Foresta fossile di Dunarobba: differenze tra le versioni
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La storia delle prime scoperte, dopo gli iniziali ritrovamenti nel territorio di [[Todi]] da parte del principe [[Federico Cesi (scienziato)|Federico Cesi]], comincia in realtà nel [[1600]] quando alcuni scienziati, che in quell'anno fondarono a [[Roma]] l'[[Accademia dei Lincei]], si occuparono di questi reperti che chiamarono ''metallofiti'', cioè a metà tra le piante e i metalli. In particolare, tra il [[1620]] e il [[1637]], il linceo [[Francesco Stelluti]] da [[Fabriano]], per incarico dello stesso Federico Cesi, cominciò a studiare con metodo scientifico questo legno fossile, informando dei ritrovamenti anche [[Galileo Galilei]]. Nel 1637 dai suoi studi nacque il ''Trattato sul legno fossile minerale nuovamente scoperto'', in cui l'autore riportò una descrizione geografica del sito e una minuziosa ricostruzione del materiale ligneo. Gli abitanti del luogo, in gran parte contadini, non diedero mai grande importanza a quei tronchi; il loro atteggiamento cambiò solo agli inizi del [[Novecento]] e, in particolare, dopo lo scoppio della [[prima guerra mondiale]] quando, per far fronte alle crescenti richieste di combustibile per il riscaldamento delle abitazioni, e per le industrie, si avviò la ricerca sistematica e quindi l'estrazione di [[torba|torbe]] e [[lignite|ligniti]]. Tuttavia la foresta fossile di Dunarobba venne scoperta solamente negli [[anni 1970|anni settanta]] del [[XX secolo]], scavi che si protraggono fino al [[1987]].
===La produzione di
Nel
L'interesse del mondo scientifico per lo studio geologico e paleontologico della foresta è cominciato, quindi, molto tardi. Solamente nel [[1987]] il [[Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo|Ministero per i beni culturali e ambientali]] ha posto, sull'affioramento dei tronchi, il vincolo come bene paleontologico e la Regione dell'[[Umbria]] come bene ambientale.
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