Assedio di Capua (211 a.C.): differenze tra le versioni
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|Comandante1=[[Appio Claudio Pulcro (console 212 a.C.)|Appio Claudio Pulcro]]<br />[[Marco Claudio Marcello]]<br />[[Quinto Fabio Massimo Verrucoso|Fabio Massimo]]<br />[[Gneo Cornelio Lentulo (console 201 a.C.)|Gneo Cornelio Lentulo]]<br />[[Quinto Fulvio Flacco (console 237 a.C.)|Quinto Fulvio Flacco]]<ref name="LivioXXVI1.2"/><br />[[Appio Claudio Pulcro (console 212 a.C.)|Appio Claudio]]<ref name="LivioXXVI1.2"/><br />[[Gaio Claudio Nerone]]<ref name="LivioXXV22.7"/>
|Comandante2=[[Seppio Lesio]]<ref>{{cita|Livio|XXVI, 6.13-17}}.</ref><br />[[Annibale]]<br />[[Annone (figlio di Bomilcare)|Annone]]<br />[[Bostare (generale di Annibale)|Bostare]]<br />[[Magone il Sannita]]
|Effettivi1=6 [[legione romana|legioni]] + 6 [[ala (esercito romano)|''alae'']]<br />(circa 55/
|Effettivi2=
|Perdite1=Sconosciuto
|Perdite2=Sconosciuto
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Il condottiero cartaginese quindi risalì verso l'importante centro di ''[[Casilinum]]'' che riuscì a occupare dopo un lungo assedio prolungatosi per alcuni mesi.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 18-19}}; {{cita|Lancel 2002|pp. 177-178}}.</ref> Contemporaneamente il dittatore romano, [[Marco Giunio Pera]], svernava con l'esercito non molto distante da lui, a ''[[Teanum Sidicinum]]''.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 24.5}}.</ref> Claudio Marcello tornò in Campania, dopo che era stato eletto [[proconsole]];<ref>{{cita|Livio|XXIII, 30.19}}.</ref> allo stesso vennero affidate le due nuove legioni urbane, che furono prima convocate a ''[[Cales]]'' e poi trasferite nell'accampamento sopra ''[[Suessula]]''.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 31.3 e 31.5}}.</ref> Contemporaneamente le due legioni [[battaglia di Canne|superstiti di Canne]] vennero condotte in Sicilia con il pretore [[Appio Claudio Pulcro (console 212 a.C.)|Appio Claudio Pulcro]], mentre quelle siciliane vennero trasferite a Roma.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 31.4 e 31.6}}.</ref>
I due nuovi consoli, [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso]] e [[Tiberio Sempronio Gracco (console 215 a.C.)|Tiberio Sempronio Gracco]], si divisero tra loro l'esercito. A Fabio toccò quello accampato presso ''[[Teanum Sidicinum]]'', che in precedenza era stato posto sotto il comando di [[Marco Giunio Pera]]; a Sempronio gli schiavi (''volones'') arruolatisi volontariamente e più di
[[File:Shepherd-vicinity of Naples.jpg|left|thumb|upright=1.4|Il golfo di Napoli e la vicina Cuma (in alto a sinistra) che fu [[battaglia di Cuma (215 a.C.)|presa d'assedio da Annibale]]]]
Frattanto i Campani presero l'iniziativa di ridurre in loro potere la città di [[Cuma]], sollecitando dapprima i Cumani ad abbandonare l'alleanza con i Romani, e poiché che non riuscirono a sortire alcun effetto, provarono ad impadronirsene con l'inganno.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 35.2}}.</ref> A Tiberio Gracco venne inviata un'ambasceria, dove il console veniva informato di ciò che i Campani stavano tramando nei confronti dei Cumani e che, tre giorni più tardi, avrebbero dovuto recarsi presso ''Hamas'' ad incontrare il senato e l'esercito riunito campano. Gracco allora consigliò ai Cumani di raccogliere più provviste possibili all'interno della città e di rimanervi. Egli intanto mosse l'[[Esercito romano della media repubblica|intero esercito]] verso ''Hamas'' (che distava
Il giorno seguente, il condottiero cartaginese tornò a Cuma con tutte le [[Armi d'assedio (storia romana)|macchine]] e pose la città sotto assedio.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 36.7}}.</ref> Neppure [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso]], che aveva il ''[[castrum]]'' presso ''[[Cales]]'', aveva osato attraversare il Volturno, intento a prendere di nuovo gli auspici, dove gli aruspici rispondevano che non era facile placare l'ira degli dèi.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 36.8-10}}.</ref> Sempronio, riuscendo a resistere e contrattaccando,<ref>{{cita|Livio|XXIII, 37.1-6}}.</ref> costrinse Annibale a togliere l'assedio e far ritorno al Monte Tifata.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 37.7-9}}.</ref>
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[[File:Campania bellum Hannibalicum 215 aC.png|thumb|upright=1.8|Campagna di Annibale in Campania 215 a.C.]]
