Giosuè Carducci: differenze tra le versioni
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Una breve digressione letteraria si rivela necessaria sin da ora, perché la produzione poetica fu precoce, e c'è chi, forse esagerando, vi ha visto presente ''in nuce'' il poeta maturo.<ref>G. Albini, A. Sorbelli (a cura di), ''Primizie e reliquie'', Bologna, Zanichelli, 1928</ref> Sono in ogni caso anni di intensa sperimentazione poetica, anni in cui Carducci cerca in tutti i modi di affrancarsi da un'impostazione romantica che l'educazione ricevuta e la corrente dominante avevano inevitabilmente imposto al ragazzo e ai componimenti della prima adolescenza. Tra il 1850 e il 1853 si fanno strada l'ode [[strofe saffica|saffica]] (''Invocazione'' e ''A O. T. T.'') e [[strofe alcaica|alcaica]] (''A Giulio''), gli inni (''A Febo Apolline'', ''A Diana Trivia'') e i brani d'ispirazione oraziana. Nonostante ciò, il gusto [[Giovanni Prati|pratesco]] resiste ed è riscontrabile nei ''Lai d'un trovatore'' e nell{{'}}''Ultimo canto del poeta''.
[[File:Celestino Zini 2012.png|thumb|upright=1.4|Celestino Zini]]
Oltre all'amore e alla contemplazione rugge nell'irruente spirito carducciano un patriottismo impregnato di motivi [[Giuseppe Parini|pariniani]], [[Ugo Foscolo|foscoliani]] e [[Giacomo Leopardi|leopardiani]], in una convinta condanna della situazione politica attuale. Accanto al tema della morte, ''leitmotiv'' che sarà ricorrente nell'intera vicenda artistica del Nostro, vi è un senso autentico e profondo del religioso, un lancinante e post-manzoniano arrovellarsi attorno all'esistenza di Dio (nel sonetto ''Il dubbio'' per esempio), una spiritualità nobile che si tramuterà in anticlericalismo negli anni a venire, certamente per lo scontro con la mentalità bigotta con cui venne frequentemente in contatto.<ref>N. Busetto, ''Giosuè Carducci nel suo tempo e nell'età che fu sua'', Milano-Genova-Roma-Napoli, Società Anonima Editrice Dante Alighieri, 1935, pp. 34-46</ref>
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