Nicolò Rusca: differenze tra le versioni
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|nome= Beato Nicolò Rusca
|immagine= Nicolò Rusca.jpg
|didascalia= Nicolò Rusca in un dipinto del [[1852]] di [[Antonio
|note= Presbitero e martire
|nato= [[Bedano]],
|morto= [[Thusis]],
|venerato da= Chiesa cattolica
|beatificazione = [[Sondrio]], 21 aprile
|canonizzazione=
|santuario principale=
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|AnnoMorte = 1618
|Attività = presbitero
|Epoca = 1500
|Epoca2 = 1600
|Nazionalità = svizzero
|PostNazionalità =
}}
[[Arciprete]] di [[Sondrio]], morì mentre veniva [[Interrogatorio|interrogato]] e sottoposto a [[tortura]] da parte di un tribunale popolare controllato da una fazione di radicali anti[[Spagna|spagnoli]] [[protestantesimo|protestanti]].<ref>{{DSS|I25290|Nicolò Rusca}}</ref> È venerato come [[beato]] dalla [[Chiesa cattolica]], nella [[diocesi di Como]] e nella [[diocesi di Lugano]].
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Nicolò Rusca nacque il
Oltre a Nicolò, primogenito, i coniugi Rusca ebbero quattro figli, tra cui altri due [[presbitero|preti]]: Bartolomeo, che affiancherà il fratello come coadiutore nell'[[arciprete|arcipretura]] di [[Sondrio]], passando successivamente, come parroco, alla vicina chiesa di [[Montagna in Valtellina|Montagna]], e Luigi, già coadiutore e successore di Nicolò come parroco di [[Sessa (Svizzera)|Sessa]] e [[Monteggio]]. L'unica figlia, Margherita, entrerà come monaca nel monastero benedettino di San Lorenzo di Sondrio, mentre all'ultimo dei figli maschi, Cristoforo, toccherà di continuare la discendenza Rusca, annoverando a sua volta nella propria famiglia due figli preti, Giovanni Antonio, parroco di Sessa Monteggio dal [[1638]], e Carlo, parroco di [[Chiesa in Valmalenco]] dal [[1632]] al [[1656]].
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Il giovane Nicolò apprese i primi rudimenti della [[lingua latina]] sotto la guida del parroco di [[Comano (Svizzera)|Comano]], Domenico Tarilli, per passare poi a [[Roma]], dove un parente era stato al servizio del cardinale [[Alessandro Farnese]]. Dopo un semestre di studio presso i [[Gesuiti]], per mancanza di posti Nicolò trovò sistemazione presso il [[Collegio Elvetico]], istituito a [[Milano]] dall'arcivescovo [[Carlo Borromeo]].
A Milano poté seguire, per sette anni, un regolare curriculum di studi, segnalandosi per virtù, pietà ed erudizione. Fu, infine, ammesso agli [[Ordine sacro|ordini sacri]], giungendo, nel 1587, all'[[ordinazione presbiterale]]. Dal punto di vista accademico, Nicolò coronerà i propri studi qualche anno più tardi, nel 1591, presso l'
Dopo un primo mandato pastorale svolto dal giovane presbitero per un paio di anni come parroco di Sessa Monteggio, nel [[1590]] Nicolò Rusca fu eletto arciprete di Sondrio, e tale sarebbe rimasto fino alla morte.
=== Situazione politico-religiosa di Sondrio e della Valtellina nella prima metà del
Nei secoli [[XVI secolo|XVI]] e [[XVII secolo|XVII]] [[Sondrio]] era un modesto borgo, uno dei centri geografici ed amministrativi della [[Valtellina]] dopo le più importanti [[Tirano]] e [[Morbegno]]. Dal [[1512]] la Valtellina era soggetta allo Stato delle [[Tre Leghe]] (l'attuale [[Canton Grigioni]], che a quel tempo era alleato della [[Confederazione Elvetica]] pur non essendone ancora uno Stato membro).
