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{{Tassobox
{{Ecoregione
|nome=Tarpan
|nome = Foreste miste dell'Europa centrale
|statocons=EX
|nomeoriginale = Central European mixed forests
|dataestinzione=
|immagine = Białowieski Park Narodowy 20.jpg
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|didascalia = La [[foresta di Białowieża]] in [[Polonia]] è l'ultimo frammento intatto delle foreste che coprivano in passato il continente
|immagine=[[File:Kherson tarpan.jpg|230px]]
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|didascalia=<small>Il tarpan di Cherson, l'unico esemplare mai fotografato, che tuttavia potrebbe non essere stato geneticamente puro (immagine pubblicata nel 1884)</small>
|bioma = 04
<!-- CLASSIFICAZIONE: -->
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|dominio=[[Eukaryota]]
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<!-- PER LE PIANTE: -->
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<!-- PER GLI ALTRI ESSERI VIVENTI: -->
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<!-- PER TUTTI: -->
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Le '''foreste miste dell'Europa centrale''' sono un'[[ecoregione]] dell'[[ecozona paleartica]], definita dal [[WWF]] (codice ecoregione: PA0412), che si estende attraverso le pianure del settore nord-orientale dell'[[Europa centrale]], dalla [[Germania]] orientale e dalle sponde del [[mar Baltico]] fino alla [[Valacchia]] [[Romania|rumena]] e all'[[Oblast' di Brjansk|oblast di Bryansk]] in [[Russia]]. Comprende vaste porzioni di [[Polonia]], [[Lituania]], [[Bielorussia]] e [[Ucraina]], nonché parte della [[Repubblica Ceca]]<ref name=WWF>{{cita web|titolo=Central European mixed forests|opera=Terrestrial Ecoregions|editore=World Wildlife Fund|url=http://www.worldwildlife.org/ecoregions/pa0412|accesso=5 febbraio 2017|lingua=en}}</ref>.
 
Il '''tarpan''' ('''''Equus ferus''''') era una specie del genere dei [[Equus|cavalli]], ormai estinta tra il XVIII e il XIX secolo. Considerato a lungo una forma occidentale dei [[Equus ferus|cavalli selvatici]] un tempo diffusi in [[Eurasia]], studi [[Genetica|genetici]] più recenti hanno invece rivelato che si trattava di un incrocio tra cavalli selvatici dell'Eurasia occidentale e antenati degli attuali [[Equus ferus caballus|cavalli domestici]]. Sebbene alcune testimonianze sul tarpan possano risalire all'[[Antichità classica|antichità]], esso divenne noto soprattutto nel XVIII secolo, grazie ai resoconti di esploratori come [[Samuel Gottlieb Gmelin]] e [[Peter Simon Pallas]], che osservarono questi animali durante spedizioni nell'[[Europa orientale]]. Tra le caratteristiche fisiche comunemente attribuite al tarpan figuravano una testa grande, orecchie appuntite, un mantello grigiastro e una criniera dall'aspetto arruffato o ispido, il cui aspetto esatto resta oggetto di dibattito: non è chiaro, infatti, se fosse più simile a una criniera pendente o eretta. La statura relativamente ridotta era un altro tratto distintivo. L'areale di distribuzione del tarpan si estendeva dagli [[Urali]] verso ovest, attraversando le [[Steppa|steppe]] russe fino all'[[Europa centrale]] e [[Europa occidentale|occidentale]], dove abitava sia le aree aperte sia quelle boschive. Questa duplice presenza ha spinto alcuni studiosi a distinguere tra un «tarpan delle steppe» e un «tarpan dei boschi», ipotizzando differenze [[Anatomia|anatomiche]] e morfologiche tra le due varianti. Tuttavia, tale suddivisione non gode di un consenso unanime.
== Territorio ==
Questa ecoregione è costituita da foreste di querce, foreste miste di querce e carpini, nonché, nelle aree più settentrionali, da foreste di pini. Confina con la [[steppa forestale dell'Europa orientale]] a est, le [[foreste miste sarmatiche]] a nord, le [[foreste di conifere montane dei Carpazi]] a sud e le [[foreste miste baltiche]] e le [[foreste di latifoglie dell'Europa occidentale]] a ovest.
 
Anche il comportamento del tarpan è noto principalmente grazie a resoconti storici. Viveva in branchi simili a quelli dei [[Equus ferus caballus|cavalli domestici]], composti da femmine con i loro piccoli e guidati da uno stallone, il quale proteggeva il gruppo allontanando i maschi [[Competizione|rivali]]. Questi branchi probabilmente si spostavano su ampie aree alla ricerca di cibo. Alcune testimonianze riportano che il tarpan si nutrisse talvolta di balle di fieno appartenenti ai contadini locali e che, occasionalmente, integrasse nelle sue mandrie le giumente domestiche. Tali comportamenti, uniti alla caccia per scopi alimentari, potrebbero aver contribuito ai conflitti con le comunità umane e accelerato il processo di estinzione. Se in Europa occidentale e centrale il tarpan scomparve già nel [[Medioevo]] o nella prima [[età moderna]], in Europa orientale sopravvisse più a lungo: l'ultimo esemplare selvatico di tarpan dei boschi fu abbattuto intorno al 1814, mentre l'ultimo tarpan delle steppe venne ucciso nel 1879. Alcuni esemplari in cattività sopravvissero ancora per qualche tempo, ma la specie era ormai destinata all'estinzione.
Il territorio è formato da vaste pianure nel settore centrale, morene collinari con laghi in quello settentrionale e da alture in quello meridionale. Il punto più elevato entro i confini dell'ecoregione non supera i 600 m, e la maggior parte dell'area è situata ad altitudini comprese tra i 100 e i 300 m. Le temperature annuali sono piuttosto uniformi in tutta la regione e variano tra i 7 e i 9 °C; il clima è più mite ad ovest e più continentale ad est. Le temperature medie di gennaio variano tra i -1 °C della Germania ai -6 °C della Bielorussia. Le precipitazioni annue sono comprese tra i 500 e i 700 mm; la maggior parte di esse cade durante la stagione calda, con un picco massimo in luglio. La neve ricopre il settore nord-orientale della regione per oltre mesi, ma lo strato di neve che si accumula al suolo non è troppo spesso; nelle zone meridionali e occidentali il manto di neve tende a sciogliersi in fretta.
 
La prima descrizione scientifica del tarpan risale al 1785, basandosi su osservazioni raccolte in Europa orientale. Si ritiene che almeno gli ultimi esemplari fossero fortemente incrociati con cavalli domestici, anche se il grado di questa commistione resta incerto. Alcune testimonianze storiche e caratteristiche scheletriche hanno portato alcuni studiosi a ipotizzare che razze come il [[Konik|Konik]] o il [[pony Exmoor]] possano essere discendenti diretti del tarpan, un'idea che però non ha trovato conferme definitive. Inoltre, il possibile ruolo del tarpan nel processo di [[domesticazione]] dei cavalli, avvenuto tra 6000 e 5000 anni fa, rimane ambiguo e non supportato da prove genetiche. Sebbene nel XX secolo si sia spesso ritenuto che il tarpan fosse un parente stretto del [[Equus ferus przewalskii|cavallo di Pržewalski]], studi genetici più recenti hanno smentito questa ipotesi, escludendo una relazione diretta tra le due specie.
La percentuale di superficie ricoperta da foreste, così come la composizione delle foreste stesse, varia da un paese all'altro:
 
== Etimologia ==
{| class="wikitable"
Il termine «tarpan» ha origine nel linguaggio popolare [[Tatari|tartaro]] e, tra il XVIII e il XX secolo, veniva utilizzato per designare non solo i [[Equus ferus|cavalli selvatici]] presumibilmente tali, ma anche [[Equus ferus caballus|cavalli domestici]] inselvatichiti, i loro [[Ibrido|ibridi]] e persino gli [[Equus hemionus|asini selvatici]] presenti nella steppa della Russia meridionale.<ref name="Jezierski et al. 2008"/> La prima menzione documentata di questa parola risale al 1762 ed è attribuita al geografo russo [[Pëtr Ivanovič Ryčkov]]. Nel suo studio sull'area di [[Orenburg]], nel sud della Russia, Ryčkov descrisse il tarpan (''тарпан'') distinguendolo dal [[Equus hemionus#Kulan|kulan]] (''кулан''), un altro abitante delle steppe, e lo classificò tra i cavalli (''koni'', ''кони'').<ref name="Rytschkow 1762"/> Nonostante queste osservazioni, rimane incerto se i cavalli liberi delle steppe meridionali russe indicati con il nome tarpan fossero autentici cavalli selvatici, cavalli domestici inselvatichiti o ibridi tra le due tipologie.<ref name="Vuure 2014"/> In seguito, il termine «tarpan» venne applicato anche a popolazioni equine che non erano mai state chiamate così durante la loro esistenza, come ad esempio i cavalli del parco naturale presso [[Zamość]].<ref name="Vetulani 1927"/><ref name="Vetulani 1936"/> Oggi, il termine è spesso usato per riferirsi alla forma del cavallo selvatico dell'Eurasia occidentale. Già nella seconda metà del XVIII secolo, però, autori contemporanei come [[Peter Simon Pallas]] avevano sollevato dubbi sulla natura autenticamente selvatica del tarpan.<ref name="Pallas 1771"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/> Secondo le interpretazioni più recenti, questa forma equina è con ogni probabilità il risultato di un’ibridazione tra cavalli domestici e selvatici, riflettendo la complessità delle popolazioni equine storiche delle steppe eurasiatiche.<ref name="Librado et al. 2021"/>
|-
! '''Paese''' !! '''% di aree boschive''' !! '''% di foreste di latifoglie'''
|-
| [[Repubblica Ceca]] || 33,3 || 21,8
|-
| [[Germania]] || 28,9 || 33,1
|-
| [[Polonia]] || 28,0 || 22,5
|-
| [[Bielorussia]] || 30,2 || 30,0
|-
| [[Ucraina]] || 15,9 || 43,0
|}
 
