Giuseppe D'Avanzo: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|descrizione=informazioni sull'omonimo scrittore|titolo=Giuseppe D'Avanzo (scrittore)}}
{{Bio
|Nome = Giuseppe
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|Attività = giornalista
|Attività2 = scrittore
|Attività3 = rugbista a 15
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , autore di importanti inchieste svolte per i quotidiani ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' e ''[[Corriere della seraSera]]''
|Immagine = Giuseppe D'Avanzo.jpg
|DimImmagine = 260
|Didascalia = Giuseppe D'Avanzo nel [[2009]]
}}
 
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Dedito in gioventù al [[rugby a 15|rugby]], militò, negli [[anni 1970|anni settanta]], nel ruolo di [[pilone (rugby)|pilone]] nella prima squadra della [[Partenope Rugby|Partenope]], principale club rugbistico di [[Napoli]], e fu convocato anche nelle selezioni nazionali giovanili<ref>{{cita news|url=http://www.repubblica.it/rubriche/la-storia/2011/08/31/news/d_avanzo-21080934/|titolo=Coraggio, lealtà e determinazione: ecco il D'Avanzo rugbista|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|giorno=31|mese=agosto|anno=2011|accesso=31 agosto 2011|autore=Massimo Calandri}}</ref>.
 
Dopo la laurea in filosofia, il percorso professionale di D'Avanzo ha inizio nel quindicinale La ''[[Voce della Campania]]'', un periodico che diventa sul finire degli anni settanta un vivaio di giovani giornalisti<ref>{{Cita web |url=http://www.ilquotidianoweb.it/it/calabria/cosenza_matteo_cosenza_d'avanzo_morto_giornalista_repubblica_4545.html |titolo=La schiena dritta di un giornalista |editore=ilquotidianoweb.it |data=31 luglio 2011 |accesso=17 ottobre 2011 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110809040928/http://www.ilquotidianoweb.it/it/calabria/cosenza_matteo_cosenza_d%27avanzo_morto_giornalista_repubblica_4545.html |dataarchivio=9 agosto 2011 }}</ref>. Entra successivamente nel mondo dei quotidiani con la collaborazione alla redazione napoletana di ''[[Paese Sera]]'', giornale di cui è poi corrispondente da Milano nel 1983-84. Alla fine del 1984 ha inizio il suo lavoro nell'ufficoufficio di corrispondenza da Napoli del quotidiano [[La Repubblica (quotidiano)|La''la Repubblica'']], diretto da [[Eugenio Scalfari]], che lo chiama due anni dopo nella redazione centrale di Roma. Nel 1997 D'Avanzo lascia La''la Repubblica'' e, per un periodo di circa due anni e mezzo, è inviato speciale del ''[[Corriere della Sera]]. Da dove''; torna poi a La ''Repubblica'' nel (2000) nelcon il ruolo di vice direttore ed [[editorialista]], oltre che di autore di una serie di [[inchiesta giornalistica|inchieste giornalistiche]] che hanno segnato la storia politica dell'Italia.
 
In tempi diversi Giuseppe D'Avanzo si è occupato di tutti i grandi temi del [[giornalismo]] italiano: dalle inchieste su [[mafia]], [[terrorismo]], [[servizi segreti]], [[mafia russa]], l'intreccio tra politica, grandi affari internazionali e cronache giudiziarie. Negli ultimi anni la sua attenzione si era focalizzata su ciò che è stata definita come "l'inchiesta sul potere”.
 
In occasione di alcuni dei suoi ''reportage'' di [[giornalismo investigativo]] D'Avanzo ha lavorato in team con altri giornalisti: per oltre vent'anni con [[Attilio Bolzoni]], cronista e inviato di ''Repubblica'' in [[Sicilia]] per inchieste di mafia - i due hanno scritto insieme il libro ''Il Capo dei Capi'', all'origine poi di una [[fiction televisiva]] su [[Totò Riina]], e ''La giustizia è Cosa Nostra'', pubblicato da Mondadori nel 1995 e ripubblicato dopo un quarto di secolo da Glifo Edizioni. Con [[Carlo Bonini]] ha lavorato nelle inchieste degli anni 1999-2000 su mafia russa, servizi segreti e le vicende di spionaggio connesse alla [[guerra d'in Iraq]]. Bonini e D'Avanzo sono autori del saggio ''Il mercato della paura. La guerra al terrorismo islamico nel grande inganno italiano'' (2006) .
 
