i tolleranti Medici agli oligarchici e aristocratici Albizzi, segnò il primo trionfo della Casata<ref>{{Cita|Hale|p. 24}}.</ref>.
==== 1434-1447: la politica antiviscontea e la battaglia di Anghiari ====
In politica estera, Cosimo continuò la tradizionale politica d'alleanza con Venezia contro Milano, governata dai [[Visconti]]. In quel momento era duca il cinico [[Filippo Maria Visconti]] il quale, spinto sia dalle ambizioni di ricostruire il vasto dominio del padre Giangaleazzo, ma anche dalle insistenze degli esuli fiorentini ostili a Cosimo,<ref>«I suoi nemici furono a loro volta esiliati e i loro reiterati tentativi di ribellarsi con l'aiuto di Milano», da [http://www.treccani.it Treccani]</ref> rinnovò la guerra contro Firenze. Il Duca, nel 1435, mandò l'esercito guidato da Niccolò Piccinino in soccorso di Lucca, all'epoca nemica di Firenze. Firenze era minacciata direttamente e la Repubblica non aveva le forze sufficienti per contrastare l'attacco dei meneghini. La Repubblica fu salvata grazie all'intervento di [[Francesco Sforza]] (all'epoca al soldo dei Veneziani) nella battaglia di Barga (1437).<ref>{{Cita|Bosisio|pp. 362-363}}</ref>. Tra il 1437 e il 1440 gli scontri tra i due schieramenti divennero sempre più altalenanti, tra vittorie e sconfitte del Piccinino e dello Sforza (che nel frattempo aveva ottenuto alcuni benefici dal Visconti, promettendogli la mano della figlia [[Bianca Maria Visconti|Bianca Maria]], donna che sposerà poi nel 1441). Fu però nel 1440 che si arrivò allo scontro decisivo: l'esercito milanese, guidato dal Piccinino, fu però battuto nella [[Battaglia di Anghiari]] (29 giugno 1440) dal cugino di Cosimo, Bernadetto de' Medici, dal filo-mediceo [[Neri Capponi]]<ref name=":0" /> e da [[Micheletto Attendolo]]. I sette anni successivi videro un progressivo avanzamento della lega veneto-fiorentina: l'indebolimento del Visconti (favorito dall'atteggiamento caparbio di Piccinino) permise a Venezia di assoggettare Ravenna (1441), mentre i Fiorentini ottennero la dedizione della città di Sansepolcro<ref>{{Cita|Bosisio|p. 363}}</ref>.
 
=== Signoria ''de facto'' (1434-1464) ===
==== 1447-1464: il rovesciamento delle alleanze e la Pace di Lodi ====
==== Criptosignoria medicea ====
La morte di Filippo Maria nel 1447 e la successiva conquista del Ducato da parte di [[Francesco Sforza]] nel 1450, che ottenne i mezzi necessari grazie ai prestiti del Banco Mediceo, allontanò Firenze dall'alleanza con [[Venezia]], in quanto il Medici ne temeva un'ulteriore rafforzamento a discapito dell'indebolito Ducato di Milano<ref name="B364">{{Cita|Bosisio|p.364}}</ref>. Cosimo dovette lottare per far accettare questo cambio di fronte e legittimare agli occhi dei fiorentini il condottiero fattosi duca, che fu suo amico e sostenitore, fornendogli appoggio politico e militare. Questo rovesciamento di alleanze sarà tuttavia foriero di una nuova stagione di conflitti che ebbero fine solo con la [[pace di Lodi]] tra Firenze, Venezia, Milano, [[Regno di Napoli|Napoli]] e il Papato ([[1454]])<ref>{{Cita|Cesati|p. 25}}</ref>.
Dopo aver spedito gli avversari a loro volta in esilio<ref>Rinaldo morirà ad Ancona nel 1442.</ref>, Cosimo si affermò come arbitro assoluto della politica fiorentina, pur senza coprire direttamente cariche (fu solamente due volte [[Gonfaloniere di Giustizia (Firenze)|Gonfaloniere di Giustizia]]<ref>Esattamente, come si deduce da {{Cita|Kent}}, nel gennaio-febbraio 1435 e nel gennaio-febbraio 1439.</ref>). Attraverso il controllo delle elezioni, del sistema tributario e la creazione di nuove magistrature (come il [[Consiglio dei Cento (Firenze)|Consiglio dei Cento]]) assegnate a uomini di stretta fiducia, Cosimo pose le solide basi del potere della famiglia dei [[Medici]], rimanendo comunque formalmente rispettoso delle libertà repubblicane e mantenendo sempre una vita appartata e modesta come se fosse un privato cittadino<ref>{{Cita|Vespasiano da Bisticci|p. 250}}:
 
{{Citazione|...e bisognò a Cosimo durare gran fatica a mantenersegli [''i sostenitori della balìa che lo fecero rientrare dall'esilio''], e temporeggiare con loro; sempre dimostrare volere ch'eglino vi potessino quanto lui; e andò, cuoprendo questa sua autorità quanto eli poté nella città, e fece ogni cosa per non si scuoprire.}}
</ref>. Molti storici lo hanno definito un ''criptosignore''<ref group="N">Per la figura e l'ascesa politica di Cosimo, si veda: {{Cita|Kent, DBI}}. Riguardo al metodo di governo dei Medici tra il 1434 e il 1494, interessante è il saggio di {{Cita|Rubinstein}}, che mette in luce in ambito estero il termine di "criptosignoria". Nella storiografia italiana, fondamentali gli studi di {{Cita|Tabacco 1974|pp. 352-357}}, {{Cita|Sestan 1979|pp. 58-59}} e {{Cita|Ascheri 1994|pp. 290-291}}, che mettono in evidenza l'assoggettamento, da parte di alcuni signori, delle forme comunali, mantenendone le apparenze democratiche.</ref>, cioè un Signore che, benché non avesse alcun ruolo istituzionale, di fatto controllava lo Stato attraverso i suoi esponenti, adottando in tal modo una politica non troppo dissimile da quella di [[Augusto]] nella [[Repubblica romana]]<ref>Lo stesso {{Cita|Kent}}, senza pur nominare Augusto, si rifà al modello del ''princeps'' nella Roma repubblicana:
 
{{Citazione|Ma soprattutto la posizione del M[edici] a Firenze dipendeva, come quella dei ''principes civitatis'' della Roma repubblicana, da quella indefinibile qualità alla quale Vespasiano da Bisticci si riferiva come "autorità".}}
</ref>. Cosimo infatti teneva le redini dello Stato dal suo Palazzo in Via Larga, dove ormai si recavano gli ambasciatori in visita per trattare degli affari di Stato, dopo un fugace saluto di circostanza ai priori di [[Palazzo Vecchio|Palazzo della Signoria]], scelti fra i sostenitori dei Medici<ref>{{Cita|Parks|p. 126}}.</ref>. Nella gestione del potere, Cosimo si comportò con generosità e moderazione ma, ravvisandone la necessità, seppe anche essere spietato. Quando Bernardo d'Anghiari, accusato di un complotto fu, per ordine dei [[Priorato delle Arti|priori]], precipitato da una torre, Cosimo commentò: «Un nemico precipitato giù da una torre non giova a granché, ma neppure può far male» e aggiungendo che «gli stati non si governano coi paternostri»<ref>Qualche decennio dopo questa frase fu commentata da [[Girolamo Savonarola]] in una delle sue prediche: «E se avete udito dire che "gli stati non si governano coi paternostri", rammentatevi che questa è la regola dei tiranni, la regola dei nemici di Dio e del ben comune, la regola per opprimere, e non per sollevare e liberare la città.»</ref><ref>{{Cita|Montanelli-Gervaso|p. 205}}.</ref>.
[[File:Cosimo il Vecchio, Letter, Firenze V, 441.jpg|left|thumb|Una lettera di Cosimo de’ Medici per suo figlio [[Giovanni di Cosimo de' Medici|Giovanni]] datata 24 giugno 1442, [[Autografo|codice autografo]], [[Archivio di Stato di Firenze]], V, 441]]
 
==== Riforme istituzionali e basi del sostegno mediceo ====
Quando Cosimo rientrò a Firenze nel 1434 riuscì, grazie al potere della balìa a lui completamente legata da vincoli economici, a ottenere il controllo degli accoppiatori che, nel sistema delle elezioni dei cittadini alle cariche repubblicane, erano deputati alla loro estrazione e alla votazione da parte della Signoria<ref>{{Cita|Kent}}:{{Citazione|Le elezioni ai pubblici uffici furono controllate da Balie dominate da amici dei Medici, i quali acquisirono poteri straordinari: designavano accoppiatori di loro fiducia per riempire le Borse elettorali con i nomi dei sostenitori del Medici.}}</ref>. La creazione poi del [[Consiglio dei Cento (Firenze)|Consiglio dei Cento]], organo "mediatore" incaricato di vagliare le leggi prima che passassero nel [[Consiglio del popolo|Consiglio del Popolo]], determinò l'ulteriore rafforzamento del ruolo delle balìe filo-medicee in quanto anche lui aveva il compito di nominare i cittadini a precise cariche istituzionali<ref>{{Cita|Hale|p. 34}}.</ref>. A incrementare ulteriormente la posizione di prestigio dei Medici, bisogna ricordare anche la politica di promozione sociale di persone provenienti da ceti non abbienti<ref>{{Cita|Parks|p. 93}} ricorda che «il capo degli operai di una bottega della lana dei Medici alla fine era diventato gonfaloniere di giustizia».</ref> (politica che verrà portata avanti anche sotto il figlio Piero e il nipote [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo il Magnifico]]) e il mecenatismo nell'edilizia pubblica (si ricordi, per esempio, il sostegno finanziario del Banco Mediceo per la costruzione della cupola della [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore]], opera del [[Filippo Brunelleschi|Brunelleschi]]).
 
==== Politica estera ====
[[File:Giovanni battista foggini, Sant'Andrea Corsini guida i fiorentini nella battaglia di Anghiari (1685-1687), 04.JPG|thumb|[[Giovan Battista Foggini]], ''[[Andrea Corsini (santo)|Sant'Andrea Corsini]] guida i fiorentini nella battaglia di Anghiari'', 1685-1687, [[Cappella Corsini]], [[Basilica di Santa Maria del Carmine (Firenze)|Basilica di Santa Maria del Carmine]], Firenze. La vittoria fiorentina fu decisiva nel fermare l'avanzata delle truppe viscontee contro la città toscana.]]
 
===== 1434-1447: politica antiviscontea e battaglia di Anghiari =====
In politica estera, Cosimo continuò la tradizionale politica d'alleanza con Venezia contro Milano, governata dai [[Visconti]]. In quel momento era [[Ducato di Milano|duca]] [[Filippo Maria Visconti]] (1414-1447) il quale, spinto dalle ambizioni di ricostruire il vasto dominio del padre [[Gian Galeazzo Visconti|Gian Galeazzo]], ma anche dalle insistenze degli esuli fiorentini ostili a Cosimo, rinnovò la guerra contro Firenze. Il Duca, nel 1435, mandò l'esercito guidato da [[Niccolò Piccinino]] in soccorso di Lucca, all'epoca nemica di Firenze. Firenze, estremamente debole dal punto di vista militare, fu salvata grazie all'intervento di [[Francesco Sforza]] (all'epoca al soldo dei Veneziani, coalizzati con Firenze contro Milano) nella battaglia di Barga (1437)<ref>{{Cita|Bosisio|pp. 362-363}}; {{Cita|Machiavelli|''Istorie fiorentine'', V, 10}}.</ref>. Fu però nel 1440 che si giunse allo scontro decisivo: l'esercito milanese, guidato sempre dal Piccinino, fu battuto nella [[battaglia di Anghiari]] (29 giugno 1440) dall'esercito fiorentino guidato dal cugino di Cosimo, Bernadetto de' Medici, dal filo-mediceo [[Neri di Gino Capponi (1388-1457)|Neri di Gino Capponi]] e da [[Michele Attendolo|Micheletto Attendolo]]<ref name=":0" />. I sette anni successivi videro un progressivo avanzamento della lega veneto-fiorentina: l'indebolimento del Visconti (favorito dall'atteggiamento caparbio di Piccinino) permise a Venezia di assoggettare [[Ravenna]] (1441), mentre i Fiorentini ottennero la dedizione della città di [[Sansepolcro]], acquistata per {{formatnum:25000}} fiorini da [[papa Eugenio IV]]<ref>{{Cita|Bosisio|p. 363}}. La somma di {{formatnum:25000}} fiorini si può stimare equivalente a circa {{formatnum:2800000}} euro e {{formatnum:5000000000}} di lire italiane in uso fino al 2002.</ref>.
 