Marcello intanto aveva continuato a condurre i suoi saccheggi, mai in modo imprudente. Egli, infatti, dopo aver ripetutamente esplorato la zona, con la protezione di saldi presidi, aveva condotto le sue incursioni conservandosi la strada aperta per un'eventuale ritirata. Ogni azione era sempre cauta e previdente, come se egli si trovasse di fronte lo stesso Annibale. E quando il proconsole romano venne a sapere che il condottiero cartaginese marciava verso di lui, ordinò ai suoi soldati di rifugiarsi tutti all'interno delle mura dei Nola.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 43.7-8}}.</ref> La [[battaglia di Nola (215 a.C.)|battaglia]] che ne seguì, fu favorevole ai Romani.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 44-45}}.</ref> Il popolo dei Nolani, prima favorevole ai Cartaginesi, accolse i Romani in modo entusiastico. In quel giorno furono uccisi
Appena [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso]] venne a sapere che il condottiero cartaginese era partito per l'Apulia, trasportò tutto il grano che era presente a Nola e a ''[[Napoli|Neapolis]]'' nei suoi accampamenti sopra ''[[Suessula]]''. Dopo averli rinforzati e lasciata un'adeguata guarnigione per l'inverno, mosse il campo in direzione di Capua. Mise quindi a ferro e fuoco le terre della [[Campania antica|Campania]], fino a quando i Campani, furono costretti ad uscire dalle porte e fortificare in campo aperto gli accampamenti davanti alla città.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 46.9-10}}.</ref>
Avevano
In seguito a quest'ultimo episodio, il console Fabio Massimo mosse il campo arretrando, per permettere ai Campani di fare le semine e non devastò così l'agro campano, se non quando l'erba divenne più alta per fornire il foraggio necessario ai suoi animali.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 48.1}}.</ref> Venne quindi raccolto e trasportato negli accampamenti sopra ''Suessula'', dove pose i suoi accampamenti invernali (''[[hiberna]]''). Comandò, quindi, al proconsole Claudio Marcello di lasciare un'adeguata guarnigione romana all'interno di Nola e di rimandare il resto delle truppe a Roma, in modo da non aggravare troppo le spese sugli alleati.<ref>{{cita|Livio|XXIII, 48.2}}.</ref> L'altro console, [[Tiberio Sempronio Gracco (console 215 a.C.)|Tiberio Sempronio Gracco]], avendo condotto le sue legioni da ''[[Cuma]]'' a ''[[Lucera]]'' in [[Apulia]], inviò il pretore [[Marco Valerio Levino]] a ''[[Brundisium]]'' con l'esercito che aveva con sé in precedenza a ''Lucera'', incaricandolo di difendere le coste dell'agro [[Salento|salentino]] e sorvegliare i movimenti di [[Filippo V di Macedonia]] in vista di una possibile [[prima guerra macedonica|guerra con la Macedonia]].<ref>{{cita|Livio|XXIII, 48.3; XXIV, 3.16-17}}.</ref>
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Fabio, quando venne a sapere che Annibale era partito da Arpi e tornava in Campania, marciò notte e giorno e si ricongiunse al suo esercito. Inviò quindi un dispaccio a [[Tiberio Sempronio Gracco (console 215 a.C.)|Tiberio Gracco]], perché muovesse le truppe da ''Luceria'' a ''[[Benevento|Beneventum]]'', ed al figlio, il pretore [[Quinto Fabio Massimo (console 213 a.C.)|Quinto Fabio]], ordinò di partire per l'Apulia e sostituirvi Gracco. Contemporaneamente tutti i pretori partirono per le destinazioni concordate con decreto del senato.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 12.5-8}}.</ref>
