Nicolò Rusca: differenze tra le versioni

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|nome= Beato Nicolò Rusca
|immagine= Nicolò Rusca.jpg
|didascalia= Nicolò Rusca in un dipinto del [[1852]] di [[Antonio Caimi|A. Caimi]].
|note= Presbitero e martire
|nato= [[Bedano]], [[20 aprile]] [[1563]]
|morto= [[Thusis]], [[4{{Calcola settembre]] [[età3|1618]] |9|4|1563|4|20}}
|venerato da= Chiesa cattolica
|beatificazione = [[Sondrio]], 21 aprile]] [[2013]] da [[cardinale|card.]] [[Angelopapa AmatoFrancesco]]
|canonizzazione=
|santuario principale=
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|AnnoMorte = 1618
|Attività = presbitero
|Epoca = 1500
|Epoca2 = 1600
|Nazionalità = svizzero
|PostNazionalità = -[[Svizzera Italiana|italiano]].<ref>{{DSS|I25290|Nicolò Rusca}}</ref> [[Arciprete]] di [[Sondrio]], morì mentre veniva [[interrogatorio|interrogato]] e sottoposto a [[tortura]] da parte di un tribunale popolare controllato da una fazione di radicali anti[[Spagna|spagnoli]] [[protestantesimo|protestanti]]. Rusca fu protagonista delle tormentate vicende religiose della [[Valtellina]] nel [[XVII secolo]], che sarebbero poi sfociate nel "[[Sacro Macello]]" del [[1620]]
}}
 
[[Arciprete]] di [[Sondrio]], morì mentre veniva [[Interrogatorio|interrogato]] e sottoposto a [[tortura]] da parte di un tribunale popolare controllato da una fazione di radicali anti[[Spagna|spagnoli]] [[protestantesimo|protestanti]].<ref>{{DSS|I25290|Nicolò Rusca}}</ref> È venerato come [[beato]] dalla [[Chiesa cattolica]], nella [[diocesi di Como]] e nella [[diocesi di Lugano]].
 
== La vitaBiografia ==
=== La famigliaFamiglia di origine ===
 
Nicolò Rusca nacque il [[20 aprile]] [[1563]] a [[Bedano]], vicino a [[Lugano]], territorio politicamente soggetto ai [[Cantoni svizzeri]], ma al tempo ecclesiasticamente appartenente alla [[diocesi di Como]]. {{Senza fonte|La sua famiglia apparteneva a un ramo collaterale dell'antica e nobile casata dei [[Rusca (famiglia)|Rusconi]],}} originaria di [[Como]]; il padre, Giovanni Antonio, era notaio e la madre, Daria, proveniva dalla famiglia Quadrio di [[Tesserete]].
 
Oltre a Nicolò, primogenito, i coniugi Rusca ebbero quattro figli, tra cui altri due [[presbitero|preti]]: Bartolomeo, che affiancherà il fratello come coadiutore nell'[[arciprete|arcipretura]] di [[Sondrio]], passando successivamente, come parroco, alla vicina chiesa di [[Montagna in Valtellina|Montagna]], e Luigi, già coadiutore e successore di Nicolò come parroco di [[Sessa (Svizzera)|Sessa]] e [[Monteggio]]. L'unica figlia, Margherita, entrerà come monaca nel monastero benedettino di San Lorenzo di Sondrio, mentre all'ultimo dei figli maschi, Cristoforo, toccherà di continuare la discendenza Rusca, annoverando a sua volta nella propria famiglia due figli preti, Giovanni Antonio, parroco di Sessa Monteggio dal [[1638]], e Carlo, parroco di [[Chiesa in Valmalenco]] dal [[1632]] al [[1656]].
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Il giovane Nicolò apprese i primi rudimenti della [[lingua latina]] sotto la guida del parroco di [[Comano (Svizzera)|Comano]], Domenico Tarilli, per passare poi a [[Roma]], dove un parente era stato al servizio del cardinale [[Alessandro Farnese]]. Dopo un semestre di studio presso i [[Gesuiti]], per mancanza di posti Nicolò trovò sistemazione presso il [[Collegio Elvetico]], istituito a [[Milano]] dall'arcivescovo [[Carlo Borromeo]].
A Milano poté seguire, per sette anni, un regolare curriculum di studi, segnalandosi per virtù, pietà ed erudizione. Fu, infine, ammesso agli [[Ordine sacro|ordini sacri]], giungendo, nel 1587, all'[[ordinazione presbiterale]]. Dal punto di vista accademico, Nicolò coronerà i propri studi qualche anno più tardi, nel 1591, presso l'università[[Università degli Studi di Pavia]], con il conseguimento del dottorato in teologia.
 
Dopo un primo mandato pastorale svolto dal giovane presbitero per un paio di anni come parroco di Sessa Monteggio, nel [[1590]] Nicolò Rusca fu eletto arciprete di Sondrio, e tale sarebbe rimasto fino alla morte.
 
