Servio Sulpicio Rufo: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Servio Sulpicio Rufo apparteneva alla classe dei patrizi, anche se suo padre apparteneva alla classe degli ‘equites’‘equites'; studiò dialettica e retorica con Cicerone (che accompagnò nel suo viaggio a Rodi nell'anno 78 a.C.) e Apollonio Molone di Rodi, e iniziò la sua carriera come oratore nel Foro Romano. Sapendo che non avrebbe mai potuto rivaleggiare con il suo maestro Cicerone lasciò la Retorica per Diritto e Politica.<ref>[http://www.romaeterna.org/fabulae/bib-lt.html Opere Marco Tullio Cicerone]: [http://www.progettovidio.it/goto.asp?id=11 Brutus] 41.</ref>
Nel 63 a.C. si candidò come console, ma fu sconfitto da Lucio Licinio Murena, che successivamente accusò di [[Ambitus (diritto romano)|corruzione]]. Nel 52 a.C. trionfò nelle elezioni per il consolato del 51 a.C.
 
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Fu un giurista di grande fama in epoca repubblicana al quale Cicerone diede numerosi riconoscimenti,<ref>[[Elizabeth Rawson]]: [http://www.worldcat.org/title/cicero-a-portrait/oclc/57895688?referer=di&ht=edition Cicero, a portrait (1975) p.14].</ref> considerandolo il primo che elevò la Giurisprudenza alla categoria della scienza, essendo chiamato diffusamente in epoca classica Gaio tra altri, sebbene al suo tempo la grande figura di Diritto è stata Quinto Muzio Scevola (figlio di Publio),al quale si opponeva la scuola di Diritto di Sulpicio Rufo.
 
Sulpicio fondò la ''Scuola Serviana'', che superò quella di Quinto Muzio. Nei responsi di Servio Sulpicio Rufo e dei giuristi della scuola serviana troviamo un'innovazione che consiste nel superamento della valutazione della condotta del debitore in termini di colpa e dolo, attraverso il ricorso a concetti come forza e vizio. L'idea di fondo che guida le soluzioni di Servio e dei suoi ‘auditores’‘auditores' è rappresentata dall'impossibilità di estendere il prestare del debitore non dominus ai perimenti dovuti alla forza, mentre per contro viene delineata la possibilità di uno stare garante del contraente dominus anche per eventi dovuti alla forza.<ref>[http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/libreria/autore-miglietta_massimo/isbn-9788884433282/servius_respondit_studi_intorno_a_metodo_e_interpretazione_nella_scuola_giuridica_serviana_prolegomena_1__.htm «Servius Respondit». Studi Intorno A Metodo E Interpretazione Nella Scuola Giuridica Serviana.Prolegomena] Miglietta Massimo ,Quaderni Dip.Scienze Giuridiche, 649 pag., 2010, [http://www.libreriauniversitaria.it/servius-respondit-studi-intorno-metodo/libro/9788884433282 ISBN 8884433282, ISBN 9788884433282]</ref><ref>[http://www.dirittoestoria.it/3/TradizioneRomana/Miglietta-Scuola-Serviana.htm Miglietta: Scuola-Serviana]</ref><ref>[http://www.dirittoestoria.it/strumenti/rassegne/I)%20La%20responsabilit%E0%20nel%20diritto%20privato%20romano.htm Diritto Privato Romano]</ref><ref>[http://paduaresearch.cab.unipd.it/282/1/furto.pdf C. ARNÒ, L’elaborazione della teorica del furto nella scuola serviana, in «Rivista di diritto e procedura penale», Milano, 1924, p. 5]</ref>
 
Egli aveva molti discepoli tra i quali citiamo Aufidio Manusa e Pacuvio Labeone, padre di Labeone Ofilio di classe equestre e amico di Giulio Cesare, che commentò gli editti in un'opera più grande del suo maestro. Di tutti i suoi discepoli, si mette in evidenza [[Alfeno Varo]], il cui lavoro può essere consolidato e sistematicamente ordinato in un numero enorme di risposte e decisioni scolastiche (forse in gran parte di Servio), delle quali si conservano grandi frammenti nel [[Digesto]] e nel ''[[Corpus Iuris Civilis]] ''di [[Giustiniano]].
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Si attribuiscono a lui centottanta libri giuridici,<ref>Wilhelm Siegmund Teuffel-Schwabe: Storia della Letteratura di Roma 174, 4</ref> ma sono noti solo i titoli di quattro, come le ''Critiche a Quinto Muzio Scevola'' (Lat: ''Reprehensa Scaevolae Capita o Notata Mucii''). Non si conosce da quale brano è tratto direttamente, vi sono solo riferimenti secondari nelle opere di Cicerone e Quintiliano.
 
Due ottimi esempi dello stile di Servio Sulpicio Rufo si conservano negli scritti di Cicerone.<ref>Marco Tullio Cicerone: Epistulæ ad familiares, Liber iv 5 y 12.</ref> Il più famoso di questi è una lettera di condoglianze scritta da Rufo dopo la morte di Tullia, la figlia di Cicerone. Si tratta di un cordoglio che i posteri hanno ammirato, pieno di malinconia e di sottile riflessione sulla caducità di tutte le cose. Lord Byron citò questa lettera nel suo libro ‘Childe Harold’sHarold's Pilgrimage’Pilgrimage'.<ref>Henry Joseph Haskell: This was Cicero: modern politics in a Roman toga, Secker & Warburg Editores, Londres 1943, p.250-251.</ref>
 
Quintiliano parla di tre discorsi (oratio)<ref>Marco Fabio Quintiliano: Institutio Oratoria x. 1, 1,6.</ref> di Sulpicio Rufo, come ancora in uso consueto per gli studenti di Retorica, a 150 anni dalla sua morte. Alcuni di questi furono il discorso ‘contra Murena’Murena' e il discorso ‘pro o contra Aufidium’Aufidium', dei quali nulla è rimasto oggi. Si dice anche che lui fosse uno scrittore di poesie erotiche. Le principali caratteristiche del suo stile letterario erano la lucidità, una profonda conoscenza dei principi del Diritto Civile e naturale, e di potenza senza precedenti di espressione negli sviluppi giuridici.
 
== Note ==