Dal punto di vista strettamente mediceo, estremamente importante fu l'anno 1435, per il fatto che Cosimo ebbe l'opportunità di conoscere personalmente Francesco Sforza, col quale strinse presto legami amichevoli<ref>{{Cita|Pizzagalli|p. 33}} e {{Cita|Young|p. 68}}.</ref> che saranno fondamentali per la svolta delle alleanze in seguito alla morte di Filippo Maria e alla conquista del ducato da parte del [[capitano di ventura]]<ref>{{Cita|Kent}}:{{Citazione|Nella sua voluminosa corrispondenza, sia ufficiale sia privata, il M[edici] dimostra un notevole interesse e una notevole competenza nella strategia militare. Definito «un condottiere d'huomini» (De Roover, 1953, p. 472), il M[edici] fu ammiratore dei più esperti capitani di ventura del suo tempo, che furono impiegati dal Comune fiorentino durante la guerra contro Lucca, tra il 1429 e il 1433. Strinse amicizia con Niccolò Mauruzzi da Tolentino, Micheletto Attendolo e, più tardi, con Francesco Sforza. Un componimento poetico pubblicato da Lanza e attribuito al M[edici] è indirizzato a Francesco Sforza e vi si esprime l'ammirazione per il condottiero secondo i principî che per il M[edici] erano necessari nella politica, nella vita e nell'arte.}}</ref>.
 
===== 1447-1464: rovesciamento delle alleanze e pace di Lodi =====
[[File:Pace di Lodi.png|left|thumb|L'Italia all'indomani della firma della pace di Lodi (1454)]]
{{Vedi anche|Pace di Lodi}}Gli anni seguenti alla morte di Filippo Maria (1447-1450) furono decisivi per l'ulteriore rafforzamento di Cosimo all'interno di Firenze. Il Medici, infatti, da un lato entrò in rotta con Venezia per questioni di carattere commerciale e finanziario<ref>{{Cita|Menniti Ippolito}}:{{Citazione|Le motivazioni dello scontro erano molteplici: alle contese territoriali tra Milano e Venezia, si aggiungevano i contrasti tra Firenze e Venezia in materia di presenza di mercanti toscani nei mercati orientali...}}</ref> e, dall'altro, aveva la necessità di un potente alleato che venisse in soccorso della famiglia Medici qualora fosse stata in pericolo. Inoltre, Cosimo temeva che un'eventuale vittoria della [[Repubblica di Venezia|Serenissima]] rafforzasse ulteriormente il suo potere militare a discapito dell'indebolito [[Ducato di Milano]], determinando una rottura della politica dell'equilibrio<ref>{{Cita|Bosisio|p. 364}}. Dello stesso parere anche {{Cita|Guicciardini|p. 85}}.</ref> e la cessazione dell'attività del Banco dei Medici in terra meneghina<ref group="N">{{Cita|Parks|p. 130}} ricorda la creazione di una filiale del Banco a Milano col fine di aiutare Francesco Sforza nella gestione del potere. Nel quadro del rovesciamento delle alleanze, infatti, lo Sforza e il Ducato di Milano erano geograficamente più vicini rispetto a Venezia, cosa per cui poteva risultare più conveniente stabilire buoni rapporti con Milano piuttosto che con la città lagunare, anche perché la guerra continua con uno Stato così potente era deleteria per l'erario fiorentino ({{Cita|Young|p. 82; p. 84}}).</ref>. La vittoria di Francesco Sforza e la sua proclamazione a duca di Milano (ottenuta grazie a numerose sovvenzioni economiche da parte di Cosimo<ref name="B364">{{Cita|Bosisio|p. 364}}.</ref>) permise al capofamiglia mediceo di ottenere un importante alleato, anche se dovette lottare per far accettare l'alleanza con l'odiata Milano<ref name=":0"/><ref>{{Cita|Young|p. 84}}.</ref>. Se il cambio d'alleanza fu inizialmente dettato principalmente per l'interesse della fazione medicea, l'opinione pubblica fiorentina si rivolse unanime contro Venezia allorché questa, irritata per i dissidi con Firenze, s'alleò con [[Ludovico di Savoia]], con [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso d'Aragona]] [[Regno di Napoli|re di Napoli]] e la [[Repubblica di Siena]]<ref name="B364"/>. L'alleanza di Venezia con quest'ultima, acerrima nemica di Firenze per il predominio in [[Toscana]], suscitò un'ondata di sdegno nella Signoria, spingendo definitivamente la politica estera fiorentina in direzione sforzesca<ref>{{Cita|Machiavelli|''Istorie fiorentine'', VI, 26}}.</ref>. La guerra che Venezia portò contro lo Sforza si protrasse stancamente fino al 1454, allorché fu stipulata la pace di Lodi grazie alla mediazione di Cosimo de' Medici e di [[papa Niccolò V]], quest'ultimo intimorito per la [[Assedio di Costantinopoli (1453)|caduta di Costantinopoli]] in mano a [[Maometto II]] dell'anno precedente<ref name="B364"/>.[[File:Firenze-bolla-unione.jpg|thumb|La [[Bolla pontificia|bolla]] ''Laetentur Coeli'' firmata, al termine delle sessioni conciliari (6 luglio 1439), da papa Eugenio IV e dall'imperatore Giovanni Paleologo. La bolla, scritta sia in [[Lingua latina|latino]] sia in [[Lingua greca antica|greco]], fu supervisionata dal dotto [[Congregazione camaldolese|monaco camaldolese]] [[Ambrogio Traversari]] e dal Bessarione<ref>{{Cita|Cappelli|p. 119}}.</ref>.]]
 
==== Concilio di Firenze ====
{{Vedi anche|Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze}}
Estremamente importante per il rafforzamento del prestigio di Cosimo all'interno e all'esterno di Firenze fu il Concilio Ecumenico che si tenne a Firenze nel 1439. In quell'anno, grazie a cospicue elargizioni in denaro, Cosimo riuscì a convincere [[papa Eugenio IV]] (già residente a Firenze dal 1434 a causa di una sommossa capeggiata dai [[Colonna (famiglia)|Colonna]] a Roma<ref>{{Cita|Hay}}:
 
{{Citazione|Gli effetti di tale espediente furono di breve durata, e l'incapacità del papa di controllare lo Sforza lo spinse a servirsi di [[Giovanni Maria Vitelleschi]], che con estrema brutalità sottomise i [[Colonna]] e i loro alleati. Davanti a loro nel 1434 il papa era dovuto scappare da Roma in barca lungo il corso del [[Tevere]] fino al mare, dove aveva preso una galera per [[Pisa]] e di lì si era recato a Firenze.}}
</ref>) a spostare il [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Concilio da Ferrara a Firenze]], nel quale si stava discutendo l'unione tra [[Chiesa cattolica|Chiesa latina]] e [[Chiesa ortodossa|Chiesa bizantina]]<ref>{{Cita|Hay}}:
 
{{Citazione|Frattanto i Greci, vale a dire l'imperatore Giovanni VIII Paleologo, il patriarca di Costantinopoli e circa ventidue vescovi, avevano dato inizio a Ferrara ai negoziati per la riunificazione proseguiti dopo il gennaio 1439 a Firenze, dove E[ugenio] aveva trasferito il concilio.}}
</ref>. La presenza di delegati ecclesiastici cattolici e ortodossi nella città toscana non era soltanto fonte di prestigio per la piccola Repubblica e, di conseguenza, per Cosimo, ma anche per la stessa economia: la presenza di un evento di importanza mondiale rivolse gli sguardi dei sovrani italiani ed europei su Firenze, oltreché degli stessi mercanti attirati da quell'ambiente cosmopolita<ref>{{Cita|Young|p. 72}}.</ref>.
 
L'arrivo dei delegati bizantini a Firenze, tra cui l'Imperatore [[Giovanni VIII Paleologo]] e il [[Patriarcato ecumenico di Costantinopoli|Patriarca di Costantinopoli]] [[Giuseppe II di Costantinopoli|Giuseppe]], con tutta una corte di colorati e bizzarri personaggi dall'Oriente, stimolò incredibilmente la fantasia della gente comune e ancora di più degli artisti fiorentini (in special modo [[Benozzo Gozzoli]] con il ciclo d'affreschi nella ''[[Cappella dei Magi]]''), tanto che da allora si iniziò a parlare di Firenze come della "nuova Atene". A questa pletora di letterati e prelati orientali, detentori dell'antica cultura ellenica, corrispose una straordinaria fioritura di studi della [[Platonismo|filosofia platonica]] e della [[letteratura greca]], avvenuta grazie alla costante presenza da allora di maestri originari di Costantinopoli (tra i quali spiccano per importanza [[Giorgio Gemisto Pletone]] e il futuro [[Bessarione (cardinale)|cardinal Bessarione]]) e alla raccolta di codici greci nella biblioteca personale di Cosimo a [[Palazzo Medici Riccardi|Palazzo Medici]]<ref>{{Cita|Cappelli|p. 117}}.</ref><ref>{{Cita|Young|p. 73}}.</ref>.
[[File:Pontormo - Ritratto di Cosimo il Vecchio - Google Art Project.jpg|left|thumb|[[Pontormo]]. ''[[Ritratto di Cosimo il Vecchio]]'', [[Pittura a olio|olio su tela]], 1518-1520 circa, [[Galleria degli Uffizi]]]]
 
=== Ultimi anni ===
==== Anni '50 ====
Negli ultimi anni si ritirava sempre più spesso in vita privata alla [[villa di Careggi]]. Fino alla fine continuò a seguire gli affari della famiglia, pur avendo lasciato la direzione del banco ai figli nel [[1453]], tanto che Piero lo descriveva ancora pochi mesi prima di morire come un "bene avventurato mercatante"<ref name=":0" />. Nonostante ciò, la sua attività politica si fece sempre meno sentire, lasciando in mano di [[Luca Pitti]] la direzione del governo della città per conto della sua famiglia, governo che si dimostrò però estremamente impopolare<ref name="B364" />. Tra le ultime iniziative politiche compiute da Cosimo vi fu la nomina di [[Poggio Bracciolini]] a Cancelliere della Repubblica (1454-1459), dopo che l'umanista fu costretto ad allontanarsi da Roma in seguito agli screzi con [[Lorenzo Valla]].
Al momento della stipulazione della pace di Lodi (1454), Cosimo aveva sessantaquattro anni. Afflitto dalla [[gotta]]<ref>{{Cita|Parks|p. 131}}.</ref> e avanzato ormai nell'età, il vecchio statista cominciò gradualmente a ridurre i suoi interventi nella politica interna e nella gestione degli affari economici del Banco. Nonostante questo progressivo defilarsi dalla scena pubblica, Cosimo continuò comunque a seguire le vicende della propria famiglia. Benché avesse lasciato la direzione del Banco al secondogenito [[Giovanni di Cosimo de' Medici|Giovanni]] e ai figli del deceduto fratello Lorenzo nel 1453<ref>{{Cita|Young|p. 53}}.</ref>, il primogenito Piero lo descrisse ancora pochi mesi prima di morire come un "bene avventurato mercatante"<ref name=":0" />. Nella sfera propriamente politica, Cosimo lasciò le principali incombenze nelle mani di [[Luca Pitti]], il cui governo si dimostrò però estremamente impopolare<ref name="B364"/> nella risoluzione del dissesto economico della Repubblica dopo anni di guerra, stato che provocò agitazioni e la congiura (fallita) di Piero Ricci nel settembre del 1457<ref group="N">{{Cita|Hale|p. 54}}. Gli anni '50. a causa del conflitto, di un'epidemia di [[peste]] nel 1448 e un terremoto del 1453, aveva ridotto al lastrico l'economia fiorentina. A causa di queste difficoltà, i nemici di Cosimo cercarono di riportare le votazioni al ballottaggio e non col sistema mediceo degli accoppiatori. La congiura prima e il fallito ''golpe'' costituzionale poi permisero a Cosimo di rafforzare ulteriormente la sua posizione in città (''cfr.'' {{Cita|Parks|pp. 128-129}}).</ref>. Tra le ultime iniziative politiche compiute da Cosimo vi fu la nomina di [[Poggio Bracciolini]] a [[Cancelliere di Firenze|Cancelliere della Repubblica]] (1454-1459), dopo che l'umanista fu costretto ad allontanarsi da Roma in seguito a degli screzi col giovane [[Lorenzo Valla]]<ref>{{Cita|Cappelli|pp. 210-211}}.</ref>.
 