Tra il [[1526]] e il [[1527]], a seguito di una pubblica disputa tra [[Chiesa cattolica|cattolici]] e [[Chiese riformate|riformati]], tenutasi a [[Ilanz]] (capoluogo della [[Lega Grigia]]), e dell'abolizione della celebrazione della [[messa]] decretata dal consiglio della città di [[Coira]] (capoluogo della [[Lega Caddea]]), circa la metà dei comuni grigioni passarono progressivamente alla [[Riforma protestante]].
In quell'occasione, era stato emanato anche un editto di tolleranza (''Toleranzedict''), con il quale si riconosceva la facoltà di praticare, all'interno del territorio delle Tre Leghe, la confessione cattolica accanto a quella riformata.
L'applicazione di tale principio, tuttavia, si profilò fin dall'inizio alquanto complessa nei territori soggetti (la Valtellina, appunto, con i [[Contado|contadi]] di [[Chiavenna]] e di [[Bormio]]). In questi territori, la presenza di cristiani evangelici era connessa soprattutto con l'emigrazione dall'Italia di molti esuli perseguitati per la loro adesione - dichiarata o sospettata - alla Riforma, e per questo ricercati dall'[[Inquisizione]]. Si trattava, in genere, di personaggi di elevato livello culturale, spesso provenienti da ambienti [[Umanesimo|umanistici]]. Per costoro, le valli dell'[[Adda]] e della [[Mera (fiume)|Mera]] costituivano un rifugio ideale, in quanto
Le singole comunità civili locali, in quanto suddite delle Tre Leghe, erano vincolate dai deliberati dell'annuale [[Dieta (storia)|dieta]] federale e pertanto non potevano decidere in merito all'una o all'altra confessione. La legislazione retica in campo religioso, sia perché condizionata dalla forte componente riformata, sia perché preoccupata di tutelare la minoranza protestante nei territori soggetti, finì per sbilanciarsi a favore degli evangelici riformati presenti in Valtellina e Valchiavenna, e quindi a danno della popolazione locale cattolica. In particolare con i deliberati del [[1557]]-[[1558]] si impose alle comunità locali l'obbligo di lasciare ai riformati una delle [[chiesa (architettura)|chiese]] dove ve ne fosse più di una (o che cattolici e riformati facessero uso comune della chiesa quando questa fosse l'unico luogo di culto), nonché di mantenere i [[pastore (religione)|pastori]] riformati esattamente come i [[parroco|parroci]] cattolici, talora dirottando a questo scopo le entrate provenienti da [[beneficio ecclesiastico|benefici ecclesiastici]] già esistenti.
Le disposizioni della Repubblica delle Tre Leghe, inoltre, comprendevano anche alcune norme restrittive della [[giurisdizione]] ecclesiastica del [[Diocesi di Como|vescovo di Como]] e circa la presenza di [[Ordini religiosi]] nel territorio valtellinese. Questi provvedimenti finirono per suscitare reazioni da parte della componente cattolica della popolazione, che tra l'altro rimaneva nettamente maggioritaria.
La situazione dei cattolici valtellinesi e chiavennaschi costituiva motivo di preoccupazione per i vescovi di Como, in particolare con l'avvento di presuli che cominciarono ad applicare i principi della [[Controriforma]] scaturiti dal [[Concilio di Trento]]: [[Giovanni Antonio Volpi (vescovo di Como)|Giovanni Antonio Volpi]] (a Como dal [[1559]] al [[1588]]), [[Feliciano Ninguarda]] ([[1588]]-[[1595]]) e [[Filippo Archinti]] ([[1595]]-[[1621]]). Lo stesso [[Carlo Borromeo]], [[Arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]] insignito anche del titolo di "''protector [[Svizzera|Helvetiae]]''" dalla Chiesa cattolica, aveva avuto fortemente a cuore la situazione della Valtellina, seguendone la situazione attraverso suoi fiduciari e visitandola, sia pure velocemente, nel [[1580]].