=== Situazione politico-religiosa di Sondrio e della Valtellina nella prima metà del [[XVII secolo]] ===
 
Nei secoli [[XVI secolo|XVI]] e [[XVII secolo|XVII]] [[Sondrio]] era un modesto borgo, uno dei centri geografici ed amministrativi della [[Valtellina]] dopo le più importanti [[Tirano]] e [[Morbegno]]. Dal [[1512]] la Valtellina era soggetta allo Stato delle [[Tre Leghe]] (l'attuale [[Canton Grigioni]], che a quel tempo era alleato della [[Confederazione Elvetica]] pur non essendone ancora uno Stato membro).
 
Tra il [[1526]] e il [[1527]], a seguito di una pubblica disputa tra [[Chiesa cattolica|cattolici]] e [[Chiese riformate|riformati]], tenutasi a [[Ilanz]] (capoluogo della [[Lega Grigia]]), e dell'abolizione della celebrazione della [[messa]] decretata dal consiglio della città di [[Coira]] (capoluogo della [[Lega Caddea]]), circa la metà dei comuni grigioni passarono progressivamente alla [[Riforma protestante]].
 
In quell'occasione, era stato emanato anche un editto di tolleranza (''Toleranzedict''), con il quale si riconosceva la facoltà di praticare, all'interno del territorio delle Tre Leghe, la confessione cattolica accanto a quella riformata.
 
L'applicazione di tale principio, tuttavia, si profilò fin dall'inizio alquanto complessa nei territori soggetti (la Valtellina, appunto, con i [[Contado|contadi]] di [[Chiavenna]] e di [[Bormio]]). In questi territori, la presenza di cristiani evangelici era connessa soprattutto con l'emigrazione dall'Italia di molti esuli perseguitati per la loro adesione - dichiarata o sospettata - alla Riforma, e per questo ricercati dall'[[Inquisizione]]. Si trattava, in genere, di personaggi di elevato livello culturale, spesso provenienti da ambienti [[Umanesimo|umanistici]]. Per costoro, le valli dell'[[Adda]] e della [[Mera (fiume)|Mera]] costituivano un rifugio ideale, in quanto erano territori non appartenentiappartenevano a Stati della penisola italiana, erano soggettisoggette ad un regime di parziale tolleranza religiosa, e tuttavia erano territori di lingua e di cultura italiane. Nonostante l'impegno profuso nella [[predicazione]] e nella diffusione della Riforma da parte di personaggi anche degni di nota dal punto di vista culturale - tra questi [[Pier Paolo Vergerio]], già arcivescovo[[Diocesi di Capodistria|vescovo di [[Capodistria]] - buona parte della popolazione di Valtellina, Chiavenna e Bormio si era dimostrata impermeabile al protestantesimo, spesso visto come una "novità" estranea alle tradizioni locali. Ciò non impedì, tuttavia, il costituirsi di alcune comunitàChiese evangeliche nellain Valtellina (fino al 1620 nel "[[Terziere]] di mezzo" della Valtellina erano presenti tredici comunità abbastanza numerose, che a loro volta si suddividevano in molti gruppi locali disseminati nelle frazioni), oltre ad alcune chieseChiese riformate nella valle della Mera, tra cui quella, assai numerosa e vivace, del capoluogo [[Chiavenna]].
 
Le singole comunità civili locali, in quanto suddite delle Tre Leghe, erano vincolate dai deliberati dell'annuale [[Dieta (storia)|dieta]] federale e pertanto non potevano decidere in merito all'una o all'altra confessione. La legislazione retica in campo religioso, sia perché condizionata dalla forte componente riformata, sia perché preoccupata di tutelare la minoranza protestante nei territori soggetti, finì per sbilanciarsi a favore degli evangelici riformati presenti in Valtellina e Valchiavenna, e quindi a danno della popolazione locale cattolica. In particolare con i deliberati del [[1557]]-[[1558]] si impose alle comunità locali l'obbligo di lasciare ai riformati una delle [[chiesa (architettura)|chiese]] dove ve ne fosse più di una (o che cattolici e riformati facessero uso comune della chiesa quando questa fosse l'unico luogo di culto), nonché di mantenere i [[pastore (religione)|pastori]] riformati esattamente come i [[parroco|parroci]] cattolici, talora dirottando a questo scopo le entrate provenienti da [[beneficio ecclesiastico|benefici ecclesiastici]] già esistenti.
 
Le disposizioni della Repubblica delle Tre Leghe, inoltre, comprendevano anche alcune norme restrittive della [[giurisdizione]] ecclesiastica del [[Diocesi di Como|vescovo di Como]] e circa la presenza di [[Ordini religiosi]] nel territorio valtellinese. Questi provvedimenti finirono per suscitare reazioni da parte della componente cattolica della popolazione, che tra l'altro rimaneva nettamente maggioritaria.
 