==== Lutti familiari e morte ====
Sul lato strettamente privato, un fatto dolorosissimo colse Cosimo alla vigilia della sua morte: il decesso del secondogenito Lorenzo, nel 1463. Nonostante gli avesse dato parecchio dispiacere per la condotta di vita, Cosimo pianse amaramente il figlio scomparso<ref>{{Cita|Cesati|p. 27}}</ref>. Entrato in una fase depressiva, Cosimo preparò la sua successione affiancando al malato figlio Piero alcuni suoi stretti collaboratori, quali [[Diotisalvi Neroni]]<ref name="med29">{{Cita|Cesati|p. 29}}</ref>. Unica gioia negli ultimi anni di vita fu la presenza del giovanissimo nipote [[Lorenzo il Magnifico|Lorenzo]], del quale ammirava l'intelligenza e lo spirito.<ref name="med29" /> Alla sua morte (1º agosto 1464) la Signoria fece scrivere ''Pater Patriae'' sulla lastra della sua tomba (come il titolo concessogli ''post mortem'' per decreto cittadino<ref>{{Cita|Cesati|p. 28}}{{citazione|Qui giace Cosimo de' Medici, per pubblico decreto padre della patria.|''Epitaffio''|Cosmus Medices hic situs est decreto publico pater patriae.|lingua=la}}</ref>), posta simbolicamente davanti all'altare della [[basilica di San Lorenzo (Firenze)|chiesa di San Lorenzo]], in un luogo che nelle basiliche cristiane era di solito riservato alle reliquie dei santi ai quali era dedicata la chiesa.
[[File:Tomb of Cosimo il Vecchio.jpg|thumb|La tomba di Cosimo il Vecchio, posta nella [[cripta]] della [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|basilica di San Lorenzo]], Firenze. Si può notare l'epigrafe che il figlio Piero scrisse per il padre, la cui traduzione risuona: «Piero de' Medici si curò di fare per il padre».]]
Cosimo, ai primi degli anni '60, aveva raggiunto la ragguardevole età di settant'anni. Poco prima di morire, Cosimo ebbe il dolore di veder morire il prediletto figlio Giovanni<ref>{{Cita|Parks|p. 132}}.</ref>, nel 1463. Nonostante gli avesse dato parecchio dispiacere per la condotta di vita, Cosimo pianse amaramente il figlio scomparso<ref>{{Cita|Cesati|p. 27}}.</ref>: da un lato perché Cosimo riponeva in lui tutte le speranze per la successione, visto il pessimo stato di salute in cui versava il primogenito Piero, continuamente afflitto dalla gotta; dall'altro, per la popolarità di cui Giovanni godeva in città<ref>{{Cita|Young|p. 106}}. Si ricorda inoltre un aneddoto, riportato in {{Cita|Machiavelli|''Istorie fiorentine'', VII, 6}}, secondo cui Cosimo, subito dopo la morte del figlio Giovanni, si sarebbe fatto portare in lettiga per le varie stanze del Palazzo di Via Larga commentando: «Questa è troppa gran casa a sì poca famiglia».</ref>.
 
Entrato in una fase [[Disturbo depressivo|depressiva]], Cosimo preparò la sua successione affiancando al malato figlio Piero alcuni suoi stretti collaboratori, quali [[Diotisalvi Diotisalvi|Diotisalvi Neroni]]<ref name="med29">{{Cita|Cesati|p. 29}}.</ref>. Unica gioia negli ultimi anni di vita fu la presenza del giovanissimo nipote [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo]], del quale ammirava l'intelligenza e lo spirito<ref name="med29" />: nonostante avesse soltanto quindici anni alla morte del nonno, Lorenzo era molto più maturo della sua età, cosa che spinse Cosimo, sul letto di morte, a raccomandare a Piero di dare a Lorenzo e al fratello di lui [[Giuliano de' Medici|Giuliano]] la migliore istruzione in campo politico<ref>{{Cita|Hake|p. 53}}.</ref><ref>{{Cita|Young|pp. 106-107}}.</ref>. La morte colse Cosimo il 1º agosto del 1464 nell'amata [[Villa medicea di Careggi|villa di Careggi]], ove il vecchio statista amava trascorrere periodi di riposo in compagnia di [[Marsilio Ficino]] e dei membri dell'[[Accademia neoplatonica]]<ref name=":0" />.
== Giudizi ==
La figura di Cosimo de' Medici fu una delle più celebri che la storia abbia mai avuto. L'elogio non è eccessivo, se si considerano i successi che Cosimo ottenne in ogni campo in cui svolse un'azione diretta, vale a dire la politica, la finanza, la diplomazia e il mecenatismo. Nonostante avesse oppresso ''[[de facto]] ''ogni iniziativa politica diversa da quella impostata dalla famiglia Medici, Cosimo gettò le basi della fortuna non soltanto della famiglia (continuate poi dal figlio Piero e dal nipote Lorenzo), ma anche di Firenze, concretizzando la sua attenzione attraverso una politica evergetica, dal sapore velatamente demagogico. La chiave del successo di Cosimo fu, di fatto, la moderazione: in una città come Firenze, ostile ad ogni tipo di dittatura, egli lasciò una parvenza di libertà, non ergendosi esplicitamente mai al di sopra degli altri uomini politici, ma comportandosi sempre come un modesto cittadino. Unico neo fu nella sua vita privata: la nascita del figlio illegittimo Carlo, avuto da una schiava [[circassa]] mentre si trovava in esilio a Venezia.
 
==== Funerali e Cosimo ''Pater Patriae'' ====
[[Francesco Guicciardini]], nelle sue ''Storie Fiorentine''<ref>{{Cita|Guicciardini|p. 93}}</ref>, tratteggiò così la figura del grande statista:
La morte di Cosimo de' Medici fu accolta con lutto e costernazione all'interno sia di Firenze, sia negli altri potentati della Penisola. La Signoria, in segno di riconoscenza, desiderava che Cosimo ricevesse un solenne funerale, come se fosse morto un capo di Stato. Il figlio Piero, però, volle che fossero rispettate le volontà paterne e che fosse sepolto come un cittadino privato. Nonostante ciò, il nuovo capofamiglia dei Medici non poté rifiutare l'onore che la Signoria e il popolo decisero di tributare a Cosimo scrivendo, nel 1465, l'iscrizione ''Pater patriæ'' sulla lastra della sua tomba realizzata dal [[Andrea del Verrocchio|Verrocchio]], lastra posta all'incrocio della navata centrale col transetto posto dinnanzi all'altare della [[basilica di San Lorenzo (Firenze)|Basilica di San Lorenzo]]<ref name=":3" />, in un luogo che nelle basiliche cristiane era di solito riservato alle [[Reliquia|reliquie]] dei santi ai quali era dedicata la chiesa<ref>L'intera vicenda del funerale e la dedicazione del titolo onorifico datogli ''post mortem'' è esposta in {{Cita|Young|p. 107}}.</ref>. La tomba si trova però nella cripta della Basilica.
 
== Politica culturale ==
{{Citazione|Fu tenuto uomo prudentissimo; fu ricchissimo più che alcuno privato, di chi s'avessi notizia in quella età; fu liberalissimo, massime nello edificare non da cittadino, ma da re. Edificò la casa loro di Firenze, San Lorenzo, la Badia di Fiesole, el convento di San Marco, Careggio...; e per lo stato grande, chè fu circa a trenta anni capo della città, per la prudenzia, per la ricchezza e per la magnificenzia ebbe tanta riputazione, che forse dalla declinazione di Roma insino a' tempi sua nessuno cittadino privato n'aveva avuta mai tanta...|Francesco Guicciardini, ''Storie fiorentine''}}
=== Premesse ===
Anche il [[mecenatismo]] fu un'arma nelle mani di Cosimo, intesa come fine investimento propagandistico. Proteggendo gli artisti, finanziando i letterati e patrocinando la costruzione di edifici pubblici, ne decretò la consacrazione a ''Pater patriæ'' con cui verrà conosciuto presso i posteri. La sua straordinaria saggezza fu quella di non far dissociare mai il suo nome da quello di Firenze, permettendo così di mostrarsi ai suoi concittadini come un benefattore della cittadinanza, piuttosto che come un [[Oligarchia|oligarca]] altezzoso. Inoltre, Cosimo si interessò anche del restauro di edifici esterni a Firenze, talvolta distanti dal capoluogo toscano migliaia di [[Chilometro|chilometri]]: il Collegio degli Italiani di [[Parigi]], andato distrutto; e l'Ospizio dei Pellegrini di [[Gerusalemme]]<ref name=":3" />.
 
=== Opere pubbliche ===
[[Niccolò Machiavelli]], nelle ''Istorie Fiorentine''<ref>Niccolò Machiavelli: ''Tutte le opere'', Sansoni editore, 1971. </ref>, fu più esaustivo del suo contemporaneo Guicciardini, elencando tutti i meriti e le opere buone compiute dal Medici. Ecco l'explicit del libro VII:
{{Vedi anche|Rinascimento fiorentino}}
[[File:Chiesa di san marco, firenze 11.JPG|left|thumb|La [[Basilica di San Marco (Firenze)|basilica di San Marco]] a Firenze, annessa all'antico convento domenicano]]
 
==== Convento di San Marco ====
{{Citazione|Non di meno morì pieno di gloria, e con grandissimo nome nella città e fuori. Tutti i cittadini e tutti i principi cristiani si dolgono con Piero suo figliuolo della sua morte, e fu con pompa grandissima da tutti i cittadini alla sepultura accompagnato, e nel tempio di San Lorenzo sepellito, e per publico decreto sopra la sepultura sua PADRE DELLA PATRIA nominato. Se io, scrivendo le cose fatte da Cosimo, ho imitato quelli che scrivono le vite de’ principi, non quelli che scrivono le universali istorie, non ne prenda alcuno ammirazione, perché, essendo stato uomo raro nella nostra città, io sono stato necessitato con modo estraordinario lodarlo.}}
Cosimo, sul versante delle opere destinate al culto, fece ricostruire il [[Museo di San Marco|convento di San Marco]] a metà degli anni '30<ref name=":0" />, incaricando del progetto il favorito [[Michelozzo]]<ref>{{Cita|Cesati|p. 26}}.</ref><ref>{{Cita|Parks|p. 109}}.</ref>, mentre commissionò al conventuale [[Beato Angelico]] la decorazione delle celle claustrali<ref>{{Cita|De Vecchi-Cerchiari|p. 136}}.</ref>, una delle quali fu destinata a suo uso qualora avesse avuto bisogno di meditare<ref>{{Cita|Young|p. 94}}.</ref>. In cambio dei {{formatnum:10000}} fiorini spesi per il restauro e per ogni oggetto (sacro o profano) necessario ai monaci<ref>{{Cita|Vespasiano da Bisticci|p. 252}}.</ref>, Cosimo convinse papa Eugenio IV a introdurre in quel monastero i [[Ordine dei frati predicatori|frati domenicani]], scacciando invece i [[Congregazione silvestrina|monaci silvestrini]] accusati di lassismo morale<ref>{{Cita|Parks|p. 108}}.</ref>. Cosimo, erede della libreria dell'umanista [[Niccolò Niccoli]], la trasportò nel convento di San Marco rendendo accessibile a chiunque la loro consultazione<ref>{{Cita|Vespasiano da Bisticci|pp. 252-253}}:{{Citazione|Non avendo Cosimo tanti libri che bastassino a una sì degna libreria, come è detta nella Vita di Nicolao Nicoli, tutti gli esecutori del testamento furono contenti per adempire la voluntà del testatore, che fussino in Santo Marco, a comune utilità di quelli che n'avessino bisogno; e in ogni libro, per memoria di chi fuorono, vi è come erano stati della redità di Nicolao Nicoli.}}</ref>.
 
==== Basilica di San Lorenzo ====
== Mecenatismo ==
Cosimo inoltre portò avanti i lavori a [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], iniziatisi nel 1419 dal padre e progettati da [[Filippo Brunelleschi]]<ref name=":4">{{Cita|De Vecchi-Cerchiari|p. 78}}.</ref>. Subito dopo la morte di Giovanni, nel 1429, assieme al fratello Lorenzo, incaricò [[Donatello]] del completamento e della decorazione della [[Sagrestia Vecchia]] (1428)<ref name=":4" />, assumendo con la morte di questi l'intero rifacimento della chiesa dedicata col nome del fratello defunto<ref name=":0" />.
[[File:Cappella dei magi, primo autoritratto di benozzo gozzoli.jpg|thumb|Autoritratto di [[Benozzo Gozzoli]].]]
=== Le arti figurative ===
{{Vedi anche|Rinascimento fiorentino}}Uomo colto e [[mecenatismo|mecenate]], Cosimo fu tra i primi signori a esercitare la [[magnificenza]] nelle arti e nell'architettura. Cosimo si circondò di letterati e [[umanesimo|umanisti]], raccolse libri rari e fece costruire a Firenze il [[Palazzo Medici]] e il [[Convento di San Marco]] a [[Michelozzo]] (commissionò al conventuale [[Beato Angelico]] la decorazione delle celle). Solo per la costruzione del convento domenicano Cosimo mise a disposizione la somma astronomica di 85.000 [[fiorini]] d'oro. Qui sistemò una parte della sua collezione di libri rari e la dotò della prima biblioteca pubblica di Firenze. Inoltre portò avanti i lavori a [[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], iniziati dal padre e progettati da [[Filippo Brunelleschi]].
 
