Molochio: differenze tra le versioni

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Il fiume più lungo è il torrente Barvi che trova inizio nel cuore dell'[[Aspromonte]], la cui erosione ha diviso i due monti Trepitò e Rumbica. Scendendo a valle lungo il percorso del torrente si possono vedere delle gole a strapiombo, profonde anche 200 metri scavate dall'acqua nelle [[rocce]] arcaiche (principalmente [[gneiss]] e [[Micascisto|micascisti]]). A valle, lungo le rive del fiume il paesaggio è desertico, causato dalle ricorrenti piene fuori misura.
 
Le cascate di [https://www.geoparcoaspromonte.it Mundu e Galasia] attirano ogni anno migliaia di visitatori, che vi si recano seguendo il sentiero restaurato, ormai utilizzato esclusivamente per la visita delle cascate (l'originale risale alla metà del XIX secolo e serviva in particolare ai lavoratori del carbone per raggiungere i diversi paesi circostanti).
 
== Storia ==
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Piccola chiesa edificata nel XVII secolo a opera di don Giuseppe Palermo, non più agibile da circa dieci anni per via di severi danni al soffitto. La “Chiesa Vecchia” reca(va) dei meravigliosi lavori in stucco realizzati dagli artisti [[Morani (famiglia)|Francesco]] (?-1878) e [[Morani (famiglia)|Vincenzo Morani]] (1809-1870) da Polistena, mai restaurati. Piene delle loro opere sono le chiese di tutta la provincia. Verosimilmente i loro bozzetti per San Vito sarebbero serviti come base per la costruzione di altre chiese. San Vito, pur vertendo in uno stato disastroso, è attualmente il bene più antico che Molochio possiede. Recenti studi hanno però visto emergere delle meraviglie dal suo interno, fra cui delle sculture. La paternità di queste opere è sconosciuta. Don Vincenzo Tropeano afferma che a realizzare le statue sia stato il tropeano o bagnaroto Vincenzo Basile.
 
Il progetto architettonico del napoletano Francesco Saponieri, approvato il 2 ottobrenel 1844, è in linea con il Neoclassicismo, con una pianta rettangolare ad una sola navata con una grande abside centrale.
 
== Chiesa San Giuseppe ==
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== Chiesa parrocchiale di Santa Maria di Merula (Chiesa Matrice) ==
Pianificata dall’architetto Pietro Galdo ed edificata nel centro urbano, la chiesa parrocchiale di Santa Maria de Merula subì diversi restauri. Una prima ricostruzione avvenne negli anni 1844-1853 e fu guidata dall’architetto Francesco Saponieri di Napoli. Il grandioso piano non venne mai realizzato, tanto che nel 1908 parte della costruzione rovinò sotto le scosse del [[Terremoto di Messina del 1908|sisma di Messina]] e fu scelto di eliminarne la parte superiore. Questo secondo restauro, che non fu dei migliori, terminò nel 1921.
Grazie al piano di stanziamento disposto dal Governo Borbonico, nel 1789 Molochio ebbe la sua nuova chiesa parrocchiale, pianificata dall’architetto Pietro Galdo ed edificata nel centro urbano. Purtroppo, col passare degli anni, anch’essa venne dichiarata inagibile e subì una seconda ricostruzione. Nel 1844 fu scelto il progetto dell’architetto Francesco Saponieri di Napoli. Il piano era grandioso: sotto i quattro archi delle pareti laterali sarebbero stati collocati 4 altari; il muro, al di sopra del cornicione avrebbe portato scolpite le immagini dei dodici apostoli; nella nicchia dell’altare maggiore la statua di S. Maria de Merula avrebbe troneggiato imponente; il campanile dava slancio a una facciata in stile neoclassico, in netto contrasto col barocco dell’interno, sul cui frontone fu scritto: ''Terremotu destructum cincinnius resurgebat''. Il 17 settembre del 1853 la chiesa di Santa Maria de Merula, completata nelle strutture essenziali ma priva di altare maggiore, antiporto, orchestra, pittura e stuccatura, fu benedetta dall’arciprete Pasquale Scarpai. Ma nel 1908 metà del campanile rovinò sotto le scosse del sisma, la chiesa riportò delle lesioni e venne concordato di abbassarla, privandola della parte superiore. La mano del capomastro di allora non andò per il sottile, distruggendo anche quello che il terremoto aveva risparmiato e dando inizio ai lavori di “riadattamento”: si misero tiranti di ferro per tenere legata la copertura e si rifece il tetto. La notte di Natale del 1921, con l’amarezza e il rimpianto nel cuore, l’arciprete Monsignor De Leo celebrò nel tempio decapitato, restaurato alla meno peggio.
 
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La chiesa parrocchiale, ristrutturata nuovamente tra il 2011 e il 2014, è situata sul lato occidentale della piazza centrale del borgo; essa custodisce, oltre alla statua lignea di San Rocco, quella della Madonna de Merula: l’opera, di notevole pregio, viene datata al 1735 e, secondo la tradizione, fu rinvenuta dai locali in un roveto del paese vecchio. Gli antichi splendori di entrambe le statue sono stati riportati alla luce dal restauratore Giuseppe Mantella.
 
== Società ==