La situazione dei cattolici valtellinesi e chiavennaschi costituiva motivo di preoccupazione per i vescovi di Como, in particolare con l'avvento di presuli che cominciarono ad applicare i principi della [[Controriforma]] scaturiti dal [[Concilio di Trento]]: [[Giovanni Antonio Volpi (vescovo di Como)|Giovanni Antonio Volpi]] (a Como dal [[1559]] al [[1588]]), [[Feliciano Ninguarda]] ([[1588]]-[[1595]]) e [[Filippo Archinti]] ([[1595]]-[[1621]]). Lo stesso [[Carlo Borromeo]], [[Arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]] insignito anche del titolo di "''protector [[Svizzera|Helvetiae]]''" dalla Chiesa cattolica, aveva avuto fortemente a cuore la situazione della Valtellina, seguendone la situazione attraverso suoi fiduciari e visitandola, sia pure velocemente, nel [[1580]].
 
=== Rusca [[arciprete]]Arciprete a Sondrio ===
 
Durante il [[XVI secolo]] la parrocchia di Sondrio aveva visto succedersi alla sua guida arcipreti di contrapposte qualità: se alcuni si erano occupati ben poco della cura pastorale, non erano mancate neanche figure significative, quali i Pusterla, zio e nipote, che si erano prodigati per la comunità affidata alle loro cure. La situazione tuttavia "precipitò" nuovamente nel [[1588]] con l'arrivo di un certo Francesco Cattaneo (che sarebbe stato il predecessore del Rusca), del quale neppure si sapeva «se fosse prete o frate, ecclesiastico o laico».<ref>{{Cita|Paravicini 1969|pp. 253-254|Paravicini}}.</ref>
 
D'altro canto, proprio a Sondrio aveva sede la più numerosa [[Chiesa cristiana(comunità)|chiesa]] di cristiani riformati, con diverse comunità tra le quali quella del borgo (con circa 250 membri di Chiesa), quelle di alcune frazioni montane, e la comunità della Valmalenco, a quel tempo ancora parte del comune e della parrocchia di Sondrio. Ai riformati erano state assegnate, a norma dei decreti del 1557, la chiesa dei Santi [[Nabore]] e [[Felice (martire)|Felice]] in Sondrio e quella di [[San Bartolomeo]] nella frazione di Mossini, oltre all'uso in comune con i cattolici delle chiese parrocchiali di [[Lanzada]] e di [[Chiesa in Valmalenco]], sino a quando, in questi due centri montani, essi non riuscirono a costruire dei templi propri, rispettivamente nel [[1578]] e nel [[1608]].
La situazione locale era dunque assai delicata, e si sarebbe ulteriormente acuita con il complicarsi del quadro politico all'inizio del nuovo secolo. Un momento di forte tensione si creò in seguito al progetto dello Stato retico di aprire una scuola umanistica pluriconfessionale (almeno nelle intenzioni dichiarate dalle autorità pubbliche) proprio a Sondrio. L'iniziativa, che pure veniva presentata come di carattere puramente culturale, era comunque organizzata soltanto da ambienti riformati. La netta opposizione all'attuazione concreta di questo progetto da parte dell'[[arciprete]] Giovanni Giacomo Pusterla, aveva già provocato, nel [[1584]], una sollevazione popolare ed era costata al Pusterla alcuni mesi di carcere e la tortura; egli peraltro sfuggì ada una possibile condanna a morte per tradimento, rifugiandosi presso Carlo Borromeo, di cui era da tempo fidato collaboratore.
 
Proprio per far fronte in modo efficace ada una situazione delicata dal punto di vista religioso e politico, il vescovo di Como Feliciano Ninguarda – [[FratiOrdine dei frati predicatori|domenicano]] di grande esperienza come [[Riforma cattolica|riformatore]] di [[convento|conventi]] e [[diocesi]] negli oltre trent'anni passati in Paesi tedeschi -, dopo aver allontanato da Sondrio l'arciprete Francesco Cattaneo, si rivolse a Nicolò Rusca, il quale concorse per il [[beneficio ecclesiastico|beneficio]] dell'arcipretura di Sondrio e, aggiudicatoselo, poté iniziare il proprio ministero pastorale nel luglio del [[1591]]. La comunità cattolica locale, che lo aveva accolto con grandi manifestazioni di stima, riponeva in lui grandi speranze.
 