{{Approfondimento
Gli è riconosciuta la creazione di un metodo d'inchiesta ("il metodo D'Avanzo"), fondato su molteplici verifiche della notizia, prima che questa venga pubblicata, e sulla più rigorosa attenzione professionale<ref>{{Cita web|autore=vittorio zambardino scrive: |url=http://www.libertaegiustizia.it/2011/08/29/in-ricordo-di-giuseppe-davanzo/ |titolo=In ricordo di Giuseppe D’Avanzo &#124; Libertà e Giustizia |editore=Libertaegiustizia.it |data=29 agosto 2011 |accesso=17 ottobre 2011}}</ref>. Metodo che è stato di stimolo per la formazione di altri cronisti investigativi, così come testimoniato dal giornalista Marco Imarisio<ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/11_luglio_30/davanzo-ricordo-marco-imarisio_069a8e0c-badc-11e0-9ed5-57850404ec1a.shtml |titolo=Le regole di Peppe, uno che «respirava» giornalismo - Corriere della Sera |editore=Corriere.it |data= |accesso=17 ottobre 2011}}</ref> e dallo scrittore<ref>{{Cita web|autore=Roberto Saviano |url=http://www.repubblica.it/cronaca/2011/08/01/news/saviano_d_avanzo-19857168/ |titolo="Ecco che cosa mi ha insegnato l'amicizia con Peppe D'Avanzo" |editore=Repubblica.it |data= |accesso=17 ottobre 2011}}</ref> [[Roberto Saviano]].
|allineamento = destra
|larghezza = 300px
|titolo = Metodologia professionale
|contenuto = Gli è stata riconosciuta la creazione di un metodo d'inchiesta ("il metodo D'Avanzo"), fondato su molteplici verifiche della notizia, prima che questa venga pubblicata, e sulla più rigorosa [[Deontologia|attenzione professionale]]<ref>{{Cita web|autore=vittorio zambardino scrive: |url=http://www.libertaegiustizia.it/2011/08/29/in-ricordo-di-giuseppe-davanzo/ |titolo=In ricordo di Giuseppe D’Avanzo &#124; Libertà e Giustizia |editore=Libertaegiustizia.it |data=29 agosto 2011 |accesso=17 ottobre 2011}}</ref>. Metodo che è stato di stimolo per la formazione di altri cronisti investigativi, così come testimoniato dal giornalista Marco Imarisio<ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/11_luglio_30/davanzo-ricordo-marco-imarisio_069a8e0c-badc-11e0-9ed5-57850404ec1a.shtml |titolo=Le regole di Peppe, uno che «respirava» giornalismo - Corriere della Sera |editore=Corriere.it |data= |accesso=17 ottobre 2011}}</ref> e dallo scrittore<ref>{{Cita web|autore=Roberto Saviano |url=http://www.repubblica.it/cronaca/2011/08/01/news/saviano_d_avanzo-19857168/ |titolo="Ecco che cosa mi ha insegnato l'amicizia con Peppe D'Avanzo" |editore=Repubblica.it |data= |accesso=17 ottobre 2011}}</ref> [[Roberto Saviano]].
 
Per illustrare la “filosofia professionale” di Giuseppe D'Avanzo è stata più volte citata una sua frase: "Un'inchiesta giornalistica è la paziente fatica di portare alla luce i fatti, di mostrarli nella loro forza incoercibile e nella loro durezza. Il buon giornalismo sa che i fatti non sono mai al sicuro nelle mani del potere e se ne fa custode nell'interesse dell'[[opinione pubblica]]".<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/10/il-giornalismo-della-maldicenza.html |titolo=Il giornalismo della maldicenza - Repubblica.it » Ricerca |editore=Ricerca.repubblica.it |data= |accesso=17 ottobre 2011}}</ref>
}}
 
Morì improvvisamente il 30 luglio [[2011]], mentre percorreva in bicicletta, per un allenamento sportivo in compagnia di Attilio Bolzoni e del collega Fausto Gianì, un tratto in salita a [[Calcata]] ([[Viterbo]]). Il suo funerale laico ha avuto luogo il 1º agosto successivo a [[Roma]]. Oltre che dalle testimonianze e dai ricordi di amici e persone di famiglia, è stato salutato dall'[[elogio]] funebre del direttore di ''[[Repubblica]]'' [[Ezio Mauro]]<ref>{{cita news|titolo=L'ultimo saluto a Giuseppe D'Avanzo. Mauro: "Impegno a continuare suo lavoro"|url=http://www.repubblica.it/cronaca/2011/08/01/news/funerali_davanzo-19873519/|giorno=1º |mese=agosto|anno=2011|accesso=31 agosto 2011|pubblicazione=la Repubblica|autore=Alessandra Vitali}}</ref>.
 
==Le inchieste==
===La strage del Rapido 904===
Nel [[1985]] scopre e racconta<ref>{{cita web|autore=Giuseppe D'Avanzo|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=20 dicembre 1985|titolo=La verità su quel Natale di sangue|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/20/la-verita-su-quel-natale-di-sangue.html/}}</ref> che sono stati gli uomini del [[Clan Misso]] (così chiamato perché facente capo al [[camorrista]] [[Giuseppe Misso]]) a collocare, nella quintultima vettura del treno, la bomba che il 23 dicembre [[1984]] uccideràuccide quindici passeggeri e ne feriràferisce 230 nella galleria di [[San Benedetto Val di Sambro]], evento conosciuto come la [[Strage del Rapido 904]]. Interrogato dal [[pubblico ministero]] [[PierluigiPiero Luigi Vigna]], si rifiuta di svelare le sue fonti. È arrestato alla vigilia di Natale e rinchiuso per sette giorni nel carcere di massima sicurezza di [[Carinola]]. L'esito del processo riduce la responsabilità del clan Misso alla sola fornitura dell'esplosivo, escludendo la partecipazione diretta all'esecuzione dell'attentato.
 