== FloraDescrizione ==
=== Aspetto ===
La superficie ricoperta da foreste dell'intera ecoregione è attualmente inferiore al 30%, e la maggior parte di queste è costituita da foreste secondarie o da piantagioni di alberi. Il pino silvestre (''[[Pinus sylvestris]]'') è oggi la specie di albero più comune dell'ecoregione. In passato, però, esso era confinato alle zone meno produttive, soprattutto ai suoli sabbiosi delle aree caratterizzate da scarse precipitazioni. Causa i vasti rimboschimenti del XIX e XX secolo, ora l'albero è diffuso in tutta la regione, perfino in zone più fertili. Su scala regionale, copre attualmente circa la metà della superficie totale occupata da foresta, e su scala locale - come nella Polonia occidentale - può costituire fino al 90% di alcune aree di foresta. Le foreste di latifoglie e quelle miste sono quasi completamente scomparse, soprattutto a causa del fatto che crescevano su terreni adatti all'agricoltura. Ciò vale particolarmente per le foreste di latifoglie miste di pianura (''[[Quercus robur]]''-''[[Carpinus betulus]]''-''[[Tilia cordata]]''), che oggi coprono meno del 10% della loro superficie originaria. Le foreste di latifoglie miste della parte occidentale della regione (Germania, Repubblica Ceca, Polonia occidentale) sono costituite da faggi europei (''[[Fagus sylvatica]]'') misti ad altre specie, o perfino da piccole faggete pure. Nella parte nord-orientale della regione (Lituania, Bielorussia, Polonia nord-orientale), l'abete rosso (''[[Picea abies]]'') si trova frammisto a latifoglie varie su terreni fertili, spesso come specie emergente dalla volta. Ciò appare in tutta la sua evidenza nella [[foresta di Białowieża]], dove i vecchi abeti rossi che crescono in aree favorevoli possono raggiungere i 50 m di altezza, misura che ne fa gli alberi più alti delle pianure dell'Europa settentrionale. Nelle zone acquitrinose domina l'ontano nero (''[[Alnus glutinosa]]''), e in misura minore la betulla pelosa (''[[Betula pubescens]]'') e varie specie di salici (''[[Salix]]'' spp.). Le foreste di pioppi (''[[Populus]]'' spp.) e olmi (''[[Ulmus laevis]]'') che un tempo crescevano lungo gli argini dei fiumi sono state in gran parte rimpiazzate da boschetti di salici (specialmente di ''[[Salix purpurea]]'').
[[File:Tarpan - Gmelin 1770.tif|thumb|Il tarpan di [[Samuel Gottlieb Gmelin]] (1770)]]
[[File:Tarpan - Pallas 1771.tif|thumb|Il tarpan di [[Peter Simon Pallas]] (1776)]]
[[File:The natural history of horses (Plate III) (6441423819).jpg|thumb|Il tarpan di [[Charles Hamilton Smith]] (1841)]]
Le dimensioni e l'aspetto del tarpan possono essere ricostruiti con una certa accuratezza grazie ai resoconti storici, anche se le misurazioni documentate sono poche e provengono principalmente da esemplari vissuti tra il XIX e l'inizio del XX secolo. Un esempio significativo è rappresentato dall'ultimo tarpan, morto nel 1918 a Dubrovka, vicino [[Poltava]], che presentava un'altezza al garrese compresa tra 140 e 145 cm.<ref name="Heptner 1955"/> Per confronto, il [[Konik (zoologia)|Konik]], considerato da alcuni un potenziale discendente diretto del tarpan, raggiunge un'altezza media al garrese di 129,4 cm nei maschi e 128 cm nelle femmine, sulla base di un campione di 119 individui analizzati. Questi dati suggeriscono che il tarpan fosse un cavallo di taglia medio-piccola, una caratteristica confermata da numerosi resoconti storici. Le prime descrizioni dettagliate del tarpan risalgono alla seconda metà del XVIII secolo. [[Samuel Gottlieb Gmelin]], che li osservò nel 1770 a [[Voronež]], li descrisse come simili ai piccoli cavalli domestici russi, ma con tratti distintivi: testa grande, orecchie lunghe e appuntite (simili a quelle di un asino), criniera corta e arruffata, mantello grigio sul dorso che diventava più chiaro sul ventre, e zampe scure nella parte inferiore.<ref name="Gmelin 1770"/> Poco dopo, [[Peter Simon Pallas]], basandosi su osservazioni effettuate lungo il fiume [[Volga]] nel 1771 e nel 1776, confermò molte di queste caratteristiche. Tuttavia, secondo Pallas, la maggior parte degli individui osservati era di colore marrone pallido, con arti più chiari rispetto alla descrizione di Gmelin, e raramente erano presenti esemplari di colore marrone scuro, nero o grigio. Esemplari pezzati, invece, non furono mai osservati.<ref name="Pallas 1771"/> Ulteriori descrizioni provengono da [[Belsazar Hacquet]], che intorno al 1760 notò cavalli simili nel parco naturale di [[Zamość]]. Questi animali erano piccoli, di colore nero-brunastro, con testa grande, criniera e coda scure e a pelo corto. Inoltre, Hacquet osservò una caratteristica peculiare nei maschi: una sorta di «barba».<ref name="Hacquet 1794"/> [[Charles Hamilton Smith]], nel 1841, aggiunse che il tarpan non fosse più grande di un [[Equus africanus asinus|asino domestico]] e descrisse una variabilità nel colore del mantello, che includeva tonalità grigie, marrone chiaro e [[Isabella (cavallo)|isabella]]. Hamilton Smith notò anche che il tarpan subiva un cambio stagionale del mantello: corto e liscio in estate, lungo e folto in inverno.<ref name="Smith 1841"/><ref name="Groves 1986"/><ref name="Heptner 1988"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
Le descrizioni storiche suggeriscono possibili variazioni regionali nel colore del mantello del tarpan. Ad ovest del [[Volga]], il tarpan era prevalentemente di un grigio topo, mentre più a est, fino agli [[Urali]], si riscontravano mantelli misti tra grigio e marrone giallastro. Oltre gli Urali, erano frequenti colorazioni giallastre o marrone rossiccio. Tuttavia, non è sempre chiaro se i resoconti riguardanti i cavalli selvatici di queste aree si riferissero effettivamente al tarpan o se includessero altre specie, come il [[Equus ferus przewalskii|cavallo di Pržewalski]]. Ad esempio, Hamilton Smith suggerì nel 1841 una possibile sovrapposizione, considerando il tarpan una versione più primitiva di queste specie equine.<ref name="Smith 1841"/> Nel caso del tarpan europeo, come quello presente nella [[foresta di Białowieża]], si evidenzia una predominanza di mantelli grigi e la presenza di una striscia dorsale scura, come riportato da Julius von den Brinken.<ref name="Brincken 1828"/> Questa caratteristica era già descritta nel [[Medioevo]], con riferimenti di autori come [[Alberto Magno]] e Anton Schneeberger, che menzionavano cavalli selvatici con mantelli simili, sebbene non sia chiaro se si trattasse effettivamente di tarpan. Un aspetto ancora dibattuto è la tipologia della criniera del tarpan: alcuni resoconti indicano che fosse eretta, simile a quella delle [[Zebra|zebre]] e del cavallo di Pržewalski, mentre altri suggeriscono una criniera pendente, osservata, ad esempio, in un esemplare catturato nel 1866 nelle steppe di Zagradov, in [[Crimea]], noto come tarpan di [[Cherson]]. Una criniera parzialmente pendente fu osservata anche nell'ultimo esemplare di Dubrovka.<ref name="Groves 1986"/><ref name="Heptner 1988"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
== Note ==
 
<references/>
Riguardo al mantello, le rappresentazioni figurative e i ritrovamenti [[Genetica|genetici]] suggeriscono una grande varietà cromatica nei cavalli selvatici preistorici, con il [[Baio (cavallo)|marrone]] come colore predominante, affiancato da [[Morello (cavallo)|nero]], grigio e varianti «leopardate» o [[Mantello (cavallo)#Macchiati|maculate]].<ref name="Ludwig et al. 2009"/><ref name="Pruvost et al. 2011"/><ref name="Ludwig et al. 2015"/> Questi stessi colori caratterizzavano anche i primi cavalli domestici, con l'apparizione relativamente precoce di tonalità [[Sauro (cavallo)|fulve]].<ref name="Ludwig et al. 2009"/><ref name="Wutke et al. 2016"/> La distribuzione dei colori sembra rispecchiare adattamenti ambientali: tonalità chiare erano più comuni in habitat di steppa, mentre quelle scure offrivano un vantaggio nelle foreste.<ref name="Baker 2008"/><ref name="Pruvost et al. 2011"/>
 
=== Caratteristiche del cranio e della dentatura ===
Secondo [[Vladimir Georgievič Geptner]], nonostante l'ampia distribuzione storica del tarpan, i reperti [[Osteologia|osteologici]] disponibili sono estremamente limitati. Negli anni '60, infatti, erano conservati solo due scheletri completi nei musei di Europa e Asia occidentale. Tuttavia, lo studio dei crani preservati ha permesso di ottenere alcune informazioni sulle proporzioni del tarpan. La lunghezza media del cranio era di 47,9 cm, con una larghezza di 20,6 cm a livello dell'[[Orbita oculare|orbita]]. Il [[Muso|rostro]], nella zona dei [[Incisivo|denti incisivi]], misurava circa 7 cm in larghezza, mentre il [[diastema]], lo spazio tra la parte anteriore e quella posteriore della dentatura, si estendeva per circa 9,2 cm. Questi dati, sebbene frammentari, forniscono importanti indizi sulle caratteristiche anatomiche di questa specie.<ref name="Groves 1986"/><ref name="Heptner 1988"/>
 
== Distribuzione e habitat ==
L'area di distribuzione esatta del tarpan non è completamente nota, ma le testimonianze storiche suggeriscono che questo cavallo abitasse sia le [[Steppa|steppe]] sia le foreste dell'[[Eurasia]]. Una possibile linea di confine settentrionale potrebbe essere tracciata intorno alla [[Lituania]] e alla regione di [[Kaliningrad]], poiché non esistono prove della sua presenza più a nord. Verso sud, la specie potrebbe aver occupato il territorio dei [[Carpazi]], estendendosi fino all'attuale [[Moldavia|Repubblica di Moldavia]]. Ad est, l'areale del tarpan si estendeva attraverso la regione del [[Mar Nero]], comprendendo la penisola di [[Crimea]] e le principali vallate fluviali del [[Dnestr]], del [[Don (fiume Russia)|Don]] e del [[Kuban']], fino ad arrivare al [[Volga]]. È plausibile che il suo limite orientale fosse rappresentato dagli [[Urali]], anche se non si hanno informazioni precise sulla sua estensione oltre questa catena montuosa. L'estensione meridionale rimane incerta a causa della mancanza di dati storici. Anche definire l'esatta estensione occidentale del tarpan è complesso. Fonti [[Medioevo|medievali]] suggeriscono che la sua presenza potesse superare l'attuale [[Polonia]], arrivando in [[Germania]], [[Danimarca]], [[Francia]] e forse spingendosi fino alla [[penisola iberica]]. Tuttavia, queste indicazioni non sono confermate da prove concrete e rimangono quindi oggetto di dibattito tra gli studiosi.<ref name="Heptner 1988"/>
 
