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Il Monte sorse sotto la spinta della predicazione e su iniziativa del beato [[Marco da Montegallo]] - che aveva già fondato analoghe istituzioni nelle Marche - con lo scopo di combattere l'[[usura]] fornendo piccoli [[credito|prestiti]] a condizioni più favorevoli rispetto a quelle di mercato in cambio di un [[pegno]]. Seguendo il modello proposto dal frate minore osservante, il Monte inizialmente prestò il denaro senza richiedere interesse; esso veniva dato ai soli miserabili e le sovvenzioni non potevano accedere tre ducati per famiglia, né avere una durata di oltre sei mesi; un massaro, un notaro e un tesoriere sotto la sorveglianza di quattro Conservatori eletti del Consiglio dei Quaranta presiedevano alle operazioni di prestito<ref>{{cita| Giarolli, 1955| p. 270}}</ref>.
 
Nel 1492 però - anche se i mutuatari, più o meno spontaneamente, avevano sempre dato qualcosa alla restituzione del pegno - il banco entrò in crisi. Venne rifondato da [[Bernardino da Feltre]], -cui chefu affidata la riforma degli Statuti; egli sostenne la necessità del prestito remunerato e invitoinvitò gli abbienti a depositare il loro denaro nelle casse del Monte -, questa volta con l’applicazione di un tasso del 5%, comunque di molto inferiore a quello praticato in precedenza dagli ebrei o dai nobili vicentini, che si aggirava intorno al 15-20%<ref>{{cita web|url=http://www.rm.unina.it/rmebook/dwnld/ebrei/Ebrei_07_Scuro.pdf|titolo=Rachele Scuro, ''La presenza ebraica a Vicenza e nel suo territorio nel Quattrocento'', Estratto da Reti Medievali Rivista, VI-2005/1|accesso=27 novembre 2013}}</ref>.
 
La predicazione di Bernardino fece notevolmente prosperare l'istituzione; nelle casse del ''Sacro Monte'' - come venne chiamato per secoli - entrarono parecchie migliaia di ducati, frutto delle elemosine dei suoi entusiasti uditori<ref>Come esempio, nel 1497 una certa Gaspara fu Bonvincenzo ''marzaro'' (merciaio) lasciava tutta la sua eredità alle opere iniziate 4 anni prima da fra' Bernardino tra cui, al Monte di Pietà, la sua ''domus magna'' e l'''apotheca'' situata sul Peronio, {{cita| Mantese, 1964| p. 592}}</ref>. L'istituto crebbe ben presto d'importanza - nel 1499 le condizioni del Monte erano assai prospere, tanto che il prestito ''pro capite'' fu elevato da tre a cinque ducati<ref>{{cita| Mantese, 1964| pp. 655-56}}</ref> - e la chiesa di San Vincenzo divenne ben presto insufficiente per il deposito dei pegni; così il Comune concesse l'uso di alcuni locali nel palazzo nuovo della Ragione di recente costruito.