Jihād: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Annullata la modifica 146804235 di 151.38.148.25 (discussione) Etichette: Annulla Modifica da mobile Modifica da web per mobile Modifica da mobile avanzata |
EAN -> ISBN |
||
Riga 18:
In quella decade, tra importanti alleanze e piccole scaramucce, si tratteggiarono gli ultimi dettagli del jihad, che ormai costituiva una parte essenziale della [[Shari'a|legge]]. Questo finché finita la tregua Maometto mosse su [[La Mecca|Mecca]] armato di decine di migliaia di uomini. La città cadde senza opporre resistenza, e la [[Kaʿba]] fu spogliata di tutti i suoi idoli.
Il profeta morì solo due anni dopo, mentre si apprestava a invadere la [[Siria]] [[Impero bizantino|bizantina]]. Nella sua vita, oltre che come un legislatore e un politico, Maometto si profilò come un profeta combattente, capo carismatico ed esempio per tutta la [[Umma (islam)|comunità musulmana]]. Lasciò infatti ai suoi successori una [[penisola arabica]] unificata sotto un potente stato teocratico e centralizzato.<ref>{{Cita libro|
==== Età contemporanea ====
Riga 154:
=== Nel settarismo sciita ===
Dopo la morte del quarto [[Imam sciiti|Imam]], [[Ali ibn al-Husayn (Zayn al-'Abidin)|Zayn al-'Abidin]], la comunità si divise tra una maggioranza che seguì [[Muhammad al-Baqir]] e una minoranza che considerò il fratello [[Zayd ibn Ali]] il legittimo Imam. Dal secondo nacque lo [[Zaydismo]], variante principale dello sciismo. Questa, sebbene più moderata sotto alcuni punti di vista, faceva del jihad una prassi. Ogni fedele doveva combattere armi alla mano l'usurpatore umayyade e solo chi si fosse distinto in tale ruolo avrebbe potuto guidare la comunità. Tale prassi era propria anche dello stesso Zayd, il quale morì durante una rivolta organizzata da lui stesso.<ref>{{Cita libro|titolo=I percorsi dell'Islam. Dall'esilio di Ismaele alla rivolta dei nostri giorni
Dopo la morte di [[Ja'far al-Sadiq]], figlio e successore di [[Muhammad al-Baqir|al-Bāqir]], la comunità si divise in ulteriori due fazioni. La maggioranza seguì [[Musa al-Kazim]], padre dello sciismo [[Duodecimani|Duodecimano]], la minoranza seguì invece il fratello [[Isma'il ibn Ja'far]], fondatore dell'[[Ismailismo]].
Riga 179:
* [[David Cook (orientalista)|David Cook]], ''Storia del jihad. Da Maometto ai giorni nostri'', Torino, Einaudi, 2007.
* Valeria Fiorani Piacentini, ''Islam. Logica della Fede e Logica delle Conflittualità'', Milano, Franco Angeli, 2003
* Carole Hillebrand. ''Islam, una nuova introduzione storica''. Einaudi, 2016,
* [[Gilles Kepel]], ''Le Prophète et Pharaon'', Parigi, Ed. du Seuil, 1984 (trad. it. ''Il Profeta e il Faraone'', Roma, Laterza, 2006).
* Majid Khadduri, ''War and Peace in the Law of Islam'', Baltimore, Johns Hopkins University Press, 1958.* Rudolph Peters, ''Islam and Colonialism: The Doctrine of Jihad in Modern History'', “Religion and Society”, Mouton, The Hague 1979.
Riga 187:
* Alfred Morabia, ''Le gihad dans l'Islam médiéval'', Parigi, Albin Michel, 1993.
* Peter Partner, ''God of Battles. Holy Wars of Christianity and Islam'' (trad. it.: ''Il Dio degli eserciti. Islam e Cristianesimo: le guerre sante'', Torino, Einaudi, 1997).
* Carlo Saccone, ''I percorsi dell'Islam. Dall'esilio di Ismaele alla rivolta dei nostri giorni'', EMP, 2003,
* Biancamaria Scarcia Amoretti, ''Tolleranza e guerra santa nell'Islam'', “Scuola aperta”, Firenze, Sansoni, 1974
* Giorgio Vercellin, "Jihad: l'Islam e la guerra", Firenze, Giunti, 2001 (già alleg. a ''Storia e dossier'', n. 125, mar. 1998)
|