==== Badia Fiesolana ====
Subito dopo la morte di Giovanni, nel 1429, assieme al fratello Lorenzo incaricò [[Donatello]] del completamento e della decorazione della [[Sagrestia Vecchia|sagrestia di San Lorenzo]], assumendo con la morte di questi l'intero rifacimento della chiesa dedicata al nome del fratello defunto. Anche a [[Milano]] fece costruire un palazzo a Michelozzo, con decorazioni di [[Vincenzo Foppa]]. Celeberrima è la commissione della decorazione della [[Cappella dei Magi|cappella]] privata all'interno del Palazzo Medici, opera di [[Benozzo Gozzoli]], con la raffigurazione della processione dei magi, metafora del percorso mondano e spirituale della famiglia all'insegna della devozione.
[[File:Le balze, veduta su badia fiesolana.JPG|sinistra|miniatura|Veduta della Badia Fiesolana]]
Antichissima chiesa risalente all'[[XI secolo]], successivamente distrutta in seguito alla sottomissione di [[Fiesole]] da parte di Firenze e poi ricostruita nel XV secolo, la [[Badia Fiesolana]] passò in mano prima dei [[Congregazione camaldolese|camaldolesi]], poi dei [[Ordine di San Benedetto|benedettini]] e infine degli [[Ordine di Sant'Agostino|agostiniani]] dopo il 1439. Fu proprio nel XV secolo che l'edificio e la comunità religiosa in generale conobbero il periodo di massimo splendore, grazie al mecenatismo di Cosimo de' Medici. Questi, nel 1456, incaricò Michelozzo e [[Filippo Brunelleschi]] di ristrutturare la chiesa e di abbellirla, oltre a dotare la comunità monastica di vari servizi all'avanguardia quali l'infermeria, e altri più ordinari quali invece il refettorio, varie sale per le riunioni dell'Ordine e, infine, una ricca biblioteca a usufrutto dei monaci<ref>Il contenuto della sezione è ricavabile dall'articolo sulla {{Cita|Badia Fiesolana}}.</ref>.
 
==== Fondazione della Biblioteca Laurenziana ====
Anche il mecenatismo fu un'arma nelle mani di Cosimo, intesa come fine investimento propagandistico: con la sua benevolenza nei confronti di artisti e poeti, obbligava la città a parlare con ammirazione di lui e si creava un sistema di debiti morali e di riconoscenza, che in politica contavano quanto quelli monetari. La sua straordinaria saggezza fu quella di non far dissociare mai il suo nome da quello di Firenze: così nessuno avrebbe pensato con invidia alla sua ricchezza, vendendola piuttosto in un'ottica di benevolenza verso il bene comune della città.
[[File:Biblioteca medicea laurenziana, sala di lettura di michelangelo, 01.jpg|thumb|[[Firenze]], [[Biblioteca Medicea Laurenziana|Biblioteca Laurenziana]], sala lettura]]
Nel 1444, Cosimo decise di rendere pubblico l'accesso della sua immensa biblioteca<ref>{{Cita|Young|p. 80}}.</ref>. [[Vespasiano da Bisticci]], curatore della [[Biblioteca Medicea Laurenziana|Biblioteca Medicea]] (poi soprannominata ''Laurenziana'' in quanto collegata colla [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|Basilica di San Lorenzo]]<ref>{{Cita|Biblioteca Medicea Laurenziana}}.</ref>), ci descrisse molto dettagliatamente non soltanto l'imponente numero dei manoscritti ivi custoditi (più di duecento<ref group="N">Il numero, riportato da {{Cita|Vespasiano da Bisticci|p. 255}}, è assai ragguardevole per l'epoca, in quanto l'invenzione della [[stampa a caratteri mobili]] da parte del tedesco [[Johannes Gutenberg|Gutenberg]] avverrà poco meno di dieci anni dopo, nel 1450 circa.</ref>), ma anche la cura e la sollecitudine con cui il Medici volle che fosse completata e arricchita il prima possibile. I volumi conservati spaziano dai [[Padri della Chiesa]] ([[Origene]], [[san Girolamo]], [[Gregorio Nazianzeno|san Gregorio di Nazianzo]], [[Lattanzio]], [[Papa Gregorio I|san Gregorio Magno]], [[Tommaso d'Aquino|san Tommaso d'Aquino]] e [[Bonaventura da Bagnoregio|san Bonaventura da Bagnoregio]], per esempio<ref>{{Cita|Vespasiano da Bisticci|pp. 255-256}}.</ref>) ai filosofi e scrittori dell'antica Grecia e Roma ([[Aristotele]], [[Tito Livio]], [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], [[Plutarco]], [[Valerio Massimo]], [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], [[Publio Terenzio Afro|Terenzio]], [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]], [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]], [[Tito Maccio Plauto|Plauto]] e [[Prisciano]], sempre per citarne alcuni<ref>{{Cita|Vespasiano da Bisticci|p. 256}}.</ref>).
 
=== Mecenatismo privato ===
Amò la vita di campagna, e in [[Mugello]] fece lavorare il suo architetto Michelozzo per ristrutturare le ville di famiglia del [[villa del Trebbio|Trebbio]], di [[villa di Cafaggiolo|Cafaggiolo]], oltre alla [[chiesa del Bosco ai Frati]]. A [[Careggi]] fece pure costruire la [[villa di Careggi|villa]] dove si svolse gran parte della sua vita familiare. Fu anche amico e benefattore di numerosi artisti, tra i quali Beato Angelico, Donatello, [[Filippo Lippi]], [[Paolo Uccello]]. Fu molto legato a [[Marsilio Ficino]], figlio del primo [[medico]] di famiglia dei Medici, con il quale rifondò l'[[Accademia neoplatonica]], luogo ideale per il ritrovo degli [[umanisti]], che potevano scambiarsi le varie teorie filosofiche. A Ficino arrivò a lasciare una casa a Firenze e una villa nei pressi di [[Careggi]]. [[Vespasiano da Bisticci]] affermava che Cosimo ebbe una «''bonissima peritia delle lettere latine''», essendo «''molto afectionato agli uomini dotti, et conversava volentieri con tutti, et maxime con frate Ambruoso degli Agnoli, con meser Lionardo d'Arezo, con [[Niccolò Niccoli|Nicolaio Nicoli]], con meser Carlo d'Arezo, con meser [[Poggio Bracciolini|Poggio]]''».<ref name=":0" />
Oltre alla costruzione di conventi e al patrocinio della cultura a favore del popolo fiorentino e della chiesa locale, Cosimo si dedicò anche alla realizzazione di ville e palazzi a uso personale, chiamandovi artisti di grido quali: Donatello, autore del celebre ''[[David (Donatello, bronzo)|David]]'' realizzato su commissione di Cosimo<ref name=":3" />; [[Filippo Lippi]], [[Paolo Uccello]], [[Luca della Robbia]], [[Lorenzo Ghiberti]], [[Desiderio da Settignano]], [[Andrea del Castagno]] e il già più volte citato Michelozzo<ref name=":3" />.
 
==== Palazzo di Via Larga e Cappella dei Magi ====
=== L'umanesimo ''instrumentum regni'' ===
[[File:Via larga stradano.jpg|thumb|[[Giovanni Stradano]], ''Giostra del Saracino in via Larga'', affresco, 1561, [[Palazzo Vecchio]] (sala di Gualdrada), Firenze. Il secondo palazzo sulla destra è l'attuale Palazzo Medici-Riccardi.]]
{{Vedi anche|Umanesimo}}Se oggi possiamo ammirare i grandi capolavori del Rinascimento, fu grazie sia al rinnovamento culturale perpetrato da [[Francesco Petrarca]] e favorito dai regimi rinascimentali poi nel corso del XV secolo. Infatti, l'[[umanesimo]] non fu soltanto un importante dal punto di vista strettamente culturale (riscoperta dei classici, sviluppo della scienza filologica, rivoluzione filosofica in base all'antropocentrismo), ma anche sul piano politico-pedagogico: i valori etici dell'antichità e la versatilità dell'ingegno che l'umanesimo favoriva era un ottimo mezzo per la formazione di un'eccellente classe dirigente al servizio dei principi. Inoltre, la promozione delle arti e del pensiero da parte di una determinata dinastia era un potente strumento di promozione della propria immagine. Nessuno dei principi italiani usarono e favorirono questo movimento a fini di promozione della propria immagine quanto i Medici, e Cosimo ne fu il primo e grande patrono.
Non appena divenne il capofamiglia, Cosimo decise di costruire un [[Palazzo Medici Riccardi|palazzo in Via Larga]], l'attuale [[Via Cavour (Firenze)|Via Cavour]], i cui lavori durarono circa dieci anni<ref>{{Cita|Young|p. 77}}.</ref>. Inizialmente, interpellò come architetto il Brunelleschi ma, visto il progetto sontuoso che l'artista gli presentò, Cosimo preferì chiamare al suo servizio Michelozzo, che invece gli presentò un disegno molto più modesto<ref group="N">Anche se, come ricorda {{Cita|Young|p. 113}}, il Palazzo era considerato troppo sontuoso per un semplice cittadino, visto che superava in splendore le regge degli stessi re di Francia e d'Inghilterra, oltreché dell'imperatore di Germania.</ref>: era necessario, infatti, non suscitare l'invidia dei nemici politici di Cosimo. La decisione è sintetizzata con queste parole da Pierluigi De Vecchi ed Edda Cerchiari:
 
{{Citazione|[Cosimo] continuava a improntare il suo comportamento a modelli derivati dallo [[stoicismo]] [[Marco Tullio Cicerone|ciceroniano]] (ricerca del bene comune e non del potere o del prestigio personali, moderazione, rifiuto dell'ostentazione). In tale chiave va interpretata la sobrietà delle opere di valenza anche pubblica da lui commissionate, come Palazzo Medici o il Convento di San Marco.|{{Cita|De Vecchi-Cerchiari|p. 127}}.}}
==== L'umanesimo: Petrarca e Boccaccio ====
L'artefice del rinnovamento fu il letterato Francesco Petrarca. Entusiasta ammiratore della prosa ciceroniana, dello stoicismo e dell'agostinianesimo platoneggiante, Petrarca sparse i frutti della sua rivoluzione culturale in tutte le aree italiane grazie alla fitta rete epistolare che tenne con i vari dotti. Petrarca promuoveva un ritorno all'antichità classica intesa nella sua dimensione originaria, e non più in funzione del cristianesimo: questo progetto di riscoperta culturale però presupponeva la correzione dei testi classici latini dagli errori dei copisti medievali. Quest'opera di ''emendatio'' gettò i segni della rinascita della [[Filologia|scienza filologica]]. Il progetto culturale di Petrarca trovò ampio spazio di margine all'interno anche di Firenze, dove un nutrito gruppo di ammiratori (Zanobi da Strada, Lapo da Castiglionchio e altri) cercava di imitare il ''praeceptor''. Il vero grande ''discipulus'' del Petrarca fu però [[Giovanni Boccaccio]] il quale impiantò i semi del movimento culturale all'interno della realtà fiorentina.
 
Vent'anni dopo la conclusione del Concilio, Cosimo pensò di eternare quell'evento (cui contribuirono economicamente i Medici) commissionando, nel 1459, a [[Benozzo Gozzoli]] la decorazione della [[Cappella dei Magi|cappella]] privata all'interno del Palazzo Medici, con la raffigurazione della processione dei [[Magi (Bibbia)|Magi]], metafora del percorso mondano e spirituale della famiglia e del partito mediceo all'insegna della devozione<ref>{{Cita|De Vecchi-Cerchiari|p. 128}}.</ref>.
==== L'umanesimo sotto gli Albizzi (1376-1434) ====
La lezione di Boccaccio e degli altri preumanisti fiorentini fu continuata da [[Coluccio Salutati]], cancelliere della Repubblica dal 1376 al 1406, anno della sua morte. Coluccio, vero e proprio anello tra i fondatori dell'umanesimo e la prima grande generazione operante nei primi decenni del XV secolo, trasmise l'amore per i classici ad un gruppo di giovani intellettuali ([[Niccolò Niccoli]], [[Poggio Bracciolini]], [[Leonardo Bruni]], [[Roberto de' Rossi|Roberto de'Rossi]]) nel circolo culturale di [[Santo Spirito (Firenze)|Santo Spirito]]. Convinto assertore dell'importanza del greco, Salutati invitò nel 1397 il nobile bizantino Manuele Crisolora a tenere dei corsi di greco antico presso lo Studium, affinché i suoi giovani allievi potessero apprendere la lingua di Platone e di Plutarco. L'umanesimo fiorentino, però, non era soltanto pura erudizione: esso intendeva formare una classe dirigente formata sull'etica classica, basata sul valore della libertà (la ''libertas'' fiorentina, come verrà
[[File:Francesco Filelfo - Imagines philologorum.jpg|thumb|Francesco Fileflo]]
esaltata sia da Salutati che dal Bruni, cancelliere della repubblica dal 1427 al 1444), del rispetto delle leggi e dell'impegno nella vita politica della cittadinanza. Inoltre, nonostante il fervore verso la cultura classica, il mito delle "tre corone" ([[Dante]], Petrarca e Boccaccio), non cessò mai del tutto, tanto che si arrivò (con la figura di [[Leon Battista Alberti]]) a celebrare la lingua volgare, mettendola alla pari con quella di Roma e Atene.
 