== Biologia ==
Le abitudini di vita del tarpan possono essere ricostruite principalmente attraverso resoconti storici, che suggeriscono comportamenti simili a quelli dei [[Equus ferus caballus|cavalli domestici]] moderni e del [[Equus ferus przewalskii|cavallo di Pržewalski]]. Secondo [[Samuel Gottlieb Gmelin]], i tarpan vivevano in gruppi sociali guidati da un maschio dominante, ruolo che il maschio conquistava presumibilmente attraverso lotte.<ref name="Gmelin 1770"/> Le dimensioni di questi gruppi variavano tra cinque e venti individui, come riportato da [[Peter Simon Pallas]], ma [[Charles Hamilton Smith]] descrive anche raduni più numerosi, che potevano contare diverse centinaia di esemplari.<ref name="Smith 1841"/> I giovani maschi, una volta raggiunta la maturità, venivano scacciati dal gruppo principale e conducevano inizialmente una vita solitaria, fino a formare un proprio branco,<ref name="Pallas 1771"/> un comportamento osservato anche da Hamilton Smith. Dal punto di vista comportamentale, i tarpan erano noti per la loro velocità e per la loro estrema timidezza, fuggendo al minimo rumore, come riportato da Gmelin.<ref name="Gmelin 1770"/> Secondo [[Belsazar Hacquet]], erano animali difficili da addomesticare, coraggiosi e pronti a difendersi dai predatori.<ref name="Hacquet 1794"/> Hamilton Smith osservò che le vocalizzazioni del tarpan erano più acute e intense rispetto a quelle dei cavalli domestici e descrisse le mandrie in fuga come particolarmente rapide, con il maschio dominante a chiudere il gruppo per proteggerlo da predatori come [[Ursidae|orsi]] e [[Canis lupus|lupi]], che affrontava con potenti calci. Hamilton Smith documentò anche migrazioni stagionali: in estate i tarpan si spostavano a nord, mentre in autunno tornavano verso sud.<ref name="Smith 1841"/> Pallas sottolineò la preferenza del tarpan per aree montuose ricche di sorgenti d'acqua, mentre in inverno si dirigevano verso alture spazzate dai venti, dove il terreno libero dalla neve permetteva loro di trovare cibo.<ref name="Pallas 1771"/> Gmelin aggiunse che i tarpan razziavano spesso i depositi di fieno dei contadini e si accoppiavano frequentemente con cavalle domestiche,<ref name="Gmelin 1770"/> un comportamento osservato anche da Pallas.<ref name="Pallas 1771"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
== Tassonomia ==
=== Classificazione generale ===
Il tarpan appartiene alla [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] degli equidi ([[Equidae]]) ed è una [[specie]] del [[Genere (tassonomia)|genere]] ''[[Equus]]'', rendendolo uno dei rappresentanti moderni di questa famiglia. All'interno del genere, il tarpan è strettamente imparentato con il cavallo domestico (''[[Equus caballus]]'') e il cavallo di Pržewalski (''[[Equus przewalskii]]''), con i quali forma il gruppo definito «caballoide». Questo gruppo si distingue dalle [[Zebra|zebre]] e dagli asini, che appartengono invece al gruppo «stenonoide» o «non-caballoide». Una delle principali differenze tra queste due linee evolutive risiede nella struttura caratteristica dei molari inferiori. Secondo i dati [[Biologia molecolare|molecolari genetici]], la separazione tra il gruppo caballoide e quello stenonoide risale a circa 3,4-4,4 milioni di anni fa, durante il [[Pliocene]].<ref name="Steiner et al. 2012"/><ref name="Vilstrup et al. 2013"/><ref name="Jonsson et al. 2014"/> Tuttavia, le relazioni precise tra le specie appartenenti al gruppo caballoide non sono ancora del tutto chiare. Dal punto di vista genetico, il tarpan rappresenta un ibrido tra cavalli selvatici originari dell'Eurasia occidentale e cavalli domestici, con una possibile origine nell'area dell'attuale [[Ucraina]].<ref name="Librado et al. 2021"/> Per quanto riguarda la linea evolutiva, la separazione tra la linea ancestrale del cavallo domestico e quella del cavallo di Pržewalski è avvenuta durante il [[Pleistocene superiore|tardo Pleistocene]], circa {{M|117000}} anni fa, anche se alcune stime variano tra {{M|45000}} e {{M|364000}} anni a seconda dello studio preso in esame.<ref name="Wallner et al. 2003"/><ref name="Goto et al. 2011"/><ref name="Vilstrup et al. 2013"/><ref name="Sarkissian et al. 2015"/>
 
=== Nome scientifico ===
La classificazione [[sistematica]] del tarpan è stata oggetto di dibattito nel corso del tempo. Durante il XX secolo, il tarpan è stato variamente classificato come parte della specie ''Equus caballus'' (il cavallo domestico) o come ''Equus ferus'' (spesso indicato come «cavallo selvatico»). Inoltre, alcuni autori hanno occasionalmente utilizzato il nome ''Equus przewalskii'' per riferirsi al tarpan.<ref name="Heptner 1955"/><ref name="Heptner 1988"/> Generalmente, il tarpan è stato trattato come una sottospecie, con denominazioni come ''Equus caballus ferus'' o ''Equus ferus ferus'', ma la distinzione tra questi nomi è rimasta ambigua, poiché talvolta sono stati utilizzati come [[Sinonimo (tassonomia)|sinonimi]]. La denominazione ''Equus caballus'' risale a [[Linneo]], che nel 1758, nel suo ''[[Systema Naturae]]'', la utilizzò per riferirsi al cavallo domestico (dal [[Lingua latina|latino]] ''caballus'', «cavallo da sella»).<ref name="Linne 1758"/> Nello stesso anno, [[Pieter Boddaert]] introdusse il nome ''Equus ferus'' per descrivere un cavallo selvatico delle steppe russe, identificato in vari resoconti storici come tarpan.<ref name="Boddaert 1785"/> Più tardi, nel 1881, il nome ''Equus przewalskii'' venne proposto dallo zoologo [[Ivan Semenovič Poljakov]] per identificare una nuova forma di cavallo selvatico scoperta in Asia centrale.<ref name="Poljakov 1881"/> A causa delle ambiguità nella classificazione, l'ICZN ([[Commissione internazionale di nomenclatura zoologica]]) stabilì nel 1954 che la [[specie tipo]] per il genere ''Equus'' fosse ''Equus caballus'', basandosi sulla regola di priorità e confermando la denominazione originale di Linneo.<ref name="ICZN 1954"/> Per affrontare le difficoltà di classificazione tra forme domestiche e selvatiche, un gruppo di scienziati propose nel 2003 un'integrazione delle norme per le denominazioni scientifiche degli animali domestici. Questa proposta, nota come ''Opinion 2027'' (Case 3010), consentì di mantenere i nomi linneani per le forme domestiche, estendendoli anche alle corrispondenti forme selvatiche.<ref name="ICZN 2003"/><ref name="Gentry et al. 2003"/> Pertanto, ''Equus caballus ferus'' implica che il cavallo domestico e il tarpan appartengano alla stessa specie, mentre ''Equus ferus'' suggerirebbe che il tarpan fosse indipendente dal cavallo domestico. Tuttavia, per via della regola di priorità, non è consentito utilizzare denominazioni come ''Equus ferus caballus'' per il cavallo domestico o ''Equus przewalskii ferus'' per altre forme selvatiche.<ref name="Zessin et al. 2009"/>
 
Nel XX secolo, il tarpan, il cavallo domestico e il cavallo di Pržewalski sono stati talvolta considerati [[Specificità biologica#Conspecificità|conspecifici]], in parte a causa della capacità di interfecondità osservata tra il cavallo domestico e quello di Pržewalski, e probabilmente anche tra il tarpan e il cavallo domestico, come suggerito dai resoconti storici. Tuttavia, non sono disponibili dati genetici sul tarpan per confermare queste supposizioni. È noto, invece, che il cavallo domestico e il cavallo di Pržewalski costituiscono linee distinte fin dal tardo Pleistocene, presentando differenze [[Anatomia|anatomiche]] e [[Citogenetica|citogenetiche]]: il cavallo di Pržewalski possiede infatti 66 [[Cromosoma|cromosomi]], rispetto ai 64 del cavallo domestico.<ref name="Benirschke et al. 1965"/> Nel 1986, [[Colin Groves|Colin P. Groves]] ipotizzò una stretta relazione tra il cavallo di Pržewalski e il tarpan, basandosi sull'analisi di cavalli con caratteristiche intermedie trovati a est degli [[Urali]]. Groves propose che il cavallo di Pržewalski rappresentasse il ramo orientale e il tarpan quello occidentale del «cavallo selvatico». Tuttavia, egli notò alcune differenze anatomiche significative, come il cranio più corto del cavallo di Pržewalski, con una [[Osso occipitale|cresta occipitale]] più pronunciata, un [[diastema]] più breve e denti molari più grandi rispetto al tarpan.<ref name="Groves 1986"/><ref name="Groves 1994"/> Studi successivi lo portarono a rivalutare questa ipotesi: Groves concluse infine che il tarpan e il cavallo di Pržewalski fossero specie separate, posizione confermata nella revisione della sistematica degli ungulati del 2011, realizzata insieme a [[Peter Grubb]]. Tale revisione consolidò quindi il cavallo domestico, il cavallo di Pržewalski e il tarpan come specie separate.<ref name="Groves et al. 2011"/>
 