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Durante il [[XVI secolo]] la parrocchia di Sondrio aveva visto succedersi alla sua guida arcipreti di contrapposte qualità: se alcuni si erano occupati ben poco della cura pastorale, non erano mancate neanche figure significative, quali i Pusterla, zio e nipote, che si erano prodigati per la comunità affidata alle loro cure. La situazione tuttavia "precipitò" nuovamente nel [[1588]] con l'arrivo di un certo Francesco Cattaneo (che sarebbe stato il predecessore del Rusca), del quale neppure si sapeva «se fosse prete o frate, ecclesiastico o laico».<ref>{{Cita|Paravicini 1969|pp. 253-254|Paravicini}}.</ref>
D'altro canto, proprio a Sondrio aveva sede la più numerosa [[Chiesa
La situazione locale era dunque assai delicata, e si sarebbe ulteriormente acuita con il complicarsi del quadro politico all'inizio del nuovo secolo. Un momento di forte tensione si creò in seguito al progetto dello Stato retico di aprire una scuola umanistica pluriconfessionale (almeno nelle intenzioni dichiarate dalle autorità pubbliche) proprio a Sondrio. L'iniziativa, che pure veniva presentata come di carattere puramente culturale, era comunque organizzata soltanto da ambienti riformati. La netta opposizione all'attuazione concreta di questo progetto da parte dell'[[arciprete]] Giovanni Giacomo Pusterla, aveva già provocato, nel [[1584]], una sollevazione popolare ed era costata al Pusterla alcuni mesi di carcere e la tortura; egli peraltro sfuggì
Proprio per far fronte in modo efficace
In effetti, l'arciprete Rusca, nei quasi trent'anni di permanenza a Sondrio (1591-1618), svolse il proprio ministero con grande dedizione: la sua valida preparazione culturale gli dava la possibilità di dedicarsi con competenza a «continue prediche, dispute, decisioni di casi».<ref>Relazione di Nicolò Rusca per la visita pastorale di Filippo Archinti, 1614, in {{Cita|Archinti 1995|p. 509|Archinti}}</ref> Alla frequente predicazione accompagnava anche l'insegnamento del [[catechismo]] con l'istituzione di una scuola della dottrina cristiana per i bambini, mentre per la formazione e il fervore religioso degli adulti aveva provveduto all'istituzione della [[confraternita (Chiesa cattolica)|Compagnia]] del [[Eucaristia|Santissimo Sacramento]].
Rusca non trascurò neanche la cura materiale degli edifici sacri, attuando una serie di interventi di restauro e di abbellimento della [[Chiesa collegiata dei Santi Gervasio e Protasio|collegiata]], che dotò di [[pulpito]], [[
Rusca fece crescere attorno a sé anche un gran numero di aspiranti al ministero [[presbitero|presbiterale]]: egli era consapevole della difficile situazione locale e temeva che i Grigioni avrebbero posto ostacoli alla vita della Chiesa cattolico-romana locale, affermando persino che «in breve tempo mancherà la religione catolica, se non si provede diligentemente che sieno formati alunni idonei per detto carico, onde dipende la salute di tutte quelle anime».<ref>Cfr. il documento in Biblioteca Ambrosiana D 216 inff., ff. 40r-40v.</ref>
Il generoso impegno nel ministero pastorale a Sondrio procurò all'arciprete Rusca tale stima e fama nella popolazione del borgo e della valle, che venne più volte richiesto il suo intervento come arbitro in contese sia pubbliche sia private.<ref>{{Cita|Da Prada 1994|p. 99|DaPrada}}.</ref>
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Nicolò Rusca si impegnò con ogni forza per evitare che tra i cattolici a lui affidati si diffondesse la [[Riforma protestante]], da lui ritenuta un pericolo sia perché avrebbe intaccato l'ortodossia romana, sia perché avrebbe acuito le divisioni già esistenti.