===L'incontro con Giovanni Falcone, le interviste ai grandi "pentiti" di mafia===
Nel [[1986]] segue nellaa CapitaleRoma (a livello di governo, [[commissione parlamentare antimafia]], [[consiglio superiore della magistratura]]) le difficoltà del [[Pool antimafia|pool di Palermo]]; la bocciatura di [[Giovanni Falcone]] a [[consigliere istruttore]] ([[1988]]); il conflitto tra la magistratura di Palermo e l'Alto commissariato antimafia ([[1989]]) (nella definizione completa: [[Alto commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa]]), le sentenze della [[Corte di Cassazionecassazione]] (1990/1991). Incontra e intervista alcuni grandi “disertori” della mafia siciliana (tra questi: [[1990Tommaso Buscetta]] in collaborazione con [[Eugenio Scalfari]]<ref>{{cita web|autore=Eugenio Scalfari e Giuseppe D'Avanzo|accesso=16 gennaio 2012|data=8 dicembre 1992|titolo="Io, pentito in guerra"|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/12/08/io-pentito-in-guerra.html}}</ref>, [[1991Pino Marchese]], [[Santino Di Matteo]]) e della criminalità milanese ([[Angelo Epaminonda]]). Conosce Giovanni Falcone. Le conversazioni con il giudice gli consentono di comprendere meglio la vita, gli uomini, le abitudini di [[Cosa Nostra]] siciliana, i suoi affari, gli intrecci con i poteri nazionali, politici ed economici.
Incontra e intervista alcuni grandi “disertori” della mafia siciliana (tra questi: [[Tommaso Buscetta]] in collaborazione con [[Eugenio Scalfari]]<ref>{{cita web|autore=Eugenio Scalfari e Giuseppe D'Avanzo|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=8 dicembre 1992|titolo="Io, pentito in guerra"|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/12/08/io-pentito-in-guerra.html}}</ref>, [[Pino Marchese]], [[Santino Di Matteo]]) e della criminalità milanese ([[Angelo Epaminonda]]). Conosce Giovanni Falcone. Le conversazioni con il giudice gli consentono di comprendere meglio la vita, gli uomini, le abitudini di [[Cosa Nostra]] siciliana, i suoi affari, gli intrecci con i poteri nazionali, politici ed economici.
 
===Il caso Gladio===
Nel [[1990]] [[Giulio Andreotti]] rivela l'esistenza dell'[[Organizzazione Gladio]], un'organizzazione anti-comunista istituita nel dopoguerra dalla [[Central Intelligence AgencyCIA]], che ha avuto a disposizione basi operative, armi, addestramento. Una commissione parlamentare d'inchiesta lavora per accertare il coinvolgimento di Gladio nel minacciato [[colpo di Stato]] del 1964 («[[Piano Solo]]»), oltre che nelle stragi che hanno colpito l'Italia. Dopo i primi articoli, un telefonista, a nome della [[Falange armata]], minaccia di morte Giuseppe D'Avanzo. Il capo della polizia, [[Vincenzo Parisi]], decide di proteggere con una scorta armata il giornalista. Dopo qualche mese, verificata l'impossibilità di svolgere il suo lavoro in piena libertà di movimento, D'Avanzo rifiuta la protezione e prosegue nell'inchiesta<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/07/31/la-rabbia-di-cossiga.html GIUSEPPE D' AVANZO, La rabbia di Cossiga, La Repubblica, 31 luglio 1990].</ref>.
 
===Gli anni di Mani Pulite===
Il [[1992]] e quelli successivi sono gli anni delle stragi e dell'inizio di «[[Mani Pulite]]», l'inchiesta che provocheràcontribuirà laalla morte per [[corruzione]]fine della [[Prima Repubblica (Italia)|Prima Repubblica]]. D'Avanzo scrive le cronache della morte di Giovanni Falcone. Intervista, in quelle ore, [[Paolo Borsellino]]. Racconta l'attentato che lo ucciderà tre mesi dopo. Segue le indagini del procuratore [[Ilda Boccassini]] sulla [[strage di Capaci]] e la [[strage di via d'Amelio]]. Racconta il crollo del sistema politico travolto dalle inchieste giudiziarie. Dà conto delle indagini e dei processi che conducono alla condanna dei principali collaboratori di [[Silvio Berlusconi]]: [[Marcello Dell'Utri]], condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e [[Cesare Previti]], condannato per [[corruzione giudiziaria]].
 