==== Ville medicee ====
==== Il passaggio tra due visioni dell'umanesimo: gli scontri con Filelfo ====
[[File:Villa di careggi 07.JPG|sinistra|miniatura|La Villa di Careggi, costruita da Michelozzo, vide Cosimo trascorrervi buona parte del suo tempo, oltre ad assistere alle riunioni dei neoplatonici fiorentini]]
Cosimo, giunto al potere, avversò però l'umanesimo improntato dagli Albizzi: ad un umanesimo di tipo prettamente civile e volgare, si sostituì uno più concentrato sulla dimensione filosofico-esistenziale e sull'esclusività della cultura classica. Benché la mentalità contemporanea non riesca ad afferrare pienamente l'importanza di questo cambio di rotta, l'uomo politico del XV secolo intravedeva un pericolo politico anche nelle differenti forme con cui un intellettuale proponeva il suo pensiero. Se Leonardo Bruni, con abilità politica, riuscì ad accettare il nuovo cambio di regime rimanendo (anche grazie al suo prestigio) nella carica di cancelliere, diversa sorte toccò all'Alberti e all'irrequieto [[Francesco Filelfo]]. Il primo si allontanò da Firenze nel 1434, in quanto promotore (nel 1431), del ''[[Certamen coronario]]'', cioè di una gara di poesia in volgare; il secondo, invece, osò leggere la Divina commedia nello ''Studium'' fiorentino (cioè l'università), suscitando le ire dell'umanista filo-mediceo [[Carlo Marsuppini]]. Filelfo, inoltre, era un aperto partigiano del partito degli Albizzi (subì anche un attentato, per alcuni organizzato dallo stesso Cosimo), tanto che aveva spinto questi ultimi ad attuare misure molto violente contro Cosimo e la sua clientela politica.<ref>[http://www.treccani.it Francesco Filelfo, ''Dizionario Biografico degli Italiani'']</ref>
Amante della vita di campagna, Cosimo diede inizio all'edificazione di alcune delle ville medicee, dove poter riposarsi dalla cura del governo e degli affari. Nel [[Mugello]], per esempio, fece ristrutturare da Michelozzo le ville di famiglia del [[Villa medicea del Trebbio|Trebbio]] e di [[Villa medicea di Cafaggiolo|Cafaggiolo]]<ref name=":3" />. A [[Villa medicea di Careggi|Careggi]] fece pure costruire la [[Villa medicea di Careggi|villa]] dove si svolse gran parte della sua vita familiare.
 
==== L'umanesimoUmanesimo mediceo (1434-1464) ====
{{Vedi anche|Umanesimo fiorentino}}
La politica culturale di Cosimo fu improntata, come già ricordato prima, alla promozione dell'immagine della sua casata e di Firenze stessa. Aiutato da intellettuali di primo calibro come il vecchio Niccolò Niccoli, il già citato Marsuppini (che succedette al Bruni come Cancelliere della Repubblica) e da [[Vespasiano da Bisticci]], Cosimo promosse la costituzione della biblioteca di famiglia e l'ulteriore incontro tra civiltà latina e quella greca in occasione del Concilio del 1439. L'incontro con i due dotti neoplatonici greci [[Giorgio Gemisto Pletone|Pletone]] e [[Basilio Bessarione|Bessarione]] diede a Cosimo l'idea di creare un fulcro per la diffusione delle teorie di Platone. L'intellettuale di maggior spicco della sua "corte" che lo aiutò in questo progetto fu [[Marsilio Ficino]], figlio del primo medico di famiglia dei Medici al quale Cosimo rimase legato da profondi vincoli d'amicizia, con il quale rifondò per l'appunto l'[[Accademia Neoplatonica|Accademia neoplatonica]], luogo ideale per il ritrovo degli umanisti, che potevano scambiarsi le varie teorie filosofiche. A favorire la diffusione della filosofia platonica fu però anche la scoperta del ''[[Corpus Hermeticum|Corpus hermeticum]]'' ad opera del suo privato scrittore, il monaco [[Leonardo Alberti de Candia]]. Conosciuto con lo pseudonimo di "Leonardo da Pistoia" fu incaricato da Cosimo di reperire per suo conto antichi manoscritti in lingua greca e latina nei territori appartenuti agli antichi stati Bizantini. Nel 1453 durante un viaggio in Macedonia, il monaco scoprì i quattordici libri del testo greco di Ermete Trismegisto. Si trattava della copia originale appartenuta a [[Michele Psello]], risalente all'XI secolo. Ritornato a Firenze, Leonardo da Pistoia consegnò il testo a Cosimo de' Medici che non più tardi del 1463 incaricò Marsilio Ficino di tradurre dal greco al latino. Il ''Corpus hermeticum'', composto da scritti dell'antichità, rappresentò la fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale.
==== Premesse ====
Se oggi possiamo ammirare i grandi capolavori del Rinascimento, fu grazie al rinnovamento culturale perpetrato da [[Francesco Petrarca]] e favorito poi dai regimi rinascimentali nel corso del XV secolo. Infatti, l'[[umanesimo]] non fu soltanto un fenomeno importante dal punto di vista strettamente culturale (riscoperta dei [[Letteratura latina|classici]], sviluppo della scienza [[Filologia|filologica]], rivoluzione filosofica in base all'[[antropocentrismo]]), ma anche sul piano politico-pedagogico: i valori etici dell'antichità e la versatilità dell'ingegno che l'umanesimo favoriva era un ottimo mezzo per la formazione di un'eccellente classe dirigente al servizio dei principi<ref>{{Cita|Cappelli|pp. 125-126}}.</ref>. Inoltre, la promozione delle arti e del pensiero da parte di una determinata dinastia era un potente strumento di promozione della propria immagine: Cosimo de Medici ne fu uno dei primi (se non il più grande) sostenitore.
 
==== Umanesimo elitario ====
[[File:Marsilio_Ficino,von_Leonardo_da_Vinci.jpg|thumb|331x331px|Marsilio Ficino]]
[[File:Annuncio dell'angelo a Zaccaria - Marsilio Ficino - Cristoforo Landino - Agnolo Poliziano.jpg|miniatura|[[Domenico Ghirlandaio]] (da sinistra a destra) ''Marsilio Ficino, [[Cristoforo Landino]] e [[Agnolo Poliziano]]'', particolare tratto dall{{'}}''Annuncio dell'angelo a [[Zaccaria (Nuovo Testamento)|Zaccaria]]'', [[affresco]], 1486-1490, [[Basilica di Santa Maria Novella]], Firenze]]
La politica culturale di Cosimo non era però dettata soltanto da una politica di ''marketing.'' Cosimo, infatti, era anche un fine letterato: Vespasiano da Bisticci affermava che Cosimo ebbe una «''bonissima peritia delle lettere latine''», essendo «''molto afectionato agli uomini dotti, et conversava volentieri con tutti, et maxime con frate Ambruoso degli Agnoli, con meser Lionardo d'Arezo, con Nicolaio Nicoli, con meser Carlo d'Arezo, con meser Poggio''»<ref name=":0" />. Inoltre, la sua forte religiosità e l'influsso dell'umanesimo cristiano (che già aveva trovato riscontro a Firenze con l'operato di Ambrogio Traversari e, in parte, di Coluccio Salutati) sono testimoniate anche da delle glosse su alcuni codici trattanti argomenti teologico-monastici.
La politica culturale di Cosimo fu improntata, come già ricordato prima, alla promozione dell'immagine della sua casata e di Firenze stessa. Aiutato da intellettuali di primo calibro come il vecchio [[Niccolò Niccoli]], il già citato [[Carlo Marsuppini|Marsuppini]] (che succedette a Leonardo Bruni come Cancelliere della Repubblica) e da [[Vespasiano da Bisticci]], Cosimo promosse un umanesimo profondamente distante da quello della prima metà del '400 fiorentino: non più civile e omaggiante nei confronti delle tre corone volgari ([[Dante Alighieri]], [[Francesco Petrarca]] e [[Giovanni Boccaccio]]), ma totalmente classicheggiante e impregnato di una profonda vocazione filosofica. Per questi motivi, infatti, Cosimo e il suo ''entourage'' si scontrarono con gli umanisti [[Leon Battista Alberti]] e [[Francesco Filelfo]]: il primo, "reo" di aver patrocinato il ''[[certame coronario]]'' sulla poesia lirica volgare nel 1441, fu costretto a lasciare Firenze<ref group="N">L'Alberti era fortemente critico verso il monolinguismo della cultura umanistica fiorentina che, con l'avvento di Cosimo nel 1434, era diventata l'espressione del rinnovamento culturale mediceo. Perciò fu costretto ad allontanarsi da Firenze per prendere la strada ecclesiastica. Si veda [[Umanesimo|Cappelli]], pp. 309-310.</ref>; il secondo, per aver letto Dante nello ''Studium'' nell'anno accademico 1431-32, fu l'oggetto di feroci invettive da parte di Niccolò Niccoli e di Carlo Marsuppini. Per comprendere le motivazioni di tale attenzione nei confronti della politica verso la realtà culturale dell'epoca, bisogna ricondursi alla dimensione "propagandistica" che la seconda serviva alla prima, come esposto chiaramente da Paolo Viti:
 
{{Citazione|Nel 1431-32 lesse e commentò - primo fra gli umanisti - Dante nello Studio, come palese atto di omaggio per il figlio più illustre di Firenze, in ossequio ad una politica culturale della fazione oligarchica dominante nella Repubblica, che proprio dalla riscoperta di Dante traeva, allora, uno dei principali motivi di affermazione civica: e per questa ''[[Lectura Dantis]]'' il F[ilelfo] si scontrò con la fazione medicea che, pretestuosamente, cercò di ostacolarlo in vari modi.|{{Cita|Viti}}}}
 
==== Neoplatonismo fiorentino ====
L'incontro con i due dotti [[Neoplatonismo|neoplatonici]] bizantini [[Giorgio Gemisto Pletone|Pletone]] e [[Bessarione (cardinale)|Bessarione]] al Concilio del 1439 diede a Cosimo l'idea di creare in Firenze un fulcro per la diffusione delle teorie di [[Platone]] in terra italiana, aumentando così il prestigio culturale e politico della città<ref>{{Cita|Kent}}:{{Citazione|L'interesse del M[edici] per le idee neoplatoniche si espresse con il patrocinio dell'attività di Marsilio Ficino, figlio del primo medico di famiglia dei Medici.}}</ref>. Fortemente attratto dalla somiglianza tra platonismo e [[cristianesimo]], Cosimo e i membri dell'Accademia (tra cui spiccavano Marsilio Ficino e [[Cristoforo Landino]]) intesero promuovere questa visione religiosa. [[Nicola Abbagnano]] riassume così la ''[[weltanschauung]]'' neoplatonica fiorentina:
 
{{Citazione|Nel platonismo i seguaci dell'Accademia, e specialmente Marsilio Ficino e Cristoforo Landino, vedevano la sintesi di tutto il pensiero religioso dell'antichità, e quindi anche del cristianesimo e perciò la più alta e vera religione possibile [...] L'accordo di questa teologia col cristianesimo si spiegava col riconoscere una fonte comune delle dottrine religiose di Platone e di [[Mosè]]...Cosicché il ritorno al platonismo non significava, per i seguaci dell'Accademia platonica, un ritorno al paganesimo, ma piuttosto un rinnovamento del cristianesimo, con la sua riduzione alla fonte originaria, che sarebbe stata appunto il platonismo.|{{Cita|Abbagnano|pp. 66-67}}}}
 
L'intellettuale di maggior spicco del suo ''entourage'' che lo aiutò in questo progetto fu [[Marsilio Ficino]], figlio del primo medico di famiglia dei Medici al quale Cosimo rimase legato da profondi vincoli d'amicizia<ref>''Cfr.'' per le informazioni biografiche, la voce del [[Dizionario biografico degli italiani|DBI]] curata da {{Cita|Vasoli}}.</ref>. Grazie alla competenza e all'erudizione di Ficino, Cosimo fondò l'[[Accademia neoplatonica]]<ref>{{Cita|Vasoli}}:{{Citazione|Si sa però che egli [Ficino] indicò proprio questi anni come il tempo della rinnovata Accademia platonica che si sarebbe formata a Careggi sotto la protezione di Cosimo.}}</ref>, luogo ideale per il ritrovo degli umanisti ove potevano scambiarsi le varie teorie filosofiche, dando in tal modo una svolta radicale all'umanesimo fiorentino: dagli interessi "concreti" e pratici propri dell'umanesimo civile della prima metà del secolo, si passò a un'attività [[Speculazione|speculativa]] e [[Contemplazione|contemplativa]], sintomo della fine delle libertà civili e del dominio mediceo<ref>{{Cita|Garin|p. 94}}.</ref><ref>{{Cita|Ferroni|p. 36}}.</ref>.
 