In effetti, l'arciprete Rusca, nei quasi trent'anni di permanenza a Sondrio (1591-1618), svolse il proprio ministero con grande dedizione: la sua valida preparazione culturale gli dava la possibilità di dedicarsi con competenza a «continue prediche, dispute, decisioni di casi».<ref>Relazione di Nicolò Rusca per la visita pastorale di Filippo Archinti, 1614, in {{Cita|Archinti 1995|p. 509|Archinti}}</ref> Alla frequente predicazione accompagnava anche l'insegnamento del [[catechismo]] con l'istituzione di una scuola della dottrina cristiana per i bambini, mentre per la formazione e il fervore religioso degli adulti aveva provveduto all'istituzione della [[confraternita (Chiesa cattolica)|Compagnia]] del [[Eucaristia|Santissimo Sacramento]].
 
Rusca non trascurò neanche la cura materiale degli edifici sacri, attuando una serie di interventi di restauro e di abbellimento della [[Chiesa collegiata dei Santi Gervasio e Protasio|collegiata]], che dotò di [[pulpito]], [[organoOrgano (musicastrumento musicale)|organo]], [[confessionale|confessionali]] e nuove [[campana|campane]]. Particolare attenzione ebbe l'arciprete Rusca nei confronti degli altri preti di Sondrio e della [[pieve]]: intrecciò buone relazioni con il clero locale, in un clima di intesa tale che poteva affermare: «quando ci troviamo insieme, havemo grandissima consolatione come se fossimo tutti figli de una istessa madre».<ref>{{Cita|Archinti 1995|p. 523|Archinti}}.</ref>
 
Rusca fece crescere attorno a sé anche un gran numero di aspiranti al ministero [[presbitero|presbiterale]]: egli era consapevole della difficile situazione locale e temeva che i Grigioni avrebbero posto ostacoli alla vita della Chiesa cattolico-romana locale, affermando persino che «in breve tempo mancherà la religione catolica, se non si provede diligentemente che sieno formati alunni idonei per detto carico, onde dipende la salute di tutte quelle anime».<ref>Cfr. il documento in Biblioteca Ambrosiana D 216 inff., ff. 40r-40v.</ref>
 
Il generoso impegno nel ministero pastorale a Sondrio procurò all'arciprete Rusca tale stima e fama nella popolazione del borgo e della valle, che venne più volte richiesto il suo intervento come arbitro in contese sia pubbliche sia private.<ref>{{Cita|Da Prada 1994|p. 99|DaPrada}}.</ref>
 
=== La difesaDifesa del [[cattolicesimo]] in Valtellina ===
 
Nicolò Rusca si impegnò con ogni forza per evitare che tra i cattolici a lui affidati si diffondesse la [[Riforma protestante]], da lui ritenuta un pericolo sia perché avrebbe intaccato l'ortodossia romana, sia perché avrebbe acuito le divisioni già esistenti.
 
Rusca scese in campo innanzitutto sul piano della [[teologia]], affrontando i riformati, secondo l'uso del tempo, in pubbliche dispute. La prima e più importante si svolse a Tirano, e vide schierati con il Rusca altri preti cattolici contrapposti ad alcuni ministri evangelici, attorno ada una tematica prettamente di carattere [[cristologia|cristologico]]. La seconda disputa ebbe luogo in [[val Bregaglia]], a [[Piuro]], ed ebbe come tema l'interpretazione [[sacrificio|sacrificale]] dell'[[Eucaristia]].
 
AdA una posizione estremamente decisa quanto ai contenuti dottrinali, Rusca accompagnava però un atteggiamento di rispetto verso la parte avversa, evitando ogni espressione che potesse ferire l'avversario sul piano personale. Con alcuni pastori evangelici Rusca ebbe anche relazioni di confidenza: con il pastore di Sondrio Scipione Calandrino a volte scambiò dei libri, il governatore e storico grigione Fortunato Sprecher per due anni gli fu "familiare".<ref>{{Cita|Sprecher 1629|p. 63|Sprecher}}.</ref>
L'atteggiamento del Rusca era conciliante quando, per esempio, si trattava di rivendicare diritti di carattere economico, mentre diveniva particolarmente irremovibile in quei campi in cui vedeva la possibilità di una un'ulteriore diffusione della Riforma, come ad esempio a proposito di educazione dei giovani. A questo proposito, sia in occasione della proibizione ingiunta ai [[Gesuiti]] di aprire un collegio a [[Ponte in Valtellina]], sia in relazione al già ricordato progetto di una scuola umanistica in Sondrio, Nicolò Rusca mantenne una posizione assai determinata. La progettata scuola pubblica di Sondrio, in effetti, era vista dai riformati come una buona occasione per dare nuovo slancio anche alle comunità evangeliche di Sondrio e di tutta la Valtellina. Alcuni pastori si erano rivolti alla città di [[Ginevra]], dove l'eredità culturale e religiosa di [[Giovanni Calvino]] e la presenza di [[Università di Ginevra|una brillante università]] facevano sperare di poter trovare qualche personalità in grado di guidare sia la nuova scuola sia la comunità riformata di Sondrio. Le lunghe trattative svoltesi tra il [[1616]] e il [[1618]] ottennero l'invio a Sondrio del pastore e professore universitario Gaspare Alessio. Interpretando tale iniziativa come un rafforzamento della Riforma, Rusca si oppose al progetto, dichiarando ai pastori e ai delegati grigioni la propria totale contrarietà, e proibendo alle famiglie cattoliche di iscrivere i propri figli a quella scuola.
 
