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La cinta murata, che per secoli aveva rappresentato la distinzione tra città e campagna, tra ricchezza e povertà, tra cultura ed ignoranza, tra centro del potere politico e religioso e sottomissione, perse del tutto il [Storia delle mura e fortificazioni di Vicenza#Il simbolismo del cerchio e delle mura|valore simbolico]] che aveva avuto per molti secoli. D'altronde le mura, le porte e i fossati non servivano ormai più alla difesa della città: la loro ormai accertata inutilità fece sì che non si curasse più la manutenzione di ciò che restava e così si aggiunse un ulteriore problema: il restauro diventava sempre più costoso e chi doveva prendere delle decisioni in proposito preferiva indirizzare i finanziamenti ad altre forme di sviluppo più congeniali ad una città moderna.
 
Verso la metà del secolo la costruzione della ferrovia<ref>Il 15 gennaio 1846 fu inaugurata la Padova-Vicenza e il 5 luglio 1849 la Vicenza-Verona. Entrambi i tratti erano stati costruiti dalla Società delle strade ferrate lombardo-venete nel 1852 furono acquistati dallo Stato. v. ''Geografia storica moderna universale'', Napoli 1859, p. 576</ref> e del ponte di Santa Libera verso [[Monte Berico]] dilatarono la città verso sud rendendo anche psicologicamente obsoleta la cinta murata. [[Campo Marzo]], che fino ad allora era stato uno spazio esterno alla città, utilizzato per fiere, mercati, esercitazioni militari e perfino cimitero, dall'inizio dell'Ottocento divenne uno spazio urbano, oggetto di [[Campo Marzo#Epoca contemporanea|pubbliche progettazioni]]. Il [[santuario della Madonna di Monte Berico]], oltre che luogo di devozione, divenne la meta preferita delle passeggiate dei vicentini, che vi si recavano salendo sotto i portici costruiti qualche decennio prima da [[Francesco Muttoni|Muttoni]].
===L'apertura della città e lo sviluppo dei borghi===
{{vedi anche|Storia delle mura e fortificazioni di Vicenza#Lo smantellamento delle fortificazioni|Storia dei fiumi di Vicenza#Epoca contemporanea|Borgo Berga#Epoca contemporanea}}
 
==== Conservatorismo asburgico e normalizzazione ====
Verso la metà del secolo la costruzione della ferrovia e del ponte di Santa Libera verso [[Monte Berico]] dilatarono la città verso sud rendendo anche psicologicamente obsoleta la cinta murata.
Fatta eccezione per l'area a sud della città, la prima metà del XIX secolo non vide la realizzazione di opere pubbliche così importanti da saper rispondere alle nuove esigenze; forse le uniche costruzioni notevoli - i decreti napoleonici sul seppellimento erano stati mantenuti anche dall'impero austriaco - furono quelle del [[Cimitero Maggiore di Vicenza|Cimitero maggiore]] e del [[Cimitero acattolico di Vicenza|Cimitero acattolico]], istituzioni cittadine ma, per definizione, poste fuori dalla città.
 
Ben poco si fece, invece, per sistemare e utilizzare l'enorme patrimonio costituito dai monasteri e dai conventi che erano stati demanializzati durante l'occupazione francese.
Nel Novecento, poi, si aggiunse un traffico veicolare sempre più intenso, per cui le antiche porte risultarono del tutto insufficienti.
Alla fine degli anni 40 Vicenza fu collegata alle altre città padane con la ferrovia; il 15 gennaio 1846 fu inaugurata la Padova-Vicenza e il 5 luglio 1849 la Vicenza-Verona. Entrambi i tratti erano stati costruiti dalla Società delle strade ferrate lombardo-venete nel 1852 furono acquistati dallo Stato<ref>Geografia storica moderna universale, Napoli 1859, p. 576</ref>.
 
 
==== Conservatorismo asburgico e normalizzazione ====
 
===L'apertura della città e lo sviluppo dei borghi===
{{vedi anche|Storia delle mura e fortificazioni di Vicenza#Lo smantellamento delle fortificazioni|Storia dei fiumi di Vicenza#Epoca contemporanea|Borgo Berga#Epoca contemporanea}}
Nel Novecento, poi, si aggiunse un traffico veicolare sempre più intenso, per cui le antiche porte risultarono del tutto insufficienti.
 
Nel secondo dopoguerra, quando la città si espanse enormemente con la creazione di nuovi quartieri residenziali, una miriade di piccole e medie imprese sparse sul territorio, una rete viaria intasata dal traffico che richiedeva tratti di circonvallazione sempre più esterni, le antiche mura divennero solo un ricordo, un reperto per chi si sentiva legato ad un passato che non esisteva più, a malapena tollerato da chi ormai proiettava i propri interessi verso la modernità.