[[File:Corpus Hermeticum.jpg|sinistra|miniatura|La traduzione latina del ''Corpus Hermeticum'', curata da Marsilio Ficino e stampata nel 1471]]
A favorire la diffusione della filosofia platonica fu però anche la scoperta del ''[[Corpus Hermeticum]]'' per opera del suo scrittore privato, il monaco [[Leonardo da Pistoia (monaco)|Leonardo da Pistoia]]. Questi fu incaricato da Cosimo di reperire per suo conto antichi manoscritti in lingua greca e latina nei territori dell'ormai scomparso [[Impero bizantino]]. Nel 1460, durante un viaggio in [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]], il monaco scoprì i quattordici libri del testo greco di [[Ermete Trismegisto]]: si trattava della [[Manoscritto|copia originale]] appartenuta a [[Michele Psello]], risalente all'[[XI secolo]]. Ritornato a Firenze, Leonardo da Pistoia consegnò il testo a Cosimo de' Medici che non più tardi del 1463 incaricò Marsilio Ficino di tradurre dal greco al latino<ref>Per l'intera vicenda storico-filologica, si veda {{Cita|Kristeller|p. 238}}.</ref>.
 
== Attività bancaria ==
[[File:Medici Bank mark, Firenze, Panciatichi 71.jpg|miniatura|[[Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze]], ''Ms. Panciatichi 71, fol. 1r.'', XV secolo riportante il timbro usato dalla Banca Medici per l'autenticazione dei documenti finanziari e commerciali ]]
Mentre diventava uno degli uomini più ricchi d'Europa, sotto la sua direzione il [[Banco Medici]] divenne con lui uno dei principali istituti bancari d'[[Europa]] e l'arte di [[Calimala]] raggiunse la massima estensione, con filiali a [[Londra]], [[Bruges]], [[Barcellona]], [[Valencia]], [[Ginevra]], [[Avignone]], [[Roma]], [[Venezia]] e [[Pisa]], e collegamenti a molte altre compagnie subalterne. Nel suo patrimonio personale figuravano poi numerose botteghe artigiane in città, ereditate dal padre o da lui comprate. Nonostante l'aver profuso denaro a piene mani, sottraendolo alle proprie finanze per incoraggiare studi e per pagare mirabili [[opere d'arte]], spese che superficialmente si potevano giudicare come ''improduttive'', alla sua morte i suoi averi personali erano praticamente raddoppiati rispetto al [[1440]].
{{Vedi anche|Banco dei Medici}}Sotto la sua direzione il [[Banco dei Medici]], che gestì da 1420 al 1464, divenne uno dei pilastri della finanza italiana ed europea, tanto che Cosimo riuscì a raddoppiare, al momento della sua morte, il patrimonio paterno<ref>{{Cita|Young|p. 88}}.</ref>. Fondato nel 1397 dal padre Giovanni, questi lasciò la sua gestione ai figli Cosimo e Lorenzo a partire dal 1420, quando il Banco era diventato il principale finanziatore del papato con filiali a Roma, a Firenze e a Venezia<ref>{{Cita|Porisini|pp. 366-367}}.</ref>. Nel corso dei decenni successivi Cosimo, che era il più dotato dei due fratelli nella gestione degli affari<ref name=":5">{{Cita|Porisini|p. 367}}.</ref>, estese l'influenza anche nel resto d'Europa: nel 1439 aprì una filiale nella città fiamminga di [[Bruges]], centro importantissimo per il commercio internazionale; nel 1446, invece, Cosimo estese la sua rete anche a [[Londra]]<ref>{{Cita|Parks|p. 100}}.</ref>. Dopo la morte del fratello Lorenzo nel 1440, Cosimo viene affiancato nella gestione del patrimonio finanziario mediceo da Giovanni Benci<ref>{{Cita|Parks|p. 101}}.</ref>, insieme con il quale estende ulteriormente l'influenza del banco mediceo: nel catasto del 1457, si sono aggiunte le filiali di [[Milano]] (aperta nel 1452 e retta da [[Pigello Portinari]], divenuto l'uomo di fiducia dell'amico e alleato di Cosimo, il duca [[Francesco Sforza]]<ref>{{Cita|Parks|pp. 149-150}}.</ref>), [[Ginevra]] e [[Avignone]], oltre al banco minore di [[Ancona]] aperto già nel 1441<ref name=":5" />. Grazie a questi dati, si può comprendere il successo di Cosimo in politica estera, il favore dei sovrani nei suoi confronti al momento del primo esilio e la grande reputazione di cui lui godeva. Inoltre, grazie alla sua immensa fortuna, Cosimo influì nella politica interna anche di Paesi stranieri e molto più potenti militarmente, quali il [[Regno d'Inghilterra]]: [[Edoardo IV d'Inghilterra|Edoardo IV]], esponente della [[Casa di York]] in lotta con quella dei [[Casa di Lancaster|Lancaster]] nella [[guerra delle due rose]] (1455-1485), riuscì a mantenere l'esercito grazie ai numerosi sussidi finanziari che Cosimo gli passava<ref>{{Cita|Young|p. 89}}.</ref>. Nel patrimonio personale del Medici figuravano inoltre numerose botteghe artigiane in città, ereditate dal padre o da lui comprate. Nel catasto del 1427, per esempio, Cosimo possedeva due lanifici (cui nel 1433 si aggiunse un [[Seta|setificio]]) che, benché non rendessero quanto i suoi cambi, davano comunque lavoro a parecchi operai e stimolavano il commercio cittadino, oltre a consolidare la posizione medicea presso gli strati popolari<ref>{{Cita|Parks|p. 74}}.</ref>.
 
== MatrimonioGiudizio e discendenzastoriografico ==
=== Giudizi di Guicciardini e di Machiavelli ===
{{Casato dei Medici (1434-1532)}}
[[File:Portrait of Niccolò Machiavelli by Santi di Tito.jpg|sinistra|miniatura|[[Santi di Tito]], ''[[Niccolò Machiavelli]]'', [[Pittura a olio|olio su tela]], seconda metà del XVI secolo, Palazzo Vecchio, Firenze]]
Cosimo si sposò con [[Contessina de' Bardi]] nel [[1415]]<ref name=":0" />, figlia di Giovanni Conte di Vernio e di Emilia Pannocchieschi dei Conti di Elci. Il matrimonio non era dettato da particolari
Nonostante avesse oppresso ''de facto ''ogni iniziativa politica diversa da quella impostata dalla fazione medicea, Cosimo gettò le basi della fortuna non soltanto della famiglia (continuate poi dal figlio Piero e dal nipote Lorenzo), ma anche di Firenze e, per questi due aspetti, meritandosi presso gli scrittori a lui contemporanei, un atteggiamento ondivago<ref>{{Cita|Kent}}, non a caso, scrive, riguardo ai giudizi storiografici dei contemporanei, che:
 
{{Citazione|La fama del M[edici] presso gli scrittori contemporanei fu alterna: criticato per l'accentramento del potere nelle sue mani, fu però anche apprezzato per la sua saggezza e il suo equilibrio, nonché per il suo successo.}}
interessi, in quanto Contessina proveniva da una famiglia che, all'alba del XV secolo, non aveva più quell'agiatezza economica che la contraddistingueva un tempo. Infatti i [[Bardi di Vernio|Bardi]], prima del 1343, erano una delle famiglie di commercianti più ricche d'Europa. Fallirono a causa dell'insolvenza del debito contratto col re inglese Edoardo III, all'epoca impegnato contro la Francia nella guerra dei cent'anni. I Bardi, comunque, mantenevano quel prestigio che serviva a quei "nuovi ricchi" (quali erano i Medici). Il matrimonio risultò felice e Contessina fu ricordata per le sue ottime qualità di madre e di moglie: «Contessina de' Bardi è un'ottima moglie, tutta dedita alla cura della casa e dei due figli»<ref>{{Cita|Cesati|p. 97}}</ref>. Inoltre, Contessina doveva avere delle notevoli qualità umane, se accettò di allevare in casa sua il figlio illegittimo di Cosimo, Carlo<ref>[http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Carlo_di_Cosimo Scheda su Carlo di Cosimo]</ref>, e se il nipote Lorenzo il Magnifico diede il suo nome ad una delle sue figlie ([[Contessina dei Medici]]).
</ref>. La chiave del successo di Cosimo fu, di fatto, la moderazione: in una città come Firenze, ostile a ogni tipo di dittatura, egli lasciò una parvenza di libertà, non ergendosi esplicitamente mai al di sopra degli altri uomini politici, ma comportandosi sempre come un modesto cittadino. [[Francesco Guicciardini]], nelle sue ''[[Storie fiorentine]]'', tratteggiò così la figura del Medici:
 
{{Citazione|Fu tenuto uomo prudentissimo; fu ricchissimo più che alcuno privato, di chi s'avessi notizia in quella età; fu liberalissimo, massime nello edificare non da cittadino, ma da re. Edificò la casa loro di Firenze, San Lorenzo, la Badia di Fiesole, el convento di San Marco, Careggio; fuori della patria sua in molti luoghi, eziando in Ierusalem; [...] e per lo stato grande, chè fu circa a trenta anni capo della città, per la prudenzia, per la ricchezza e per la magnificenzia ebbe tanta riputazione, che forse dalla declinazione di Roma insino a' tempi sua nessuno cittadino privato n'aveva avuta mai tanta...|{{Cita|Guicciardini|p. 93}}}}
Cosimo, da Contessina, ebbe due figli:
* [[Piero il Gottoso|Piero detto ''il Gottoso'']] (1416-1469), Signore di Firenze, padre di [[Lorenzo il Magnifico]]
* [[Giovanni di Cosimo de' Medici|Giovanni]] (1421-1463), non ebbe discendenza, per lo meno legittima.
 
Inoltre, tratteggiando la figura dell'altrettanto celebre nipote, Lorenzo il Magnifico, Guicciardini, benché apprezzasse di entrambi le qualità politiche e umane, riconobbe la palma della grandezza a Cosimo: a differenza del nipote, infatti, Cosimo fu un abile finanziere, un magnifico promotore del mecenatismo pubblico (al contrario di Lorenzo che si concentrò principalmente nell'edilizia privata); al contrario, Lorenzo fu indiscutibilmente più versato nelle lettere e nelle arti del nonno Cosimo<ref>{{Cita|Guicciardini|pp. 182-183}}.</ref>. [[Niccolò Machiavelli]], nelle ''Istorie fiorentine'', fu più esaustivo del suo contemporaneo Guicciardini, elencando tutti i meriti e le opere buone compiute dal Medici:
Cosimo ebbe inoltre un figlio naturale da una schiava [[Circassi|circassa]], [[Carlo di Cosimo de' Medici|Carlo]] (1428/1430 circa-1492), futuro canonico del Duomo di Prato.
 
{{Citazione|Non di meno morì pieno di gloria, e con grandissimo nome nella città e fuori. Tutti i cittadini e tutti i principi cristiani si dolgono con Piero suo figliuolo della sua morte, e fu con pompa grandissima da tutti i cittadini alla sepultura accompagnato, e nel tempio di San Lorenzo sepellito, e per publico decreto sopra la sepultura sua PADRE DELLA PATRIA nominato. Se io, scrivendo le cose fatte da Cosimo, ho imitato quelli che scrivono le vite de’ principi, non quelli che scrivono le universali istorie, non ne prenda alcuno ammirazione, perché, essendo stato uomo raro nella nostra città, io sono stato necessitato con modo estraordinario lodarlo.|{{Cita|Machiavelli|''Istorie fiorentine'', VII, 6}}}}
 
=== Storiografia moderna e contemporanea ===
Il giudizio altalenante su Cosimo de' Medici continuò fino in piena età moderna. Più volte descritto come il ''Signore'' di Firenze già dal nipote Lorenzo, Cosimo fu in realtà «un uomo assolutamente convinto di avere i requisiti migliori per servire la sua patria come cittadino di primo piano, patrocinatore e protettore»<ref name=":0"/>.
 