=== Lo scontroScontro con le autorità grigionesi nel contestoe dell'inasprimento della situazione politica ===
Nelle prime due decadi del XVII secolo la situazione politica europea si avviava decisamente verso una crisi che avrebbe riaperto i contrasti delle [[guerre di religione]] e che sarebbe sfociata, nel 1618, nello scoppio della [[guerra dei trent'anni]].
 
Queste tensioni erano presenti soprattutto nelle zone di confine tra le aree in cui il cristianesimo si era [[riforma protestante|riformato]] e le aree in cui esso era rimasto fedele alla [[Santa Sede|sede romana]] nella [[confessione religiosa|confessione]] [[cattolicesimo|cattolica]]: una di queste zone di confine fu proprio la Repubblica delle Tre Leghe, con i territori valtellinesi ad essa soggetti. Il quadro politico locale vedeva schieramenti fortemente divisi tra loro, anche se l'obiettivo comune era quello di difendere l'indipendenza della Repubblica: buona parte dei protestanti spingevano per un'alleanza dei Grigioni con la [[Repubblica di Venezia]] o il [[Francia|Regno di Francia]], mentre molti cattolici guardavano con favore ad un avvicinamento all'[[Impero spagnolo]] retto dagli Asburgo; ciononostante, queste alleanze si dimostrarono molto instabili e la situazione fu spesso fluida, tanto che diverse personalità o gruppi di potere dello Stato alpino passarono spesso da un'alleanza all'altra.
 
Tutto ciò si ripercuoteva anche sul fragile equilibrio religioso tra le due confessioni principali, quella cattolico-romana e quella riformata, che spesso vivevano l'una a fianco dell'altra nelle stesse città e villaggi, e talvolta dovevano anche condividere luoghi di culto e altre risorse.
 
Già nel [[1608]] Rusca era stato arrestato dalle autorità civili con l'accusa di avere violato le disposizioni a riguardo delledella tolleranza religiosa, per aver biasimatoredarguito pubblicamente un giovane cattolico che aveva partecipato ad un [[culto evangelico]] guidato dal pastore Ulisse Martinengo, del quale era a servizio. Dopo il processo, comunque, eglil'arciprete venne del tutto scagionato.
 
La parte riformata si scontrò ancora più fortementeduramente con il Rusca nell'[[1609|anno successivo]]; le accuse assai gravi che furono rivolte contro di lui, tuttavia, si sarebbero poi rivelate infondate. L'arciprete fu accusato di aver partecipato ad un fallito attentato ai danni di Scipione Calandrino, ministro riformato, cercando di farlo catturare per condurlo poi a [[Milano]] o a [[Roma]] e sottoporlo al giudizio dell'Inquisizione. Il Rusca, tirato in causa dall'esecutore materiale dell'attentato, Michele Quadrio detto Chiappino di Ponte, veniva inoltre accusato di avere sobillato i soldati in servizio ai confini dello Stato retico, in Bassa Valtellina, durante la costruzione del forte spagnolo di [[Forte di Fuentes|Fuentes]], affinché non opponessero resistenza ai nemici dei Grigioni. La difesa approntata dai cattolici di Sondrio ebbe tuttavia pieno successo di fronte al tribunale di Coira, e Rusca ottenne anche in questo caso una piena assoluzione.
 
La situazione politico-religiosa interna alle Tre Leghe giunse però ad un momento di forte disorientamento. A seguito di un trattato di alleanza sancito tra il governo retico e la [[Sovrani di Spagna|corona di Spagna]], nel [[1617]] si era prodotto il “sollevamento” militare (''Fähnlilupf'') di alcuni comuni. La fazione politica interna ai Grigioni legata alla [[Repubblica di Venezia]], così come molti pastori riformati, vedevano nell'apertura politica verso la potenza spagnola - tradizionale paladina del cattolicesimo - un gravissimo pericolo, sia per l'autonomia della piccola repubblica retica, sia per il consolidamento della Riforma. Di conseguenza, il ''Fähnlilupf'' acquisiva anche un forte connotato confessionale, individuando quali nemici dello Stato sia i sostenitori della Spagna - facenti capo alla potente famiglia dei Planta - sia i più eminenti tra i cattolici, a cominciare dal [[Diocesi di Chur|vescovo di Coira]], Giovanni Flugi de Aspremont, assalito nella sua [[cattedrale]] e costretto alla fuga.
 