===Al Corriere della Sera: le inchieste sulle mafie internazionali===
Nel [[1998]], lascia La''la Repubblica'' per [[il ''Corriere della sera]]''. Lavora alle cronache della [[guerra del Kosovo]] con reportage lungo le linee del fronte. L'anno successivo rivela, assistito da Carlo Bonini, l'esistenza di tre carte di credito intestate al presidente della [[Federazione Russa]], [[Boris EltsinNikolaevič El'cin|Boris El'cin]], e alle sue figlie. Le carte sono saldate attraverso depositi bancari alimentati dall'imprenditore kosovaro [[Behgjet Pacolli]]. L'imprenditore si è aggiudicato appalti in Russia tra i quali la ristrutturazione della fortezza del [[Cremlino]] dia Mosca]]. La magistratura di Mosca apre un'inchiesta sulla [[Mabetex]], società svizzera di Pacolli, per sospette tangenti versate a uomini dell'amministrazione russa. Un'altra inchiesta muove da Ginevra per sospetto riciclaggio contro EltsinEl'cin e [[Pavel Borodin]], l'amministratore del Cremlino. A New York si apre una terza inchiesta per [[riciclaggio di denaro]], in parte mafioso e in parte proveniente dai prestiti elargiti alla Russia dal [[Fondo monetarioMonetario internazionaleInternazionale]] attraverso la [[Bank of New York]]. Il presunto coinvolgimento del Fondo nello scandalo russo provoca il 9 novembre [[1999]] le dimissioni del direttore dell'organizzazione, [[Michel Camdessus]].
 
===Il ritorno a Repubblica, il caso Telekom Serbia===
Nel [[2000]], ritornatorna a ''Repubblica'' come vicedirettore. Firma, con [[Carlo Bonini]], un'inchiesta in tre puntate sulla corruzione che ha accompagnato l'acquisto italiano di [[Telekom Serbia]]. Nel giugno 1997 la [[STET]], controllata dallo Stato, attraverso [[Telecom Italia]] acquista il 29% della compagnia pubblica di telecomunicazioni serba per circa 870 miliardi di lire; un altro 20% viene comprato dalla Compagnia di telecomunicazioni greca [[OTE (azienda)|OTE]]. Il governo della [[Serbia|Repubblica di Serbia]] incassa complessivamente 1.500 miliardi. È un affare che permette alla STET di posizionarsi su uno dei mercati più promettenti (ma lo sbarco si rivelerà una catastrofe finanziaria).
Lo scandalo emerge dopo la sconfitta elettorale del presidente [[Slobodan MiloševicMilošević]]. L'inchiesta di D'Avanzo e Bonini denuncia il pagamento di circa trenta miliardi di «mediazioni», in realtà tangenti in denaro, per il buon esito del contratto. Il lavoro giornalistico dei due produrrà in Italia l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta<ref>{{cita web|accesso=16 gennaio 2012|titolo=Commissione parlamentare d'inchiesta sull'affare Telekom-Serbia|url=http://www.camera.it/_bicamerali/nochiosco.asp?pagina=/_bicamerali/leg14/telecom/home%2F_bicamerali%2Fleg14%2Ftelecom%2Fhome.htm|editore=camera.it|dataarchivio=12 febbraio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120212153224/http://www.camera.it/_bicamerali/nochiosco.asp?pagina=%2F_bicamerali%2Fleg14%2Ftelecom%2Fhome.htm|urlmorto=sì}}</ref> per l'[[Affare Telekom Serbia]].
Nel giugno 1997 la [[STET]], controllata dallo Stato, attraverso [[Telecom Italia]] acquista il 29% della compagnia pubblica di telecomunicazioni serba per circa 870 miliardi di lire; un altro 20% viene comprato dalla Compagnia di telecomunicazioni greca [[OTE (azienda)|OTE]]. Il governo della [[Serbia|Repubblica di Serbia]] incassa complessivamente 1.500 miliardi. È un affare che permette alla STET di posizionarsi su uno dei mercati più promettenti (ma lo sbarco si rivelerà una catastrofe finanziaria).
Lo scandalo emerge dopo la sconfitta elettorale del presidente [[Slobodan Miloševic]]. L'inchiesta di D'Avanzo e Bonini denuncia il pagamento di circa trenta miliardi di «mediazioni», in realtà tangenti in denaro, per il buon esito del contratto. Il lavoro giornalistico dei due produrrà in Italia l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta<ref>{{cita web|accesso=16 gennaio 2012|titolo=Commissione parlamentare d'inchiesta sull'affare Telekom-Serbia|url=http://www.camera.it/_bicamerali/nochiosco.asp?pagina=/_bicamerali/leg14/telecom/home.htm|editore=camera.it}}</ref> per l'[[Affare Telekom Serbia]].
 