== Forschungsgeschichte und Etymologie ==
=== Storia ===
[[File:Petr Ivanovich Rychkov by Franz Krüger.jpg|thumb|[[Pëtr Ivanovič Ryčkov]] utilizzò per la prima volta nel 1762 il termine ''tarpan'' in un contesto scientifico.]]
Uno dei primi riferimenti ai cavalli selvatici nell'Europa orientale risale al V secolo a.C., quando [[Erodoto]], nel quarto libro delle sue ''[[Storie (Erodoto)|Storie]]'', menziona cavalli selvatici «bianchi» che pascolavano lungo il fiume Hypanis, oggi identificato con il [[Bug Orientale|Bug Meridionale]], nella regione della [[Podolia]], in [[Ucraina]].<ref name="Herodot"/> Tuttavia, è controverso se questi animali fossero effettivamente «bianchi», poiché il termine [[Lingua greca|greco]] ''λευκός'' (''leukos'') può anche significare «chiaro», riferendosi forse a una colorazione grigia. Nel 732, [[Papa Gregorio III]] inviò il missionario [[Bonifacio (arcivescovo di Magonza)|Bonifacio]] nell'odierna Germania per scoraggiare il consumo di carne di cavallo, sia domestico sia selvatico, tra i Turingi e i Sassoni. Successivamente, riferimenti a cavalli selvatici comparvero nei documenti medievali. [[Alberto Magno]], nel XII secolo, menzionò la presenza di cavalli selvatici in Europa centrale, mentre i registri dell'[[Ordine teutonico|Ordine Teutonico]] dei secoli XV e XVI documentano la presenza di questi animali in aree che oggi appartengono alla Polonia, come [[Ełk]] o [[Węgorzewo]].<ref name="Smith 1841"/><ref name="Lydekker 1912"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/> Nel XVII e XVIII secolo, con l'aumento delle esplorazioni naturalistiche, le testimonianze sui cavalli selvatici dell'Europa orientale divennero più frequenti. [[Guillaume le Vasseur de Beauplan]], un ingegnere e architetto francese che lavorò in Polonia e Ucraina negli anni 1630-1640, descrisse nel 1650 l'indomabilità dei cavalli selvatici, notando anche quelli che considerava difetti nei loro zoccoli.<ref name="Beauplan 1650"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
Informazioni più dettagliate sul tarpan emersero durante le spedizioni di [[Samuel Gottlieb Gmelin]] e [[Peter Simon Pallas]], due naturalisti tedeschi che viaggiarono in Russia negli anni 1770. Gmelin osservò i cavalli selvatici vicino a [[Voronež]], lungo il fiume [[Don (fiume Russia)|Don]], mentre Pallas li studiò lungo il corso della [[Samara (fiume)|Samara]], un affluente del [[Volga]], entrambe località situate nella Russia meridionale. Nei loro resoconti di viaggio, ''Reise durch Rußland'' di Gmelin e ''Reise durch verschiedene Provinzen des Rußischen Reichs'' di Pallas, dedicano lunghe sezioni al tarpan, fornendo descrizioni fisiche e dettagli sul comportamento di questi animali. Tuttavia, Pallas era convinto che i cavalli da lui osservati non fossero autentici cavalli selvatici, ma piuttosto cavalli domestici inselvatichiti, pur continuando a utilizzare il termine «tarpan» per riferirsi a loro.<ref name="Gmelin 1770"/><ref name="Pallas 1771"/> Ulteriori informazioni vennero raccolte da [[Belsazar Hacquet]], medico dell'esercito [[Monarchia asburgica|austriaco]], che intorno al 1760, durante la [[Guerra dei sette anni|Guerra dei Sette Anni]], si trovò nella regione di [[Zamość]], nella [[Polonia]] meridionale.<ref name="Hacquet 1794"/> Circa venticinque anni dopo, lo scrittore polacco [[Kajetan Kozmian]] visitò la stessa zona, riportando ulteriori osservazioni sul tarpan. Infine, [[Charles Hamilton Smith]], nel suo libro del 1841, ''The Natural History of the Horse'', offrì un'ampia trattazione sul tarpan, includendo anche alcune delle prime informazioni sul [[Equus ferus przewalskii|cavallo di Pržewalski]].<ref name="Smith 1841"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
=== Erstbeschreibung ===
[[File:Pieter Boddaert.jpg|thumb|[[Pieter Boddaert]] introdusse nel 1785 la denominazione scientifica ''Equus ferus'']]
La prima descrizione scientifica del tarpan come ''Equus ferus'' fu realizzata dallo zoologo olandese [[Pieter Boddaert]] nel 1785, all'interno del suo lavoro ''Elenchus Animalium''. Tra le caratteristiche distintive della specie, Boddaert sottolineò il manto grigio scuro, la criniera corta e riccia, la coda corta e le lunghe orecchie. Per la sua descrizione si basò principalmente sugli scritti di Samuel Gottlieb Gmelin e Peter Simon Pallas. Oltre a indicare Voronež, in Russia, come uno dei luoghi di presenza del tarpan, Boddaert menzionò anche l'[[Penisola arabica|Arabia]], la [[Tartaria]] e la [[Cina continentale]] come parte del suo areale di distribuzione. Tuttavia, oggi si ritiene che la regione di Voronež rappresenti l'effettiva ''[[Locus typicus (biologia)|terra typica]]'' del tarpan.<ref name="Boddaert 1785"/><ref name="Groves et al. 2011"/> Un [[Sinonimo (tassonomia)|sinonimo]] parzialmente utilizzato per il tarpan è ''Equus gmelini'', introdotto nel 1912 da [[Otto Antonius]] in onore di Gmelin. Antonius giustificò questa denominazione notando che l'aspetto del tarpan ricordava quello di un asino, a causa della testa grande e degli arti lunghi e sottili. Anche in questo caso, le descrizioni di Gmelin costituirono la base per la classificazione, arricchite dai dati ricavati dall'osservazione di alcuni esemplari catturati nella seconda metà del XIX secolo e dai due scheletri conosciuti.<ref name="Antonius 1912"/>
 
=== Tarpan delle steppe e tarpan dei boschi ===
La questione dell'eventuale attribuzione di sottospecie distinte al tarpan è stata oggetto di un lungo dibattito. Oltre all'occasionale inclusione del cavallo di Pržewalski nella stessa specie, si è discusso della possibile distinzione tra un «tarpan delle steppe» e un «tarpan dei boschi». La descrizione originale di ''Equus ferus'' fornita da Pieter Boddaert nel 1785 si basava su esemplari delle steppe dell'Europa orientale. Successivamente, nel 1828, [[Julius von den Brinken]], capo forestale del [[Corona del Regno di Polonia|Regno di Polonia]], propose il nome ''Equus sylvestris'' per identificare i cavalli selvatici della [[foresta di Białowieża]],<ref name="Brincken 1828"/> un termine che divenne comunemente utilizzato per il cosiddetto «tarpan dei boschi». Al «tarpan dei boschi» vengono attribuite alcune caratteristiche distintive rispetto al «tarpan delle steppe»: un corpo più piccolo e leggero, una faccia più corta, arti più corti e una maggiore decolorazione del manto invernale.<ref name="Groves 1986"/><ref name="Heptner 1988"/> L'areale di questa forma sarebbe stato limitato alle foreste dell'Europa orientale e centrale, anche se non è chiaro quanto si estendesse verso ovest. Resoconti storici, come quelli citati da Hamilton Smith nel 1841,<ref name="Smith 1841"/> parlano di cavalli selvatici massicci con crani larghi e mandibole robuste presenti in Europa occidentale e centrale, ma non è certo che si riferissero al «tarpan dei boschi». Uno dei principali sostenitori della distinzione tra «tarpan dei boschi» e «tarpan delle steppe» fu il ricercatore polacco [[Tadeusz Vetulani]]. Nel 1927, Vetulani propose il nome scientifico ''Equus gmelini silvaticus'' per il tarpan della foresta di Białowieża, basandosi su fonti storiche e analisi di materiali cranici. Egli ipotizzò che l'aumento delle foreste in Europa centrale dopo l'[[Glaciazione weichseliana|ultima era glaciale]] avesse favorito l'adattamento del tarpan a un ambiente boschivo.<ref name="Vetulani 1927"/><ref name="Vetulani 1933"/><ref name="Vetulani 1933b"/><ref name="Vetulani 1933c"/> Tuttavia, non tutti i reperti cranici analizzati da Vetulani sono oggi attribuiti con certezza al tarpan.<ref name="Vuure 2014"/> Dopo la [[Seconda Guerra Mondiale]], la distinzione tra «tarpan dei boschi» e «tarpan delle steppe» venne ripresa da studiosi come [[Vladimir Georgievič Geptner]] negli anni '50 e '60<ref name="Heptner 1955"/><ref name="Heptner 1988"/> e, in parte, da [[Colin Groves|Colin P. Groves]] negli anni '80.<ref name="Groves 1986"/> Tuttavia, Groves successivamente abbandonò questa suddivisione, affermando che non esistessero prove sufficienti per giustificare la separazione in due sottospecie distinte.<ref name="Groves 1994"/><ref name="Groves et al. 2011"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
== Rapporti con l'uomo ==
=== Estinzione ===
Il declino del tarpan dal suo vasto areale di distribuzione iniziò molto presto. In [[Danimarca]], dove veniva intensamente cacciato, pare fosse presente in grande numero fino al XII secolo. Durante il [[Medioevo]] o all'inizio dell'[[era moderna]], il tarpan scomparve dall'Europa occidentale e centrale, sopravvivendo più a lungo nelle aree boschive e steppiche dell'Europa orientale. Tuttavia, anche in [[Polonia]] e [[Lituania]], la specie divenne sempre più rara. Nel 1783, [[Kajetan Kozmian]], durante una visita al parco naturale di [[Zamość]], nel sud della Polonia, scrisse che il tarpan era stato recentemente estirpato in natura in Polonia. Poco prima, secondo alcuni resoconti, gli ultimi esemplari che vivevano intorno alla [[foresta di Białowieża]] furono catturati e trasferiti nel parco di Zamość, suggerendo che il tarpan fosse già assente a Białowieża prima del 1800.<ref name="Pasicka 2013"/><ref name="Vuure 2014"/> Similmente, [[Julius von den Brinken]] riportò che il tarpan era ancora abbastanza comune in Polonia un secolo prima e che, quaranta anni prima, poteva essere avvistato occasionalmente in Lituania.<ref name="Brincken 1828"/> L'ultimo tarpan selvatico noto dei boschi fu probabilmente abbattuto intorno al 1814 nei pressi di [[Kaliningrad]].<ref name="Heptner 1955"/><ref name="Heptner 1988"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
Nelle steppe dell'Europa orientale, il tarpan si estinse qualche decennio più tardi, probabilmente intorno al 1880. Uno degli ultimi esemplari selvatici noti fu una femmina uccisa nel 1879 ad [[Askanija-Nova (città)|Askanija-Nova]], in Ucraina. Dalla fase finale della sua esistenza sono noti quattro esemplari significativi. Il primo fu catturato come puledro nel 1853 vicino a [[Melitopol']] e allevato in una tenuta, ma il suo destino rimane incerto a causa dello scoppio della [[guerra di Crimea]]. Il secondo, catturato negli anni 1850 da una mandria vicina alla penisola di [[Crimea]], fu soprannominato «tarpan della Crimea» o «della Tauride». Questo esemplare, donato allo [[zoo di Mosca]], fu successivamente trasferito all'[[Accademia russa delle scienze|Accademia delle Scienze Russa]], dove morì intorno agli otto anni. Il suo scheletro è oggi conservato presso l'Accademia. Il terzo esemplare, noto come «tarpan di Cherson» o «di Šatilov», fu catturato a metà degli anni 1860 nei pressi di [[Cherson]] e allevato in una tenuta. Nel 1884 fu trasferito allo zoo di Mosca, dove visse ancora per alcuni anni. Di questo esemplare esiste una fotografia, e il suo scheletro è conservato presso l'[[Università Lomonosov]] di Mosca. L'ultimo esemplare noto, il «tarpan di Dubrovka», morì in cattività intorno al 1918.<ref name="Antonius 1912"/><ref name="Heptner 1955"/><ref name="Heptner 1988"/>
 