Rusca scese in campo innanzitutto sul piano della [[teologia]], affrontando i riformati, secondo l'uso del tempo, in pubbliche dispute. La prima e più importante si svolse a Tirano, e vide schierati con il Rusca altri preti cattolici contrapposti ad alcuni ministri evangelici, attorno
L'atteggiamento del Rusca era conciliante quando, per esempio, si trattava di rivendicare diritti di carattere economico, mentre diveniva particolarmente irremovibile in quei campi in cui vedeva la possibilità di
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Nelle prime due decadi del XVII secolo la situazione politica europea si avviava decisamente verso una crisi che avrebbe riaperto i contrasti delle [[guerre di religione]] e che sarebbe sfociata, nel 1618, nello scoppio della [[guerra dei trent'anni]].
Queste tensioni erano presenti soprattutto nelle zone di confine tra le aree in cui il cristianesimo si era [[riforma protestante|riformato]] e le aree in cui esso era rimasto fedele alla [[Santa Sede|sede romana]] nella [[confessione religiosa|confessione]] [[cattolicesimo|cattolica]]: una di queste zone di confine fu proprio la Repubblica delle Tre Leghe, con i territori valtellinesi ad essa soggetti. Il quadro politico locale vedeva schieramenti fortemente divisi tra loro, anche se l'obiettivo comune era quello di difendere l'indipendenza della Repubblica: buona parte dei protestanti spingevano per un'alleanza dei Grigioni con la [[Repubblica di Venezia]] o il [[Francia|Regno di Francia]], mentre molti cattolici guardavano con favore ad un avvicinamento all'[[Impero spagnolo]] retto dagli Asburgo; ciononostante, queste alleanze si dimostrarono molto instabili e la situazione fu spesso fluida, tanto che diverse personalità o gruppi di potere dello Stato alpino passarono spesso da un'alleanza all'altra.
Tutto ciò si ripercuoteva anche sul fragile equilibrio religioso tra le due confessioni principali, quella cattolico-romana e quella riformata, che spesso vivevano l'una a fianco dell'altra nelle stesse città e villaggi, e talvolta dovevano anche condividere luoghi di culto e altre risorse.
Già nel [[1608]] Rusca era stato arrestato dalle autorità civili con l'accusa di avere violato le disposizioni a riguardo
La parte riformata si scontrò ancora più
La situazione politico-religiosa interna alle Tre Leghe giunse però ad un momento di forte disorientamento. A seguito di un trattato di alleanza sancito tra il governo retico e la [[Sovrani di Spagna|corona di Spagna]], nel [[1617]] si era prodotto il “sollevamento” militare (''Fähnlilupf'') di alcuni comuni. La fazione politica interna ai Grigioni legata alla [[Repubblica di Venezia]], così come molti pastori riformati, vedevano nell'apertura politica verso la potenza spagnola - tradizionale paladina del cattolicesimo - un gravissimo pericolo, sia per l'autonomia della piccola repubblica retica, sia per il consolidamento della Riforma. Di conseguenza, il ''Fähnlilupf'' acquisiva anche un forte connotato confessionale, individuando quali nemici dello Stato sia i sostenitori della Spagna - facenti capo alla potente famiglia dei Planta - sia i più eminenti tra i cattolici, a cominciare dal [[Diocesi di Chur|vescovo di Coira]], Giovanni Flugi de Aspremont, assalito nella sua [[cattedrale]] e costretto alla fuga.