Con una nuova inchiesta, D'Avanzo scopriràscopre che all'interno della commissione si realizza un piano di discredito politico, con falsi testimoni, per liquidare la leadership del centro-sinistra, al governo al momento dell'affare telecomTelekom Serbia. A seguito di tale inchiesta la commissione cessa la sua attività. In un articolo del 15 gennaio 2010 D'Avanzo farà risalire alla vicenda Telekom Serbia la nascita in Italia di una "[[macchina del fango]]"<ref>{{cita web|autore=Giuseppe D'Avanzo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/15/quando-nata-la-macchina-del-fango.html|titolo=Quando è nata la macchina del fango|editore=la Repubblica|data=15 ottobre 2010|accesso=16 gennaio 2012}}</ref> tesa a distruggere la reputazione degli uomini politici. Gli articoli provocarono altresì l'apertura di un'inchiesta da parte della procura della repubblica di Torino. Alla sua chiusura il Gip Francesco Gianfrotta faceva notare nella sua ordinanza che tutte le informazioni fornite dai giornalisti di Repubblica erano confermate. Il 10 novembre 2011 una sentenza del Tribunale di Roma ha confermato i fatti narrati nelle inchieste di D'Avanzo e Bonini, condannando a 10 anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 1 milione di euro nei confronti dei personaggi presi di mira, a titolo di risarcimento, uno dei responsabili del disegno.
 
===Il [[Casocaso Abu Omar]]===
Nel febbraio del [[2005]], dà conto dell'operazione “antiterrorismo” clandestina condotta da ventisei uomini della [[CIA]] con la copertura dell'intelligencedei servizi segreti italianaitaliani. È la prima "[[extraordinary rendition]]" della CiaCIA in Europa. Il 17 febbraio del [[2003]], in pieno giorno, in via Guerzoni, a poche centinaia di metri dall'istituto islamico di viale Jenner, a Milano, viene sequestrato un egiziano di 42 anni, Hassan Mustafa Osama Nasr, da tutti chiamato "Abu Omar"<ref>{{cita web|autore=Carlo Bonini, Giuseppe D'Avanzo e Ferruccio Sansa|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=17 febbraio 2005|titolo=Cia sotto accusa Rapì e torturò un egiziano in Italia|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/02/17/cia-sotto-accusa-rapi-torturo-un-egiziano.html}}</ref>.
Alla fine del processo per questi fatti (4 novembre [[2009]])<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/09_novembre_04/processo-abu-omar_a6179aba-c95c-11de-a52f-00144f02aabc.shtml|editore=corriere.it|titolo=Rapimento Abu Omar, Pollari e Mancini non giudicabili per il segreto di Stato|data=4 novembre 2009|accesso=16 gennaio 2012}}</ref>, svoltosi a Milano, il giudice monocratico ha ritenuto non giudicabili a causa del [[segreto di statoStato]]<ref>{{cita web|autore=Giuseppe D'Avanzo|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=17 febbraio 2005|titolo=Inutile indagare sul Sismi, è segreto di Stato|url=http://www.repubblica.it/cronaca/2010/01/06/news/inutile_indagare_sul_sismi_segreto_di_stato-1851839/}}</ref> l'ex direttore del Sismi [[NiccolòNicolò Pollari]] e l'ex funzionario del servizio [[Marco Mancini (agente segreto)|Marco Mancini]]. Sono stati invece condannati ventitré agenti della CIA: ventidue a cinque anni di reclusione, mentre [[Robert Seldon Lady]], capo all'epoca dei fatti della "stazione" di Milano del servizio di informazione statunitense, è stato condannato a otto anni.
 
===Il ''nigergateNigergate''===
Nel [[2005]] firma con Bonini un'inchiesta a cui sarà dato il nome di “[[Nigergate]]”. L'inchiesta dimostra come le parole pronunciate il 28 gennaio 2003 nel discorso sullo Stato dell'Unione da [[George W. Bush]] («Il governo inglese ha appreso che Saddam Hussein ha recentemente cercato di acquisire significative quantità di uranio dall'Africa») hanno fondamento in documenti falsi. La rivelazione del tentativo di [[Saddam Hussein]] di acquistare in [[Niger]] cinquecento tonnellate di uranio grezzo, in gergo ''[[yellowcake]]'', nasce da notizie manipolate, messe insieme da un «informatore» dell'intelligence italiana e quindi accreditate dal Servizio segreto militare ([[SISMI]]) a Washington e a Londra. L'inchiesta diventerà un libro «''Il mercato della paura», mai più ristampato in Italia'', tradotto negli Stati Uniti da [[Melville House Publishing]] con il titolo "''Collusion"''<ref>{{cita web|url=http://books.google.it/books/about/Collusion.html?id=AKruAAAAMAAJ&redir_esc=y|titolo=Collusion, international espionage and the war on terror|editore=Google Books}}</ref>. {{cn|Per dovere di cronaca, va ricordato che nel luglio 2004, [[Daniele Luttazzi]] propose lo stesso collegamento in un articolo pubblicato dal mensile [[Rolling Stone]], anticipando di un anno lo "scoop" di Bonini e D'Avanzo.}}
 
