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===L'apertura della città e lo sviluppo dei borghi===
{{vedi anche|Borgo Pusterla#Lo sviluppo urbanistico del Borgo}}
{{vedi anche|Storia delle mura e fortificazioni di Vicenza#Lo smantellamento delle fortificazioni|Storia dei fiumi di Vicenza#Epoca contemporanea}}
La vera apertura della città, con lo sviluppo dei borghi e la creazione di nuovi quartieri, si ebbe dopo l'annessione al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]. Intanto, la popolazione era cresciuta con un ritmo che non si vedeva da secoli, passando dai 30.000 abitanti di inizio secolo ai 37.000 del 1870. Cominciò così l'epoca dei piani regolatori.
Nel Novecento, poi, si aggiunse un traffico veicolare sempre più intenso, per cui le antiche porte risultarono del tutto insufficienti.
 
Tra il 1907 e il 1911 il Comune realizzò nella parte nord-est del Borgo Pusterla, affidandone l'intervento - che viene considerato il primo qualificato piano urbanistico ed edilizio della prima metà del Novecento a Vicenza<ref>{{cita| Soragni, 1988| pp. 49-51}}</ref> - all'[[Azienda speciale]] municipalizzata.
Nel secondo dopoguerra, quando la città si espanse enormemente con la creazione di nuovi quartieri residenziali, una miriade di piccole e medie imprese sparse sul territorio, una rete viaria intasata dal traffico che richiedeva tratti di circonvallazione sempre più esterni, le antiche mura divennero solo un ricordo, un reperto per chi si sentiva legato ad un passato che non esisteva più, a malapena tollerato da chi ormai proiettava i propri interessi verso la modernità.
 
Occupando tutta la vasta area che va da contrà San Bortolo a viale D'Alviano, fu creata una trama di strade a raggiera, una nuova piazza e una cinquantina di alloggi (tra cui il cosiddetto ''casermone''. Ideato dall'ingegnere Nicolò Secco, era costituito da quattro blocchi residenziali disposti intorno a un grande cortile rettangolare; rappresentava una soluzione innovativa - anche se tratta dai severi modelli della cultura asburgica - finalizzata a costruire case popolari all'interno della città, dove bisognava sfruttare al meglio i terreni, ormai divenuti molto costosi<ref>{{cita| Soragni, 1988| pp. 57-58}}</ref>. Mancando il sostegno dei finanziatori privati, la cui partecipazione era stata prevista dal progetto iniziali, non furono invece realizzati i servizi socialiche avrebbero rappresentato anch'essi un ulteriore modo di ripensare la città.
 
Questo quartiere era ancora all'interno della cinta veneziana; durante il [[ventennio fascista]], invece, a nord di viale D'Alviano furono costruiti nuovi lotti di case popolari: dapprima le ''case rosse'' fuori porta San Bortolo e in un secondo tempo quello che fu chiamato Quartiere dei Savoia (ora San Paolo<ref>{{cita| Giarolli, 1955|pp. 138, 608, 614, 631-32}}</ref>).
 
Nel Novecento, poi, si aggiunse un traffico veicolare sempre più intenso, per cui le antiche porte risultarono del tutto insufficienti.
 
===La modifica della rete idrica e lo smantellamento delle mura===
{{vedi anche|Storia delle mura e fortificazioni di Vicenza#Lo smantellamento delle fortificazioni|Storia dei fiumi di Vicenza#Epoca contemporanea}}
Alla fine del [[XVIII secolo|Settecento]] la situazione della rete idrica in città si stava notevolmente modificando. La roggia Seriola non riusciva più ad assolvere alle sue funzioni, come nei secoli precedenti, per le troppe derivazioni e l'incuria nella manutenzione<ref>{{cita| Sottani, 2012| pp. 193-97}}</ref>.
 
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Negli anni trenta del [[XX secolo|Novecento]] fu interrato il ramo antico della Seriola, quello che attraversava il quartiere di Porta Nova; nel 1935, in previsione dei lavori che avrebbero ristrutturato tutta la Piarda, fu interrata la Fossetta oltre ponte Furo, tolto il ponte canale e ripristinato lo scarico nel Retrone. Fino agli anni sessanta, il ramo della Seriola che scorreva a cielo aperto lungo viale Trento e viale Mazzini assicurava ancora acque pulite e fresche ai Giardini Salvi. Nel 1973, però, anche questo tratto fu coperto e il tombinamento ridusse la portata della roggia fino al punto da non garantire più il ricambio d'acqua ai Giardini. Così, alla fine del decennio, il percorso della Seriola fu nuovamente deviato e riportato a confluire nel Bacchiglione a nord della città.
===L'espansione del secondo dopoguerra===
Nel secondo dopoguerra, quando la città si espanse enormemente con la creazione di nuovi quartieri residenziali, una miriade di piccole e medie imprese sparse sul territorio, una rete viaria intasata dal traffico che richiedeva tratti di circonvallazione sempre più esterni, le antiche mura divennero solo un ricordo, un reperto per chi si sentiva legato ad un passato che non esisteva più, a malapena tollerato da chi ormai proiettava i propri interessi verso la modernità.
 
Purtroppo, a causa della notevole urbanizzazione del dopoguerra, anche molti altri fossati e canali di scolo sono stati chiusi o intombinati e larghe aree di terreni una volta agricoli si sono trasformate in zone industriali, finendo per convogliare il deflusso delle acque, che dalla cerchia delle montagne e delle colline vicentine giungono in pianura, solo nei fiumi principali.