Le cause dell'estinzione del tarpan sono attribuibili principalmente all'attività umana. La caccia fu un fattore determinante, inizialmente riservata alla [[nobiltà]] nell'Europa centrale medievale. Inoltre, numerosi resoconti storici indicano che, soprattutto nelle steppe, le popolazioni locali come i [[Tatari]] e i [[Cosacchi]] utilizzavano il tarpan come risorsa alimentare. Il tarpan era noto per razziare i depositi di fieno, attaccare cavalli domestici o attrarli nel proprio gruppo. Condivideva inoltre con i cavalli domestici le fonti d'acqua, una risorsa particolarmente scarsa nelle regioni steppiche. Questi conflitti, uniti alla pressione della caccia, portarono alla progressiva scomparsa del tarpan.<ref name="Heptner 1988"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
=== Domesticazione ===
[[File:Oostvaardersplassen2a.jpg|thumb|Il [[Konik (zoologia)|konik]], una razza di cavalli domestici a cui si attribuisce una somiglianza con il tarpan]]
La [[domesticazione]] dei cavalli dai loro antenati selvatici risale a un periodo compreso tra il 4000 e il 3000 a.C. Uno dei principali centri di questa pratica fu l'[[Asia centrale]], dove, intorno al 3500 a.C., si sviluppò la [[cultura di Botai]], situata nell'attuale [[Kazakistan]] settentrionale. Questa cultura, collocata tra il [[Neolitico]] e l'[[età del rame]], utilizzava i cavalli come fonte di cibo e materie prime. L'usura caratteristica dei [[premolari]] dei cavalli rinvenuti nei siti di Botai suggerisce l'uso di [[Morso (equitazione)|morsi]], indicando che gli animali potrebbero essere già stati utilizzati per cavalcare. Per questa popolazione delle steppe, priva di mezzi di trasporto su ruote e, a parte i cani, di altri animali domestici, l'uso del cavallo rappresentò probabilmente un significativo incremento della mobilità.<ref name="Brown et al. 1998"/><ref name="Anthony et al. 2000"/><ref name="Anthony 2007"/><ref name="Outram et al. 2009"/> Analisi [[Genetica|genetiche]] condotte nel 2018 hanno rivelato che i cavalli della cultura di Botai costituiscono un gruppo fratello del [[Equus ferus przewalskii|cavallo di Pržewalski]], suggerendo che quest'ultimo discenda dai cavalli dei Botai, i quali si sarebbero inselvatichiti dopo la scomparsa della cultura. Questo risultato implica che il cavallo di Pržewalski non possa più essere considerato l'antenato dei cavalli domestici moderni.<ref name="Gaunitz et al. 2018"/><ref name="Fages et al. 2019"/> Tuttavia, alcuni studiosi continuano a dubitare che i cavalli della cultura di Botai fossero realmente addomesticati.<ref name="Taylor et al. 2021"/>
 
La stessa analisi del 2018 ha stabilito che i cavalli di Botai non sono gli antenati dei cavalli domestici attuali, suggerendo che la domesticazione del cavallo abbia avuto origine altrove. Per lungo tempo, né i dati genetici né le evidenze archeologiche sono riusciti a individuare con precisione il luogo e il tempo di questa seconda domesticazione. Tra le possibili aree di origine sono state proposte le steppe [[Mar Nero|pontico]]-[[Mar Caspio|caspiche]], l'[[Anatolia]] orientale, la [[penisola iberica]], il [[Levante (regione storica)|Levante]] e l'[[Iran]] occidentale.<ref name="Gaunitz et al. 2018"/><ref name="Benecke 2018"/> Il ruolo del tarpan in questo processo è stato ampiamente dibattuto.<ref name="Rubenstein 2011"/> Uno studio genetico del 2021 ha identificato una popolazione ancestrale di cavalli domestici risalente a circa il 3000 a.C. in Eurasia occidentale, probabilmente associata alle culture tardo-neolitiche di [[Cultura Majkop|Majkop]] o di [[Cultura di Jamna|Jamna]] nell'area del [[Mar Nero]]. Intorno al 2200 a.C., i cavalli domestici si diffusero oltre le steppe, forse in relazione alla [[cultura della ceramica cordata]] in Europa.<ref name="Librado et al. 2021"/><ref name="Librado et al. 2024"/> I cavalli domestici moderni mostrano un'elevata diversità nel [[DNA mitocondriale]] ma una scarsa variabilità nel [[cromosoma Y]], suggerendo che nel processo di domesticazione sia stato utilizzato un numero relativamente ridotto di stalloni, mentre le fattrici selvatiche locali contribuirono significativamente alla diversità mitocondriale. Inoltre, episodi di domesticazione indipendente e [[introgressione|introgressioni]] di femmine selvatiche potrebbero aver ulteriormente arricchito questa diversità.<ref name="Vila et al. 2001"/><ref name="Jansen et al. 2002"/><ref name="Lindgren et al. 2004"/><ref name="Warmuth et al. 2012"/>
 
Alcune razze di cavalli domestici, come il [[Konik (zoologia)|Konik]] e forse anche il [[pony Exmoor]] e il [[Dülmen (zoologia)|Dülmen]], sono state proposte come possibili discendenti dirette del tarpan. Questa ipotesi si basa su caratteristiche craniche e scheletriche, oltre che su resoconti storici. Per quanto riguarda il Konik, si narra che discenda dalla popolazione di tarpan ospitata nella riserva di caccia principesca di Zamość. Questi cavalli, distribuiti nel 1806 ai contadini della regione di [[Biłgoraj]] per aiutarli durante una crisi economica, si sarebbero incrociati con i cavalli domestici locali.<ref name="Pasicka 2013"/> Tuttavia, questa interpretazione è controversa.<ref name="Vuure 2014"/> Studi genetici sui cavalli domestici non hanno rilevato particolarità genetiche nel Konik o in altre razze primitive che possano confermare una diretta discendenza dal tarpan.<ref name="Jordana et al. 1995"/><ref name="Jansen et al. 2002"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
=== Incrocio con i cavalli domestici ===
È probabile che non tutti i cavalli selvatici descritti nelle regioni dell'Europa orientale fossero autentici cavalli selvatici; alcuni potrebbero essere stati cavalli domestici inselvatichiti o [[Ibrido|ibridi]]. Ad esempio, autori polacchi del XVIII secolo notarono che i cavalli selvatici locali soffrivano spesso di problemi agli zoccoli, che causavano deformità alle zampe. Questo particolare suggerisce che si trattasse di cavalli domestici tornati allo stato selvatico. Analogamente, [[Peter Simon Pallas]] sosteneva che tutti i cavalli selvatici tra il [[Volga]] e gli Urali fossero in realtà esemplari domestici inselvatichiti.<ref name="Pallas 1771"/><ref name="Pallas 1831"/> Al contrario, [[Charles Hamilton Smith]] respingeva questa ipotesi come troppo speculativa e riteneva che nel XIX secolo esistessero ancora veri cavalli selvatici non addomesticati.<ref name="Smith 1841"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
Il grado di incrocio tra il tarpan e i cavalli domestici è stato oggetto di dibattito. Dopo i conflitti bellici, i cavalli dei soldati venivano spesso abbandonati e si integravano nei branchi di tarpan. Inoltre, i maschi di tarpan erano noti per rapire femmine domestiche e talvolta uccidere i maschi concorrenti. Nei secoli XVIII e XIX, erano frequenti i resoconti di cavalli selvatici con colorazioni insolite o branchi che includevano esemplari chiaramente appartenenti a razze domestiche. Pallas descrisse cavalli con caratteristiche tipiche dei selvatici, come testa grande, orecchie appuntite, criniera e coda corte e ricce, ma osservò anche esemplari con mantelli grigi o bianchi e arti chiari, tratti spesso associati alla domesticazione.<ref name="Pallas 1771"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
Per queste ragioni, molti autori ritengono che i tarpan osservati negli ultimi due secoli fossero in realtà una popolazione di ibridi selvatici o, in alcuni casi, cavalli domestici inselvatichiti. Questo potrebbe valere anche per il tarpan di Cherson, noto per la sua criniera pendente, che poteva raggiungere una lunghezza di 48 cm. Tuttavia, alcuni studiosi preferiscono un approccio più cauto, sottolineando che anche nel cavallo di Pržewalski la criniera può pendere durante il passaggio dal manto estivo a quello invernale.<ref name="Antonius 1912"/> Vladimir Georgievič Geptner, tra gli altri, ha osservato che nel XIX secolo i tarpan nella Russia meridionale presentavano caratteristiche abbastanza uniformi, suggerendo una mescolanza limitata con i cavalli domestici. Inoltre, non ci sono segnalazioni di stalloni domestici che abbiano preso il controllo di branchi di tarpan, il che potrebbe indicare una relativa purezza genetica. Tuttavia, Geptner riconosce che il grado di ibridazione potrebbe essere stato più elevato in alcune regioni. Attualmente, solo pochi studiosi considerano i tarpan storici come veri cavalli selvatici puri, lasciando aperta la questione sulla natura e sull'identità del tarpan.<ref name="Heptner 1988"/><ref name="Jezierski et al. 2008"/>
 
=== Progetti di ricostruzione ===
[[File:Hinweisschild Tarpane Neandertal.jpg|thumb|Im [[Eiszeitliches Wildgehege Neandertal|Wildgehege Neandertal]] (sowie etlichen anderen Tierparks in Deutschland) wird der Eindruck vermittelt, der Tarpan würde noch existieren. Die dortigen Tiere sind jedoch Heckpferde]]
Nel corso del XX secolo, sono stati intrapresi diversi tentativi per ricostruire il tarpan attraverso processi di [[Breeding back|riproduzione selettiva]], spesso definiti «retrodomesticazione». Tra questi, il più noto è il progetto del «[[cavallo di Heck]]», avviato negli anni '30 dai fratelli [[Heinz Heck|Heinz]] e [[Lutz Heck]]. L'obiettivo era ricreare un cavallo simile al tarpan utilizzando l'incrocio tra il cavallo di Pržewalski e varie razze di pony, selezionando caratteristiche fisiche che si ritenevano vicine a quelle del tarpan. Nel 1933 nacque il primo puledro grigio di questa linea, e i cavalli ottenuti sono talvolta chiamati «tarpan» ancora oggi. Tuttavia, non rappresentano una ricostruzione scientificamente fedele, ma piuttosto un tentativo di ottenere un animale dall'aspetto simile.<ref name="Nature"/><ref name="Hellabrunn"/> Un altro progetto di ricostruzione fu avviato negli stessi anni da [[Tadeusz Vetulani]], con l'obiettivo specifico di reintrodurre il «tarpan dei boschi» nella foresta di Białowieża. Vetulani utilizzò esemplari di Konik, una razza considerata vicina al tarpan, catturando diversi animali nella regione di Biłgoraj e trasferendoli in una riserva di 4 ettari vicino alla foresta primaria.<ref name="Vetulani 1936"/><ref name="Pasicka 2013"/> Questo progetto, tuttavia, subì un'interruzione durante la [[Seconda Guerra Mondiale]]. Durante il conflitto, il lavoro fu parzialmente continuato dai sovietici e, in alcuni casi, dai tedeschi. Negli anni '50, dopo la morte di Vetulani nel 1952, il governo polacco decise di trasferire il progetto a [[Popielno]], nel nord-est della Polonia. Qui, il gruppo di cavalli fu suddiviso e il focus si spostò gradualmente dalla «retrodomesticazione» alla conservazione della razza Konik. Il progetto originale di ricostruzione del tarpan cessò definitivamente negli anni '70, e i cavalli risultanti furono utilizzati principalmente per preservare e diffondere il Konik come razza indipendente.<ref name="Vuure 2014" />
 