E mentre Annibale si trovava presso il lago d'Averno, vennero dallo stesso alcuni giovani che lo implorarono di recarsi a Taranto per liberare la città dai Romani. Il condottiero cartaginese, dopo averli elogiati e promesso loro che sarebbe intervenuto al momento opportuno, li invitò a tornare a casa per permettere l'attuazione del piano. Egli sapeva che quell'antica colonia greca, non solo era ricca e nobile, ma era posta sul mare, pronta a ricevere l'[[esercito macedone|armata macedone]] del suo alleato, [[Filippo V di Macedonia|Filippo V]], una volta che avesse deciso di attraversare l'Adriatico e portare la guerra ai Romani in Italia, considerando che ''[[Brundisium]]'' era in mano al nemico.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 13.1-5}}.</ref> Compiuto il sacrificio per il quale era venuto, saccheggiò il territorio di Cuma fino a [[capo Miseno]] e poi si diresse su ''Puteoli'', pronto ad assalire la guarnigione romana.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 13.6}}.</ref> Erano di presidio alla cittadina
All'arrivo nel vicino territorio, la plebe di [[Nola]] si ribellò, da tempo ostile ai Romani ed al suo Senato. Vennero quindi ambasciatori ad Annibale, per chiedergli di dirigersi verso la città che si sarebbe certamente arresa a lui. Il console Marcello venne contemporaneamente informato dall'aristocrazia nolana, contraria alla fazione pro-Cartagine, affinché prevenisse i piani del condottiero cartaginese. Marcello allora, in un sol giorno, da ''[[Cales]]'' giunse a ''[[Suessula]]'', dopo una breve esitazione nell'attraversare il [[Volturno]].<ref>{{cita|Livio|XXIV, 13.8-9}}.</ref> La notte successiva fece entrare a Nola
In questi stessi giorni il console Fabio Massimo giunse a ''[[Casilinum]]'', pronto ad assaltarla, ora che era occupata da una guarnigione cartaginese; giunsero insieme nei pressi di ''[[Beneventum]]'', quasi si fossero accordati, il comandante cartaginese [[Annone (figlio di Bomilcare)|Annone]], proveniente dal paese dei [[Bruzi]], e il proconsole Tiberio Gracco, da Lucera.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 14.1}}.</ref> Lo [[battaglia di Benevento (214 a.C.)|scontro che ne seguì]] vide Tiberio Gracco vincitore. Il nemico cartaginese, tra morti e fatti prigionieri, perse
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Il giorno seguente i Romani si schierarono nuovamente sul campo di battaglia, Annibale invece rimase negli accampamenti. Il terzo giorno nel silenzio della notte, non avendo più speranza di occupare Nola, impresa che aveva fallito per la terza volta, il comandante cartaginese levò il campo e partì alla volta di [[Taras (Taranto)|Taranto]], sperando che almeno questa città tradisse i Romani.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 17.8}}.</ref>
E mentre tutto questo era accaduto tra Benevento e Nola, il console Fabio Massimo aveva posto il campo presso ''[[Casilinum]]'', città occupata da una guarnigione di
Marcello a questa notizia preferì lasciare a Nola un presidio di
Intanto Tiberio Gracco inviò nell'[[Lucania|agro lucano]] alcune [[coorte|coorti]] di soldati arruolati in quella regione, sotto il comando del ''[[praefectus sociorum]]'', a saccheggiare il campo dei nemici. Mentre le coorti erano disperse, vennero attaccate da [[Annone (figlio di Bomilcare)|Annone]], il quale ottenne una vittoria non meno importante di quella ottenuta da Tiberio poco prima a ''Beneventum''. E subito dopo si era ritirato presso i [[Bruzi]] per non essere inseguito da Tiberio Gracco.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 20.1-2}}.</ref> Marcello tornò indietro poi verso Nola, Fabio si diresse verso il [[Sannio]], per devastare i campi e rioccupare le città che erano passate al nemico. Il paese di ''[[Caudium]]'' fu tra tutti quello maggiormente devastato: i campi furono incendiati, venne fatta ricca preda di bestiame e uomini. Anche le città di ''[[Compulteria]]'', ''[[Telesia]]'', ''[[Compsa]]'', ''[[Fagifula]]'', ''[[Orbitanium]]'' furono prese con la forza. In Lucania venne occupata la città di ''[[Blanda]]'' ed in ''[[Apulia]]'' di ''[[Aecae]]''.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 20.3-5}}.</ref> Da tutte queste città furono presi ed uccisi
===Anno 213 a.C.===
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[[File:Campania bellum Hannibalicum 212 aC.png|left|thumb|upright=1.8|Campagna di Annibale in Campania nel 212 a.C.]]