Anche il [[sinodo]] riformato riunito quell'anno nella località montana di [[Bergün|Bravuogn]], aveva preso forti provvedimenti contro tutti coloro che fossero sospetti di sostegno alla Spagna. Quel sinodo era stato fortemente condizionato da alcuni giovani pastori dell'ala più radicale, tra i quali lo stesso Gaspare Alessio, inviato a Sondrio da Ginevra, e [[Jürg Jenatsch]], pastore di [[Berbenno di Valtellina|Berbenno]]. Questi radicali, respinti da Coira dove non si condivideva la loro estrema opposizione alla Spagna, si erano radunati in assemblea nei pressi di [[Thusis]]. Qui, dopo aver assunto alcuni provvedimenti per la riforma dello Stato, istituirono un tribunale penale (''Strafgericht'') per giudicare quanti fossero ritenuti sospetti di tradimento verso la patria. I processi celebrati in questo tribunale, spesso caratterizzati da una certa sommarietà, furono fortemente influenzati da quegli pastori riformati di tendenza radicale, presenti nel tribunale in qualità di "supervisori" ecclesiastici.<ref>Lo ''Strafgericht'' venne istituito nel [[1618]] contro gli esponenti del partito filospagnolo (che erano in maggioranza di confessione [[Chiesa cattolica|cattolica]] ma - si noti - contavano nelle loro file anche diversi [[protestantesimo|protestanti]]). Questo tribunale popolare, presieduto da Jakob von Casutt, intendeva agire in nome di tutti i comuni della [[Repubblica delle Tre Leghe]] e a tutela della [[libertà religiosa]] e della convivenza tra le due confessioni cristiane. Tra i sessantasei giudici, inviati soprattutto dai comuni protestanti della [[Lega Caddea]] e della [[Lega delle Dieci Giurisdizioni]], erano infatti presenti, in minoranza, alcuni magistrati cattolici. I processi, tuttavia, furono influenzati fin dall'inizio dai pastori riformati presenti in veste di supervisori, la cui partecipazione sollevò subito vivaci proteste anche da parte protestante. Costoro guardavano con estremo sospetto tutti coloro che nutrissero una qualsiasi simpatia per la [[Spagna]], considerandoli nemici delle libertà religiose e politiche delle Tre Leghe e potenziali traditori. I "supervisori religiosi" dirigevano le indagini e l'istruzione delle prove, pur non avendo diritto di voto quando si trattava di scegliere la pena da comminare agli imputati giudicati colpevoli: erano Stephan Gabriel pastore a [[Ilanz]], Jakob Anton Vulpius pastore a [[Ftan]], Gaspare Alessio rettore della scuola umanistica di [[Sondrio]], Biagio Alessandro pastore a [[Traona]], [[Jürg Jenatsch]] pastore a [[Berbenno di Valtellina]], Bonaventura Toutsch pastore a [[Morbegno]], Conrad Buol pastore a [[Davos]], Johann Porta pastore a [[Zizers]], Johann Janett pastore a [[Scharans]]. Il tribunale pronunciò anche una sentenza di esilio contro i capi del partito filospagnolo, i fratelli [[Rudolf von Planta|Rudolf]] e [[Pompejus von Planta]], originari di [[Zernez]].</ref>
 
=== L'arrestoArresto e il processo di Rusca ===
[[File:Lapide Nicolo Rusca.jpg|thumb|left|[[Chiareggio]], la lapide che ricorda il passaggio di Nicolò Rusca nel 1618.]]
Tra i sospettati di sostegno alla Spagna e di tradimento della patria fu individuato - insieme ad altri preti cattolici, che si salvarono tuttavia con la fuga - anche l'arciprete di Sondrio, Nicolò Rusca.
 
Nella notte tra il [[24 luglio|24]] e il [[25 luglio]] [[1618]] egli venne prelevato di forza da un contingente di alcune decine di armati che fecero irruzione nella [[canonica]], dopo essere scesi a Sondrio attraverso la [[Valmalenco]]; all'arresto partecipò anche il pastore riformato Marcantonio Alba. Condotto prigioniero fino a Coira, Rusca venne rinchiuso in un carcere di fortuna, per essere successivamente trasferito a Thusis, dove venne giudicato dallo ''Strafgericht'' ivi costituito.
 
In soccorso dell'arciprete, in procinto di essere arrestato e sottoposto a giudizio, si mosse in primo luogo, anche questa volta, la comunità cattolica di Sondrio, che inviò propri rappresentanti in difesa di un parroco unanimemente riconosciuto come alieno da contrapposizioni violente e da atteggiamenti sovversivi contro lo Stato. Neppure il successivo intervento dei [[cantoni svizzeri|Cantoni]] cattolici - interessati al caso dal [[nunzio apostolico]] presso gli Svizzeri, Ludovico Sarego - e della città di [[Lugano]], che inviò due rappresentanti, tra cui Luigi Rusca, fratello di Nicolò, a difendere il proprio concittadino, poté smuovere gli insorti grigioni dalla determinazione di sottoporre l'arciprete a processo; anzi, agli inviati di Sondrio e di Lugano non fu consentito di agire come suoi difensori in giudizio.
 