== Literatur ==
* V. G. Heptner: ''Tarpan.'' In: V. G. Heptner, A. A. Nasimovich, Andreĭ Grigorévich Bannikov und Robert S. Hoffmann (Hrsg.): ''Mammals of the Soviet Union.'' Vol. I: ''Ungulates''. Leiden, New York, 1988, S. 1037–1057, ISBN 90-04-08874-1
* Tadeusz Jezierski und Zbigniew Jaworski: ''Das Polnische Konik.'' Die Neue Brehm-Bücherei 658, Westarp Wissenschaften, Hohenwarsleben 2008, S. 1–260 (Kapitel 1: ''Herkunft und Zuchtgeschichte.'', S. 9–20)
* Ronald M. Nowak: ''Walker’s mammals of the world.'' 6. Auflage. Johns Hopkins University Press, Baltimore 1999, ISBN 0-8018-5789-9
 
== Einzelnachweise ==
<references>
<ref name="Heptner 1988">{{cita libro | autore=V. G. Heptner | capitolo=Tarpan | curatore=V. G. Heptner, A. A. Nasimovich, Andreĭ Grigorévich Bannikov e Robert S. Hoffmann | titolo=Mammals of the Soviet Union | Volume=Vol. I: ''Ungulates'' | città=Leida, New York | anno=1988 | pp=1037-1057 | url=https://library.si.edu/digital-library/book/mammalsofsovietu11988gept}}</ref>
<ref name="Heptner 1955">{{cita pubblicazione | lingua=ru | autore=Владимир Георгиевич Гептнер | titolo=Заметки о Тарпанах | rivista=Зоологический Журнал | volume=34 | numero=6 | anno=1955 | pp=1404-1423}}</ref>
<ref name="Jezierski et al. 2008">{{cita libro | lingua=de | autore=Tadeusz Jezierski e Zbigniew Jaworski | titolo=Das Polnische Konik | collama=Die Neue Brehm-Bücherei 658 | editore=Westarp Wissenschaften | città=Hohenwarsleben | anno=2008 | capitolo=Herkunft und Zuchtgeschichte | pp=9-20}}</ref>
<ref name="Groves 1986">{{cita libro | autore=Colin P. Groves | capitolo=The taxonomy, distribution, and adaptions of recent equids | curatore=R. H. Meadows e H. P. Uerpmann | titolo=Equids in the ancient world | città=Wiesbaden | anno=1986 | pp=11-65}}</ref>
<ref name="Groves 1994">{{cita libro | autore=Colin P. Groves | capitolo=Morphology, Habitat and Taxonomy | curatore=Lee Boyd e Katherine A. Houpt | titolo=Przewalski’s Horse – The History and Biology of an Endangered Species | editore=State University of New York | città=Albany | anno=1994 | pp=39-59 | isbn=0-7914-1890-1}}</ref>
<ref name="Ludwig et al. 2009">{{cita pubblicazione | autore=Arne Ludwig, Melanie Pruvost, Monika Reissmann, Norbert Benecke, Gudrun A. Brockmann, Pedro Castaños, Michael Cieslak, Sebastian Lippold, Laura Llorente, Anna-Sapfo Malaspinas, Montgomery Slatkin e Michael Hofreiter | titolo=Coat color variation at the beginning of horse domestication | rivista=Science | volume=324 | anno=2009 | p=485}}
</ref>
<ref name="Pruvost et al. 2011">{{cita pubblicazione | autore=Melanie Pruvost, Rebecca Bellone, Norbert Benecke, Edson Sandoval-Castellanos, Michael Cieslak, Tatyana Kuznetsova, Arturo Morales-Muñiz, Terry O’Connor, Monika Reissmann, Michael Hofreiter e Arne Ludwig | titolo=Genotypes of predomestic horses match phenotypes painted in Paleolithic works of cave art | rivista=PNAS | volume=108 | numero=46 | pp=18626-18630 | doi=10.1073/pnas.1108982108}}</ref>
<ref name="Ludwig et al. 2015">{{cita pubblicazione | autore=Arne Ludwig, Monika Reissmann, Norbert Benecke, Rebecca Bellone, Edson Sandoval-Castellanos, Michael Cieslak, Gloria G. Fortes, Arturo Morales-Muñiz, Michael Hofreiter e Melanie Pruvost | titolo=Twenty-five thousand years of fluctuating selection on leopard complex spotting and congenital night blindness in horses | rivista=Philosophical Transactions of the Royal Society B | volume=370 | anno=2015 | p=20130386 | doi=10.1098/rstb.2013.0386}}</ref>
<ref name="Wutke et al. 2016">{{cita pubblicazione | autore=Saskia Wutke, Norbert Benecke, Edson Sandoval-Castellanos, Hans-Jürgen Döhle, Susanne Friederich, Javier Gonzalez, Jón Hallsteinn Hallsson, Michael Hofreiter, Lembi Lõugas, Ola Magnell, Arturo Morales-Muniz, Ludovic Orlando, Albína Hulda Pálsdóttir, Monika Reissmann, Matej Ruttkay, Alexandra Trinks e Arne Ludwig | titolo=Spotted phenotypes in horses lost attractiveness in the Middle Ages | rivista=Scientific Reports | volume=6 | anno=2016 | P=38548 | doi=10.1038/srep38548}}</ref>
<ref name="Baker 2008">{{cita libro | autore=Sue Baker | titolo=Exmoor Ponies: Survival of the Fittest – A natural history | editore=Somerset Archaeological & Natural History Society | anno=2008 | pp=1-256}}</ref>
<ref name="Groves et al. 2011">{{cita libro | autore=Colin Groves e Peter Grubb | titolo=Ungulate Taxonomy | editore=Johns Hopkins University Press | anno=2011 | pp=13-17}}</ref>
<ref name="Vetulani 1927">{{cita pubblicazione | lingua=de | autore=T. Vetulani | titolo=Weitere Studien über den polnischen Konik (polnisches Landpferd) | rivista=Bulletin de l'Academie Polonaise des Sciences | volume=Séries B | anno=1927 | pp=835-949}}</ref>
<ref name="Vetulani 1933">{{cita pubblicazione | lingua=pl | autore=T. Vetulani | titolo=Dwa dalsze źródła do problemu europejskiego tarpana leśnego | rivista=Roczniki Nauk Rolniczych i Leśnych | volume=30 | anno=1933 | pp=206-212}}</ref>
<ref name="Vetulani 1933b">{{cita pubblicazione | lingua=pl | autore=T. Vetulani | titolo=Komentarze do dwóch prac o pochodzeniu koni | rivista=Roczniki Nauk Rolniczych i Leśnych | volume=30 | anno=1933 | pp=163-188}}</ref>
<ref name="Vetulani 1933c">{{cita pubblicazione | lingua=pl | autore=T. Vetulani | titolo=Wyiaśnienia z popwpdu „Poprawek hipologicznych“ Edwarda Skorkowskiego | rivista=Roczniki Nauk Rolniczych i Leśnych | volume=30 | anno=1933 | pp=371-382}}</ref>
<ref name="Linne 1758">{{cita libro | autore=Carl von Linné | lingua=lt | titolo=Systema naturae | edizione=10 | anno=1758 | volume=1 | pp=73-74 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/10277#page/87/mode/1up}}</ref>
<ref name="Boddaert 1785">{{cita libro | autore=Pieter Boddaert | lingua=lt | titolo=Elenchus animalium | volume=Volume I | città=Rotterdam | anno=1785 | pp=159-161 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/89677#page/205/mode/1up}}</ref>
<ref name="Poljakov 1881">{{cita pubblicazione | lingua=ru | autore=Иван Семёнович Поляков | titolo=Лошадь Пржевальского (Equus Przewalskii n. sp.) | rivista=Известия Императорского Русского Географического общества | volume=16 | anno=1881 | pp=1-20 | url=https://books.google.de/books?id=xj0FAAAAYAAJ&printsec=frontcover&hl=de#v=onepage&q&f=false}}</ref>
<ref name="Lydekker 1912">{{cita pubblicazione | autore=Richard Lydekker | titolo=The horse and its relatives | città=New York, Londra | anno=1912 | pp=71-116 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/37962#page/101/mode/1up}}</ref>
<ref name="Gaunitz et al. 2018">{{cita pubblicazione | autore=Charleen Gaunitz, Antoine Fages, Kristian Hanghøj, Anders Albrechtsen, Naveed Khan, Mikkel Schubert, Andaine Seguin-Orlando, Ivy J. Owens, Sabine Felkel, Olivier Bignon-Lau, Peter de Barros Damgaard, Alissa Mittnik, Azadeh F. Mohaseb, Hossein Davoudi, Saleh Alquraishi, Ahmed H. Alfarhan, Khaled A. S. Al-Rasheid, Eric Crubézy, Norbert Benecke, Sandra Olsen, Dorcas Brown, David Anthony, Ken Massy, Vladimir Pitulko, Aleksei Kasparov, Gottfried Brem, Michael Hofreiter, Gulmira Mukhtarova, Nurbol Baimukhanov, Lembi Lõugas, Vedat Onar, Philipp W. Stockhammer, Johannes Krause, Bazartseren Boldgiv, Sainbileg Undrakhbold, Diimaajav Erdenebaatar, Sébastien Lepetz, Marjan Mashkour, Arne Ludwig, Barbara Wallner, Victor Merz, Ilja Merz, Viktor Zaibert, Eske Willerslev, Pablo Librado, Alan K. Outram e Ludovic Orlando | titolo=Ancient genomes revisit the ancestry of domestic and Przewalski’s horses | rivista=Science | volume=360 | numero=6384 | anno=2018 | pp=111-114 | doi=10.1126/science.aao3297}}</ref>