Inviarono allora dei messi ad Annibale per chiedergli di inviare a Capua il frumento necessario dai luoghi più vicini, prima che giungessero i consoli con i loro eserciti ad occupare i campi e le strade circostanti.<ref>{{cita|Livio|XXV, 13.2}}.</ref> Il condottiero cartaginese ordinò ad [[Annone (figlio di Bomilcare)|Annone]] di recarsi dal Bruzio in Campania con l'esercito, fornendo ai Campani abbondanti scorte di grano.<ref>{{cita|Livio|XXV, 13.3}}.</ref> Annone, nel tentativo di evitare le armate consolari, pose gli accampamenti a
{{Citazione|Il fatto è che da parte dei Campani vi fu la solita indolenza e negligenza; poco più di quattrocento carri e pochi cavalli vennero radunati. Per questo motivo vennero rimproverati aspramente da Annone, poiché neppure la fame, che infiamma le bestie che non possono parlare, poteva stimolare la loro diligenza, il quale fissò un altro giorno per ritirare il frumento con mezzi più appropriati.|{{cita|Livio|XXV, 13.7}}}}
La notizia della qual cosa giunse ai Beneventani, che prontamente inviarono dieci messi ai consoli, accampati nei dintorni di ''[[Bovianum]]''.<ref>{{cita|Livio|XXV, 13.8}}.</ref> Fu così che il console [[Quinto Fulvio Flacco (console 237 a.C.)|Fulvio Flacco]] ebbe l'incarico di dirigersi in Campania. La notte successiva riuscì ad introdursi nella mura di Benevento all'insaputa dei Cartaginesi. Venne poi a sapere che Annone era partito con una parte dell'esercito per raccogliere grano e che
I Campani, avuta notizia della sconfitta cartaginese, inviarono ambasciatori ad Annibale per informarlo che i due consoli si trovavano a Benevento, ad un solo giorno di marcia da Capua.<ref>{{cita|Livio|XXV, 15.1}}.</ref> Il condottiero cartaginese provvide subito ad inviare
I consoli, entrati in Campania, mentre saccheggiavano i territori circostanti a Capua, furono colti da un'improvvisa sortita dei suoi abitanti e della cavalleria di Magone. Richiamati in fretta i soldati, che si erano sparpagliati per le campagne, ne rimasero uccisi più di
{{Citazione|Quasi ci fosse stata un'intesa, da una parte e dall'altra fu dato il segnale di ritirata.|{{cita|Livio|XXV, 19.5}}.}}
Alla fine della battaglia, i caduti da parte romana furono in numero superiore, a causa dell'iniziale urto della cavalleria cartaginese.<ref>{{cita|Livio|XXV, 19.5}}.</ref>
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I consoli dopo questo scontro, per tener lontano Annibale da Capua, nella notte seguente si separarono. Fulvio si diresse nel territorio cumano, mentre Claudio in Lucani. Il condottiero cartaginese, incerto inizialmente sul da farsi, decise di inseguire Appio Claudio, che a sua volta portò in giro il nemico come volle, per poi fare ritorno a Capua una seconda volta.<ref>{{cita|Livio|XXV, 19.6-8}}.</ref> Durante la marcia, i Cartaginesi ebbero l'occasione di affrontare un nuovo combattimento a loro favorevole, dove [[Battaglia del Silaro|massacrarono]] un altro esercito romano di
Frattanto i consoli, tornati a Capua, ricominciarono ad assediare la città con grandissima violenza raccogliendo e preparando [[Armi d'assedio (storia romana)|ogni cosa fosse necessaria]].<ref>{{cita|Livio|XXV, 20.1}}.</ref> A ''[[Casilinum]]'' fu ammassato il grano; alla foce del [[Volturno]], dove si trova la città omonima, fu fortificata una rocca e posto un presidio romano; anche a [[Pozzuoli]] venne messo un presidio per dominare il mare e il vicino fiume.<ref>{{cita|Livio|XXV, 20.2}}.</ref> In queste due fortezze sul mare e a [[Ostia (città antica)|Ostia]] venne portato tutto il frumento che era stato inviato dalla [[Sardegna e Corsica|Sardegna]] e quello che il pretore [[Marco Giunio Silano (pretore)|Marco Giunio Silano]] aveva raccolto in [[Etruria]], affinché l'esercito romano ne avesse in abbondanza durante l'inverno.<ref>{{cita|Livio|XXV, 20.3}}.</ref> Annibale non voleva abbandonare Capua in una situazione tanto critica, ma quando alcuni messaggeri giunsero dalla ''Apulia'' e lo informarono che il pretore [[Gneo Fulvio Flacco]], dopo aver assalito con successo alcune città apule passate dalla parte dei Cartaginesi, si era abbandonato, lui e il suo esercito, a una tale trascuratezza da sopprimere ogni disciplina militare, il condottiero cartaginese mosse il suo esercito in direzione dell'Apulia. Egli era impaziente di assalire un nuovo esercito romano, meglio se comandato da un comandante inetto.