Il processo ebbe inizio il [[1º settembre|primo di settembre]]. L'accusa contro Rusca venne formulata a partire anche dalle incriminazioni rivolte contro di lui nei processi del 1608 e 1609 (aver preso parte al complotto contro il pastore Calandrino, avere perseguitato verbalmente un giovane che aveva partecipato al culto evangelico e aver cercato di sobillare i soldati grigioni ai tempi della costruzione del Forte di Fuentes). A questi capi di accusa se ne aggiunse un altro, formulato in termini di «ribellione» contro i magistrati e le leggi dello Stato (in realtà da identificare con la sua reazione contro l'apertura della scuola umanistica di Sondrio).
 
Di per sé, l'arciprete Rusca avrebbe potuto scagionarsi completamente da ogni accusa: riguardo alle prime, egli era già stato assolto in un precedente giudizio; quanto all'ultima e unica nuova accusa, non appariva incriminabile in quanto si era limitato a tutelare la propria parte confessionale, secondo quanto era consentito dal regime di tolleranza religiosa assunto dallo Stato retico.
 
[[File:Pfaefers.jpg|thumb|L'ex-abbazia di [[Pfäfers]], doveoggi iospedale psichiatrico. I resti di Rusca vennero conservati nella chiesa abbaziale dal 1619 al 1838]]
 
=== La torturaTortura e la morte ===
Per ottenere dall'imputato una confessione, i giudici di Thusis, spinti dal gruppo dei giovani pastori presenti nel tribunale (che agivano come [[pubblico ministero|pubblica accusa]] ma non avevano diritto di voto in giuria), acconsentirono a sottoporre Rusca alla [[tortura]], come peraltro era normale in ogni tribunale penale dell'epoca.
 
Rusca fu sottoposto ad interrogatorio sotto tortura per due giorni consecutivi, il lunedì [[3 settembre|23]] e il martedì [[4 settembre]]. Benché ad un certo punto gli stessi carnefici temessero per l'incolumità dell'imputato - data la non più giovane età dell'imputato e la presenza di ferite da [[cauterio]] nelle braccia sottoposte a trazione - l'interrogatorio venne continuato. La sera del [[4 settembre]] Rusca morì, dopo aver protestato ancora una volta la propria innocenza e dopo avere chiesto di potersi [[Penitenza (sacramento)|confessare]] ad un prete, cosa che non gli venne concessa. Poco dopo, il gancio cui era fissata la corda, o la corda stessa, si ruppe: Rusca, già morto, cadde pesantemente a terra, ma alcuni dei ministri riformati più fanatici richiesero persino che fosse di nuovo sollevato in trazione, non essendo convinti che fosse sopraggiunta la morte dell'interrogato.
 
Il tribunale dispose che il cadavere fosse sepolto aisul piedi della forcaposto, decretando inoltre il sequestro dei suoi beni. Il corpo fu dissotterrato di nascosto nel luglio del [[1619]] e trasferito nell'[[abbazia]] di [[Pfäfers]]; nei secoli seguenti, diverse [[reliquie]] dell'arciprete vennero distribuite a prelati e monasteri dell'arco alpino. Nel [[1634]] un osso della gamba dell'arciprete Rusca venne portato nella [[Chiesa collegiata dei Santi Gervasio e Protasio|collegiata dei Santi Protaso e Gervaso di Sondrio]], dove tuttavia non venne esposto alla venerazione dei fedeli in quanto non vi era stato alcun riconoscimento ufficiale della santità e del martirio del Rusca. Nel [[1838]] l'abbazia di Pfäfers venne soppressa e nel [[1845]] le ossa del Rusca vennero trasferite a [[Como]]. L'[[8 agosto]] [[1852]] i resti vennero solennemente traslati a Sondrio, nella collegiata dei Santi Protaso e Gervaso, dove tuttora si conservano, esposti alla venerazione dei fedeli.
 
== Processo di beatificazione ==
Il processo di [[beatificazione]] è stato concluso e il [[19 dicembre]] [[2011]] [[papa Benedetto XVI]] ha autorizzato la pubblicazione del decreto che riconosce il [[martirio cristiano|martirio]] di Nicolò Rusca "in odio alla fede".
 
Il rito di beatificazione è stato celebrato a [[Sondrio]] il [[21 aprile]] [[2013]], nel 450º anniversario dalla nascita dell'arciprete, presieduto dal cardinalcardinale [[Angelo Amato]], prefetto della [[Congregazione delle Cause dei Santi]], alla presenza del Vescovovescovo di Como [[Diego Coletti]] e dell'arciprete di Sondrio.
 
