Certezza: differenze tra le versioni

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===Filosofia medioevale===
Nell'uso comune ladel termine "certezza" si ha una nozione soggettiva di(nel certezza, quandosenso cioè di un soggetto che è sicuro della verità di una conoscenza,) che coincide parzialmente con l'[[assenso]] per cui volontariamente l'intelletto, tramite un giudizio, aderisce alla percezione di un oggetto. Questa doppia caratteristica, percettiva e volontaria permangono fino al medioevo quando la concezione della fede come verità rivelata e il riconoscimento dell'autorità dei Padri della Chiesa che l'hanno interpretata, segnano, all'inizio della [[Scolastica]], la definizione della certezza nel suo aspetto soggettivo <ref>''Dizionario di filosofia'', Treccani alla voce corrispondente</ref>.
Questa coesistenza di sensibilità e volontà fu ripresa da [[Tommaso d'Aquino|San Tommaso]] per operare una distinzione tra
*la conoscenza delle cose terrene e [[natura]]li per le quali, per la loro immediata [[evidenza]], sono sufficienti la sensibilità e la ragione,
*e le conoscenze [[rivelazione|rivelate]] che non basandosi sull'apprensione sensoriale richiedono un assenso messo in atto dalla volontà di ciascuno.