Utente:Claudio Gioseffi/Sandbox 26: differenze tra le versioni

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==== La demolizione delle mura e l'apertura della città ====
I primi decenni del Novecento furono caratterizzati dallo sviluppo della città e dal notevole aumento del traffico, il che rese necessario lo smantellamento di una parte delle mura e portò all'allargamento del quartierecentro urbano.
 
La cinta restò conservata, nel suo complesso, per tutto il Settecento, ma la sua demolizione sistematica cominciò agli albori del secolo XIX. Nel 1801 furono abbattute le mura che, sopra il ponte Furo "''toglievano, a valle, la vista... dei colli Berici''”<ref>{{cita|Barbieri, 2011| p. 25}}</ref>.
; Le mura e le porte
 
La cinta restò conservata, nel suo complesso, per tutto il Settecento, ma la sua demolizione sistematica cominciò agli albori del secolo XIX. Nel 1801 furono abbattute le mura che, sopra il ponte Furo "''toglievano, a valle, la vista... dei colli Berici''”<ref>{{cita|Barbieri, 2011| p. 25}}</ref>.
 
Quanto alle porte, gli ultimi avanzi di Porta Pusterla vennero demoliti nel 1820 in occasione di un riattamento della contrà Porti. Nel 1890 quanto restava della Porta Lupia - una torre ormai fatiscente e un breve tratto di muro - fu demolito e al suo posto venne costruita una barriera daziaria, costituita da un'alta cancellata in ferro, simile a quella vicina presso il ponte Furo. Qualche decennio prima era stata demolita Porta Monte. Nel 1910 fu demolita la Porta di Padova (o Porta di Torricelle o di Camisano); il rudere di un muro, a destra, ne segna ancora oggi la precisa ubicazione<ref>{{cita|Giarolli, 1955| pp. 365-69}}</ref>.
 
Ma, tutto sommato, alla vigilia del primo conflitto mondiale Vicenza appariva ancora chiusa nella sua cerchia di mura altomedioevali con le aggiunte scaligere e veneziane. ''Dopo di che la "forma urbis" andrà inesorabilmente travolta dallo sviluppo edilizio contemporaneo, per sua natura insofferente di limitazioni e allargantesi, all'opposto, in massa informe e continua, negatrice di ogni attrazione e vincolo di forza centripeta''<ref>{{cita|Barbieri, 2011| p. 23}}</ref>.
 
Significativo è quanto accadde alla Porta Nova (la seconda, quella tra la Rocchetta e il Castello). Agli inizi del Novecento, per mancanza di manutenzione, era ridotta in uno stato pietoso, tanto da scoraggiarne il restauro. Nel 1909, allora, fu aperto un varco alla sua sinistra nel cortile delle mura, avviando attraverso esso il movimento dei veicoli. Ma questo fece sì che, divenuta ormai la Porta un passaggio secondario e meno frequentato, cadesse ancora più in abbandono - ''un pubblico letamaio e indecente latrina'', la definiva l'Ufficiale Sanitario - e ne venisse proposto l'abbattimento, anche se la proposta incontrò l'opposizione della Regia Soprintendenza e della Commissione Provinciale dei Monumenti.