Osannato dai Medici quando, con [[Cosimo I de' Medici|Cosimo I]] (1537-1574), diventarono prima [[Sovrani di Toscana|Duchi di Firenze]] e poi [[Granducato di Toscana|Granduchi di Toscana]] nel 1569<ref>Si ricordino gli affreschi di [[Giorgio Vasari]], ''Storie di Cosimo il Vecchio'', in [[Palazzo Vecchio]] commissionati su ordine di Cosimo I (cfr. {{Cita|Cosimo il Vecchio}}).</ref>, la storiografia tardo-settecentesca (scomparsa la dinastia medicea nel 1737 con la morte di [[Gian Gastone de' Medici|Gian Gastone]]) e quella successiva si divisero tra chi considerava Cosimo «un tiranno cinico, egoista e borghese» come lo svizzero [[Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi|Simonde de Sismondi]]<ref>{{Cita|Young|p. 109}}.</ref> e chi, come gli storici George Frederick Young, John Rigby Hale, Tim Parks e altri, vi hanno visto un governo illuminato e saggio, nonostante la soppressione delle libertà repubblicane.
 
== Personalità ==
=== Uomo politico ===
[[File:Cosimo Pater Patriae.jpg|sinistra|miniatura|La statua di Cosimo de' Medici nel [[Galleria degli Uffizi|Loggiato del Palazzo degli Uffizi]], Firenze]]
In base alle testimonianze dei suoi contemporanei, la figura di Cosimo de' Medici rispecchia quella di un ottimo politico, capace di mantenersi in equilibrio rispettando le libertà repubblicane e nel contempo mantenersi al potere lasciando a uomini di sua fiducia i posti chiave dell'amministrazione della Repubblica. Guicciardini parla di «prudenzia» quale termine chiave della psicologia del Medici<ref>{{Cita|Guicciardini|p. 93}}.</ref>, e lo stesso concetto è accolto da Hale<ref>{{Cita|Hale|p. 46}}:{{Citazione|Come uomo prudente, dignitoso, riservato e severo che aveva larghi interessi in gioco nell'ordine interno e nella prospettiva cittadina...}}</ref>. Lo stesso [[Vespasiano da Bisticci]], suo bibliotecario e amico, si sofferma sulla prudenza quale caratteristica principale dell'animo di Cosimo:
 
{{Citazione|Ritornando a Cosimo, quanto era cauto nelle sue risposte, dove consiste assai la prudenza d'uno uomo [...] Tutte le sue risposte erano condite col sale. Erano moltissimi cittadini che, per li casi loro, andavano a Cosimo per consiglio.|{{Cita|Vespasiano da Bisticci|p. 261}}}}{{Casato dei Medici (1434-1532)}}
Di natura cordiale, amichevole e sincera<ref group="N">Sempre secondo la testimonianza di {{Cita|Vespasiano da Bisticci|p. 263}}, Cosimo fu «liberalissimo, e massime con tutti gli uomini che conosceva che avessino qualche virtù». Sempre in {{Cita|Vespasiano da Bisticci|pp. 261-262}} sono riportati casi di persone che, lamentandosi di Cosimo, egli le fece chiamare per dimostrare l'infondatezza delle loro accuse, ricordando molto l'atteggiamento mostrato da [[Traiano]] nei confronti di semplici cittadini.</ref>, Cosimo era capace nel contempo anche di estrema severità nella gestione dello Stato. Secondo la testimonianza di Machiavelli, Cosimo, a chi gli rimproverava la cacciata degli Albizzi e dei loro simpatizzanti, rispose con la celebre frase:
 
{{Citazione|Dicendogli alcuni cittadini, dopo la sua tornata dallo esilio, che si guastava la città e facevasi contro a Dio a cacciare di quella tanti uomini da bene, rispose come gli era meglio città guasta che perduta; e come due canne di panno rosato facevono uno uomo da bene; e che gli stati non si tenevono co' paternostri in mano: […].|{{Cita|Machiavelli|''Istorie fiorentine'', VII, 6}}}}
 
Tale atteggiamento si può riscontrare, nel caso specifico, nei confronti dell'umanista [[Francesco Filelfo]]. A causa dei dissidi per la sua politica culturale antitetica a quella imposta da Cosimo, Filelfo fu oggetto di un attentato il 18 maggio 1433 da parte di tal Filippo Casali, ma l'umanista pensò che dietro il mandante ci fosse la ''longa manus'' del Medici<ref>{{Cita|Viti}}:
 
{{Citazione|Il 18 maggio 1433 [...] fu ferito al volto con un coltello da Filippo Casali, del contado di Imola, e la cicatrice gli sarebbe rimasta per sempre. Nel successivo processo lo stesso rettore dello Studio, Girolamo Broccardi - col quale il F[ilelfo] già in precedenza aveva avuto violenti scontri - si accusò come mandante, ma il clamore del fatto e il clima di generale conflittualità portarono a vedere, dietro il sicario, Cosimo de' Medici.}}
</ref>.
 
=== Vita privata ===
[[File:Cristofano dell'Altissimo (attr.), Contessina de' Bardi.jpg|thumb|[[Cristofano dell'Altissimo]], ''Ritratto postumo di Contessina de' Bardi'', olio su tela, 1570-80 circa, [[Galleria Palatina]], Firenze. Il matrimonio tra Cosimo e Contessina fu dettato dalla necessità di ricevere quel prestigio perché i Medici acquisissero influenza nella vita politica cittadina.|sinistra]]Della vita privata di Cosimo, molte informazioni ci provengono da Vespasiano da Bisticci, il quale ci informa di parecchi aneddoti riguardanti il suo patrono: la grandissima memoria<ref>{{Cita|Vespasiano da Bisticci|p. 258}}.</ref>, la passione per l'[[agricoltura]] che dimostrò nella cura dell'orto del Convento di San Marco<ref>{{Cita|Vespasiano da Bisticci|p. 259}}.</ref>, la liberalità verso gli uomini di cultura e gli artisti, coi quali non si limitava al semplice patronato. Vespasiano, all'inizio della voce biografica dedicata al Medici, ricorda infatti:
 
{{Citazione|Ritornando a Cosimo, egli ebbe tanta perizia delle lettere latine, che fu più, che a uno cittadino grande, pieno di tante occupazioni, non si conveniva. Fu molto volto alla gravità, e a usare con uomini grandi e alieni da ogni leggerezza...Era molto affezionato agli uomini dotti, e conversava volentieri con tutti; e massime con frate Ambrogio degli Agnoli, e con messer [[Leonardo Bruni|Lionardo d'Arezzo]], con Nicolao Nicoli, con messer Carlo d'Arezzo, con messer Poggio [Bracciolini].|{{Cita|Vespasiano da Bisticci|pp. 246-247}}}}Nei rapporti coi propri familiari, Cosimo mantenne, in linee generali, ottimi rapporti sia con la moglie Contessina, sia con i due figli Giovanni e Piero<ref>{{Cita|Hale|p. 25}}.</ref>. Della moglie di Cosimo, si ricorda che «Contessina de' Bardi è un'ottima moglie, tutta dedita alla cura della casa e dei due figli»<ref>{{Cita|Cesati|p. 97}}.</ref>, e questa visione emerge anche dalle trentacinque lettere conservate nell{{'}}''Archivio Medici avanti il Principato''<ref name=":6">{{Cita|Contessina de' Bardi}}.</ref>.
 
Unico neo nella sua vita coniugale fu un'avventura extraconiugale con una giovane schiava [[Circassi|circassa]] di nome [[Maddalena (schiava)|Maddalena]] comprata a Venezia e da cui ebbe un [[figlio naturale]], [[Carlo di Cosimo de' Medici|Carlo]] (1428/1430 circa-1492), ecclesiastico di notevole importanza e futuro [[canonico]] del [[Duomo di Prato]]<ref>{{Cita|Carlo di Cosimo}}.</ref>. Nonostante la sua condizione di figlio naturale, Carlo fu accolto da Contessina come figlio suo, ed educato insieme ai suoi fratellastri<ref name=":6" />.
 
== Discendenza ==
Cosimo si sposò nel 1415 con [[Contessina de' Bardi]]<ref name=":0" />, figlia di Giovanni Conte di Vernio e di Emilia Pannocchieschi dei Conti di Elci. Dal matrimonio nacquero:
* [[Piero il Gottoso|Piero]], detto ''il Gottoso'' (*1416 †1469), sposo di [[Lucrezia Tornabuoni]] e padre di [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo]] e di [[Giuliano de' Medici]];
* [[Giovanni di Cosimo de' Medici|Giovanni]] (*1421 †1463), sposo di Ginevra degli Alessandri, da cui non ebbe discendenza.
 
Cosimo ebbe inoltre il già ricordato figlio naturale [[Carlo di Cosimo de' Medici|Carlo]], avuto tra il 1428 e il 1430.
 
== Ascendenza ==
{{vedi anche|Tavole genealogiche della famiglia Medici}}
{{Ascendenza
|1 = Cosimo de' Medici
|2 = [[Giovanni di Bicci de' Medici|Giovanni di Bicci]]
|3 = [[Piccarda Bueri]]
|4 = [[Averardo di Chiarissimo de' Medici|Averardo]]
|5 = Giacoma degli Spini<ref name=":2"/><ref>{{Cita|Daniell, 2}}.</ref>
|6 = Edoardo Bueri
|7 =
|8 = [[Salvestro de' Medici, detto Chiarissimo|Salvestro "Chiarissimo"]]<ref>{{Cita|Young|p. 25}}.</ref>
|9 = Lisa Donati<ref>{{Cita|Daniell}}.</ref>
|10 = Francesco Spini
|11 =
|12 =
|13 =
|14 =
|15 =
|16 = [[Averardo di Averardo de' Medici|Averardo]]<ref>{{Cita|Young|p. 24}}.</ref>
|17 =
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}}
 
== Cultura di massa ==
La figura di Cosimo è centrale nella serie televisiva ''[[I Medici (serie televisiva)|I Medici]]'' (2016-2019), dove è interpretato da [[Richard Madden]]<ref>{{Cita|I Medici}}.</ref>. È presente anche nel romanzo ''[[Una dinastia al potere]]'' (2016) e primo della tetralogia dedicata ai Medici scritta dall'autore italiano [[Matteo Strukul]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Matteo Strukul]]|titolo=I Medici. Una dinastia al potere|anno=13 ottobre 2016|editore=Newton Compton|pagine=382|isbn=978-8854194793}}
</ref>.
 