Anche il [[sinodo]] riformato riunito quell'anno nella località montana di [[Bergün|Bravuogn]], aveva preso forti provvedimenti contro tutti coloro che fossero sospetti di sostegno alla Spagna. Quel sinodo era stato fortemente condizionato da alcuni giovani pastori dell'ala più radicale, tra i quali lo stesso Gaspare Alessio, inviato a Sondrio da Ginevra, e [[Jürg Jenatsch]], pastore di [[Berbenno di Valtellina|Berbenno]]. Questi radicali, respinti da Coira dove non si condivideva la loro estrema opposizione alla Spagna, si erano radunati in assemblea nei pressi di [[Thusis]]. Qui, dopo aver assunto alcuni provvedimenti per la riforma dello Stato, istituirono un tribunale penale (''Strafgericht'') per giudicare quanti fossero ritenuti sospetti di tradimento verso la patria. I processi celebrati in questo tribunale, spesso caratterizzati da una certa sommarietà, furono fortemente influenzati da quegli pastori riformati di tendenza radicale, presenti nel tribunale in qualità di "supervisori" ecclesiastici.<ref>Lo ''Strafgericht'' venne istituito nel [[1618]] contro gli esponenti del partito filospagnolo (che erano in maggioranza di confessione [[Chiesa cattolica|cattolica]] ma - si noti - contavano nelle loro file anche diversi [[protestantesimo|protestanti]]). Questo tribunale popolare, presieduto da Jakob von Casutt, intendeva agire in nome di tutti i comuni della [[Repubblica delle Tre Leghe]] e a tutela della [[libertà religiosa]] e della convivenza tra le due confessioni cristiane. Tra i sessantasei giudici, inviati soprattutto dai comuni protestanti della [[Lega Caddea]] e della [[Lega delle Dieci Giurisdizioni]], erano infatti presenti, in minoranza, alcuni magistrati cattolici. I processi, tuttavia, furono influenzati fin dall'inizio dai pastori riformati presenti in veste di supervisori, la cui partecipazione sollevò subito vivaci proteste anche da parte protestante. Costoro guardavano con estremo sospetto tutti coloro che nutrissero una qualsiasi simpatia per la [[Spagna]], considerandoli nemici delle libertà religiose e politiche delle Tre Leghe e potenziali traditori. I "supervisori religiosi" dirigevano le indagini e l'istruzione delle prove, pur non avendo diritto di voto quando si trattava di scegliere la pena da comminare agli imputati giudicati colpevoli: erano Stephan Gabriel pastore a [[Ilanz]], Jakob Anton Vulpius pastore a [[Ftan]], Gaspare Alessio rettore della scuola umanistica di [[Sondrio]], Biagio Alessandro pastore a [[Traona]], [[Jürg Jenatsch]] pastore a [[Berbenno di Valtellina]], Bonaventura Toutsch pastore a [[Morbegno]], Conrad Buol pastore a [[Davos]], Johann Porta pastore a [[Zizers]], Johann Janett pastore a [[Scharans]]. Il tribunale pronunciò anche una sentenza di esilio contro i capi del partito filospagnolo, i fratelli [[Rudolf von Planta|Rudolf]] e [[Pompejus von Planta]], originari di [[Zernez]].</ref>
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[[File:Lapide Nicolo Rusca.jpg|thumb|left|[[Chiareggio]], la lapide che ricorda il passaggio di Nicolò Rusca nel 1618.]]
Tra i sospettati di sostegno alla Spagna e di tradimento della patria fu individuato - insieme ad altri preti cattolici, che si salvarono tuttavia con la fuga - anche l'arciprete di Sondrio, Nicolò Rusca.
Nella notte tra il [[24 luglio|24]] e il
In soccorso dell'arciprete, in procinto di essere arrestato e sottoposto a giudizio, si mosse in primo luogo, anche questa volta, la comunità cattolica di Sondrio, che inviò propri rappresentanti in difesa di un parroco unanimemente riconosciuto come alieno da contrapposizioni violente e da atteggiamenti sovversivi contro lo Stato. Neppure il successivo intervento dei [[cantoni svizzeri|Cantoni]] cattolici - interessati al caso dal [[nunzio apostolico]] presso gli Svizzeri, Ludovico Sarego - e della città di [[Lugano]], che inviò due rappresentanti, tra cui Luigi Rusca, fratello di Nicolò, a difendere il proprio concittadino, poté smuovere gli insorti grigioni dalla determinazione di sottoporre l'arciprete a processo; anzi, agli inviati di Sondrio e di Lugano non fu consentito di agire come suoi difensori in giudizio.