=== Lo scandalo Telecom-Sismi ===
Nel 2006 svela, ancora in collaborazione con Bonini, come in Telecom Italia<ref>{{cita web|autore=Giuseppe D'Avanzo|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=23 maggio 2006|titolo=Dall'Inter a Telecom i 100mila file degli spioni|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/23/dall-inter-telecom-100mila-file-degli-spioni.html}}</ref> sia attivo un abusivo "servizio segreto" che compila migliaia di dossier illegali<ref>{{cita web|autore=Giuseppe D'Avanzo|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=2 giugno 2006|titolo=Parla l'uomo dei dossier segreti: Così spiavo per conto di Telecom|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/06/02/parla-uomo-dei-dossier-segreti-cosi.html}}</ref> contro “i nemici” e anche “gli amici” (politici, economici, finanziari, istituzionali) delle due aziende. L'inchiesta svela come ci sia una sinergia illegale e clandestina tra una squadra di esperti informatici della Telecom-Italia (chiamata «[[Tiger team]]») e l'intelligenceil servizio segreto militare ([[SISMI]]), utile a tenere sotto controllo una serie di personaggi pubblici italiani, banche e società, uomini di governo e dell'opposizione. Durante l'indagine penale, la procura di Milano accerta che D'Avanzo è pedinato<ref>{{cita web|autore=Ezio Mauro|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=31 luglio 2011|titolo=La forza e il coraggio|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/07/31/la-forza-il-coraggio.html}}</ref> dal SISMI e che le sue telefonate sono intercettate ed il suo lavoro spiato.
 
===Il caso Pollari-SISMI===
Ancora nel 2006 e negli anni successivi firma una lunga serie di articoli<ref>{{cita web|autore=Giuseppe D'Avanzo|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=1º febbraio 2010|titolo=Le campagne del Cavaliere contro la stampa|url=http://www.repubblica.it/politica/2010/02/01/news/campagne_stampa-2149173/index.html?ref=search}}</ref> contro il direttore dell'intelligencedel servizio segreto politico-militare NiccolòNicolò Pollari. Denuncia come questi abbia alle sue dipendenze un centro riservato che manipola e inquina l'informazione, organizza «piani di disarticolazione»<ref>{{cita web|autore=Giuseppe D'Avanzo|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=11 ottobre 2010|titolo=Così colpisce la fabbrica dei dossier al servizio del Cavaliere|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/11/cosi-colpisce-la-fabbrica-dei-dossier-al.html}}</ref> a danno dei presunti avversari di [[Silvio Berlusconi]], quali magistrati, politici, giornalisti. Dimostra che Pollari ha organizzato, nel 2006, una campagna di discredito contro il candidato premier [[Romano Prodi]], antagonista di Berlusconi. Pollari è sostituito alla direzione del Sismi<ref>{{cita web|autore=Alberto Custodero|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=19 novembre 2006|titolo=Cambio al vertice dei servizi: Branciforte al posto di Pollari|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/11/19/cambio-al-vertice-dei-servizi-branciforte-al.279cambio.html}}</ref> nel novembre del 2006.
 
===Le "dieci domande"===
Nel 2009, al culmine di una serie di rivelazioni<ref>{{cita web|autore=Giuseppe D'Avanzo|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=14 maggio 2009|titolo=Le dieci domande mai poste al Cavaliere|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/05/14/le-dieci-domande-mai-poste-al-cavaliere.html}}</ref> sulla vita privata del presidente del Consiglio, originate dalle dichiarazioni di [[Veronica Lario]]<ref>{{cita web|autore=Dario Cresto-Dina|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|data=3 maggio 2009|titolo=Veronica, addio a Berlusconi|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/05/03/veronica-addio-berlusconi-ho-deciso-chiedo-il.html}}</ref>, moglie del premier, pone dieci domande<ref>{{cita web|editore=repubblica.it|accesso=16 gennaio 2012|titolo=Speciale - Dieci domande a Berlusconi|url=http://temi.repubblica.it/repubblicaspeciale-dieci-domande-a-berlusconi/}}</ref> al capo dell'esecutivo Silvio Berlusconi. La pubblicazione delle domande viene quotidianamente ripetuta per mesi {{cn|e guadagna alla campagna di Repubblica, una volta veicolata anche in lingua inglese sul web, una risonanza internazionale<ref>{{cita web|accesso=28 novembre 2021|titolo=How one newspaper's 'shameful' questions have rattled Silvio Berlusconi|autore=Tom Kington|data=24 maggio 2009|url=https://www.theguardian.com/world/2009/may/24/silvio-berlusconi-la-repubblica-inquiry}}</ref>.
 
==Le critiche sulle fonti==
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Secondo il senatore Dini il suo "modo di fare giornalismo d'inchiesta, pieno di insinuazioni nei confronti della Farnesina e del Governo tutto, attingeva a un rapporto del 1999 che sarebbe stato redatto da elementi della residenza romana della CIA" (p. 3). Il relatore della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato concluse avvalorando il fatto anche se non il giudizio, visto che sostenne che "non è affatto deprecabile rivolgersi, per esigenze informative, a fonti segrete, e gli stessi Bonini e D'Avanzo lo ammettono in un articolo del 24 febbraio 2004 sul loro giornale (dichiarando, in riferimento al terrorismo, che una risposta ai quesiti che si pone l'opinione pubblica può derivare solo dalla raccolta dei dispacci trasmessi al Viminale dal Sismi e dal Sisde (il servizio d'intelligence civile), contenuti in fonogrammi riservatissimi)" (p. 4).</ref> che D'Avanzo e Bonini avessero accesso a fonti dirette del mondo degli agenti segreti.
 