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group="N" />
 
=== Bibliografiche ===
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=[[Nicola Abbagnano]]|curatore=Nicola Abbagnano|titolo=La filosofia del Rinascimento|collana=Storia della filosofia|anno=1995|editore=TEA|città=Milano|volume=3|cid=Abbagnano|ISBN=88-7819-721-1}}
* {{Cita libro|autore=Martina Bianca|titolo=Martino V|collana=Enciclopedia dei Papi|volume=2|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|anno=2000|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/martino-v_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/|accesso=24 settembre 2015|SBN=IT\ICCU\USS\0002454|cid=Bianca}}
* {{Cita libro|titolo =BARDI, IlLotta, Bassodetta MedioevoContessina|anno url=http://www.treccani.it/enciclopedia/bardi-lotta-detta-contessina_(Dizionario-Biografico)|accesso=10 1968aprile 2016|anno=1964|editore = Istituto geograficodell'Enciclopedia De AgostiniItaliana|città = Novara|collana = Storia UniversaleRoma|volume = IV6|curatore cid=Contessina Alfredode' BosisioBardi|SBN=IT\ICCU\SBL\0106101|cid = BosisioRAV0018864}}
* {{Cita libro|autore=[[Mario Ascheri]]|titolo=Istituzioni Medievali|anno=1994|editore=Il Mulino|città=Bologna|cid=Ascheri 1994|SBN=RLZ0224367}}
* {{Cita libro|autore=Martina Bianca|titolo=Martino V|collana=Enciclopedia dei Papi|volume=2|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|anno=2000|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/martino-v_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/|accesso=24 settembre 2015|SBN=USS0002454|cid=Bianca}}
* {{Cita libro|autore=[[Vespasiano da Bisticci]]|titolo=Vite di uomini illustri del secolo XV|url=https://archive.org/stream/bub_gb_bRx9coasrrsC#page/n3/mode/2up|accesso=29 marzo 2016|anno=1859|editore=Barbera, Bianchi e Comp.|città=Firenze|cid=Vespasiano da Bisticci|SBN=SBL0416595}}
* {{Cita libro|autore=Alfredo Bosisio|curatore = Federico Curato|titolo = Il Basso Medioevo|collana = Storia Universale|anno = 1968|editore = Istituto geografico De Agostini|città = Novara|volume = IV|cid = Bosisio|SBN=SBL0106101}}
* {{Cita libro|autore = Guido Cappelli|titolo = L'Umanesimo da Petrarca a Valla|anno = 2010|editore = Carocci|città = Roma|ISBN = 978-88-430-5405-3|cid = Cappelli}}
* {{Cita libro|autore = Franco Cesati|titolo = I Medici - storia di una dinastia europea|url = https://archive.org/details/imedicistoriadiu0000cesa|anno = 1999|editore = Mandragora|città = Firenze|ISBN = 88-85957-36-6|cid = Cesati}}
* {{Cita libro|autore=Pierluigi De Vecchi e Elda Cerchiari|titolo=Dal Gotico Internazionale alla Maniera Moderna|anno=2004|editore=Bompiani|città=Milano|volume=2, tomo I|opera=Arte nel Tempo|cid=De Vecchi-Cerchiari|ISBN=978-88-450-4221-8}}
* {{Cita libro|autore=Giulio Ferroni|curatore=Giulio Ferroni|titolo=La letteratura dell'Umanesimo|collana=Storia della letteratura|anno=2006|editore=Mondadori|città=Milano|volume=4|cid=Ferroni|SBN=IEI0251205}}
* {{Cita libro|autore=[[Eugenio Garin]]|titolo=L'umanesimo italiano|edizione=3|anno=2000|editore=Laterza|città=Roma-Bari|cid=Garin|ISBN=88-420-4501-2}}
* [[Francesco Guicciardini]], ''Storie fiorentine'', ora in{{Cita libro|autore = Francesco Guicciardini|titolo = Storie fiorentine dal 1378 al 1509|anno = 1998|editore = Biblioteca universale Rizzoli|città = Milano|curatore = Alessandro Montevecchi|ISBN = 88-17-17233-2|cid = Guicciardini}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Paul Oskar Kristeller|anno=1938|titolo=Marsilio Ficino e Lodovico Lazzarelli. Contributo alla diffusione delle idee ermetiche nel Rinascimento|rivista=Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa. Lettere, Storia e Filosofia|città=Pisa|volume=7|numero=2/3|pp=237-262|cid=Kristeller|ISSN=03938573}}
* {{Cita libro|autore=G.F.Young|titolo=I Medici|editore=Salani|città=Firenze|anno=1987|curatore=Giuseppina Taddei Saltini|ISBN=88-7782-003-9|cid=Young}}
* {{Cita libro|autore=George Frederick Young|curatore=Giuseppina Taddei Saltini|titolo=I Medici|anno=1987|editore=Salani|città=Firenze|cid=Young|ISBN=88-7782-003-9}}
* {{Cita libro|autore=Dale Kent|titolo=Medici, Cosimo de'|opera=Dizionario Biografico degli Italiani|volume=73|URL=http://www.treccani.it/enciclopedia/cosimo-de-medici_(Dizionario-Biografico)/|accesso=10 maggio 2015|editore= Istituto della Enciclopedia italiana|città=Roma|anno=2009|SBN=IT\ICCU\RMS\2456358|cid = Kent-DBI}}
* {{Cita libro|autore=Denys Hay|titolo=Eugenio IV|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/eugenio-iv_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/|accesso=31 marzo 2016|anno=2000|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|cid=Hay|SBN=USS0002454}}
* [[Niccolò Machiavelli]], ora in:{{Cita libro|autore = [[Niccolò Machiavelli]]|titolo = Tutte le opere|anno = 1971|editore = Sansoni editore|città = Firenze|curatore = Mario Martello|SBN=IT\ICCU\LIA\0005730|cid=Machiavelli}}
* {{Cita libro|autore =John IndroRigby Montanelli e RobertoHale|curatore=Maurizio GervasoPapini|titolo =Firenze L'Italiae deii Secoli d'oroMedici|anno = 20001980|editore = RizzoliMursia|città = Milano|collana cid= Storia d'ItaliaHale|ISBN SBN= 88-17-11813-3|ed = 4|cid = Montelli-GervasoRLZ0045253}}
* {{DBI|autore = Antonio Menniti Ippolito|nome = Francesco I Sforza, duca di Milano|anno = 1998|nomeurl = francesco-i-sforza-duca-di-milano |accesso = 1º settembre 2015|cid=Menniti Ippolito|volume = 50}}
* {{Cita libro|autore=Dale Kent|titolo=Medici, Cosimo de'|opera=Dizionario Biografico degli Italiani|volume=73|URL=http://www.treccani.it/enciclopedia/cosimo-de-medici_(Dizionario-Biografico)/|accesso=10 maggio 2015|editore= Istituto della Enciclopedia italiana|città=Roma|anno=2009|SBN=RMS2456358|cid = Kent}}
* {{Cita libro|autore=[[Niccolò Machiavelli]]|titolo=Istorie fiorentine|url=https://archive.org/details/machiavelli-niccolo.-tutte-le-opere-ocr-sansoni-1971/page/629/mode/2up|opera=Tutte le opere|edizione=a cura di [[Mario Martelli]]|città=Firenze|editore=Sansoni editore|anno=1971|pp=629-844|SBN=SBL0429856|cid=Machiavelli}}
* {{Cita libro|autore = Indro Montanelli e Roberto Gervaso|titolo = L'Italia dei Secoli d'oro|anno = 2000|editore = Rizzoli|città = Milano|collana = Storia d'Italia|ISBN = 88-17-11813-3|ed = 4|cid = Montanelli-Gervaso}}
* {{Cita libro|autore = Tim Parks|titolo = La fortuna dei Medici: finanza, teologia e arte nella Firenze del Quattrocento|anno = 2008|editore = Oscar Mondadori|città = Milano|ISBN = 978-88-04-57218-3|curatore = Silvia Artoni|cid = Parks}}
* {{Cita libro|autore=Daniela Pizzagalli|titolo=Tra Kdue dinastie. DorotheaBianca EwartMaria Vernon|titoloVisconti =e Cosimoil de'ducato Medicidi Milano|anno = 18991988|editore = MacMillanCamunia|città = LondraMilano|url cid= https://archive.org/details/cosimodemedici00vernuoftPizzagalli|accesso ISBN= 10 maggio 2015|lingua = Inglese|cid = Vernon88-7767-011-8}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Giorgio Porisini|data=Aprile - Giugno 1971|titolo=Gli affari dei Medici|rivista=Studi Storici|numero=2|cid=Porisini|sbn=UBO2819767|ISSN=00393037}}
* {{Cita libro|autore=Nicolai Rubinstein|titolo=The government of Florence under the Medici (1434-1494)|url=https://archive.org/details/governmentofflor0000rubi|anno=1966|editore=Clarendon Press|città=Oxford|cid=Rubinstein|OCLC=504431}}
* {{Cita libro|autore=[[Ernesto Sestan]]|curatore=Giorgio Chittolini|titolo=Le origini delle signorie cittadine: un problema storico esaurito?|anno=1979|editore=Il Mulino|città=Bologna|pp=53-75|opera=La crisi degli ordinamenti comunali e le origini dello Stato del Rinascimento|cid=Sestan 1979|SBN=SBL0338782}}
* {{Cita libro|autore=[[Giovanni Tabacco]]|titolo=Egemonie sociali e strutture del potere nel Medioevo italiano|anno=1974|editore=Einaudi|città=Torino|cid=Tabacco 1974|SBN=PUV0431633}}
* {{Cita libro|autore=Ingeborg Walter|titolo=MEDICI, Piero de'|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/piero-de-medici_%28Dizionario-Biografico%29/|accesso=29 marzo 2016|anno=2009|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|volume=73|cid=Walter|SBN=RMS2456358}}
* {{Cita libro|autore = K. Dorothea Ewart Vernon|titolo = Cosimo de' Medici|anno = 1899|editore = MacMillan|città = Londra|url = https://archive.org/details/cosimodemedici00vernuoft|accesso = 10 maggio 2015|lingua = Inglese|cid = Vernon|sbn =TO00348814 }}
* {{Cita libro|autore = Marcello Vannucci|titolo = Le donne di Casa Medici|anno = 2006|editore = Newton & Compton Editori|città = Roma|ISBN = 88-541-0526-0|cid = Vannucci}}
* {{Cita libro|autore=Cesare Vasoli|titolo=FICINO, Marsilio|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/marsilio-ficino_%28Dizionario-Biografico%29/|accesso=8 aprile 2016|anno=1997|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|volume=47|cid=Vasoli|SBN=IEI0109350]}}
* {{Cita libro|autore=[[Pasquale Villari]]|titolo=La storia di Girolamo Savonarola e de' suoi tempi|editore=Le Monnier|città=Firenze|anno=1930|SBN=IT\ICCU\RLZ\0249666|cid=Villari}}
* {{Cita libro|autore=Paolo Viti|titolo=Filelfo, Francesco|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-filelfo_(Dizionario-Biografico)/|accesso=8 aprile 2016|opera=Dizionario Biografico degli Italiani|anno=1997|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|volume=47|cid=Viti|SBN=IEI0109350}}
* {{Cita libro|autore=[[Pasquale Villari]]|titolo=La storia di Girolamo Savonarola e de' suoi tempi|editore=Le Monnier|città=Firenze|anno=1930|SBN=RLZ0249666|cid=Villari}}
 
===Romanzi===
 
* {{Cita libro |autore=[[Matteo Strukul]] |titolo=[[Una dinastia al potere|I Medici. Una dinastia al potere]] |editore=[[Newton Compton Editori]] |città=Firenze |anno=2016 |p=382 |ISBN=978-8854194793}}
 
== Voci correlate ==
* [[Medaglia di Cosimo il Vecchio]]
* [[Ritratto di Cosimo il Vecchio]]
* [[Storia di Firenze]]
* [[Lorenzo de' Medici]]
* [[Banco dei Medici]]
* [[Tavole genealogiche della famiglia Medici]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Cosimo de' Medici}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Cita web|autore = |url = http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Cosimo_il_Vecchio|titolo = Cosimo il Vecchio (1389-1464)|accesso = 10 maggio 2015|editore = |data = 2007|sito = http://www.palazzo-medici.it}}
* {{Cita web|url = http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Giovanni_di_Bicci|titolo = Giovanni di Averardo detto Bicci (1360-1429)|accesso = 10 maggio 2015|editore = Palazzo Medici Riccardi|data = 2007|cid = Giovanni de' Medici|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150419052424/http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Giovanni_di_Bicci|dataarchivio = 19 aprile 2015}}
* {{Cita web|url = http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Cosimo_il_Vecchio|titolo = Cosimo il Vecchio (1389-1464)|accesso = 10 maggio 2015|editore =Palazzo Medici Riccardi |data = 2007|cid=Cosimo il Vecchio}}
* {{Cita web|url = http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Carlo_di_Cosimo|titolo = Carlo di Cosimo (1428/30-1492)|accesso = 9 aprile 2016|editore =Palazzo Medici Riccardi |data = 2007|cid=Carlo di Cosimo}}
* {{Cita web|url=https://www.geni.com/people/Salvestro-de-Medici/6000000007299712660|titolo=Salvestro de' Medici|autore=Gene Daniell|editore=Geni|data=19 novembre 2014|cid=Daniell|accesso=31 marzo 2016}}
* {{Cita web|url=https://www.geni.com/people/Jacopa-Spini/6000000007305672988|titolo=Jacopa Spini|autore=Gene Daniell|editore=Geni|data=19 novembre 2014|cid=Daniell, 2|accesso=31 marzo 2016}}
* {{Cita web|url=http://www.bml.firenze.sbn.it/it/cenni_storici.htm|titolo=Biblioteca Medicea Laurenziana - Cenni storici|editore=Biblioteca Medicea Laurenziana|data=2001 – 2016|cid=Biblioteca Medicea Laurenziana|accesso=14 giugno 2016}}
* {{Cita web|url=http://movieplayer.it/serietv/i-medici_4624/cast/|titolo=I Medici|accesso=26 ottobre 2016|editore=movieplayer.it|cid=I Medici}}
 
{{Box successione
|tipologia=regnante
|carica = [[Sovrani di Toscana|Signore ''dide fattofacto'' di Firenze]]
|immagine= FlorenceCoA.svg
|periodo = [[1434]]-[[1464]]
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{{Medici}}
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{{vetrina|giorno=18|mese=giugno|anno=2016|valutazione=Wikipedia:Riconoscimenti di qualità/Segnalazioni/Cosimo de' Medici|arg=biografie|arg2=storia}}
 
[[Categoria:Medici (famiglia)|Cosimo de' Medici]]
[[Categoria:Membri dell'Accademia neoplatonica]]
[[Categoria:Bibliofili]]