<ref>{{cita|Livio|XXV, 20.4-7}}.</ref> Nei pressi di ''[[Herdonia]]'' il pretore romano [[Battaglia di Herdonia (212 a.C.)|affrontò in battaglia]] Annibale, ma fu sconfitto. Fulvio Flacco fu il primo a fuggire dal campo con 200 cavalieri, non appena si rese conto di come stavano andando le cose.<ref>{{cita|Livio|XXV, 21.1-9}}.</ref><ref name="LivioXXV21.10"/><ref name="Periochae25.8-9">{{cita|Periochae|25.9}}.</ref> Il resto dello schieramento, respinto e poi accerchiato alle spalle ed alle "ali", fu fatto a pezzi. Dei
{{Citazione|Quando a Roma giunse la notizia di quelle disfatte che si erano succedute una dopo l'altra, grande lutto e paura si diffusero per l'intera cittadinanza. Tuttavia poiché i consoli [...] avevano condotto le operazioni più importanti felicemente, i cittadini furono meno turbati da quelle sconfitte.|{{cita|Livio|XXV, 22.1}}.}}
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I Romani trovarono notevoli difficoltà ad avvicinarsi alla porta della città, poiché era munita di numerose [[balista|baliste]] e [[scorpione (arma)|scorpioni]], i cui lanci erano numerosi e potenti. L'impeto dei Romani venne, inoltre, fermato dalla ferita del loro comandante, Appio Claudio, che era stato colpito nella parte alta del petto da un grosso giavellotto, mentre incitava all'assalto i suoi. Tuttavia molti nemici caddero sul campo di battaglia, mentre gli altri furono costretti ad indietreggiare e rifugiarsi entro le mura cittadine.<ref>{{cita|Livio|XXVI, 6.4-5}}.</ref>
Annibale, avendo assistito alla strage della sua coorte ispanica ed alla strenua difesa dell'accampamento da parte dei Romani, preferì ritirarsi con la fanteria mentre la cavalleria ne proteggeva le spalle. Grande allora fu l'ardore delle legioni nell'inseguire il nemico in rotta. Flacco allora preferì far suonare la ritirata. Secondo quanto tramanda Livio, sulla base dei dati dallo stesso raccolti nei racconti di precedenti storici, caddero
{{Citazione|In qualunque modo sia cominciata o terminata, questa fu l'ultima battaglia prima della resa di Capua.|{{cita|Livio|XXVI, 6.13}}.}}
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;Reazioni immediate
{{Vedi anche|processo dei consoli romani (210 a.C.)}}
Il giorno seguente alla dichiarazione di resa della città, per ordine dei proconsoli, venne aperta la porta di Giove che si trovava di fronte ad uno degli accampamenti romani. Passarono da questa porta, insieme al ''[[legatus]]'' Gaio Fulvio, una sola legione e due ''[[ala (esercito romano)|alae]]'' di [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]].<ref>{{cita|Livio|XXVI, 14.6}}.</ref> Il ''legatus'', dopo aver provveduto che tutte le armi gli fossero consegnate, mise delle sentinelle a tutte le porte per evitare che nessuno potesse entrare o uscire; fece quindi prigioniero l'intero presidio cartaginese e comandò che il senato campano si presentasse al cospetto dei proconsoli romani nel loro accampamento. Quando vi giunsero, i senatori vennero tutti incatenati e ricevettero l'ordine di far portare tutto l'oro e l'argento che possedevano ai questori. In totale furono raccolte
Riguardo poi alla pena da infliggere ai senatori, i due proconsoli, Fulvio e Claudio, si scontrarono, poiché il secondo era propenso al perdono, mentre il primo ad una punizione esemplare. Il disaccordo tra i due portò a scrivere al senato, non solo in merito alla decisione da prendere, ma anche per dare la possibilità di interrogare i prigionieri. E poiché Fulvio, non riteneva opportuno che i senatori campani fossero ascoltati, per evitare che gli stessi potessero compiere azioni delatorie nei confronti degli alleati di stirpe latina e mettere a repentaglio alleanze consolidate, decise di partire per ''Teanum'' con
[[File:Jean-Léon Gérôme 004.jpg|thumb|left|Molti degli abitanti di Capua, dopo la resa, vennero posti in [[Schiavitù nell'antica Roma|schiavitù]] e poi venduti (dipinto di [[Jean-Léon Gérôme]])]]
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