Tale "fisiologico" precipitato delle rivalità tra testate ha registrato un'impennata dopo la scoperta (nello [[scandalo Telecom-Sismi]]) che il giornalista [[Renato Farina]] era a "libro paga" del Sismi. Farina, allora vice direttore del quotidiano [[Libero (quotidiano)|''Libero'']], fu difeso da [[Giuliano Ferrara]], che si offrì di assumerlo nel quotidiano da lui diretto, [[Il Foglio (quotidiano)|''Il Foglio'']], nel caso fosse stato licenziato da Libero.<ref name=Travaglio>{{Cita libro|nome = Marco|cognome = Travaglio|wkautore = Marco Travaglio|titolo = La scomparsa dei fatti |url = https://archive.org/details/lascomparsadeifa00trav|editore = il Saggiatore |città = Milano|anno = 2006|pp = [https://archive.org/details/lascomparsadeifa00trav/page/n262 264] e seguenti|ISBN = 88-428-1395-8}}</ref>
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}}
</ref>
 
Il vicedirettore del ''[[Corriere della Sera]]'', [[Pierluigi Battista]], il 9 luglio 2006 scrive un articolo in cui critica l'operato di Farina<ref name=CdSBattista>{{cita web |cognome=Battista |nome=Pierluigi |wkautore=Pierluigi Battista |autore= |url=http://archiviostorico.corriere.it/2006/luglio/09/legge_morale_prezzo_co_9_060709009.shtml |urlarchivio=https://web.archive.org/web/*20090413043207/http://archiviostorico.corriere.it/2006/luglio/09/legge_morale_prezzo_co_9_060709009.shtml |titolo=La legge morale ha un prezzo |accesso=30 luglio 2011 |editore=[[Corriere della Sera]] |data=9 luglio 2006 |urlmorto=sì |dataarchivio=13 aprile 2009 }}</ref> chiedendosi, con quella che appare essere una [[domanda retorica]], se questi e Ferrara avrebbero difeso allo stesso modo anche un eventuale [[Marco Travaglio]] che fosse stato scoperto a collaborare con lail [[Procuratore nazionale antimafia]] o Giuseppe D'Avanzo eventualmente scoperto a collaborare con il [[capo della polizia]] (allora [[Gianni De Gennaro]]):
 
{{citazione|E un'altra domanda, a Ferrara e a Farina. Se per pura ipotesi, tanto per dire, un giorno si dovesse accertare un qualche rapporto di remunerazione tra Marco Travaglio, a Ferrara e Farina assai inviso, e la Procura antimafia, Ferrara e Farina difenderebbero quel passaggio di denaro nel nome della «superiore» lotta alla mafia? E se, sempre per paradosso, anche Giuseppe D'Avanzo venisse scoperto a percepire una «giusta mercede» dal capo della Polizia nella guerra al crimine, Libero e Il Foglio sparerebbero a zero, oppure farebbero mostra di comprendere quanto penosa e irta di contraddizioni sia la sfida alla malavita che ha visto arruolarsi il loro giornalista-nemico? C'è da dubitare della seconda ipotesi.|[[Pierluigi Battista]], ''Corriere della Sera'', 9 luglio 2006<ref name=CdSBattista/>}}
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alla luce dell'articolo di Pier Luigi Battista sul quotidiano "Corriere della Sera", se corrisponda a verità l'ipotesi da detto autorevole giornalista formulata, e pur considerando, se vera, la cosa assolutamente lecita, se nell'interesse delle tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e della necessaria attività di informazione, disinformazione e controinformazione, i giornalisti Marco Travaglio e Giuseppe D'Avanzo siano a "libro paga", e per quale somma, del Capo della Polizia dott. Gianni De Gennaro, cui sono notoriamente legati da vincoli di amicizia e collaborazione, come dimostrato dalla loro campagna contro il SISMI;
 
qualora l'ipotesi sia vera, se non si ritenga opportuno rendere permanente e più ampia la loro collaborazione, facendoli assumere come informatori occulti dal SISDE.|Interpellanza del Senatoresenatore [[Francesco Cossiga]] al Ministro dell'Interno<ref>{{cita web |cognome= |nome= |autore= |url=http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=15&id=00219128&part=doc_dc-allegatob_ab-sezionetit_i-atto_200045&parse=no |titolo=Legislatura 15º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 030 del 02/08/2006, interpellanza 2-00045 |accesso=30 luglio 2011 |editore=Senato.it |data=2 agosto 2006 }}</ref>}}
 
Il ministro Amato negherà il coinvolgimento dei due giornalisti con il ministero degli Interni e la polizia.<ref>{{cita web |cognome=D'Avanzo |nome=Giuseppe |autore= |url=http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/dossier-telecom/calunnia-timbrata/calunnia-timbrata.html |titolo=Quella calunnia "timbrata" dal Senato |accesso=30 luglio 2011 |editore=Repubblica.it |data=24 luglio 2008 }}</ref>
 