== Associazioni intitolate a Nicolò Rusca ==
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* l'associazione locale dell'[[Azione Cattolica Italiana]].
 
Nella [[diocesi di Como]] (di cui fa parte anche Sondrio e tutta la sua provincia) è a lui intitolato il "Centro Studi Nicolò Rusca", comprendente l'archivio storico della diocesi, la biblioteca del seminario vescovile e l'ufficio per l'inventario dei beni culturali ecclesiastici, gestito da una fondazione senza fini di lucro (.<ref>[http://www.centrorusca.it www.centrorusca.it])</ref>
 
== Note ==
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* {{cita pubblicazione|autore=Andrea Wendland|titolo=Patire per vincere: la santità, il martirio e la costruzione dell'identità confessionale|rivista=Bollettino della società storica valtellinese|volume=55|anno=2002|pagine=143-157}}
* {{cita pubblicazione|autore=Saverio Xeres|titolo=Il caso Rusca: radicalizzazione tridentina e reazione protestante|rivista=Bollettino della società storica valtellinese|volume=55|anno=2002|pagine=159-168}}
* {{cita libro|autore=Fr. Richardo A Rusconera|titolo=Martyrium B. Memoriæ Nicolai Rusca archipresbyteri Sondriensis in Rhetia|anno=1620|lingua=latino}}
 
== Voci correlate ==
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* [[Jürg Jenatsch]]
* [[Sacro macello]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* Alessandro Botta, ''[http://www.bps-suisse.ch/var/plain_site/storage/original/application/f68b54297129799a7006a563ef35c2d5.pdf Nicolò Rusca pastore buono]'', Banca Popolare di Sondrio
* {{cita pubblicazione|autore=Alessandro Botta|url=https://www.bps-suisse.ch/pdf/media_odiate_l_errore_amate_gli_erranti_1.pdf|titolo=Nicolò Rusca pastore buono|editore=Banca Popolare di Sondrio Suisse|pp=79-82}}
* [[Cesare Cantù]], ''[http://www.gutenberg.org/etext/6887 Il Sacro Macello Di Valtellina]'', Project Gutenberg
* {{cita pubblicazione|autore=Comitato per la beatificazione di Nicolò Rusca, ''[|url=http://www.diocesidicomo.it/pls/como/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=32709&rifi=12438&rifp=vvzzHIyyHIACwxCEGIstxyJNjjnn |titolo=Nicolò Rusca: Biografia, martirio, scritti, lettere, reliquie, bibliografia]'', |editore=Diocesi di Como}}
* {{cita pubblicazione|curatore=Pier Carlo Della Ferrera, ''[http|url=https://www.bps-suisse.ch/varpdf/plain_site/storage/original/application/f68b54297129799a7006a563ef35c2d5media_odiate_l_errore_amate_gli_erranti_1.pdf |titolo=Nicolò Rusca: “Odiate«Odiate l'errore, amate gli erranti”]'', erranti»|editore=Banca Popolare di Sondrio Suisse|pp=55-57}}
* {{cita pubblicazione|autore=Claudia di Filippo Bareggi, ''[http|url=https://www.bps-suisse.ch/varpdf/plain_site/storage/original/application/f68b54297129799a7006a563ef35c2d5media_odiate_l_errore_amate_gli_erranti_1.pdf |titolo=Politica, religione e società nella Valtellina del primo governo grigione]'', |editore=Banca Popolare di Sondrio Suisse|pp=59-67}}
* {{cita pubblicazione|autore=Paolo Tognina, ''[http|url=https://www.bps-suisse.ch/varpdf/plain_site/storage/original/application/f68b54297129799a7006a563ef35c2d5media_odiate_l_errore_amate_gli_erranti_1.pdf |titolo=Il tribunale penale di Thusis (1618) e la morte di Nicolò Rusca]'', |editore=Banca Popolare di Sondrio Suisse|pp=69-77}}
* {{cita web|url=https://www.rsi.ch/la1/programmi/cultura/segni-dei-tempi/Nicol%C3%B2-Rusca-beato-di-unepoca-violenta-2430373.html|data=6 aprile 2013|accesso=14 luglio 2020|titolo=Nicolò Rusca, beato di un'epoca violenta|altri=con interventi di Saveria Masa, Erich Wenneker, Andreas Wendland e Saverio Xeres|sito=Radiotelevisione della Svizzera Italiana}}
* Erich Wenneker, ''[http://www.voceevangelica.ch/rivista/articolo.cfm?articolo=16563 Nicolò Rusca : Martire e beato di un'epoca violenta]'', Voce Evangelica (Conferenza delle Chiese Evangeliche in Svizzera)
 
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