<ref name="Fages et al. 2019">{{cita pubblicazione | autore=Antoine Fages, Kristian Hanghøj, Naveed Khan, Charleen Gaunitz, Andaine Seguin-Orlando, Michela Leonardi, Christian McCrory Constantz, Cristina Gamba, Khaled A. S. Al-Rasheid, Silvia Albizuri, Ahmed H. Alfarhan, Morten Allentoft, Saleh Alquraishi, David Anthony, Nurbol Baimukhanov, James H. Barrett, Jamsranjav Bayarsaikhan, Norbert Benecke, Eloísa Bernáldez-Sánchez, Luis Berrocal-Rangel, Fereidoun Biglari, Sanne Boessenkool, Bazartseren Boldgiv, Gottfried Brem, Dorcas Brown, Joachim Burger, Eric Crubézy, Linas Daugnora, Hossein Davoudi, Peter de Barros Damgaard, María de los Ángeles de Chorro y de Villa-Ceballos, Sabine Deschler-Erb, Cleia Detry, Nadine Dill, Maria do Mar Oom, Anna Dohr, Sturla Ellingvåg, Diimaajav Erdenebaatar, Homa Fathi, Sabine Felkel, Carlos Fernández-Rodríguez, Esteban García-Viñas, Mietje Germonpré, José D. Granado, Jón H. Hallsson, Helmut Hemmer, Michael Hofreiter, Aleksei Kasparov, Mutalib Khasanov, Roya Khazaeli, Pavel Kosintsev, Kristian Kristiansen, Tabaldiev Kubatbek, Lukas Kuderna, Pavel Kuznetsov, Haeedeh Laleh, Jennifer A. Leonard, Johanna Lhuillier, Corina Liesau von Lettow-Vorbeck, Andrey Logvin, Lembi Lõugas, Arne Ludwig, Cristina Luis, Ana Margarida Arruda, Tomas Marques-Bonet, Raquel Matoso Silva, Victor Merz, Enkhbayar Mijiddorj, Bryan K. Miller, Oleg Monchalov, Fatemeh A. Mohaseb, Arturo Morales, Ariadna Nieto-Espinet, Heidi Nistelberger, Vedat Onar, Albína H. Pálsdóttir, Vladimir Pitulko, Konstantin Pitskhelauri, Mélanie Pruvost, Petra Rajic Sikanjic, Anita Rapan Papěsa, Natalia Roslyakova, Alireza Sardari, Eberhard Sauer, Renate Schafberg, Amelie Scheu, Jörg Schibler, Angela Schlumbaum, Nathalie Serrand, Aitor Serres-Armero, Beth Shapiro, Shiva Sheikhi Seno, Irina Shevnina, Sonia Shidrang, John Southon, Bastiaan Star, Naomi Sykes, Kamal Taheri, William Taylor, Wolf-Rüdiger Teegen, Tajana Trbojević Vukičević, Simon Trixl, Dashzeveg Tumen, Sainbileg Undrakhbold, Emma Usmanova, Ali Vahdati, Silvia Valenzuela-Lamas, Catarina Viegas, Barbara Wallner, Jaco Weinstock, Victor Zaibert, Benoit Clavel, Sébastien Lepetz, Marjan Mashkour, Agnar Helgason, Kári Stefánsson, Eric Barrey, Eske Willerslev, Alan K. Outram, Pablo Librado e Ludovic Orlando | titolo=Tracking Five Millennia of Horse Management with Extensive Ancient Genome Time Series | rivista=Cell | volume=177 | anno=2019 | pp=1419-1435 | doi=10.1016/j.cell.2019.03.049}}</ref>
<ref name="Vilstrup et al. 2013">{{cita pubblicazione | autore=Julia T. Vilstrup, Andaine Seguin-Orlando, Mathias Stiller, Aurelien Ginolhac, Maanasa Raghavan, Sandra C. A. Nielsen, Jacobo Weinstock, Duane Froese, Sergei K. Vasiliev, Nikolai D. Ovodov, Joel Clary, Kristofer M. Helgen, Robert C. Fleischer, Alan Cooper, Beth Shapiro e Ludovic Orlando | titolo=Mitochondrial Phylogenomics of Modern and Ancient Equids| rivista=PLoS ONE | volume=8 | numero=2 | anno=2013 | p=e55950}}</ref>
<ref name="Steiner et al. 2012">{{cita pubblicazione | autore=Cynthia C. Steiner e Oliver A. Ryder | titolo=Molecular phylogeny and evolution of the Perissodactyla | rivista=Zoological Journal of the Linnean Society | volume=163 | anno=2011 | pp=1289-1303}}</ref>
<ref name="Jonsson et al. 2014">{{cita pubblicazione | autore=Hákon Jónsson, Mikkel Schubert, Andaine Seguin-Orlando, Aurélien Ginolhac, Lillian Petersen, Matteo Fumagallic, Anders Albrechtsen, Bent Petersen, Thorfinn S. Korneliussen, Julia T. Vilstrup, Teri Lear, Jennifer Leigh Myka, Judith Lundquist, Donald C. Miller, Ahmed H. Alfarhan, Saleh A. Alquraishi, Khaled A. S. Al-Rasheid, Julia Stagegaard, Günter Strauss, Mads Frost Bertelsen, Thomas Sicheritz-Ponten, Douglas F. Antczak, Ernest Bailey, Rasmus Nielsen, Eske Willerslev e Ludovic Orlando | titolo=Speciation with gene flow in equids despite extensive chromosomal plasticity | rivista=PNAS | volume=111 | numero=52 | anno=2014 | pp=18655-18660}}</ref>
<ref name="Goto et al. 2011">{{cita pubblicazione | autore=Hiroki Goto, Oliver A. Ryder, Allison R. Fisher, Bryant Schultz, Sergei L. Kosakovsky Pond, Anton Nekrutenko e Kateryna D. Makova | titolo=A Massively Parallel Sequencing Approach Uncovers Ancient Origins and High Genetic Variability of Endangered Przewalski’s Horses | rivista=Genome Biology and Evolution | volume=3 | anno=2011 | pp=1096-1106 | doi=10.1093/gbe/evr067}}</ref>
<ref name="Sarkissian et al. 2015">{{cita pubblicazione | autore=Clio Der Sarkissian, Luca Ermini, Mikkel Schubert, Melinda A. Yang, Pablo Librado, Matteo Fumagalli, Hákon Jónsson, Gila Kahila Bar-Gal, Anders Albrechtsen, Filipe G. Vieira, Bent Petersen, Aurélien Ginolhac, Andaine Seguin-Orlando, Kim Magnussen, Antoine Fages, Cristina Gamba, Belen Lorente-Galdos, Sagi Polani, Cynthia Steiner, Markus Neuditschko, Vidhya Jagannathan, Claudia Feh, Charles L. Greenblatt, Arne Ludwig, Natalia I. Abramson, Waltraut Zimmermann, Renate Schafberg, Alexei Tikhonov, Thomas Sicheritz-Ponten, Eske Willerslev, Tomas Marques-Bonet, Oliver A. Ryder, Molly McCue, Stefan Rieder, Tosso Leeb, Montgomery Slatkin e Ludovic Orlando | titolo=Evolutionary Genomics and Conservation of the Endangered Przewalski’s Horse | rivista=Current Biology | volume=25 | numero=19 | anno=2015 | pp=2577-2583 | doi=10.1016/j.cub.2015.08.032}}</ref>
<ref name="Wallner et al. 2003">{{cita pubblicazione | autore=B. Wallner, G. Brem, M. Müller e R. Achmann | titolo=Fixed nucleotide differences on the Y chromosome indicate clear divergence between Equus przewalskii and Equus caballus | rivista=Animal Genetics | volume=34 | numero=6 | anno=2003 | pp=453-456}}</ref>
<ref name="ICZN 2003">{{cita pubblicazione | autore=International Commission on Zoological Nomenclature | titolo=Opinion 2027 (Case 3010). Usage of 17 specific names based on wild species which are pre-dated by or contemporary with those based on domestic animals (Lepidoptera, Osteichthyes, Mammalia): conserved | rivista=Bulletin of the Zoological Nomenclature | volume=60 | numero=1 | anno=2003 | pp=81-84 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/107012#page/97/mode/1up}}</ref>
<ref name="ICZN 1954">{{cita pubblicazione | autore=International Commission on Zoological Nomenclature | titolo=Opinion 271. Addition to the „Official list of generic names in zoology“ of the generic names „Equus“ Linnaeus, 1758 (Class Mammalia) and „Alca“ Linnaeus, 1758 (Class Aves) („Opinion“ supplementary to „Opinion“ 16) | rivista=Opinions and declarations rendered by the International Commission on Zoological Nomenclature | volume=6 | anno=1954-1955 | pp=43-50 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/page/34612402#page/103/mode/1up}}</ref>
<ref name="Gentry et al. 2003">{{cita pubblicazione | autore=Anthea Gentry, Juliet Clutton-Brock e Colin P. Groves | titolo=The naming of wild animal species and their domestic derivatives | rivista=Journal of Archaeological Science | volume=31 | anno=2004 | pp=645-651}}</ref>
<ref name="Zessin et al. 2009">{{cita pubblicazione | autore=Wolfgang Zessin, Elke Gröning e Carsten Brauckmann | lingua=de | titolo=Bemerkungen zur Systematik rezenter Equidae (Mammalia) | rivista=Ursus, Mitteilungsblatt des Zoovereins und des Zoos Schwerin | volume=15 | numero=1 | anno=2009 | pp=20-31}}</ref>
<ref name="Benirschke et al. 1965">{{cita pubblicazione | autore=K. Benirschke, N. Malouf, R. J. Low e H. Heck | titolo=Chromosome Complement: Differences between Equus caballus and Equus przewalskii, Poliakoff | rivista=Science | volume=148 | anno=1965 | pp=382-383}}</ref>
<ref name="Pallas 1771">{{cita libro | autore=Peter Simon Pallas | lingua=de | titolo=Reise durch verschiedene Provinzen des Rußischen Reichs | città=San Pietroburgo | anno=1771 | volume=Volume I | pp=210-211 | url=https://gdz.sub.uni-goettingen.de/id/PPN329913735?tify}}; {{cita libro | autore=Peter Simon Pallas | lingua=de | titolo=Reise durch verschiedene Provinzen des Rußischen Reichs | città=San Pietroburgo | volume=Volume II | anno=1776 | pp=510-512 | url=https://gdz.sub.uni-goettingen.de/id/PPN33004978X?tify}}</ref>
<ref name="Pallas 1831">{{cita libro | autore=Peter Simon Pallas | lingua=lt | titolo=Zoographia Rosso-Asiatica, sistens omnium animalium in extenso Imperio Rossico et adiacentibus maribus observatorum recensionem, domicilia, mores et descriptiones anatomen atque icones plurimorum | città=San Pietroburgo | anno=1831 | pp=255-262 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/92513#page/285/mode/1up}}</ref>
<ref name="Gmelin 1770">{{cita libro | autore=Samuel Gottlieb Gmelin | lingua=de | titolo=Reise durch Rußland zur Untersuchung der drey Natur-Reiche | volume=Volume I | città=San Pietroburgo | anno=1770-1784 | pp=45-48 | url=https://reader.digitale-sammlungen.de/de/fs1/object/display/bsb11062277_00078.html}}</ref>
<ref name="Hacquet 1794">{{cita libro | autore=Balthasar Hacquet | lingua=de | titolo=Hacquets Neueste physikalisch-politische Reise durch die Dacischen und Sarmatischen oder nördlichen Karpathen | volume=Volume II | città=Normberga | anno=1794 | p=239 | url=https://www.e-rara.ch/zuz/content/zoom/12451098}}</ref>
<ref name="Smith 1841">{{cita libro | autore=Charles Hamilton Smith | titolo=The Natural History of the Horse | città=Edimburgo, Londra, Dublino | anno=1841 | pp=146-173 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/61546#page/156/mode/1up}}</ref>
<ref name="Brincken 1828">{{cita libro | autore=Julius von den Brinken | lingua=fr | titolo=Mémoire descriptif sur la forêt impériale de Białowieza, en Lithuanie | città=Varsavia | anno=1828 | p=49 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/141469#page/69/mode/1up}}</ref>