È da notare che nelloNello stesso giorno Cossiga aveva presentato diverse interpellanze sulle indagini effettuate nei confronti del personale del SISMI e sul [[Caso Abu Omar]], in cui si evidenziava la sua contrarietà all'operato dei magistrati, tra cui un'interpellanza apertamente provocatoria, al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri degli affari esteri, dell'interno e della difesa, in cui chiedeva se, dopo "''lo smantellamento, tramite tempestivi arresti, della Divisione controspionaggio del SISMI''" da parte della Procura di Milano non sarebbe stato il caso di contrattare con [[Al Qaeda]] l'immunità per i cittadini e gli interessi italiani in cambio de "''lo smantellamento di tutto l'apparato di sicurezza antiterrorismo dei Servizi di informazione e sicurezza, dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di finanza''", chiedendo di nominare come ambasciatore per le trattative il sostituto procuratore della Repubblica di Milano [[Armando Spataro]].<ref>{{cita web |cognome= |nome= |autore= |url=http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=15&id=00219128&part=doc_dc-allegatob_ab-sezionetit_i-atto_200046&parse=no |titolo=Legislatura 15º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 030 del 02/08/2006, interpellanza 2-00046 |accesso=30 luglio 2011 |editore=Senato.it |data=2 agosto 2006 }}</ref>
 
===Il caso Litvinenko===
[[Paolo Guzzanti]], attraverso 10 domande, gli ha contestato la manipolazione o falsificazione dell'intervista a [[Aleksandr Val'terovič Litvinenko|Litvinenko]], pubblicata dopo la sua morte ma effettuata più di un anno prima e senza la registrazione, nonostante D'avanzoAvanzo abbia affermato il contrario. La stessa accusa di manipolazione gli è stata rivolta per le interviste a [[Oleg Gordievskij]] e [[Vladimir Bukovskij]], che ne hanno pubblicamente smentito il contenuto, senza che venisse data notizia delle smentite.<ref>{{cita web |url=http://www.paologuzzanti.it/?p=1220 |titolo=10 DOMANDE 10 A GIUSEPPE D'AVANZO, PER VEDERE L'EFFETTO CHE FA. |editore=Paologuzzanti.it |data= 22 novembre 2009 |accesso=30 luglio 2011 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130509164334/http://www.paologuzzanti.it/?p=1220 |dataarchivio=9 maggio 2013 }}</ref><ref>{{cita web|autore=StaffGuzzanti |url=httphttps://www.youtube.com/watch?v=7YqwKJIwxh4 |titolo=‪IntervistaIntervista ad Oleg Gordievski 1-6|editore=YouTube |data=10 novembre 2008 |accesso=30 luglio 2011}}</ref>
 
==Premi e riconoscimenti==
* 2001: [[Premio Saint Vincent per il giornalismo]], nella categoria "Inchieste e servizi speciali"
* 2011: [[Premio Mario Francese]] (in memoria)
* 2012: La band romana dei Melatti dedica lui la canzone "Avanzo", inserita nell'album "Quando le ore e i minuti sono uguali". La canzone vede la partecipazione di David Rhodes, chitarrista della Peter Gabriel Band.
 
==Opere==
 
* ''I giorni di Gladio'', Sperling & Kupfer (1991) con [[Giovanni Maria Bellu]], ISBN 8820012553
* ''Il Capocapo dei Capicapi. Vita e carriera criminale di ''[[Totò Riina]]'', Rizzoli (1993), ''con [[Attilio Bolzoni]], ISBN 9788817019248''
* ''La Giustiziagiustizia è Cosa Nostra'', Mondadori (1995), con Attilio Bolzoni, ISBN 9788804385479 (Nuova edizione [http://www.glifo.com Glifo Edizioni], Palermo, 2019, ISBN 978-88-98741-46-5)
* ''Rostagno: un delitto fra amici'', Mondadori (1997), con Attilio Bolzoni, ISBN 9788804425083
* ''Il mercato della paura. La guerra al terrorismo islamico nel grande inganno italiano'', Einaudi 2006 con [[Carlo Bonini]], ISBN 9788806175320
* ''La posta in gioco. Interventi e proposte per la lotta alla mafia'', scritti di Giovanni Falcone, Giuseppe D'Avanzo (curatore), Rizzoli 2010, ISBN 9788817043915
*''Inchiesta sul Poterepotere'', ([[La Repubblica (quotidiano)|''La Repubblica'']], 2011- postumo), a cura di Attilio Bolzoni e Leopoldo Fabiani, con prefazioni di [[Ezio Mauro]] ed [[Eugenio Scalfari]], ISBN 9771128608096. Edizione ampliata, novembre 2011 ISBN 9788883713583978-88-8371-358-3
 
==Note==
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*[[Giornalismo d'inchiesta]]
*[[Macchina del fango]]
*[[Caso Abu Omar]]
*[[Strage del Rapido 904]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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[[Categoria:Rugbisti a 15 della Partenope Rugby]]