Giovanni Volpato: differenze tra le versioni

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== La manifattura di ''biscuit'' ==
Giovanni Volpato fonda la sua manifattura in un vasto stabile nelle vicinanze della [[chiesa di Santa Pudenziana]] (oggi via Urbana, angolo via della Caprereccia) nel 1785 e già l'anno successivo ottiene la privativa da [[papa Pio VI]], essendo decaduta due anni prima quella già concessa a [[Filippo Coccumus]]. Il negozio di vendita era in via dei Greci, una traversa di via del Babuino. Volpato dedica grande attenzione alla commerciabilità dei suoi pezzi scegliendo di produrre ''biscuit'', dall'aspetto simile al marmo antico e di qualità sostenuta (le terre utilizzate nell'impasto provengono da Montecarlo di Lucca, dalle cave del [[Tretto]] e in seguito soprattutto da [[Civita Castellana]]), che uniscono in modo armonioso una forte sensibilità archeologica al desiderio di ottenere quell'effetto decorativo tanto apprezzato dalla clientela. La produzione, fatta salva qualche opera "moderna" (come il già citato ''Teseo e il Minotauro'' o l'erma di papa Pio VI), i cui modelli sono attributiattribuiti dagli studiosi ad artisti vicini a Volpato, come [[Vincenzo Pacetti]], [[Gavin Hamilton]], [[Bartolomeo Cavaceppi]], è infatti un vero e proprio campionario della cultura archeologica del momento, ispirata a quegli stessi marmi che Volpato contribuiva a scavare. Abile imprenditore, infatti, Volpato nei suoi cataloghi di fabbrica e nelle ''Note de' pezzi'', che attraverso amicizie e conoscenze straniere mandava in giro per l'Europa, inserisce i capolavori conservati nei musei delle antichità della città, come ''l'Apollo e le nove Muse'' del [[Museo Pio-Clementino]] o il ''Galata morente'' del neo-nato [[Museo Capitolino]], e nelle grandi raccolte private. Rientra in questo ultimo caso il celeberrimo ''Fauno Barberini''.
 
Nella lista dei pezzi, Volpato non tralascia di specificare che si potevano realizzare gruppi e figure singole a richiesta del committente, come nel caso di quella che sembra essere stata la prima commissione importante, il centrotavola ordinato da [[Ennio Quirino Visconti]], per conto di [[Sigismondo Chigi (principe)|Sigismondo Chigi]], che richiese dei sostegni appositamente realizzati. I dessert, i grandi insiemi che decoravano la tavola al termine dei pranzi formali nel XVIII secolo, punto di forza della produzione della manifattura, potevano essere composti secondo il desiderio e il gusto degli acquirenti. Sono giunti sino a noi il centrotavola Pallavicini, ancora di proprietà della famiglia romana, e quello detto di Bassano, conservato nel [[Museo Civico (Bassano del Grappa)]] con il gruppo del ''Trionfo di Bacco e Arianna'', ispirato al soffitto di [[Newby Hall]], dipinto nel 1770 da [[Antonio Zucchi]].