Mitologia di Tebe: differenze tra le versioni
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Edipo giunse così a Tebe. Trovò la città in lutto, non solo per la morte del sovrano, ma anche a causa di un mostro che infestava le alture intorno alle sue mura. Si trattava della terribile [[sfinge]], figlia di [[Tifone (mitologia)|Tifone]] ed [[Echidna (mitologia)|Echidna]] e sorella di [[Cerbero]] e delle [[Arpie]]. Era una sinistra creatura col corpo di [[leone]], le ali d'[[aquila]] e la testa di donna, inviata sul monte Citerone dalla dea Era che voleva punire Laio per aver amato Crisippo di un amore omosessuale. Ad ogni viandante la sfinge poneva un indovinello, e se il malcapitato non sapeva trovare la risposta giusta veniva immediatamente divorato. Questo aveva provocato a Tebe terrore e carestia, poiché nessuno più coltivava i campi. Ogni giorno un cittadino di Tebe trovava la morte nel cimento con il mostro, e tra le vittime c'era stato anche il figlio di [[Creonte]], reggente della città dopo la morte di Laio.<ref name=sex>Graves, p. 339; Grimal, pp. 142, 183-184, 564-565.</ref>
Edipo, trovandosi al cospetto della sfinge, udì quindi il suo famoso [[enigma della sfinge|enigma]]:
Grati a Edipo per averli liberati della sfinge, dovendo trovare un nuovo re dopo la morte di Laio, i tebani acclamarono Edipo nuovo sovrano, e vennero celebrate con gran fasto le sue nozze con la vedova Giocasta. Per molti anni egli regnò a Tebe in pace e prosperità, obbedito e rispettato dalla gente, che considerava il giovane straniero un favorito dagli dei. Dal suo matrimonio nacquero quattro bambini: i due maschi [[Eteocle]] e [[Polinice]], e le due femmine [[Antigone (figlia di Edipo)|Antigone]] e [[Ismene]]. Ma quando questi furono cresciuti, le sorti del paese volsero al peggio.<ref name=sex/>
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