Discesa di Carlo VIII in Italia: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|Battaglia di Seminara (1495)}}
Nel maggio una pesante sconfitta navale ad opera della flotta genovese ([[Battaglia di Rapallo (1495)|seconda battaglia di Rapallo]]) privò quasi totalmente Carlo del supporto navale necessario al trasporto delle pesanti artiglierie e alla logistica dell'esercito. Nello stesso mese il re di Francia, in seguito alle pulsioni filo-aragonesi del popolo napoletano e all'avanzare delle armate di Ferrandino nel Regno, comprese la necessità di lasciare Napoli e si avviò per rientrare in patria.
Ferrandino si unì a suo cugino, [[Ferdinando II d'Aragona]], [[re di Sicilia]] e [[Spagna]], che gli offrì assistenza nella riconquista del Regno.<ref>Nicolle, ''Fornovo'', 7-11.; Prescott, ''Reign of Ferdinand and Isabella'', 265-6.</ref> Il 24 maggio il generale spagnolo [[Gonzalo Fernández de Córdoba]] giunse al [[porto di Messina]] con un piccolo esercito composto da 600 lancieri della cavalleria spagnola e 1.500{{formatnum:1500}} fanti, solo per scoprire che Ferrandino era già passato in [[Calabria]] con l'esercito, portando con sé la flotta dell'ammiraglio Requesens, e aveva rioccupato [[Reggio Calabria|Reggio]]. Anche da Córdoba passò in Calabria due giorni dopo.<ref>{{en}} [[William H. Prescott]]. ''History of the Reign of Ferdinand and Isabella, the Catholic, of Spain.'' Volume II. London: Bradbury and Evans, 1854, p. 272.</ref>
[[File:Adriano fiorentino, medaglia di ferdinando d'aragona principe di capua.JPG|sinistra|miniatura|Medaglia raffigurante Ferrandino duca di Calabria, [[Adriano Fiorentino]], 1494 circa.]]
Il re condusse l'esercito alleato fuori dall'abitato di [[Seminara]] il 28 giugno e prese posizione lungo un torrente. Inizialmente il [[Battaglia di Seminara (1495)|combattimento]] volse a favore degli alleati e Ferrandino combatté con grande valore, tanto che "parea fosse risuscitato quillo grande [[Ettore (mitologia)|Ettore]] de Troia",<ref>Archivio storico per le province napoletane, Volume 53, 1928, p. 147.</ref> però la milizia calabrese, presa dal panico, tornò indietro; sebbene Ferrandino tentasse di arrestare la loro fuga, i calabresi in ritirata furono attaccati dai ''gendarmi'' franco-svizzeri che erano riusciti ad attraversare il corso d'acqua trionfando.<ref>{{en}} [[William H. Prescott]]. ''History of the Reign of Ferdinand and Isabella, the Catholic, of Spain.'' Volume II. London: Bradbury and Evans, 1854, p. 277.</ref> La situazione divenne presto disperata per le forze alleate: il re, facilmente riconosciuto dal lussuoso abbigliamento, fu duramente attaccato, disarcionato e minacciato dalle forze nemiche e sfuggì solo grazie al sacrificio di [[Giovanni di Capua]], fratello del Conte di Altavilla, che gli cedette la propria cavalcatura.<ref name="Francesco Guicciardini">{{Cita|Francesco Guicciardini|p. 226}}.</ref><ref>{{Cita|Sigismondo Conti|p. 153}}.
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Nonostante la vittoria delle forze francesi e svizzere, Ferrandino, grazie alla lealtà del popolino, fu presto in grado di riprendere Napoli. De Córdoba, usando delle tattiche di [[guerriglia]], lentamente riconquistò il resto della Calabria. Molti dei mercenari al servizio dei francesi si [[Ammutinamento|ammutinarono]] a causa del mancato pagamento del soldo e ritornarono in patria, le rimanenti forze francesi furono intrappolate ad [[Atella (comune)|Atella]] dalle forze riunite di Ferdinando e del Cordova e costrette ad arrendersi. Già il 7 luglio 1495 Ferrandino poté rientrare a Napoli, accolto dalla popolazione festante.<ref name=":12" /><ref name=":8">{{Cita libro|autore=Notar Giacomo|titolo=Cronica di Napoli|p=198}}</ref>
 
L'insolenza e la crudeltà dei francesi resero ancor più grato ai napoletani il suo ritorno. Infatti Ferrandino usava "humanità, piacevolenza et liberalità con generosità di animo con ognuno, perdona a tutti, né mai alcune de luy se parte mal contento, né vole intendere alcuna offesa, né che li sia parlato de vendeta". Diverse città, monasteri, università, ma anche nobili e cittadini privati, gli offrirono spontaneamente soldati, denaro e gioielli per sostenere la sua causa: egli ricevette così circa 50.000{{formatnum:50000}} ducati, di cui 10.000{{formatnum:10000}} racimolati solo dal popolo di Napoli. Si aveva l'assoluta certezza che sarebbe riuscito in breve a liberare l'intero regno, sia perché non gli mancava il sostegno della potenza veneziana, sia perché, dovendo riscuotere tasse, non avrebbe incontrato alcuna opposizione da parte del popolo, "per essere non solum amato, ma adorato da ciascuno".<ref>Archivio storico per le province napoletane, Volume 4, 1879, p. 802.</ref>
 
=== L'assedio di Novara ===