<ref name="Antonius 1912">{{cita pubblicazione | autore=Otto Antonius | lingua=de | titolo=Was ist der „Tarpan“? | rivista=Naturwissenschaftliche Wochenschrift NF | volume=11 | anno=1912 | pp=513-517 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/item/17809#page/529/mode/1up}}</ref>
<ref name="Herodot">{{cita libro = autore=Erodoto | titolo=Storie | volume=Libro IV | capitolo=52 | url=https://www.mauronovelli.it/Erodoto%20Storie.htm#_Toc177376638}}</ref>
<ref name="Beauplan 1650">{{cita libro | autore=Guillaume le Vasseur de Beauplan | lingua=fr | titolo=Description d'Ukraine, qui sont plusieurs provinces du Royaume de Pologne | città=Rouen | anno=1650 | pp=116-117 | url=https://reader.digitale-sammlungen.de/de/fs1/object/display/bsb10782002_00132.html}}</ref>
<ref name="Rytschkow 1762">
Пётр Ива́нович Рычко́в: ''Топография Оренбургская, то есть обстоятельное описание Оренбургской губернии.'' St. Petersburg, 1762, S. 1–331 (S. 290) ([https://books.google.de/books?id=1HppAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=de#v=onepage&q&f=false])
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<ref name="Outram et al. 2009">
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Vera Warmuth, Anders Eriksson, Mim Ann Bower, Graeme Barker, Elizabeth Barrett, Bryan Kent Hanks, Shuicheng Li, David Lomitashvili, Maria Ochir-Goryaeva, Grigory V. Sizonov, Vasiliy Soyonov und Andrea Manica: ''Reconstructing the origin and spread of horse domestication in the Eurasian steppe.'' PNAS 109 (21), 2012, S. 8202–8206, [[doi:10.1073/pnas.1111122109]]
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Gabriella Lindgren, Niclas Backström, June Swinburne, Linda Hellborg, Annika Einarsson, Kaj Sandberg, Gus Cothran,
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Thomas Jansen, Peter Forster, Marsha A. Levine, Hardy Oelke, Matthew Hurles, Colin Renfrew, Jürgen Weber und Klaus Olek: ''Mitochondrial DNA and the origins of the domestic horse.'' PNAS 99 (16), 2002, S. 10905–10910, [[doi:10.1073pnas.152330099]]
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Carles Vilà, Jennifer A. Leonard, Anders Götherström, Stefan Marklund, Kaj Sandberg, Kerstin Lidén, Robert K. Wayne und Hans Ellegren: ''Widespread Origins of Domestic Horse Lineages.'' Science 291, 2001, S. 474–477
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Hellabrunn. Der Münchner Tierpark: ''Tarpan.'' ([https://www.hellabrunn.de/hellabrunner-tierwelt/europa/tarpan/hellabrunner-tierlexikon/])
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<ref name="Taylor et al. 2021">
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<ref name="Librado et al. 2021">
Pablo Librado, Naveed Khan, Antoine Fages, Mariya A. Kusliy, Tomasz Suchan, Laure Tonasso-Calvière, Stéphanie Schiavinato, Duha Alioglu, Aurore Fromentier, Aude Perdereau, Jean-Marc Aury, Charleen Gaunitz, Lorelei Chauvey, Andaine Seguin-Orlando, Clio Der Sarkissian, John Southon, Beth Shapiro, Alexey A. Tishkin, Alexey A. Kovalev, Saleh Alquraishi, Ahmed H. Alfarhan, Khaled A. S. Al-Rasheid, Timo Seregély, Lutz Klassen, Rune Iversen, Olivier Bignon-Lau, Pierre Bodu, Monique Olive, Jean-Christophe Castel, Myriam Boudadi-Maligne, Nadir Alvarez, Mietje Germonpré, Magdalena Moskal-del Hoyo, Jarosław Wilczyński, Sylwia Pospuła, Anna Lasota-Kuś, Krzysztof Tunia, Marek Nowak, Eve Rannamäe, Urmas Saarma, Gennady Boeskorov, Lembi Lōugas, René Kyselý, Lubomír Peške, Adrian Bălășescu, Valentin Dumitrașcu, Roxana Dobrescu, Daniel Gerber, Viktória Kiss, Anna Szécsényi-Nagy, Balázs G. Mende, Zsolt Gallina, Krisztina Somogyi, Gabriella Kulcsár, Erika Gál, Robin Bendrey, Morten E. Allentoft, Ghenadie Sirbu, Valentin Dergachev, Henry Shephard, Noémie Tomadini, Sandrine Grouard, Aleksei Kasparov, Alexander E. Basilyan, Mikhail A. Anisimov, Pavel A. Nikolskiy, Elena Y. Pavlova, Vladimir Pitulko, Gottfried Brem, Barbara Wallner, Christoph Schwall, Marcel Keller, Keiko Kitagawa, Alexander N. Bessudnov, Alexander Bessudnov, William Taylor, Jérome Magail, Jamiyan-Ombo Gantulga, Jamsranjav Bayarsaikhan, Diimaajav Erdenebaatar, Kubatbeek Tabaldiev, Enkhbayar Mijiddorj, Bazartseren Boldgiv, Turbat Tsagaan, Mélanie Pruvost, Sandra Olsen, Cheryl A. Makarewicz, Silvia Valenzuela Lamas, Silvia Albizuri Canadell, Ariadna Nieto Espinet, Ma Pilar Iborra, Jaime Lira Garrido, Esther Rodríguez González, Sebastián Celestino, Carmen Olària, Juan Luis Arsuaga, Nadiia Kotova, Alexander Pryor, Pam Crabtree, Rinat Zhumatayev, Abdesh Toleubaev, Nina L. Morgunova, Tatiana Kuznetsova, David Lordkipanidze, Matilde Marzullo, Ornella Prato, Giovanna Bagnasco Gianni, Umberto Tecchiati, Benoit Clavel, Sébastien Lepetz, Hossein Davoudi, Marjan Mashkour, Natalia Ya. Berezina, Philipp W. Stockhammer, Johannes Krause, Wolfgang Haak, Arturo Morales-Muñiz, Norbert Benecke, Michael Hofreiter, Arne Ludwig, Alexander S. Graphodatsky, Joris Peters, Kirill Yu. Kiryushin, Tumur-Ochir Iderkhangai, Nikolay A. Bokovenko, Sergey K. Vasiliev, Nikolai N. Seregin, Konstantin V. Chugunov, Natalya A. Plasteeva, Gennady F. Baryshnikov, Ekaterina Petrova, Mikhail Sablin, Elina Ananyevskaya, Andrey Logvin, Irina Shevnina, Victor Logvin, Saule Kalieva, Valeriy Loman, Igor Kukushkin, Ilya Merz, Victor Merz, Sergazy Sakenov, Victor Varfolomeyev, Emma Usmanova, Viktor Zaibert, Benjamin Arbuckle, Andrey B. Belinskiy, Alexej Kalmykov, Sabine Reinhold, Svend Hansen, Aleksandr I. Yudin, Aleksandr A. Vybornov, Andrey Epimakhov, Natalia S. Berezina, Natalia Roslyakova, Pavel A. Kosintsev, Pavel F. Kuznetsov, David Anthony, Guus J. Kroonen, Kristian Kristiansen, Patrick Wincker, Alan Outram und Ludovic Orlando: ''The origins and spread of domestic horses from the Western Eurasian steppes.'' Nature, 2021, [[doi:10.1038/s41586-021-04018-9]]
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<ref name="Librado et al. 2024">
Pablo Librado, Gaetan Tressières, Lorelei Chauvey, Antoine Fages, Naveed Khan, Stéphanie Schiavinato, Laure Calvière-Tonasso, Mariya A. Kusliy, Charleen Gaunitz, Xuexue Liu, Stefanie Wagner, Clio Der Sarkissian, Andaine Seguin-Orlando, Aude Perdereau, Jean-Marc Aury, John Southon, Beth Shapiro, Olivier Bouchez, Cécile Donnadieu, Yvette Running Horse Collin, Kristian M. Gregersen, Mads Dengsø Jessen, Kirsten Christensen, Lone Claudi-Hansen, Mélanie Pruvost, Erich Pucher, Hrvoje Vulic, Mario Novak, Andrea Rimpf, Peter Turk, Simone Reiter, Gottfried Brem, Christoph Schwall, Éric Barrey, Céline Robert, Christophe Degueurce, Liora Kolska Horwitz, Lutz Klassen, Uffe Rasmussen, Jacob Kveiborg, Niels Nørkjær Johannsen, Daniel Makowiecki, Przemysław Makarowicz, Marcin Szeliga, Vasyl Ilchyshyn, Vitalii Rud, Jan Romaniszyn, Victoria E. Mullin, Marta Verdugo, Daniel G. Bradley, João L. Cardoso, Maria J. Valente, Miguel Telles Antunes, Carly Ameen, Richard Thomas, Arne Ludwig, Matilde Marzullo, Ornella Prato, Giovanna Bagnasco Gianni, Umberto Tecchiati, José Granado, Angela Schlumbaum, Sabine Deschler-Erb, Monika Schernig Mráz, Nicolas Boulbes, Armelle Gardeisen, Christian Mayer, Hans-Jürgen Döhle, Magdolna Vicze, Pavel A. Kosintsev, René Kyselý, Lubomír Peške, Terry O’Connor, Elina Ananyevskaya, Irina Shevnina, Andrey Logvin, Alexey A. Kovalev, Tumur-Ochir Iderkhangai, Mikhail V. Sablin, Petr K. Dashkovskiy, Alexander S. Graphodatsky, Ilia Merts, Viktor Merts, Aleksei K. Kasparov, Vladimir V. Pitulko, Vedat Onar, Aliye Öztan, Benjamin S. Arbuckle, Hugh McColl, Gabriel Renaud, Ruslan Khaskhanov, Sergey Demidenko, Anna Kadieva, Biyaslan Atabiev, Marie Sundqvist, Gabriella Lindgren, F. Javier López-Cachero, Silvia Albizuri, Tajana Trbojević Vukičević, Anita Rapan Papeša, Marcel Burić, Petra Rajić Šikanjić, Jaco Weinstock, David Asensio Vilaró, Ferran Codina, Cristina García Dalmau, Jordi Morer de Llorens, Josep Pou, Gabriel de Prado, Joan Sanmartí, Nabil Kallala, Joan Ramon Torres, Bouthéina Maraoui-Telmini, Maria-Carme Belarte Franco, Silvia Valenzuela-Lamas, Antoine Zazzo, Sébastien Lepetz, Sylvie Duchesne, Anatoly Alexeev, Jamsranjav Bayarsaikhan, Jean-Luc Houle, Noost Bayarkhuu, Tsagaan Turbat, Éric Crubézy, Irina Shingiray, Marjan Mashkour, Natalia Ya. Berezina, Dmitriy S. Korobov, Andrey Belinskiy, Alexey Kalmykov, Jean-Paul Demoule, Sabine Reinhold, Svend Hansen, Barbara Wallner, Natalia Roslyakova, Pavel F. Kuznetsov, Alexey A. Tishkin, Patrick Wincker, Katherine Kanne, Alan Outram und Ludovic Orlando: ''Widespread horse-based mobility arose around 2,200 BCE in Eurasia.'' Nature, 2024, [[doi:10.1038/s41586-024-07597-5]]
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