Il processo ebbe inizio il
Di per sé, l'arciprete Rusca avrebbe potuto scagionarsi completamente da ogni accusa: riguardo alle prime, egli era già stato assolto in un precedente giudizio; quanto all'ultima e unica nuova accusa, non appariva incriminabile in quanto si era limitato a tutelare la propria parte confessionale, secondo quanto era consentito dal regime di tolleranza religiosa assunto dallo Stato retico.
[[File:Pfaefers.jpg|thumb|L'ex-abbazia di [[Pfäfers]],
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Per ottenere dall'imputato una confessione, i giudici di Thusis, spinti dal gruppo dei giovani pastori presenti nel tribunale (che agivano come [[pubblico ministero|pubblica accusa]] ma non avevano diritto di voto in giuria), acconsentirono a sottoporre Rusca alla [[tortura]], come peraltro era normale in ogni tribunale penale dell'epoca.
Rusca fu sottoposto ad interrogatorio sotto tortura per due giorni consecutivi, il lunedì [[3 settembre|
Il tribunale dispose che il cadavere fosse sepolto
== Processo di beatificazione ==
Il processo di [[beatificazione]] è stato concluso e il
Il rito di beatificazione è stato celebrato a [[Sondrio]] il
== Associazioni intitolate a Nicolò Rusca ==
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* l'associazione locale dell'[[Azione Cattolica Italiana]].
Nella [[diocesi di Como]] (di cui fa parte anche Sondrio e tutta la sua provincia) è a lui intitolato il "Centro Studi Nicolò Rusca", comprendente l'archivio storico della diocesi, la biblioteca del seminario vescovile e l'ufficio per l'inventario dei beni culturali ecclesiastici, gestito da una fondazione senza fini di lucro
== Note ==
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* {{cita pubblicazione|autore=Andrea Wendland|titolo=Patire per vincere: la santità, il martirio e la costruzione dell'identità confessionale|rivista=Bollettino della società storica valtellinese|volume=55|anno=2002|pagine=143-157}}
* {{cita pubblicazione|autore=Saverio Xeres|titolo=Il caso Rusca: radicalizzazione tridentina e reazione protestante|rivista=Bollettino della società storica valtellinese|volume=55|anno=2002|pagine=159-168}}
* {{cita libro|autore=Fr. Richardo A Rusconera|titolo=Martyrium B. Memoriæ Nicolai Rusca archipresbyteri Sondriensis in Rhetia|anno=1620|lingua=latino}}
== Voci correlate ==
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* [[Jürg Jenatsch]]
* [[Sacro macello]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita pubblicazione|autore=Alessandro Botta|url=https://www.bps-suisse.ch/pdf/media_odiate_l_errore_amate_gli_erranti_1.pdf|titolo=Nicolò Rusca pastore buono|editore=Banca Popolare di Sondrio Suisse|pp=79-82}}
* {{cita pubblicazione|autore=Comitato per la beatificazione di Nicolò Rusca
* {{cita pubblicazione|curatore=Pier Carlo Della Ferrera
* {{cita pubblicazione|autore=Claudia di Filippo Bareggi
* {{cita pubblicazione|autore=Paolo Tognina
* {{cita web|url=https://www.rsi.ch/la1/programmi/cultura/segni-dei-tempi/Nicol%C3%B2-Rusca-beato-di-unepoca-violenta-2430373.html|data=6 aprile 2013|accesso=14 luglio 2020|titolo=Nicolò Rusca, beato di un'epoca violenta|altri=con interventi di Saveria Masa, Erich Wenneker, Andreas Wendland e Saverio Xeres|sito=Radiotelevisione della Svizzera Italiana}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|cattolicesimo}}
[[Categoria:Martiri cattolici]]
[[Categoria:Rusca]]
[[Categoria:Studenti dell'Università degli Studi di Pavia]]
[[Categoria:Beati svizzeri]]
[[Categoria:Beati proclamati da Francesco]]
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